RASSEGNA STAMPA DEL 10 FEBBRAIO 2020

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LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA

PROVINCIA

Da Domani trattatiVa sull’inteGratiVo

«Turni da nove ore anziché otto» Electrolux chiede più flessibilità La proposta, già formalizzata per Porcia, sarà rinnovata a Susegana. Dal sindacato una bocciatura

za delle procedure e non le condizioni concrete dei lavoratori, in particolare degli operai e dei livelli a maggior sfruttamento intensivo» obiettano i rappresentanti sindacali a Susegana. Più ore, significa – per le Rsu trevigiane - fare maggiori pezzi con lo stesso organico e di conseguenza più profitti. Invece il sindacato chiede più assunzioni per far fronte ai picchi produttivi. «NON SIAMO DEI ROBOT»

SUSEGANA. Meglio assumere

o allungare l’orario di un’ora, nei turni settimanali? L’Electrolux ha proposto, in via sperimentale, ai lavoratori dello stabilimento di Porcia, di portare a 9 ore il loro turno giornaliero, almeno nei mesi di ‘picco produttivo’. Una prospettiva analoga era stata avanzata a Susegana, a suo tempo, ma i delegati sindacali l’avevano subito respinta. Adesso la proposta torna ad affiorare. A Susegana fanno pressing, ormai da anni, per le assunzioni. Che per la verità stanno arrivando. Un centinaio tra impiegati e tecnici in un anno. E 40 operai dall’inizio di gennaio. I primi a tempo indeterminato, i secondi a scadenza (tre mesi, di solito).

L’INTEGRATIVO

Ma domani, a Porcia, inizierà la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo. E la sperimentazione del ‘turno lungo’ potrebbe essere proposta proprio in questa sede: an-

zitutto per essere sperimentata nel sito pordenonese, e poi per essere estesa ad altre realtà aziendali del gruppo come Susegana. A Susegana è l’argomento del giorno. In questo fine settimana i delegati sindacali si sono sentiti al telefono per commentare – criticamente – la possibile evenienza. «PERCHÉ DICIAMO NO»

«Aumentare gli orari - dicono i rappresentanti sindacali di Susegana - è il contrario di quanto accade in Scandinavia, dove è diffuso l’orario sotto le 35 ore, oltre a essere praticamente inesistente lo straordinario, considerato un strumento che ha effetti negativi su produttività, vita sociale e salute dei lavoratori. È stravagante che Electrolux stessa sostenga a secondo del Paese dove si trova teorie opposte. Tanto più che a Electrolux sono riconosciuti, proprio per le politiche praticate verso i dipendenti di vari Stati (Svezia, Germania, Fran-

montebelluna

Auto contro un albero novantenne all’ospedale MONTEBELLUNA. Incidente stradale, ieri mattina, senza gravi conseguenze sulla Feltrina, nel territorio comunale di Montebelluna, un centinaio di metri prima di una rotonda. Una Fiat Uno, con a bordo un anziano conducente, è uscita di strada finendo contro un platano, al lato della strada. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco che hanno aiutato i soccorritori del 118 ad estrarre il ferito dall’abitacolo. Le sue condizioni, fortunatamente, non sono apparse gravi. In ogni

PieVe Di soliGo

Gli alpini fanno festa con tutto il paese PIEVE DI SOLIGO. Fine settimana di festa per il gruppo Ana di Pieve di Soligo guidato da Albino Bertazzon, che ha celebrato con la messa, il ricordo dei Caduti, la sfilata, il rancio nella Casa delle Associazioni e altri eventi il 57esimo anniversario della ricostituzione del gruppo degli alpini pievigino.

Ambulanza del Suem

Un’assemblea delle “tute blu” dello stabilimento Electrolux di Susegana

cia) Italiacertificazioni dal Top Employer Institute, che valuta e premia l’eccellenza delle condizioni di lavoro messe in atto dalle grandi aziende, per i propri dipendenti, attraverso una ricerca svolta con metodologia indi-

caso l’uomo è stato trasportato e ricoverato all’ospedale di Montebelluna. L’incidente stradale è avvenuto pochi minuti prima delle 11. La Fiat Punto, con a bordo il 90enne, è uscita di strada ed è andata a sbattere contro il tronco di un platano. A lanciare l’allarme alla centrale operativa del 118 è stato un automobilista di passaggio. Pochi minuti più tardi, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Montebelluna che hanno aiutato i sanitari del Suem a estrarre il conducente che, fortunatamente, non ha mai perso conoscenza. Immediato il suo ricovero al pronto soccorso in codice di media gravità. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia stradale di Treviso. —

pendente e su dati apparentemente oggettivi che determina il raggiungimento degli standard richiesti per ottenere il marchio di “Qualità Top Employer” di cui Electrolux ha il top di valutazione». Il processo per l’ottenimento

della Certificazione è rappresentato da un'analisi approfondita in 10 ambiti delle risorse umane. «MEGLIO ASSUMERE»

«Peccato che queste società verifichino solo la correttez-

«Peccato che le persone non siano robot e gli effetti della intensificazione sono problemi muscolo scheletrici, dei lavoratori. Le malattie professionali, nelle catene di montaggio, sono sempre più diffuse in tutti stabilimenti del gruppo e in generale nell’industria manifatturiera». Domani è previsto il primo incontro di gruppo tra Coordinamento Rsu e segreterie nazionali Fim Fiom Uilm con la Direzione di Gruppo per avviare il confronto sul nuovo integrativo. L’incontro si terrà nel centro del Open Factory Innovation preceduto dalla visita dello stabilimento di Porcia. A Susegana si dicono pronti ad entrare nel merito della vicenda contrattuale, respingendo anzitutto ipotesi come quella di allungare i turni, seppur limitatamente alla stagionalità. Come dire che bisogna proseguire con le assunzioni, magari stabilizzando quelle maturate a tempo determinato. — Francesco Dal Mas © RIPRODUZIONE RISERVATA

ViDor

«Sul ponte Regione assente» Puppato chiama il Governo L’ex parlamentare del Pd «Inutile attaccare lo Stato, il raddoppio non è finanziabile finché non viene realizzato il progetto defintivo» VIDOR. Non è possibile che in

tanti anni il Comune di Vidor, la Provincia di Treviso e la Regione Veneto non siano riusciti a trovare i 2 o 3 milioni per fare il progetto definitivo del nuovo ponte di Vidor, in modo che fosse finanziabile. Lo afferma Laura Puppato, già consigliere regionale e parlamentare del Pd, dopo aver partecipato al convegno di Vidor di venerdì sera. «Personalmente mi impegno a portare la Ministra Paola De Micheli in area per garantire un finanziamento nazionale per il ponte di Vidor, come già detto ben 5 anni fa, purché una Regione con quasi 13 miliardi di euro di bilancio quale è il Veneto, si dimostri seria e realizzi almeno il progetto e la valutazione di impatto ambientale prevista». Una vera e propria sfida, dunque, direttamente all’assessore Elisa De Berti che in sede di convegno ha affermato che la Regione non ha disponibilità al riguardo e che i milioni (40) vanno cercati a Roma, dal Governo. «Il problema non sono i soldi, non è Roma ed è vergognoso solo affermarlo, come ho sentito dire al convegno – prose-

Il convegno di venerdì sera sul raddoppio del ponte di Vidor

gue Puppato - nel 2015 ho più volte richiamato più volte il sindaco Cordiali per chiedergli di far procedere il progetto raggiungendo la soglia minima perché il progetto stesso risultasse finanziabile, ovvero quella definitiva-esecutiva in modo da permettermi di presentare un emendamento e passare all’incasso al Cipe. Allora – fa sapere Puppato - il Ministro Del Rio avrebbe garantito almeno una parte consistente dell’importo preventivato». L’esponente dem mette sotto accusa proprio il sindaco. «Abbiamo ascoltato motivazioni in-

degne di un amministratore pubblico, menzogne su menzogne e reticenze senza pari. La verità è agli atti – prosegue Puppato - le promesse di Gazzabin del 2010 non hanno avuto seguito e gli emendamenti presentati in Regione all’epoca dalla sottoscritta, capigruppo della minoranza, non hanno sortito effetti. Siamo ancora di fatto con il progettino preliminare-studio di fattibilità del Comitato per il Ponte con la eroica Anna Spinato con il placet di Veneto strade». — F.D.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


8 Cronaca

L'ARENA

Lunedì 10 Febbraio 2020

LAPOLEMICA. Dopolo scontrotra favorevoliecontrari, intervienela dirigentedel Miur

Drugtesta scuola? «Interventosanitario previstodalla legge» AugustaCelada,direttoreregionale dell’Ufficio scolasticoVeneto:«Non èstato benspiegato cheil Protocolloè un accordodisanitàpubblica» Camilla Ferro

La bagarre scoppiata sul Drug test nelle scuole superiori veronesi, con la divisione tra favorevoli e contrari sia tra gli amministratori della città che tra i presidi (al momento sarebbero 6 i dirigenti che hanno detto “no“) e pure tra medici, sarebbe nata per un grande equivoco di fondo. Ciò che non è chiaro, forse, ai più, è che il «Protocollo» scritto dal Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 9 diretto dal professor Giovanni Serpelloni, non è un semplice «accordo» tra due parti, una specie di intesa da sottoscrivere a tavolino tra istituzioni che decidono di affrontare insieme il problema “droga“ tra studenti minorenni, ma è un «Protocollo Sanitario». «Credo sia fondamentale sottolinearlo», interviene a fare chiarezza la dottoressa Augusta Celada, direttore generale dell’Ufficio scolastico

regionale per il Veneto (ex preside - ultimo incarico dirigenziale negli istituti superiori veronesi - all’Educandato agli Angeli), «per dirimere ogni possibile mal interpretazione: l’aggettivo sanitario blocca sul nascere interventi di natura diversa da quella per la quale è prevista ed autorizzata questa attività, normata e regolata dal legislatore». La dirigente regionale del ministero dell’istruzione teme che molta confusione sia nata appunto dal «non avere spiegato che il Drug Test nelle scuole rientra in un quadro più articolato di azioni di sanità pubblica già esistenti e attivate sulla base del Dpr 309/90». E puntualizza: «Non potrebbe essere altrimenti, nel senso che non sarebbe mai potuto accadere che l’Ulss e l’Ufficio Scolastico territoriale di Verona (il Provveditorato, ndr) avessero deciso di comune accordo di procedere, mettendo una semplice firma sotto al docu-

mento, con il nulla osta dei presidi. Eventualmente è la Regione, ad un livello amministrativo sovra provinciale, a convocare un tavolo istituzionale con assessorato alla sanità e all’istruzione per affrontare questo tema e aprire un confronto con tutti i soggetti coinvolti». E continua: «Ecco, specificato quindi che il Protocollo è sanitario, e lo ribadisco così sia più chiaro a tutti, esso prevede una serie di azioni in capo all’autorità preposta, nel caso specifico il Dipartimento delle Dipendenze, dirette alla prevenzione dell’uso di sostanze stupefacenti e di alcol nelle scuole». Anche ai dubbi sollevati dai «contrari» relativi soprattutto alla mancanza di tutela della privacy degli studenti che risultassero positivi, la professoressa Celada torna sempre al busillis di fondo: «Il principio dell’anonimato ribadito nel Protocollo sanitario è stabilito sempre dalla stessa legge, la 390: è un obbligo, non

AugustaCelada

Lapolemica ènatadalfatto cheèstato omessol’aspetto sanitarioedi prevenzione

LaRegione, competenteperle politiche sanitarie, èl’unicaingradodi istituireuntavolo diconfronto

Campioniprelevatiper untest antidroga. Nel mondodellascuola nonsi placano lepolemiche

un optional», sottolinea la responsabile della scuola del Veneto, «per cui rientra in una cornice normativa che ha tra i criteri base la tutela della privacy e dei dati sensibili. Ripeto quindi che, all’interno della configurazione del testo di legge, si possono introdurre attività sanitarie di prevenzione dell’uso di droghe ed alcol come sono appunto anche questi Drug tests». E’ ricordato, nel Protocollo stesso, che «la persona risultata positiva potrà chiedere la non registrazione dei propri dati anagrafici conservando l’anonimato completo

SCENARIPOLITICI. AllaGran Guardiail lancio delprogetto diFilippo Rossi. Eda Roma ametà marzo partiranno i circoli

così come esplicitamente previsto dall’articolo 120 del Dpr 309/90». E ancora: «Tutti i dati saranno coperti e trattati dagli operatori dell’Ulss come dati sanitari e secondo le regole della privacy secondo la legge 196/2003». Perchè allora tanta tensione, da settimane, tra presidi, politici e Ulss Scaligera? «Credo essenzialmente perchè, in origine», ribadisce Celada, «non s’è insistito a spiegare il carattere di esclusiva sanità pubblica dell’intervento, effetto anche della mancanza di un tavolo tra gli ad-

detti ai lavori che stabilisse gli accordi: mancando la regia, tutti, dai partiti in giù, si sono sentiti di esprimere i propri punti di vista che non sono certamente quelli istituzionali. Se si deciderà di avviare un confronto a Venezia, naturalmente anche noi del Miur ci saremo. Dirò di più: le competenze per le politiche sanitarie sono della Regione ed è esclusivamente la Regione che, se lo riterrà opportuno, potrà promuovere un confronto sui Drug Tests da cui scaturiranno decisioni valide per tutto il Veneto, non solo per Verona». •

L’INCONTRO. Appuntamentoalle 20.45

TosieBendinelli nellanuovadestra Colombopresenta ilsuo ultimo libro «Liberale,riformista, non sovranista» allaGenovesa «Serveun soggettoserio,moderato, alternativoallasinistra eallaLega diSalvini»

destra sovranista e populista è anti-italiana perché non investe sull’idea altissima di politica consegnataci dai nostri avi: decidere per il futuro e non essere una difesa sindacale degli interessi», prosegue Rossi.

Laura Perina

Prove di dialogo per favorire l’avanzata, in Italia, in Veneto e a Verona, di una destra liberale, riformista ed europeista, più istituzionale e patriottica. Se la Lega di Luca Zaia vincesse le regionali di maggio correndo da sola, il Veneto potrebbe essere il laboratorio in cui sperimentare un modello politico di cui al momento sono «orfani» gli elettori del centrodestra. Ne sono convinti Flavio Tosi, consigliere comunale della Lista Tosi, leader del movimento Fare!, e il deputato di Italia Viva Davide Bendinelli, sindaco di Garda. La cornice: il 15 marzo, da Roma, si lanciano in tutta Italia i nuovi «circoli della buona destra», buona secondo la definizione coniata dal giornalista Filippo Rossi nel pamphlet «Dalla parte di Jekyll.

IlsindacodiGarda «Veronasempre piùlontanadal centro decisionale della Regione,cioè laTrevisodiZaia»

VARIEGATA la platea, da Lo-

DasinistraBendinelli,Rossi, Moroni, Tosi, Urbano,DiGregorio e Poltronieri allaGran Guardia

Manifesto per una buona destra» di cui l’autore ha discusso alla Gran Guardia , davanti a oltre cento persone, con il vicesindaco di Nogara Marco Poltronieri, e con gli analisti politici Luigi Di Gregorio e Chiara Moroni - entrambi docenti all’università della Tuscia, a Viterbo - durante un incontro moderato dal giornalista de L’Arena Enrico Giardini. Tosi parteciperà all’evento nella capitale ed è stato invitato pure Bendinelli, che di recente ha abbandonato la mili-

tanza storica in Forza Italia per aderire al partito fondato da Matteo Renzi dopo la fuoriuscita dal Pd. «INVISTA delle elezioni politi-

che del 2023 con il sistema proporzionale», spiega Tosi, «chi non è di sinistra e non si riconosce nel sovranismo dovrà dar vita a un soggetto alternativo serio, assente nel centrodestra dopo la debacle di Forza Italia e la destrutturazione della Lega da parte di Salvini». Bendinelli parla di «contenitore che si collochi

nello scacchiere politico come un terzo polo, guardando oltre al breve periodo» (anche se Verona, dice, «è affetta da immobilismo amministrativo e sempre più lontana dal baricentro decisionale della regione, cioè Treviso», la città di Zaia), ma è ipotizzabile uno schieramento che assomigli più a un partito che a una coalizione? «È doveroso farlo», commenta Rossi. «Anche se con il proporzionale sarà minoritario, indirizzerà il Paese nei prossimi decenni, senza intrupparsi. La

renzo Dalai e Valeria Pernice (entrambi passati dal Pd a Italia Viva, lei col ruolo di coordinatrice per Verona), al nutrito gruppo tosiano: i consiglieri comunali Alberto Bozza e Patrizia Bisinella, di Fare!, la vicepresidente della Seconda circoscrizione Patrizia De Nardi, gli ex consiglieri comunali Giorgio Pasetto e Salvatore Papadia, gli ex assessori Enrico Toffali, Pierluigi Paloschi e Gian Arnaldo Caleffi, quest’ultimo tra i fondatori dell’associazione «La città che sale» presieduta da Alberto Battaggia, pure lui in sala. Ancora Niko Cordioli, consigliere a Villafranca, l’ex sindaco di Sant’Ambrogio Pierluigi Toffalori e l’ex di San Pietro in Cariano Sergio Ruzzenente, e Roberto Bissoli, in passato assessore e consigliere regionale, per la Dc, in seguito attivo nel centro moderato e già presidente di Serit, per l’area di Tosi. • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’exmagistratodiManiPulite hascritto«Labambinatuttaverde» L’ex magistrato Gherardo Colombo sbarca alla cooperativa sociale La Genovesa per presentare "La bambina tutta verde", il suo nuovo libro rivolto al pubblico dei più piccoli e pubblicato da Salani Editore. Questa sera, lunedì 10 febbraio, alle 20.45, Colombo introdurrà la storia uscita dalla sua penna, in cui affronta con delicatezza e maestria tematiche a lui da sempre care, come il senso di giustizia, l’inclusione, l’accettazione della diversità in un mondo in cui essere differenti è bello. È la storia di una bambina tutta verde, che vive in una casa tutta verde, ha giocattoli e vestiti tutti verdi, mangia addirittura cibi tutti verdi. È felice in questo piccolo universo a un colore, così come hanno deciso i suoi genitori, convinti che il verde sia il colore più bello del mondo. Ma quando la bambina inizia la scuola scopre intorno a sé una realtà tutta nuova e coloratissima. Come convincere la mamma e il papà che il rosso, il giallo, il blu non sono una minaccia ma una bellissima alternativa da avvicinare al verde? In questa favola saranno quindi i

LacopertinadellibrodiColombo

bambini a portare il colore nella vita degli adulti, che hanno perso il potere dell’immaginazione. Un’opera nata per dare a tutti, grandi e piccoli, il coraggio di aprirsi al mondo, e capire che «se tutti fossimo dello stesso, identico colore ci mancherebbe la vivacità della vita». Gherardo Colombo è nato a Briosco, in provincia di Milano ora Monza Brianza, il 23 giugno 1946. Dal 1989 al 2005 è stato Pubblico Ministero alla Procura della Repubblica di Milano. l’ex magistrato dialogherà con il giornalista Beppe Muraro negli spazi della cooperativa in Strada della Genovesa 31. • C.BAZZ.


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Lunedì 10 Febbraio 2020

PRIMO PIANO

Corriere Imprese

L’INCHIESTA

Trascommessaolimpica esindromedaabbandono Loscattodellamontagna «La vera sfida è la quotidianità»: dallo spopolamento cronico al modello di turismo da ripensare, l’area montana reagisce sulla spinta dei grandi eventi sportivi e cerca una nuova via di sviluppo. Cominciando dalle infrastrutture: «Il treno delle Dolomiti va realizzato al più presto, è utile e green»

«L

a vera sfida è quella della quotidianità». Annibale Salsa non ha nulla del guru, ma quando si parla di montagna è un’autorità riconosciuta (e ascoltata). Antropologo, professore universitario, ex presidente nazionale del Cai, studia i problemi delle terre alte da quando portava i calzoni corti. «Se togli i presìdi socio-economici - scuote la testa - le scuole, le strutture sanitarie, i mezzi pubblici, il declino nelle valli è inevitabile. Le persone, i giovani per primi, non possono fare altro che scendere in pianura per trovare lavoro. Il rilancio deve partire da lì, dagli investimenti per chi vive in montagna e di montagna. Il tutto in chiave moderna, coniugando tecnologia e sostenibilità: significa recuperare i trasporti su rotaia, portare la banda larga, mettere in campo un turismo alternativo». Le Olimpiadi? Salsa ride sotto i baffi: «Sembra che debbano esserci domani, invece arriveranno fra sei anni. In ogni caso io, a differenza degli ambientalisti duri e puri, non ho alcun pregiudizio. Anzi, ben vengano i Giochi. A patto che segnino una svolta. Che lascino realmente sul territorio infrastrutture durevoli e sostenibili». Eccola, la domanda chiave. Le Olimpiadi del 2026, nella straordinaria accoppiata Milano-Cortina, rappresenteranno davvero il volano per la riscossa della montagna? A parte la Perla delle Dolomiti, potranno essere un punto di ripartenza per l’intera provincia di Belluno (una delle tre completamente montane d’Italia, insieme con Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola)? E in concreto, che cosa si deve fare per evitare che l’effetto a cinque cerchi svanisca il giorno dopo la cerimonia di chiusura, magari lasciando impianti arrugginiti, come accaduto anche a Torino?

I giorni dell’abbandono

Un fatto è certo: le Olimpiadi, con la prova generale dei Mondiali di sci del 2021, sono un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Perché i problemi delle vallate, specialmente dove «non

nevica firmato» (copyright Mauro Corona) stanno diventando sempre più evidenti. Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno (precipitata rapidamente dalle posizioni di vertice al 51esimo posto nella classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore), ha appena presentato agli Stati generali della montagna (riconvocati dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia dopo un anno di stallo in cui c’è stata pure la crisi di governo) un documento drammatico sullo spopolamento: tra Cadore, Agordino e Comelico, dal 2008 al 2018, si sono persi 10 mila residenti e oggi ci sono due ultrasessantenni per ogni ragazzo sotto i 14 anni. Nella Carnia friulana, se possibile, la situazione è addirittura peggiore: in vent’anni un crollo di 8 mila abitanti, come se fosse sparita Tolmezzo.

Il turismo da ripensare

Parallelamente, il turismo, fino a ieri considerato una sorta di miniera d’oro, è tutto da ripensare. In un ventennio, di fronte a un leggero aumento degli arrivi (soprattutto di stranieri), sulle montagne venete si è scesi da 6,2 a 4,2 milioni di presenze, cioè di pernottamenti nelle strutture ricettive. E per fortuna che quest’inverno è stato baciato dalle nevicate precoci, che hanno portato a un boom per le vacanze di Natale. Il trend, però, è sotto gli occhi di tutti: la monocultura dello sci ha fatto il suo tempo, per la scarsità di precipitazioni dovute al riscaldamento del pianeta (il ghiacciaio della Marmolada rischia di sparire entro il 2050), ma anche per i cambiamenti nei gusti e negli stili di vita della clientela, italiana e internazionale. «Non ci sono dubbi - sostiene Mara Manente, direttore del Ciset, Centro internazionale di studi sull’economia turistica dell’università Ca’ Foscari di Venezia - l’offerta va ritarata per raggiungere i nuovi target: dagli appassionati di mountain bike ai ciaspolatori, da chi è alla ricerca della buona cucina italiana agli amanti del well-

Le cifre

4,2 milioni Le presenze

Le presenze turistiche sulle montagne venete sono state 4,2 milioni nel 2018. Vent’anni fa erano 6,2 milioni

1,4 miliardi Le Olimpiadi

I ricavi ipotizzati per i Giochi 2026 ammontano a 1,4 miliardi, con 226 milioni di imposte e 13.800 nuovi posti di lavoro

E adesso ai piedi delle Alpi c’è un (vero) aeroporto Bolzano si collega con Roma, Vienna e Francoforte

T

renta addetti fra personale di volo e di terra, prime selezioni da metà febbraio per iniziare l’attività di volo all’inizio dell’estate con due aerei. È questo il crono-programma e l’organico di una nuova compagnia aerea, denominata SkyAlps, che avrà sede e operatività dall’aeroporto di Bolzano. Un’iniziativa che farà nuovamente prendere il volo all’aeroporto dell’Alto Adige, recentemente passato, per un controvalore di 3,8 milioni di euro, dalla Provincia autonoma di Bolzano a una società privata per il 100 per cento, che fa capo ad Abd Holding, costituita dalla cordata imprenditoriale Josef Gostner-Haselsteiner-Benko. Un’idea che da tempo aveva in testa Josef Gostner, 60 anni, un lungo curriculum in varie società di Bolzano, oggi a capo di Fri-El Green Power Spa, leader nel settore dell’eolico. Gostner ha le idee

chiare: si andrà a Roma con il primo volo del mattino alle ore 6.30, rientro serale intorno alle 23 con l’ultimo volo, sei giorni su 7 esclusa la domenica; un volo per Vienna alla settimana (successivamente all’avvio il collegamento con la capitale austriaca si articolerà su 4 voli la settimana); e poi rotte estive per Calabria (Lamezia Terme) e Sardegna (Cagliari e Olbia), settimanali ogni sabato, e un volo su Francoforte in programmazione quattro giorni su sette. Quest’ultima destinazione è stata scelta perché l’hub di Monaco è troppo vicino e facilmente raggiungibile anche in treno da Bolzano con i collegamenti giornalieri Obb (ferrovie austriache). «Francoforte – ha spiegato Gostner - è più strategica e, soprattutto, più lontana. Dunque un servizio aereo verso quella destinazione è risultato più appetibile»

L’aereo impiegato sarà un Dash 8-400 da 76 posti, scelto al posto degli Atr 72. Gli aeromobili saranno in leasing e potrebbero essere due a partire dal 2021. L’avvio della nuova compagnia aerea e del rilancio dell’aeroporto (si ipotizzano anche lavori di allungamento della pista che, però, trovano ostacoli nei sindaci dei Comuni vicini, che non vedono di buon occhio lo sviluppo dell’aeroporto San Giacomo) porterebbe a uno sviluppo economico dell’intera provincia. Il tutto a scapito del traffico passeggeri dei vicini aeroporti di Verona e Innsbruck. Lo scalo aereo di Bolzano, nel 2017, aveva avuto 12mila movimenti per 16mila passeggeri con un più 4,3% sull’anno precedente. Da alcuni anni i movimenti aerei sono esclusivamente estivi, per voli charter operati da compagnie austriache e privati.

ness. E poi la vacanza, ormai, è come un abito sartoriale, va cucita addosso su misura, grazie a internet e ai social network. Ovviamente con un filo conduttore: il massimo rispetto per l’ambiente». Più facile a dirsi che a farsi. Ma forse qualcosa il Veneto e il Friuli potrebbero imparare, e perché no copiare, dal Trentino Alto Adige, capace di attirare i due terzi di tutti i flussi turistici montani del Paese.

L’impresa difficile

Infine ci sono le attività industriali. Per carità, il distretto dell’occhialeria bellunese non si tocca né si discute. E la speranza è che la crisi della Safilo, alla lunga, possa essere riassorbita senza troppi sconquassi sul piano dell’occupazione. Per capire comunque quanto è difficile fare impresa a certe altitudini, specie per i piccoli, basta ascoltare Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto nonché titolare di un panificio ad Asiago vecchio di due secoli: in bacheca è conservato gelosamente un documento in cui viene stabilito il prezzo del pane per l’anno 1822. «Sia chiaro, io mi sento persino fortunato - allarga le braccia Bonomo -. L’altopiano di Asiago non ha subìto lo spopolamento di altre zone. Il turismo ha tenuto. La banda larga è arrivata, a differenza della dorsale Berica, dove si viaggia ancora con il doppino telefonico. Fatto sta che, volente o nolente, devo sostenere una serie di extracosti. Si pensi al riscaldamento, oppure ai trasporti: i miei colleghi di Thiene o di Schio pagano meno la farina e le altre materie prime. E non devono neppure preoccuparsi delle scorte. Io non mollo, figurarsi. Ma per molti artigiani delle vallate, principalmente nei settori tradizionali della meccanica o del tessile, andare avanti sta diventando impossibile». Si torna, allora, alla domanda di fondo: le Olimpiadi saranno sufficienti a invertire la rotta, ad arrestare il lento, apparentemente inesorabile, declino della montagna? Ca’ Foscari ha con-

Verona potrebbe subire un calo di passeggeri difficilmente quantificabile, ma è vero che tanti bolzanini scendono a Verona per prendere l’aereo, così come fanno salendo verso Innsbruck. Uno «scippo» sul quale la società di Josef Gostner fa conto. SkyAlps potrà contare su 10-12 piloti, che saranno selezionati in primis fra quanti risiedono in zona, e su altrettanto personale di bordo, tecnici e altre figure specifiche. Il piano industriale viene aggiornato giorno dopo giorno ma i contorni sono ormai definiti: dal 20 febbraio, via alle prime selezioni per le assunzioni. L’idea della cordata di Abd Holding è strategica: gestire sia l’aeroporto che la compagnia aerea in una piena sintonia di esigenze, crescita e investimenti. Con un occhio particolare alla gestione dell’infrastruttura e alle sinergie di gruppo e risparmio dei costi, indirizzata all’ottimizzazione delle risorse. Accanto a questo ci sarà anche una fase di ampio rinnovamento tecnologico generale delle strutture, affinché lo scalo bolzanino possa essere di interesse anche per aerei più grandi e in modo da garantire maggiore sicurezza. Al.Rin. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Corriere Imprese

Lunedì 10 Febbraio 2020

3

VE

Insight Imprese

Chi abita in montagna La popolazione in Provincia di Belluno: anni 2008 - 2018

di Data Science Team di Infocamere

212.000

I dieci numeri-chiave delle Terre Alte nel Nordest d’Italia

210.000 208.000 206.000 204.000

121.331 Imprese montane attive nel Nordest

202.000

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

38,3% La quota di comuni montani nel Nordest

Provincia di Belluno, indice di vecchiaia: anni 2008 - 2018

21,5% La quota di imprese montane attive nel Nordest

230 220

70,5% Delle imprese montane del Nordest sono artigiane (85.492)

210 200

19,5% Delle imprese montane del Nordest sono guidate da donne (23.649)

190 180

9% Imprese montane guidate da giovani under 35 (10.925)

170

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018 L’Ego - Hub

I SETTORI DI ATTIVITÀ (%)

27,5

17,8

15

14,4

Agricolo

Commercio

Costruzioni

Turismo

LE IMPRESE Per regione (%)

dotto uno studio sull’impatto economico-territoriale di Milano-Cortina 2026, calcolando i costi e gli effetti diretti, indiretti e indotti.

La scommessa a Cinque Cerchi

A fronte di una spesa complessiva per la parte riguardante il Veneto e le province di Trento e Bolzano di 1,1 miliardi, i ricavi ipotizzati ammontano a 1,4 miliardi, con 226 milioni di imposte (nazionali, regionali e comunali) e 13.800 nuovi posti di lavoro. Piccolo particolare: lo stesso responsabile scientifico della ricerca, Jan van der Borg, professore di Economia regionale, pone l’accento sull’«eredità» dell’evento. «Noi - sottolinea - abbiamo dimostrato che le Olimpiadi, dal punto di vista dei conti, stanno in piedi. Non è poco. È presto, invece, per prevedere quali potranno essere l’impatto sul brand, le ripercussioni occupazionali durature, il cosiddetto effetto rebound a livello interno e mondiale. La grande scommessa è proprio questa: trasformare i Giochi in autentica opportunità di crescita per la montagna. Alzare il livello complessivo della ricettività. Ripensare al modo e agli strumenti della promozione turistica. Creare sinergie con il food e in generale con il made in Italy. Soprattutto, individuare, da subito, quali sono le infra-

strutture assolutamente necessarie e non perdere un secondo nel cominciare a realizzarle. Il treno delle Dolomiti, per esempio, va portato a termine al più presto, a prescindere dalle Olimpiadi. Perché è un’opera che va nella direzione giusta e oltretutto fortemente simbolica, a basso impatto ambientale, in piena sintonia con un approccio green». Perfetto. Solo che la lista delle «opere essenziali» è lunga. Tanto che Luca Zaia, governatore del Veneto, si batte per la nomina di un commissario straordinario con pieni poteri, così da tagliare la burocrazia e accelerare i tempi. Si va dagli interventi sulla Statale 51 di Alemagna (a partire dalla circonvallazione di Longarone) a quelli nel Veronese (variante sud e gronda nord), cui si aggiungono i progetti ferroviari (oltre al collegamento Calalzo di Cadore-Cortina, l’elettrificazione della linea Ponte delle Alpi-Calalzo). Senza contare tutta una serie di impegni «minori». Insomma, la rinascita non è utopia e meno che meno nostalgia. Sempre che i quattrini arrivino e il cronoprogramma venga rispettato. Maria Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno, nell’ultima assemblea dell’associazione ha lanciato un appello, rivolto alla politica na-

zionale e regionale: «Sta a noi, e a voi, lavorare per una nuova centralità delle terre alte». Anche Berton, naturalmente, insiste sul superamento del gap infrastrutturale e si spinge a rispolverare il sogno dello «sbocco a Nord». Tuttavia non si ferma qui. «Le infrastrutture spiega - sono strategiche e costituiscono un pre-requisito per cominciare a ragionare di rilancio. Ma la nuova centralità della montagna passa anche da un salto culturale, ovvero dal superamento degli stereotipi che la tengono imprigionata. Chi vive nelle città pensa a questi luoghi come a un parco giochi dove passare le vacanze, quindi a proprio uso e consumo. Oppure come a zone che devono essere escluse dalla modernizzazione, meglio se prive di qualsiasi attività manifatturiera. Bene, superare questi luoghi comuni e smetterla con gli snobismi da salotto significherebbe mettersi, finalmente, dalla parte della gente di montagna. Che desidera una sola cosa: potere continuare a vivere quassù». Concetto semplice semplice. In fondo, le terre alte non chiedono che «pari opportunità» con la pianura: servizi e lavoro. Basterebbe ragionare in termini di valore aggiunto anziché di costi. Sandro Mangiaterra © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’editoriale

Un luogo dove non si viene per isolarsi: cosa serve oltre il turismo SEGUE DALLA PRIMA

Che è quello di cui ha bisogno la nostra montagna. È solo scommettendo sull’economia della conoscenza e della sostenibilità, che le zone montane possono giocare la loro partita nel cuore dell’Europa. È proprio l’Europa infatti, se ci pensiamo, la loro vocazione naturale: da barriera e confine insanguinato tra gli Stati, in un secolo sono diventate luogo di incontro e contaminazione. Contaminazione all’insegna innanzitutto di quel filo rosso che collega Nord e Sud delle Alpi: dalla Baviera al Nordest un tessuto di imprese familiari, frutto di una cultura operosa legata alla terra, ha fatto da culla a grandi avventure imprenditoriali. Per fare quattro nomi, in settori tra loro diversissimi: Luxottica, Leitner, Felicetti, Eurotech crescono e competono a livello internazionale partendo da Bellunese, Alto Adige, Trentino e Carnia. Non è un caso: la montagna che le circonda è l’habitat in cui da generazioni i loro operai sono nati e cresciuti; è la montagna nella quale

tornano alla sera a lavorare, in cui raccolgono il fieno e curano gli animali; è la montagna in cui l’impresa è sempre stata, ed è tuttora, complemento dell’attività agricola che da sola non basta a sbarcare il lunario. Nemmeno se combinata a qualche posto letto. Ed è in questa montagna il luogo in cui l’impresa internazionalizzata ha bisogno ora di attrarre talenti: ingegneri, designer, fisici, tecnici specializzati. Cambiano le motivazioni, la montagna da necessità e costrizione diventa una scelta. Chi nel 2020 decide di vivere qui, lo fa in forza di un calcolo ben preciso: qualità della vita, un ambiente sano in cui crescere i propri figli, amore per la natura e lo sport. Lo può fare rinunciando a una carriera nella City, non a scapito di alcuni servizi fondamentali: buona offerta culturale, formazione adeguata, collegamenti con il mondo. Certo, tra le due province autonome e il Bellunese ci sono degli abissi: facile parlare per chi, come me, si è trasferito dalla pianura in Alto Adige. Anzi a Bolzano. Che non è

montagna: è una città moderna come e più di tante altre. Una città speciale, come la sua Provincia, anche dal punto di vista normativo ed economico. Eppure, qui a fondo valle, i vincoli e le opportunità delle montagne si sentono eccome: spazi ridotti per le imprese, prezzi mediamente più alti, scarsità di manodopera, maggiore difficoltà a spostarsi. Tutto per poter camminare in verticale subito usciti di casa, un senso di comunità più stretto e sentire la natura addosso. Eppure per avere un treno diretto che colleghi Bolzano (e quindi Trento) a Milano senza cambi sono servite seimila firme e la mobilitazione di un territorio. Ma nulla salverebbe questo collegamento se turisti e imprenditori non lo usassero, se tanti altri come me non sentissero il bisogno di salire in montagna per scenderci. Un luogo in cui non si viene per isolarsi, ma per vivere aperti al mondo: un luogo dell’anima dal quale partire per tornarci il prima possibile. Luca Barbieri © RIPRODUZIONE RISERVATA

Per comune

Trentino A.A.

77,4

BOLZANO

8.278

Veneto

19,1

BELLUNO

2.019

Friuli V.G.

3,5

TOLMEZZO

669

AREA MONTANA

n. imp/1.000 ab

n. imp/kmq

Friuli Ve Venezia Giulia 1,3 67,5

Trentino Alto Adige 6,9 87,6

Veneto 4,4 69,1

TOTALE 5,4 82,5 AREA NON MONTANA

Friuli Venezia Giulia 17,2 67,2

Trentino Alto Adige 0,0 0,0

Veneto 27,9 79,9

TOTALE 14,2 65,1

I NUMERI DELLE IMPRESE 10.925 Giovanili 23.649 Femminili

85.492 Artigiane

121.331 IMPRESE ATTIVE

Dati navigabili su: www.infocamere.it/montagnanordest

Analisi territoriale Il gradiente dato dall’incidenza delle imprese nel comune rispetto al totale delle imprese attive

ZONA ALTIMETRICA Montagna

Analisi per settore di attività (%) Agricoltura Commercio Costruzioni

15,0

Turismo

14,4

Industria manifatturiera Terziario avanzato Servizi alle persone Servizi alle imprese Fonte: elaborazione Infocamere su dati del Registo Imprese

27,5 17,8

8,8 6,2 5,1 2,5 L’Ego - Hub


II

Belluno

Lunedì 10 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Dal centro storico a Borgo Piave: la città si fa bella in tv `Giornata di riprese

per “La Zanzega” in onda su Antenna 3 IL FOCUS BELLUNO Dal centro storico a Villa Buzzati fino su, alle scuole Agosti di Baldenich. Il capoluogo dolomitico torna a farsi bello sul piccolo schermo. Questa volta lo fa dall’emittente Antenna 3, all’interno del programma La Zanzega. Le immagini sono state girate la scorsa

settimana. In due giorni la troupe con il conduttore Daniele Marcassa ha girato il centro cittadino a caccia degli scorci più belli, è entrato a Palazzo Fulcis e si è spinto fino a Villa Buzzati San Pellegrino per un focus dedicato allo scrittore bellunese. La puntata andrà in onda giovedì alle 21.15, con replica domenica alle 17. A raccontare la città si vedrà anche un volto noto per i bellunesi, quello dell’assessore Marco Perale che di tanto in tanto interviene nella passeggiata del conduttore lungo le vie e le piazze di Belluno per regalare perle stori-

che su monumenti, porte e luoghi. I bellunesi riconosceranno la loro città e le zone più frequentate, forse dai racconti impareranno anche qualcosa di nuovo. «Siamo stati a Villa San Pellegrino – spiega Marcassa entusiasta -, quindi abbiamo girato all’interno di un’osteria tipica, del museo civico Fulcis, della chiesa di Santo Stefano». Ma non solo, ci saranno vedute di piazza dei Martiri e del Duomo. La troupe si è poi spinta fino all’estremità sud del centro, a Borgo Piave, per raccontare la storia degli zattieri, della loro economia e del loro coraggio a solcare le acque tur-

bolente del Piave dal Cadore a Venezia in equilibrio su pochi tronchi di legno e fino all’Istituto Agosti a Baldenich. Non è la prima volta che la provincia di Belluno è protagonista all’interno del programma La Zanzega. Lo scorso fine dicembre, infatti, la troupe era arrivata per girare immagini tra il Feltrino e Cortina, peraltro già andate in onda. In quell’occasione aveva anche fatto tappa al jazzclub Unisono, condendo con la musica la puntata. Antenna 3 è visibile ai canali 13 - 16 e 17 e in live streaming sulle piattaforme web. (atr)

Dopo gli insulti per Vaia minacce ai magistrati

Gli Amici del Museo tra bilanci e iniziative L’ASSEMBLEA BELLUNO Sorretta dall’impegno di dare continuità ad un sodalizio che gli anni (40 dalla fondazione) e l’attività svolta hanno reso tanto meritorio nella realtà culturale cittadina, l’Associazione Amici del Museo domani si riunirà in assemblea (ora 17.30) in Sala Bianchi per un bilancio dell’anno appena trascorso, approvare il bilancio 2019 e presentare le iniziative in programma nel 2020. Ad ordine del giorno esaurito, Giorgio Ghe, socio e membro del consiglio direttivo, proietterà alcune foto scattate durante le visite guidate a Venezia, in Val Zoldana e a Vallada Agordina. Il programma 2020 avrà uno sviluppo analogo a quello del 2019, che si è concluso con un bilancio positivo. Nel primo semestre Mario Po’ parlerà della Scuola Grande di San Marco di Venezia di cui è direttore; Gabriele Mancuso, ebraista e docente universitario, muovendo dalla realtà del Ghetto veneziano, ci guiderà alla conoscenza dei Ghetti d’Italia e delle problematiche connesse a tale sistema socio-politico. Ritornerà poi la storica dell’arte Benedetta Fanciulli per parlarci di Tiziano e completare così con il sommo Maestro la triade dei pittori protagonisti del Cinquecento veneziano. Ed infine accoglieremo in veste di scrittore Mario Brunello, che ci introdurrà nelle vie del “Silenzio”, lungo le quali ha condotto una ricerca spirituale e di costume confluita nel libro omonimo, edito da “il Mulino”.

LE RIPRESE La troupe guidata dall’assessore Marco Perale

`Protagonista

ancora Laura Internicola: bresciana già nei guai IL CASO IL CASO I furti di nanetti non rappresentano una novità: vanno a ruba nei giardini delle case

I nanetti vanno a ruba: spariti dal Monte Serva Posizionati da un residente lo scorsa estate: denuncia social

`

IL FURTO BELLUNO Ladri di nanetti nei boschi del Monte Serva. Sono spariti i nani e la Biancaneve sistemati da un residente sotto un albero, nel bosco a pochi metri dalla chiesetta antica di San Liberale. L’uomo, P.D.S., li aveva appoggiati lì la scorsa estate insieme ai nipoti per ingentilire il luogo e per l’allegria dei bambini. Le mini sculture, colorate e buffe come se ne vedono tante nei giardini delle abitazioni, sono rimaste al loro posto per meno di un anno perché di recente l’uomo, tornato da quelle parti, non ne ha più trovata traccia. Subito è scattata la denuncia del furto, sebbene di poco valore, al popolo di Facebook at-

traverso il gruppo “Sei di Cavarzano o di Cusighe se...”. «Ringrazio quel morto di fame che se li è portati a casa», ha scritto il derubato pubblicando anche due foto dei nani nella loro posizione sotto la pianta e dando così il via ad una lunga colonna di commenti indignati. Certo sarà praticamente impossibile risalire all’autore o agli autori del gesto, ma qualcu-

IL PROPRIETARIO: «RINGRAZIO QUEL MORTO DI FAME CHE SE LI È PORTATI A CASA» MA DIFFICILMENTE SI SAPRÀ IL SUO NOME

no nel gruppo apre alla speranza di poter ritrovare i personaggi della fiaba poco distante dal boschetto, magari spostati da qualcuno in vena di dispetti. Non è la prima volta, d’altra parte, che la zona ai piedi del Serva diventa obiettivo di incivili e maleducati. Facilmente raggiungibile in auto e relativamente isolata, perché le case attorno sono una manciata, l’area della chiesetta antica è stata a più riprese minacciata da adolescenti che si ritrovano per mangiare la pizza dai cartoni e bere birre proprio davanti all’ingresso lasciando tutti i rifiuti sul luogo, quando non si arrampicano sulla fragile strutture dell’edificio del Trecento per scattarsi selfie dal tetto di pietra. Alessia Trentin

BELLUNO «Caro Pm di Belluno se non ti dai una regolata alla svelta lo sai dove te lo ficco sto proiettile vero?». Parole accompagnate dalla fotografia di un proiettile d’artiglieria: una bomba. Alza il tiro Laura Internicola, una residente nella cittadina lombarda di Carpenedolo e appassionata di sci e montagna. La donna era finita nei guai dopo un altro post, sempre affidato al social network Facebook, tre mesi dopo Vaia. In quell’occasione se l’era presa con i bellunesi. «Siete semplicemente indegni ed indecenti. A 3 mesi dalla frana e devastazione pensate solo a prendere i soldi del parcheggio, del trenino estivo e a pulire per terra in paese, canyon chiuso e alberi sulle strade lasciati a remengo. Popolazione di lazzaroni ed assistenzialisti. Ma piegate la schiena a lavorare, che vivete di questo e rendete il paradiso in cui state un inferno (...) E c’è gente che gli vuol pure dare soldi… Per cosa, quando la mentalità è marcia». Un commento che aveva scatenato indignazione ed ha spinto il Sindaco di Rocca Pietore e la Regione ad avanzare una richiesta di risarcimento per i danni d’immagine, oltre ad una denuncia in sede penale per la diffamazione a mezzo

stampa. Andrea De Bernardin, primo cittadino di Rocca Pietore, aveva anche chiesto l’oscuramento delle pagine web. E all’epoca ad intervenire in prima persona era stato addirittura lo stesso governatore del Veneto Luca Zaia che si era detto esterrefatto delle offese rimarcando gli sforzi dei bellunesi. A quindici mesi di distanza Internicola restringe il campo. E punta dritta al Pm che indaga sulla vicenda. A chiarire che l’obiettivo della bomba è la magistratura sono le parole che seguono: «Te e tutti i togati del circo, quindi a mali estremi, estremi rimedi». Difficile immaginare possa finire a tarallucci e vino. Andrea Zambenedetti

PROIETTILE D’ARTIGLIERIA La foto a corredo della minaccia

CONTRO LA DONNA C’È GIÀ UNA RICHIESTA DI RISARCIMENTO PER DANNO D’IMMAGINE A SPORGERLA REGIONE E COMUNE

Legno ed elettronica: il Centro Consorzi “sforna” tredici nuovi operatori `I corsi di qualifica

professionale conclusi: 800 ore di formazione LA SPECIALIZZAZIONE BELLUNO Ci sono 8 nuovi operatori del legno e 5 operatori elettronica in provincia. Sì, perché sono da pochi giorni terminate le lezione dei corsi di qualifica professionale rivolti a persone adulte del territorio, sia occupate che disoccupate, organizzate dal Centro Consorzi di Sedico. Con 800 ore di formazione, di cui 600 dedicate alle discipline relative all’area professionale del legno o dell’elettronica e 200 alle materie culturali come ita-

liano, diritto, matematica e inglese, il percorso ha portato 13 persone a ottenere una qualifica e competenze facilmente spendibili nel mercato del lavoro. I nuovi operatori sono: Andrea Bortolas, Gianluca Casanova, Arrigo Da Rozze, Marika De Moliner, Antonio Mattiuzzo, Erika Paolin, Oscar Saorin e Antonella Sartoni per il settore legno; Giovanni Abate, Michele Balen, Rabii Jabal, Mark Qarraj e Sabina Susana per l’elettronico. Per alcuni corsisti è stata prevista la misura del tirocinio curriculare: della durata di 120 ore per coloro che avevano già maturato esperienza di lavoro affine e di 320 ore per chi era alle prime armi in ambito affine e doveva quindi approcciare ex novo al settore di interesse. I professori

QUALIFICATI Gli operatori del legno a corso ultimato dopo le lezioni che si sono svolte al Centro Consorzi di Sedico

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sono rimasti soddisfatti, perché al termine del corso, conclusosi con il mese di gennaio, quasi tutti i disoccupati hanno trovato lavoro. La novità positiva di questa edizione è stata la presenza di ben quattro donne in due settori generalmente di interesse prettamente maschile. «Il valore aggiunto di queste proposte di formazione – spiegano dalla scuola - è l’attenzione rivolta alle persone da parte del corpo docente e del personale del Centro di formazione. Risorse personali e aspettative dei corsisti sono i nodi su cui il lavoro di tutti viene indirizzato. Con la formazione si possono così valorizzare le potenzialità di ciascun corsista andando anche ad arricchire le conoscenze ed abilità in ingresso».

Il Centro Consorzi è un organismo di formazione con sede a Sedico presente e attivo da oltre trent’anni. Forma ragazzi e adulti e affianca le imprese bellunesi offrendo servizi nel settore, anche, della sicurezza, delle reti di impresa e della connessione internet/telefono. La formazione rivolta agli adulti è una novità abbastanza recente, per il Centro, questa infatti è stata la terza edizione; l’interesse e la partecipazione dimostrati anche da questi ultimi corsisti dimostrano come la proposta continui a piacere e a rispondere alle esigenze di chi è senza lavoro e cerca una specializzazione per rientrare nel mercato e di chi, invece, l’impiego ce l’ha ma vuole affinare le proprie competenze. (atr)


10

Nordest

CERVI E DAINI TRIPLICATI IN VENETO In 30 anni la presenza di caprioli, cervi e daini in Veneto è quasi triplicata: dai 20mila capi censiti nel 1990 ai quasi 53 mila del 2019. Così il report presentato a Hit Show di Vicenza

Lunedì 10 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Regionali, ticket Lorenzoni-Possamai Nel centrosinistra cresce l’ipotesi di intesa. Il vicesindaco `Variati promuove Arturo: «Può unire mondi diversi» di Padova verrebbe affiancato dal giovane vicentino del Pd Moretto (Italia Viva) respinge l’ultimatum di Bisato `

potrebbe essere il via libera a un ticket Lorenzoni-Possamai.

VERSO LE ELEZIONI VENEZIA Mentre i renziani di Italia Viva respingono l’ultimatum del segretario del Pd, Alessandro Bisato, di dire subito cosa intendono fare, nel centrosinistra si profila un ticket tra il civico Arturo Lorenzoni e l’ex capogruppo dem in consiglio comunale a Vicenza Giacomo Possamai. Un ticket sì perdente stavolta contro la Lega di Luca Zaia, ma con la prospettiva di costruire una progetto per un Veneto diverso: Lorenzoni, oggi vicesindaco di Padova, sarebbe il candidato in pectore per Palazzo Balbi, mentre il giovane Possamai, 30 anni compiuti ieri, sarebbe la persona in grado di aggregare e fare da catalizzatore per il Partito Democratico.

IL PD

TERZO POLO

ITALIA VIVA La deputata Sara Moretto

PD Il vicentino Giacomo Possamai

CIVICO Il consigliere Franco Ferrari

Stasera, intanto, ci sarà una riunione tra Italia Viva, i calendiani di Azione, +Europa e Partito Socialista. «Parteciperemo all’incontro - ha detto la deputata di Italia Viva, Sara Moretto - con l’obiettivo di fare squadra tra noi quattro e provare ad essere un unico interlocutore». Ma, al di là dei tempi, Bisato vi ha chiesto di dire come intendete comportarvi alle prossime elezioni regionali: rientrerete nella coalizione di centrosinistra o farete una corsa solitaria? «Dipende dalla progettualità e dal candidato. Noi siamo

Le piazze Santori: «Foto con Benetton? Abbiamo imparato»

In un’intervista al Giornale di Vicenza, il sottosegretario dem Achille Variati ha fatto il nome di Giacomo Possamai e l’ha elogiato: «Esprime la forza delle idee, non ha pesi del passato sulle spalle, non è polemico, può mettere insieme più generazioni». Occhio, non per candidarlo a governatore: «Il punto vero è che, candidatura o non candidatura, un Pd che guarda avanti deve puntare su figure come la sua». Ai più non è sfuggito il fatto che Variati non ha fatto il nome del capogruppo in Regione Stefano Fracasso che invece vorrebbe candidarsi a governatore, mentre ha avuto parole di apprezzamento per Lorenzoni: «Lo considero un uomo molto capace, può unire mondi diversi». Non solo: il sottosegretario ha escluso le primarie: «Troppo tardi». Traduzione del Variati pensiero? Secondo alcuni

M5S, OGGI IL TERMINE DELLE “REGIONARIE”. IN CAMPO ENRICO CAPPELLETTI MA C’È IL PROBLEMA DEI DUE MANDATI

pronti sia ad una coalizione larga che a una corsa per conto nostro come terzo polo». Il civico Lorenzoni vi andrebbe bene? «Ne parleremo alla nostra riunione. Di sicuro non accettiamo ultimatum. L’appello del Pd a sbrigarci fa sorridere: noi siamo nati lo scorso settembre, praticamente l’altroieri, mentre il Partito Democratico aveva cinque anni di tempo, per non parlare del “tavolo” che non ha prodotto niente. E a muoverci dovremmo essere noi? Non mettiamo veti sul Pd, ma devono essere loro a darsi delle scadenze».

FERRARI CORTEGGIATO In campo c’è anche Futuroggi, il braccio politico dell’associazione Semplice Italia che fa capo al banchiere Ubaldo Livolsi. Referente in Veneto di Futuroggi, di cui a livello nazionale è presidente l’ex dg della Rai Lorenza Lei, è l’avvocato padovano Riccardo Ronchitelli. Che sta cercando di convincere il consigliere regionale Franco Ferrari a candidarsi alla presidenza della Regione: «È un ottimo consigliere, sarebbe il candidato governatore ideale. Potrebbe coagulare attorno a sè anche partiti, movimenti, liste civiche per portare avanti un progetto per il Veneto». Tradotto: Ferrari dovrebbe essere il candidato di tutti quelli che non staranno con il Pd e con Lorenzoni. Azione e Italia Viva, però, sul nome di Ferrari nicchiano. E nicchia lo stesso Ferrari.

Primo round della due giorni anti-Salvini delle Sardine in Veneto. Sulle note di “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla ha esordito a Vicenza la sardina Tina che, dopo essere stata srotolata dalla struttura del park Fiera ha dato il via alla manifestazione che anticipa la visita del segretario della Lega, Matteo Salvini, e l’analogo flash mob di oggi a Padova sempre in concomitanza con il tour del leader del Carrocio. Circa 150 i manifestanti. Intanto il portavoce dei “pesciolini” Mattia Santori andava in tv a “Che tempo che fa” per parlare (anche) della contrastata visita a Fabrica - nella foto sopra - con Luciano Benetton e Oliviero Toscani: «C’è chi ha approfittato di quella foto per fare finta di spaccare il movimento... Abbiamo imparato che prima di fare una foto bisogna pensarci molto».

Raccolta firme dei pensionati Cia per la sanità

Oggi a mezzogiorno scadrà il termine per presentare le candidature al M5s attraverso le “regionarie”. Quanto al candidato governatore, il Movimento avrebbe puntato sul padovano Enrico Cappelletti, ma dovrà inventarsi qualcosa per aggirare il limite dei due mandati elettivi. «Questa regola non si cambia né esisteranno mai deroghe», ebbe a dire Beppe Grillo. Cappelletti nel 1995 è stato eletto consigliere al Cdq 7 S. Croce - S. Osvaldo a Padova per la Lega e nel 2013 è stato eletto senatore per il M5s. Alda Vanzan

VENEZIA «Le politiche della Regione Veneto in materia di sanità sono insufficienti, soprattutto per i territori rurali, cioè quelli più lontani dai servizi sanitari e dalle strutture ospedaliere. E quelli che più di altri subiscono queste scelte sono gli anziani, in particolare nelle aree montane e interne, dove la carenza delle strutture e dei servizi, unitamente agli effetti della crisi economica, costringono tanti anziani a rinunciare alle cure, anche a quelle essenziali». È quanto sostiene Anp Veneto (l’associazione dei pensionati di Cia Agricoltori Italiani) che ha lanciato una petizione indirizzata al presidente della Regione Luca Zaia e all’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. «Serve – spiega il presidente di Anp Veneto Giuseppe Scaboro uno sforzo per affrontare le criticità ancora presenti nel nuovo Piano socio-sanitario del Veneto». Le richieste: rafforzamento dei punti di emergenza e assistenza, garantendoli h 24, 7 giorni su 7; accorciamento delle liste d’attesa; estensione del sistema delle cure primarie con realizzazione su vasta scala di poliambulatori.

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M5S

Sardine, primo round a Vicenza e oggi tocca a Padova

La petizione

Carnevale, partenza con protesta: corteo senza remiere LA FESTA VENEZIA È iniziato ufficialmente il Carnevale veneziano. La festa ha registrato nel fine settimana circa 70mila persone in laguna, 7mila dei quali erano presenti all’inaugurazione il sabato sera. Per gli albergatori però i problemi legati all’errata percezione dell’acqua alta di novembre e al coronavirus continuano. Infatti, le camere disponibili per la festa sarebbero ancora il 30%, fatto anomalo rispetto al solito, quando si registra il tutto esaurito. E anche le feste private registrano mediamente il 50% di prenotazioni in meno. Oltre a questo, c’è anche da segnalare la protesta delle remiere veneziane che si sono rifiutate di prender parte alla ma-

nifestazione inaugurale di ieri mattina, con la sfilata della pantegana in Canal Grande, a causa dei mancati provvedimenti da parte del Comune sul moto ondoso. L’amministrazione aveva negato il 19 gennaio scorso alle remiere stesse la possibilità di manifestare in corteo in Canal Grande e così la “pantegana” (la barca a forma di topo emblema della festa, ndr) ha aperto i festeggia-

LA DISERZIONE PER I MANCATI PROVVEDIMENTI SUL MOTO ONDOSO ENTRA IN FUNZIONE IL CONTATURISTI

menti con meno della metà dei soliti accompagnatori.

LA PANTEGANA

LA PANTEGANA La tradizionale parata remiera di Carnevale

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Ma l’affluenza dei veneziani alla tradizionale parata non è venuta meno. Rive di Cannaregio affollatissime, pubblico in maschera, tra costumi d’epoca, balli e travestimenti stravaganti. Intorno a mezzogiorno il corteo ha solcato le acque di Cannaregio scortando l’ospite d’onore, da anni al centro della scena: la celebre pantegana. A bordo della sua peata, imbarcazione storica per i materiali pesanti, l’animale di cartapesta è giunto al Ponte dei Tre Archi, esplodendo con tanto di coriandoli e stelle filate colorate. In questo contesto nasce il contaturisti. Il sistema entrerà in vigore la prossima settimana, ha

annunciato l’assessore al turismo di Venezia Paola Mar. «Sono 34 telecamere posizionate in punti strategici della città. Il sistema prevede una telecamera che individui i passanti ed elabori attraverso un software le immagini ogni 25 centesimi di secondo, trasmettendo il segnale alla smart control room ogni cinque secondi. Non violeremo la privacy di nessuno - continua Mar - dato che non monitorerà i visi. Potremmo però capire la provenienza delle persone perché, interfacciandosi alle celle telefoniche saremo in grado di comprendere la provenienza della persona. Non riconosceremo il signor Bob, ma sapremo che qualcuno di statunitense è transitato lì». Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA


VII

Provincia

Lunedì 10 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

La Marca in lutto GODEGA «Foscolo, nei Sepolcri, dice che solo chi ha fatto cose grandi nella vita si garantisce l’immortalità. Bepi, perché per noi suoi concittadini era semplicemente l’amico Bepi, l’ha sicuramente conquistata, per l’impegno sociale, il successo imprenditoriale, il suo amore per l’arte e la cultura che lo facevano del tutto speciale». Con queste parole, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda Giuseppe Da Re, l’industriale trevigiano che ha inventato i “Bibanesi”, morto sabato all’età di 76 anni dopo una lunga malattia.

IL CORDOGLIO «Il primo pensiero e il mio profondo cordoglio vanno alla moglie Adriana, ai figli Francesca, Nicola e Armando, a tutti i suoi familiari e amici. Bepi è stato un grande per tanti motivi – aggiunge il Governatore – non solo per aver trasformato un piccolo panificio di famiglia in un’azienda conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo, ma per averlo fatto realizzando anche una straordinaria difesa identitaria del suo paese. In una fase storica in cui tutti cer-

Zaia: «Caro Bepi sei diventato immortale» Il dolore del presidente della Regione ` Cordoglio anche dal Premio Campiello per la morte di Da Re, papà dei Bibanesi «Personaggio unico, di rara sensibilità» `

cavano di affermare i loro prodotti con i nomi più strani, spesso “americanizzandoli”, Bepi chiamò la sua creatura, i buonissimi Bibanesi, con il nome della gente del borgo omonimo. Per di più portando al successo un prodotto in un settore che sembrava già saturo, fino a riuscire a farlo inserire nell’Atlante dei Prodotti tipici». «Con dolore e nostalgia – conclude Zaia - saluto per l’ultima volta un pezzo di storia della

IL LUTTO Il governatore Luca Zaia ha ricordato l’amico Giuseppe Da Re, crerato del colosso dei Bibanesi

mia terra e dell’imprenditoria nazionale, arricchito da straordinarie sensibilità per l’arte e per il sociale, da un’inarrestabile carica positiva, da un sorriso aperto e sincero che non dimenticheremo mai».

L’OMAGGIO Un ricordo di grande stima e dolore arriva anche dal Premio Campiello, del quale Da Re era componente del Comitato di Gestione. «Con la scomparsa di

«HA CONQUISTATO UN POSTO TRA I GRANDI PER IL SUO IMPEGNO SOCIALE E PER IL SUCCESSO IMPRENDITORIALE»

IL FUNERALE Sarà una Bibano blindata quella che oggi si appresta a dare l’ultimo saluto al suo Giuseppe Da Re. Alle 15.30 nella chiesa della frazione di Godega di Sant’Urbano sono attesi nomi illustri della politica, dell’economia e della cultura. Personaggio eclettico il padre dei “Bibanesi” lascia dietro si sè tracce che non si limitano al suo percorso professionale, ma spaziano dall’impegno sociale al mondo dell’arte.

L’ORGANIZZAZIONE In diversi oggi vorranno portare il loro saluto, omaggio all’uomo, e all’imprenditore. In quella chiesa che porta, un po’, anche la sua firma: suo è il crocefisso bronzeo collocato in prossimità del presbiterio. «Per

GRANDE ESEMPIO L’imprenditore Giuseppe Da Re, l’inventore dei Bibanesi, è morto all’età di 76 anni: oggi a Bibano si terrà il funerale

Attesi big, politici e artisti Bibano blindata per l’addio noi la sua morte rappresenta una perdita importante sia sotto il profilo umano, che imprenditoriale - afferma il sindaco Paola Guzzo - Domani (oggi, ndr) sarò presente per portare l’affetto e la stima di tutta la comunità. Sono certa che la funzione sarà molto partecipata, perchè lui era conosciutissimo

IL SINDACO GUZZO ALLERTA I VIGILI: «PER LA NOSTRA COMUNITÀ È UNA PERDITA IMMENSA»

e molto amato». L’afflusso di gente, prima e dopo la funzione, verrà regolato dalla polizia municipale.

IL DOLORE Il prossimo 20 aprile Giuseppe avrebbe compiuto 77 anni. Si è fermato prima, ucciso da un cancro contro il quale lottava da

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LE ISTITUZIONI Il sindaco Paola Guzzo oggi sarà al funerale

Giuseppe Da Re viene a mancare un personaggio unico, imprenditore lungimirante e creativo, con una spiccata sensibilità artistica». Così la Fondazione e il Comitato di Gestione Premio Campiello che lo ricordano con grande affetto: «Un uomo generoso e altruista che il Campiello ha avuto l’onore di avere nella sua squadra. Il cordoglio è profondo. Siamo vicini ad Armando Da Re e alla famiglia tutta».

SENZA TEMPO Imprenditore innovativo e creativo Da Re strinse importanti legami di amicizia con vari personaggi emblematici del mondo dell’arte e della cultura: dal premio Nobel Dario Fo a illustratori come Altan, Nicoletta Costa, Giannelli, Forattini e Mordillo. Il suo nome rimarrà per sempre indissolubilmente legato ai suoi Bibanesi, i “panetti arcaici”, come li chiamava Dario Fo, prodotti negli stabilimenti di Bibano e Zoppè di San Vendemiano e le cui confezioni sono state disegnate dai suoi amici artisti. I “Bibanesi” danzanti, per esempio, portano la firma della matita pungente proprio di Fo, che inviò un manoscritto, riprodotto poi nelle confezioni destinate ai supermarket. Nel cuore di Giuseppe Da Re infatti c’è sempre stata l’arte. La sua grande e vera passione della quale avrebbe voluto vivere. Ma la sorte per lui aveva in serbo ben altro destino. Un panificio di famiglia, il padre che chiede aiuto, lui giovane liceale che corre. Il resto è divenuto storia. Manuela Collodet

tre anni. Ha scelto di morire a casa, nella sua Bibano, tra l’amore della moglie Adriana, dei figli Nicola, Francesca e Armando, dei nipoti, del fratello Luigi, della sorella Noemi. Una storia, una vita di famiglia, la sua. Che nella famiglia su è conclusa. Interrotti gli studi d’arte, la sua passione folle, si dedicò completamente al piccolo panificio artigianale di casa per risollevare le sorti delle famiglia in quegli anni difficili. Sul finire degli anni Settanta i suoi sforzi venero ripagati: rinnovati gli impianti il piccolo panificio diventò uno dei più importanti di tutto il Nord Est. La svolta geniale con la creazione dei Bibanesi, un ibrido tra pane e grissini, lavorati un po’ a mano e un po’ a macchina. Un successo che lui presto aggancia al mondo dell’arte, facendo firmare le confezioni da grandi nomi del design e della cultura.


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