Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 2021

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Chiesa

Le forme di governo alla luce della dottrina della Chiesa

L

a lettura del presente articolo sulla politica di Ralliement di papa Leone XIII con la Repubblica francese potrebbe sollevare una domanda: la Chiesa respinge come illegittima la forma repubblicana di governo, accettando soltanto quella monarchica?

In realtà, la Chiesa non si oppone a nessuna forma di governo, purché sia giusta e miri al bene comune. “La sovranità per se stessa non è legata a nessuna forma di governo; essa può assumere questa o quella forma, purché cerchi realmente l’utilità e il bene comune. Nessuna delle varie forme di governo è per se stessa riprensibile, poiché non hanno nulla che ripugni alla dottrina cattolica”, insegna Leone XIII nell’enciclica Immortale Dei. In egual modo, nell’enciclica Diuturnum illud, egli scrive: “Fatta salva la giustizia, non è vietato ai popoli di adottare un sistema di governo che più adeguatamente convenga al proprio genio o alle istituzioni e costumi dei suoi maggiori”.

Fermo restando che, in tesi, “la monarchia è la miglior forma di governo” (Pio VI), seguendo san Tommaso d’Aquino la Chiesa accetta come legittime le tre forme classiche: monarchia, aristocrazia e democrazia. Insegna Pio XI: “La Chiesa cattolica, non essendo in modo alcuno legata a una forma di governo più di un’altra, fatti salvi i diritti di Dio e la coscienza cristiana, non trova difficoltà nell’accordarsi con le diverse istituzioni politiche, siano monarchiche o repubblicane, aristocratiche o democratiche”. Se sono tre le forme legittime di governo, il regime ottimale sarebbe quello che le incorpora

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tutte e tre, ossia una monarchia rafforzata, moderata e circondata da istituzioni di tipo aristocratico e di tipo democratico. È ciò che si chiama regime misto, monarchia mitigata o semplicemente organica. Questo è il pensiero di san Tommaso d’Aquino, per esempio, in De regimini Principum, assunto poi nel Magistero sociale della Chiesa.

Non può essere rimproverato il cattolico che, avendo in vista le condizioni concrete del suo Paese, preferisca la forma di governo repubblicana e democratica. Ma, secondo il retto ordine delle preferenze, il cattolico impegnato nel rendersi perfettamente fedele alla dottrina della Chiesa deve ammirare e desiderare ciò che è eccellente più di quello che è semplicemente buono, e deve essere specialmente grato alla Provvidenza quando le condizioni concrete del suo Paese comportano o perfino reclamano l’instaurazione della migliore forma di governo, la monarchia.

Tutto ciò, però, è in tesi, cioè nel campo della pura dottrina. Il problema concreto del Ralliement di Leone XIII era che esso intendeva avvicinarsi, e quindi riconoscere, un governo ufficialmente anticlericale e anticattolico. La République Française era il modello emblematico di repubblica rivoluzionaria.

D’altronde, i migliori cattolici, vale a dire i più autentici, più fervorosi e più impegnati – la sanior pars del cattolicesimo francese – erano proprio quelli che si opponevano a tale governo. Quelli che, invece, lo accettavano erano i cattolici liberali, tendenzialmente più molli, più possibilisti, insomma meno fervorosi.

La politica di Leone XIII significava scoraggiare, e quindi far declinare falangi di cattolici fervorosi. In compenso, il Papa pensava di guadagnare così il plauso non soltanto dei cattolici indifferenti ma anche di quelli accomodanti. Tale approccio si dimostrò un fallimento monumentale. 


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