2014 07 27 Terzani Tiziano Viaggiatore

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LA DOMENICA

la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014

La storia. 2004-2014 Un giovanotto sorridente e ancora senza quei folti baffi che sarebbero diventati il suo marchio: “dottore in Legge” o “collaboratore sportivo”. A dieci anni dalla scomparsa, spuntano dai cassetti di casa documenti, pass e tessere: cioè le chiavi con cui apriva mondi ignoti. Per narrarli LA FOTOGRAFIA IL GIORNALISTA E SCRITTORE TIZIANO TERZANI SULLA MURAGLIA CINESE NEL 1980 UN’IMMAGINE CONCESSA DA LONGANESI CHE HA PUBBLICATO DA POCO “UN’IDEA DI DESTINO” , RACCOLTA DEI SUOI DIARI INEDITI DAL 1984 AL 2004 (496 PAGINE, 19,90 EURO)

G UIDO ANDRUET T O

Terzani O Tiziano Viaggiatore l’inizio degli anni ‘70 ai primi anni ‘80, li conservò tutti in posti disordinati insieme alle cose che gli erano più care, come i libri e i suoi diari, per poi affidarli alla moglie Angela. E oggi, dieci anni dopo la sua scomparsa avvenuta il 28 luglio del 2004, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia li ha presi in custodia acquisendo l’intero archivio dell’autore de La porta proibita, che oltre alla biblioteca di casa con più di seimila volumi comprende tutti i blocchetti con gli appunti di viaggio, le carte geografiche, le vecchie macchine da scrivere Olivetti e quelle fotografiche, e perfino tutti i telex originali inviati alle sedi dei giornali con cui collaborava. E i passaporti, ovviamente, che ci raccontano il Tiziano Terzani viaggiatore infaticabile e appassionato. Su uno dei più vecchi, in cui compare la sua foto sbarbato a ventisei anni, è riportata la data del rilascio, 7 marzo del 1964, e la professione poi “tradita” di «dottore in Legge». Con i suoi inconfondibili baffi, che cominciò a farsi crescere dopo l’arrivo con la famiglia in Asia, appare invece in foto su quasi tutti gli altri passaporti, come quello rilasciato dall’Ambasciata d’Italia ad Hanoi il 9 aprile del 1976. Sono tutte immagini in movimento, come la sua vita. Sempre tesa a scavalcare i confini di quei paesi del sud-est asiatico che lui visitava con spirito libero e curioso. A volte per riuscirci gli occorrevano i visti. E per ottenerli contavano molto le relazioni personali, che Terzani sapeva coltivare tenendo sempre fede alle convinzioni politiche. In Cina gli fu sottratto il passaporto e venne espulso perché non seguiva la linea del partito, e prima in Vietnam e in Cambogia il visto di ingresso (da Bangkok) gli fu ripetutamente negato perché criticava i regimi filoamericani nei due paesi. «L’ultima volta glielo negarono appena prima della liberazione nel 1975 — ricorda la moglie Angela Staude — per cui fece ritorno a Saigon con l’ultimo volo prima dell’arrivo dei comunisti, quando l’aeroporto era ormai stato disertato dal personale di controllo». È la storia con cui comincia Giai Phong!. «Gli fu anche negato il visto di rientro a Phnom Penh, per cui non era presente quando arrivarono i khmer rossi, invece varcò clandestinamente il confine cambogiano a Poipet, dove i khmer rossi erano già giunti, pensando di trovarsi fra amici, quando per poco non lo fucilarono». © RIPRODUZIONE RISERVATA

© ARCHIVIO TERZANI/FONDAZIONE CINI

LTREPASSARE una frontiera per Tiziano Terzani era come aprire ogni volta una porta. Su un mondo di tradizioni, usanze, lingue e paesaggi che lui voleva sempre esplorare in profondità. Le chiavi che aveva a disposizione erano banalmente i suoi documenti di viaggio, i passaporti, i visti d’ingresso e in qualche occasione i permessi speciali che gli consentivano di transitare nelle zone interdette ai comuni viaggiatori. Nel corso degli innumerevoli spostamenti da un capo all’altro del mondo, lo scrittore e giornalista inviato in Asia dal-

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E nella valigia metteva il desiderio di guardare oltre A NGE L A TE RZA NI STA UDE ONO un esploratore e vado a esplorare”, Tiziano aveva detto al giornalista inglese che lo intervistava, e sono le parole che abbiamo scritto nell’annuncio della sua morte a Orsigna, il 28 luglio di dieci anni fa. Lui la morte l’aveva sempre tenuta d’occhio lasciando detto, quando ancora si vedeva morire in bocca a un coccodrillo, di voler essere ricordato con una pietra che avesse un piccolo incavo in cui potevano bere gli uccellini, il nome, le due date d’obbligo e la sola parola, “viaggiatore”. Viaggiava, viaggiava, perché viaggiare gli piaceva. Quante volte ha descritto l’emozione di una partenza, quel meraviglioso diventare anonimo e irreperibile! Viaggiare placava la sua innata irrequietudine, la sua sete di conoscenza. Ma essendo di natura affabile e comunicativa, cercava poi di raccontare ai lettori dei giornali per i quali scriveva quel che aveva visto e imparato strada facendo: non ultimo perché così si guadagnava da vivere. Fosse nato ricco, diceva, e qualche secolo fa, avrebbe vissuto viaggiando e scrivendo lettere a casa. Così, nato povero e in tempi moderni, viaggiava scrivendo per lavorare. Ma un giorno, mentre con uno scalcinato piccolo mercantile attraversava il golfo della Thailandia verso la Cambogia — era l’anno 1993, quello in cui non prendeva mai aerei perché anni prima un indovino di Hong Kong gli aveva consigliato di non farlo — il suo amico Léopold, compagno di quel viaggio, gli chiese a bruciapelo: «E tu, cosa riporterai nelle tue valigie quando tornerai nella tua terra?».La domanda lo colpì. Già, che cosa? Articoli, analisi di dove va la Cina e cosa farà il Giappone, descrizioni di guerre e colpi di stato ovviamente non bastavano. Scrisse allora Un indovino mi disse, il libro in cui racconta di quell’anno in cui è vissuto diversamente, “con un altro punto di vista”. Continuò a cercarlo sempre, nei dieci anni che gli restavano, a parlarne negli altri libri che scrisse e in quelli che ci lasciò, e di questo averlo cercato disse alla fine che era stato il suo “unico contributo”. «Vorrei diventare un profeta delle sue idee», mi scrive oggi in una lettera da un paesino delle Marche un suo lettore, «comunicare agli altri il desiderio di “guardare oltre” ». È con il desiderio di “guardare oltre” che Tiziano aveva affrontato la malattia e poi la morte. E forse è proprio questo il contenuto delle sue valigie.

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IL RICORDO I DOCUMENTI QUI RIPRODOTTI FANNO PARTE DELL’ARCHIVIO TERZANI DELLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA. VERRANNO RACCOLTI NEL LIBRO “GUARDARE I FIORI DA UN CAVALLO IN CORSA”, A CURA DI ÀLEN LORETI, CHE USCIRÀ PER RIZZOLI A OTTOBRE. DOMANI AL NUOVO TEATRO DELL’OPERA DI FIRENZE (ORE 21.30) COMUNE, REGIONE TOSCANA E LONGANESI OMAGGERANNO LA MEMORIA DI TERZANI CON UN CONCERTO, LETTURE E VIDEO. PARTECIPERANNO BERNARDO VALLI, ERMANNO OLMI, MONICA GUERRITORE, ALESSANDRO BENVENUTI SIMONE CRISTICCHI E IRENE GRANDI. OGGI UNO SPECIALE SU WWW.REPUBBLICA.IT

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