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VI
Primo Piano
Domenica 22 Marzo 2020 www.gazzettino.it
I giorni del virus
Braccio di ferro alla Fincantieri, i sindacati vogliono “cassa” e tutele Scontro con l’azienda che ha imposto le ferie anticipate: «Violato l’accordo nazionale. E servono mascherine per il rientro al lavoro» `
MONDO DEL LAVORO MESTRE E’ scontro tra dirigenza e rappresentanze sindacali di Fincantieri. Diversamente da quanto avvenuto in altre realtà produttive, per evitare il diffondersi del coronavirus alla Fincantieri di Porto Marghera il blocco forzato dell’attività lavorativa è stato attuato anticipando le ferie di agosto, una misura straordinaria che è stata imposta ai dipendenti per due settimane, fino al 27 marzo, ma che non è stata condivisa dalla Rsu aziendale che ora denuncia il mancato rispetto del protocollo sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali per affrontare l’emergenza sanitaria, che prevede l’adozione di strumenti straordinari in materia di ammortizzatori sociali.
I SINDACATI «Evidentemente in Fincantieri si ritiene che lunedì 30 marzo tutto il personale possa rientrare tranquillamente al lavoro – osserva Enrico Bettella, componente della Rsu – ma in realtà non ci sono le condizioni per lavorare in sicurezza e la presenza di migliaia di lavoratori all’interno di uno spazio limitato rende impossibile rispettare le prescrizioni contro il contagio». Dopo aver sostanzialmente imputato alla dirigenza di Fincantieri una indispo-
RSU, CGIL E UGL PREOCCUPATE PER LA SALUTE DEI LAVORATORI: «SERVONO AZIONI ANTI-CONTAGIO» nibilità al dialogo, ora la Rsu minaccia di adottare una serie di iniziative di lotta. «Tutto questo non ha senso per un’azienda che si vanta di essere un’eccellenza dell’industria italiana - spiega Antonio Speranza, componente della Rsu – pertanto chiediamo la convocazione di un tavolo di confronto per mettere all’ordine del giorno l’utilizzo di tutti gli strumenti di gestione della crisi a partire dalla cassa integrazione».
CONTRATTO NAZIONALE Sulla questione è intervenuta anche la Fiom Cgil di Venezia che denuncia il mancato rispetto delle procedure previste dal contratto nazionale di lavoro da parte della direzione aziendale di Fincantieri. «A Marghera la direzione aziendale non ha mai convocato la Rsu e nessun ordine del giorno è stato comunicato alle rappresentanze sindacali come avviene normalmente – sottolinea Michele Valentini, segretario generale Fiom Cgil Venezia – Per tutelare i lavoratori siamo già sta-
ti costretti a proclamare 10 ore di sciopero per convincere l’azienda a fermare le attività produttive all’interno di un agglomerato industriale dove lavorano quasi 4.500 persone». E per ottenere un più efficace contenimento del Covid 19 la Ugl Chimici ha inviato al presidente del Consiglio Conte una propria proposta che mira al miglioramento del protocollo nazionale di regolamentazione delle misure di contrasto del coronavirus, sottoscritto nella notte tra il 13 e il 14 marzo scorso da Governo, sindacati e parti datoriali. «Ai lavoratori dobbiamo dare risposte certe ed immediate – afferma il segretario Ugl Chimici della provincia di Venezia, Andrea Favero – per questo non possiamo più aspettare ma servono da subito azioni forti perché possibili focolai potrebbero trovare spazio proprio nei luoghi di lavoro. Le prime due misure, anche se non le uniche, da adottare sono la distribuzione a tutti i lavoratori di mascherine protettive di tipo FFP2 ed FFP3 e il controllo del rispetto di una distanza di sicurezza di almeno un metro. Visti i dati pare scontato un prolungamento della quarantena e ora che il presidente Zaia sta chiedendo regole più rigide si auspica che queste siano adottate anche nel luoghi di lavoro». Paolo Guidone © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARGHERA Operai all’uscita della fabbrica in una foto del 12 marzo scorso
Burano
L’ufficio postale riapre il 25 per pagare le pensioni L’ufficio postale di Burano riaprirà regolarmente mercoledì 25 marzo e, fino al 1 aprile, la sede sarà operativa tutti i giorni secondo il consueto orario, dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.35 e il sabato dalle 8.20 alle 12.35. A precisarlo è Poste italiane in risposta alle proteste per la temporanea chiusura. «L’Ufficio è stato interessato da interventi preventivi adottati dall’azienda per contrastare la diffusione del Covid-19 - si legge in una nota Nello specifico, a tutela dei lavoratori e dei clienti, è stato necessario predisporre la sanificazione della sede lavorativa, anche in vista del prossimo appuntamento del pagamento delle pensioni di aprile, che eccezionalmente
verrà anticipato al 26 marzo». Nel frattempo gli uffici postali più vicini sono quelli di Cavallino (aperto lunedì mercoledì e venerdì) e Murano (aperto martedì, giovedì e sabato). Poste italiane comunica, inoltre, che per contribuire a contrastare la diffusione del Covid-19, le pensioni del mese di aprile verranno accreditate a partire dal 26 marzo per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. «I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti da oltre 7.000 ATM Postamat, senza bisogno di recarsi allo sportello - viene ricordato Coloro che invece non
possono evitare di ritirare la pensione in contanti, nell’ufficio postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando la turnazione alfabetica prevista dal calendario seguente: i cognomi dalla A alla B giovedì 26 marzo, dalla C alla D venerdì 27 marzo, dalla E alla K la mattina di sabato 28 marzo, dalla L alla O lunedì 30 marzo, dalla P alla R martedì 31 marzo, dalla S alla Z mercoledì 1 aprile. «Le nuove modalità di pagamento delle pensioni hanno carattere precauzionale e sono state introdotte con l’obiettivo prioritario di garantire la tutela della salute dei lavoratori e dei clienti», conclude la nota di Poste italiane».
I volontari che disinfettano Burano: «Così ci riscopriamo una comunità» IL VOLONTARIATO BURANO (m.l.) L’isola è già abbastanza protetta, perché geograficamente è quasi un lazzaretto naturale, ma fa il conto con una popolazione per lo più anziana e con svariate patologie. E così a Burano, dove da sempre vige un accentuato spirito di comunità, un gruppo di volontari ha deciso di affiancare l’attività di disinfezione di Veritas per aumentare la pulizia del territorio contro il coronavirus. «Come dappertutto, anche qui c’è un senso di impotenza e grande preoccupazione, proprio perché ci sono troppi anziani e persone con patologie, e se il virus arrivasse in isola farebbe come la volpe in un pollaio - spiega Stefano D’Almo, giornalista che abita a Burano - abbiamo pertanto pensato di attivarci per poter coadiuvare l’attività che fa Veritas, in affiancamento, e abbiamo costituito un gruppo di volontari: in parte si tratta dei soci
IL GIORNALISTA STEFANO D’ALMO HA ORGANIZZATO UNA SQUADRA DI UNA DECINA DI PERSONE CHE AFFIANCA VERITAS
dell’associazione volontaria emergenza Burano e in parte di cittadini che ci hanno chiesto di poter aderire». In totale, il gruppo è attualmente formato da 10 volontari, tra i 60 e i 75 anni, ma è aperto a nuovi ingressi, soprattutto di giovani. Venerdì i tecnici di Veritas si sono recati sull’isola per far loro formazione e hanno fornito cinque irrigatori, tute impermeabili, guanti e disinfettante. Ieri è iniziata l’attività di disinfezione: si lavora tutti i giorni, il pomeriggio (visto che Veritas svolge l’attività il mattino dal lunedì al sabato), in squadre da 4 persone, mentre la domenica la disinfezione viene effettuata al mattino. Insomma, una squadra di ghostbusters della pulizia, che si aggiungerà alla sanificazione che gli operatori della municipalizzata Veritas sta facendo a tappeto su tutto il territorio comunale. «Mascherine e occhiali ce li siamo procurati noi - continua D’Almo - puliamo tutti i punti sensibili, dove le persone si siedono o
LAVORO SOLIDALE A destra, i volontari in azione a Burano. A sinistra, il giornalista Stefano D’Almo
si appoggiano, quindi balaustre, ponti, parchi giochi, panchine. Non solo Burano ma anche tutta Mazzorbo. Pare che questi interventi di sanificazione siano molto importanti per contenere la diffusione del virus e quindi agiremo sui punti definiti più sensibili. L’attività si protrarrà fino a quando non sarà rientrata l’emergenza, e tutti ci auguriamo sia presto. Dobbiamo ringraziare il consigliere Paolino D’Anna che ci ha aiutato sin da subito, Veritas e l’amministrazione comunale che ci hanno dato l’autorizzazione a svolgere questo compito». Un modo per far sentire la gente protetta e meno isolata. «La popolazione è fragile e ci ha dimostrato grande gratitudine di fronte a questa iniziativa conclude - in un momento in cui tutto è fermo penso sia impor-
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SI LAVORA AL POMERIGGIO CON IRRIGATORI E TUTE IMPERMEABILI SU BALAUSTRE, PONTI E PANCHINE
tante anche dal punto di vista del morale, perché questa cosa la facciamo per loro e perché non si sentano abbandonati a loro stessi. Abbiamo alzato la bandiera in piazza, qualche giorno fa, di 3 metri per 5, che sventola e incute un senso di fiducia in chi la guarda». © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Domenica 22 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Prime mascherine arrivate ma c’è il rebus distribuzione Nel capoluogo ce ne sono già settemila: precedenza a anziani e persone fragili A Cibiana consegnate un centinaio: il sindaco le porterà direttamente a domicilio `
na e comunque questa strada non è percorribile anche perché la gente non si può spostare. Non è possibile nemmeno la distribuzione porta a porta:impossibile con le forze che abbiamo a disposizione, impegnate nell’emergenza h24 e anche per questioni di igiene. Le mascherine infatti sono in confezioni da 50 e non è pensabile lasciarle nella buca delle lettere. Le ipotesi che ho sottoposto al sindaco, che poi deciderà, sono quelle della distribuzione dando priorità agli anziani, anche con l’aiuto di associazioni di volontariato o delle farmacie. Quello che posso dire comunque è che ci è stato assicurato che ci saranno approvvigionamenti regolari e quindi ce ne sono per tutti». Intanto le mille di giovedì sono state date ai volontari della protezione civile e di altre associazioni e le 2000 di venerdì sono state portate ieri alla casa di riposo e al Centro servizi di Cusighe dove sono ospitati disabili gravi. Le 4000, quelle, sono destinate alla popolazione.
[IL CARICO BELLUNO Le mascherine sono arrivate. La precedenza sarà ad anziani e persone fragili: ma adesso c’è il rebus distribuzione. A partire da giovedì ha preso il via in provincia la consegna delle tanto attese mascherine protettive realizzate per la Regione da Grafiche Venete: 24mila 200 per tutto il Bellunese. Giovedì il primo lotto di mille è stato consegnato al capoluogo, ne è seguito un altro lotto di 2mila sempre destinate a Belluno che ieri ne ha ricevute anche altre 4mila. Settemila in tutto, per ora, per il comune del sindaco Jacopo Massaro. Ora, però, si apre il grande interrogativo sulle modalità della distribuzione. Un problema risolto in tempo zero in un comune di 400 abitanti come Cibiana dove ieri ne sono arrivate 100: le distribuirà a chi ne farà richiesta il sindaco, Mattia Gosetti.
L’INIZIATIVA
prossimi giorni. L’Usl ha stanziato 75mila euro per acquistare 150 accertamenti al giorno per i prossimi dieci giorni (eventualmente rinnovabili). «Il laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Belluno ha attualmente una capacità di ana-
ne a tutto».
PENA PER I MALATI Come per tutte le tessere del “Tetris” di questa emergenza, il lavoro extra si aggiunge a quello ordinario che comunque va portato avanti e quindi l’ordinaria pulizia dei reparti. E allora
lizzare circa 220 tamponi al giorno - rivela una nota dell’Usl - visto il crescente numero di tamponi richiesti per la ricerca l’Usl Dolomiti ha ritenuto di acquistare prestazioni di medicina di laboratorio per velocizzare le analisi. Pertanto, ha affidato a Lifebrain Veneto (unico erogatore privato accreditato) l’analisi di ulteriori 150 tamponi al giorno. Avere una lettura rapida dei tamponi è fondamentale per la gestione rapida dell’emergenza». Andrea Zambenedetti
le ore si accumulano comunque ogni giorno. Per tutti. Anche per loro. In questo momento di emergenza si impara a convivere con la paura. «Quella l’ho vista bene nei malati di Covid 19 che ho visto spostare nell’area dedicata - racconta erano coscienti, ma sono soli, le famiglie non possono avvicinarsi, leggi nel loro volto la paura, sono spaventati e disorientati, mi fanno tanta pena. E allora sono contenta di poter fare il mio lavoro e cerco di farlo con il sorriso perché so che faccio qualcosa di utile, dò il mio contributo in questo momento cosi difficile. Mentre lavoro in realtà non penso di rischiare qualcosa, non ho paura - conclude la donna - è quando torno a casa che la sera penso a tutto quello che sta succedendo e realizzo. Penso alla mia famiglia, ai miei figli e ai nipotini da cui ho deciso di staccarmi per non metterli in pericolo. Non vederli e non poterli abbracciare quello sì mi pesa veramente tanto. Per fortuna esistono le video chiamate che mi salvano. E dico a tutti: state a casa perché solo questo aiuterà chi sta combattendo il virus». Anna Valerio
«Sono solo 100 pezzi – ha detto ieri tramite i suoi canali social il sindaco di Cibiana, Gosetti -, per cui daremo priorità ad anziani e malati. Potete comunque fare la vostra richiesta a me o al comune, ve le porto io personalmente, non venite in Comune a prenderle». «Cercheremo di individuare noi le priorità in base alle richieste dei cittadini – spiega Gosetti - in merito alle esigenze, valuteremo. Penso comunque che il centinaio di mascherine basterà: non vogliamo farle mancare alle persone e a chi comunque si muove per andare a fare la spesa. L’attenzione è verso quelle persone che corrono
L’ASSESSORE REGIONALE BOTTACIN: «L’AZIENDA LAVORA A PIENO RITMO PER LUNEDÌ PRONTO UN MILIONE E MEZZO DI PEZZI»
L’EMERGENZA ALPAGO Venticinque ospiti contagiati in casa di Riposo e 6 operatori, fortunatamente tutti ancora senza sintomi, una decina tra gli abitanti del comune. È stato inevitabile per il Comune di Alpago decidere di aprire il Coc, il Centro operativo Comunale che era stato attivato l’ultima volta con l’emergenza di Schiucaz. «L’evoluzione epidemiologica del Covid-19 – si legge nell’atto del Comune - e dell’incremento dei casi nel comune di Alpago ed in particolare presso la casa di riposo di Puos che viene attivato il COC (Centro Operativo Comunale) Alpago con presidio ridotto presso la sede municipale sita in Via Roma – Pieve n. 31, telefono 0437478086 la cui attività sarà svolta ordinariamente in via telematica». È il quinto centro operativo che viene aperto in provincia per l’emergenza coronavirus: dopo Belluno, Feltre, Borca e Ponte nelle Alpi. «Se leggete i giornali o guardate le televisioni – ha detto ieri il sindaco di Alpago, Umberto
LA PROVINCIA LA CONSEGNA Ieri è arrivato il primo carico in provincia di Belluno
più pericoli e che comunque hanno dei contatti durante il giorno per questo pensiamo anche ai volontari che portando la spesa a casa. Noi in questo periodo infatti stiamo cercando di non far mancare nulla ai nostri cittadini più fragili, portando loro il cibo a domicilio. Per le mascherine ci penserò io personalmente». Il sindaco conferma che al momento a Cibiana non si sono registrati contagi, ma solo casi di persone in quarantena perché venute a contatto con positivi. «In questo caso essere una valle lontana dai collegamenti come la statale 51, che ci ha portato allo spopolamento, forse è stato un colpo di fortuna: certo è che comunque facilmente arriverà il contagio, ma siamo pronti. Abbiamo la protezione civile allertata». E il sindaco conclude:
«Rinuncio alla mia mascherina per lasciarla agli abitanti, io ne ho una artigianale».
IL REBUS «L’azienda sta lavorando a pieno ritmo ne ha realizzate 550mila venerdì, 400mila sabato e proseguirà anche domenica: per lunedì saranno un milione e mezzo» ha spiegato ieri l’assessore regionale alla protezione civile, il bellunese, Gianpaolo Bottacin. Se a Cibiana la soluzione della questione distribuzione è facile così non è certo nel comune capoluogo. «Ovviamente – spiega il responsabile del gruppo comunale di protezione civile di Belluno, Paolo Zaltron – se dicessimo ai cittadini che sono in distribuzione e di venirle a prendere personalmente avremmo 4mila persone qui domatti-
Anziani contagiati in casa di riposo: convocato il Coc LA RSA La struttura di Puos è monitorata: ieri il sindaco Soccal ha rassicurato i suoi concittadini sui contagi
Soccal - in un video messaggio – il nostro comune risulta in testa alla graduatoria della provincia per il contagio, ma questa è dovuto praticamente solo alla situazione particolare che si è venuta a creare nella casa di riposo. Togliendo questa situazione abbiamo alcuni casi di
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positività e un paio di decine di persone in quarantena, quindi nella media come nel resto del territorio». «Per la casa di riposo – ammette Soccal - la situazione è sicuramente difficile, ma anche a detta della direzione della Usl 1 Dolomiti, nella persona del responsabile delle
Lo conferma anche la Provincia che ieri ha dato la notizia delle mascherine in distribuzione. «La consegna andrà avanti per diversi giorni, in modo da raggiungere in maniera capillare tutto il territorio provinciale», si legge in un comunicato. Il consigliere provinciale delegato alla Protezione Civile, Massimo Bortoluzzi stamattina è stato al magazzino della Cal in sopralluogo con il presidente Padrin. «Si tratta di schermi protettivi, riutilizzabili, non lavabili - prosegue Bortoluzzi -, da usare per andare a fare la spesa e per tutti gli altri spostamenti non indifferibili, vale a dire per le necessità impellenti. Non sono uno strumento che consente di moltiplicare gli spostamenti, questo va sottolineato. Ringraziamo la Regione Veneto per averci fornito questi ausili. I volontari di Protezione Civile, sempre presenti quando c’è bisogno». Alessia Trentin
case di riposo, stiamo operando nel miglior modo possibile e con tutte le caratteristiche previste da una emergenza come questa. Voglio dire un grazie alla direzione della casa di riposo e tutti gli operatori per tutto quello che stanno facendo per i nostri anziani. E concludo dicendo a tutti: dobbiamo rispettare le regole, restiamo a casa». Il presidente dell’Unione Montana, responsabile della Casa di Riposo di Puos, e sindaco di Tambre Oscar Facchin ha effettuato un nuovo sopralluogo anche ieri mattina nella struttura che ospita 82 anziani non autosufficienti, con l’assessore delegato al sociale dell’Unione, il sindaco di Chies, Dal Borgo. «La situazione e’ sotto controllo - spiega Facchin - gli ospiti positivi sono stati isolati e sono tutti in un’area apposita. Gli operatori sono in isolamento domiciliare. Penso che se non fosse stato fatto un tampone a uno di loro che si era recato fuori regione non ci saremmo mai nemmeno accorti dei casi positivi, perche’ non hanno sintomi». Anche lui ringrazia gli operatori dellastruttura in prima linea
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Domenica 22 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest LE DISPOSIZIONI VENEZIA Prima domenica con i supermercati chiusi in Veneto. Dal piccolino “casolin” all’ipermercato, oggi non si troverà un solo negozio aperto dove fare la spesa. Il divieto di apertura è contenuto nell’ordinanza numero 33 firmata venerdì scorso dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e rimasta sospesa per una notte, dopo che il ministro alla Salute Roberto Speranza aveva emanato un’ordinanza con valenza nazionale ma più blanda. Dopo essersi consultato con l’ufficio legislativo regionale, ieri mattina Zaia ha confermato i divieti: «Non ritiro l’ordinanza, le disposizioni restano valide fino al 3 aprile a meno che il 25 marzo il premier non emani un Dpcm più restrittivo». Semmai, Zaia ha fatto appello al governo: «Abbiamo dato l’intesa su tutti provvedimenti del governo, evitiamo di arrivare il 24 notte su un testo senza avere la possibilità di vederlo, c’è tempo di lavorarci».
I DIVIETI I dubbi di natura giuridica in realtà erano stati fugati già venerdì sera: fosse stato un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri allora sarebbe valsa la norma di rango superiore, ma di fronte a una ordinanza ministeriale è possibile il divieto più restrittivo, specie se assunto per motivi di salute e igiene pubblica. Tra l’altro ieri anche l’Emilia Romagna ha copiato il Veneto disponendo la chiusura dei supermercati, dei mercatini e pure dei cimiteri. Il Friuli Venezia Giulia aveva peraltro anticipato misure analoghe. «Il patrimonio da salvaguardare è la salute», ha detto Zaia. Da oggi, dunque, ci saranno due tipi di divieti da osservare. Quelli veneti validi fino al 3 aprile: 1) chiusura di parchi, giardini pubblici o “analoghi ambiti che si prestino all’intrattenimento di persone per attività motoria di qualsiasi natura”; 2) la bicicletta (ma lo stesso dicasi di monopattini eccetera) può essere utilizzata solo per andare al lavoro o a fare la spesa; 3) la passeggiata non è vietata, ma dev’essere fatta sotto casa e lo stesso dicasi per chi por-
PROVVEDIMENTI ANALOGHI IN FRIULI ED EMILIA ROMAGNA IL SOSTEGNO DELL’ANCI: «SERVONO DECISIONI CORAGGIOSE»
IL CASO VENEZIA A Venezia si teme un altro caso come quello della Diamond Princess, la nave da crociera che nessuno voleva far attraccare perché carica di passeggeri (ben 705) positivi al virus e la cui vicenda l’ha portata a trasformarsi in un lazzaretto galleggiante prima dello sbarco, avvenuto in Giappone all’inizio di questo mese. O della meno tragica situazione della Costa Luminosa, i cui passeggeri sono stati sbarcati a Savona due giorni fa.
ALL’ANCORA La nave Costa Victoria, 75mila tonnellate di stazza per 250 metri con 1.400 persone a bordo (700 passeggeri, per lo più di nazionalità australiana) è in navigazione da circa due mesi e si trova attualmente ancorata in rada a Matala, nell’isola di Creta, ma la sua destinazione prevista per la prossima settimana (sabato 28) è Venezia, anche se da con-
Veneto, domenica senza negozi e spostamenti entro i 200 metri Dopo la mini-stretta del governo, ecco la linea dura `Entrano in vigore (fino al 3 aprile) anche i limiti Oggi aperte solo farmacie, parafarmacie ed edicole per fare una corsetta o per portare a spasso il cane `
ta fuori i cani: “Nelle immediate vicinanze della residenza o dimora e comunque a distanza non superiore a 200 metri, con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o dimora”; 4) nuove disposizioni per i bar nelle stazioni di rifornimento di benzina: aperti sempre in autostrada; dalle 6 alle 18 lungo le strade extraurbane secondarie; chiusi nei centri abitati; 5) chiusura la domenica di tutti i negozi di generi alimentari; 6) l’accesso ai negozi è consentito a una sola
persona per famiglia “salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone” (l’anziano con la badante, la mamma con il bambino). Poi fino al 25 marzo ci sono i divieti nazionali del ministro Speranza, in gran parte assorbiti da quelli veneti. Ossia: anche il ministro chiude i parchi e regolamenta l’attività motoria all’aperto, ma senza “metri” («In prossimità della propria abitazione»). In più, il ministro chiude i bar all’interno delle stazioni ferroviarie e lacu-
stri e vieta gli spostamenti nel weekend verso le seconde casa, quelle utilizzate per vacanza. Provvedimento, quest’ultimo, su cui Zaia concorda: «Blocca il via vai di gente che rischia di diffondere il contagio». A scanso di equivoci: per la corsetta e l’uscita col cane in Veneto valgono i 200 metri. E oggi gli unici esercizi commerciali che resteranno aperti saranno farmacie, parafarmacie, edicole. «È un sacrificio che chiedo - ha detto Zaia - ma questa è una battaglia che
Venezia respinge la nave in crociera da due mesi Zaia: totale indisponibilità fermare. Al momento la nave sta attendendo il via libera delle autorità per ottenere un porto in cui far sbarcare in sicurezza i passeggeri e farli tornare a casa in aereo. Quale aereo? Un altro problema che ci si sta ponendo, visto che i voli intercontinentali sono ormai pochissimi. Il territorio veneziano è in piena emergenza contagio da coronavirus e nessuno vorrebbe correre rischi aggiuntivi rispetto alla situazione che è già abbastanza pesante. È pur vero che tutti a bordo avevano preso il largo in tempi non sospetti e prima che il contagio dilagasse, ma non si possono avere certezze sulla situazione di bordo. Il presidente della Regione Ve-
neto, Luca Zaia, ha già detto chiaro e tondo che non intende avallare una simile possibilità. «Stiamo seguendo da vicino la vicenda della nave Costa Victoria e abbiamo dato la nostra totale indisponibilità all’attracco a Venezia - ha detto - Questo non perché siamo dei lazzaroni e non sappiamo cosa sia la solidarietà, ma perché, sapendo che a bordo ci sono 1.400 persone e non sapendo quanti siano contagiati e abbiano bisogno di cure serie, non siamo nelle condizioni di poter far sbarcare tutte queste persone e garantire loro in maniera seria la sanità perché siamo in emergenza. In ogni caso - ha concluso - mi hanno assicurato che non arriverà a Venezia». Intanto prende posizione an-
che il Comitato No Grandi navi, quello che da oltre 10 anni si batte per estromettere le crociere dalla laguna. «Sulla Regione Veneto, che ha subito tagli enormi alla sanità pubblica e si vede negati posti letto e assistenza sanitaria - intervengono pesantemente i No grandi navi - si vogliono caricare i costi delle decisioni scellerate di una compagnia crocieristica. In una città come Venezia si vuole imporre l’ennesimo e più sconcertante sfregio: il passaggio dell’ennesima grande nave nel Canale della Giudecca, tra le serrande chiuse di una città in ginocchio». Al Comitato sono giunti segnali allarmanti. «Un lavoratore a bordo - ripor-
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La consegna
In distribuzione le mascherine della Regione `VENEZIA
La Regione Veneto ha informato che alle 10 di ieri mattina, con partenza dal centro di stoccaggio della Protezione civile di Padova, sono partite alle volta delle Amministrazioni provinciali, con l’indicazione di distribuirle ai Comuni in proporzione ai cittadini residenti, circa 570 mila mascherine protettive non ospedaliere, ossia quelle donate da Fabio Franceschi di Grafica Veneta. Oggi ne saranno consegnate altre 400 mila. Questo il dettaglio delle consegne: Belluno 24.000, Padova 103.300, Rovigo 27.100, Treviso 98.800, Venezia 95.50, Verona 101.500, Vicenza 96.700. E a Padova è iniziata la distribuzione delle 300mila mascherine chirurgiche donate dalla città cinese di Guangzhou: la priorità è andata al personale sanitario e alle forze dell’ordine.
dobbiamo fare in squadra». A chi obietta che così aumenteranno le code e quindi i rischi di contagio, il governatore risponde: «Le file ai supermercati ci sono sempre state. La gente ha paura che manchi il cibo? Non è così, se manca cibo ve lo dico io per primo». D’accordo con la chiusura dei supermercati l’Anci: «In una fase così delicata servono decisioni coraggiose e muscolari che facciano tutto il possibile per tenere la gente a casa e frenare il contagio», ha detto il presidente Mario Conte.
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IN 1.400 A BORDO DELLA COSTA VICTORIA ANCORATA A CRETA LA COMPAGNIA: NESSUN PROBLEMA SI TROVERÀ UN PORTO
tano - testimonia il fatto che a Dubai, il 7 marzo, Costa Crociere abbia continuato a imbarcare passeggeri provenienti anche da quelle aree europee che già risultavano colpite significativamente dal Covid-19, senza informare e tutelare in alcun modo i propri dipendenti e i passeggeri già a
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Domenica 22 Marzo 2020 www.gazzettino.it
IN CODA Così ieri mattina davanti a un supermercato a Padova: clienti in fila, distanziati di almeno un metro l’uno dall’altro, con ingressi contingentati
Il cluster scaligero L’appello del presentatore di Sanremo
Il video del veronese Amadeus per la sua città: «State a casa» VERONA Sfiorando ormai il migliaio di contagi, Verona è il cluster del Veneto che impensierisce maggiormente l’unità di crisi della Regione. Così ieri è sceso in campo un “veronese” illustre: Amadeus. Seppur nato a Ravenna, Amedeo Sebastiani è cresciuto nel capoluogo scaligero, dove esordì a Radio Verona, incontrò il suo mentore Claudio Cecchetto durante una diretta su Radio Blu e tuttora vivono i genitori Antonella e Corrado e suo fratello Gilberto. L’ha ricordato lo stesso presentatore di Sanremo, già testimonial della campagna promossa dal ministero della Salute, nel video postato sui social: «Il mio è un appello accorato a tutti i veronesi, veramente una preghiera: quella di rimanere a casa. Ce lo dicono i medici, è l’unica arma che abbiamo per combattere e sconfiggere il Coronavirus». Finale in dialetto: «Come se dixe a Verona, stemo a casa, che l’è mejo». Il filmato è stato condiviso dal sindaco Federico Sboarin: «Sono costretto a ordinanze sempre più restrittive». (a.pe.)
Regioni, da nord a sud il giro di vite “fai da te” `Borrelli e i sindaci di Milano e Roma: Ordinanze a ripetizione, tutti in coda per la spesa prima che scatti la chiusura «Non ridurre l’orario dei supermercati» `
IL GOVERNATORE Stiamo studiando un sistema per evitare che ci sia un viavai continuo di persone nei negozi» «A livello nazionale va riaperto il tavolo per una chiusura ragionata, tranne agroalimentare e medicale» «Bene l’ordinanza di Zaia, serve per tutelare la salute di tutti», ha detto il deputato Marco Marin (FI). Contrario il candidato governatore del M5s, Enrico Cappelletti: «Decisione incomprensibile, creerà inevitabilmente più ressa e di conseguenza più esposizione al contagio».
FURBETTI DELLA SPESA Il governatore ha annunciato una stretta per i furbetti della spesa, quelli che con la scusa del pane ma anche dell’aspirina escono
di casa più volte al giorno. «Stiamo studiando un sistema per evitare che ci sia un via vai continuo di persone nei negozi - ha detto Zaia - Sarà un sistema non coercitivo per capire se c’è qualcuno che passa spesso attraverso le casse o se ci va una volta sola».
Le regole
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Chi resta aperto
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Funzionano gli autogrill
ROMA I parchi e le strade svuotati, il traffico quasi inesistente, nessuna fila verso il mare, città deserte, ma code ai supermercati da nord a sud sempre più lunghe. È la fotografia del primo giorno della nuova stretta anticoronavirus decisa dal Governo, combinata al florilegio di ordinanze - regionali e comunali diffuse in tutta la penisola. Pesante comunque il bilancio delle trasgressioni: 10mila i denunciati (su 223.633 persone controllate) cifra record in un solo giorno dall’avvio dei controlli, l’11 marzo. E la Procura di Milano sta valutando di applicare una norma più dura dell’articolo 650 del codice penale, ossia l’articolo 260 del testo unico delle leggi sanitarie, che punisce chi non osserva un ordine «legalmente dato per impedire la diffusione di una malattia infettiva» con l’arresto fino a 6 mesi non “oblabile”, come invece l’altro reato, cioè non si può pagare per cancellarlo. Gli italiani, più o meno pazientemente, si sono messi in coda per fare la spesa. «In questi tre giorni sono ricominciati gli acquisti di massa», fa notare Giorgio Santambrogio, presidente dell’Associazione distribuzione moderna (Adm) che rappresenta la grande distribuzione in Italia, con circa 27mila punti vendita. A suo giudizio «il caos» è stato determinato dalle diverse ordinanze che non hanno certo aiutato e così, per paura di una specie di carestia imminente, «gli italiani sembrano fare la spesa come prima di entrare in guerra». Alcune regioni hanno ridotto gli orari e altre come la Sicilia, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e l’Emilia Romagna hanno chiuso supermercati ed ipermercati la domenica. Ma ad essere contrari a riduzioni e chiusure sono molti sindaci. «I supermercati devono rimanere aperti e sto facendo la mia parte», ha tuonato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sostenendo «più si riducono gli orari e più le code aumentano e questo non va bene». An-
Aperti i bar delle aree di servizio e di rifornimento carburante in autostrada e sulle strade extraurbane (dalle 6 alle 18 su quelle secondarie). Chiusi quelli nei centri urbani.
DIECIMILA DENUNCIATI IL PRIMO GIORNO DOPO LA STRETTA PER ESSERE USCITI DI CASA SENZA UN VALIDO MOTIVO
LE AZIENDE Il governatore è tornato a chiedere al governo di ripensare il provvedimento per le aziende: «A livello nazionale va riaperto il tavolo per una chiusura ragionata, sapendo che alcune attività (agroalimentare, medicale) non possono chiudere. Pesa di più l’agonia. E abbiamo un sacco di istanze sui cantieri: se ci fosse la certezza di avere la copertura giuridica di non pagare danni al pubblico e al privato, i cantieri chiuderebbero, ce lo dicono grosse associazioni». Intanto il segretario veneto della Cgil Christian Ferrari ha chiesto a Zaia di bloccare tutte le attività escluse quelle essenziali: «Il problema non è chi fa una passeggiata, il problema è che centinaia di migliaia di lavoratori veneti sono costretti ad andare a lavorare». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Niente spesa di domenica
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Footing entro i 200 metri
IN ARRIVO La Costa Victoria, nella foto d’archivio in porto a Napoli
bordo, tanto meno considerare l’ipotesi di rifiutare l’accesso dei nuovi passeggeri e rimborsare qualche biglietto».
LA COMPAGNIA Interpellata, la compagnia risponde dicendo che la situazione sanitaria è sotto controllo e
che presto avverranno gli sbarchi. Non si specifica però dove. «Costa Crociere conferma che Costa Victoria, superato lo stretto di Suez qualche giorno fa, si trova attualmente in navigazione nel Mar Mediterraneo. La situazione sanitaria a bordo - affermano dalla società - della nave non registra alcuna criticità e al momento sono presenti sulla nave 727 ospiti di origine straniera che verranno sbarcati a fine crociera, in coerenza con il decreto recentemente emesso in materia di attracchi di porti nazionali per navi di bandiera italiana. In considerazione dello scenario attuale che vede molte criticità nel rimpatrio dei propri ospiti, la società formulerà nei prossimi giorni un programma che tenderà ad avere il minor impatto possibile per gli ospiti in transito, lavorando in sinergia con ambasciate e consolati, e per il territorio offrendo alle autorità preposte l’usuale collaborazione». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FOCUS
La nuova ordinanza della Regione Veneto, a differenza di quella del ministro della Salute, vieta fino al 3 aprile l’apertura dei negozi di generi alimentari alla domenica.
Nel caso si esca per fare un po’ di moto o con il cane bisogna rimanere a una distanza non superiore a 200 metri da casa, con l’obbligo di documentare le ragioni dell’uscita.
Restano aperte di domenica farmacie, parafarmacie ed edicole. Può accedere agli esercizi commerciali un solo componente del nucleo familiare.
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che la sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiesto al governatore Nicola Zingaretti di ripristinare i consueti orari dei supermercati, perché «si creano assembramenti che il personale non riesce a arginare efficacemente con la conseguenza che deve coinvolgere la polizia locale». Sulla stessa linea il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: «Se l’orario dei supermercati è più ampio si riduce anche la concentrazione delle persone, quindi eventuali code e disagi». Anche l’Emilia-Romagna ha chiuso i supermarket e i negozi alimentari di domenica. «I lavoratori del settore hanno operato in queste settimane in condizioni molto difficili e in modo continuativo: mi pare sacrosanto - ha sottolineato il presidente Bonaccini - garantire anche a loro il meritato riposo». Non sono marcate le file anche davanti ai supermercati di Napoli «dove - evidenzia il sindaco Luigi de Magistris - c’è la tendenza ad avvicinarsi» e si dice «d’accordo con le chiusure serali e notturne di supermercati ma non a comprimere troppo gli orari perché il rischio è assembrare le persone».
GLI APPELLI E, dopo il bilancio sempre più
allarmante proveniente soprattutto dalla Lombardia, è partito l’appello al governo a «chiudere tutto» «È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi», hanno scritto al premier Giuseppe Conte 243 sindaci dei Comuni bergamaschi, a partire dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori: «Al momento riteniamo che l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che, con i contagi in aumento inesorabile, non sembra avere fine». Non è solo il Nord a chiedere un nuovo giro di vite. All’appello si uniscono in serata i sindaci toscani. E il primo cittadino di Cerveteri Alessio Pascucci, Comune alle porte di Roma, in una lettera a Conte scrive: «È necessario elevare il livello di controllo del territorio nel più breve tempo possibile. Serve farlo subito».
IL NODO RISORSE C’è poi la questione economica. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, sollecita una risposta del governo riguardo all’uso dei fondi: «Dopo il Cura Italia, serve un decreto “Cura Comuni”. Se noi che siamo in trincea non riusciamo a ottenere risposte sarà un grossissimo problema per tutti». Giuseppe Brugnano, primo cittadino di Venezia, si associa: «Nell’ultimo decreto manca quasi del tutto la parte che riguarda i Comuni e le loro partecipate». E Antonio Decaro, presidente dell’associazione Comuni (Anci), in una lettera indirizzata sempre a Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, chiede «misure concrete per evitare collasso Comuni», in quanto la tenuta funzionale e organizzativa delle amministrazioni, sia sul piano operativo, sia su quello finanziario, «è messa a dura prova». E, intanto, dai governatori ai sindaci ognuno cerca di correre ai ripari. A colpi di ordinanze restrittive. Sperando che, a crisi finita, arrivino pure i contributi per sanare le casse. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CONTROLLI A MESTRE Parchi off limits e forze dell’ordine mobilitate per far osservare i divieti
PRESSING DEI COMUNI SUL GOVERNO: DOPO IL CURA ITALIA SERVE ANCHE UN DECRETO PER GLI ENTI LOCALI
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IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 22 Marzo 2020
OVESTVICENTINO
ARZIGNANO
Ècominciatatravenerdìseraeierilasanificazionedellestradead Arzignano, una delle misure straordinarie messe far fronte all’emergenza virus. L’amministrazione comunale comunica che nei prossimi giorni saranno interessate tutte le strade, sia centrali cheperiferiche, per circa 100chilometri totali. G.Z.
Viaallasanificazione delle strade comunali
Via Rizzetti, 1 - Arzignano | Telefono 0444.396.302 | red.arzignano@ilgiornaledivicenza.it
ARZIGNANO. C’è ilvia liberadell’assessore al sociale alnuovo stanziamento per progetti legatiall’assistenza domiciliare ARZIGNANO. Intervento programmato in estate
Mezzomilioneperlecureacasa DalLago:«Unsostegnoperanziani chevivonosoli,disabili,minorenni o persone a rischio emarginazione» ConilcentroresidenzialeScalabrin Giorgio Zordan
Assistenza domiciliare: per il 2020 il Comune di Arzignano ha provveduto a dare il via libera a uno stanziamento di oltre mezzo milione di ero, esattamente 550 mila euro. «Si tratta di un investimento importante - sottolinea l’assessore al sociale Valeria dal Lago che conferma l’impegno dell’Amministrazione comunale della città del Grifo in questo settore e che permette di fornire cure, di monitorare, di individuare, di intercettare, di accompagnare e di dare un sollievo a molte famiglie, ma in particolare ad anziani soli, privi di rete familiare, o a persone adulte che hanno bisogno di un momento di accompagnamento». L’assistenza domiciliare o cura domiciliare è una funzione che il Comune gestisce con il Centro residenziale anziani “Scalabrin”, con prestazioni di tipo socio-assistenziale erogate direttamente al domicilio della persona. «Continua il nostro
impegno - prosegue l’assessore al sociale Dal Lago - nelle politiche di sostegno e di tutela verso le persone più fragili e per favorire la permanenza dell’anziano nel proprio nucleo familiare e nel suo contesto ambientale». Come conferma la responsabile dell’assessorato al sociale, l’Amministrazione comunale «ha messo a bilancio 440 mila euro ai quali si aggiungono 110 mila euro annui da parte della Regione». Tutto ciò grazie a «uno specifico accordo con il Centro residenziale anziani Scalabrin e con il Comune di Zermeghedo». Il servizio messo in atto dalla municipalità di Arzignano è rivolto in particolare alle persone anziane, ai disabili, ai minori o ai nuclei familiari con soggetti a rischio di emarginazione sociale e assicura prestazioni che riguardano la cura e l’igiene personale, l’aiuto nella preparazione e nella consumo dei pasti, il disbrigo di pratiche di vario genere, l’accompagnamento negli uffici e negli ambulatori come specificato dall’as-
L’esternodellascuola media “Zanella” di Arzignano. G.Z.
CantieriallaZanella In arrivo nuovi bagni mensaeauditorium L’Amministrazionecomunale ha varatolaspesadi 550 mila euro perl’assistenzadomiciliare. ARCHIVIO
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LEPERSONE SEGUITE LOSCORSOANNO
Laspesaper l’erogazionee lagestione deiservizi è statadi484milaeuro.Di questi,117milasono arrivatidallaRegionee 60 miladacompartecipazione degliutentiinbaseall’Isee
L’assessorealsociale DalLago
© RIPRODUZIONERISERVATA
Fotonotizia Campanile tricolore a Gambugliano L’INIZIATIVA. Luci tricolori sul campaniledellafrazionediMonte San Lorenzo, grazie al grupo volontari.“Lagentevedeilcampanile illuminato e sente la vicinanza delle istituzioni. Dobbiamo - spiega il sindaco Matteo Forlin- essere uniti come nazione perché ormai il problema è nazionale.Intantol’Unitàpastorale organizza una preghiera in diretta facebook il venerdì alle 20.30. L.GU.
Ha deciso di aiutare aziende e privati che in questo periodo necessitano di
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sessore Dal Lago. Nel 2019, fanno sapere dal municipio, le persone seguite sono state 129, mentre la spesa per l’erogazione e la gestione dei servizi è stata di 484 mila euro, dei quali 117 mila arrivati dalla Regione Veneto e circa 60 mila quale compartecipazione degli utenti con Isee (Indicatore della situazione economica equivalente che tiene conto di reddito, patrimonio e caratteristiche del nucleo familiare) superiore ai limiti previsti dal regolamento. •
Perlaprima fase dei lavori previsto uninvestimentodi140milaeuro Il progetto “Scuola Zanella: sala civica, aula mensa, parcheggio”, inserito per quest’anno nel piano triennale delle opere pubbliche, si farà a stralci. Il primo, che prevede una spesa già finanziata di 140.000 euro, è per questa estate e riguarderà il corpo bagni al piano terra e lo spostamento dell’uscita di sicurezza. L’opera complessiva prevede riabilitazione, messa in sicurezza e anche efficientamento energetico. «Questo primo stralcio - dichiara l’assessore ai lavori pubblici Riccardo Masiero - può esse-
re ammesso al bando 2020 della Regione “Sostegno finanziario ai lavori pubblici di interesse locale di importo fino 200.000 euro”, e quindi presenteremo domanda di contributo per 79.000 euro». Completato questo stralcio si procederà al completamento dell’opera. «Saranno realizzati - spiega l’architetto Alessandro Mascarello - una mensa e un piccolo auditorium. Inoltre all’edificio sarà applicato un “cappotto” per migliorarne l’efficienza energetica». • G.Z. © RIPRODUZIONERISERVATA
MONTECCHIO. L’iniziativalanciata dall’assessoratoalcommercio
BRENDOLA
SulsitodelComune i recapiti,gli orarie lemodalità
Il Comune di Brendola si attiva con un’iniziativa finalizzata a mantenere il più possibile a casa le persone anziane e più fragili. Con la preziosa collaborazione della Protezione civile è stato attivo il servizio di consegna farmaci e alimenti di prima necessità a domicilio. «Non si può chiedere agli anziani o alle persone fragili di restare chiusi in casa senza tenere conto che ci sono persone sole, senza una rete di parenti che possa supplire a quelle necessità quotidiane a cui solitamente provvedevano in autonomia – commenta il sindaco Bruno Beltrame – ed è per questo che abbiamo attivato il servizio nel territorio». Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16 è operativo il numero 349.1384752, gestito dall’Ufficio servizi alla persona, che a seguito della richiesta attiverà il servizio. La consegna dell’ordine verrà effettuata dai volontari rigorosamente in divisa e in sicurezza, dotati di presidi medici (guanti in lattice e mascherina) il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 16.30 in poi. «Abbiamo deciso di affidarci a persone qualificate che sanno come muoversi in un contesto delicato come questo – conclude il sindaco –. La loro divisa è ben riconoscibile e hanno ordine di non entrare in casa». • I.BER.
Ora26negozidivicinato Carrello adomicilio anziani portanolaspesaacasa pergli C’èilservizio “Montecchio per noi!”, contro il coronavirus entra in azione l’alleanza tra cittadini e negozi di vicinato. È infatti l’iniziativa, lanciata dall’assessorato al commercio del Comune di Montecchio, che mette in contatto i cittadini con tutte quelle attività che, in questa fase di emergenza, hanno scelto di consegnare a domicilio. Sono già 26 le attività che hanno aderito all’appello del Comune che, sul proprio sito internet, ha creato un’apposita pagina in cui i castellani possono trovare recapiti, orari e modalità di consegna dei prodotti e dove altri esercizi commerciali, tramite uno specifico modulo, possono inviare la propria adesione e quindi ampliare il numero. Sono numerose le tipologie di esercizi commerciali che hanno finora risposto in maniera positiva e sono pronti a consegnare a domicilio: dai bar-caffetterie alle gastronomie, dagli alimentari agli ortofrutta, dalle farmacie ai prodotti per l’edilizia, dalle pizzerie ai panifici, dal giardinaggio alle macellerie, dalle edicole alla vendita di vino. Insomma di tutto un po’ per stare bene a casa, senza farsi mancare nulla e senza esser obbligati ad uscire. I 26 negozi sono posizionati
Consegnaadomiciliodellaspesaallefamiglie
in tutto il territorio castellano da nord a sud e le consegne sono effettuate direttamente a casa dopo aver contattato i negozi ed effettuato l’eventuale ordine. «La risposta degli esercenti è stata molto positiva – afferma Milena Cecchetto, vicesindaco e anche assessore al commercio -. Molti dei nostri negozi di vicinato hanno dovuto chiudere alla vendita diretta al pubblico, ma il tessuto commerciale della nostra città è da sempre ricco di energia e intraprendenza. Lo dimostra l’adesione a questo progetto, che speriamo si allarghi. In questo modo aiutia-
mo noi stessi e gli altri, rimanendo il più possibile a casa, ma anche i nostri negozianti, che ci portano a casa tutto quello che ci serve». Triplice l’obiettivo del servizio: rimanere a casa, avere ugualmente gli alimentari o altro e comprare montecchiano. «Il grazie del Comune è il grazie di tutta la città – aggiunge il sindaco Gianfranco Trapula -. Questa iniziativa è la testimonianza che occorre restare uniti in questa fase di emergenza. Insieme, adottando i giusti comportamenti, potremo uscirne il più presto possibile». • A.F. © RIPRODUZIONERISERVATA
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L'ARENA
Domenica 22 Marzo 2020
LaCislalleaziende: donatedispositivi
Un appello rivolto a tutte le aziende veronesi che utilizzano per ragioni di sicurezza e di igiene tute, mascherine,copricapo,ecopriscarpe per la protezione individuale:
«Donateidispositivicheaveteadisposizione alle strutture sanitarie veronesi». A lanciarlo, in accordo conl’Ulss9Scaligera,èilsindacato Cisl provinciale, con l’obiettivo di
dare un aiuto concreto ai lavoratori che si trovano ad operare negli ospedali.«Questomateriale»,spiega il sindacato in una nota, «non risolverà la già denunciata carenza
didispositividiprotezione,maconsentirànell’immediatoditamponare i maggiori deficit denunciati dai lavoratori, offrendo qualche elementodisicurezzainpiùagliopera-
tori che lavorano in seconda e terza linea, consentendo quindi una maggioredisponibilitàdidispositivi sanitari a chi è nelle aree a maggiore rischio contagio». Quindi, le
aziende che hanno materiale a disposizionepossonoportarloalcentro di raccolta che si trova al «Ritiro merci magazzini» dell’ospedale MaterSalutis diLegnago. F.L.
AGROALIMENTARE. Timori di crollo di prezzi ed export a causa del blocco di consumi e frontiere
Il mondo del vino chiede unpianodisostegno Letteraallaministra Terranovadellemaggioriassociazionidifiliera che propone l’avvio di un confronto per studiare misure straordinarie Valeria Zanetti
Il vino italiano teme il tracollo dei prezzi e la perdita del posizionamento sui mercati internazionali. Verona, prima provincia italiana per export di settore, per circa un miliardo di euro, guarda con il fiato sospeso all’evoluzione dell’epidemia da coronavirus. Consumi in caduta, alberghi e ristoranti chiusi, appuntamenti fieristici ed eventi saltati o posticipati generano problemi a un comparto driver del made in Italy, che l’anno scorso ha raggiunto 6,4 miliardi di euro (+3,2% sul 2018) di export, +10% di volumi, a 22 milioni di ettolitri: risultato che piazza l’Italia prima al mondo per quantità sui mercati esteri. Per questo, con una lettera alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, la filiera del vino, che riunisce le principali organizzazioni (Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza cooperative ita-
liane, Unione italiana vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) ha avanzato al governo alcune proposte per mitigare i danni e chiesto un piano straordinario di sostegno. «Il perdurare dell’emergenza covid19 in Italia e la sua diffusione a livello globale determinano un’inevitabile contrazione dei consumi, aggravata dalla chiusura degli esercizi pubblici. L’incertezza rallenta qualsiasi pianificazione delle attività, anche di promozione sui mercati internazionali», denuncia la filiera. «L’interruzione dell’attività ricettiva negli alberghi, agriturismi e nella ristorazione ha sottratto un naturale sbocco per le produzioni nazionali, che trainava anche la promozione verso gli acquirenti italiani e stranieri», affermano le organizzazioni. Se la situazione si prolungherà si rischia un eccesso di giacenza di prodotti in cantina a ridosso della vendemmia, che si ripercuoterà sui prezzi.
del tavolo vino nazionale come cabina di regia per iniziative urgenti di supporto. PIANOPERL’EXPORT. Si sugge-
TeresaBellanova aFieragricola TAVOLO VINO. La filiera pro-
pone a Bellanova una prima serie di misure, in vista del Consiglio dei ministri dell’agricoltura a Bruxelles. Serve una strategia comune di sostegno straordinario all’agroalimentare con gli altri partner europei; per il vitivinicolo si deve partire con la flessibilità sulle misure esistenti, tra cui le autorizzazioni per gli impianti, la ristrutturazione dei vigneti, investimenti e promozione. E la filiera caldeggia la convocazione
risce un «Piano strategico di sostegno all’export vitivinicolo nazionale», articolato su missioni di settore, piani di comunicazione integrata sui mercati esteri più ricettivi con misure straordinarie promozionali e di sostegno alla domanda: le organizzazioni sollecitano il ricorso a testimonial, opinion leader e «ambasciatori» del vino italiano. Le iniziative sono sempre più urgenti, visto che le manifestazioni fieristiche in Europa sono saltate o slittate. Prowein è rinviato al 2021. Vinitaly è stato spostato dal 14 al 17 giugno, ma i punti di domanda sull’effettiva possibilità di mantenere in agenda l’evento sono numerosi. E la filiera chiede iniziative per garantire liquidità alle imprese e snellimento burocratico. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Unapanoramicadi vignetinella Valpolicella nel territorio comunale di Negrar FOTOMADINELLI
Eper idipendentiuna polizza sanitaria
IlGivdona100milaeuro all’Aziendaospedaliera Unadonazione allasanità pubblicaeunapolizza per tutelarelasalute deicirca 500 dipendentiitalianiedelleloro famiglie.Giv,Gruppo Italiano Vininonperdetempo enelle settimanedell’emergenzada coronavirusrispondeaibisogni delterritorioeditutti ipropri collaboratori,dipendentie agenti.Il primointervento è statodeciso la settimana scorsaeriguardala donazione di100milaeuro alFondo EmergenzaCoronavirus dell’Aoui,Azienda ospedaliera universitariaintegrata cui fannocapo le strutture di
BorgoRomaediBorgo Trento.Le risorsesono daqualchegiorno nelladisponibilitàdell’Aouie servirannoadacquistarele attrezzaturerichiestedai reparti maggiormentecoinvolti dall’epidemia,«chehacolpito l’Italiacon conseguenze direttesul territorioveronese»,precisa una notadell’azienda. Eilterritorio territorioveronese èquellodove ilGruppoha sede,a Calmasinodi Bardolinoetredelle 15cantine storiche diproprietà: Bollaa Pedemonte, Santia Illasie Lamberti,a Pastrengo. Giv,primarealtà vitivinicola italianaeterzainEuropa, hacosì
decisodidare un contributoper uscireprestodaquestafase di emergenza. IlGruppo hainoltrepreso iniziativeconcretea tuteladei propricollaboratori,estendendo peri profilichehanno possibilità dilavoraredaremoto,lo smart working.Restano gli addetti impegnatiin vigna,destinatiad aumentarenelleprossime settimane,oltrea chi lavora all’imbottigliamentoelogistica. «Sonostateadottate le misure previsteattraverso i recenti decretieil protocolloanti contagiosottoscrittocon le parti sociali:si operadistanziati, con i presidiindicati, misurandola temperaturadegliaddetti e riducendoalminimo le presenze», spieganodal Gruppo.In aggiunta Givhamessoa disposizionedi tuttii dipendenti,gli agenti ele lorofamiglieunacopertura assicurativafinalizzata a tutele sanitariein casodicontagio. Va.Za.
LEMISURE. IlbandodellaRegionea sostegnodegliinvestimenti, Por-Fers, incrementai fondi
CATEGORIE. Alcunilavoratori dimenticatidal decreto«Cura Italia»
Permanifatturieroeartigianato Marcato: «Il totale è di 40 milioni»
Niente ammortizzatori per 6.660 persone in Veneto
Macchinarieristrutturazioni Badanti,babysitter Pmi,altri12 milioni inarrivo ecolfsenzatutele La Giunta va in soccorso delle imprese del settore manifatturiero e dell'artigianato, incrementando la dotazione finanziaria del bando a sostegno degli investimenti in macchinari, impianti e beni intangibili e per l’accompagnamento dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale. L’intervento si concretizza nell’incremento di oltre 12 milioni e 369 mila euro della dotazione finanziaria del bando previsto dal Por-Fesr 2014-2020. «Con quest’ultima delibera arriviamo a quasi 40 milioni di contributi alle Pmi. Riusciamo quindi a garantire lo scorrimento della graduatoria ed il finanziamento di tutte le imprese risultate idonee che hanno partecipato», spiega l’assessore allo Sviluppo economico, Roberto Marcato. «È una scelta che consente di dare ossigeno al mondo produttivo in un momento davvero difficile per tutti», aggiunge, «ed è un segno di vicinanza alle imprese, colpite dagli effetti dell’epidemia da coronavirus, in attesa delle necessarie risposte e di azioni forti da parte del Governo centrale».
Il bando regionale aveva riscosso grande successo, con un numero di partecipanti ben superiore alle previsioni. «La dotazione iniziale era di 16 milioni di euro, ma, vista la grande risposta, lo scorso ottobre abbiamo provveduto ad aumentare di oltre 11 milioni e 453mila euro la disponibilità, fino ad arrivare a questo provvedimento che aggiunge altri dodici milioni». Il bando si articola in due misure. Le domande sulla prima sono state 560, per 50,9 milioni di contributi richiesti; sulla seconda 676, per 45,6 milioni. Le risorse aggiuntive sono state sommate in base al collegato alla legge di Stabilità regionale 2020. I nuovi fondi a disposizione saranno ripartiti in 6,5 milioni di euro per finanziare domande presentate ed ammesse sul primo sportello; 5,8 milioni per quelle arrivate sul secondo. Intanto, in settimana, gli uffici regionali hanno completato la conta delle istanze formulate da distretti industriali, reti innovative ed aggregazioni di Pmi venete entro il 10 marzo, data di scadenza del bando a sostegno di pro-
Operaial lavoro nell’industriadellegno
getti di internazionalizzazione e sviluppo dell’export. Le richieste di contributo sono state 64, pari a 14 milioni di euro, per progetti di durata biennale che favoriscono l'accesso e l’espansione sui mercati esteri. «Il tessuto imprenditoriale veneto ha mostrato la sua vitalità anche in questo momento di assoluta difficoltà. Le imprese sono pronte a ripartire dopo l’emergenza e la Regione farà tutto ciò che è necessario per metterle in condizioni di reagire», assicu-
ra. Nel dettaglio, a Venezia sono arrivate 23 domande da distretti e reti, 41 da aggregazioni. «Il contributo totale richiesto si attesta poco oltre i 14 milioni di euro», conclude Marcato, «per una previsione di investimenti in internazionalizzazione ed export che supera i 28 milioni. «Le risorse messe a bando sono linfa vitale per le aziende, piccole e medie, in un campo come quello delle seportazioni, tra i più colpiti dalla crisi derivante dal coronavirus». • Va.Za.
Non solo non hanno diritto ad ammortizzatori sociali, ma sono stati pure esclusi dalla moratoria sui licenziamenti. Badanti, colf e baby sitter sembrano essere stati dimenticati dal decreto «Cura Italia», varato dal Governo per far fronte all’emergenza Coronavirus. Eppure sono tanti: il comparto dei collaboratori domestici a Verona, stando ai dati di Veneto Lavoro relativi al 2019, conta 6.660 persone. Tutti professionisti fondamentali per le famiglie, grazie alla loro vicinanza e alle loro cure. Il problema però lo ha fatto emergere lo stravolgimento di ritmi e abitudini che l’allerta sanitaria ha portato con sé: aziende chiuse e lavoratori a casa, che spesso sono figli, mamme e papà, e che hanno così la possibilità, ora, di occuparsi in prima persona dei familiari, bambini o anziani. «Molte persone devono fare anche i conti con un reddito ridotto in questo periodo, c’è chi è in cassa integrazione, altri sono rimasti senza lavoro: è naturale arrangiarsi dove si può», spiega Andrea Sabaini della Fisascat Cisl di Verona. Barbara Marchini della Uiltuc di Verona mette sul tavolo un altro problema: «Tante famiglie preferiscono
Unabadante accudisceun’anziana
non far venire in casa le collaboratrici per evitare il contagio: parliamo di persone che lavorano in diverse abitazioni e rischiano di essere un veicolo per il virus». Non potendo usufruire della cassa integrazione, a cui accede la maggior parte degli altri comparti, «hanno come unica scelta quella di mettersi in ferie, sempre che abbiano maturato i giorni», prosegue Sabaini, «mentre è più difficile sperare nella disoccupazione: è necessario che il rapporto di lavoro venga interrotto definitivamente, non sospeso temporaneamente». I sindacati hanno chiesto al governo di includere il lavoro domestico tra quelli che possono godere di ammortizzatori socia-
li e la speranza è che arrivino coperture anche per queste lavoratrici. «C’è poi un universo sommerso», aggiunge Andrea Lovisetto della Filcams Cgil di Verona, «costituito da collaboratori in nero, che lavorano nelle case senza contratto e, quindi, in periodi come questo, senza tutele. Sono “invisibili“, hanno una scolarità spesso bassa, non conoscono i loro diritti e si ritrovano da un giorno all’altro senza lavoro». Ci sono infine, segnalano i sindacati, collaboratori che convivono con l’anziano e non hanno un problema contrattuale, ma un disagio sociale non potendo godere del giorno di riposo e di ore libere. • F.L.
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Primo Piano
Domenica 22 Marzo 2020 www.gazzettino.it 75576E18-6008-45DF-83D1-64FBB1ED641F
LE STRUTTURE VENEZIA La trincea passa per le corsie degli ospedali di Dolo e Villa Salus a Mestre, individuati dalla Regione Veneto come ospedale Covid-19 nel veneziano. Ma è soprattutto Dolo, con i suoi oltre trecento posti letto a disposizione nei reparti di Medicina generale, Pneumologia, Dialisi e Terapia Intensiva a dover respingere per Venezia e la sua provincia, l’assalto continuo di un nemico invisibile così duro da battere e così potente da mettere in ginocchio l’Italia. Una malattia «virale importante e insidiosa, che può partire come un semplice raffreddore, ma poi peggiorare, anche in brevissimo tempo, fino a costringere al ricovero in terapia intensiva», come puntualizzato dal direttore generale dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben. Che ha anche annunciato come all’Angelo si stanno «testando i farmaci per l’artrite reumatoide contro il virus».
Ospedali, ora Dolo ha un ruolo chiave Ogni struttura dell’Ulss 3 utilizzata per affrontare gli scenari più difficili `
In Riviera i posti letto potrebbero salire da 200 a 325. In Villa Salus fino a 216 `
OSPEDALI COVID «L’ospedale di Dolo - aggiunge Dal Ben - è stato scelto per la sua importanza e la grande disponibilità di posti letto reperibili in piena emergenza. Porteremo la Terapia Intensiva ad un totale di 35 letti e la struttura svilupperà questo tipo di attività di cura del coronavirus mentre le attività programmate e urgenti che abbiamo già abbandonato verranno dirottate su ospedali vicini: Mestre o Mirano in particolare, ma anche Chioggia». Non solo, in vista di un possibile picco della pandemia, a Dolo è stata messa anche a disposizione del contrasto all’emergenza anche l’area Materno-infantile. Uno spiegamento di forze che nell’ospedale della riviera si traduce attualmente in circa 200 posti letto che, nel caso, potranno essere aumentati fino ad una capienza massima di 325. «La speranza è che non serva uno sforzo simile - aggiunge Dal Ben - ma non penso sarà così. Dolo ha insomma tutte quelle caratteristiche che possono servire per curare bene i soggetti positivi, lasciando libero l’hub di Mestre per sviluppare le emergenze. Come ospedale Covid è un contenitore ampio ma lo useremo gradualmente», precisa. Per poi ras-
L’OSPEDALE DI MESTRE STA PARTECIPANDO ALLA SPERIMENTAZIONE DEL FARMACO PER L’ARTRITE REUMATOIDE CONTRO IL VIRUS
sicurare sul futuro: «Non resterà a vita eterna un ospedale Covid-19, finita l’emergenza tornerà alla sua vita prevista dal Piano regionale». La linea del fronte passa da Dolo a Mestre, a Villa Salus, l’altra Maginot dell’emergenza. «Lo stiamo usando per ricoverare le persone che hanno superato la fase critica della malattia - puntualizza il dg - I casi più impegnativi li teniamo nei nostri ospedali e poi, quando la dimissione è vicina ma non può ancora essere fatta anche per ragioni sociali e di gestione del paziente, lo appoggiamo a Villa Salus. Ad oggi sono una decina i pazienti ricoverati in attesa di essere dichiarati guariti. Dovesse servire, però, Villa Salus sarebbe in grado di mettere a disposizione di questa emergenza un carico di 216 posti letto. «Come Direzione dell’Ulss 3 - annuncia poi Dal Ben - sempre per sopperire all’eventuale necessità di ulteriori posti letto, stiamo attrezzando la struttura sanitaria di Noale con 30 posti letto, che in una situazione diversa sarebbero dedicati all’ospedale di Comunità». E lo stesso potrebbe accadere all’ospedale Fatebene Fratelli di Venezia.
LE MASCHERINE
35 POSTI DI TERAPIA INTENSIVA L’ospedale di Dolo specializzato per affrontare l’emergenza coronavirus
Chioggia
Curato con un protocollo sperimentale, migliora don Massimo CHIOGGIA Significativo miglioramento nelle condizioni di salute di don Massimo Fasolo (nella foto), il parroco di Valli e Conche ricoverato dal 10 marzo in terapia intensiva a Padova e curato con un protocollo sperimentale. Ieri, dopo tre giorni di piccoli ma continui progressi, il religioso è stato estubato e ha cominciato a respirare, con fatica ma in modo autonomo, grazie all’uso di un casco apposito. Le sue condizioni, però, rimangono gravi, anche a causa di un’infezione batterica che si è sovrapposta a quella virale da Covid-19 ma che, per il
momento, non viene curata, per evitare ulteriori complicazioni. Buone notizie anche sul fronte delle mascherine. L’altro giorno ne sono arrivate alcune centinaia dalla Cina, grazie ad un ingegnere chioggiotto che lavora in Oriente, contattato dal dirigente dei Lavori Pubblici Stefano Penzo. Le mascherine sono state donate alla Protezione civile cittadina e messe a disposizione dei dipendenti del settore durante gli orari di apertura al pubblico. Ieri sono arrivate altre 2400 mascherine monouso dalla Città metropolitana, subito distribuite al Centro servizi per
anziani (1850 pezzi), all’istituto Serve di Maria Addolorata (250) e alla Protezione civile (300). Verso sera, invece, era attesa la prima parte della fornitura delle mascherine “Made in Veneto” messe a disposizione la Regione: 56 pacchi da 100 pezzi l’uno. «Faccio appello – dice l’assessore alla Protezione civile, Genny Cavazzana – alle associazioni di volontariato per dare man forte alla Protezione civile nelle operazioni di consegna». Chi fosse disponibile, scriva a: volontari.pc@chioggia.org». Diego Degan
Tra i problemi sollevati con maggior continuità, quello dei dispositivi di protezione (le mascherine) e dei macchinari medici. «Le mascherine ci sono e le abbiamo per i nostri operatori e dipendenti, man mano che ci vengono fornite le distribuiamo anche al personale sanitario non dipendente - assicura Dal Ben Noi forniamo in maniera molto regolare i nostri dipendenti. Ne abbiamo fornite anche ai medici di medicina di base ed è vero, dobbiamo rifornirli di più non appena ce ne sarà possibilità». Per quanto riguarda ventilatori e respiratori «ne sono arrivati 18 per Dolo e ci servono per allestire qui 35 posti di Terapia Intensiva che sono previsti l’ospedale Covid. Stanno arrivando, tutto il mondo li vuole per affrontare questa emergenza», fa sapere il numero uno dell’Ulss Serenissima. E a proposito di macchinari, la Cassa Edile di Venezia ha donato tre ventilatori al Civile. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PREALLARME ANCHE NOALE E IL FATEBENEFRATELLI. «LE PROTEZIONI? DISTRIBUIAMO QUELLE CHE CI ARRIVANO»
«Dateci nomi e cognomi dei malati» Il sindaco protesta e scrive a Conte IL “PROBLEMA” PRIVACY PIANIGA Da una parte c’è lo Stato che filtra le informazioni e applica la privacy sui nomi dei malati, dall’altra i sindaci che vogliono sapere tutto per aiutare chi sta male o è in quarantena. Uno di questi è Federico Calzavara, primo cittadino di Pianiga. Che, dopo aver posto il problema in Conferenza dei sindaci, ieri ha inviato una lettera-appello a Zaia e al prefetto, ma anche al presidente del Consiglio Conte e al capo della Protezione civile Borrelli. «Voglio avere nome e cognome - spiega Calzavara - di chi fra i miei concittadini è malato, ma soprattutto di chi si trova in quarantena, in modo da poterli aiutare se hanno bisogno, e garantire in questo modo la sicurezza». «Non c’è nessuna volontà di fare polemiche - prosegue ...c5ec9bc9f01b8462766adcd0effbb451... - ma abbiamo sempre più la necessità di avere queste informa-
zioni per gestire la situazione con i nostri cittadini». E’ una lettera che chiede una risposta urgente innanzitutto alle istituzioni più vicine a lui, Regione e Prefettura: «In qualità di primo cittadino di un Comune di circa 12.500 abitanti, e dunque perso-
ROMA NEI GIORNI SCORSI AVEVA SOSPESO L’INVIO DEI DATI FEDERICO CALZAVARA: «MA CI SERVONO PER AIUTARE LA GENTE» «NON È CURIOSITA’ MA NECESSITA’ DI AIUTARE ANCHE CHI E’ IN QUARANTENA E NON PUÒ ASSISTERE IL PROPRIO FAMILIARE»
na a cui afferiscono precisi doveri di tutela della propria cittadinanza, chiedo immediatamente la trasmissione al sottoscritto di tutti i nominativi e recapiti dei miei concittadini affetti dal virus e di tutti coloro che sono stati sottoposti a quarantena domiciliare, al fine di garantire loro tutti i servizi essenziali avvalendosi delle dovute cautele e senza porre in pericolo l’incolumità degli altri cittadini». Calzavara non condivide infatti, in questo particolare “momento storico”, la rigidità nel rispettare la norma in vigore che tutela la privacy dei malati, di cui invece il sindaco chiede nome, cognome e indirizzo, non per curiosità ma per potersene occupare. L’impressione è che da Roma le informazioni vengano filtrate, anche se per nobili motivi, quale ad esempio il non innescare la “caccia all’untore”, ma questa linea sta creando delle difficoltà ai sindaci. Calzavara aveva subito
espresso in conferenza dei sindaci Ulss 3 il proprio disappunto e contrarietà quando il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, con una nota del 17 marzo, aveva ordinato ai presidenti delle Regioni di sospendere l’invio dei dati ai Comuni, in attesa di un confronto con Anci e Regioni. Poi però con la nota successiva datata 19 marzo, Borrelli ha autorizzato l’inoltro dei dati personali per mezzo di prefetti e amministrazioni regionali, «confidando in una tempestiva attuazione». Ed è per questo che il primo cittadino di Pianiga si è mosso subito, per sollecitare l’attuazione immediata della nota «al fine di garantire ai cittadini affetti dal virus e a tutti coloro che sono stati sottoposti a quarantena domiciliare, i servizi essenziali». Ne sottolinea l’urgenza e l’importanza «al fine di porre in essere nel mio territorio tutte le iniziative necessarie a scongiurare che il virus si propaghi ulteriormente, verifican-
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SINDACO Federico Calzavara durante la consegna di una targa
do e controllando direttamente il rispetto dei periodi di quarantena». E spiega con un esempio i casi in cui è necessario intervenire velocemente: «E’ successo che un cittadino ospedalizzato non avesse nessuno che po-
tesse portargli gli effetti personali, perché la moglie era stata posta in quarantena, ma per fortuna hanno chiesto il nostro aiuto e siamo intervenuti». Sara Zanferrari © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 22 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la sicurezza nel Bellunese
Contravvenzioni in tempo di Coronavirus con l’oblazione si pagheranno 106 euro Il parere dell’avvocato sulle ammende per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità: «Solo così si rimane incensurati» Gigi Sosso / BELLUNO
Contravvenzioni per il Coronavirus, istruzioni per l’uso. Della serie: 106 euro e passa la paura. Ecco tutto quello che bisogna fare, dopo che la polizia o i carabinieri ci hanno beccato in giro, senza che avessimo un buon motivo per essere alla guida della macchina o a spasso. I controlli sono continuati anche venerdì e hanno visto la verifica di 810 persone in tutto. Di queste, 35 sono cadute proprio nell’ipotesi di reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Mentre non ci sono state contestazioni per l’altro reato più conosciuto del momento, cioè la falsa attestazione. Tutte le autocertificazioni erano accompagnate da una reale necessità: il lavoro, una visita medica urgente oppure il ritorno a casa. Da ieri c’è anche la prescrizione Zaia della passeggiata o dell’attività fisica nel raggio di 200 metri dalla propria abitazione, ma non è che le forze di polizia si mettano a misurare con il metro da sarto. Non ci mettono molto a capire chi non la racconta giusta. Quando si ha torto marcio? «Se il nostro comportamento non è stato corretto, la prima cosa alla quale siamo sottoposti è l’identificazione», spiega l’avvocato bellunese Mauro Gasperin, «dopo di che, dobbiamo fare l’elezione di domicilio, che è il luogo in cui ci arriveranno gli atti giudiziari. La terza mossa è quella di nominare un avvocato di fiducia o farsene dare uno d’ufficio. A quel punto, da parte di polizia o carabinieri scatta la comunicazione di notizia di reato per l’articolo 650 del Codice Penale». Comincia l’attesa di quello che si chiama decreto penale di condanna. L’atto ci ricorda che possiamo cavarcela con
Carabinieri e polizia impegnati nei controlli sulla viabilità urbana ed extraurbana
il pagamento di un’ammenda fino a 206 euro, ma «non è il caso di pagare subito, perché il decreto diventa esecutivo e finisce per diventare un precedente penale. Ne va della nostra incensuratezza, insomma, e questo può diventare un problema tutt’altro che secondario per ciascuno di noi. Ci sono 15 giorni per presentare opposizione e andare a giocarsela in tribunale, davanti al giudice». Qui di solito di ricorre a quella che si chiama oblazione, cioè il versamento di una somma in denaro, che è meno dolorosa, ma soprattutto «estingue il reato», sottolinea Gasperin, «bastano 106 euro e la nostra mancanza non comparirà mai nel casellario giudiziale. Eravamo e rimaniamo incensurati». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
venerdì pomeriggio
Sanificata la Prefettura «Operazione prevista» BELLUNO
Sanificata la Prefettura. Nel pomeriggio di venerdì Palazzo dei Rettori è stato chiuso, per questa operazione. Oltre a pulizia e disinfezione, è stato fatto tutto quello che serviva a rendere l’ambiente sano per la vita dei residenti, tra cui gli interventi di disinfestazione per allontanare o eliminare animali infestanti e parassiti dagli ambienti: «Un sanificazione che era nei programmi», spiega il vi-
lieto fine
De Zorzi è tornato, ma è servita un’azione diretta del ministro BELLUNO
Flavio De Zorzi è tornato a Fonzaso. Bloccato da settimane in Tunisia con la sua Fiat Panda, De Zorzi venerdì è salito su un volo speciale Alitalia e ieri ha potuto rientrare a casa dove mancava da fine gennaio e dove rimarrà in quarantena per due settimane. «La situazione si è sbloccata solo giovedì notte, grazie all’intervento diretto
dello staff del ministro Federico D’Incà e del ministro Luigi Di Maio e all’interessamento dell’ambasciatore italiano a Tunisi. Senza di loro sarei ancora in Tunisia, perché il problema dell’auto sembrava insormontabile, non potevo partire lasciandola lì. Invece ci siamo riusciti. La Panda è parcheggiata in un viale vicino all’ambasciata, non so quando potrò recuperarla, ma sono felicissimo di essere
riuscito a tornare in Italia». Negli ultimi giorni la situazione sanitaria si è aggravata anche in Tunisia, le città sono state blindate e De Zorzi, partito per realizzare un docufilm, non si sentiva più tranquillo: «A Tunisi tutti stanno rispettando le misure di sicurezza, ma altrove no, per niente ed iniziavo ad essere preoccupato, anche perché lì la sanità ha dei problemi. Inoltre ero molto preoccupa-
ceprefetto aggiunto Andrea Celsi, «niente che già non si sapesse. È qualcosa da consigliare anche ad altre strutture e richiede al massimo un pomeriggio». Il Coronavirus non è arrivato in piazza Duomo, insomma. Si può stare tranquilli, anche se quando la preoccupazione non era ancora esplosa in tutta la sua gravità ci devono essere state delle riunioni, anche abbastanza affollate: «Stiamo tutti bene e osserviamo intera-
to per la mia famiglia qui in Italia. Diciamo che ho attraversato un momento di tensione che non ho mai provato, nemmeno quand’ero in Iraq. Anche i miei parenti sono sollevati dal mio ritorno, adesso prometto che starò fermo per un bel po’. Ho dormito nel mio letto per la prima volta dopo tantissimo tempo e devo dire che è stato bellissimo». Soddisfazione anche dal governo, che è riuscito a sbloccare una situazione che sembrava impossibile. «Sono felice che Flavio De Zorzi possa fare ritorno a casa», afferma il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. «Appresa la notizia da fonti di stampa, siamo intervenuti per renderci utili
L’ingresso della Prefettura
mente le regole previste», sottolinea Celsi, «è presente solo un ristretto numero di dipendenti per le questioni indifferibili e urgenti, per il resto le riunioni si tengono
ormai da tempo in videoconferenza. Non ci sono contatti pericolosi e non ci saranno fino al termine dell’emergenza che stiamo vivendo». —
e risolvere una vicenda in stallo da qualche settimana. Attraverso l’aiuto del Ministro Di Maio e dell’Ambasciata in Tunisia è stato fatto sì che l’autovettura di De Zorzi rimanesse sul luogo e lui potesse rientrare con il volo di venerdì. In meno di 12 ore ce l’abbiamo fatta e Flavio può
ultime settimane: ricordo che il primo passo da compiere per chi avesse i propri familiari in difficoltà all’estero è quello di contattare l’Unità di crisi della Farnesina. In questi giorni le richieste di informazioni sono molteplici, e ci troviamo in una situazione senza precedenti, ma il Ministero degli Esteri sta chiedendo alle compagnie aeree di attivare voli speciali per consentire ai nostri connazionali il rientro in Italia. Io e i miei collaboratori rimaniamo a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie. È giusto che lo Stato e i propri rappresentanti possano rendersi utili per risolvere situazioni complesse, mai come in questo momento». —
A 12 ore dal volo sembrava ancora impossibile lasciare la Panda in Tunisia finalmente tornare a casa per riabbracciare la sua famiglia. Questa situazione si aggiunge alle altre problematiche risolte e monitorate nelle
G.S.
I.A.
PRIMO PIANO
DOMENICA 22 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: il settore turistico nel Bellunese solidarietà sotto le tofane
Apparecchiatura in dono a Rianimazione con l’iniziativa degli albergatori di Cortina La sottoscrizione partita dagli operatori dell’accoglienza e poi allargatasi ai cittadini ha fruttato oltre 50 mila euro Stefano Vietina / CORTINA
Sarà consegnata nei prossimi giorni all’ospedale di Belluno la modernissima apparecchiatura per la diagnostica e il trattamento endoscopico delle patologie dell’apparato respiratorio e intubazione, frutto della generosità ampezzana. «In una settimana, con la nostra sottoscrizione abbiamo raccolto oltre 50 mila euro», racconta Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina, «che ci hanno consentito di rispondere alle esigenze manifestate dal dottor Davide Mazzon, direttore dell’unità operativa complessa Anestesia e Rianimazione. Eravamo partiti con l’idea di mettere insieme 10 mila euro per acquistare un ventilatore polmonare, ma siamo andati ben oltre le nostre più rosee aspettative. Grazie di cuore a tutti». La raccolta fondi era partita una settimana fa, venerdì 14. L’associazione si era rivolta anzitutto agli albergatori. «Volevamo dare un segno concreto di solidarietà», spiega Alverà, «tant’è vero che da subito abbiamo deciso non di devolvere denaro, ma di acquistare con i fondi raccolti uno strumento utile all’operatività dell’ospedale San Martino. Sono rimasta felicemente stupita dalla risposta che abbiamo avuto in così poco tempo». In breve, infatti, agli albergatori si sono uniti alcuni cittadini ed anche altre persone «che amano Cortina, vi risiedono per gran parte dell’anno e condividono con noi momenti
di vita cittadina. Hanno voluto dimostrare così l’attaccamento al nostro territorio». «Voglio sottolineare», prosegue Roberta Alverà, «che cooperare significa operare insieme per un bene comune, non solo dal punto di vista economico, ma a favore della comunità; e questo è stato lo spirito che ha legato le persone che hanno partecipato. Facendo del bene agli altri lo facciamo anche e soprattutto a noi». Ed ora? «Andiamo avanti, la generosità non si ferma. Fino alla fine della prossima settimana è possibile fare una do-
Molto soddisfatta la presidente Alverà «Ora aiuteremo la Croce Bianca» nazione a Associazione Albergatori Cortina, Cortinabanca, IBAN IT30T08511 61070 0000 00008667, causale “erogazione liberale Coronavirus”. Siamo veramente grati a tutti quelli che hanno risposto al nostro appello ed a quelli che decideranno di darci una mano nei prossimi giorni. Al termine pubblicheremo sulla pagina Facebook dell’associazione il rendiconto». Perché avete deciso di attuare questa iniziativa? «La scorsa settimana il dramma collegato all’emergenza coronavirus è diventato ancora più evidente ed abbiamo deciso di partire; sentivamo l’esigenza di fare qualcosa di con-
Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina
creto. Poi ci siamo detti: perché non provare ad allargare alla cittadinanza? L’idea iniziale era quella di acquistare un ventilatore polmonare, per cui servivano 10 mila euro. Avendo poi raccolto una cifra
ben superiore abbiamo pensato di allargare l’orizzonte, sentendo ovviamente chi è in prima linea in ospedale. Loro ci hanno dato l’indicazione dell’apparecchiatura che mancava al nostro nosocomio. Rin-
grazio ancora di cuore tutti coloro che generosamente hanno contribuito ad una nobile causa in un momento così delicato. Riteniamo di aver impiegato nel miglior modo possibile le risorse, a favore del terri-
torio e con la massima trasparenza. E così avverrà anche per le cifre che ci giungeranno in futuro. A questo proposito siamo in contatto con la Croce Bianca di Cortina per sentire le loro esigenze». Il coronavirus sta avendo un effetto drammatico anche sul sistema turismo. «La situazione è davvero critica, c’è anzitutto un’emergenza sanitaria ed a questa dobbiamo rispondere. Il contraccolpo sul nostro settore, poi, si è fatto sentire subito: dapprima sono saltate le finali di Coppa del Mondo di sci, poi c’è stata la chiusura degli impianti di risalita. Stiamo vivendo un evento epocale che segnerà un confine netto tra prima e dopo. Non sappiamo quanto durerà e che effetti avrà, ma è certo che dobbiamo necessariamente modificare anche le nostre certezze per quanto riguarda il turismo». In che senso? «Sarà necessario un cambiamento di filosofia e di visione della vita economica, e non solo. Prepararsi al dopo coronavirus non significa, per noi, stare fermi ad aspettare gli eventi, ma intravedere nuovi scenari, nuove strategie, imparare se possibile dagli errori fatti in passato e pensare a dinamiche nuove». Come vede Cortina? «Cortina è vuota, deserta, come tante altre città in questi giorni di quarantena forzata. Ma il suo cuore lo sentiamo battere forte. La nostra iniziativa lo testimonia bene». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
caner assicura sostegno dalla regione
Il turismo spera nella fine del contagio entro maggio BELLUNO
«Gli albergatori delle Dolomiti, come peraltro i loro colleghi del Veneto, si dicono anticipatamente “soddisfatti” se il bilancio di fine anno fosse dimezzato rispetto a quello 2019. Ma perché questo accada è necessario che il coronavirus si fermi al più tardi in maggio e ci consenta di preparare un’estate che veda il ritorno in montagna degli italiani». Così l’assessore regionale Federico Caner dopo aver incontrato gli operatori del turismo che in Veneto lamentano una perdita di 5 miliardi circa, indotto compreso, che può raddoppiare a fine 2020. Giuliano Vantaggi, direttore Dmo, si ostina a considerare il bicchiere mezzo pieno. «Se, incrociando le dita, l’emergenza si concluderò in
maggio, dal prossimo giugno esploderà la voglia degli italiani di ritornare all’aria aperta e, quindi, le Dolomiti respireranno a doppio polmone. Ovviamente nel rispetto di precise regole di comportamento, perché», avverte Vantaggi, «non tutto ritornerà come prima». L’Italia, dunque, riscoprirà le terre alte, mentre per gli stranieri bisognerà aspettare, secondo Vantaggi, la stagione invernale, poiché gran parte dell’Europa in giugno sarà ancora sotto pressione. Secondo i dati resi pubblici ieri da Unioncamere Veneto, in provincia di Belluno operano 1.931 imprese turistiche, che sono pari al 5,4%. Siamo penultimi, prima di Rovigo, che è al 4,6%; Venezia è al 25,1% ed è in testa. «Il 2019 si era concluso come un altro anno di successo per il setto-
re», dice Mario Pozza, presidente di Unioncamere. «Gli arrivi sono stati più di 19 milioni e le presenze hanno toccato oltre 69 milioni. Un risultato eccezionale, ma oggi queste valutazioni sembrano un passato lontano che è stato disastrosamente impattato dell’emergenza Covid-19». Come risollevarsi? Caner, incontrando gli operatori, ha sottolineato che insieme agli altri colleghi assessori regionali allo sviluppo economico e al lavoro, Marcato e Donazzan, sta lavorando su diversi tavoli per portare al Governo le istanze della categoria: strumenti finanziari contro la chiusura delle imprese, la perdita di professionalità consolidate, mettendo insieme le disponibilità di tutti, Stato, Regioni, Camere di Commercio, anche riconvertendo i fi-
nanziamenti europei, per dare sostegno al credito e costituire dei fondi sostanziosi che soddisfino le esigenze di liquidità immediata delle aziende. «È stata ribadita», ha assicurato Caner, «la assoluta necessità di dilazionare il pagamento degli oneri fiscali e previdenziali e la sospensione di tasse che gravano pesantemente sulle attività in questo periodo di chiusura. Prioritaria è anche la tutela, attraverso ammortizzatori sociali e altri interventi, degli addetti, dei dipendenti, dei lavoratori stagionali, dei liberi professionisti e di quelle professioni tipiche di un sistema polverizzato come quello turistico». Cogliendo un po’ di insoddisfazione per l’insufficienza del “Cura Italia”, Caner assicura che la Regione chiederà
al Governo di dedicare nei prossimi provvedimenti maggior attenzione a un’industria trainante del nostro Paese e la prima nel Veneto: «Ripartire dal turismo non è una rivendicazione di settore, ma una reale prospettiva di uscita dalla crisi dell’intera economia nazionale». Per l’estate e il prossimo inverno, Caner ha annunciato «una forte, diffusa e vigorosa azione univoca del a livello nazionale e internazionale, contemplando le tipicità e le peculiarità delle diverse destinazioni ma lanciando un messaggio coordinato, avvalendoci dei suggerimenti dei vari comprensori». Per Vantaggi è evidente che per le Dolomiti ci dovrà essere un messaggio specifico. E la Dmo è già al lavoro per studiarlo. — Federico Caner
FRANCESCO DAL MAS
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PRIMO PIANO
DOMENICA 22 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: le nuove regole
Pugno duro di Zaia: supermarket chiusi «Il premier Conte blocchi tutte le aziende» L’ordinanza del Veneto resta in vigore: passeggiate non oltre 200 metri da casa. «I 25 miliardi del governo? Un’aspirina» Albino Salmaso / PADOVA
Nessun passo indietro. Anzi, Luca Zaia ne fa due avanti con la richiesta al governo di chiudere tutte le aziende per accelerare l’uscita dall’incubo coronavirus. 15 giorni di stop totale, come a Wuhan dove i contagi sono a zero. Richiesta condivisa dal sindacato, ferma sul tavolo del premier Conte che in serata scioglie la riserva, dopo il pressing di Landini (Cgil) e il via libera delle categorie economiche. La svolta matura dopo un lungo vertice a Palazzo Chigi, con i governatori delle regioni del Nord più che mai determinati a imporre il blocco totale e si materializza alle 23,15 quando il premier parla con la diretta su Fb. Si chiude tutto, tranne la filiera alimentare e farmaceutica. In mattina, nella sede della Protezione civile, Luca Zaia usa il pugno di ferro e conferma l’ordinanza che impone alla domenica lo stop dei supermercati in tutto il Veneto. Lui, Bonaccini in Emilia, Fugatti in Friuli e anche in Sicilia non vogliono lunghe file davanti ai negozi per fare la spesa, anche se in serata il premier Conte rassicura gli italiani: i supermercati resteranno sempre aperti.Qui c’è l’unico punto di frattura con il governo, che oggi verrà chiarito. Zaia conferma poi che in Veneto si può uscire per la passeggiata ma non ci si potrà spostare più di 200 metri. Il limite della “prossimità” indicato dal ministro Speranza per la boccata d’aria e l’attività fisica qui rientra in un perimetro ben delimitato e
cgil e cisl al governatore
«Siamo d’accordo sullo stop totale Convochi le parti»
Da sinistra Bottacin, Lanzarin, Zaia e Franceschi con le mascherine di Grafica veneta da oggi regalate
Cgil e Cisl scrivono a Zaia: «Gentile Presidente Zaia, Cgil Cisl e Uil nazionali hanno scritto al Presidente Conte per chiedere la chiusura delle attività non essenziali, per rendere davvero efficace la lotta al contagio da Coronavirus. Credo che in Veneto possiamo fare molto, ancor prima di quanto deciderà il Governo nazionale. Le chiedo di riunire i sindacati e le associazioni datoriali, per trovare- al di là delle decisioni nazionali - le modalità opportune per fermare le attività produttive negli ambiti non indispensabili alle esigenze sanitarie, alimentari, logistiche ed energetiche del Veneto», scrivono Ferrari (Cgil) e Refosco (Cisl).
poco importa se i giuristi si affrettano a dire che la norma nazionale supera quella regionale, perché la risposta è sempre la stessa: «So di chiedere un sacrificio ai veneti, ma lo faccio per difendere la loro salute. Noi siamo gente seria e responsabile: se ti devi sgranchire le gambe lo fai attorno a casa. 200 metri sono pochi? Se avessi scritto 500 avremmo Venezia invasa di gente» dice Zaia. Pugno di ferro anche con i crocieristi della Costa Vittoria,
ricoverati in terapia intensiva su 494 posti disponibili che presto saliranno a 825». Dagli imprenditori arriva però anche un altro grido d’aiuto: bloccare tutte le attività, tranne le filiere agroalimentari e del biomedicale. Se Fca e ha chiuso i battenti in Italia e Usa e altri colossi del manifatturiero hanno spento i motori un motivo ci sarà: lo stop fa sparire i contagi tra chi lavora nello stesso reparto. «Il tema va affrontato a Roma, dal pre-
da settimane in tour lungo i mari del globo acquatico e decisi a tornarsene a casa: «Nel porto di Venezia non possono sbarcare, ci sono 1400 persone e nessuno sa quante abbiano il coronavirus. I nostri ospedali sono al limite». Poi la solita fotografia dell’emergenza alle 12,30: le mascherine che arrivano con il contagocce e lo screening con gli 11 mila tamponi-day che partirà domani, sotto la guida del professor Crisanti: kit e te-
st rapidi con il camper ma cominciano a scarseggiare i reagenti e Zaia s’indigna per quei 500 mila tamponi venduti agli Usa. Nel suo Veneto, che sta dando una grandissima lezione di efficienza alla Lombardia e al resto del Paese, Ennio Doris, Franco ed Enrico Zoppas hanno aperto la catena della solidarietà e con quei 6 milioni si attiveranno 90 letti di rianimazione. «Bel segnale così si salvano le vite, non a parole. State tranquilli: ci sono 257
la prima linea contro il contagio
Sanitari, gli eroi discriminati Esclusi dai benefici della 104 Introdotti per tutti altri 12 giorni per assistere i familiari disabili ma per le persone che lottano contro il virus è l’Usl a decidere se possano o no utilizzarli
Roberta Paolini / PADOVA
Medici, infermieri, personale tecnico sanitario: li chiamiamo eroi e quindi ci aspettiamo tutto da loro. Compreso il fatto che se a casa hanno una persona cara, un figlio/a, una moglie o un marito, per esempio, gravemente disabile, con una patologia invalidante, oppure con un tumore, per loro l’estensione dei giorni per accudirla non vale. Diversamente che eroi sarebbero, giusto? Sbagliato, invece. Il personale medico sanita-
rio è escluso dalle estensioni della legge 104, quella particolare norma che si attiva quando si ha a che fare, in famiglia, con l’accudimento di malati affetti da patologie che li rendono, temporaneamente o permanentemente, gravemente handicappati. Il dpcm del 17 di marzo, tra le altre misure, ha esteso di 12 giorni il diritto a questo tipo di sostegno per le famiglie. Per tutti a parte che per i medici e il personale sanitario. Come se chi lavora per salvare la vita godesse di una attitudine, di un talento tutto proprio, in grado di rinunciare per il bene del prossimo “sconosciuto” al bene del prossimo conosciuto: i familiari per l’appunto. Andiamo con ordine. Il Dpcm, datato 17 marzo 2020,
recita, articolo 24: «Il numero di giorni di permesso retribuito coperto da contribuzione figurativa di cui all'articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, è incrementato di «ulteriori complessive dodici giornate usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020». Tuttavia questo beneficio: «È riconosciuto al personale sanitario» dice la legge «compatibilmente con le esigenze organizzative delle aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale impegnati nell'emergenza COVID-19 e del comparto sanità». La norma verrebbe da dire è ingiusta così concepita, perché chi lavora in prima linea già sta rinunciando a tutto: lavora più ore, salta i riposi, sta dando una disponibilità totale. E allora, a maggior ragione,
Personale sanitario in prima linea negli ospedali contro il Covid-19
se a casa ci sono situazioni di necessità la 104 “allungata” sarà ben una necessità più per chi deve affrontare questi carichi di lavoro che per gli altri? Arrivano segnalazioni che le aziende sanitarie stanno valutando caso per caso le diverse necessità familiari dei loro
dipendenti. L’azienda Ospedaliera di Padova le concederà «compatibilmente con le esigenze organizzative» mentre l’azienda ospedaliera di Vicenza ha già annunciato in una lettera ai dipendenti di ritenere «di non concedere la fruizione delle 12 giornate» in più previ-
mier Conte. Io ricevo continue sollecitazioni dagli imprenditori e anche dai sindacati per arrivare allo stop totale. Chiuse le frontiere per l’export e con la gente a casa che non spende, si va verso la paralisi e quindi conviene seguire il modello cinese di Wuhan: stop assoluto per 2 settimane e poi si riparte alla grande. Ma tocca al governo risolvere la questione. Gli edili dell’Ance non lavorano in Veneto, ma le aziende temono di pagare penali per i ritardi nella consegna del cantiere. Ci vuole un ombrello giuridico che protegga dai ricorsi, altrimenti sarà il caos» dice Zaia. Sono le 13,30 e la richiesta verrà accolta nella notte da Palazzo Chigi, con il placet di Cgil Cisl Uil e Confindustria . Trascinato dai sondaggi nel Gotha dei politici che riscuotono più fiducia dai cittadini al punto da battere Salvini, Luca Zaia è l’interlocutore più ascoltato dal governo, grazie all’ asse di ferro con il ministro Francesco Boccia, ma il suo giudizio non cambia: «I 25 miliardi previsti dal Cura Italia, sono un’aspirina, bisogna seguire la Germania che ha messo sul tavolo 550 miliardi». Ultimo tema. I controlli. Il professor Ricciardi ha aperto la strada al modello Corea del Sud: bracciali elettronici e app sul telefonino per verificare gli spostamenti delle persone costrette alla quarantena e chi va al supermercato 4-5 volte al giorno. «La tutela della privacy deve cadere perché va tutelata la salute pubblica. Noi siamo pronti» conclude Zaia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ste dal decreto. Secondo Ivan Bernini segretario regionale Funzione Pubblica della Cgil: «Nei casi di necessità non credo che negheranno i giorni in più, anche se siamo in una situazione ben oltre il drammatico. Se mai questo dovesse avvenire sarebbe sbagliato». Secondo Bernini questa della 104 è solo l’ultima delle situazioni emerse dall’emergenza sanitaria. «Sono anni che noi segnaliamo la carenza di personale, ci dicevano che eravamo dei gufi, ma la verità è che questa è la conseguenza di scelte che contestiamo da tempo. Oggi c’è un problema oggettivo di personale, che opera per turni allungati, saltando i riposi. Chi lavora in prima linea inoltre in alcuni casi non ha neppure le protezioni necessarie. Ieri ci arrivavano segnalazioni che si stava operando in alcuni reparti con le mascherine chirurgiche sovrapposte. Abbiamo carenza di personale e i dispositivi sono insufficienti. Ecco perché si arriva a dover valutare se e come concedere l’estensione della 104». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 22 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la situazione in Italia i numeri
Un altro record di vittime e contagi «Ma c’è una lieve flessione della curva» In un giorno 793 morti. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «L’effetto quarantena deve ancora arrivare» Paolo Russo / ROMA
Se guardiamo i 793 morti di ieri, che portano il totale a quota 4.825, c’è da chiedersi quando mai vedremo la luce in fondo al tunnel. E anche il numero dei nuovi contagi, 4.921 in un solo giorno, non è che induca a chissà quale ottimismo. Eppure, con i suoi modi pacati da scienziato, il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, finita la lettura del bollettino serale ha detto che «studiando le curve sembra esserci una leggera flessione». Per aggiungere subito dopo «che servono dati più consolidati per confermarlo». In effetti se vediamo quei numeri in termini di percentuale scopriamo che l’aumento dei contagiati è stato del 15,6% il 19 marzo, del 14 il giorno successivo e del 12,3% ieri. Una leggera discesa che potrebbe far ben sperare sull’efficacia della quarantena imposta dal governo il 10 marzo. Anche se, per dirla tutta, bisogna capire se l’aumento dei nuovi casi nella regione fulcro dell’epidemia siano i 3.251 comunicati ieri dall’assessore lombardo al welfare, Giulio Gallera, o i più modesti 1.950 conteggiati dalla Protezione civile. Se non altro a Milano l’aumento dei nuovi casi è stato meno sostenuto rispetto al giorno prima, e da Roma in giù l’epidemia avanza ma
mOnOPOLi Di STATO
4.921
Sospesi il Lotto il Superenalotto e le slot machine
Sono i nuovi contagi registrati ieri, che portano il totale a 42.681: 17.370 in Lombardia, 5.661 in Emilia-Romagna, 4.214 in Veneto, 3.506 in Piemonte
4.825 Sono le vittime da inizio epidemia. Salvo una manciata di casi, tutte avevano altre patologie (il che, naturalmente, non ridimensiona la tragedia)
+12.3% È il tasso di crescita dei contagi di ieri. La curva è in calo: venerdì era +14% , giovedì +15,6%
Rimane critica la situazione nei reparti di terapia intensiva degli ospedali lombardi
senza far temere al momento nuovi focolai. Brusaferro ha però fornito un elemento nuovo che fa ben sperare circa il fatto che l’ «effetto quarantena» debba ancora dispiegare i suoi effetti. Tra l’apparizione dei primi sintomi e la diagnosi passano infatti ben 5 giorni. «Un tempo che dobbiamo ridurre perché prima li intercettiamo meglio è», afferma il professore. Ma le ritardate diagnosi inducono a prendere ancora tempo prima di emettere sentenze sulla effi-
cacia o meno delle misure adottate da Conte. Altra notizia positiva è il bel balzo in avanti dei 943 guariti in un giorno, che significa anche tanti letti ospedalieri in più. E sa bene chi combatte la guerra nelle trincee degli ospedali quanto ce ne sia bisogno, visto che ieri sono stati in 202 a essere ricoverati in terapia intensiva, 43 nella sola Lombardia oramai senza più posti. Borrelli ha annunciato che «si sta lavorando senza tregua per potenziare le terapie intensive,
che in pochi giorni sono comunque passata da 5.400 a una dotazione di 7.700 letti». Ammettendo però anche che in questi giorni aumenteranno i trasferimenti di pazienti lombardi in altre regioni. Ma a fare paura è sempre la catena di lutti. Morti «con» coronavirus. A spiegarlo è ancora Brusaferro. «La vita degli anziani è preziosa per tutti noi. Quando diciamo che l’età media dei decessi è intorno agli 80 anni e che quasi tutti loro avevano altre impor-
Nel Paese asiatico la geolocalizzazione a tappeto ha permesso di limitare il contagio
Uso del Gps e tamponi di massa Modello Sud Corea anche da noi IL RETROSCENA Paolo Russo / ROMA
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er fermare l’esplosione di contagi ora il governo potrebbe decidere di imprimere un’accelerazione alla campagna di tamponi per scovare più positivi possibili da isolare. Una ricetta in salsa veneta corretta alla coreana, perché in aggiunta ci sarebbe anche una stretta verso chi a casa non ci sa stare proprio, con controlli degli spostamenti tramite il Gps dei cellulari. Una misura che rischia di scontrarsi contro il niet dell’autorità garante per la privacy. Ma anche di chi, tra i partiti di governo, teme l’ec-
cesso di impopolarità. La soluzione «coreana» prevede di battere a tappeto tutta la popolazione a rischio di contagio, sintomatica e non. E poi mappare su una app accessibile a tutti gli spostamenti di tutti coloro che hanno avuto contatti con casi di positivi accertati. O magari di chi ha rotto la quarantena. Così a Seul, come in qualsiasi altra località della Corea del Sud, è stato possibile sapere in tempo reale in quali quartieri o zone del Paese il virus circolasse con più pericolosità. Il che ha permesso ai coreani di tenersi alla larga dalle aree più rosse, o nel caso fosse indispensabile recarvisi farlo adottando le massime precauzioni. Tutto a portata di click con l’app «Corona 100 metri»,
Un tampone per rilevare il contagio da Covid 19
che non solo ha mappato gli spostamenti, ma anche le transazioni dei soggetti a rischio, spopolando così tra i coreani e consentendo a chiun-
que ne facesse uso di sapere se e quando aveva incrociato la strada di un possibile covid-positivo. Così tra maggior numero di tamponi e l’uso del-
tanti patologie, questo non vuol dire che non siano morti per le polmoniti da Covid. Affermiamo che queste hanno rotto il delicato equilibrio di questi anziani garantito dalle terapie. E lo diciamo - ha concluso - per ribadire che dobbiamo proteggerli più di chiunque altro, che non dobbiamo farli uscire di casa, sacrificarci nel non andarli a trovare nelle residenze assistenziali, che diventano spesso luoghi di propagazione delle infezioni». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la mappa dei movimenti dei potenziali «untori», la curva dei contagi in Corea è cresciuta molto più dolcemente che da noi. E senza dover chiudere negozi, uffici o fabbriche. «So che ci sono problemi di privacy, ma viviamo una emergenza eccezionale e del resto la Corea del Sud è un Paese democratico. Se lo hanno fatto loro non vedo perché non dovremmo farlo anche noi», afferma il direttore del dipartimento delle malattie infettive, Gianni Rezza, tra gli esperti più ascoltati dal governo. Un pressing che in questo momento stanno esercitando anche gli altri scienziati ed esperti del Comitato tecnico scientifico che dovrebbe suggerire la linea all’esecutivo. Una sponda l’hanno già trovata nel ministro della salute Roberto Speranza. Ora si tratterà di convincere i riottosi che temono l’impopolarità di una marcatura così stretta dei nostri spostamenti. Che ovviamente sarebbe limitata al tempo necessario per mettere le briglie all’epidemia. Ma che molti potrebbero temere continui a essere utilizzata in futuro per fini meno nobili. E forse non in li-
Sospesi il Lotto e il Superenalotto. La decisione dell’Agenzia per le Dogane e i Monopoli ha disposto la sospensione di alcuni giochi come lotterie o slot machine. Tra questi, si legge nella disposizione, sono previsti «la sospensione del gioco operato con dispositivi elettronici del tipo slot machines» oltre allo stop per «“Superenalotto”, “Superstar”, “Sivincetutto Superenalotto” e “Lotto tradizionale” dal termine dei concorsi di sabato 21 marzo 2020 (ieri, ndr); “Eurojackpot” la cui sospensione, con effetto immediato, è estesa alle modalità di raccolta online». «La possibilità di offrire i giochi presso i tabaccai – si legge nel documento diffuso dai Monopoli – costituisce un motivo i spostamento in violazione dei provvedimenti che consentono di spostarsi soltanto “per situazioni di necessità”». Secondo un’analisi fatta da Agipronews su dati provenienti dal settore, il blocco costerà allo Stato complessivamente 7,3 milioni al giorno in termini di mancato gettito erariale.
nea con il nostro concetto di democrazia. Favorevole alla svolta, almeno in fatto di test, è il governatore veneto Zaia, che i tamponi a tappeto ha già iniziato a farli da tempo. Ma ora sono in molti a ritenere che anche nel resto d’Italia si debba farne di più. Anche perché nessuno sa quanti siano gli asintomatici contagiosi in giro per il Paese. C’è chi dice dieci volte i contagi ufficiali. Chi addirittura un quarto della popolazione. Per arginare la diffusione del virus si pensa così di estendere prima di tutto i test a tutti gli operatori sanitari, che possono trasformarsi in micidiali diffusori dell’infezione. Poi fare tamponi a tappeto in prossimità di ogni caso accertato. Se c’è un positivo in un palazzo si fa il test a tutto il condominio, oltre che a tutti coloro che sono entrati in contatto con lui negli ultimi 14 giorni. Stesso discorso per uffici, fabbriche, supermarket e luoghi di aggregazione vari. Insomma, controlli, controlli e ancora controlli. Come l’emergenza impone. — P.RU. © RIPRODUZIONE RISERVATA