bruzi con nuove foto 1

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Cosi’ vi racconto i Bruzi e l’Accademia Albino Cuda

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Testata Giornalistica - anno 26°- n. 43 maggio 2018 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa del Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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1960 - Teatro Grandinetti Le giovani studentesse aprono la rivista musicale da sn: Maria Furia, Liliana Baccari, Norma Arcieri, Maria Pia Volpe, Anna Maria Branca, Katrin von Yurkowsky

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I BRUZI: LA GENESI 1959-1961 pag. 6

Cuore di sasso (facciata B) ci rifilava corde di ricambio, ci mostrava gli ultimi amplificatori Davoli, ci metteva qualche chitarra tra le mani e ci invitava a provarla nella speranza mai disattesa che qualcuno dei nostri genitori il giorno dopo gli andasse a firmare qualche cambiale: per me fu così. Avevo incominciato a suonarla qualche mese prima e facevo parte di un gruppo, di una band, di un complesso insomma; si provava Lo staff della rivista in un piccolissimo magazzino di Vico I In alto al centro Elio, accanto a sinistra Eugenio Torre, umido e con parte delle pareti Ci sarà stato di certo nella tua vita un momento, scavate fra pietra e terra della collinetta cui era un avvenimento, un evento, un incontro, un giorappoggiato: io cantavo e strimpellavo una misera no, un qualcosa insomma che ha demarcato nel chitarra acustica, gli altri miei amici mezzi di forpresente ciò che ormai era andato da ciò che tuna che tutto erano tranne che strumenti musisarebbe stato, che ha segnato, forse anche per cali; ma i Bruzi erano diventati per noi ragazzini caso, la tua esistenza e lo ha fatto per sempre: una febbre, un delirio, un sogno da vivere e quel fruga, fruga nella tua mente, nei tuoi ricordi, scava fischio della marcetta un’ossessione da emulare. nelle cantine della tua memoria, gira nelle soffitStrappai a mio padre la promessa di una chitarra te del superfluo e delle futilità, delle cose che ti elettrica ed un amplificatore Davoli per la promosono scivolate addosso pensando che non ti hanzione a giugno……….e così fu: firmò al ragioniere no lasciato alcun segno: invece Costanzo le cambiali aggiunlo troverai, potresti trovarlo tra gendone anche altre per un i tanti, ed una volta fatto metamplificatore di basso, mentre tilo sulla bilancia della tua vita: il batterista del gruppo comprò quanto ha pesato? Quanto ha la sua prima batteria; nacquero solcato? “ Gli Evangelisti” di Albino Cuda Nel 1966, a quindici anni, frechitarra e voce, Gianni Dattilo quentavo il quinto ginnasio, bassista, Tonino Pandolfo detto strusciavo come tutti i ragazPaco batterista, Edmondo Aielzini su Corso Numistrano e mi lo chitarrista e Tonino Amatruda prendevo una cotta al giorno voce solista aggiunta; trasfeper una girl diversa dal giorno rimmo le prove in un magazziprima; fischiavamo tutti “Ero no più grande e più bello, dietro l’Attendente del Kaiser” e facela posta vecchia, adiacente al vamo la fila per sentire il disco torrente Canne, magazzino che dei Bruzi al negozio di Alberto mio padre aveva già acquistato Cavalieri o di Le Piane o del raper chiudervi gli attrezzi di lavogioniere Fulvio Costanzo, che ro e la sua piccola fiammante con gli occhiali scuri, la sigaretGiardinetta. ta sempre in bocca, con spalle Il fischio del Kaiser e Cuore e piede destro appoggiati sul di sasso diedero forza al mio muro esterno dell’ingresso, ci sogno, lo concretizzarono, lo accoglieva disegnando sulla hanno alimentato fino... ad bocca qualcosa che era più un oggi. ghigno che un sorriso. 1960 - Teatro Grandinetti Potreste chiedermi a questo Durante l’ascolto del Kaiser e Elio Giovinazzo Editore: Grafichè di A. Perri

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punto… ” Ma avvicinava al chi erano i Brupianoforte, su zi ? cui picchiettan_”La genesi del do con le dita gruppo“ – racteneva il ritmo; conta Ermanno qualche giorno Guzzi – “ va atdopo, un moctribuita, come colo di candela di solito accae un posacenede, al caso, re di alluminio al Fato, al dio divennero le delle coincisue prime perdenze o più cussioni dimosemplicemente strando di avedella fortuna. re un grande Volgeva ormai senso del ritmo alla fine l’anno per intensità e 1959, avevo 19 costanza: aveanni e alcuni vamo trovato il studenti univerbatterista, che sitari preparadal quel momenLo staff della rivista vano una rivista to entrò nello Al centro, in basso, Michele Notarianni, Carla Rettura musicale, granstaff organizzadietro Carlo Bevilacqua de evento per tivo della rivista: quei tempi, che nell’aprile del in chiave ironica, 1960 lo spettasatirica e quella giusta dose di goliardia raccontava persocolo ebbe un tale favore di pubblico da essere replicato naggi ed accadimenti noti susseguitisi nell’arco degli ultimi più volte nei giorni successivi e allo strimpellio del mio anni. Si dà il caso che io fossi amico personale e di famipianoforte, ai ritmi sempre più perfetti di Genio, alla voce glia dell’ing. Michele Notarianni, regista nonché ideatore dolce e piacevole di Elio che si alternava con Bonaventura dell’evento fissato al Teatro Grandinetti nell’aprile dell’ananche al contrabbasso e al canto, si aggiunse la chitarra di no successivo, 1960. Michele, per il quale a suo dire ero un Filippo Calipari detto Pippo: correva l’anno 1961 ed i Bruzi valente pianista, mi chiese di dargli una mano nella prepaerano già nel cuore dei “Lametini” e di tutti i Calabresi: il razione dei balletti e delle canzoni della rivista; l’incarico, a resto della storia, noto a tutti, lo lascio al dott.Gaspare Cadire il vero, era stato affidato al maestro Nicola Munizza di puto che lo ha magnificamente narrato in un suo articolo Catanzaro, il quale si era dato disponibile per le prove solo pubblicato su Storicittà, speciale n.1 del 1998 ”. due o tre giorni a settimana; io avrei dovuto sostituirlo nei rimanenti. Tra i ragazzi cantanti l’avv. Ezio Romano con la – “Credo“ – inizia Gaspare- “ - che nessun giovane tra la famosa “Romantica” di Toni Dallara ed appena adolescenfine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 seppe sottarsi al fascino te Elio Giovinazzo con due pezzi allora over top della canesercitato da artisti come Billy Haley, Gene Vincent, Litzone italiana e tle Richard, Bob straniera: “You Dylan, Elvis are my destiny” Presley, I Platdi Paul Anka ters, I Gailords. ed “E’ vero” di Fu Tony WilUmberto Bindi; liams, voce si provava tutsolista dei Platti i giorni dalle ters, ad ispirare 14,00 alle 16,00 Antonio Lardeal Circolo di Rira, in arte Tony unione detto dei Dallara, e Little Nobili. Il Circolo Tony, che prima era dotato di un ancora di Bobby ottimo pianoforSolo raccolse te, un Kaps da l’eredità artisticoncerto. Nel ca del grande Circolo lavorava Elvis. Eugenio Renda, Questo desiche incuriosito, derio di emulapiù spesso e sizione del tutto lenziosamente si apparente, esteda ds il terzo Elio, tra Ezio Romano e Aldo e Mario Scalzo Lamezia e non solo

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1961 - Martirano Lombardo da ds: Elio, Ermanno, Eugenio

essere. La Calabria non risultò immune al fenomeno e molti furono i gruppetti dai nomi più strani, talora esotici, americaneggianti che qua e là nella Regione si formarono; ma fra i tanti “complessini“ di quegli anni favolosi merita particolare menzione quello formatosi a Nicastro nel 1961: cinque giovani, Eugenio Renda detto Genio, Elio Giovinazzo, Filippo Calipari detto Pippo, Anania Bonaventura detto Benny ed Ermanno Guzzi diedero vita ad una band che o per rendere onore alla nostra terra o per caso o perché, come ricorda Genio, gli fu suggerito da Umberto Ferrari incontrato casualmente nei pressi del bar Clitumno, vollero chiamare Bruzi. Gli inizi solitamente sono disastrosi un po’ per tutti, ma i nostri amici, e questo posso testimoniarlo serenamente, sin dall’esordio dimostrarono una grande professionalità, una grande serietà conquistando immediatamente tutto il pubblico, dai meno ai più giovani. Il repertorio limitato, ma perfettamente interpretato coinvolse tutti: ricordo la canzone di Vianello, “I Watussi”, che conquistò letteralmente i bambini, il tema del film “ La battaglia di Alamo” magistralmente mugolato da Elio e Genio e poi tutti i pezzi rock di provenienza oltreoceanica che fecero impazzire non solo i giovani, ma lo stesso Elio, magrissimo, che dietro quel contrabbasso panciuto, con le dita instancabili sembrava quasi inseguire i nuovi e moderni e frenetici ritmi. Genio, di nome e di fatto, seduto dietro tom tom, timpano, cassa, rullante e piatti cantava e con sguardo vigile seguiva i compagni rimproverandoli o approvandoli. Benny era il goliarda del gruppo, che riusciva a tenere sempre viva l’attenzione del pubblico. Ermanno, figlio d’arte, dietro i suoi occhiali scuri per somigliare a Peppino di Capri faceva di tutto e le sue dita sapevano ben mascherare i suoni non proprio perfetti di un pianoforte scordato. Pippo, timidissimo, quasi si nascondeva dietro la sua chi-

1961 - Circolo di Riunione - da ds: Elio, Benny, Eugenio, Pippo

1961 - Albergo Nicotera - da ds: Ermanno, Eugenio, Elio, Pippo, Benny pag. 8

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riore, celava un bisogno più profondo e sentito di cambiare rotta, di voltare pagina e trovava forse nella musica la via più immediata di esplodere prima e diffondersi poi. Gruppetti musicali formati da amici resi più amici dalla voglia di fare musica sorsero perciò un po’ dovunque e, come in tutte le cose, ci fu chi tra tanti tirò fuori il proprio talento, il proprio estro, il proprio stile, il proprio modo di

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tarra elettrica traendone suoni incantevoli: ogni cosa faceva capire che i nostri Bruzi erano destinati a percorrere una strada molto lunga. Le prime esibizioni avvennero, ovviamente, nelle feste di piazza ed ognuna di esse veniva affrontata e portata a termine con grande professionalità ed impegno. Eleganti, seri, educati, ma soprattutto estrosi e originali, davano sempre un tocco del tutto personale a quelle sofferte esibizioni, totalmente dal vivo, live, in diretta,”-“Dal vivo... e come? Con quali mezzi, quali strumenti musicali?”- ho chiesto io ad Elio, Eugenio ed Ermanno“- : Alcune trombe Geloso per l’audio, un microfono PK con la capocchia di gomma e un amplificatore a cui attaccavamo ... di tutto e di più; era il “service”, come lo chiamate voi oggi, di Egidio Baratta, che caricato insieme a noi sulla 600 multipla Fiat di mastru Totonnu Gaetano ‘u gommista, venivamo portati a spasso da un paese all’altro e sulle rotonde dei nostri lidi.“- mi ha risposto Ermanno sorridendo Il 1961, anno cruciale per la definizione stabile del gruppo, vide la presenza di Ermanno almeno fino ad ottobre, sostituito per pochissimo da Leopoldo Barberio detto Popò al pianoforte ed infine da Alfredo Saladini alla fisarmonica, che rimase, come lui stesso racconterà, fino al 1964.Tra il 1962 ed 1963 varca la soglia dei Bruzi Silvano Colloca detto Tutù e con lui un altro chitarrista: Egidio Ventura; nel 1963 gli elementi furono anche sette, così come si presentarono al Circolo di Riunione già la sera del primo gennaio per intrattenere i soci nella loro tradizionale festa di Capodanno, appuntamento abituale per i Bruzi. Nello stesso anno Pippo abbandonò la band per rientrare il 1964 con un altro chitarrista: Ninì Benincasa, chiamato da Genio per sostituire temporaneamente al basso Elio, partito per il servizio militare; rientrato nella seconda metà del 1965 Elio si riprese il basso e Ninì Benincasa passò alla chitarra, ma solo per pochi mesi, perché nel 1966, tra la vittoria del Disco d’Oro a Piacenza e le prime tre incisioni fino a maggio del 1968, il gruppo storico fu quello di Tutù, Pippo, Genio ed Elio.

1961 - Pasquetta in campagna da ds: Claudio Borelli, Elio, Eugenio, Benny, Ermanno, Enzo Bonaddio, Pippo

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parte seconda 1962-1965

-“Ma in Calabria, più che altrove,”- continua Gaspare- “si sa, Musae non dant panem, e qualcuno non credendo di poter vivere di sola musica preferì abbandonare il gruppo già nel 1961 e darsi alla propria professione”Ermanno, diplomatosi geometra proprio nel giugno del 1961, intraprese subito la via del lavoro ed entrò nella band un fisarmonicista: Alfredo Saladini, che così racconta: -“Fu Bonaventura Anania ad ascoltarmi ad un matrimonio presso il villaggio Urrà Casa di Nicastro; probabilmente gli piaceva il mio modo di suonare e ne parlò al leader del gruppo, Genio, il quale non sembrava tanto entusiasta, ma le insistenze di Benny lo convinsero ad ascoltarmi. Mi ricordo benissimo quella mattina del 1961 davanti al muro di S.Domenico: mi fermarono Elio e Genio e mi chiesero se volevo farmi una suonatina con loro, così, senza impegno; capii subito che si trattava di un provino vero e proprio. Mi portarono in un bugigattolo dell’ultimo piano del Circolo di Riunione detto dei Nobili: io ero emozionatissimo; suonammo un po’ di tutto in maniera molto libera e spensierata a parte qualche piccolo imprevisto; Eugenio ad un certo punto mi disse –“ Accompagnami questo brano mio adesso”- Gli domandai in che tonalità fosse e mi rispose in DO diesis. Grande panico! In quella tonalità non avevo mai suonato alcunchè e gli domandai perché non in DO o in RE, ma proprio in DO diesis; lui molto tranquillamente mi rispose – “Vedi, io strimpello il pianoforte ed ho sempre suonato sui tasti neri, e sai perché? Perché i tasti neri sono distanti l’uno dall’altro, mentre quelli bianchi sono tutti vicini e mi confondo” – Risposta questa che mi fece

sorridere e capire che anche loro suonavano ad orecchio; mi tranquillizzai e fui ufficialmente accolto in quella formazione che tanto ammiravo. Chi lo doveva dire... io nei Bruzi. Provavamo ogni santa sera per tre ore e molte volte anche di mattina: erano prove serie; figuratevi che ogni quarto d’ora di ritardo era multata con 500 lire, che a quei tempi erano soldini. Ed ecco le prime serate in giro per la Calabria: viaggiavamo in una bella Fiat 600 multipla tra strumenti e bagagli e sul portapacchi dell’auto la batteria di Genio con tutti gli accessori, il contrabbasso di Elio ed anche la mia fisarmonica... che un pomeriggio, andando a suonare –“Alfrè?“ - mi disse Elio –“ vi c’a fhisarmonica è arrivulata ammianz’a strata “- Era nuova di trinca; l’avevo pagata 50.000 lire ed era una delle migliori. Non ci volevo credere perché loro erano sempre dei mattacchioni e mi facevano scherzi di continuo, ma voltatomi indietro vidi un camion che ci passava sopra; mi misi a piangere. Non era uno scherzo questa volta e dandola ormai per defunta mi consolarono da veri amici; fortuna volle che il camion vi passasse tra le due ruote senza neanche sfiorarla: solo qualche scalfitura. Mi chiamavano ‘U Sbencjiu (lo sbilenco) per essere un po’ particolare, mentre noi chiamavamo Elio e Genio San Pietro e San Paolo. Nel 1963 rientrò chi finalmente conosceva la musica: Silvano Colloca con la sua tromba; ricordo che quando gli arrivò la tromba nuova fu tanto il suo entusiasmo che sfondò la porta con un calcio. Mi rimarranno sempre nel cuore i miei amici: Eugenio superlativo e timidissimo con le ragazze, Elio un po’ difficile di carattere, ma bravissimo ed eccellente in gusto musicale, Benny molto comunicativo, mattacchio-

1962 - Circolo di Riunione da ds: Popò Barberio (che sostituisce Ermanno), Benny, Eugenio, Elio, Pippo pag. 10

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ne e rubacuori, Silvano effervescente ed originale in tutte le sue cose, Pippo serio e posato, bravissimo musicista. Dividevamo equamente i nostri incassi al netto delle spese della benzina e della manutenzione degli strumenti. Nel 1964 arrivarono I Beatles e la mia fisarmonica andò fuori moda, era anacronistica e fuori luogo: i nuovi stili musicali mi indussero a lasciare il gruppo portando sempre I Bruzi nel mio cuore. -“Ma il gruppo” – riprende Gaspare Caputo –“aveva ora il suo asso nella manica, qualcosa che lo distingueva dalle altre band: Tutù e la sua tromba sono sempre stati una cosa sola; ricordo ancora nel cortile del vecchio Liceo Classico, a San Domenico, il suono del suo strumento mentre provava con grande bravura pezzi di Eddie Calvert e Ninì Rosso, qualche anno prima che si formassero i Bruzi. Quella tromba era talmente umanizzata dal suo estro che ogni suo intervento nei vari brani del repertorio era quasi un’altra voce aggiunta. Fu quel suono penetrante, profondamente umano, che divenne la caratteristica del complesso, distinguendolo da tutti gli altri che cominciavano ad introdurre i suoni sintetizzati ed artificiali delle innovative tastiere elettroniche. Tra il 1961 e il 1966 i chitarristi cambiarono spesso: da Pippo ad Egidio Ventura e poi a Ninì Benincasa e poi ancora di nuovo a Pippo, mentre Benny uscì e sempre per motivi di lavoro definitivamente nel 1964; il 1963 vide una formazione di ben 7 elementi:Pippo, Tutù, Genio, Bonaventura, Alfredo, Egidio ed Elio.

1962 - seduti da ds Eugenio e Benny in piedi da ds: Elio, Alfredo, Pippo Lamezia e non solo

1963 - Circolo di Riunione - 7 elementi dietro da ds: Elio, Alfredo, Eugenio avanti da ds: Egidio, Benny, Tutù, Pippo

1962 - matrimonio Notarianni - Falvo D’Urso

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1963 - matrimonio Ferrante-Bonaddio: da sn, angolo Tutù, al centro Eugenio

1963 - Maurizia Vescio in una festa di piazza con i Bruzi

1963 - Concorso “Voci Nuove” - Teatro Grandinetti Maurizia Vescio 1^ cl con un brano di Eugenio Renda

1963 - matrimonio Ferrante-Bonaddio: da sn. Tutù, Egidio, Eugenio, Alfredo, Benny pag. 12

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1963 - Maurizia Vescio voce solista aggiunta dei Bruzi

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1963 - Sala Operaia - manca Pippo da ds: Elio, Alfredo, Eugenio, Benny, Tutù, Egidio

1963 - manca Pippo da ds: Alfredo, Elio, Eugenio, Benny, Tutù, Egidio 1964 - da ds: Egidio, Eugenio, Elio, Benny, Pippo, Tutù

1964 - manca Alfredo da ds davanti: Benny, Pippo, Elio da ds dietro: Tutù, Eugenio, Egidio

1964 - Catanzaro, Politeama Elio piegato, Mike Bongiorno, Pippo, Tutù, Eugenio

1965 - Pentagono - da ds: Elio, Tutù, Eugenio, Ninì, Pippo

1964 - Catanzaro, Politeama da ds: Eugenio, Tutù, Pippo, Egidio, Elio. pag. 14

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1965 - Pentagono da ds: Eugenio, Elio, Ninì, Tutù, Pippo

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1965 - da ds: Tutù, Pippo, Eugenio, Elio, Ninì

1965 - da ds: Eugenio. Ninì, Tutù, Pippo, Elio

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parte terza 1966-1967

1966 - da ds Eugenio, Elio, Tutù, Pippo

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Erano trascorsi ben sei anni dalla prima esibizione quando i Bruzi, ormai stabilmente in quattro, Elio, Genio, Pippo e Tutù incisero su vinile il loro primo 45 giri: era la primavera del 1966. Si trattava di una marcetta molto orecchiabile di Greenoway e Cook dal titolo “I was Kaiser Bill’s Batman”, in italiano “Ero l’attendente del Kaiser”. Introduceva la tastiera con accordi prima in maggiore e poi in minore, entrava Elio con il basso, un arpeggio di chitarra di Pippo, rientrato nel gruppo, fischiavano Elio e Genio, ma la caratteristica del pezzo restava la tromba che si inseriva in modo naturale e come voce umana si aggiungeva agli altri fischi corali. I retro dei dischi dei Bruzi ,o come di solito si chiamava “facciata B”, erano tutti belli e quello del primo forse più di tutti: “Un cuore di sasso”, autori Genio e il paroliere Nisa (Nicola Salerno), grande firma della musica leggera italiana per tre decenni, dagli anni ’30 ai ’60: sono suoi i testi delle più belle canzoni di Carosone, “Torero”, ”’O sarracino”, “Pigliate ‘na pastiglia”, “Non ho l’età per amarti” di Cigliola Cinquetti, “La musica è finita” in collaborazione con Franco Califano per Ornella Vanoni. Il brano, il cui tema dell’amore come elemento vivificante ricorda “Oh Darling” dei Beatles, passò di striscio perché tutti fischiettavano il Kaiser ed una sola apparizione come sigla in una trasmissione televisiva nazionale non fu sufficiente a rendere onore ad un brano veramente apprezzabile. Nell’aprile del 1967 uscì il secondo 45 giri: “Massachusetts”, una cover a firma dei fratelli Gibb, meglio conosciuti come Bee Gees. Il duello, ben si vede, era impari: il brano originale in inglese gli fu preferito nonostante si fosse posizionato tra i primi sei della hit parade della canzone italiana; il testo italiano è firmato da Gino Paoli e rimane anche in questa incisione stupenda la tromba di Tutù Colloca, che interpretò Reggio il ritornello in modo, direi sovrumano, con una sola emissione di fiato. Il lato

B del disco è una canzone di Genio dal titolo “Il mio giorno magico”, dal testo non impegnativo, ma pregevole ed originale per aver quasi riprodotto l’atmosfera caotica della strada con la sua casualità.”- Intanto nel giugno dello stesso anno con una canzone inedita, testo e musica del sottoscritto, il mio gruppo Gli evangelisti vinse il festival del Giugno Nicastrese, rassegna di gruppi musicali provenienti da tutta la Calabria attratti dal milione di lire come primo premio e la possibilità di fare diverse feste di piazza nella zona, data la notorietà del festival di cui spesso si scriveva sui quotidiani locali e

regionali.- “... Il terzo disco” -continua il dott.Gaspare Caputo-“ uscito tra aprile e maggio del 1968, un’altra cover: la canzone di M.Fugain, Je n’aurai pas le temps, tradotta da A. Lo Vecchio in “Il tempo che ho non basterà”. Insuperabili maestri sempre Genio ed Elio nel sussurro mugolante già impiegato in alcune canzoni del loro repertorio come “La battaglia di Alamo” ed un pezzo dolcissimo di Genio dal titolo ”Sulla sabbia”. Il brano di Michel Fugain interpretato anche da Mal dei Primitives, nonostante fosse meno impegnativo e diverso nel significato, ma più volte trasmesso da chi aveva il dominio dell’etere, ebbe la meglio su quello dei Bruzi che aveva sul retro un altro bel brano a firma di Genio e Coppola: Sappi che morirò. In questo Elio con il suo basso supera se stesso introducendo il suono della tromba a sua volta artefatto per ottenere un effetto “d’effetto”, altrimenti irriproducibile; il testo non impegnativo ha, tutto sommato, il merito di risolvere forse in modo opportunistico un problema legato al binomio di leopardiana memoria Amore e Morte.”-

Emilia 1967 - da ds Elio, Pippo, Eugenio, Tutù

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1966

1966 - Piacenza vincono il Disco d’Oro

1966 - Piacenza vincono il Disco d’Oro

1967 - Reggio Emilia da ds avanti:Elio, Pippo dietro: Tutù, Eugenio

1967 - Reggio Emilia da ds: Eugenio, Tutù, Elio, Pippo

1967 - Reggio Emilia da ds: Elio, Pippo, Tutù, Eugenio

1967 - Reggio Emilia da ds:Tutù, Elio, Eugenio, Pippo Lamezia e non solo

1967 da ds:Elio, Tutù, Eugenio, Pippo acquisto del primo furgone

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parte quarta 1968-1970

- All’inizio del 1968 finisce, intanto, la mia esperienza con il gruppo degli Evangelisti e inizia quella con il complesso del Modo d’Essere: una periodo indimenticabile di tre anni fino al 1970, trascorso tra le tante balere del Tirreno e dello Ionio fino a Trebisacce, Villapiana e numerosi altri locali; suonavamo per veglioni e serate danzanti: eravamo specialisti del ballo e lo facevamo in modo veramente professionale tant’è che il Pentagono, circolo ricreativo culturale situato allora in Corso G. Nicotera, dove spesso si esibivano i Bruzi nei veglioni di Capodanno e anche gruppi di fama nazionale come I Ribelli di Demetrio Stratos e cabarettisti e comici come Massimo Troisi, ci fece un contratto annuale fino al giugno del 1969: nel frattempo avevo smesso di suonare la chitarra per dedicarmi solo alla voce. Dopo la terza incisione, verso la fine del 1968, esce dal gruppo e questa volta definitivamente, Pippo Calipari e gli subentra Carlo dell’Aglio, mentre già nei primi mesi del 1968 fa la sua comparsa la seconda tromba: quella di Gerardo Mendicino detto Jerry. ”Mentre i tre dischi succitati recavano l’etichetta Ariston” -continua ancora il dott.Caputo- “nel maggio del 1969 il quarto 45 giri “Danda” e “Il cuore che ho“ venne edito da Variety, così pure il quinto “Miss love you” del giugno 1969, un mese dopo, che, secondo qualche rivista musicale dell’epoca, fu scritto appositamente e tenuto nel tiretto da Umberto Bindi per i Bruzi. Il disco, già bello e originale nel suo aspetto esteriore, in vinile trasparente policromo, dà a Genio maggiore possibilità di esprimersi vocalmente e viene arrangiato ottimamente dal maestro Vince Tempera. Il retro porta un altro brano di Genio realizzato in modo

1968, Milano da ds:Tutù, Elio, Eugenio, Pippo pag. 18

molto originale e suggestivo, con un testo ricco di immagini semplici, ma incisive: ”Come lei”. L’ultimo grande lavoro discografico dei Bruzi, edito da Variety nel maggio 1970, fu “Il sole non c’è più”, di Parazzini e Genio. Il tema è quello della solitudine, appannaggio di chi per essa soffre, mentre la gente intorno continua a vivere la propria vita indifferente a chi senza amore può solo morire; il brano fu tanto bello quanto sfortunato perché solo Radio Montecarlo la mandò in onda più volte. La facciata B ha un titolo molto simbolico, “La magia”, sì... perché magico è stato il periodo che i Bruzi ci hanno lasciato. Ho voluto soffermarmi su quanto dai Bruzi inciso su disco per dare un’idea e dare anche testimonianza della grande bravura di questi ragazzi, però le piazze hanno ricevuto di meglio: dal vivo e in diretta i Bruzi erano molto più bravi, soprattutto quando alla tromba di Tutù, nei primi mesi del 1968, si aggiunse quella di Gerardo Mendicino detto Jerry, altro grande appassionato del pentagramma che, per amore, lasciò gli Stati Uniti dove era apprezzatissimo come jazzista: i due erano affiatatissimi e quando alla chitarra, andato via definitivamente Pippo, subentrò Carlo Dell’Aglio detto Carletto dei Bruzi, ogni pezzo diventava un piccolo capolavoro e le cover in repertorio, ciò detto senza esagerare, risultavano più gradevoli degli originali come Girl dei Beatles o Il Paradiso di Lucio Battisti, interpretati in modo originalissimo, indimenticabile, irripetibile. Moltissime le richieste, numerosi i contratti, grandissimo il successo in Calabria e oltre. I nostri Bruzi si accompagnavano spesso a grossi nomi della musica leggera riscuotendo il loro successo personale. Poi... molte furono le cause per cui la bella favola finì e il sogno, la magia fu irrimediabilmente rotta dalla realtà: quella di non essere più ragazzini, di progettarsi un futuro e una famiglia sulle basi di un lavoro più certo e una musica che stava cambiando; alla fine del 1970 Tutù Colloca lasciò e anche gli altri andarono ciascuno per la propria strada con la mente ancora non del tutto sgombra di quel sogno giovanile e la convinzione che quello che sarebbe potuto essere è sempre più bello di quello che è stato. A noi altri spettatori di allora e nostalgici di oggi non resta che ringraziarli per le emozioni che ci hanno fatto vivere”. -... Ma è finita proprio qui? Fui testimone, perché presente a quel veglione di fine anno del 31 dicembre 1970, alla Sala Operaia, quando Elio dal suo microfono alla folla danzante disse: -“E’ il nostro ultimo concerto.“ – Dal concerto allo... sconcerto: non ci sembrava possibile, vero, ci

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si rifiutava tutti di accettarlo. In realtà, a lasciare il gruppo furono solo i due trombettisti, Tutù e Jerry. Il giorno dopo... o quasi, Elio e Genio invitarono il nostro tastierista del Modo d’Essere, Ettore Cosentini e di nuovo Egidio Ventura ad entrare nel gruppo dei Bruzi, che adottarono qualche mese più tardi il nome di Occhididio. Le sonorità sempre più nuove e moderne delle tastiere elettroniche, ormai irrinunciabili, entrarono negli arrangiamenti di tutti i brani proposti in piazza e in quelli della 1968 - da ds:Eugenio, Tutù, Pippo - dietro: Elio prossima incisione su vinile: Una finiscono nella grande raccolta Panini volta si moriva per amore, 11 brani registrati a Napoli nella sala di estro Nicola Munizza di Catanzaro. Prima di salire sul palAurelio Fierro e prodotti in Long co del teatro di Mantova, inaspettatamente e motivandolo Playng dalla Fonit Cetra di Milano. con il fatto che ero l’unico tra i finalisti a cantare un inedito, Ma il 1970 fu un anno veramente ricco di avvenimenti: mi comunicarono che avrei dovuto, invece, esibirmi nuonacque a giugno la Bib’s Boutique di Elio e Genio su Corvamente con “Davanti agli occhi miei”, impresa sovrumaso Numistrano, entrai anch’io nel gruppo come voce solina quella sera per essere quasi totalmente privo di voce, sta aggiunto nelle feste di piazza, partecipai alle selezioni e per quella canzone ne sarebbe occorsa tantissima: non nazionali del Disco d’Oro vincendo la finale regionale al volevo andare in scena e furono soltanto gli incoraggiaTeatro Grandinetti, la semifinale nazionale a Gambettola menti di Giorgio Ariani, conduttore della manifestazione, a cittadina prossima a Cesena, mi piazzai secondo alla ficonvincermi di tentare, sapendo quale sacrificio mi fosse nale nazionale di Mantova cantando il brano “Davanti agli costato economicamente essere presente sia alla semifiocchi miei” dei New Trolls. nale che alla finale, essendo la partecipazione interamenRetroscena fu che avrei dovuto cantare in finale l’ancora te a spese del partecipante. Cantai... non so come, ma inedito di Genio e Testa “Una volta si moriva per amore”, il anche bene qualificandomi secondo. cui spartito necessario per l’orchestra del Disco d’Oro, mi fu... generosamente scritto per 10.000 lire dal famoso ma-

1968 - Vibo Valentia - da ds: Gerry, Tutù, Pippo, Elio - dietro: Eugenio Lamezia e non solo

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pag. 19


1969 - da ds:Tutù, Carletto, Eugenio, Elio

1969 da ds: Carletto, Tutù, Eugenio, Elio

1969 - da ds:Elio, Tutù, Eugenio, Carletto

1969 - da ds:Elio, Tutù, Carletto, Eugenio

1970 Salsomaggiore da ds: Carletto, Eugenio, Elio

1970 - Tutù

1970 - Carletto

1969 - da ds:Tutù, Carletto, Eugenio, Elio

1970 - Teatro di Gambettola Cesena - Albino nella semi-finale nazionale del Disco d’Oro

1969 - Gizzeria Lido Eugenio ed Elio incontrano Mino Reitano ed il suo gruppo pag. 20

1969 da ds:Tutù, Carletto, Eugenio, Elio

1970 inginocchiato: Tutù Elio, Carletto, Eugenio, Gerry

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pag. 21


l’Accademia

pag. 22

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pag. 23


parte quinta 1971-1973 - I Bruzi - Occhididio pag. 24

Nel maggio/giugno del 1971 I Bruzi-Occhididio danno alla luce su etichetta West-Fonit Cetra il Long Playng “Una volta si moriva per amore”. Fu l’ultimo lavoro dei Bruzi-Occhididio, nato quasi interamente nella Bib’s, durante le ore pomeridiane prima dell’apertura serale e di notte dopo la chiusura; Genio vi portò il suo Revox a due piste, che ancora ha ed usa, e lì, stracagnati tra divani e moquette, si provavano e riprovavano voci, chitarre e tastiere. Ricordo ancora le dormite profonde di Carletto, che Genio svegliava gridandogli nelle orecchie e il suo destarsi di soprassalto degno della migliore performance di un grande comico: Carletto era un amico eccezionale, unico per disponibilità, valente chitarrista, ma soprattutto dotato di una bontà, semplicità, genuinità e ingenuità che non poche volte ci affondava nello stupore. Dalla Bib’s si partiva tutti insieme per le serate di piazza con la macchina di Elio, una 124 fiat di colore beige, serate che per tre anni fino al 1973 furono intense e numerose, da un capo all’altro della Calabria con qualche puntatina in Lucania e Puglia; nell’estate del 1971, in agosto, mi ricordo ben 25 serate consecutive, tant’è che alcuni giorni non si rientrava neanche a Lamezia, ma si trascorreva la mattinata, dopo aver dormito in macchina, sulla spiaggia più vicina al paese dove la sera avremmo dovuto esibirci, ed una volta sostammo perfino sulla riva di un fiume. La fine dell’estate 1973 sancisce la fine di un’epopea per i Bruzi e per Lamezia, e non sto esagerando se dopo più di mezzo secolo ne stiamo ancora parlando e scrivendo. -“Certamente,“- scrive Massimo Iannicelli – “a contribuire in maniera determinante alla popolarità dei Bruzi in ambito nazionale, oltre alle incisioni discografiche furono le apparizioni televisive sulla RAI. Tra le diverse, molto popolari in quei tempi, quella di Chissà chi lo sa ed Il premio regia televisiva condotto da Daniele Piombi, tra l’altro produttore artistico dei Bruzi. La partecipazione del quartetto nicastrese a questi programmi costituì per i Lametini un avvenimento senza eguali, motivo di orgoglio e vanto popolare. Elio Giovinazzo, fondatore del gruppo insieme ad Eugenio Renda, ricorda molto intensamente le accoglienze ricevute alla stazione al loro arrivo: sembravano dei divi del cinematografo acclamati dalla folla in delirio. Sia pure in ambito locale, I Bruzi godevano quasi ovunque di un’accoglienza non molto dissimile da quella riservata ai Beatles; del resto le analogie con il quartetto di Liverpool erano evidenti in da

molte cose: l’abbigliamento, le pettinature( eccezion fatta per Silvano Colloca, che i capelli non li ha mai avuti neanche a vent’anni) e soprattutto in alcune soluzioni sonore. Non c’era serata in cui I Bruzi non eseguissero un pezzo dei Beatles e tanti sostengono che sul piano dell’esecuzione dal vivo i quattro ragazzi di Nicastro fossero superiori ai molto più quotati colleghi. Sul piano discografico un notevole impulso propagandistico provenne dalle partecipazioni del gruppo nicastrese a famose trasmissioni radiofoniche quali “Bandiera Gialla”, “Per voi giovani” e soprattutto “Alto gradimento”, programma condotto ed ideato dal duo Renzo Arbore-Gianni Boncompagni, che avevano grandissima stima e considerazione artistica dei Bruzi.”Aggiungo a quanto scritto da Massimo Iannicelli la vittoria del Disco d’Oro a Piacenza nel gennaio del 1966, ribalta nazionale di un certo peso per nuovi artisti, che suscitò le attenzioni di diversi discografici: non a caso anticipa di pochi mesi la prima incisione Ero l’attendente del Kaiser con la casa discografica Ariston. Il cammino professionale dei Bruzi-Occhididio dopo tanti successi, questa volta e per loro volontà, si arrestò definitivamente alla fine del 1973: quali le cause? Ne azzardiamo qualcuna: la mancata decisione dell’essere presente con continuità nelle città che più contavano musicalmente come lo era Milano, causa che determinò la rinuncia a prender parte a manifestazioni musicali di rilievo; la responsabilità di mandare avanti un esercizio commerciale ormai ben avviato, la Bib’s Boutique, che costituiva per Eugenio ed Elio la fonte primaria ed unica di reddito per le proprie famiglie: il sogno era finito, ma come dice Gaspare Caputo, rimane sempre l’incertezza e il dubbio che quello sarebbe stato avrebbe potuto essere ancora più bello di quello che è stato.

anno 1971 Bruzi - Occhididio ds Egidio, Ettore, Eugenio, Elio, Carletto

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1971 Bruzi - Occhididio - da ds Carletto, Eugenio, Ettore, Elio Tutte musiche di Eugenio Renda Lato A 1) Una volta si moriva per amore 2) Faccia d’eroe 3) Voglio Laura 4) Vorrei svegliarmi 5) E’ l’amore

Lato B 1) Ciao bimba ciao 2) Ho di più 3) Tu cambi ogni momento 4) Vieni Gesù 5) Bambini miei 6) Parlami di nostro padre

anno 1971 - Occhididio Unico LP inciso - 11 brani - Fonit Cetra Lamezia e non solo

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parte sesta 1974-1979 - nasce l’Accademia Bruzia pag. 26

Chiusa la stagione degli Occhididio ritornai alla mia “occupazione” di studente universitario di Lettere Classiche a Firenze e il 2 giugno 1973... di botto... mi sposai con la mia attuale moglie e nacque Antonello, il primogenito; nel luglio del 1974 mi laureai, ad ottobre già le prime supplenze: ero fuori dalla musica, dai gruppi, dalle band, preso dalle ben più serie e pesanti responsabilità della famiglia e del lavoro. Sapevo che Eugenio aveva intanto conosciuto Smeraldo Palmieri, imprenditore edile di Feroleto Antico, appassionato di musica, lui stesso suonatore di sax contralto ed elemento di un gruppo musicale, “Gli Ausoni” prima ed “Una Tantum” poi, di cui era anche produttore. L’incontro avvenne alla Bib’s Boutique, dove Smeraldo era andato a fare shopping. Propose ad Eugenio di andare di tanto in tanto a Feroleto, dove il complesso provava, e curare gli arrangiamenti e le scelte dei brani da eseguire, di assumersi insomma la direzione artistica. Eugenio non si fece pregare due volte: così fece e trasformò pian piano l’“Una Tantum” in “Lamezia Centrale” con nuovi innesti ed una dimensione più cittadina e più professionale; le prove furono spostate a Nicastro, in un seminterrato di via Trento ed affidata la promozione ad un agente teatrale, un promoter, un “rappresentante ”, così lo chiamavamo allora, per portare il gruppo sulle piazze dell’intera regione e non solo. Gli elementi erano tra i più bravi fra quelli che la piazza allora offriva, cui si aggiungeva l’esperienza di Eugenio e la passione e la generosità di Smeraldo. Io ne rimasi fuori per almeno un anno nonostante l’amicizia con Eugenio fosse diventata più salda: è vero che nel 1974 dividevo ancora il mio tempo tra studi a Firenze e famiglia a Nicastro, ma nessuno mi pensò, a nessuno venne in mente di chiamarmi. Fu tra la fine del 1975 e gli inizi del 1976 che, finalmente, mi chiesero di entrare nel gruppo: 82 serate tra Calabria e Sicilia a fare da spalla a Cristian e Rocky Roberts, un anno indimenticabile con Smeraldo, che alla guida di un furgone 142 Fiat blu, portava me (frontman), Edmondo Aiello (chitarra), Giannetto Falvo (batteria), Pino Villella detto ‘ U cani (tastiera), Franco Cosentino (basso), dai paesi della Calabria alle lande più desolate della Sicilia interna come Piana degli Albanesi, Santa Margherita del Belice tra i terremotati, Alessandria della Rocca, alle cittadi1978 - Prima Stagione

rono poi invece deviate oltralpi per smuovere il mercato discografico europeo della Yep Record. Già nella primavera del 1978 entra nel gruppo un altro chitarrista, Franco Paone e a marzo del 1979 il secondo 45 giri: Un minuto (A) e Spots (B). Il disco, non più un revival, non ebbe alcuna promozione; fu considerato dalla Yep Record un atto dovuto per contratto con la chiara intenzione di non arrivare neanche al terzo; tirava una brutta aria e non solo con i discografici, ma anche tra di noi. Il giocattolo, infatti, si stava rompendo e nell’agosto del 1979 si consumò definitivamente quella scissione ormai inevitabile: da una parte quattro formarono il gruppo dei Mach, dall’altra io, Franco Paone, Toni Quattrocchi al basso, Sandro Benincasa alla batteria, Francesco Vescio detto Ciccio alle tastiere, a continuare sempre come Accademia Bruzia, diretti e prodotti dagli irriducibili Eugenio e Smeraldo.

ne più turistiche del rivierasco siciliano come Altavilla Milicia, Porticello, Sciacca, Cefalù: un anno, forse, tra i più belli della mia vita vissuto tra mille disavventure anche drammatiche (un incidente all’uscita dell’autostrada Palermo-Catania, che non diventò tragico grazie alla bravura e alla sveltezza di Smeraldo, un mago nella guida) e serate di piazza entusiasmanti. Ma le aspirazioni di Smeraldo ed Eugenio erano più grandi, più importanti: emulare i Bruzi e tentare quel salto professionale che avrebbe portato alla prima incisione e a qualche passaggio televisivo sulle reti nazionali. Nel 1977 Smeraldo ed Eugenio, pur lasciando ancora in vita i Lamezia Centrale, fondarono un nuova band: l’Accademia Bruzia: Io voce solista, Walter Costantino alla batteria, Edmondo Aiello alla chitarra, Pasquale Ascioti al basso, Diego Apa alle tastiere. Era latente, ma chiaro l’obbiettivo di voler tracciare con questo nome un segno di continuità tra i Bruzi e l’Accademia sia per la direzione artistica di Eugenio Renda, sia in tono minore, per la mia presenza, cui si aggiungeva per quanto possibile il tentativo di imitarne stile, repertorio e organizzazione. In Italia era il momento dei revivals come “Tu ca nun chiagne”, “Parlami d’amore Mariù”, “Torna a Surrientu”, “Come pioveva”, e del proliferare di gruppi, che sulla scia dei californiani Credence Clearwater Revival riportavano sulla scena musicale numerose e belle canzoni degli anni ‘20/ ’30; parlo dei “Il Giardino dei Semplici”, “I Santo California”,”I Romans”,”La bottega dell’arte”,”I Beans” e tanti altri. Nacque, come al solito, ad Eugenio l’idea di tuffarci in questa scia con una magnifica canzone del

1979 - Albino frontman dell’Accademia Bruzia

dell’Accademia - Albino canta cover di Zero

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1930, di Cherubini e Bixio, “La canzone dell’amore” meglio conosciuta come “Solo per te Lucia”, cantata dal tenore Beniamino Gigli; Claudio Villa la reincise dopo trent’anni ben altre tre volte1961, 1965, 1974, Luciano Tajoli nel 1972 e dopo noi ancora Pavarotti nel 1987. L’idea fu sposata da Smeraldo con grande entusiasmo e nel febbraio del 1978 ci trovammo a Roma, nella sala di registrazione dei fratelli Palumbo, la Yep Record; firmammo un contratto triennale ed incidemmo “La canzone dell’amore” facciata A ed “Insieme balleremo” B, cover di “Una volta si moriva per amore”, già incisa dai Bruzi-Occhididio nel 1971 con la voce di Elio Giovinazzo. Fummo obbligati a cambiare il testo perché Eugenio non riuscì a contattare Alberto Testa, paroliere del brano, e farci autorizzare ad inciderlo nuovamente su vinile 45 giri. Fu un discreto successo, molto gettonato nei jukebox e spesso trasmesso dalle radio libere di tutta Italia, cosa confermata dalla nostra partecipazione al Cantagiro 1978 per le tappe di Sicilia e Calabria e dalla registrazione negli studi televisivi di via Teulada, a Roma, per quelle che avrebbero dovuto essere delle trasmissioni nazionali e fuLamezia e non solo

1978 - Albino e Franco

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parte settima 1980-1983

Smeraldo non perde tempo e subito dopo, già tra la fine del 1979 e i primi mesi del 1980 realizza il suo sogno: un camion palco grande, imponente e maestoso con su scritto altrettanto maestoso il nome del gruppo: ACCADEMIA BRUZIA. È l’era più felice dell’Accademia: spettacoli che ci portano su numerose piazze di Calabria, Sicilia e Campania e ad una terza incisione nel giugno del 1982, “Come le rose“, un altro revival, canzone composta nel 1918 da Gaetano Lama e Alfredo Genise e stupendamente cantata dal “Reuccio” Claudio Villa, Nilla Pizzi, Miranda Martino e Aurelio Fierro: anche questo 45 giri, che ha sull’altra facciata “Rimani“, cantata da Toni con musica di Eugenio e testo dello stesso Toni, viene prodotto dal nostro

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Smeraldo con copertina di Maurizio Carnevali e registrato nella sala di Massimo Idà, a Palmi, con sonorità nuove ed audaci. Sempre nel novembre del 1982 incidiamo e pubblichiamo, immortalando il camion di Smeraldo su copertina, una musicassetta contenente i brani del primo e del terzo 45 giri, “Solo per te Lucia“ e “Una volta si moriva per amore”, “Come le rose” e “Rimani“. Il lavoro viene prodotto nella sala Ala Record dei La Ruffa, a Rosarno: la mia voce ed un nuovo arrangiamento per “Lucia”, mentre “Insieme balleremo” ritorna con il titolo ed il testo originario di Alberto Testa “Una volta si moriva per amore”.

1980 - da sn: Sandro, Albino, Ciccio, Franco, Toni

1980 - Bella di Nicastro - Albino

1980 - Bella di Nicastro - Ciccio

1980 - Bella di Nicastro - Albino e Toni

1980 - Bella di Nicastro - Sandro

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1980 - Bella di Nicastro, da sn: Franco, Albino, Sandro, Toni, Ciccio Lamezia e non solo

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11 luglio 1982 - Maida - si festeggia la vittoria del Campionato Mondiale di calcio

1982 - C.da Foresta - Platania - Prove di Sala - Toni, Ciccio

1982 - Palmi - Sala di registrazione IDA’ Albino, Smeraldo, Eugenio, Franco - di spalle Massimo Idà

1982 - C.da Foresta - Platania Prove di Sala - Ciccio

11 luglio 1982 - Maida - da sn: Eugenio, Pasquale Vecio (padre di Ciccio), Pino, Smeraldo

11 luglio 1982 - Maida pag. 30

1982 - Policastro Bussentino avanti: Albino, Franco dietro: Toni, Sandro Editore: Grafichè di A. Perri

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1982 - Palmi - Sala di registrazione IDA’ - avanti: Toni dietro da sn: Albino, Sandro, Smeraldo, Eugenio, Ciccio Lamezia e non solo

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pag. 31


parte ottava 1984-1985 - nasce il Gruppo Mediterraneo pag. 32

Alla fine dell’estate 1983 una rivoluzione: divergenze su obiettivi e organizzazione portano Eugenio, il sottoscritto, Franco e Toni a rinunciare al nome di Accademia e a formare producendolo in proprio il ”Gruppo Mediterraneo“, che partecipa con successo al tour calabrese de “La sei giorni di Vibo“ a marzo del 1984, ideato e condotto da Daniele Piombi con la produzione di Saverio Mancini, titolare di esercizi commerciali e dell’ hotel 501 di Vibo Valentia; il brano “Soli” presentato in tour, cantato da Toni con musica di Eugenio e testo dello stesso

Toni, viene registrato nella sala della band romana “La bottega dell’arte“ . Entrano nel gruppo Gino Paone alla batteria e Massimo Naccarato alle tastiere, che aveva allora 17 anni e suonava solo Pooh; si presentò da Eugenio, alla Bib’s boutique di Corso Numistrano, timido e quasi impaurito; andammo a casa di un amico, lo mettemmo al pianoforte e cominciò a suonare... e non smise mai più: oggi è un valente musicista di professione, diplomato al conservatorio di Cosenza in pianoforte, specializzato in jazz, docente di strumento musicale nelle scuole pubbliche. Il Gruppo Mediterraneo, sull’onda del successo alla “Sei giorni di Vibo”, ottava edizione,15 marzo del 1984, promozionata su giornali e RAI TRE, che ci dedica a sua volta uno speciale di mezz’ora, ospite in eventi di spessore quali la finale regionale di Miss Italia e Vibo Star, viene richiesto su numerose piazze della regione e non poche volte nella bassa Campania fino al 1985... ma chi fermò la musica: famiglia, figli, lavoro.

1984 - dall’Accademia Bruzia al Gruppo Mediterraneo da sn: Franco, Gino, Toni, Albino Editore: Grafichè di A. Perri

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1984 - Vibo Valentia - da sn: Albino, Toni, Franco

1984 - Vibo Valentia da sn: Albino, Toni, Franco - dietro Gino

1984 - Vibo Valentia - Daniele Piombi premia da sn: Albino, Toni, Gino, Franco

1984 - Vibo Valentia - Daniele Piombi premia

1984 - Vibo Valentia - Daniele Piombi premia

1984 - Vibo Valentia - Ospiti a Vibo Star da sn: Massimo, Franco, Toni - dietro Gino, Albino

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parte nona 1986-1993 - nasce la sala di registrazione pag. 34

Amicizia e passione furono però motore di altre idee musicali, magari meno impegnative, ma sempre impastate di musica e musica e musica. Lo stesso gruppo fondò una società “MIDI SUONO E IMMAGINE S.A.S. “, una sala di registrazione nella quale nacquero jingles e stacchi musicali pubblicitari per aziende lametine, radio libere e tv private, l’inno ufficiale della Vigor Lamezia Calcio “Vigor va”, testo e musica di Renda-Cuda-Naccarato, il 7 febbraio del 1986, commissionatoci dall’allora presidente don Battista Ventura ed il 17 novembre del 1992 una raccolta dei brani storici dei Bruzi-Occhididio “Nostalgia I Bruzi “a firma dei “Pueblo“, nome fittizio ed occasionale del Gruppo Mediterraneo. La sala chiude nel 1993 perché Eugenio Renda si trasferisce in Toscana con la famiglia, mentre tutti gli altri amici conti-

nueranno a suonare in locali facendo piano bar e intrattenendo in occasione di eventi vari in duo, in trio, ma mai tutti insieme... fino ad oggi, sì, oggi, perché di fatto non ci siamo mai lasciati e la voglia di rivivere le emozioni del palco fra la gente ci entusiasma, ci ubriaca, ci annichilisce di gioia. L’Accademia è tornata.

1986 - C.da Foresta -Platania - Sala di registrazione

1992 - Locandina promozionale della raccolta dei brani dei Bruzi e dell’Accademia

1986 - C.da Foresta - Platania - Sala di registrazione Editore: Grafichè di A. Perri

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parte decima: il progetto pag. 36

-“Perché no?“, ci siamo detti una delle tante sere che nel corso di questi anni più volte ci ha visti davanti ad una pizza raccontare le nostre cose, parlare delle nostre famiglie, di eventi musicali, del nostro lavoro, di quello che sono stati i Bruzi e l’Accademia, - “Perché non ci rimettiamo tutti insieme a raccontare suonando, cantando e scrivendo... chiedeteci chi erano i Bruzi e chi l’Accademia? Perché prima che il tempo muti la storia in una serie di bastoncini e segmenti di false leggende metropolitane non restituiamo ai Lametini un frammento unitario, bello ed importante della loro memoria? Ritorniamo sulla scena, cantiamo le canzoni dei Bruzi e le nostre, vestiamole di un sound e di un gusto musicale attuale, narriamone la storia documentandola ed intervistando i protagonisti di allora”. -Detto, fatto: con la benedizione di Eugenio Renda ed Elio Giovinazzo, che mi hanno concesso di frugare non solo tra le proprie foto, ma anche nei loro ricordi, abbiamo attrezzato una sala prove, fatta nostra l’idea di Nella Fragale e della tipolitografia Grafichè di Antonio Perri ovvero la pubblicazione di questo speciale della rivista “Lameziaenonsolo”, abbiamo chiesto ed ottenuto la disponibilità dell’amico. Tommaso Attanasio per i vari servizi fotografici all’interno, all’esterno e in studio (non smetteremo mai di ringraziarlo per la sua disponibilità, generosità e soprattutto l’entusiasmo e la cura che ci ha messo, associata a suggerimenti apprezzabili, curiosi e nuovi per la buona riuscita del progetto), infine ci sono stati dati dall’ Associazione culturale musicale “Controvento” lo studio di registrazione “Mondo musica Recording”, la loro collaborazione ed assistenza tecnica (parlo di Davide Agostino, Angelo Grandinetti, Gianmaria Agostino e Franco Mastroianni, tutti musicisti di esperienza e di valore e soprattutto dei bravi ragazzi). Un ringraziamento a parte va a Marianna Esposito, che ha dato la sua gran bella voce ai cori dei brani e, più volte, la mensa di casa sua per i nostri incontri di pianificazione del progetto . Nella sala di registrazione Mondo Musica Recording abbiamo messo in cantiere e prodotto il CD allegato al numero speciale di “Lamezia e non solo” contenente quattro brani: La canzone dell’amore (Lucia), Una volta si moriva per amore, Soli e Asprumunti. Non li abbiamo scelti a caso, perché i primi due sono rispettivamente la facciata A e B del primo 45 giri in vinile del febbraio 1978, il terzo è il brano presentato alla “Sei giorni di Vibo” come Gruppo Mediterraneo nel marzo del 1984, inciso poi nel 1994 su musicassetta “Nostalgia i Bruzi”, il quarto “Asprumunti” merita qualche parola in più: è una poesia in vernacolo di Domenico Napoleone Vitale (Bova 1883- Reggio Calabria 1961). Il

poeta canta l’”Asprumunti ” e la terra di Calabria con versi sospesi tra il sogno e il disincanto ed in questi cesella con immagini forti e vigorose il rapporto di perfetta armonia tra “o pecuraru” e la sua montagna, il suo “Asprumunti”, quando, finita la transumanza ovvero la migrazione stagionale delle greggi percorrendo le vie naturali dei tratturi, finalmente lo rivede e ... ”fazzu lu signu di la santa cruci e a l’umbra tua mi curcu e mi ddormentu…” La poesia è già stata messa in musica dagli Arangara nel 2008, gruppo etno-rock di musicisti calabresi legati dalla passione per il canto popolare del Sud Italia; i loro testi hanno come filo conduttore l’alternanza fra il nostro dialetto e la lingua italiana: Eugenio Renda e Toni Quattrocchi hanno mantenuto integro il testo originario dialettale di Asprumunti e mutato il taglio etno-rock in una melodia mixage di nenia calabrese e canzone pop leggera italiana: Massimo Naccarato ha fatto il resto con uno splendido arrangiamento in cui la fisarmonica con la sua naturale dolcezza la fa da padrona tra la durezza elettronica delle percussioni e le voci della montagna; la voce di Toni poi bene trasporta per l’orecchio quelle emozioni fortissime che ti prendono tutto interamente. Il perché di questa scelta? Forse per ricordare che i Bruzi spesso inserivano brani o parti brevissime di brani dialettali calabresi nel proprio repertorio, a volte camuffati all’interno di canzoni molto conosciute e perciò difficili da afferrare, forse per ricordarci e ricordare le nostre origini e l’orgoglio dell’appartenenza, forse per semplice gioco musicale, un gioioso gioco di suoni ed armonie per sprigionare le più semplici emozioni umane. Quanto realizzato fin qui potrebbe già appagarci, perché ritornare in sala e insieme dopo quasi trent’anni non è stato per niente facile, ma non ci basta: vogliamo la scena, il vostro affetto, il vostro applauso... se meritato.

Tipografia

Grafiché di Antonio

Via del Progresso, 200 Lamezia Terme

Lamezia e non solo

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Lungo i ricordi lasciati per strada sono indelebili quelli di Claudio Ascioti, chitarrista del “Modo d’Essere”, ottimo medico e ragazzo a cui non si poteva non voler bene, Ruggero Cerra dell’Accademia, strumentista polivalente e di elevata sensibilità musicale, il cui apporto nella registrazione romana di “Lucia” fu determinante nell’esecuzione del basso, della fisarmonica e delle tastiere, Smeraldo Palmieri, il nostro produttore, uomo generoso, affettuoso e grande mecenate, che dotò il gruppo di strumenti musicali all’avanguardia e strabilianti per quei tempi, i migliori sul mercato e produsse tutte le incisioni dell’Accademia: ci hanno lasciato improvvisamente e molto prematuramente: ciao, vi ricordiamo tutti con grande affetto ed immenso rimpianto.

Editore: Grafichè di A. Perri

Perri

Via Lucrezia della Valle, 96 - CATANZARO Tel. 0961 367127 Via del Progresso, 242 - LAMEZIA TERME Tel. 0968 23493 Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 37


l’accademia oggi in sala di registrazione pag. 38

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 39


primavera 1966 - prima incisione - lato a -lato b 1978 - prima incisione facciata B: Insieme Balleremo

1979 - seconda incisione facciata B: Spot

1982 - terza incisione

primavera 1967 - seconda incisione - lato a -lato b

1982 - Musicassetta - Raccolta di 4 brani

primavera 1968 - terza incisione lato b: Sappi che morirò

primavera 1969-quarta incisione

primavera 1970 - sesta incisione pag. 40

1984 - quarta incisione brano singolo: Soli

estate 1969-quinta incisione lato B: Come lei

primavera 1971-settima incisione

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1986 - Musicassetta - Inno della Vigor Lamezia e non solo

1992 - Musicassetta - Raccolta di 8 brani

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pag. 41


Accademia

•Produzione e sponsorizzazione: Autoionà Srl-Lamezia Terme •Registrazione, mixaggio e masterizzazione: Davide Agostino e Angelo Grandinetti presso gli studi di Mondo Musica Recording, via dei Giardini,77 Lamezia Terme mondomusicarecording@gmail.com - tel. 3391060222 •Foto: Tommaso Attanasio •Progetto grafico: Tipografia Grafichè di Antonio Perri via del Progresso Lamezia Terme •Direttore artistico e voce fuori campo: Eugenio Renda •Arrangiamenti: Massimo Naccararato, •Cori: Marianna Esposito, Massimo Naccarato, Toni Quattrocchi, Franco Paone •Copertine di Soli e Asprumunti: Maurizio Carnevali

Accademia

Albino Cuda Massimo Naccarato Franco Paone Toni Quattrocchi Domenico Paone

Voce Tastiere e cori Chitarra e cori Basso e voce e cori Batteria

accademia.band@gmail.com

TRACK LIST 01. Intro - (Ero l’attendente del Kaiser) - 1,19 02. Asprumunti - 3,38 03. Soli - 3,59 04. Una volta si moriva per amore - 4,06 05. La canzone dell’amore - 3,49

349 6169273

Il 1985 porta alla luce il nostro ultimo prodotto discografico, l’inno della Vigor Lamezia Vigor va’, inno che abbiamo circa due anni fa riarrangiato e regalato alla dirigenza in occasione del derby Vigor-Cosenza; se è vero che qualcuno o qualcosa ci manca così tanto da far male, prima o poi una mattina ci sveglieremo e lo andremo a cercare e….. così è successo: l’inno è stata l’occasione che ci ha spinto a cercare e curare le nostre nostalgie, ci siamo quasi magicamente ritrovati tutti insieme e tra tempi veramente strappati e contesi con tenacia e passione alle nostre famiglie ed alla nostra routinaria quotidianità, di sera, di notte, tra domeniche e vacanze, tra Lamezia e Maida negli studi di registrazione domestici di Massimo e Franco e in quelli professionali di Mondo musica recording, ascoltando e riascoltando arrangiamenti e suoni, confrontando idee e sensazioni musicali, ciascuno di noi provando e riprovando ad eseguire al meglio singoli pieces strumentali e vocali di ogni brano per poi ancora riascoltarli nella loro completezza, ecco la nostra ultima creazione discografica: un piccolo pezzo della nostra piccola storia personale, segmento narrativo anche di una breve e bella gloria della nostra città, che negli anni ‘60 accoglieva i Bruzi alla stazione dopo la loro partecipazione a programmi televisivi di grande popolarità nazionale con l’entusiasmo riservato solo a grandi divi del cinematografo. Dei brani e del perché di questa scelta ho già scritto prima; la copertina del CD è opera dell’amico Tommaso Attanasio e della Associazione “Sezione Aurea Lamezia” così come tutte le foto attuali dell’Accademia: è il risultato di un’idea guida e anima del nostro progetto musicale: rievocare il passato guardando al futuro. Luoghi, colori e pose scelti e ritoccate ad arte dal nostro Tommaso vogliono esternare sentimenti e stati d’animo di nostalgia, di bella e felice malinconia, si, di bei momenti che appartengono non solo a noi, ma a tutti, momenti che non è mai troppo tardi ricominciare a vivere quando ormai sarebbe ora di smettere. Cerchiamo che ogni bastoncino temporale della nostra vita ci appartenga e questo non sarà possibile se prima noi non cominceremo ad appartenere a noi stessi.

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Accademia

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo

Via del Progresso, 244 - 88046 Lamezia Terme (CZ) Tel. 0968.19.09.540 – diretto 0968.19.09.505 Lamezia e non solo

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pag. 44

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