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REGIONE
MERCOLEDÌ 12 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
verso le elezioni regionali
L’ultimatum di Salvini irrita il centrodestra «Alleati, non satelliti» De Carlo (Fdi): «L’autonomia al palo? Al governo c’era lui... » Zuin (Fi): «Senza la nostra legge né referendum né riforma»
REAZIONI PUNGENTI
Filippo Tosatto VENEZIA. Matteo Salvini fa la
voce grossa e detta le regole ai potenziali partner del centrodestra: «La Lega stringerà alleanze elettorali solo con chi, prima del voto, sottoscriva la proposta sull’autonomia di Luca Zaia, e ciò vale sia per le regionali del Veneto che in vista del governo nazionale». LE CONDIZIONI DETTATE
Il diktat, pronunciato lunedì davanti alle migliaia di militanti che gremivano il Gran Teatro Geox a Padova, scalda il cuore della base (notoriamente allergica ai compagni di cordata) e ancor più dei colonnelli, per nulla entusiasti alla prospettiva di spartire le poltrone assicurate dal prevedibile successo.E i destinatari dell’ultima-
noi siamo all’opposizione dall’inizio della legislatura, Salvini non incolpi noi se il regionalismo differenziato è al palo. Detto ciò, con Sergio Berlato abbiamo sostenuto a suo tempo il referendum popolare e ribadiamo la nostra posizione: maggiore autonomia abbinata al presidenzialismo per garantire la tenuta complessiva del Paese. Come finirà? Mi auguro prevalga il buonsenso, certo in Veneto i leghisti sono forti ma ricordino che in Lombardia noi votammo Maroni presidente quando superavano a fatica il 4%. Alleati sì, satelliti mai».
Centrodestra veneto:Luca De Carlo (Fdi) e Michele Zuin (Forza Italia)
tum? «Mi sorprendono questi toni», replica Luca De Carlo, deputato-sindaco di Calalzo e coordinatore veneto di Fratelli d’Italia «noi abbiamo sempre creduto che l’unità del centrodestra rappresenti la formula vincente,
quella premiata dal nostro elettorato, e ci comportiamo con coerenza. L’autonomia? A differenza della Lega, che per 14 mesi ha condiviso il governo con il M5S e ha condotto la trattativa Stato-Regioni con il ministro Stefani,
Dai toni spicci del cadorino quelli felpati (ma incisivi) del veneziano Michele Zuin, parlamentare e assessore in laguna: «Nessun problema sull’autonomia e mi stupisce che gli amici leghisti la sollevino in termini divisivi», le parole di Michele Zuin, il coordinatore dei forzisti veneti «faccio notare che la legge regionale promossa dal Corte costituzionale, e poi sottoposta a referendum, reca la firma di Forza Italia: altri all’epoca inseguivano la secessione ma senza la nostra iniziativa non saremo qui a discutere di materie e competenze. Detto ciò, esiste un’intesa nazionale tra i leader del centrodestra e sono convinto che a maggio, anche in Veneto, correremo uniti a sostegno dell’ottimo governatore Zaia». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
sanitÀ, l’incontro in regione
Dieci milioni di premio ai medici in prima linea C’è il sì dei sindacati VENEZIA. I sindacati dei camici bianchi accolgono con sostanziale favore la mossa della Regione che ha stanziato 10 milioni di fondi aggiuntivi per compensare i medici ospedalieri del Veneto che operano nella “linea del disagio” rappresentata da pronto soccorso, emergenza-urgenza, reperibilità, guardie festive e notturne. Nell’atteso incontro tra le parti svoltosi a Venezia, il direttore dell’area sanità e sociale Domenico Mantoan - affiancato per l’occasione dal responsabile personale Claudio Costa - ha illustrato al ventaglio dei rappresentanti sindacali lo spirito del provvedimento (che si tradurrà in un fondo annuale permanente alimentato dal Patto della salute) raccogliendo gran parte delle osservazioni e delle richieste emerse dal tavolo. A cominciare dall’esigenza di linee guida da parte dell’amministrazione, cosi da evitare confusione e disparità applicative: la legge al momento non consente contrattazioni su base regionale (è una delle principali richieste del “pacchetto autonomia” di Luca Zaia) perciò la definizione dei compensi
avverrà su base aziendale ed è essenziale che manager delle Ulss e organizzazioni sindacali agiscano secondo criteri omogenei; a riguardo, Mantoan ha promesso che al prossimo incontro, fissato per il 3 marzo, presenterà un protocollo dettagliato. Di che parliamo nel concreto? Di riconoscere il valore di prestazioni fin qui compensate con cifre irrisorie: dalla reperibilità - i 20 euro oggi “elargiti” dovrebbero diventare 200 - all’indennità domenicale e notturna che dai 20-30 euro attuali balzerebbe a 250; prima tappa di un’azione perequativa a vasto raggio. «A tutt’oggi siamo in concorrenza con le elemosine», il commento sarcastico di Giovanni Leoni, segretario regionale del Cimo, che saluta con soddisfazione l’inizio di un«percorso comune per correggere le disuguaglianze di retribuzione, a parità di attività svolta, per i colleghi di tutte le aziende del Veneto» dove la “forbice stipendiale” raggiunge i «500-600 euro netti al mese in più o in meno per singolo medico». — Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
nuovo centro logistico
Amazon apre nel Rodigino e assume 900 dipendenti CASTELGUGLIELMO
(ROVIGO).
Amazon bis in Veneto, è ufficiale: il centro di distribuzione di Castelguglielmo, nel Rodigino, entrerà in funzione entro il prossimo autunno e impiegherà fino a 900 dipendenti a tempo indeterminato. A partire da ieri sono aperte anche le candidature per le posizioni manageriali, tecniche e per le funzioni di supporto. Ieri mattina Amazon ha ufficialmente annunciato l’apertura dei due nuovi centri di distribuzione in Italia che saranno operativi entro la fine del 2020: uno a Colleferro, nella città metropolitana di Roma, e l’altro tra Castelguglielmo e San Bellino, in provincia di Rovigo. Concretizzato in numeri, si tratta di un doppio investimento che vale 140 milioni di euro e 1.400 posti di lavoro, che si sommano ai 4 miliardi già investiti nel nostro Paese dal 2010 e ai 6.900 dipendenti attualmente impiegati da Amazon in Italia (fra questi ci sono gli addetti in servizio a Vigonza, nel Padovano). «Nel 2020 celebriamo i dieci anni dal nostro arrivo in Italia, periodo in cui abbiamo destinato considerevoli investimenti a questo Paese e dato lavoro a migliaia di persone qualificate, che ricevono una retribuzione competitiva e benefit sin dal primo giorno» commenta Roy Perticucci, vicepresidente di Ama-
Un magazzino Amazon
zon Operations in Europa «Questo nuovo investimento rappresenta un’ulteriore dimostrazione del nostro impegno nei confronti della comunità locale: ci consentirà infatti di creare oltre 1.400 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato e di potenziare la nostra rete di consegna per raggiungere sempre più persone in tutto il Paese». Rimanendo in Veneto, il centro di distribuzione polesano – si trova a 25 chilometri da Rovigo – impiegherà fino a 900 dipendenti a tempo indeterminato entro tre anni dall’inizio delle attività. Il si-
to, i cui lavori di costruzione sono stati affidati a P3 Logistic Parks, sarà equipaggiato con la più avanzata tecnologia di Amazon Robotics per migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro dei dipendenti, riducendo ad esempio i loro spostamenti grazie a speciali scaffali di stoccaggio dei prodotti che si muovono in modo automatizzato verso la postazione degli operatori. Amazon promette massima attenzione anche nella realizzazione di strutture sostenibili, capaci di integrare sistemi per il risparmio energetico riducendo l’impronta ambientale grazie a ridotti livelli di emissioni. Attraverso il link www. amazon. jobs/en/locations/castelguglielmo è possibile candidarsi per una posizione manageriale, tecnica e per le funzioni di supporto. Le selezioni per operatori di magazzino saranno invece aperte in estate. Per queste figure professionali è previsto un inquadramento al quinto livello del Ccnl della Logistica e dei Trasporti, con salario d’ingresso pari a 1.550 euro lordi e un pacchetto di benefit che include gli sconti su Amazon.it e l’assicurazione sanitaria privata contro gli infortuni, oltre a un serio percorso formativo. — Nicola Cesaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Mercoledì 12 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Ora Coalizione incalza il professore: «Senza te cosa ne sarà di noi?» Affollata assemblea del popolo arancione. Tanti dubbi sui successori e una certezza: «L’urbanistica va mantenuta» `
L’ATTESA
PALAZZO MORONI Il sindaco Sergio Giordani si prepara ad un rimpasto di giunta. Il vicesindaco Lorenzoni è pronto a correre da governatore del Veneto per un movimento unitario di centrosinistra mentre l’assessore Micalizzi potrebbe essere scelto dal Pd come candidato consigliere regionale
- allarga le braccia - già capitati più volte anche nella giunta Zanonato. Il ruolo di assessore è un ottimo trampolino per il Parlamento o per altre cariche e certe ambizioni personali dei colleghi di giunta sono comprensibili. La macchina comunale assorbirà in fretta gli eventuali cambiamenti. Dico solo che mi dispiacerebbe perché Micalizzi è una “macchina da guerra” sempre sul pezzo e perché Lorenzoni è una persona molto saggia con cui si trova sempre una soluzione». Trovare soluzioni, forse, sarà più difficile per il Pd e per Coalizione. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
COLASIO: «SONO AVVICENDAMENTI FISIOLOGICI, CAPISCO LE AMBIZIONI PERSONALI DEI MIEI COLLEGHI»
Le successioni
Tarzia: «Si scelga tra i nomi eletti» «Non so cosa accadrà nell’eventuale rimpasto in giunta, ma ho due desideri». Il consigliere comunale Luigi Tarzia, eletto nella lista Giordani e delegato alla sicurezza, risponde al telefono mentre è sulle piste da sci. Dalla montagna si tiene ovviamente aggiornato sugli scenari futuri di Palazzo Moroni e sa bene che nelle prossime settimane inizieranno manovre decisive per una o due sostituzioni in giunta. «Anzitutto - spiega Tarzia - mi auguro che l’area moderata e centrista di cui faccio parte abbia l’opportunità di ricoprire con un proprio rappresentante un incarico, anche se so bene che nessuno potrà andare a dettare la linea al sindaco Giordani. La seconda condizione che mi auguro si verifichi - chiude Tarzia - è che
si vada a pescare tra gli eletti. Tra chi si è candidato mettendoci la faccia». E se arrivasse una chiamata proprio a lui? «A chi non piacerebbe fare l’assessore ammette Tarzia - ma oggi il tema non è questo. L’importante è che arrivino persone competenti che diano nuovo slancio». (g.p.)
PADOVA Una sala piena, una platea in fibrillazione e un professore con decine di occhi puntati addosso. Sono state due ore molto intense, lunedì sera, quelle che hanno contraddistinto la riunione degli attivisti di Coalizione Civica nella sede arancione di Corso del Popolo. Non è stata la serata degli annunci ufficiali come qualcuno immaginava, ma di fatto è stata la prima volta che Arturo Lorenzoni si è presentato alla propria “base” da candidato governatore in pectore. Fosse per lui ogni riserva sarebbe già sciolta e la corsa regionale verso Palazzo Balbi sarebbe già cominciata. Se la sfida a Zaia non è ancora stata lanciata, è perché la direzione regionale Pd deve ancora sciogliere le ultime riserve. Sabato è in programma a Vicenza un’assemblea del “Veneto che vogliamo”, movimento civico promosso proprio da Lorenzoni, e il diretto interessato auspica che per quel giorno l’accordo sia chiuso.
to un messaggio importante agli alleati democratici: «Qualunque sarà la mia scelta, io rimarrò garante di un accordo elettorale per Padova fatto nel 2017. Gli equilibri non dovranno cambiare». Tradotto: anche senza Lorenzoni, il popolo arancione dovrà continuare a mantenere un peso importante nella giunta Giordani. Da Coalizione trapela l’orgoglio di aver avviato un modello poi replicato in tutto il Veneto («Il movimento regionale che è appena nato è una conseguenza del successo ottenuto a Padova») ma al tempo stesso si respira un’aria di fermento accompagnata da diversi interrogativi.
I SUCCESSORI Per il ruolo di vicesindaco sono circolati negli ultimi mesi
due nomi: Chiara Gallani, assessore all’Ambiente apprezzata dagli attivisti fin dai tempi delle sue battaglie ecologiche a sostegno del movimento civico “Padova 2020”, e Francesca Benciolini, alla quale il sindaco riconosce importanti doti di diplomazia e mediazione. Proprio quest’ultimo appare il nome più quotato, in grado di ottenere il gradimento del Pd. Per il ruolo di nuovo assessore, invece, non c’è ancora stata una vera discussione interna. Restano salde le candidature del capogruppo Nicola Rampazzo (il nome più caldo e ben visto, tra quelli interni a Coalizione) e di Stefania Moschetti, eletta con la Lista Giordani. Dalla stessa area proviene pure Meri Scarso. Una volta che Lorenzoni avrà annunciato la propria candidatura in Regione, la successione non sarà in ogni caso immediata. Passeranno infatti alcune settimane di transizione in cui lo stesso professore si farà garante del passaggio di consegne. G.Pip.
LA PLATEA
OLTRE CINQUANTA ATTIVISTI IN SEDE LUNEDÌ SERA PER IL CONFRONTO CON IL LEADER, MA LUI TEMPOREGGIA
Intanto, però, c’è da fare i conti con la base padovana. Quella che l’ha supportato, votato e sostenuto negli ultimi due anni e mezzo. Il momento è decisivo non solo per Lorenzoni ma per tutta Coalizione. Per questo motivo lunedì sera gli attivisti in sede erano oltre una cinquantina. «Arturo, ti prego, non te ne andare» gli ha detto più di qualcuno. Il vicesindaco ha sorriso, ma ha glissato. Ha spiegato di credere nel percorso regionale indipendentemente da una sua candidatura e non si è sbilanciato oltre. «È prematuro» è la frase ripetuta come un mantra da Lorenzoni. Al di là della scelta del vicesindaco, c’è in ogni caso un’ampia fetta di elettorato che non vuol vedere dispersi i voti decisivi conquistati del giugno 2017. «Che ne sarà di Coalizione? Ci terremo le deleghe all’urbanistica e alla mobilità?». Queste sono le domande-chiave rivolte da molti attivisti. Lorenzoni mantiene un aplomb istituzionale e non prende posizione, ma l’altro ieri ha lancia-
POPOLO ARANCIONE Il vicesindaco Lorenzoni, decisivo per la vittoria
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Le opposizioni: «Nomi nuovi, ma stessi litigi interni» `Il centrodestra punge
ancora la maggioranza: «Resteranno i problemi» LA MINORANZA PADOVA La partita sul rimpasto di giunta è ovviamente tutta interna alla maggioranza, ma tra le file dell’opposizione tutti guardano con interesse allo scenario che si sta verificando a Palazzo Moroni. La probabile uscita di scena del vicesindaco Lorenzoni e la possibile contemporanea partenza dell’assessore Micalizzi, infatti, potrebbe cambiare molti tasselli nella composizione della giunta e, di conseguenza, nel proseguimento del
mandato. Anche perché in ballo ci sono deleghe molte pesanti: dall’urbanistica alla mobilità, dai lavori pubblici al patrimonio. L’ex assessore al Commercio Eleonora Mosco (Cambiamo!), commenta la situazione parafrasando il Gattopardo. «Tutto cambia perché nulla cambi. Anche con dei nomi nuovi - punge la consigliera - continueranno le divisioni e le liti in maggioranza. Dalla mobilità ai parcheggi, dalla sicurezza al sociale, Pd e Coalizione hanno e continueranno ad avere delle visioni differenti. Continueranno - insiste l’ex assessore - la decrescita felice che Padova sta subendo. Penso all’assenza di parcheggi e ai numerosi episodi di criminalità, per esempio. In maggioranza i problemi ci sono e continue-
ranno ad esserci».
casa nessun progetto valido se quello legato a via Anelli ma con enormi ritardi». Va detto che le candidature di Lorenzoni e Micalizzi non sono ancora state ufficializzate. Qualora lo fossero, sarà interessante capire se si dimetteranno immediatamente (come invocato dalla Lega) oppure no.
LA STOCCATA È molto duro nel proprio attacco all’amministrazione anche un altro ex assessore della giunta Bitonci, il consigliere comunale leghista Alain Luciani. «Innanzitutto va detto che il sindaco aveva dichiarato che chiunque volesse candidarsi per le regionali lo poteva fare ma doveva dimettersi preventivamente senza aspettare l’esito - è la stilettata di Luciani -. Qualcuno ha scambiato la città di Padova e il voto dei padovani come un autobus con poltrone belle comode, questo fa capire quanto hanno a cuore la città di Padova, ecco che fine fanno i progetti per la città di Lorenzoni: “darsi alla fuga”. Micalizzi, allo stesso modo, non è riuscito a portare a
CAMBIAMO Eleonora Mosco
FRATELLI D’ITALIA Matteo Cavatton
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I VANTAGGI È polemico e sarcastico un altro volto nome della minoranza come Matteo Cavatton, avvocato nelle file di Fratelli d’Italia. «La candidature di Lorenzoni alle elezioni regionali - evidenzia l’esponente del centrodestra padovano - produrrà indubbi e molteplici vantaggi per Padova, che si libererà di un capocorrente che ha tenuto ferma la città per due anni e mezzo, bloccan-
do ogni prospettiva di sviluppo con motivazioni ideologiche e modalità ricattatorie. Ed è un vantaggio anche per il Veneto - è l’ulteriore attacco di Cavatton dal momento che il vicesindaco Lorenzoni sarà sicuramente sconfitto dal governatore Zaia e stando tra i banchi dell’opposizione potrà sicuramente fare meno danni di quelli provocati fino ad ora. Il rimpasto di giunta - conclude - in ogni caso non ci appassiona: siamo solamente sollevati dal fatto che chiunque sostituirà gli uscenti non potrà fare peggio di quanto fatto loro». Una presa di posizione forte, ma la campagna elettorale per le regionali sta entrando nel vico e lo scontro politico si sta accendendo sempre più anche a Padova. G.P.
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Nordest
MANOVRE VENEZIA Un uomo in Regione Veneto, una donna in Comune di Venezia. Né l’uno né l’altra con la tessera del Partito Democratico in tasca. Civico il primo, un po’ più avvezza ai partiti la seconda. Innegabilmente entrambi sullacarta perdenti perché a Venezia Luigi Brugnaro ha il vento in poppa e in Regione Luca Zaia resta sempre il governatore più amato d’Italia. Tra l’altro l’uno e l’altra non potranno neanche presentarsi come l’unica alternativa perché l’opposizione - di qua e di là rischia di frammentarsi. Eppure, se non altro per le 2.500 sardine riunite a Padova in contemporanea alla kermesse con Matteo Salvini, la partita di Arturo Lorenzoni e Gabriella Chiellino potrebbe farsi interessante.
Mercoledì 12 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Regione, Padova e Venezia a sinistra un difficile risiko Pd e alleati e il nodo candidature: verso ` Anche se M5s non farà alleanze coi dem, la scelta di 2 civici contro Zaia e Brugnaro Renzi e Calenda orientati ad andare da soli `
Autonomia la bicamerale in trasferta a Venezia
CHI SONO Le candidature di Lorenzoni e di Chiellino circolano sui tavoli della politica - quello di lui ormai da mesi, quello di lei da una manciata di giorni - ma dai rumors tutto lascia presagire che otterranno il via libera. Lui è noto: docente universitario, leader di Coalizione Civica a Padova dove è il vicesindaco di Sergio Giordani. I detrattori lo definiscono un catto-comunista, vicino al mondo della Chiesa, sensibile ai temi della sostenibilità ambientale. Gli è riconosciuta la capacità di essere riuscito ad aggregare in Coalizione Civica vecchi e giovani. Compirà 54 anni il prossimo settembre. Lei è una mestrina di adozione, imprenditrice della green economy. Vanta il primato di essere stata la prima laureata in Scienze Ambientali a Ca’ Foscari. Cattolica, fa parte del consiglio di amministrazione del Duomo di Mestre. Dall’inizio del 2017 è la delegata veneziana della Fondazione Bellisario, che punta a costruire un paese a misura di donne e di crescita. Da giovanissima è stata consigliera comunale per la Margherita a Conegliano, dove nel 2002 è
MARCO CARRAI: «L’ASSEMBLEA A VICENZA PER L’AVVIO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE NON DEL CANDIDATO»
LA SEDUTA
IN PISTA Arturo Lorenzoni e Gabriella Chiellino: sono i papabli sfidanti di Luca Zaia e Luigi Brugnaro. A lato Marco Carrai del coordinamento Il Veneto che Vogliamo
Anci Veneto
Nuove assunzioni, riparte la battaglia dei Comuni VENEZIA Riparte la battaglia di Anci Veneto per il turnover dei dipendenti municipali. «I Comuni del Veneto sono virtuosi e lo dicono i numeri – dice il presidente regionale Mario Conte – infatti il rapporto tra popolazione e personale nelle nostre amministrazioni è tra i più bassi d’Italia, con 5,07 dipendenti ogni mille abitanti. Ci sono Regioni in cui si sforano gli 11 dipendenti ogni mille abitanti. È evidente che i criteri del personale non possono penalizzare i Comuni
del Veneto e i sindaci che hanno bisogno di assumere». Dal 2010, per effetto della spending review, si calcola che i municipi abbiano perso circa ottantamila dipendenti, pari al 20% del totale, andati in pensione e non rimpiazzati. Lo scorso 11 dicembre è stato dato il via libera in Conferenza Stato-Città al decreto attuativo sulla nuova disciplina delle assunzioni a tempo indeterminato, da considerare in aggiunta alla sostituzione del personale che va in pensione. Ma secondo
l’associazione quella bozza contiene delle criticità, al punto che in alcuni casi i sindaci sarebbero costretti paradossalmente a ridurre la dotazione organica e non ad assumere. «Se non saranno modificati i criteri – promette il leghista – siamo pronti a battere i pugni sul tavolo come fatto con il Fondo di Solidarietà per trovare una soluzione condivisa che non penalizzi chi ha i conti in ordine ed amministra in modo corretto senza sprecare un euro».
VENEZIA Per capire cosa vuole il Veneto con la sua richiesta di autonomia differenziata, deputati e senatori arriveranno a Venezia. Accadrà martedì 18 febbraio, con la seduta in esterna della commissione bicamerale per le Questioni Regionali, attorno a cui prevedibilmente sarà imperniato l’iter parlamentare della riforma. La presidente pentastellata Emanuela Corda ha accolto l’invito del governatore Luca Zaia a svolgere una missione sul territorio interessato. In questi giorni è in corso di definizione il programma dei lavori, che potrebbero vedere l’audizione della delegazione trattante della Regione e forse anche dei capigruppo consiliari. L’idea era maturata lo scorso 30 gennaio, quando lo stesso Zaia era intervenuto a Roma, per fare il punto sul negoziato. In quella stessa sede stamattina sarà sentito il ministro dem Francesco Boccia, che ieri ha dichiarato: «L’autonomia è a buon punto: il mio lavoro l’ho completato e ora penso sia utile, giusto e corretto dare la parola al Parlamento». Sempre a proposito della riforma, ieri è stato pubblicato sul Bur il decreto con cui Zaia ha nominato il direttore dell’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata. Si tratta dell’avvocato Mario Caramel, attuale segretario della Giunta regionale. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
stata anche candidata sindaco. Ha 50 anni. Saranno incoronati Arturo e Gabriella? A Venezia, come dice il sociologo ed esponente dei Verdi Gianfranco Bettin, «è un mix tra una corte di Bisanzio e un’assemblea al Petrolchimico dei bei tempi». Tutto può succedere. Senza contare che in laguna ha fatto più vittime il toto-candidati che il coronavirus: esempio illustre il rettore Michele Bugliesi. Il tavolo del centrosinistra veneziano è convocato per oggi. Resta poi da capire - e vale sia per il capoluogo che per la Regione - quanto peserà la forza interna del Pd che spinge per le primarie visto che l’orientamento è di non farle.
IL VERTICE DEI CIVICI Capitolo regionali, la settimana in corso prevede due appuntamenti: venerdì a Padova la direzione del Pd, sabato a Vicenza l’assemblea del Veneto che vogliamo (Vcv), cioè il ressemblement che ha messo assieme associazioni e movimenti a partire da Coalizione Civica. Ma non per ufficializzare la candidatura di Lorenzoni, com’era parso nei giorni scorsi: «Con l’assemblea di Vicenza - dice Marco Carrai del coordinamento regionale del Vcv - continueremo i gruppi di lavoro e si ufficializzerà l’inizio della campagna elettorale, non la candidatura di Arturo Lorenzoni. Arturo è un soggetto importante per Vcv, ma intendiamo ragionare con le altre forze politiche, in primis con il Pd, con il quale si sta facendo un approfondito ragionamento per individuare la candidatura più idonea a contrastare il centrodestra. Lorenzoni si messo a disposizione di questo progetto, ma da parte nostra non ci sarà nessuna fuga in avanti».
IL TERZO POLO Mentre a Padova già si parla di rimpasto di giunta per sostituire Lorenzoni a Palazzo Moroni (in pole position l’assessore Francesca Benciolini), i più danno per scontato che calendiani e renziani correranno da soli: avevano messo il veto sui grillini, ora che il M5s nonostante i tentativi del suo ministro Federico D’Incà ha deciso di fare una corsa solitaria nulla osterebbe a far parte della coalizione. Ma Azione e Italia Viva paiono intenzionate a snobbare il Pd. Il ragionamento sarebbe: vincerà comunque Zaia, tanto vale cominciare a farsi conoscere sul territorio. Alda Vanzan
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Olimpiadi 2026, organi e funzioni: presentata la legge né gettoni. La Fondazione Milano-Cortina 2026, costituita il 9 dicembre da Coni, Comitato Paralimpico, Regione Lombardia e Veneto e Comuni di Milano e Cortina, assume le funzioni di Comitato Organizzatore dei Giochi. E cioè le attività di gestione, organizzazione, promozione e comunicazione degli eventi sportivi. Anche questo ente è a costo zero per la finanza pubblica. Poi c’è la spa Infrastrutture Milano-Cortina 2026, con sede a Ro-
IL TESTO VENEZIA La legge olimpica è pronta. Porta la data del 10 febbraio e il premier Giuseppe Conte l’ha trasmessa ai capi dell’Ufficio legislativo in vista della discussione in Consiglio dei ministri previo esame del preconsiglio. In tutto sono 24 articoli, comprendenti anche le Finali Atp Torino 2021-2025. Oltre a stabilire chi fa cosa, la legge individua i capitoli di spesa per il finanziamento dei Giochi: 350mila arriveranno da una minore spesa inizialmente destinata anche a interventi a favore di categorie sociali svantaggiate.
700mila euro e la legge riporta i capitoli di spesa: da una parte il fondo del Mef di cui all’articolo 1 comma 95 della legge 145/2018, dall’altra una riduzione dell’autorizzazione di spesa recata dall’articolo 145, comma 33, della legge 388/2000. In pratica i 350mila euro del Mit vengono presi dal capitolo di spesa per “iniziative relative a studi, ricerche e sperimentazioni in materia di edilizia residenziale e all’anagrafe degli assegnatari di abitazioni” e per “interventi a favore di categorie sociali
Cosa dice il provvedimento
GLI ORGANI La legge definisce i compiti di tre organi: il Consiglio Olimpico Congiunto, il Comitato Organizzatore, la Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 spa. Il Consiglio Olimpico Congiunto è composto da 15 membri (dentro ci sono tutti, dal Cio alle Regioni a Palazzo Chigi) e ha funzioni di indirizzo generale e di alta sorveglianza sull’attuazione del programma di realizzazione dei Giochi. Non sono previsti compensi
ma e così partecipata: ministero dell’Economia e delle Finanze 35%, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 35%, Regione Lombardia 10%, Regione Veneto 10%, Provincia di Trento 5%, Provincia di Bolzano 5%. La vigilanza è in capo al Mit. Lo scopo statutario è la realizzazione, quale centrale di committenza e stazione appaltante, delle opere. La società ha durata fino al 31 dicembre 2026, il capitale sociale è fissato in un milione di euro. I due ministeri mettono complessivamente
PREPARATIVI Pronta la legge olimpica per Milano-Cortina
I 350.000 EURO DEL MINISTERO DEI TRASPORTI PRESI DAL FONDO PER LE CATEGORIE SVANTAGGIATE
Distinzione dei ruoli Un Cda di 5 membri Monete e francobolli tra Consiglio e Comitato per la spa Infrastrutture E sui proventi niente tasse Il Consiglio Olimpico Congiunto ha funzioni di indirizzo generale e di alta sorveglianza sull’attuazione del programma di realizzazione dei Giochi. Il Comitato Organizzatore dei Giochi coincide con la Fondazione Milano-Cortina 2026 costituita il 9 dicembre scorso.
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Infrastrutture Milano-Cortina 2026 è la spa partecipata da Mef (35%), Mit (35%), Lombardia (10%), Veneto (10%), Trento (5%), Bolzano (5%). Il Cda è composto da 5 membri; presidente e amministratore delegato spettano ai due ministeri.
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Per finanziare i Giochi il Comitato Organizzatore potrà far coniare monete celebrative e stampigliare francobolli commemorativi. Sui proventi percepiti anche nell’esercizio di attività commerciali, svolte in conformità agli scopi istituzionali, non pagherà l’Ires.
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svantaggiate”. Il Cda è composto da 5 membri dei quali 3 nominati dal Mit di concerto col Mef (uno presidente e uno ad), gli altri 2 congiuntamenti da Regioni e Province.
GARANZIE Ammonta a un massimo di 58.123.325,71 euro la garanzia dello Stato per rimborsare quanto ricevuto dal Cio a titolo di anticipo sui diritti televisivi «laddove l’evento sportivo dovesse subire limitazioni, spostamenti o venisse cancellato». La legge contempla anche il “diritto di circolazione”, con procedure “rapide e semplificate” quanto ai visti e ai permessi di soggiorno. Al Comitato Organizzatore è consentito, per supportare il finanziamento dei Giochi, un programma di coniazione di monete e stampigliatura di francobolli. Infine i proventi percepiti dal Comitato organizzatore - anche nell’esercizio di attività commerciali svolte in conformità agli scopi istituzionali - non concorreranno a formare reddito imponibile ai fini Ires. Ossia, non pagheranno le tasse. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
12-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043
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MERCOLEDÌ 12 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
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Emergenza ambiente Luca Marchesi, direttore di Arpav, spiega il coordinamento tra Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte
Stufe a legna e traffico avvelenano l’aria Pm10 vera emergenza 50 milioni da spendere L’INTERVISTA
Albino Salmaso ista dal satellite la pianura Padana è una macchia rossa di smog, alla pari del bacino della Ruhr. Ma se in Germania i venti del Baltico spazzano l’aria dalle polveri di carbone, in Italia il Pm10 da traffico e stufe a legna è un flagello che si estende da Bardonecchia a Lubiana, dal Piemonte fino alla Slovenia. Come se ne esce? Luca Marchesi, 55 anni, è il direttore generale dell’Arpav. Laurea al Politecnico di Milano, ha diretto l’Arpa in Friuli e in Lombardia ed è il presidente di Assoarpa. Il ministro Sergio Costa ha stanziato 170 milioni per le 4 regioni padane, 41 dei quali al Veneto. Come pensate di spenderli, dottor Marchesi? «La domanda va girata alla politica, io posso fare il quadro tecnico della situazione. Questi 41 milioni erogati in via straordinaria, come una-tantum dal governo, hanno un vincolo preciso. Sono destinati al trasporto
V
Protesta ambientalista a Mestre
La rottamazione va estesa anche agli impianti domestici Allarme benzopirene pubblico locale per il rinnovo dei bus e agli impianti di videosorveglianza. Poi ci sono altri 8-9 milioni assegnati al Veneto ogni anno con la legge 2019 per contrastare l’inquinamento con un ventaglio d’interventi più ampio: si va dalla sostituzione delle caldaie, ai contributi per la rottamazione delle auto vecchie, all’agricoltura. L’uso coordinato di questi 50 milioni consentirà alla re-
gione un piano molto organico per l’ambiente». Come mai il governo ha destinato solo a Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna i 170 milioni straordinari della legge 2017? «Perché queste regioni confinate tra le Alpi e il Po non sono attraversate da venti e soffrono un’emergenza che inizia a dicembre e si protrae fino a marzo. Con sforamenti del Pm10 che quando superano i 35 giorni consecutivi diventano un allarme per l’Oms. Queste regioni hanno avviato un perfetto coordinamento tecnico tra le 4 agenzie: noi utilizziamo gli stessi indicatori e protocolli di misura dei fenomeni. Gli inventari di emissione sono gli stessi e c’è sintonia con il progetto Ue Prepair. Stazioni di misura e modelli sono analoghi nelle quattro regioni». Perché soffriamo di una così grave emergenza dell’aria? «La situazione orogeografica ci condanna a lunghi inverni con poca pioggia e senza vento. La pianura padana è una conca e l’effetto negativo del Pm10 si vede anche in Slovenia, che collabora con
La cartina del Pm10 e in alto Luca Marchesi, direttore Arpav
In vent’anni crollati i valori delle emissioni Biossidi di azoto e monossido a norma noi. A giugno 2019 a Torino le 4 regioni hanno incontrato la commissione Ue per valutare le strategie e sono stati elaborati dei modelli da cui emerge che se noi avessimo avuto le stesse condizioni meteo della Ruhr avremmo già raggiunto tutti gli obiettivi comunitari. Siamo penalizzati sotto il profilo geografico e non ci possono chiedere le prestazioni della Danimarca o del Nord della
il commiSSario nicola dEll’acqua
Allarme Pfas, i 4 acquedotti da rifare «Siamo a metà strada, ce la faremo» PADOVA. Ottanta milioni di euro per rifare 4 acquedotti avvelenati dai Pfas. Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario per l’emergenza da sostanze perfluoro-alchiliche nelle province di Vicenza, Verona e Padova, vuole assolutamente garantire acqua «pulita» in tempi molto stretti. E fa sapere che sono arrivati 23 milioni da Roma. Dell’Acqua ha avviato anche il piano di bonifica della Miteni di Trissino e a fine mese ci sarà il vertice operativo con l’azienda e gli enti pubblici coinvolti nel risanamento. Intanto a Vicenza si attende la nuova udienza del processo per capire chi verrà rinviato a giudizio e poi chiamato a rifondere i danni alla 26 parti ci-
vili. «Siamo arrivati a metà dell’opera, il piano è realizzato al 50 per cento per il primo lotto e ciò consentirà di superare l’emergenza alle famiglie. Tutte le opere procedono secondo il cronoprogramma, i tempi sono stati rispettati. I cantieri, nel rispetto della pausa invernale che consente scavi limitati nel terreno, procedono a marce spedite e riprenderanno a ritmo più intenso a marzo e aprile. Si conferma che il primo lotto dei lavori sarà completato entro novembre 2020, mentre il secondo entro la primavera del 2021», spiega il commissario Dell’Acqua. Ma a che punto siamo? Quattro sono gli interventi. Si
Nicola Dell’Acqua è il commissario straordinario all’emergenza Pfas
Francia e minacciare procedure d’ infrazione. Non è giusto». Ma cosa va messo sotto accusa? Il traffico, le caldaie a gasolio, la legna? «Dalle nostre analisi emerge che la legna bruciata nelle stufe incide per il 63% come contributo primario nelle emissioni in Veneto. Questo settore va messo assolutamente sotto controllo. Il benzopirene, cancerogeno di prima classe, lascia tracce indelebili nelle polveri del Pm10, alla pari del biossido di azoto, dell’anidride carbonica, del monossido e del piombo della benzina. Il benzopirene prodotto da legna compare sempre e se a Pado-
parte dalla condotta Lonigo-Belfiore e campo pozzi Bova, sotto la guida di Acque Veronesi. I lavori sono stati consegnati il 30 maggio 2019 e sono stati posati 8 chilometri di condotte sui 18 totali. Per quanto riguarda le nuove opere di captazione (campo pozzi) a Belfiore, è stata superata positivamente la procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) e quindi gli ostacoli non esistono più. Passiamo alla condotta tra Montecchio-Brendola-Lonigo, con Veneto Acque che coordina l’intervento. Lavori consegnati il 27 gennaio scorso, l’impresa sta realizzando il campo base principale a Brendola in via Giolitti. Sono poi in corso le attività di fornitura e stoccaggio dei materiali per la posa della condotta. I lavori di bonifica bellica sistematica terrestre sono stati eseguiti dall’ottobre 2019 a dicembre 2019 con esito positivo da parte del 5° reparto Bcm ministero della Difesa. Parallelamente sono state avviate le verifiche sull’interesse archeologico dei siti coin-
va è pari a 1, a Feltre arriva a 2,5. Il caminetto a fiamma libera va messo al bando. Il 19 febbraio a Verona presentiamo alcuni dati sulla combustione a legna: la Lombardia ne ha meno, il Veneto arriva al 30 mentre a Trento e Bolzano il 40% degli impianti domestici brucia legna. Bisogna correre ai ripari. La tecnologia dà una mano ma non sarà facile “rottamare” 1 milione e mezzo di vecchie stufe e caminetti. Un patrimonio immenso da riconvertire, con gli stessi incentivi utilizzati fino ad oggi per le auto e i veicoli a motore». Quindi il traffico privato non è l’imputato principale. E allora perché si vogliono chiudere le strade? «Non è proprio così. Se guardiamo le emissioni secondarie il traffico privato copre un ruolo fondamentale. Poi è assai più pratico limitare la circolazione del traffico che vietare i caminetti e le stufe. Chi può controllare? La combinazione delle sostanze in aria fa decrescere il contributo del legno, ma questi 50 milioni di euro vanno dirottati su una pluralità d’ interventi. È evidente che bisognerà cambiare i vecchi autobus, ma il Veneto del policentrismo e delle città diffuse non potrà mai bloccare le auto come a Milano, perché qui non c’è una rete ferroviaria capillare come in Lombardia. Insomma, a Milano ci si sposta con il metrò, l’auto è un problema». Ma la qualità complessiva dell’aria è migliorata o peggiorata negli ultimi anni? «Le faccio vedere la serie storica dei grafici dal 2000 ad oggi. Emerge che il Pm10 da 40 microgrammi di media annua è sceso entro i valori di legge. E lo stesso vale per la CO, NO2: biossido di azoto e anidride solforosa siamo in regola, anche per il Pm2. La tecnologia dei motori ha fatto passi da gigante. Ora siamo alla svolta elettrica». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
volti, per superare i veti ella Soprintendenza. Terzo impianto: la condotta di collegamento che va da Ponso-Montagnana- Pojana Maggiore affidata sempre ad AcqueVenete. I lavori per la realizzazione dei 22 chilometri di tubazioni da posare ed il serbatoio di accumulo da 10.000 metri cubi di Montagnana sono in corso di aggiudicazione. E nel frattempo sono state avviate le procedure di esproprio e amministrative propedeutiche alla consegna dei lavori. Ma si pensa di rispettare la tabella di marcia. Infine il nuovo pozzo di Recoaro , il progetto che darà acqua pulita a Trissino, Montecchio e alla valle martoriata dai Pfas. Il coordinamento dell’appalto è affidato a ViAcqua. E’ partita la posa della condotta, mentre le opere di captazione sono in fase di aggiudicazione. Entro il 2020 le opere saranno concluse. C’è da ricordare che dallo Stato arrivano 80 milioni, e 20 saranno finanziati dalle bollette dei contribuenti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
MERCOLEDÌ 12 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
l’invecchiamento della popolazione
Fra trent’anni in Veneto 82 inattivi ogni 100 lavoratori Welfare in pericolo La tendenza si può combattere, a partire dalle politiche locali applicando i principi di sussidiarietà e uguaglianza GIANPIERO DALLA ZUANNA Europa ospita il 10% della popolazione mondiale, produce il 20% del PIL, ma la sua spesa per il welfare è il 50% di quella mondiale. Gli adulti europei, produttori di reddito, attraverso il prelievo fiscale e i contributi pensionistici sostengono il benessere di bambini e anziani, ossia di quanti il reddito non sono ancora o non sono più in grado di produrlo. Per mantenere il nostro welfare, i produttori devono essere così numerosi da sostenere i consumatori di welfare. Quando parliamo di welfare europeo dobbiamo quindi parlare anche di demografia. La sfida che ci attende nei prossimi decenni è difficile. In Europa fra il 1960 e il 2020 il rapporto fra le potenziali “bocche da sfamare” di età 0-19 e 70+ e i potenziali lavoratori di età 20-69 è stato sostenibile, perché il continuo aumento degli anziani è stato compensato dalla rapida diminuzione dei giovani. Nella seconda metà del Novecento la demografia è stata quindi favorevole al welfare e allo sviluppo economico. Nel prossimo trentennio, invece, anche tenendo conto delle possibili immigrazioni, gli adulti in Europa diminuiranno rapidamente (2 milioni e 400 mila persone in età 20-69 in meno ogni anno), mentre i figli del baby boom nati nel 1950-70 diventeranno vecchi (un milione e 800 mila ultra-settantenni in più ogni anno). Nel 2050 in Europa vi saranno 70 “bocche da sfamare” ogni 100 persone in età di lavo-
L’
ro, mentre oggi ce ne sono 53. La sfida da affrontare in l’Italia e nel Veneto è ancora più drammatica. Da qualche anno l’Italia e il Veneto vivono una “tempesta demografica perfetta” a causa dell’incremento della sopravvivenza oltre i 70 anni, di una prolungata bassa fecondità e di saldi migratori negativi o debolmente positivi per i giovani e per gli adulti. Nel 2050 in Italia e nel Veneto, se le prudenti previsioni dell’Istat si realizzeranno, ci saranno 82 persone da accudire ogni 100 persone in età da lavoro, contro 70 su 100 nella già vecchia Europa. Partendo da questi dati, un gruppo di lavoro promosso dal Forum di Limena e dall’ASVESS presenta una serie di proposte per mantenere la sostenibilità del welfare veneto. Sono azioni che – fin da oggi – la Regione, i Comuni, le imprese e le associazioni venete potrebbero intraprendere per contrastare il declino demografico, o almeno per mitigarne gli effetti. Il documento – che verrà presentato sabato alle 9.30 al centro Parrocchiale di Limena – è assai articolato: parla di contributi europei, di fondi pensione, di welfare aziendale, di lotta allo spopolamento, di case di riposo, di politiche di integrazione degli stranieri, di scuole per l’infanzia statali e paritarie, dei Comuni amici della famiglia, di tempi delle città, di politiche familiari regionali, e di molto altro ancora. Il documento prende sul serio le idee di sussidiarietà e di uguaglianza, declinandole in proposte concrete. Applicare la sussidiarietà
vuol dire favorire le iniziative messe in atto dalle “formazioni sociali ove si svolge la personalità dell’uomo” (art. 2 della Costituzione). Un esempio di (mancata) sussidiarietà è la politica della Regione Veneto per le scuole per l’infanzia paritarie. Il contributo regionale alle scuole paritarie e comunali è sceso da 42 milioni l’anno del 2014 a 31 milioni l’anno nel 2019, un calo molto superiore rispetto alla diminuzione degli alunni. È facile non aumentare le tasse, tagliando i servizi! Lottare per l’uguaglianza vuol dire eliminare le differenze dovute – ad esempio – al luogo di residenza. Una parte del documento è dedicata allo spopolamento, che colpisce molte aree della nostra regione, non solo montane. Il Veneto potrebbe adottare misure già messe in atto in altre realtà italiane, come contributi ai piccoli negozi, deroghe nelle dimensioni delle classi scolastiche, nella localizzazione dei presìdi sanitari fissi e mobili, degli uffici postali e degli altri presìdi pubblici. Vanno inoltre potenziati i collegamenti con mezzi pubblici. Diversamente, tutti i centri del Veneto piccoli e isolati rischiano di diventare paesi-fantasma, come è già accaduto in altri luoghi d’Italia, in particolare negli Appennini e in alcune aree alpine. Per fare queste cose, rendendo più facile e confortevole la vita per le famiglie, è necessario ripensare la distribuzione del welfare, Questo documento propone qualche passo concreto in questa direzione. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aumenterà sempre di più la quota di anziani nella popolazione, calerà la quota di persone attive
Giovani, adulti e anziani nel Veneto fra il 1960 e il 2050
VALORI PERCENTUALI DI RIGA
VALORI ASSOLUTI MIGLIAIA
ANNO
1960 1990 2020 2050
0-19
1.282 998 876 794
CLASSI DI ETÀ 20-69 70+
2.361 2.916 3.178 2.651
211 451 854 1.376
TOTALE
0-19
CLASSI DI ETÀ 20-69 70+
3.848 4.365 4.908 4.821
33% 23% 18% 16%
61% 67% 65% 55%
sabato il convegno
Esperienze concrete e proposte elaborate dal Forum di Limena PADOVA. Il documento Demografia e welfare sostenibili: il Veneto e le sue comunità locali verrà presentato sabato alle 9.30 al centro parrocchiale di Limena (viale della Rimembranza, 29). Dopo un’introduzione di Sandro Castegnaro, del Forum di Limena, Maria Letizia Tanturri e Gianpiero Dalla Zuanna, demografi dell’Università di Padova, parleranno dell’importanza della sostenibilità demografica.
Seguiranno tre interventi sulle politiche possibili nel Veneto e nei suoi Comuni. Erica Bertoncello, già assessore al Sociale di Bassano, racconterà cosa possono fare i Comuni per le famiglie con figli; Antonio (Gianni) Saccardin, già vicesindaco di Rovigo, parlerà di misure di contrasto allo spopolamento; Michele Testolina, funzionario comunale, ragionerà sulle sperimentazioni di welfare innovativo. Se-
guirà un momento di discussione, che sarà concluso da Giorgio Santini, presidente di ASVESS. Il Forum di Limena – costituito nel 2019 da un gruppo di cristiani, sacerdoti e laici, del Triveneto – propone occasioni di riflessione e di incontro sui fondamenti dell’impegno politico e sulle conseguenti politiche possibili nelle regioni del Nord Est. Il suo documento fondativo è stato sottoscritto da più di 500 persone. ASVESS (Associazione Veneta per lo Sviluppo Sostenibile) promuove a livello regionale gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, per un futuro in cui il benessere delle persone e delle formazioni sociali cresca in armonia con quello dell’ambiente. —
PAOLO GURISATTI
La sostenibilità è motore di innovazione e di business
N
TOTALE
100% 100% 100% 100%
Fonte: Istat, popolazione residente e previsioni della popolazione, ipotesi mediana. In demo.istat.it
IL COMMENTO
onostante le dichiarazioni di Trump, all’annuale World Economic Forum di Davos, contrarie all’ideologia ecologista e favorevoli al mantenimento del business così com’è, il mercato globale si sposta sempre più in direzione di prodotti e processi sostenibili. I cittadini/consumatori dei paesi occidentali non sono disposti a rinunciare al benessere, come dice Trump, ma tendono a premiare soluzioni
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compatibili con l’ambiente, meno inquinanti e con un minor impatto sull’atmosfera. Sovranisti sì, ma non così ciechi da continuare a darsi la zappa sui piedi. Lo percepiscono prima di altri le nostre imprese manifatturiere, che sono chiamate a produrre servizi, e soprattutto tecnologie, che soddisfino le nuove richieste del mercato globale. Non è un caso che Mario Moretti Polegato, presente a Davos anche quest’anno, abbia
pubblicamente dichiarato la propria attenzione alla new wave ambientalista e alla pressante richiesta di innovazioni da parte dei giovani. Geox è un’azienda recente, che ha costruito il proprio successo proprio sviluppando materiali innovativi (la famosa suola che respira) e prestando attenzione alle tendenze moda e alla cultura della sostenibilità. Sulla stessa linea imprenditori vicentini come Elio Marioni, da anni pioniere della mobilità elettrica, o Massimo Nere-
sini, amministratore delegato di un’azienda (SICIT) che trasforma gli scarti umidi di conceria in integratori per l’agricoltura, sostanze che aiutano le piante ad affrontare il Climate Change. Premiati non a caso dalla borsa italiana. Anche Gianfranco Zoppas in SIPA ha anticipato i tempi sviluppando una tecnologia che “divora” le bottiglie di plastica usate, le riduce in frammenti, e consente la produzione di bottiglie nuove sterilizzate, a partire da PET riciclato. E
a costi nettamente inferiori agli impianti che utilizzano PET fresco di fabbrica. Sono solo esempi, e ce ne sono molti altri per fortuna, che indicano un cambio di fase, paradossalmente favorevole alla nostra industria, nonostante l’impatto negativo, a breve, del protezionismo trumpiano e l’apparente transitorietà dei movimenti ecologisti. La new wave ambientalista è destinata a durare e può diventare un motore di innovazione per le nostre industrie,
da sempre orientate al risparmio energetico e al recupero di materiali di scarto. Tra le prime quella tessile e della moda (si pensi allo specifico ruolo di distretti come Prato e Biella), quella della carta e del legno, ma anche, più recentemente, quella della plastica bio-degradabile (ultima nata). Gli italiani, dai tempi di Enimont a oggi, sono in prima fila nello sviluppo di soluzioni interessanti per il mercato globale, sempre più attento alla sostenibilità e al Climate Change. E l’Italia e il Nordest possono essere al primo posto nella cosiddetta economia circolare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA