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È LA SINTESI DEL CAMMINO DI VITA CHE HA LEGATO ANGELA STAUDE E TIZIANO TERZANI; INSIEME, SEPARATI, COMPLEMENTARI E MAI DIVISI di Fulvio Chimento foto Archivio Terzani
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© Grazia Ippoliti
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INCONTRI Terzani ha toccato qualcosa nell’animo dei propri lettori, anche in quelli che non hanno mai intrapreso nessun viaggio o cambiato radicalmente la propria esistenza. Tiziano non mi appar tiene, sono contenta se riesce a ispirare altri a parlare in modo nuovo del suo pensiero. Quando mi invitano a raccontare di lui cerco di partire dalla sua storia personale: Terzani nasce nel 1938 a Firenze da una famiglia umile, suo padre lavorava in una piccola officina meccanica, sua madre da ragazza aveva fatto la modista. Mi pare incoraggiante far sapere che non era un privilegiato. Lui credeva nel detto cinese: “Anche un viaggio di 10.000 miglia comincia con un primo passo”. Quel primo passo può essere fatto in qualsiasi maniera o qualsiasi direzione. Tiziano diceva di sé che era nato viaggiatore, quindi per pensare aveva bisogno di viaggiare. Ma, diceva anche, un altro può benissimo pensare sedendosi in riva all’Arno. Basta fissarsi una meta, reale o ideale che sia, e par tire in direzione di quella. Lui, quando si sentiva chiuso in un vicolo cieco, se ne inventava una nuova, e ritrovava la liber tà. Uno di questi momenti topici si è verificato dopo la prigionia e l’espulsione dalla Cina, avvenuta nel 1984, con l’accusa di praticare attività controrivoluzionaria. Cosa successe? Siamo andati a vivere in Cina nel 1980 perché Tiziano voleva vedere con i propri occhi la realizzazione del socialismo in cui aveva creduto. Ma quando si è reso conto del fallimento del sistema politico di Mao, si è ricreduto sul bel sogno di una società socialista e - diversamente da tanti altri - ha pubblicamente confessato la propria delusione, scrivendone. Memorabile in tal senso il suo articolo del 1985, su Repubblica, “C’eravamo sbagliati”, pubblicato nel suo libro “In Asia e prima”. Lontano dall’Italia, inviato all’estero per il giornale tedesc o Der Spiegel, Ter z ani ha forse avuto una posizione privilegiata per guardare al nostro Paese? Tiziano si sentiva profondamente fiorentino, italiano, europeo, in quest’ordine, e ha sempre guardato all’Italia come al solo paese che dav vero gli stava a cuore. Ha scritto ogni
© Angela Staude Terzani
Angela Terzani
Tiziano Terzani e Angela Staude in un tempio ad Angkor in Cambogia, 1993, prima che divenisse turistica. Autoscatto di T. Terzani (Archivio Terzani)
suo articolo o libro pensando a un pubblico che immaginava italiano. Parlando dell’Asia sperava di aprire nuovi orizzonti a tutti quelli ai quali era impossibile conoscerla direttamente. Terzani è stato un intellettuale esemplare, c he ha “ut iliz z ato” la par ola in mo do r e sponsabile, incarnando pienamente ciò in cui credeva Tiziano, più che un viaggiatore, è stato un cercatore, uno che diceva di “viaggiare per il mondo in cerca della verità”. Il suo pensiero era rivolto all’uomo, alla qualità della sua vita, al suo futuro in un mondo che gli si presentava sempre più invivibile, perché sempre più tecnologizzato, sempre più disumano. Se verso la fine ha deciso di vivere da “eremita” sull’Himalaya, non era per fare il guru, ma perché aveva bisogno di solitudine, di silenzio e distacco per arrivare alle conclusioni di cui scrive nel suo ultimo libro, “Un altro giro di giostra”. Preferiva raccontare le sue riflessioni sotto forma di una storia personale di cui non svelava mai il percorso interiore, ed è la ragione per la quale questo suo percorso resta difficile da decifrare. Ho l’idea di un uomo laico ma con una forte carica spirituale. È così? Tiziano da giovane è stato segnato dal marxismo e dal materialismo storico per i quali la religione è anatema. Parlare di Dio, o semplicemente di un “mistero”, significava aver smarrito la retta via...
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Anche nella relazione con l’Ignoto, Terzani ha voluto dare un esempio? Sì, ha cercato sempre, anche davanti alla morte, di non perdere il controllo di quel che gli succedeva, di non atteggiarsi a vittima. A 65 anni era ancora giovane eppure sosteneva che più che la vita lo interessava ormai la morte. “Sono un esploratore e vado a esplorare”.
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Tiziano Terzani davanti alla sua baita a Binsar (Almora, India), ai tempi in cui scriveva “Un altro giro di giostra”, mentre “lava” sulla neve i moderni tappeti tibetani, comprati da un mercante in zona, ballandoci sopra. Nello sfondo il Nanda Devi, una delle più alte vette dell’Himalaya, 2003.
Dal punto di vista professionale, chi sono state le donne più impor tanti nella vita di suo marito? Tiziano aveva molto rispetto delle sue colleghe giornaliste e fotografe, se erano intelligenti e sapevano fare il loro mestiere, e ha sempre cercato di proteg gerle e di aiutarle, se le vedeva alle prime armi. Per il resto, non ha mai avuto amicizie profonde con altre donne. L’ovvia mescolanza fra seduzione e concentrazione sul lavoro lo confondeva. Quando si trattava di ragionare preferiva la compagnia maschile. E dal punto di vista affettivo…? Ha amato le donne, gli piacevano moltissimo! Avrebbe potuto sposare tut te le mie migliori amiche, diceva, ma poi... quante complicazioni! E lasciava perdere. Il vostro rappor to è stato incentrato sulla c ondivisione e il non at t ac c amento. Non sono atteggiamenti divergenti? Avevamo gli stessi valori, non gli stessi inte ressi, e abbiamo lasciato che, nella misura del possibile, ognuno si dedicasse ai propri. Quando ci incontravamo avevamo sempre tanto da raccontarci. “Grandi assenze, grandi presenze”:
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© Angela Staude Terzani
Barba folta, capelli lunghi, vestiti bianchi. Perché? Tiziano, arrivando a Singapore nel 1971, ha subito cominciato a vestirsi di cotone bianco, una tenuta ideale per i tropici. Gli è sempre piaciuto del resto vestirsi come la gente del posto – di bianco nell’Asia calda, come la chiamava lui, di blu in Cina, di nero negli inverni freddi del Giappone – perché erano gli abiti più adatti al clima e alla moda locale. Aveva dei bei baffi neri, “Monsieur Moustache” lo chiamavano in Vietnam. La barba e i lunghi capelli bianchi sono degli ultimi anni, quelli della malattia, quando iniziò anche a vestirsi con i tradizionali panni bianchi degli indiani. A partire dal libro “Let tere contro la guerra”, pubblicato nel 2002, fu fotografato sempre più frequentemente, per cui questa immagine di lui si è diffusa ed è rimasta negli occhi della gente. Vedendo la fine avvicinarsi, a lui stesso piacque chiudere il cerchio della sua vita alla maniera asiatica, con la barba lunga e i capelli bianchi, come a dimostrare che la vecchiaia, e quindi la morte, lui l’aveva accettata naturalmente.
© Angela Staude Terzani
Poi cosa è successo? Fin da piccolo lui av vertiva nella natura, nell’universo intero, una magia, un mistero, qualcosa che né il marxismo né la scienza potevano spiegare. Per t anti anni quest a fascinazione se l’è tenuta per sé, come un rifugio privato. Arrivando in Asia ha cominciato a comprarsi dei buddha in meditazione, perché erano belli da guardare, senza mai chiedersi inizialmente su che cosa e perché meditassero. Ma con il fallimento dei sistemi politici in cui aveva creduto, e soprattutto con il preoccupante dilagare del materialismo, ha cominciato a guardare “un po’ più in su ”, influenzato in questo dai popoli asiatici che il rapporto con il divino lo avevano conservato. Una dimensione spirituale di cui la psicoanalisi (centrata sugli istinti), il capitalismo e il mar xismo (centrati sulla materia) – in voga dalle nostre parti – non tenevano conto.
INCONTRI era questo il segreto al quale secondo Tiziano dovevamo la tenuta del nostro matrimonio. Certo, ho da sempre riconosciuto che era lui quello che aveva le mete più interessanti e sapeva fare le scelte più ardite, e gli sono andata dietro. Ma mai da vittima, o il nostro rapporto non sarebbe durato più di due settimane – chi ha voglia di avere una vittima per compagna? Il segreto per vivere felici in coppia è legato quindi alla qualità dello stare insieme e non al tempo vissuto insieme? Certamente, una persona non può vivere esclusivamente per l’altra. C’è una bellissima frase di Antoine de Saint-Exupér y che avevo trovato nel suo libro “Volo di notte”: “Amarsi non significa guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”. Ci è piaciuta e l’abbiamo presa per guida. Suppongo che questo concetto porti anche ad accettare i lati d’ombra dell’altro. L’entusiasmo di Ter zani ogni tanto subiva dei contraccolpi? Tiziano ha sempre puntato in alto, ma a questo fortissimo anelito corrispondeva un’angoscia a volte altrettanto forte, quella di fallire. Il suo mood era come un’altalena, su e giù. Mi sembra però che una persona, una volta scelta per par tner, vada accettata nella sua interezza. Non si può piluccarne solo i lati piacevoli e affascinanti per poi sgomentarsi o addirittura ribellarsi dinanzi a quelli difficili e bui. Nella sua famiglia c’erano state molte morti causate dalla tubercolosi e anche lui temeva per la propria salute, così come temeva di non riuscire a riscattarsi dalle sue origini povere e precarie. Le sue angosce avevano buone ragioni.
© Angela Staude Terzani
Angela Terzani
Tiziano Terzani fa Il Saluto al Sole sul crinale della sua bait a a Bins ar ( Almora, India). La catena dell’Himalaya che attraversa tutto l’orizzonte qui è coperta di nuvole. Foto di A. Staude (Archivio Terzani)
Nella sua vita Tiziano Terzani è riuscito davvero a realizzare ciò che desiderava? Aveva desiderato viaggiare ed esplorare il mondo per trarne “vir tute e conoscenza”, alla maniera dell’Ulisse di Dante. È riuscito a fare esattamente questo. Il suo irradiare speranza e sicurezza era il frut to di un lungo processo interiore: la sua vita può essere letta alla luce di questo continuo lavoro su se stesso. Hai mai praticato Yoga? Avevo trovato delle buone maestre di yoga quando vivevamo a Hong Kong e poi, tra il 1985 e il 1990, in Giappone. Ho poi continuato a praticare questa disciplina da sola in Thailandia, in India e, fino a poco fa, anche in Italia. Ma non è come praticarla con un maestro e, forse perché sono per natura serena, adesso faccio lunghe passeggiate giornaliere per esercitare il corpo... che mi ser vono ugualmente a tranquillizzare la mente.
Tiziano Terzani nella sua baita di Binsar sull’Himalaya, a 2400 metri, mentre scrive “Un altro giro di giostra”. Si vedono il suo computer, la sua teiera e la tazzina sopra una sorta di vassoio di latta, e il bollitore dell’acqua sulla bombola del gas. Foto di A. Terzani Staude (Archivio Terzani)
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