Transfusioni #Sul filo del desiderio ✹
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Transfusioni aderisce a RAW Rome Art Week e AMACI Tredicesima Giornata del Contemporaneo
Con il patrocinio:
Con la collaborazione della Federazione Unitaria Italiana Scrittori
Associazione Culturale NoProfit Anno 43°
Archivio Menna/Binga – sede romana della Fondazione Filiberto Menna via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma Lavatoio Contumaciale Associazione Culturale diretta da Tomaso Binga/Bianca Menna Piazza Perin del Vaga 4, 00196 Roma FigurAzioni Associazione Culturale
transfusioni2016@gmail.com
Si ringrazia:
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Transfusioni #Sul filo del desiderio Elena Bellantoni, Tomaso Binga, Federica Di Carlo, Davide Dormino, Francesco Impellizzeri, Ketty La Rocca, Maria Lai, Luca Maria Patella, Paola Romoli Venturi, Silvia Stucky, Oscar Turco, Nicole Voltan. a cura di Anna D’Elia
Archivio Menna/Binga sede romana della Fondazione Filiberto Menna 10 – 21 ottobre 2017 3
Questo catalogo è stato realizzato per Transfusioni #Sul filo del desiderio
Transfusioni è un progetto ideato e curato da Anna D’Elia con il contributo di Bianca Menna, Silvia Stucky e Paola Romoli Venturi
Si ringraziano per le foto: Marco Adinolfi (pagine: 10, 11, 19, 22, 23, 30, 31, 44), Giorgia Bombino (pagina: 47), Manuela De Leonardis (pagina: 12), Paolo Landriscina (pagine: 3, 28, 34, 35, 36, 37), RAW Luca Sorrentino (pagine: 42, 43, 44), Paola Romoli Venturi (pagine: 39, 45, 48, 49) e Silvia Stucky.
Graphic design e foto: Silvia Stucky
Seguici su:
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Indice
Anna D’Elia Sul filo del desiderio
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Gli artisti
| 13
Backstage
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Opening
| 42
Maria Lai. Il filo dell’esistere presentazione del libro di Maria Elvira Ciusa con Bianca Menna, Anna D’Elia e Angelandreina Rorro
| 48
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Sul filo del desiderio Anna D’Elia
“Tessere parole, intrecciare relazioni, costruire storie a tu per tu col presente vivificato dal pas sato, declinando in forme diverse la parola arte con installazioni, performance, video, fotografia e pittura. Al di là degli steccati disciplinari, rivelare le profonde affinità che legano scienza, filo sofia, poesia, astronomia e arte.” A questa sfida hanno risposto gli artisti interpellati accettando di dipanare il filo messo nelle loro mani per continuare insieme un dialogo sull’arte possibile oggi, lontani dal glamour e dai palco scenici troppo battuti. Pochi gli input dati a ciascuno: soprattutto non è una mostra a tema, al contrario lo rinnega per accettarne tanti. Quello che si legge tra un’opera e l’altra è un racconto che apre al presente e lo interroga, interrogando lo spettatore. Seguendo un ideale itinerario lungo il percorso espositivo partiamo dalla prima opera: è di To maso Binga e si intitola Per gli involontari di Guerra, realizzata nel 2014; è composta da una sequenza di quattro stampe digitali e sviluppa le tematiche dall’ultima cartolina appartenente al ciclo intitolato Riflessioni a puntate, operazione svolta nel gennaio 1991 con l’inizio della Guerra del Golfo e proseguita per un anno con l’invio ogni mese, a 280 persone in tutto il mondo, di ‘una cartolinamessaggio’ che si proponeva di avviare una riflessione sull’attualità nell’intento di “creare una catena energetica necessaria per accedere a modalità diverse di rapporto con la materia, con lo spaziotempo, con il fare arte”. Oggi, a distanza di ventisette anni, il mondo non è cambiato, le guerre si diffondono sul pianeta come le innumerevoli croci che ricoprono il foglio con textures spettrali, oscuro e funesto presagio. Un inizio forte per questa mostra che, giocando con le parole, dimostra come la verità delle cose è il più delle volte ribaltata e che, per capirle nel giusto senso, occorre operare non poche variazioni lin guistiche. Proseguendo nel percorso espositivo ci si trova davanti ad un’altra composizione dai sensi mul tipli, s’intitola Bacteria ed è un disegno a china di Nicole Voltan in cui la complessità dell’uni verso è racchiusa in una figura ambigua che potrebbe rappresentare la struttura geometrica di un meteorite se non si intravedesse al suo interno una immagine biomorfica. È così che si rap presenta l’origine della vita? Forse, se è vero come dicono alcuni scienziati che la vita sulla terra ha avuto origine da batteri portati da meteoriti. Nicole spinge il suo sguardo sull’universo per riportarlo molto vicino a noi e farci riflettere sul rapporto difficile che ci lega alle altre specie viventi e ai minerali. 7
Sui fili e sulle relazioni che legano l’uomo al suo ambiente potrebbe rispondere Maria Lai, cui la mostra rende omaggio riproponendo la giacca ricamata per Filiberto Menna, nume tutelare di tutti gli eventi che si svolgono nell’archivio; a Menna è dedicata anche l’opera fotografica Filiberto Menna di Ketty la Rocca e la serigrafia di Luca Maria Patella dal titolo Mut/Tum. Spostandosi dalla parete verso il centro dello spazio espositivo ci si ritrova davanti alla scultura di Francesco Impellizzeri che dipinge su plexiglas la seguente dichiarazione: Je préfère m’ar rêter à l’entrée. Una frase improbabile oggi nell’epoca del narcisismo di massa e del frastuono mediatico, poiché presuppone un atteggiamento discreto e rispettoso nei confronti dell’altro, spesso invisibile e ignorato come le tristi cronache quotidiane mostrano. Un gesto, dunque, 8
che dal territorio artistico si apre verso lo spazio sociale ribadendo la funzione etica dell’arte. Spostandoci sull’altra parete si incontra l’enigmatica opera di Oscar Turco: un esagono di feltro arancione che contiene al suo interno una finestrella sollevabile. È un’opera silenziosa non solo perché è Senza titolo, ma perché fa sporgere lo spettatore sull’assenza che si palesa a chi apra la piccola finestra nell’esagono di feltro svelando un nulla che lo invita a riempire di contenuti. È un’opera interattiva perché stimola chi guarda a trovare risposte. È chiara l’allusione all’andi rivieni costante tra interiorità ed esteriorità. L’opera – ribadisce l’autore – è ‘aperta’ allo sguardo dell’altro e può vivere solo nell’interazione con chi la vuole vivere e attivare non solo per il pen siero, ma per la spiritualità; non a caso il colore è l’arancione preferito dai monaci tibetani, un colore che profuma d’Oriente. L’opera disattende ogni facile attesa proponendosi come dispo sitivo per rinnovare la mente e il cuore. E lo sa bene Elena Bellantoni che in Il Corredo gioca con altrettanta sagacia sul vederenon ve dere; è l’occhio interno che deve attivarsi guardando la tela, un asciugamano di lino, di quelli dati in dono dalla marina militare e dall’esercito come ‘corredo’ matrimoniale ai futuri sposi che caricandosi di evocazioni diviene schermo sul quale si proiettano i ricordi dei personaggi rappresentati; una coppia di Collecorvino (un paese dell’Abruzzo) è mostrata due volte; in una foto nuziale, e in un’immagine recente. Cinquant’anni intercorrono tra l’una e l’altra, a testi moniare un legame disteso nel tempo. I fili legano persone, luoghi e tempi, in un viaggio che unisce la storia collettiva e la vita personale di una coppia. Sul ribaltamento di senso e funzioni degli oggetti è incentrata anche Vis Insita, l’opera di Davide Dormino, che sollecita una riflessione sulla statica dei corpi e sulle potenzialità energetiche della materia, nonché sulle dinamiche che interagiscono tra due corpi (in questo caso due sedie) quando l’uno si contrappone all’altro: “l’esercizio di questa forza può essere considerato sia re sistenza che impulso”, sottolinea l’autore, attestando una verità evidente, ma sulla quale occorre meditare poiché in ogni elemento è implicita una duplice tensione. Che la si chiami centrifuga o centripeta, dinamica o statica, conservativa o innovativa, ancora una volta l’opera è tramite di un pensiero complesso, che dall’oggetto e dalla sua funzione contingente, spinge verso leggi uni versali, sollecitando uno sguardo oltre il visibile, fin dentro la fisica dei corpi. Un discorso caro anche a Paola Romoli Venturi che lo visualizza attraverso un cuore di marmo Nero del Belgio sbozzato (a memoria) da un robot, su cui l’artista è intervenuta levigandolo, smussandolo e passandovi della cera, il titolo è RGB ENERGY. Per entrare nello spirito dell’opera è necessaria una breve storia risalente al luglio del 2016 quando, lungo la strada nell’area di Monte Bettogli, l’artista trova una pietra originale in marmo di Carrara a forma di cuore, un re perto ricco di segni che ne testimoniano la storia plurimillenaria, traccia di un tempo risalente 9
alla vita cosmica. La espone per la prima volta nella mostra Memorie#Estasi nell’Ospitale di Santa Francesca Romana, ponendo accanto alla pietra originale (MAIN MEMORY) due ripro duzioni, una realizzata da un robot, in marmo rosso di Francia Languedoc, e l’altra smussata da lei in statuario di Carrara Bianco puro, espressione di diverse forme di energia. L’esemplare in mostra è una terza riproduzione in marmo Nero del Belgio che, come precisa l’artista, “con tiene al suo interno la forza dei tre colori primari, il rosso, il giallo e il blu che fondendosi per assorbimento si visualizzano nel nero della pietra”. Il cuore nero poggiato su uno specchio che ne duplica l’immagine, moltiplica le sue potenzialità grazie anche alla luminosità acquisita dai riflessi. L’opera è un viatico per chi si accinga a compiere un viaggio iniziatico e ritrovare i per duti contatti tra l’io e l’universo. “I colori che sono luce e la luce che è tutti i colori, rivelano l’appartenenza umana con l’unità stessa del tutto”, sottolinea anche Federica di Carlo, la cui opera Hold Infinity (il titolo è ispirato al verso di William Blake, “Hold Infinity in the palm of your hand”, tieni l’Infinito nel palmo della tua mano) reca una ulteriore testimonianza della sua passione per l’archetipo dell’arcobaleno, fenomeno che simboleggia il non misurabile e non definibile in forma oggettiva. L’opera, stam pata su acetato, fa parte di quattro scatti fotografici realizzati nel tentativo di cogliere un reale frammento di arcobaleno poggiato sul palmo di una mano. L’artista lavora da molti anni sulla 10
luce e sui rapporti tra luce e colore, un interesse che fa parte della sua passione per le tematiche riguardanti la visione e l'infinita possibilità di percepire il mondo e di conoscerlo. L’opera di Silvia Stucky, Getterò in mare il cuore che ha qualche desiderio racchiude tutte le idee dell’intera mostra: l’unione tra macro e microcosmo, la funzione etica e politica dell’arte, la necessità di aprirsi all’altro. Tale densità concettuale è sintetizzata in due delicate gouaches in cui l’artista, con levità e decisione com’è nel suo temperamento, riproduce un fregio floreale tratto da una decorazione persiana. Il segreto non è nel contenuto tematico, né in quello ico nografico, tantomeno nell’originalità visto che l’opera replica un’immagine preesistente, ma nella capacità di calma e attenzione che si riesce a raggiungere nel realizzarla. È su tali requisiti che l’artista sollecita una riflessione: senza calma e attenzione, nulla d’importante è possibile fare, che sia un piccolo gesto o una grande impresa. Ed è necessaria calma e attenzione anche per guardare questi disegni in cui i due fregi, disposti su fogli in modo speculare, alludono a un moto di avvicinamento dell’uno verso l’altro. Tutt’intorno c’è il vuoto, potenzialità massima d’accoglimento, condizione fondamentale per ogni inizio. Il lavoro appartiene alla pratica ‘senza io’ cui la Stucky si dedica da alcuni anni, con l’obiettivo di porsi in ascolto della vita e registrare la creazione che si manifesta sotto gli occhi e alla quale di rado si presta attenzione.
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| Gli artisti
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| Elena Bellantoni
Elena Bellantoni Il corredo, 2014 serigraďŹ a su lino grezzo, 106 x 62 cm 14
Nato da una ricerca sul campo, da un dialogo costante con persone e luoghi, il lavoro proposto da Elena Bellantoni pone al centro dell’attenzione l’eredità di un vincolo, quello matrimoniale, impiegato come strumento utile a indagare l’essenza del baratto, di una prassi sociale bipolare o multipolare che, senza moneta, si nutre di scambi costruttivi, di permute, di accordi, di forme econo miche legate al debito e al dono. L’artista concepisce infatti un programma che adotta una strategia barattuale di natura speciale per intrecciare relazioni e costruire così «il mio percorso umano e visivo». Ne Il corredo, Bellantoni parte dal dialogo con alcune coppie di coniugi del territorio di Col lecorvino (piccolo paese dell’Abruzzo) per chiedere informazioni sulla loro vita, una foto nuziale e uno scatto recente da serigrafare per comparare e coniugare, su una serie di teli in lino grezzo, la soledad del passato con il disio del presente e generare in questo modo un itinerario visivo nella memoria (e nell’intimità) dei suoi protagonisti e degli spettatori. 15
| Tomaso Binga
Tomaso Binga Per gli involontari di guerra, 2017 stampe digitali, 30 x 42 cm ognuna 16
Per gli involontari di Guerra è un lavoro digitale del 2014 che assume il nome dell’ultima cartolina dell’operazione di Mail Art Riflessioni a Puntate (1991) dove, con una composizione dattilografica, ho inviato ogni mese, per un anno, a 280 persone di tutto il mondo, ‘una cartolinamessaggio’ come testimonianza artistica ma soprattutto punto di riflessione sull’attualità. Riflessione amara che mi ha portato, ancora una volta nel 2014 a porre con più forza l’attenzione su guerre e distruzioni non volute dal popolo. 17
| Federica Di Carlo
Federica di Carlo Hold InďŹ nity, 2015 stampa su acetato, 36 x 55 cm 18
È un lavoro ispirato al verso del poeta William Blake: “Hold Infinity in the palm of your hand”. La serie formata in origine da quattro scatti fotografici, ritrae un reale frammento di arcobaleno depositato sul palmo di una mano nel tentativo di coglierlo. Un incontro, dove l’archetipo dell’arcobaleno diviene movente universale per parlare dell’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo. Ed i colori che sono luce e la luce che è tutti i colori, rivelano l’appartenenza umana con l’unità stessa del tutto. 19
| Davide Dormino
Davide Dormino Vis Insita, 2012 sedie e morsetto, 167 x 57 x 54 cm 20
La vis insita, o forza innata della materia, è il potere di resistere attraverso il quale ogni corpo, in qualun que condizione si trovi, si sforza di perseverare nel suo stato corrente, sia esso di quiete o di moto lungo una linea retta. Questa forza è proporzionale alla forza che si esercita sul corpo stesso e non differisce affatto dall’inattività della massa, ma nella nostra maniera di concepirla. Un corpo, dall’inattività della materia, è tolto non senza difficoltà dal suo stato di moto o quiete. Dato ciò questa vis insita potrebbe essere chiamata in modo più significativo vis inertiae, o forza di inattività. Ma un corpo esercita questa forza solo quando un’altra forza, impressa su di esso, cerca di cambiare la sua condizione di moto o di quiete; e l’esercizio di questa forza può essere considerato sia resistenza che impulso; è resistenza quando il corpo, cercando di mantenere il suo stato attuale, si oppone alla forza impressa; è impulso quando il corpo, non dando libero corso alla forza impressa da un altro cerca di cambiare lo stato di quest’ultimo. La resi stenza è solitamente ascritta ai corpi in quiete e l’im pulso a quelli in moto; ma moto e quiete, come vengono intesi comunemente, sono solo relativa mente distinti; e d’altronde, quei corpi che comune mente sono considerati in quiete non lo sono sempre realmente. 21
| Francesco Impellizzeri
Francesco Impellizzeri Je préfère…., 2016 pittura su plexiglas e proiezione luminosa, 17 x 26 x 10 cm 22
Dopo anni d’ironia travestiti di gesti ludici, che raccontavano disagi sociali, ambientali e relazionali, ho sentito la necessità di mostrare alcune parti essenziali del mio lavoro: pittura e pensiero critico. Mentre qualche anno fa, con i Pensierini, ho recuperato calligrafia e disegni infantili, adesso è nato il desiderio di utilizzare i colori delle ricerche iniziali e gli appunti dei miei taccuini. Je préfère fa parte di una serie di opere esposte lo scorso dicembre a Parigi, e sottolinea attraverso una ‘riflessione’ la mancanza di attenzione verso il prossimo, la prevaricazione e il caos, forse determinati dal cattivo esempio dei nuovi mezzi di comunicazione. La ‘proiezione’ del mio atteggiamento nei confronti di questo momento storico povero di senso civico, è proposta attraverso una poetica e piacevole ‘illuminazione’. 23
| Ketty La Rocca
Ketty La Rocca Filiberto Menna, 1973 intervento a china su fotograďŹ a, 12 x 17,7 cm 24
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| Maria Lai
Maria Lai Giacca di Filiberto, 1983 ďŹ lo dorato su sahariana 26
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| Luca Maria Patella
Luca Maria Patella Mut/Tum, (1965)Â1986 opera diÂmostrativa paraduchampiana, stampa su carta e carta specchiante, tiratura 10 esemplari, 21 x 30 cm 28
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| Paola Romoli Venturi
Paola Romoli Venturi RGB ENERGY, 2016 marmo Nero del Belgio, testo inciso, acciaio inox 316 Super Mirror, pietra 24 x 30 x 16, base 50 x 50 x 3 cm 30
Premessa. La pietra naturale, in marmo di Carrara, trovata a luglio del 2016 lungo la strada che conduce alle cave nell’area di Monte Bettogli diventa una main memory con la quale Paola Romoli Venturi ha realizzato nel 2016 l’installazione MEMORIE: MAIN MEMORY, BY HEART, PAR COEUR. che fa parte della collezione privata di Floridi Doria Pamphilj e l’installazione dal titolo RGB ENERGY collezione privata Viscio. RGB ENERGY Realizzata in marmo Nero del Belgio, contiene al suo interno la forza RGB dei tre colori primari. Il rosso il giallo e il blu che fondendosi per assorbimento si visualizzano nel nero teso e carico di energia della pietra che prende la forma della pietra naturale eletta a MAIN MEMORY dall’artista. RGB ENERGY è poggiata su una superficie specchiante in acciaio inox 316 Super Mirror che riflette la pietra e la rende luminosa attraverso i riflessi della luce bianca che contiene, anch’essa, i tre colori. 31
| Silvia Stucky
Silvia Stucky Getterò in mare il cuore che ha qualche desiderio, 2016 gouache su carta, dittico 31,5 x 43,5 cm ognuno 32
Riprendo decorazioni e motivi iconografici di culture diverse, sostituisco al gesto ‘creativo’ un gesto che segue un modello preesi stente. È una pratica ‘senza io’, una pratica che richiede estrema calma e attenzione perché i materiali usati, pennello, acquerello e carta, non ammettono errori. Questa modalità di lavoro ha per me un valore etico e politico, nel senso indicato da Giangiorgio Pasqualotto: “La pratica dell’atten zione ad una cosa semplice o a un movimento elementare abitua corpo e mente ad un particolare atteggiamento nei confronti di tutti gli esseri viventi che esclude ogni forma di asservimento o di utilizzazione più o meno violenta.” In un mondo globalizzato dobbiamo sapere, conoscere, pensare e mettere insieme il meglio che ogni cultura ci offre, aprirci ad un ‘altro’ e non avere paura del ‘diverso’. L’occidente ha molto da imparare in materia di pari opportunità. 33
| Oscar Turco
Oscar Turco Senza titolo, 2015 feltro arancio e cornice ottagonale, 31 x 25 cm 34
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| Nicole Voltan
Nicole Voltan Bacteria, 2014 disegno a china su carta, 41,5 x 31,5 cm 36
Baco da seta, sete di vita, Tu che tessi la storia da larve pregiate, Trovi spazio tra lastre inclinate, Sai dare voce alle fate.
DNA sacro o profano scorre lungo l’essenza, in tanti secoli di pazienza, son germi attesi di conoscenza, fanno legami in dissolvenza.
Tieni strette le tue stelle, Fallo con la tua pelle, Esse son l’origine della vita, Empatia inďŹ nita. 37
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Maria Lai. Il filo dell’esistere presentazione del libro di Maria Elvira Ciusa con Tomaso Binga, Anna D’Elia e Angelandreina Rorro
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