“La Linea” Consigli e prevenzione per essere sempre in forma. “La cellulite è figlia dell’acqua”, questo è quanto affermano alcuni medici nel definire la causa di questo problema. Forse a causa di alcuni fattori di tipo ormonale, si forma una stasi di liquidi. Una volta creatasi questa situazione, la stasi da luogo alla degenerazione del tessuto connettivo che provoca la cellulite. “Ma cosa c’è all’origine del meccanismo della ritenzione idrica?” Questo fenomeno dipende dallo squilibrio tra le quantità di potassio che si trova all’interno delle cellule e la quantità di sodio presente nel liquido che circola all’esterno di queste e che prende il nome di liquido interstiziale.
Accade spesso che pur seguendo un regime “ipocalorico”, non si perda neanche un grammo o che si verifichino delle perdite relativamente importanti da un giorno all’altro, questo fa intuire chiaramente che si tratta di ritenzione idrica e non di grasso. “Come venerne a capo?”
Prima di tutto riduciamo il più possibile l’apporto di sodio, è necessario bere molto (almeno 2 litri di acqua), prestando però attenzione all’acqua che si consuma perchè numerose acquae sono molto ricche di sodio e quindi è meglio evitarle. Molti alimenti sono all’origine ricchi di sale e così eviteremo o consumeremo con attenzione: carni insaccate, salumi, formaggi stagionati, cibi in scatole. “Nelle mani dell’esperta c’è la soluzione” La migliore terapia per sgonfiare i tessuti “pieni d’acqua” è il drenaggio linfatico
CORSO DI LINFODRENAGGIO Il linfodrenaggio è una tecnica manuale, che rientra nell’ambito del massaggio terapeutico e, come tale, richiede una formazione specifica da parte dell’operatore che lo voglia eseguire in modo corretto, professionale ed efficace. “Il drenaggio manuale della linfa sostiene il dr. Vodder rivede un’importanza primaria per l’acquisizione di un buono stato generale di salute, per la sua azione benefica sui tessuti e per la possibilità che esso offre di utilizzare completamente i valori e le sostenze vitali: linfa nuovasignifica vita nuova”. Il drenaggio linfatico manuale risulta il metodo di intervento più indicato nelle situazioni che contemplano la formazione di edemi, nella ritenzione di liquidi, nella patologia venosa cronica...
L’estate ormai è finita, e l’autunno non ha portato nuove idee nell’amministrazione comunale per risolvere i problemi che attanagliano la città. Anzi, sembra che in questi primi giorni di autunno, i problemi, anziché diminuire, siano aumentati a dismisura. Ne parliamo oggi con Nicola Mastroianni.
Cosa ci può dire di questa amministrazione comunale che, sembra ormai avviarsi stancamente alla fine del suo mandato? Stiamo sprecando tempo prezioso per la città proprio sulla base della scarsissima capacità amministrativa dell’Amministrazione e della confusione che regna tra i componenti la Giunta. Il parere negativo dei revisori sul bilancio di previsione 2014 è l’ennesima dimostrazione della disattenzione con cui vengono affrontati i problemi e delle difficoltà che ha il Sindaco nel confrontarsi con le persone (e gli organi) che si pongono in modo dialettico non limitandosi ad annuire. Per dare significato a questo ultimo periodo sarebbe stato necessario creare un clima di concordia nel Consiglio Comunale proprio in base alle gravissime difficoltà che vive la città ma la maggioranza consiliare non ha ritenuto di accogliere tale proposta. Questa amministrazione, ha fatto della “lotta alla mafia” il suo cavallo di battaglia, Festival, Parchi, Ponti intitolati a per-
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sonaggi che hanno lottato contro di essa, eppure, a parte i bei discorsi, quali sono stati i risvolti sociali di questa campagna? Tutte iniziative meritorie e la rassegna dei libri sulla mafia ha oggettivamente creato una immagine della città migliore di quella che veniva fuori da due scioglimenti del Consiglio Comunale. Ovviamente poi ci dovrebbero essere quelle iniziative che prosciuga lo stagno dove si immerge la delinquenza organizzata e che sono un insieme di comportamenti ed attività indirizzati a creare amministrazioni pubbliche trasparenti ed efficienti, una giustizia in grado di dare risposte sia nel campo dei reati, anche quelli minori che nelle controversie civili, una scuola in grado di dare valori ai ragazzi e, non ultima, prospettive di lavoro a chi è disoccupato. Tutto questo a Lamezia c’è poco ed a periodi alterni e quindi i convegni fanno aumentare la consapevolezza ma non cancellano la mafia. Da parte del Comune abbiamo avuto poco impegno nel far funzionare la macchina burocratica, grande confusione nei rapporti interni, poca trasparenza e pressapochismo nell’azione amministrativa e poco impegno nelle politiche di contrasto all’abusivismo edilizio. Oltre alla lotta alla mafia, si è interessata del recupero e restauro di beni della città, teatro grandi netti, bastione di malta, castello normanno, il lungomare, piazza Mazzini. Spese ingenti che però, ancora non sono state sfruttate a
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dovere. Il lungomare, inaugurato ma ancora incompleto, Piazza Mazzini che ha perso tutto il suo splendore, diventando un ritrovo di extracomunitari, nonostante sia stato da poco inaugurato il parco per i bambini, il teatro che ha ospitato pochissimi eventi… Non pensa che sarebbe stato meglio, da un certo punto di vista, portare a termine un progetto piuttosto che avviare diversi progetti senza vederne la fine? Aggiungerei poco impegno nella manutenzione del patrimonio pubblico esistente e disattenzione al contesto in cui si inserivano le nuove opere. Come al solito la voglia di tagliare i nastri di nuove inaugurazioni hanno portato ad ignorare le spese “vere” per la realizzazione ma, soprattutto, il successivo costo di gestione e di manutenzione con le conseguenze che si possono immaginare sui conti del comune e sulla stessa funzionalità delle opere.
Un altro problema che investe in pieno Lamezia, e di cui moltissimi cittadini si sono lamentati è stata la cura (o incuria) delle strade municipali. Le strade, in effetti sono piene di buche e sembra che per questa amministrazione, il problema delle strade si possa risolvere attraverso la creazione di rotatorie (alcune evidentemente senza senso pratico) Abbiamo avuto anche la follia del mancato rinnovo della polizza assicurativa sui danni provocati dal manto stradale difettoso con il conseguente diluvio di cause contro il Comune e la Multiservizi a cui improvvidamente era stato affidato il servizio. Una gestione quindi del problema approssimativo e che ha finito con il provocare danni ai cittadini ma anche al Comune. I problemi, come detto ci sono, eppure sembra che questa amministrazione non abbia idee e soprattutto fondi per poter “salvare” Lamezia. Quali strade dovrebbe percorrere una nuova amministrazione comunale? Un diverso clima politico che consenta l’incontro dei consiglieri in una assemblea elettiva impegnata a risolvere i problemi con professionalità e buon senso in cui gli schieramenti si confrontano con nessun’ altra preoccupazione che l’interesse della città. Ovviamente bisogna ripartire dalla reale situazione di bilancio e dai servizi che bisogna fornire ai cittadini comunque e pensando a strumenti di programmazione che tengano conto della capacità di spesa del Comune che può essere anche cospicua se si riesce a gestire ed a spendere i fondi che vengono dallo Stato o ancor di più dalla Comunità Europea.
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Parlando di lei, cosa la ha spinta ad intraprendere la carriera politica? La consapevolezza che il presente e il futuro richiedono uno sforzo significativo e diffuso per correggere molti degli errori commessi negli anni da politicanti improvvisati nell’intento di dare prospettive realistiche e credibili alle future generazioni nei confronti delle quali abbiamo oggettivamente grandissime responsabilità.
Di cosa si occupa lei attualmente? Opero con una multinazionale italiana da sempre impegnata nei servizi per il lavoro in Italia e all’estero per dare opportunità a giovani, meno giovani, padri e figli che purtroppo ai nostri giorni vivono condizioni di grande emergenza e che meritano il massimo della solidarietà e del supporto operativo per lenire e soddisfare i bisogni essenziali dei singoli, delle famiglie e della comunità nella sua interezza.
Cosa è per lei una buona politica? Passione e spirito servizio fondamentalmente. La “buona politica” è invece quella che suscita speranza, che guarda lontano, che ha una visione e persegue obiettivi concreti e tangibili per il benessere socio-economico della comunità. Purtroppo una certa politica, oltre a vivere di troppi e oggi giustamente insopportabili privilegi, da un lato è stata spesso distante e troppo debole nel dare risposte, dall’altro le risposte non le ha date proprio alimentando le criticità e rinviando la ricerca della soluzione ai problemi. In altri termini buona politica è visione strategica e d’insieme nell’ottica di favorire i processi di sviluppo per la produzione e la redistribuzione della ricchezza e del benessere sociale dell’intera comunità..
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Antonio Perri
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Ha avuto luogo a Lamezia Terme, il 5 settembre in Via Lissania, l’inaugurazione di un anfiteatro, intitolato “Lello Cardamone”. Esso è Inserito in un Palazzo di fine Ottocento, Casa Lissania, sede di un Bed& Breakfast e corredato da ampio giardino, il Lissania Garden, oasi verde nel cuore della citta’ e sede dell’Associazione Culturale “Altrove”. “Altrove”, associazione di volontariato e luogo di incontro, si propone attività culturali quali mostre, conferenze, dibattiti e iniziative socio-culturali per il recupero delle tradizioni del territorio regionale. Fiore all’occhiello dell’edificio è la presenza dell’anfiteatro che, scavato nel terreno ha la capacità di ospitare oltre 150 persone per feste private, piccole rappresentazioni teatrali, eventi musicali ,sfilate e saggi di fine anno, da utilizzare nei mesi primaverili ed estivi. Presente anche il pub birreria Trani a go-gò dove è possibile cenare in convenzione. Qualche tempo fa all’inizio del secolo scorso, i “TRANI”, erano le osterie del popolo, infatti, negli anni Sessanta, Giorgio Gaber cantava Trani a gogò, raccontando l’atmosfera delle osterie economiche e modeste che vendevano vino sfuso alla periferia di Milano. Un’abitudine cominciata all'inizio del Novecento, quando le botteghe che proponevano assaggi al bicchiere a poco prezzo, iniziarono a esporre le insegne con le scritte “Trani e Barletta”, o soltanto “Trani” per indicare la provenienza dei vini sfusi, che arrivavano appunto da quelle cittadine del Sud Italia. A dare inizio alla serata è stata la prof.ssa Anna Cardamone, Presidente dell’Associazione “Altrove”, con il saluto ai partecipanti ed un ringraziamento a professionisti e tecnici che hanno lavorato per la realizzazione dell' anfiteatro. Per espressa volontà della famiglia Cardamone non era presente nessuna autorità né alcun politico in veste ufficiale. Don Adamo Castagnaro, vicario del Vescovo ed amico di famiglia ha benedetto una targa commemorativa in ricordo di Lello Cardamone. Ha fatto séguito la lettura di una poesia composta dalla Presidente Cardamone, sempre in memoria di Lello Carrdamone . La serata è stata allietata dalla scuola di musica Il Liuto e precisamente sono intervenuti: il soprano Antonella Vartuli ed il chitarrista Luca Laganà, che hanno eseguito brani classici; il trio Italian Swing, composto dai maestri Ciccio Vescio, Luca Laganà, Francesco Leone e Flavio Nicotera che hanno eseguito brani di musica jazz. In questa splendida cornice naturale, ascoltando dolcissime parole
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messe in versi, accompagnate da ottima musica, è stato inevitabile che la commozione facesse da protagonista. La serata inaugurale dell’anfiteatro “Lello Cardamone” è stata accolta positivamente dagli ospiti che hanno applaudito ogni l’esecuzione di ogni brano ed ogni intervento. Annamaria Davoli
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Mi piace titolare questo articolo con una frase della protagonista dello spettacolo di questa sera:”Centodieci è Ispirazione”, offerto dalla Mediolanum Corporate University che organizza in tutta Italia eventi culturali dedicati allo sviluppo personale e professionale dei membri della community Mediolanum. Simona Atzori, danzatrice che ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo, è stata scelta come protagonista del tour 2014 e rappresenta il “coraggio”, perchè di coraggio ce ne vuole, non poco, per superare quel limite che, spesso e “purtroppo, è solo negli occhi di chi ci guarda, offuscato da pregiudizi, da convinzioni, dal non riuscire a vedere “oltre”. Una serata colma di emozioni, contrastanti a volte, ma tutte di grande impatto, verrebbe da pensare che di fronte a persone simili ci di dovrebbe soffermare sul loto handicap, ma non è così perchè sono loro a non permetterti di “compiangerle”, con il loro modo di porsi e di proporsi che tutto suscita tranne che pietismo. A chi le ha chiesto come si vive senza braccia lei ha risposto alzando le sue gambe e
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muovendole come se fossero braccia (cosa del resto che ha fatto durante tutto lo spettacolo) e poi ha chiesto a sua volta: io ho già due braccia, che me ne farei di quattro? La serata è stata bellissima, la Atzori con due ballerine della sua compagnia “Simonarte Dance Company” e due ballerini del Teatro alla Scala di Milano, per 50 minuti ha danzato regalandoci momenti suggestivi e bellissimi. Lei ha danzato come una libellula, sorridendo, sempre, non facendo pesare quella menomazione nemmeno per un attimo, nemmeno quando, dopo lo spettacolo, è tornata sul palcoscenico, non per danzare ma per rispondere alle domande del pubblico, numerosissimo, che ha sottolineato con applausi scroscianti, il proprio gradimento. Sentendola parlare del dono prezioso che è la vita, vedendola così “viva”, così innamorata della vita, con i suoi sì ed i suoi no, molti di noi, credo, si saranno sentiti in colpa per tutte le volte che si sono abbandonati allo scoramento per motivi futili quando, chi
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davvero potrebbe farlo non lo fa ed anzi, è d’aiuto ed esempio a molti altri. I lametini, e debbo dare atto di questo, non solo non si sono dimostrati parchi nell’applaudirla ma nemmeno nel contribuire alla causa che la Atzori, con la Banca Mediolanum, stanno portando avanti, acquistando i libri della danzatrice,( il 10% del ricavato sarà devoluto alla Fondazione Mediolanum Onlus che raddoppierà il valore delle donazioni a favore del progetto “Porte Aperte” del Centro Benedetta d’Intino) Concludo con un consiglio: se avete la possibilità andate a guardare questo video su internet, questa è un’altra lezione per tutti noi, di coraggio e di amore verso questo grande dono, spesso bistrattati, che è la vita https://www.facebook.com/video.php?v=1 0203238971068023 Si ringrazia di cuore Ennio Stranieri per le foto fornite che hanno saputo cogliere gli aspetti più belli e significativi della serata.
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Nel fidanzamento si guarda soprattutto a ciò che ci rende simili l’uno all’altro. Purtroppo con il tempo queste differenze emergono e non sempre ci accomunano, anzi ci allontanano. Molti contrasti e molte difficoltà,, al contrario, spesso vengono dal non riconoscere le diversità, e quindi dalla pretesa che l’altro sia identico a me: che pensi, senta, reagisca nello stesso modo. La differenza fra uomo e donna è alla radice dell’amore: è condizione della ricchezza del dono reciproco. Le differenze individuali sono un tesoro da scoprire e da valorizzare. Però vanno capite anche in quanto possono creare equivoci che fanno soffrire molto ed inutilmente… e mandano anche i matrimoni in malora. I due soggetti della coppia non sono due metà che si completano, ma devono essere due individualità che si uniscono per condividere insieme il proprio modo di essere. Le cose che tratteremo in qui sono: L’importanza data alla famiglia e al lavoro Le modalità comunicative Il lavoro: quello che fa soffrire un uomo sul lavoro sono le minacce al suo successo personale, perché l’uomo fonda normalmente la parte preponderante della propria autostima su una felice situazione professionale. L’uomo sente di valere molto, quando ha la percezione di essere stimato dai colleghi e dai capi sul lavoro. Quando un uomo non è valorizzato o perde il suo lavoro, sente minacciata o distrutta in sé una parte fondamentale della propria personalità. La famiglia: ciò che per l’uomo è il lavoro, per la donna è la famiglia. Questo vale anche per gli uomini molto “casalinghi” e anche per le donne-manager o in generale per le lavoratrici con una vita professionale molto intensa. Anche quando la donna ha un lavoro molto importante, molto gratificante, non è primariamente su quello che lei basa la propria autostima: ovvero, la donna sa di valere indipendentemente dal successo sul piano professionale. La donna quando ha costruito una buona famiglia, è amata dal marito e dai figli, acquisisce la consapevolezza di una persona che vale. Se invece non si sente appoggiata dal marito, se non c’è intesa con lui, se le sembra che i progetti familiari (fatti insieme nel fidanzamento, ma spesso proiezione dei sogni femminili) siano stati in qualche modo traditi, se i figli non crescono bene, eccetera, sarà la donna a sentirsi colpita profondamente. La cosa importante in una coppia è soprattutto imparare a comunicare, perché andare d’accordo ed essere felici nella vita di coppia non è mai questione di fortuna ma sempre di cura, di un lavoro continuo, di molte attenzioni … che però non pesano, perché si fanno per amore. Nella comunicazione, la donna trasmette una serie di messaggi impliciti, sottintesi, ma che lei crede che arrivino chiaramente al partner; ma anche quando è in fase “ricevente”, poi, applica la stessa decodifica. L’uomo invece è più diretto e semplice, e normalmente le sue parole non hanno sottintesi. Se lei dice “ho mal di testa” intende dire “ma perché non mi dai una mano?” mentre lui dicendo “ho mal di testa” intende solo dire che ha mal di testa! Nel conflitto la donna cerca il contatto, tende ad attaccarsi, ad aggrapparsi (sia perché è più capace di gestire il conflitto stesso, sia perché teme l’abbandono però poi è quella più autonoma); invece l’uomo cerca di sfuggire, di allontanarsi “finché non le è passata” (perché il conflitto in sé gli dà più disagio). Nel fare una critica, la donna tende a trasformare il “tu hai fatto…” in “tu sei un…”. In altre parole, tende a trasformare la critica su uno specifico comportamento negativo in un giudizio globale, spesso drastico e ingiusto, sulla persona, che quindi si sente “marchiata” anche solo per un singolo errore, e si allontana con molta amarezza, sentendosi profondamente non-capito, non-accolto,
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rifiutato. La donna fa così perché ha un inconscio fortissimo bisogno che lui sia buono-bravo-affidabile al massimo, e ogni suo sbaglio suscita un (sempre inconscio) terrore di aver sposato “quello sbagliato”. La donna è molto esigente nel rapporto, quindi molto severa. L’uomo invece critica apertamente, a volte confrontandola con le altre e questo umilia la propria donna, la quale si sente inadeguata e fallita. L’uomo deve ricordarsi che … • … molto, molto spesso dovrà chiedersi: «Cosa sta cercando di farmi capire, dicendomi questo?», soprattutto preoccuparsi quando a un certo punto lei non gli dice più niente! • … dietro a molti giudizi duri e magari ingiusti che lei gli lancia quando è arrabbiata, ci può essere paura, vulnerabilità, e una forma paradossale ma molto profonda di amore, come se lei gli dicesse: «per me sei così importante che non posso sopportare che tu mi deluda». • … le critiche vanno espresse in maniera diretta “questa pasta non si può mangiare è completamente scotta” ma dire “la pasta è buona ma a me piace più al dente”, così non esprime una critica all’azione della donna ma il proprio gusto. La donna deve ricordarsi che … • …i suoi messaggi inespressi, i silenzi, le sottili allusioni e gli abili sottintesi non vengono assolutamente captati dal marito: lei deve imparare a parlare apertamente, cosa estremamente difficile; • ?non deve lanciare giudizi sulla persona, ma criticare il fatto sbagliato in sé: “per favore metti la tua roba da lavare nel cestone” anziché “sei proprio disordinato!”; • ?ricordarsi che lui non sopporta il conflitto e quindi se sfugge non è necessariamente perché “ha la coda di paglia”, ma solo perché non sa gestire la situazione dal punto di vista emotivo. Il maschio non è abituato a gestire il conflitto così come fa la donna, che sin da piccola compete con un’altra donna e cioè la propria mamma. mentre a tutti e due conviene … • imparare a non “sparare” giudizi finché si è arrabbiati, perché chi è arrabbiato non ha mai una visione obiettiva dei fatti, e diventa inevitabile ferirsi a vicenda inutilmente. La rabbia tira fuori i rancori e le cose non dette amplificandole all’ennesima potenza: semplicemente sono devastanti. Possono bastare 20-30 minuti per calmarsi un po’ e riprendere la discussione più sereni. Bisogna che quello meno agitato dei due trovi il coraggio di dire «Per ora è meglio lasciar perdere, però non lasciamo cadere la cosa: ne parleremo più tardi». Sembra la storia di un film…facile a dirsi e difficile a farsi…ma la coppia ha uno stile comunicativo ed ognuna deve trovare il proprio, affinché si riesca ad esprimere al meglio i propri sentimenti. Delusi questi ci vuole molto tempo a metabolizzarli e a trovare nuovi stimoli. Ma una domanda dobbiamo porcela quando ci innamoriamo: questa è la persona che stimerò anche quando la passione si affievolirà?
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La “giornalista di origini meridionali con il pallino della mafia”. La ragazzina che “vuole fare carriera con l’antimafia” infangando il “buon nome di Sedriano”. E poi la ciliegina sulla torta: diffidata dall’avvicinarsi al Sindaco della città perché “soggetto molesto e violento”. Per tentare di tappare la bocca a chi racconta verità scomode, a volte non sono indispensabili metodi brutali: bastano le querele pretestuose, basta puntare il dito e accusare di diffamazione e calunnia chi cerca di raccontare le cose come stanno, di scalfire il velo dell’indifferenza e dell’omertà. E’ questa la storia di Ester Castano, 24 anni, giornalista del settimanale “Altomilanese” che nel 2011 ha iniziato a occuparsi della vita politica e amministrativa del comune di Sedriano scontrandosi con due realtà: da un lato, la ‘ndrangheta dell’hinterland milanese, una criminalità sempre più pervasiva che ha messo le mani nei settori chiave dell’economia lombarda; dall’altro, una politica locale scesa a patti con la ‘ndrangheta, una società con la presunzione di immunità da una malattia che a detta di molti appartiene solo al Sud perché “Milan l’è semper un gran Milan”. Ester è venuta a raccontare la sua storia a Lamezia, ospite dell’associazione culturale InOper@, e la prima tappa di un’intensa giornata lametina è stata tra gli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme che hanno partecipato nello scorso anno scolastico al progetto pon “Scuolinforma”, coordinato dalla professoressa Michela Cimmino.
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Intervistata dalla giornalista Nadia Donato, la cronista di Sedriano ha ricostruito i passaggi di una vicenda che parla di una libertà di stampa minacciata da chi dovrebbe tutelarla, di un’informazione villipesa non solo perché sotto pressione di querele e diffide, ma anche perché pagata “3-5 euro a pezzo”.
Castano che, nel giro di un anno, ha visto scoperchiarsi il vaso dei silenzi e delle connivenze: l’arresto del Sindaco, di Eugenio Costantino (presunto referente delle cosche di Sedriano), di Marco Scalambra fino allo scioglimento di Sedriano disposto dal Ministro degli Interni Angelino Alfano nell’ottobre 2013, primo
Una vita non facile, quella di Ester, da quando ha scelto di volerci vedere chiaro sugli intrecci tra l’ex amministrazione comunale di Sedriano guidata da Alfredo Celeste e le cosche locali. Una vita non facile anche per il settimanale per cui lavora Ester, “Altomilanese”, che oggi esce in edicola ogni venerdì con grandi sforzi, dopo l’abbandono della precedente casa editrice. “Ci hanno chiamati visionari della mafia al Nord, ci hanno accusato di diffamare il buon nome di Sedriano e io in particolare sono stata accusata di voler fare carriera con l’antimafia”, ha detto la
comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose. “Per il Sindaco Alfredo Celeste, Eugenio Costantino e Marco Scalambra i procedimenti giudiziari sono ancora in corso - spiega Ester – ma, al di là dell’aspetto giudiziario, con il lavoro fatto dalla giovane redazione del settimanale Altomilanese, un progetto concepito nel 2011 insieme all’ex direttore Ersilio Mattioni alla luce dell’esperienza di stampoantimafioso.it, abbiamo voluto provare con i fatti che nell’hinterland milanese la mafia c’è, non è solo un problema del Sud, che gli imprenditori coinvolti nelle
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inchieste hanno cognomi lombardissimi e che il problema non si affronta se ci si continua a chiuderci in una pseudo-immunità, come ci è stato raccontato in questi anni”. “Non si può fare giornalismo d’inchiesta con pezzi pagati tra i 3 e i 5 euro” ha aggiunto Ester Castano raccontando la realtà di un mondo come quello giornalistico “dove, come è capitato a me, spesso abbondano premi e riconoscimenti ma domina il precariato e le retribuzioni medie non consentono di fare bene il proprio lavoro”. Ester Castano, che oggi continua a scrivere per Altomilanese e collabora con Ilfattoquotidiano.it, non ha paura per il lavoro che fa e non ne ha avuto nemmeno negli anni in cui gli scontri con il Sindaco Alfredo Celeste e con i custodi del “buon nome” del paese erano all’ordine del giorno: “l’unica paura che c’è per chi fa questo lavoro è quella di non poter più scrivere e vivere di questo lavoro a causa del precariato – ha detto agli studenti – per il resto anche nei momenti più difficili io e i colleghi di Altomilanese abbiamo avuto intorno a noi una rete di persone e di associazioni che ci hanno incoraggiato a non mollare. Questi segnali di cambiamento, insieme al lavoro delle associazioni, l’istituzione per la prima volta di una commissione consiliare al Comune di Milano, sono il segno che qualcosa si sta muovendo, che la mafia non è percepita come una malattia riguardante solo il Sud e che il contrasto deve vederci protagonisti in prima persona, come giornalisti e come semplici cittadini”.
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SABATO 27 SETTEMBRE SECONDO EVENTO DELLA RASSEGNA «A SPASSO CON LE IDEE» CON IL NOTO CONDUTTORE
Chi ha detto che la provincia è statica, una morta gora dove non avviene nulla? Probabilmente, in momenti diversi, qualcosa di simile l’abbiamo detto o pensato un po’ tutti. Eppure, a Lamezia Terme è
Lamezia Terme, con Michele Mirabella, conduttore di «Elisir», programma tra i più amati della televisione italiana. Ma lungo quale crinale si muoveranno il padrone di casa Raffaele
nato un altro piccolo miracolo culturale. E ad accenderlo è una raffinata rassegna, «A spasso con le idee», che in tre incontri con eminenti personalità del giornalismo, offre uno spaccato sul mondo della televisione e sui programmi più innovativi. Il cartellone, promosso dalla Presidenza del Consiglio Regionale, prosegue sabato 27 settembre alle ore 18.00, nel raffinato scenario del Teatro Grandinetti di
Gaetano e il suo celebre ospite? È lo stesso ideatore direttore artistico della rassegna a svelarcelo in anteprima: «”Elisir”, la storica trasmissione di salute e benessere condotta da Michele Mirabella ha da poco compiuto diciotto anni, un bel traguardo per un programma che nel lontano 1996 doveva essere un semplice esperimento e che invece si è trasformato in un baluardo della televisione italiana. Tra salute, benessere, rigore scientifico e
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garbata ironia questo fortunato magazine televisivo ha infatti conquistato un posto al sole nel cuore degli telespettatori, diventando un appuntamento ineludibile per chiunque voglia risposte chiare nel campo della medicina. Partendo da “Elisir”, in questo secondo evento della rassegna “A spasso con le Idee” consacrato al talento lampeggiante di Michele Mirabella, spazieremo sulla sua idea di teatro, letteratura, arte e soprattutto amore (c’è anche un “Elisir d’amore…”), inseguendo con lui la ricetta del vivere felici». Ora qualche cenno biografico sul protagonista dell’evento. Michele Mirabella è uno di quei rari personaggi televisivi con i quali il pubblico riesce a ritrovare
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anche regista di prosa e di lirica, talentuoso autore e attore di teatro, radio, cinema e televisione (fra i suoi programmi ricordiamo: “Cominciamo bene”, “Amor Roma”, “Apprescindere”, “L’Italia s’è desta”, “Aperto per ferie”, “VedRai”, “Ventieventi”). Docente universitario, giornalista e saggista, ha pubblicato libri di successo come: Fare teatro, La lunga vita di Elisir, La più bella del villaggio,
Lo spettatore vitruviano e alcuni racconti. Ricordiamo che «A spasso con le idee» si propone di comporre una piccola enciclopedia attraverso tre raffinatissimi incontri. Si tratta di una vera e propria mappa concettuale. Un personaggio, moderato da Raffaele Gaetano, discute del programma televisivo che lo ha reso famoso, dando vita ad un confronto senza esclusione di colpi.
sempre una totale familiarità. Questa sensazione è ancora più netta se pensiamo a “Elisir”, innovativo programma di salute e benessere che ha accompagnato numerose nostre serate davanti al piccolo schermo. Ma Mirabella è
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I dati relativi ai movimenti di espansione dei fondali marini del Tirreno, indicano velocità più elevate. E, ai processi di oceanizzazione del Tirreno, alla formazione di vulcani come il gigante Marsili ed alla formazione di fratture con spinte rotazionali dell’Arco Calabro sono da associare anche i terremoti tsunamigenici. L’elevato rischio potenziale di tsunami sulle coste calabresi emerge, d’altra parte, dall’alto tasso di terremoti disastrosi e maremoti contenuti nei cataloghi italiani. Dagli stessi cataloghi emerge che gran parte dei sismi degli ultimi quattro secoli sono stati tsunamigeneci. Va comunque considerato che in Italia la rete sismica nazionale registra più di 10.000 terremoti ogni anno, mediamente trenta al giorno, che non è possibile prevedere.
<<È buona norma pensare al terremoto quando non c’è>>, è il spiegato nel libretto pubblicato nel secolo scorso dalla regione Calabria dal “Per convivere con il terremoto”. La “norma” non è stata e continua a non essere rispettata nei comuni della regione a più elevato rischio sismico d’Italia. E così restano da mettere in sicurezza molti edifici pubblici ed in particolare molte delle scuole dei 409 comuni della Calabria
Lo stesso territorio nazionale, secondo la più recente normativa antisismica, è suddiviso in 4 categorie: Zona 1: la più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti; comprende in tutta l’Italia 708 comuni dei quali, circa un terzo, 261 sono in Calabria.
Zona 2: dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti e comprende complessivamente 2.345 comuni dei quali 148 della Calabria. Zona 4: la meno pericolosa con 3.488 comuni dove le possibilità di danni sismici sono basse.
Sui caratteri della sismicità non può essere ignorato il terremoto del 1905 trascurato o meglio oscurato dagli effetti disastrosi del successivo terremoto del 1908. È da considerare che tra gli eventi della storia sismologica il terremoto per il quale sia stato calcolato il più alto valore strumentale della magnitudo in Italia è proprio quello del settembre del 1905 con un’area vastissima di danneggiamento e tipica dei grandi terremoti profondi che si registrano nel Tirreno meridionale.
D’altra parte la rilevanza dei processi geodinamici nella regione emerge dall’entità dei molteplici movimenti rilevati. Movimenti sia di sollevamento, dell’ordine di un metro ogni mille anni, sia di spostamenti orizzontali di un metro ogni cento anni, nello zona dello Stretto di Messina. Si stima che l’Aspromonte negli ultimi 700 mila anni si è sollevato di circa 1.500 metri; la Catena Costiera di oltre 600 metri; la Catena del Pollino di oltre 500 metri e la Sila di circa 500 metri. Questi dati si riferiscono ad un intervallo di tempo, geologicamente, molto breve e successivo ad altri periodi ed ere caratterizzate da movimenti ancora più rilevanti.
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Zona 3: soggetta a scuotimenti modesti e comprende 1.560 comuni.
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In pratica, i comuni della Calabria ricadono tutti nella prima e seconda zona: le due più pericolose. E nei 261 comuni a più elevata pericolosità sono compresi 4 capoluoghi di provincia. La nuova classificazione ha comportato il passaggio di ben 114 comuni, tra cui Cosenza e Lamezia Terme, dalla seconda alla prima categoria. Non va sottovalutato che negli stessi 114 comuni, anche dove è stata rispettata la precedente normativa
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sismica vigente, si è progettato con margini di sicurezza inferiori a quelli attualmente ritenuti necessari.
Così come non va sottovalutato che la nuova normativa prevede l’obbligo di procedere alla verifica degli edifici “strategici”, per poi intervenire: in pratica scuole, ospedali, caserme, ponti e importanti vie di collegamento, che devono rispondere alla categoria di appartenenza. La verifica spetta ai proprietari degli edifici; e dunque, in caso di strutture pubbliche come le scuole, agli enti locali. Nei 409 comuni della Calabria, negli anni scorsi, il numero degli edifici considerati a rischio è di circa 1800 dei quali oltre mille ricadenti in comuni classificati nella zona di massima pericolosità Oltre ai problemi di inadeguatezza strutturale degli edifici è da considerare che gran parte del territorio calabrese ricade in zone collinari e montane caratterizzate da estesi fenomeni di degrado idrogeologico connessi anche ai terremoti dei secoli scorsi. Il nuovo Governo nazionale non può trascurare o sottovalutare che l’attuale condizione di dissesto idrogeologico predispone, in concomitanza di inevitabili eventi naturali, a disastri di proporzioni enormi. Non può ignorare i rischi segnalati dai responsabili della Protezione civile e la recentissima richiesta della regione del 10 gennaio 2012 di provvedimenti adeguati. Sarebbe da irresponsabili non agire tempestivamente per prevenire.
Sull’entità delle masse di terreno soggette a scivolare, oltre alla frana di Maierato dello scorso anno, sono significative le raffigurazioni dei dissesti innescati dalla sequenza dei terremoti del 1783, e riportate nei rapporti degli scienziati di ogni parte d’Europa. Dissesti e scivolamenti di masse così rilevanti da far insorgere, tra l’altro, numerose dispute legali tra i proprietari di terreni coltivati a piante arboree poste in alto e i proprietari di altri terreni più a valle dove erano scivolate le stesse piante. Lunghe dispute legali, trascinate e documentate fino ai primi decenni del 1800, e tese a stabilire se le piante traslate in basso restavano all’originario proprietario dell’area che stava in alto prima della frana, oppure erano da attribuire al proprietario della sottostante superficie dove erano scivolate le stesse piante. D’altra parte non può essere trascurato che tra gli otto terremoti e maremoti più disastrosi e di massima intensità elencati nei più aggiornati Cataloghi italiani, quattro, in pratica il 50%, sono localizzati nel territorio calabrese.
di protezione civile, benché organizzatissima, impiegherà sempre diverse ore prima di poter essere completamente operativa nella zona del disastro. In questo periodo è necessario che l’aiuto ed il soccorso alla popolazione arrivi dal sistema locale. Per tale motivo è necessario che la pianificazione comunale di emergenza sia, oltre che adottata in ogni comune, anche divulgata e resa nota ai cittadini. Ognuno di noi può e deve sapere cosa fare e dove recarsi nella malaugurata ipotesi che la propria abitazione venga irreparabilmente danneggiata da un evento sismico. Continuare a sottovalutare queste necessità, fare come gli struzzi senza contrastare atteggiamenti di rassegnata passività e,o aspettare i provvedimenti di altri (Ente e,o organismo di competenza superiore), è, a dir poco, da irresponsabili. Così come non è responsabile l’atteggiamento di chi trascura che le situazioni di emergenza possono verificarsi in qualunque posto ed in qualsiasi momento. La storia dell’attività sismica della regione e le scosse degli ultimi tempi rappresentano ulteriori solleciti a muoversi e presto, a Roma e in tutti i comuni della regione, per realizzare sia interventi di consolidamento sia attività continue di informazione ed esercitazione in ogni contesto, dalle scuole ai luoghi di lavoro, dai singoli quartieri agli interi comuni, e, quindi, attrezzare i singoli cittadini e le comunità ad affrontare in sicurezza l’emergenza terremoto. Non è fuori luogo ricordare assetti geostrutturali e processi geodinamici che caratterizzano la regione, oltre determinare sismicità, rendono il territorio ricco di diffuse e preziose risorse naturali. Alla specificità geologica, ed particolare ai fenomeni di sollevamento tettonico cui è sottopostala regione, sono infatti associati importanti «ambienti geodinamici» che presiedono alla formazione degli accumuli di minerali utili e, quindi, alla grande varietà di minerali e rocce esistenti nella regione. Va sempre considerato che la Calabria, oltre ad essere la regione a più alta sismicità, è anche una delle zone d’Italia più ricche di depositi minerari metallici e litoidi e di acque termali. E, sulla disponibilità ed utilizzazione di giacimenti minerari, come per gli eventi sismici, non mancano i dati che ne documentano l’attività nel passato remoto e recente della storia del territorio calabrese.
È vero che non è possibile prevedere quando e come si manifesterà il prossimo terremoto; ma è altrettanto vero che esistono le condizioni per arrivare preparati ed affrontarlo come si fa in altri Paesi, ad esempio, gli Stati Uniti ed il Giappone con attività sismica superiore a quella della Calabria. E, per arrivare preparati, bisogna darsi una mossa: oltre agli interventi di risanamento e di bonifica sismica del patrimonio edilizio esistente ed in particolare delle costruzioni di maggior rilievo e più esposte al rischio di crollo, è necessario porre, ad ogni livello di responsabilità, adeguata attenzione ai vari aspetti della moderna attività di Protezione Civile. In particolare, è necessario intensificare e potenziare una capillare azione di sensibilizzazione e di crescita della coscienza sismica di massa indispensabile per attuare una razionale, estesa ed efficace rete Protezione Civile. Nel caso di un evento sismico di grandi dimensioni, qualunque struttura
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A volte mi chiedo se ci si rende conto veramente dei problemi della disoccupazione e come la politica vuole combatterla. Le domande da farsi a mio parere sono semplici: Se le imprese non investono per creare o sviluppare impresa, dove dovrebbero occuparsi le persone? Come fanno le imprese ad investire se non hanno un polmone finanziario per resistere alla crisi che ancora, purtroppo, attanaglia la Calabria enonsolo? Chi può dare il polmone finanziario alle aziende se non le banche che mi pare siano nate proprio per dare credito? Se non si capisce o non si vuol capire ciò, allora, e lo dico per esperienza, la disoccupazione aumenterà giorno dopo giorno ed il Pil non aumentare mai. Oggi le banche fanno a gara per rendere noti i loro utili di bilancio miliardari in euro. Ma ci si rende conto che questi utili si sono realizzati a “danno” delle famiglie e delle imprese? Volete sapere perché a danno? Ebbene faccio solo due esempi: quando si deposita un assegno, perché bisogna aspettare almeno cinque giorni per ricevere la disponibilità, mentre a colui che lo ha emesso gli viene tolta lo stesso giorno? E ciò vale anche per gli assegni circolari!.. Come si può pretendere (alias obbligare!) a pagare solo con le carte di credito se poi a decidere a chi rilasciarle sono le banche, regalandogli inoltre
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anche le provvigioni a danno del cittadino? Molto spesso si fanno le leggi non pensando alla vita reale. Per esempio vietare la "girata" degli assegni, al fine di rendere tutto tracciabile, ha creato problemi proprio agli imprendi-
tori onesti che con la possibilità di girare l’assegno costruivano una mini economia che oggi non esiste più. Per non parlare della ipocrisia dell’uso degli assegni postdatati che sono vietati, ma che è il sistema più usato nell’economia giornaliera dei piccoli imprenditori. Infatti le banche li esigono e li tengono nelle loro casseforti per accetta-
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re di anticipare fatture ai clienti. Insomma queste cose i nostri politici di Roma le capiscono o visto che sono comodamente seduti su poltrone ben remunerate non si pongono neanche il problema? Oggi il sistema creditizio è in mano alle lobby nazionali e multinazionali ed all’usura. E’ facilissimo passare dal sistema legale al sistema illegale. Quando una impresa o ancora di più una famiglia si sente strozzata dalle Banche o chiude o si rivolge all’usura decretando, dopo una prima apparente soluzione, la fine stessa della propria serenità e vita. Come possiamo garantire un'abitazione ai giovani se é proibitivo avere un mutuo per l'acquisto della casa? Che serve spendere soldi per costruire nuove case popolari/sociali se esistono migliaia di case invendute? Si facciano bandi per l’acquisto di quelle esistenti. Risolveremmo subito la questione e metteremmo in moto l’economia. Insomma ci vuole tanto per capire che serve assolutamente intervenire sul credito? Obbligare le banche a dare credito, questa è la vera svolta per far crescere l’occupazione ed il PIL. E a chi dice come si fa ad obbligarle rispondo che sarebbe opportuno dividere le banche in quelle che concedono il credito e in quelle di puro investimento e solo a quelle di credito si potrà concedere da parte della banca centrale il denaro all’ 0
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0,o..% di tasso di interesse; alle altre, se lo vogliono, lo paghino come tutti gli altri comuni mortali. Certamente è molto più comodo e tranquillo per gli istituti di credito investire sui titoli di stato anziché dare ossigeno alle imprese e alle famiglie! Oggi il credito non lo si concede neppure a chi è disposto a mettere garanzie reali su beni immobili. Vi pare possibile? Se anche gli immobili non hanno più valore per gli istituti di credito, allora perché un imprenditore dovrebbe costruirli? Caro Renzi se vuoi circondarti di esperti devi anche circondarti di esperti delle problematiche comuni di tutti i giorni. Ieri leggevo che in Calabria la bilancia tra imprese cessate ed imprese che nascono pende a favore delle imprese nuove. In poche parole ci sono più imprese che nascono che imprese che muoino. Dovremmo rallegrarci, ma non è così. E’ tutto un doloroso bluff! Le imprese sono costrette di fatto dalle banche, per il famoso “rating”, a mettere da parte "la vecchia impresa" che
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rimarrà in vita senza esercitare, e crearne una "nuova" che prenderà il posto della vecchia. Risultato un’apparente crescita delle nuove imprese. Ma non è così purtoppo! Basta il ritardo di un giorno nel pagamento degli assegni che salta subito il rating, non dando più alle imprese la possibilità di richiedere credito. E ci si rende conto che quando i manager super pagati delle banche dichiarano che la concessione del credito è aumentato rispetto agli anni passati, i politici tacciono perché non riescono a capire che questo è vero in termini assoluti ma non nel particolare in quanto le stesse concedono sempre più crediti miliardari ai grossi gruppi nazionali, lasciando all'asciutto tutte le piccole e medie imprese. Potrei citare tanti casi di vessazione bancaria quotidiana, ma ci vorrebbe un libro di 1000 pagine per evidenziarle tutte. Oggi se si vuole rilanciare l’economia si deve intervenire assolutamente sul credito. Tutte le altre manovre servono per i grossi gruppi, non per chi vuole aprire
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un'attività commerciale , una start up, una officina artigianale. Allora chi si presenterà alle regionali deve capire che questo è il problema da affrontare e da richiedere con forza. Per l’accesso al credito le leggi regionali non servono se poi si demanda per le istruttorie sempre agli istituti bancari che hanno comunque come parametro le “varie Basilee”? Oggi il denaro è al 90% in mano ai gruppi criminali che non hanno problemi di richiedere assistenza alla banche. I piccoli sono sempre più soggetti all'usura. Come mai nella città di Lamezia esistono tanti sportelli bancari e le imprese e le famiglie soffrono? Se non si interviene subito sarà troppo tardi e l' impresa sana non esisterà più. Insomma la politica ha bisogno di scendere un po’ tra le persone comuni per capirne i problemi piccoli, ma reali, a meno che non li abbia già capiti, ma preferisce agevolare come sempre le banche ed i potenti. francesco grandinetti
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Da questo mese vorrei iniziare a collaborare con la rivista mensile: Lamezia e non solo, riprendendo quella che era una consuetudine, interrottasi per il tragico evento che ha colpito me e la mia famiglia. Voglio iniziare, allora, con un’opera un po’ insolita, un poema in versi liberi dal titolo “Parole al vento”. Ovviamente sarà pubblicato a puntate, come nelle riviste di un tempo, anche perché non mi sarebbe consentito di occupare tutte le pagine della rivista, visto che il poema è alquanto lungo. Spero che sia di gradimento di chi avrà l’amabilità di leggermi. Grazie. Tullio Calfa Stavolta vorrei scrivere parole a casaccio e senza rima, senza alcun senso o collegamento, buttate all’aria come foglie al vento, che cadono dai rami tutte rattrappite, sbriciolandosi, lentamente, poco alla volta, fino a perdere ogni identità, divenendo un tutt’uno con il resto. Casa, patate, pane, pesci, sole, mare, terra, montagne, cielo stella luna, ballare, cantare, vento, amore, piacere, donna, uomo, rancore, vendetta, odio,vita, morte. Sono quelle che, per prime, mi sono venute in mente; parola mia, mi sono venute a caso e neanche io so per quale motivo. Tante e tante altre, però, me ne verranno in mente, aggiungendosi a quelle già scritte, provocando un’enorme confusione tra la realtà e l’immaginazione tra la follia e la serietà, rendendo più vive le mie idee e i miei concetti, senza la pretesa di dire cose esatte e giuste, e di pontificare, in mezzo a tutta questa gente che è pronta a criticare, che non concede un po’ di comprensione, pure di fronte alle parole più semplici e sincere. Queste parole, così, dette da sole, significano poco o niente, ma combinate insieme con verbi, avverbi, e tutti i punti e le virgole del caso, compongono il romanzo della nostra vita. Bella o brutta che sia lunga o breve che sia ognuno una storia ce l’ha da raccontare. Ognuno ha un suo romanzo da comporre,
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mettendo, uno accanto all’altro, i tasselli della propria esistenza, per fare la sua piccola opera d’arte. Se piace o non piace agli altri, ha poca importanza, è sufficiente che una sola persona apprezzi il tuo lavoro. Può darsi che ciò che ho scritto e quello che verrà, sia il frutto della mia grande follia che farà storcere il naso a chi conosce a menadito, Dante, Petrarca, Ariosto, Leopardi, Pavese , Montale e Ungaretti e chi più ne ha più ne metta. Ma in fondo, non dirò niente di male, niente che possa turbare la pace e la quiete dei benpensanti, di quelli per i quali tutto è a posto o di quelli che detengono il comando, per i quali niente deve essere cambiato o di quelli che hanno l’esclusiva del sapere, che analizzato, nei minimi dettagli, tutto ciò che è scritto, vedendo cose che gli altri non riescono neanche ad immaginare, per i quali vale la loro interpretazione che nessuno può permettersi di contrastare. Le mie parole, però, non meritano alcuna attenzione, o interpretazione, sono parole semplici, senza pretesa o grandi intendimenti. Posso sbizzarrirmi, allora, come voglio, sempre nei limiti di quella minima decenza che pure ognuno dovrebbe sempre avere, anche se dice cose senza senso, sapendo che è più facile attrarre l’attenzione con il turpiloquio e con le maleparole. Vado tranquillo, quindi, senza alcun timore, tanto le mie sono parole al vento che escono, così, all’improvviso,
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quasi per istinto, senza un apparente nesso o appiglio preciso con quello che ho detto e quello che dirò. Forse le cose spontanee sono le migliori, perché non sono il frutto di pensieri
costruiti ed elaborati. Anche “M’illumino d’immenso” sarà venuta, come un lampo, forse, quasi, per caso, a chi l’ha scritta, mentre vagava tra i suoi pensieri, in cerca della giusta ispirazione. Ecco, proprio una folgorazione, quella che, senza volerlo, da luce alla nostra mente e a quella dei lettori, che fa diventare grande qualsiasi tipo di lavoro. Se non scoppia quell’improvvisa folgore, tutto rimane in ambiti ristretti, se non proprio nell’anonimato. Una volta superato questo primo scoglio, qualsiasi sciocchezza, detta o scritta, diventa una sublime cosa. “Se fossi foco arderei lo monno”; è troppo surreale, io non lo farei, io, più concretamente e, forse, banalmente, riscalderei chi patisce il freddo. Ma ciò non vuol dire che non apprezzi chi l’ha detto o che non lo giudichi un grande artista. La sua stravaganza, anzi, mi è di grande stimolo e di sostegno per la mia voglia di fantasticare di volare con i miei pensieri, in lungo ed in largo, di suscitare qualche sensazione o un minimo di interesse che mi faccia essere contento di avere stimolato, la mente della gente, anche per un solo istante.
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