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ADVENTSKALENDER UN NOME, UN PROGRAMMA
from n. 227
RUOTE
Su e giù su un Adventskalender
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La serie LP di Mercedes-Benz, lanciata all’inizio degli anni Sessanta, fu un veicolo estremamente innovativo. Abbiamo provato un 1624 del 1967 sui tornanti del Passo del San Bernardino di Ferruccio Venturoli
In una bella giornata d’inverno di qualche tempo fa, abbiamo avuto il piacere di provare sulle strade del valico alpino del San Bernardino, in Svizzera, alcuni veicoli d’epoca Daimler; tra questi una motrice Mercedes-Benz LP 1624 del 1967, telonata con rimorchio. Si trattava di un veicolo appartenuto al distributore tedesco della Cinzano e il collezionista tedesco Dieter Hauser, ora proprietario, in fase di restauro ha voluto mantenere anche i colori originali del telone.
L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA
LP rivoluziona il mondo dei veicoli industriali. La stessa denominazione del modello annuncia tempi nuovi: la lettera „L“ sta per „Lastwagen“ (autocarro), la „P“ per cabina Pullman (dal nome del famoso progettista americano dei treni dal design aerodinamico). Ad inaugurare la fortunata serie, nel 1963, fu l’LP 1620, dove il 16 indica il peso totale a terra ammesso del mezzo, pari a 16 t, e il 20 si riferisce alla potenza nominale, in
UN ABITACOLO D’ALTRI TEMPI
Saliti in cabina ci accoglie un antico profumo di gasolio, pelle e meccanica di altri tempi. Herr Hauser non ha badato a spese per il restauro di questo camion. Il cruscotto è interamente rivestito in radica (allestimento aftermarket disponibile all’epoca). Di fronte al posto guida, sovrastato dall’enorme volante nero in bachelite, semi-orizzontale, spicca la bella strumentazione analogica Kienzle con fondini bianchi, caratteri neri, lancette rosso fluorescente e cornici cromate circolari. A sinistra trova posto il contachilometri, al centro il contagiri di diametro ridotto e a sinistra lo strumento unico (molto in voga in quegli anni) che comprende: pressione olio, temperatura acqua, livello carburante e spia del generatore. In basso, a destra del quadro strumenti, c’è la chiave d’accensione e subito dopo un quadro spie che anticipa il design spigoloso e stilizzato tipico dei futuri anni ’70. Alla sinistra del quadro strumenti c’è una pulsantiera a tasti rotondi che comanda luci e tergicristallo. Il tunnel del motore è completamente rivestito in pelle
questo caso 200 CV. La cabina di guida, rigorosamente cubica, del nuovo camion fa scalpore: l’ampio accesso, le generose dimensioni dei cristalli e l’ottima abitabilità ottenuta, grazie al tunnel del motore molto piatto e alla cuccetta ribaltabile collocata dietro i sedili, faranno scuola per le generazioni di camion successive. Tutti i punti di manutenzione, precedentemente collocati all’interno dell’abitacolo, ora vengono sostituiti da una serie di sportelli tutt’intorno alla cabina di guida. Questa particolare soluzione ben presto farà guadagnare alla serie LP il nomignolo di Adventskalender (calendario dell’Avvento), il tipico calendario pre-natalizio composto da tante caselline che i bambini scoprono giorno per giorno. Appena un anno dopo i motori Diesel a iniezione diretta della serie OM 346 sostituiscono i precedenti propulsori diesel a precamera. L’importante innovazione tecnologica fa guadagnare potenza e abbatte considerevolmente il consumo di carburante. Con la cabina di guida allungata per consentire l’alloggiamento di due cuccette posteriori, un serbatoio carburante maggiorato da 200 l, un motore da 240 CV abbinato a un cambio a sei marce non sincronizzato, nel 1967 viene presentato l’LP 1624.
La Serie LP rivoluzionà il mondo dei veicoli industriali. La stessa denominazione annuncia tempi nuovi: la lettera “L” sta per Lastwagen (autocarro), la “P” per cabina Pullman (dal nome del famoso progettista americano).
Gli interni: i sedili hanno seduta e schienale rivestiti in velluto, mentre la parte laterale e posteriore è rivestita in pelle rossa. Il cruscotto è interamente in radica; dietro l’enorme volante nero in bachelite, semi-orizzontale, spicca la bella strumentazione analogica Kienzle con fondini bianchi, caratteri neri, lancette rosso fluorescente e cornici cromate circolari.
trapuntata rossa. I sedili hanno seduta e schienale rivestiti in velluto rosso, mentre la parte laterale e posteriore è rivestita in pelle rossa guarnita con un elegante filo bianco. Il sedile del conducente è ammortizzato e completamente regolabile. L’ergonomia in casa Mercedes ha avuto sempre un posto di rilevanza. Il sedile del passeggero, anche se ben imbottito, non è ammortizzato ma offre, in compenso, un comodo bracciolo ripiegabile sul lato sinistro.
Il Veicolo, immatricolato alla fine del 1967, faceva parte della flotta del distributore tedesco della Cinzano. L’attuale proprietario, il collezionista Dieter Hauser, dopo averlo restaurato, ha voluto mantenere anche i colori originali del telone.
“… sulla salita che porta fino a 2.065 metri, procediamo a una velocità tra i 25 e i 30 km orari con la terza ridotta e, ogni tanto, ci fermiamo per far passare la fila di automobili che si forma dietro di noi”.
“… comincia la discesa e basta scendere molto lentamente sfruttando al massimo il freno motore. I freni, comunque, fanno ancora il loro rumoroso dovere”.
UNA CABINA DAVVERO D’ALTRI TEMPI
Giriamo la chiavetta, aspettiamo che la spia delle candelette si spenga e diamo motore. Il vecchio propulsore, nonostante la buona insonorizzazione della cabina (per l’epoca), fa sentire la sua voce; per noi che non ci dobbiamo lavorare per otto ore di seguito, è un piacere ascoltare il tipico suono del sei cilindri Mercedes a iniezione diretta. Diamo un colpetto d’acceleratore col cambio a folle, abbassiamo il pedale della frizione e cautamente inseriamo la prima marcia. Una leggera grattatina provoca una smorfia di dolore sul viso del driver-controllore seduto accanto a noi. Stacchiamo lentamente la frizione e il vecchio camion s’avvia dolcemente senza scossoni. Passiamo in folle un’altra volta prima di inserire la seconda e diamo un altro colpetto di gas. Questa volta l’innesto va a buon fine. La strada che si para davanti a noi è il tracciato del Passo del San Bernardino con una salita che conduce fino a 2.065 metri e che oggi, per lo più, viene utilizzata come suggestiva e panoramica alternativa alla galleria. Procediamo a una velocità tra i 25 e i 30 km orari con la terza ridotta e spesso siamo costretti a ingranare la prima; girare sui tornanti alpini con un camion di oltre sessant’anni richiede una buona dose di allenamento non solo fisico, ma anche psicologico, vista anche l’ingombrante presenza del nostro passeggero. Comunque, alla fine riusciamo a raggiungere il valico dove, naturalmente, comincia la discesa. Non abbiamo nessun desiderio di mettere alla frusta l’impianto frenante e ci basta scendere molto lentamente sfruttando al massimo il freno motore. Comunque i freni (ovviamente a tamburo) fanno ancora il loro rumoroso dovere. Arrivati a Lostallo tiriamo finalmente la leva del freno a mano e ringraziamo calorosamente l’ormai rilassato autista-accompagnatore, responsabile dell’autotreno. Ma non è finita, ci sono altri “oldtimer” della Stella da provare.