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from Calcio2000 n.246
by TC&C SRL
di Luca Manes
Foto di Luca Manes
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new white hart Lane
abbiamo visitato il nuovo avveniristico impianto del tottenham, un’esperienza che ci ha proiettati nel futuro…
Per tanti è la prima volta. Si capisce dall’espressione dei loro volti, così piacevolmente colpiti ed entusiasti da ricordare i bimbetti che entrano nel tempio dei giocattoli di Hemley’s, al centro di Londra. Siamo nel profondo nord della capitale londinese e l’effetto sorpresa lo provoca il nuovo stadio del Tottenham. Un’astronave costata un miliardo di euro, che ha impiegato quattro anni per “atterrare” – se calcoliamo solo il periodo dei lavori, altrimenti per i permessi tocca tornare indietro fino al 2012 – ma che ora è giustamente il fiore all’occhiello dei vice-campioni d’Europa. Tra i club londinesi, gli Spurs possono vantare l’impianto più capiente – 62.062 contro i 60mila dell’Emirates e del London Stadium –, secondo solo all’Old Trafford (75mila unità), tra quelli di club in tutto il Paese (Wem-
bley vanta 90mila posti, ma è usato solo per i match di coppa e quelli della nazionale). Noi abbiamo visitato il Tottenham Stadium – “titolo” provvisorio, in attesa di sviluppi sul fronte degli immancabili naming rights – in occasione del match di Champions Cup tra i padroni di casa e l’Inter, in una calda ma non troppo soleggiata domenica di inizio agosto. Visti i prezzi molto abbordabili e l’assenza di canali preferenziali per abbonati e possessori di membership card, la gara, poi vinta ai rigori dai nerazzurri, ha rappresentato una preziosa occasione per tanti supporter che non erano ancora riusciti a visitare la scintillante casa degli Spurs per “saggiare” le nuove gradinate. Inaugurato lo scorso aprile nella gara di Premier vinta 2-0 contro il Crystal Palace, con ben otto mesi di ritardo sulla tabella di marcia originale, l’impianto ha già ospitato match entrati di diritto nella storia del Tottenham, come i quarti e le semifinali di Champions League con il Manchester City e l’Ajax. Per chi ha frequentato il compianto Whi-
IL VECCHIO WHITE HART LANE
Il vecchio White Hart Lane è l’ultimo degli storici impianti londinesi sacrificati sull’altare del progresso. Come il Boleyn Ground del West Ham, dell’impianto su cui mise mano lo storico architetto di stadi Archibald Leitch non rimane più nulla, mentre le due principali di Highbury hanno cambiato destinazione d’uso e quanto meno le sue splendide facciate si possono ancora ammirare. Tra le perle del passato resiste il Craven Cottage, mentre a fine 2019-20 toccherà dire addio al mitico Griffin Park del Brenford – quello famoso per i quattro pub a ogni angolo – che chiuderà i battenti per far posto a una struttura più capiente e al passo con i tempi. Mentre da noi passano anni anche solo per un ok definitivo – vedi il caso della saga del “nuovo stadio della Roma” - a Londra si costruisce senza sosta. Per il defunto White Hart Lane forse proveranno un po’ di nostalgia anche i tifosi dell’Arsenal, visto che in quell’impianto i Gunners vinsero i titoli nel 1971 e nel 2004. È datato 1961, invece, l’ultimo campionato appannaggio degli Spurs. Quella stagione al The Lane i supporter del Tottenham poterono godersi una delle squadre più forti e spettacolari mai comparsa su suolo inglese.
te Hart Lane, ma basta anche aver visto un po’ di partite in televisione per essersi fatti un’idea, la differenza è addirittura eclatante. Gloriosa quanto vetusta, compatta quanto scomoda e non troppo capiente (nell’ultima periodo della sua esistenza poteva accomodare “solo” 36mila supporter), la vecchia arena è lontana anni luce dal colosso di vetro e acciaio realizzato su progetto dello studio di architetti Populous. Compagnia statunitense ma ormai con sedi in tutto il mondo, la Populous ha una lunga storia legata agli impianti sportivi. In Inghilterra ha progettato il nuovo Wembley, l’Emirates e l’Olimpico, ora London Stadium. Da fuori l’eccessiva modernità delle linee può essere quasi destabilizzante, almeno per dei vecchi romantici del calcio inglese come noi, però bisogna ammettere che all’interno il Tottenham Stadium è un vero e proprio gioiello, in cui spicca la Park Lane End, anche detta South Stand. Ovvero un’unica immensa gradinata dove nascono i cori della Yid Army, in primis il bellissimo “When the Spurs go marching in”. Ha una capienza di 17.500 posti, tanti per gli standard moderni, ma molti meno rispetto alla vecchia Kop di Anfield (27mila unità) o alla Holte End del Villa Park (28mila) in era pre-Taylor Report. Chissà, se in futuro il safe standing (settori con i posti in piedi) sarà adottato anche in Premier, la Park End Lane si potrebbe avvicinare a quei numeri così rilevanti. Forse potrebbe raggiungere i 24mila e passa del “muro giallo” del Westfalenstadion del Borussia Dortmund, a cui è dichiaratamente ispirata la End degli Spurs. A dire il vero in occasione dell’incontro di Champions Cup l’atmosfera era fin troppo sonnacchiosa e silente, nulla di nemmeno lontanamente paragonabile alla bolgia dantesca della Gelbe Wand del Borussia. Ma forse c’era d’aspettarsi questa sorta di letargo, vista la posta in gioco, o meglio la sua assenza. Si badi bene, per la gioia del cassiere si è comunque registrato il tutto esaurito, sia nel “muro bianco” che nelle altre tre tribune, divise in altrettanti anelli. Si sprecavano le bandiere coreane in onore del velocissimo Son, idolo anche di alcune inglesissime fanciulle sedute nella fila dietro la nostra, che però hanno fatto fatica a riconoscere la vecchia gloria Graham Roberts, intervistato al centro del campo nel corso dell’intervallo. Roberts c’era e segnò anche un goal poi rivelatosi decisivo quando gli Spurs alzarono la Coppa Uefa nel 1984, dopo una finale
NON SOLO FOOTBALL
La nuova casa del Tottenham è stata pensata per ospitare anche incontri della NFL. Il marchio della potentissima e ricchissima lega professionistica di football americano a stelle e strisce fa capolino presso l’immenso club shop, dove insieme alle maglie di Kane e Alli, compare anche il merchandising griffato NFL. Proprio il bomber degli Spurs è un grandissimo appassionato di football americano – tifa per i New England Patriots del fenomeno Tom Brady – e sarà stato ben felice di sapere che il suo club ha siglato un accordo della durata di 10 anni per ospitare almeno due incontri a stagione. In calendario per il 2019 Oakland Raiders v Chicago Bears, seguito dai Carolina Panthers opposti ai Tampa Bay Buccaneers. Per sviluppare questa sinergia con la NFL ci si è inventati il “doppio campo”. Sotto quello da calcio, infatti, si trova quello da football. Retrattile e di ultima generazione, il campo fa la sua comparsa nel giro di 25 minuti, il tempo necessario per effettuare il cambio. È notizia delle ultime settimane che al Tottenham Stadium si potranno recare anche i fanatici del rugby. Oltre alle finali delle coppe europee nel 2020, per 5 anni nel nuovo White Hart Lane si disputerà il derby tra Saracens e Harlequins. Un’altra preziosa occasione per fare cassa e rientrare del miliardo di euro speso per il nuovo impianto.
molto tesa ed equilibrata contro l’Anderlecht. Da allora la bacheca non accoglie più trofei continentali, ma, visto il trend positivo degli ultimi anni e lo scontato aumento degli introiti grazie allo stadio nuovo di zecca, la compagine del nord di Londra farà di tutto per rimediare a questa mancanza. Nel frattempo, la dirigenza e i tifosi si godono una “magione” sontuosa e iper-moderna. Gli spalti sono attaccati al campo e con visuale perfetta dovunque, compresi gli anelli superiori, anche grazie a una pendenza di 35 gradi, la massima prevista per legge. Questo lo possiamo confermare di persona, visto che avevamo trovato posto proprio nella “piccionaia” del Tottenham Stadium. Così come possiamo confermare che un minimo di disagio e incertezza ancora si nota per
quel che riguarda l’accesso al complicato sistema di scale e ascensori e numerazione dei settori. Lo confessiamo, a un certo punto ci siamo persi – e come noi altri 4-5 supporter – però abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in uno steward che, impietositosi, per raggiungere il nostro agognato posto ci ha fatto salire su un’ascensore che non avrebbe sfigurato nei grattacieli della City. Il “dietro le quinte” è altrettanto da applausi. Se avete fame o sete vi ritroverete a disposizione oltre 60 punti di ristoro con prezzi nemmeno troppo esorbitanti – almeno per gli standard londinesi. Ciliegina sulla torta, la micro-birreria, per nostra fortuna non lontana dal nostro settore, e che quindi da grandi appassionati della bevanda al luppolo abbiamo potuto ammirare con la dovuta attenzione. Innovativo pure il modo di spillare le pinte, dal momento che il fiotto di birra viene “sparato” nel bicchiere dal basso verso l’alto tramite un’apposita valvola. Una vera chicca! Come ormai accaduto anche negli altri impianti più giovani, si sprecano i riferimenti al passato, tra gigantografie di foto, programmi d’epoca e memorabilia vari. Sulla Park Lane End svetta una riproduzione del cockerel (galletto) dorato – l’originale che abitava al White Hart Lane fa bella mostra di sé negli uffici attaccati allo stadio – con tanto di riproduzione di un’ammaccatura provocata da una famosa pallonata di quel mattacchione di Gazza Gascoigne. Curioso come però il New White Hart Lane, questo l’appellativo datogli dai tifosi, abbia rischiato di non vedere mai la luce, perché la dirigenza del Tottenham aveva provato ad accasarsi presso l’impianto destinato alle Olimpiadi del 2012. Il tira e molla con il West Ham è stato a tratti molto aspro, ma il successo degli Irons in questo derby fuori dal campo ha evitato che gli Spurs sbarcassero nell’East End, ripetendo una mossa simile a quella rinfacciata ai grandi rivali dell’Arsenal. I Gunners, infatti, nel 1913 traslocarono dal sud al nord di Londra sud, proprio sullo zerbino di casa del club che invece dalla sua fondazione nel 1882 bazzica le propaggini settentrionali della metropoli inglese. Da quando nel 1899 fu inaugurato il White Hart Lane, gli Spurs sono di casa nel quartiere di Haringey. Un luogo dove la vita è tutt’altro che facile. Lì nell’agosto del 2011 scoppiarono i riots che poi si propagarono a macchia d’olio in tutto il Paese. Il palazzo che andò a fuoco in quei terribili giorni, poi divenuto simbolo della rivolta, è a due passi dallo stadio. Le cose sono cambiate ben poco negli ultimi anni. La povertà e la disoccupazione sono sempre oltre i livelli di guardia, frutto di un lento ma inesorabile declino cominciato già negli anni Settanta. Il fiume di denaro che è scorso per Londra all’epoca delle Olimpiadi del 2012 non ha toccato nemmeno di striscio quest’area. Nei piani del club e dell’amministrazione locale, il lusso e l’eleganza del nuovo White Hart Lane vanno a braccetto con piani di rigenerazione e di sviluppo edilizio di questa parte di Londra. Un massiccio intervento di cosmesi è in corso anche presso la stazione dei treni di White Hart Lane, a soli 200 metri dallo stadio. Dal centro la cosa migliore per arrivare in zona è scendere a Northumberland Park all’andata, mentre al ritorno, per evitare file, l’ideale è farsi una trentina di minuti di camminata fino alla fermata del Tube di Seven Sisters. Insomma, forse non sarà l’arena londinese più facile da raggiungere, ma vi consigliamo caldamente di andarvi a vedere una partita o quando meno di fare il tour guidato di questa ennesima meraviglia della “Città del Football”.