TravelGlobe Febbraio 2016

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Maddalena De Bernardi redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: Vittorio Giannella – Italia Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 2


EDITORIALE DOVE VA IL TURISMO

Si chiude in attivo il bilancio del turismo del 2015 e il 2016 promette ancora di più per l’incoming italiano. Nel periodo gennaio-agosto del 2015, secondo la Banca d’Italia, gli stranieri nel nostro Paese hanno speso 25.307 milioni di euro (+6,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche dai dati provvisori ISTAT si conferma il trend in ascesa: arrivi +2,7% e presenze +1,9%, rispetto allo stesso periodo del 2014. Per il 2016 la maggior parte degli operatori turistici prevede una crescita del flusso diretto in Italia quantificabile tra il 10 e il 20% con un forte aumento dei turisti USA e nordeuropei alla ricerca di cultura, enogastronomia e lifestyle. Buone attese anche dalla Cina. Le destinazioni maggiormente ricercate saranno le regioni di Toscana, Piemonte e Puglia, le zone dei Laghi del Nord e della Costiera Amalfitana e le città di Roma, Firenze, Venezia, Milano e Siena. Un altro dato importante è la crescita del turismo digitale: nei 51 miliardi di euro, spesi nel 2015 dagli italiani che viaggiano all’estero e all’interno del Paese e dagli stranieri che vengono in Italia (in crescita del 3% sul 2014), si registra una crescita dell’11% della componente passata dai canali digitali. Una tendenza interessante è quella del turismo legato alla natura, che per la prima volta supera i 12 miliardi di euro, secondo una stima di Coldiretti, con un aumento del 4.1% delle strutture agrituristiche. L’EXPO, il Giubileo e la ripresa economica hanno creato una situazione internazionale favorevole per il turismo in Italia. Gli atten3

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tati dell’Is, detto con un po’ di cinismo, hanno poi completato il quadro penalizzando diversi competitor mediterranei e spingendo l’Italia a un lusinghiero secondo posto nei flussi turistici europei, dopo la Spagna e prima della Francia. Tutto bene quindi? No: quella che dovrebbe essere la principale industria del nostro Paese, pari al 10.1% del PIL (contro gli 8,9% della Francia e 15.2% della Spagna) è finanziata dallo stato con 9,2 mld di € (pari allo 0,4% di PIL ); in Francia con 31mld (1,3% del PIL) e con 13,5 in Spagna (0,9%). Secondo una recente ricerca della agenzia ONU World Tourism Organization, inoltre, in futuro la maggiore crescita di turisti si avrà in Cina, USA, Francia e Spagna (nell’ordine), mentre l’Italia è solo decima nella speciale classifica. Per competere e mantenere la nostra quota di mercato sono necessari investimenti. L’Italia è un Paese bellissimo, con il maggior numero di siti UNESCO al mondo, con una stagionalità equamente distribuita nell’arco dell’anno, ma soprattutto inimitabile: per vedere l’Italia occorre venirci, non esistono surrogati a basso costo. Il turismo dà impiego al 12% dei posti di lavoro. Di questi dati dovrebbe farsi carico il ministro Franceschini per investire più generosamente in una risorsa sostenibile, anziché in acciaierie, cementifici e mega complessi industriali, che non possono competere con quelli di Paesi dai costi industriali enormemente più contenuti. Mi incuriosisce il vostro parere: se voi foste il primo ministro, in che cosa investireste? Scriveteci!


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S O M M A R I O

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EDITORIALE di Federico Klausner SINGAPORE Ritorno al futuro. Foto e testi di Giovanni Tagini

MARTINICA Spirito Del Vento. Foto e testi di Bruno Zanzottera VIA FRANCIGENA La lunga strada dei pellegrini. Foto e testi di Graziano Perotti

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NEWS

Italia Shakespeare in love. Foto e testi di Graziano Perotti

Italia Gioielli di gelo e brina. Foto e testi di Vittorio Giannella

giornalista del mese Silvana Benedetti LEGENDA

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M E N T E C U O R E N AT U R A G U S TO CORPO


AMERICAN AIRLINES

YACHT

American Airlines offrirà ai suoi passeggeri una più ampia possibilità di scelta con l’introduzione della Premium Economy sui voli internazionali a lungo raggio: sarà disponibile a fine 2016. Si posiziona subito dopo la Business Class, fornendo un prodotto più curato rispetto alla Main Cabin. Offrirà alcuni benefit come più spazio per le gambe, poltrone più ampie, check-in e boarding prioritari, franchigia e un migliore servizio ristorazione. American Airlines

MennYacht Group, dealer per il Gruppo Ferretti nell’Europa centrale e orientale, mette a disposizione di coppie, famiglie e compagnie di amici, pacchetti diversificati con servizio charter sulle coste dell’Adriatico Orientale. Per ogni tipologia di cliente, infatti, sono previste soluzioni studiate su misura. Per le coppie, momenti romantici e pranzi a bordo di un day cruiser. Le famiglie si potranno optare per una barca con più cabine e diversi membri dell’equipaggio. Con MennYacht, infine, anche le compagnie di amici avranno un servizio ad hoc, con un charter dotato di equipaggio che li porterà tra i divertimenti e le bellezze della costa centrale dell’Adriatico Orientale. Info

HELP CAMBOGIA Graziano Perotti, fotografo di TravelGlobe ha realizzato un importante e coinvolgente reportage in Cambogia dal titolo “One mine one life”, sul problema degli amputati a causa delle mine antiuomo, che la nostra testata ha deciso di pubblicare in un numero speciale a dicembre. La Fotolito Galli &Thierry di Milano ha realizzato gratuitamente un portfolio di 4 foto in B/N del reportage+ una a colori di soggetto turistico in una elegante cartellina, che TravelGlobe mette in vendita per un contributo minimo di 15 €, che verrà interamente devoluto in beneficenza alle organizzazioni citate. Per acquisti: via Paypal a travelglobe@travelglobe.it inserendo nell’oggetto “portfolio Cambogia” + vostro nome cognome e indirizzo, oppure con bonifico bancario a Travelglobe sstp con la medesima causale. IBAN: IT07Y0306909459100000005413

HOME DESIGN

SPAZIO MATERIÆ è il nuovo spazio dedicato all’home design di lusso. Si trova sulle storiche Rampe Brancaccio, nel cuore della Napoli Liberty, è diretto dagli architetti Stefano Santoro e Teresa Carnuccio e ospita designer indipendenti provenienti da tutto il mondo per dare vita alla speciale collezione fatta di preziosi manufatti in stile contemporaneo realizzati a mano. Pezzi d’arredo originali provenienti dall’Oriente e dall’Occidente sono disponibili nella boutique, che si distingue per la ricerca dei materiali selezionati e i prodotti di alta qualità. Info


TAJ HOTEL

AFRICA IN 4X4

CUCINA FRANCESE

MATISSE A TORINO

Se volte imparare i trucchi della cucina francese, potete iscrivervi a uno dei prestigiosi corsi tenuti nelle scuole dei due chef più famosi di Francia: Paul Bocuse e Alain Ducasse. Si trovano, rispettivamente, a Lione e Parigi e propongono cooking class di ogni genere, adatte a tutte le necessità e tasche. Anche se i due chef propongono stili di cucina differenti, vale la pena carpirne i segreti. Institut Bocuse Alain Ducasse

Fino al 12 maggio a Torino, “Matisse e il suo tempo. La collezione del Centre Pompidou”. Le diverse sezioni della mostra consentono di attraversare l’insieme dell’opera e del percorso di Matisse dai suoi esordi, nell’atelier di Gustave Moreau negli anni 189799, fino alla sua scomparsa nel 1954 e degli artisti che, negli anni Sessanta, si ispirarono alle sue ultime carte dipinte e ritagliate. Nove sezioni con un centinaio di opere, di cui 50 di Matisse, sono articolate secondo un filo cronologico scandito da approfondimenti tematici. Mostra Matisse

I viaggi self-drive permettono di andare dove si vuole e quando si vuole per vivere un’esperienza unica e indimenticabile in territori suggestivi come Namibia, Sudafrica, Botwana e Mozambico. Kea Campers permette di scoprire le bellezze dell’Africa meridionale alla guida del proprio veicolo 4x4, in piccoli convogli accompagnati da una guida esperta e professionale del tour, equipaggiata di tutto l’occorrente. Questi avventurosi safari offrono indipendenza, libertà e privacy con l’aggiunta dei benefici apportati da una guida esperta, che conosce molto bene l’area che verrà esplorata. Kea Campers

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Taj Hotels Resorts and Palaces annuncia l’apertura del lussuoso Taj Bangalore nell’omonima “Città Giardino” e del Vivanta by Taj - Guwahati ad Assam, nell’inesplorato e magico Nord Est dell’India. Entrambe le strutture sono all’insegna del lusso e del design. Non mancano le zone dove dedicarsi al relax, come la Jiva SPA, per provare un’autentica esperienza di benessere e ringiovanimento. Infine, l’offerta gastronomica è ampia e variegata: si va dalla cucina internazionale a quella indiana più raffinata, passando dal classico tè delle cinque. Taj Hotels


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| RITORNO AL FUTURO.

Grattacieli ultramoderni, cupole di acciaio e cristallo, marciapiedi aerei. Ma il mondo di domani ha un cuore verde di parchi e colorato di fiori e neon.

SINGAPORE

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Pagine di apertura del reportage: l’atrio del Cathay Cineleisure Orchard, un grande centro commerciale dedicato a un pubblico giovane e sviluppato come un set cinematografico. Vi si trovano negozi fashion, casual restaurant, concept bar, cinema e karaoke. Pagina precedente, Lo skyline di Downtown Core, il nucleo economico della città, visto dal laghetto dell’Art Science Museum. Qui sopra: Lee Kuan Yew, padre fondatore di Singapore, sin dai primi anni dall’indipendenza lavorò per integrare l’ambiente con lo sviluppo urbano. Il suo obbiettivo è stato di creare una città vivibile, sostenibile e verde. E con il suo impegno ha fatto sì che questo obbiettivo diventasse realtà: Singapore è la città più verde di tutta l’Asia, distinguendosi per gli ambiziosi target ambientali e l’efficiente approccio per raggiungerli.

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In questi ultimi anni Singapore ha saputo reinventarsi diventando una delle città più dinamiche e moderne del sud-est asiatico. Se prima ci si fermava al massimo un paio di giorni, magari per spezzare un lungo viaggio o per acquistare tecnologia o accessori di moda a buon prezzo, oggi questa città-stato è diventata una destinazione turistica tra le più gettonate e ambite. Sono talmente tante le sue attrattive che una settimana è il minimo per goderla appieno.

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Pagina precedente: la vista aerea delle cupole-serre del Gardens by the Bay Waterwalk, che racchiudono la Cloud Forest, la foresta pluviale, e il Flower Dome dove crescono rispettivamente piante tipiche delle highland tropicali e fiori del clima fresco temperato, nella pi첫 grande serra di vetro del mondo. 16


Qui sopra: passerelle sospese nella Cloud Forest. La montagna artificiale replica il clima umido delle montagne tropicali e ospita una considerevole quantità di piante rare e la cascata coperta più alta del mondo, ben 35m di salto. Si sale in ascensore fino in vetta e si scende seguendo delle passarelle esterne. Una delle attrattive più suggestive della città. 17


Un’altra zona dedicata al divertimento è Marina Bay, il distretto più recente della città, che si affaccia alla foce del Singapore River. Da poco inaugurato, lo Shoppes è considerato il centro commerciale più moderno del mondo. Anche se non siete appassionati di moda questo centro merita comunque una visita, se non altro per la spettacolare architettura e le numerose attrattive come i canali navigabili stile Venezia, la cascata temporizzata e i locali d’intrattenimento più cool della baia.

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Singapore è il paradiso dello shopping. Per gli amanti delle griffe e dell’alta moda, in Orchard Road, un viale di oltre 2 km, troverete la più altra concentrazione di centri commerciali a cinque stelle. L’ultimo nato è ION, considerato il più “modaiolo”, con i suoi otto piani e centinaia di negozi dedicati al fashion, ospita i brand più famosi e gli stilisti/designer emergenti come Raoul, Hansel e Afton Chan.

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La hall del The Fullerton Bay, uno degli storici hotel cittadini che si affaccia sul lungomare di Marina Bay. Considerato tra i cento migliori hotel al mondo, è il posto giusto

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per godersi la vista spettacolare della baia bevendo un drink sulla terrazza con piscina all’ultimo piano, o durante una cena nei suoi quattro ristoranti panoramici.

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Si chiama Marlion la creatura mitica di Singapore. Questa grande statua bianca, dal corpo di pesce e testa di leone che spruzza acqua, è probabilmente l’attrattiva turistica principale e il simbolo della città-stato. Il corpo di pesce rappresenta l’importanza di Singapore come città portuale nel commercio marittimo, mentre la testa di leone nasce dall’antica leggenda di un principe che vide un leone su un’isola e che chiamò con il nome di Singapura (città-leone in sanscrito) dove nacque per l’appunto Singapore.

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Situato proprio nel cuore finanziario della città, Lau Pa Sat è il mercato gastronomico coperto di riferimento. Storia, architettura e varietà dei numerosi ristoranti tradizionali lo rendono una meta imprescindibile per chi è alla ricerca di piatti gustosi ed economici. Nei giorni festivi, e tutte le sere, la strada adiacente viene chiusa al traffico e decine di bancarelle servono pasti da consumare su tavoli spartani, montati per l’occasione. Da non perdere.

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Pagina precedente: la statua del Buddha custodita nel Tempio del Buddha Tooth Relic a Chinatown. Consacrato nel 2008 ospita al suo interno la reliquia di un dente di Buddha recuperato dalla sua pira funeraria a Kushinagar nel nord dell’India. Qui sopra: lo storico quartiere di Chinatown, da sempre un vivace mix di tradizioni popolari. Nelle strette viuzze si alternano ai venditori ambulanti, sale da tè, ristorantini, cartomanti e chiromanti. Spiccano gli edifici bassi e colorati, il trambusto della vita di strada e i profumi della cucina tradizionale cinese. Un angolo di Cina autentica, circondato da alti e moderni grattacieli. è il luogo ideale per assaporare la tradizione cinese e acquistare colorati souvenir.

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Ad aprire l’ingresso di Chinatown c’è il Tempio del Buddha Tooth Relic. Fondato nel 2002, seguendo lo stile classico basato sul mandala buddista, questo edificio religioso di quattro piani ospita il museo della cultura buddista con otre 300 pezzi storici, uno stupa d’oro di 2 metri e una casa da tè dove assaporare i più preziosi tè cinesi e assaggiare ottimi piatti vegetariani.

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La piattaforma sospesa a forma di nave, che si appoggia ai tre blocchi, è conosciuta come Sky Park. Vi si trova la famosa infinity pool, la più grande piscina a sfioro panoramica al mondo, affacciata sullo skyline della città. Chi non vorrebbe farci un tuffo? Sfortunatamente la piscina è riservata agli ospiti dell’hotel. Però chiunque può salire sulla terrazza panoramica del bar Ku Dé Ta (a lato piscina), meglio dopo il tramonto, per ammirare lo spettacolo delle luci che illuminano tutta la baia.

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Da quando è stato inaugurato nel 2010, il Marina Bay Sands Hotel è diventato una delle icone principali della città. Non c’è angolo nella baia da cui non si veda questa imponente opera architettonica. Nei i suoi 200 m d’altezza e cinquantacinque piani, per ognuna delle tre torri che lo compongono, l’edificio ospita 2561 camere, il terzo casinò più grande del mondo, un museo, due teatri, una pista di pattinaggio su ghiaccio, un centro commerciale e sette ristoranti.

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Pagina precedente: BoonTat Link, una delle vie del distretto commerciale della città, corre rettilinea e stretta tra alti grattacieli. Qui sotto: The Shoppes a Marina Bay è il centro commerciale più elegante e moderno di Singapore. Dal design futurista si affaccia alla baia, dove le enormi vetrate, oltre che regalare scorci dello skyline cittadino, sfruttano la luce solare per illuminare tutti gli spazi pubblici. I canali navigabili e le numerose sopraelevate, permettono di raggiungere ogni store in brevissimo tempo. Un tunnel esclusivo conduce all’isola di cristallo sede della boutique Louis Vuitton.

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Nell’atrio centrale del Shoppes Marina Bay Sands, sospeso su uno specchio d’acqua, si trova il TWG Tea Garden, una delle più fornite sale da te della città. Ambiente raccolto ed elegante dove potersi riposare tra un acquisto e l’altro, sorseggiando un infuso tra i più pregiati (sono proposte e vendute più di 800 miscele) accompagnato da ottima pasticceria.

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In ogni angolo della città si trovano ristoranti. Anche nei centri commerciali c’è sempre uno spazio dedicato al food e sempre all’altezza delle aspettative. Tra i tanti piatti tipici di Singapore il chilli crab è il più gettonato: un granchio cotto al vapore con salsa al pomodoro piccante. Segue il gulai daging lembu, zuppa di manzo bollita nel latte di cocco e tamarindo e l’otak otak, pesce essiccato, cotto al vapore con l’aggiunta di noci, zenzero, peperoncino, spezie e zucchero.

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Singapore è famosa per la sua cucina. Gli influssi delle numerose culture che la abitano, la rendono una delle città dove si mangia meglio. Vi si trovano piatti della tradizione malese, cinese, taiwanese, indonesiana, indiana e vietnamita. Come in molte città asiatiche, anche a Singapore si mangia a tutte le ore del giorno. Lo street food è una vera passione nazionale e non è difficile vedere lunghe code nei numerosi ristorantini di strada per aggiudicarsi un delizioso pasto.

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Si chiamano bumboat le piccole imbarcazioni da crociera. Con poco più di 15€ si naviga il Singapore River per circa 40 minuti. Da Clarke Quay ogni dieci minuti parte un’imbar-

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cazione che segue il fiume fino a Marina Bay. La prospettiva dal fiume è unica, specialmente al tramonto, quando la città s’illumina di luci.

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Ebbene sì, oltre alla ruota panoramica, alla cascata coperta, alla piscina panoramica, anche l’acquario di Singapore è il più grande al mondo. Il Marina Park Life, inaugurato tre anni fa, è senza dubbio l’attrazione più ambita del Resort World Sentosa. Cifre da capogiro: oltre 100.000 animali marini, 45 milioni di litri d’acqua su una superfice di 8 ettari. L’unico acquario al mondo che ospiti una manta gigante oceanica in cattività oltre alla più grande collezione di mante.

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Pochi posti lasciano a bocca aperta per tanta eleganza, bellezza e innovazione, il Supertree Grove è uno di questi. Non è un progetto solo bello, ma rispecchia la vocazione di eco-sostenibilità della città. I diciotto alberi alti tra i 25 e i 50 metri sono equipaggiati per imitare le funzioni di un vero albero, hanno celle fotovoltaiche che alimentano in parte il parco, gestiscono la fotosintesi e immagazzinano e distribuiscono l’acqua piovana. Durante lo spettacolo serale delle luci è d’obbligo percorrere il ponte sospeso da cui si gode una vista impagabile.

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Pagine precedenti: ogni sera, dalle ore 20, va in scena lo spettacolo delle luci del Marina Bay Sands Hotel, che esplorano le acque della baia come una gigantesca discoteca. L’illuminazione notturna del Supertree Grove. Qualche curiosità: è vietato fumare e gettare la cenere in tutti i luoghi pubblici; è vietato vendere e consumare chewing gum; è vietato mangiare sui mezzi pubblici, è illegale per gruppi superiori a 4 persone sostare a parlare per strada; si può essere multati se non si tira lo scarico di un gabinetto pubblico; non si può acquistare un’auto se prima non si vince all’asta il certificato per il possesso; gli abitanti di Singapore camminano più velocemente che in qualsiasi altra città; per legge non si possono costruire grattacieli più alti di 280 metri.

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INFO UTILI Foto e testi dii Giovanni Tagini Come arrivare Singapore Airlines, la compagnia di bandiera, effettua voli diretti dall’Italia. Visit Singapore Sito dell’Ente del turismo di Singapore Cambio 1 dollaro di Singapore corrisponde a 0,65 euro. Fuso orario Rispetto all’Italia, Singapore è 7 ore avanti. Visto Non occorre nessun visto turistico sino a un massimo di 90 giorni di soggiorno.

Clima Di tipo equatoriale, caldo umido, le maggiori precipitazioni sono tra ottobre e gennaio. Dove dormire Marina Bay Sands The Fullerton Bay Hotel New Majestic Hotel Dove Mangiare Jumbo Riverside, 30 Merchant Road, Riverside Point, t +65 6532 3435 Lau Pa Sat street food Market, 18 Raffles Quay Mamanda, 73 Sultan Gate, t+65 6396 6646 True Blue cuisine, 47/49 Armenian Street, t +65 6440 0449

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| SHAKESPEARE IN LOVE.

La cittĂ di Giulietta e Romeo, luogo culto per gli innamorati di ogni latitudine, in febbraio si tinge di rosso. In onore di San Valentino Verona diventa un caleidoscopio di amore, declinato in ogni sua romantica accezione.

VERONA

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Foto di apertura: lucchetti appesi alla casa di Giulietta, pegno di amore di migliaia di innamorati. Foto precedente: Verona vista dall’alto. Città dalla definizione obbligata, “ la città dell’amore” in omaggio alla celebre vicenda dell’amore grande e impossibile tra Giulietta e Romeo, appartenenti alle famiglie rivali dei Capuleti e dei Montecchi, narrato con maestria dal drammaturgo inglese William Shakespeare. A sinistra: la leggenda del pozzo dell’amore in Vicolo San Marco in Coro, che in realtà non è legato alla vicenda di Giulietta e Romeo, ma a quella tra Isabella, del casato dei Donati, e Corrado un giovane soldato romano che, per amore, si gettarono in quel pozzo. A destra: una targa nel centro storico, dedicata a William Shakespeare, ricorda il famoso duello tra Tebaldo e Romeo.

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La casa di Giulietta è un palazzo medievale situato in via Cappello a poca distanza da piazza delle Erbe in centro alla città, dove risiedeva la famiglia dei Cappello o Capuleti, nel XIV secolo. La sua entrata viene ridipinta più volte all’anno per dare spazio alle migliaia di promesse d’amore lasciate dai visitatori.

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Nel cortile della casa di Giulietta la statua bronzea a lei dedicata da N. Costantini è la principale protagonista delle foto ricordo di milioni di visitatori. La leggenda dice che toccare il seno di Giulietta porti fortuna agli innamorati. E infatti è lucidissimo.

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L’ Arena di Verona è la maggior attrazione culturale della città. Terzo anfiteatro romano per dimensioni in Italia risale al 1°secolo d.C., quando si ritiene che Augusto ne iniziò la realizzazione. Perfettamente restaurata e conservata, dal 1800 ospitò una serie

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di opere liriche e dal 1913 la prima vera Stagione. In piazza Bra per tutta la stagione operistica stazionano varie parti delle scenografie delle opere, anche queste ormai parte dell’arredo urbano della bellissima piazza.

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L’immancabile fotografia ricordo sul balcone di Giulietta Capuleti. Giulietta e Romeo è la storia d’amore più conosciuta e celebrata al mondo. Fu una novella italiana del trecento ripresa anni dopo da Matteo Bandello a ispirare William Shakespeare, che scrisse il dramma in versi tra il 1595 e il 1596.

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Piazza delle Erbe. La celebre piazza è uno dei luoghi preferiti dagli innamorati che arrivano a Verona. È la piazza più antica di Verona, e sorge sopra l’area del foro romano. Nell’età romana era il centro della vita politica ed economica; con il tempo gli edifici romani hanno lasciato il posto a quelli medievali. Nel 2012 venne considerata la piazza italiana più amata al mondo secondo una ricerca realizzata dalla Fondazione Marilena Ferrari, che ha monitorato per un anno 100 tra le principali testate estere.

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Il Ponte Pietra. Anticamente “Pons marmoreus” è l’unico superstite dei due ponti costruiti dai romani. Il ponte sull’Adige è uno dei simboli di Verona, subì gravi danni durante l’ultima guerra nell’aprile del 1945. Lodevole l’impegno dei veronesi che recuperarono gran parte delle pietre per la sua ricostruzione dal fondo dell’Adige.

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Piazza delle Erbe corrisponde in parte all’antico foro romano e vede al suo centro, la fontana di Madonna Verona, monumento voluto da Cansignorio della Scala, ultimo tra i grandi signori di Verona prima della decadenza che si concluse con l’annessione di Venezia. L’occasione per la sua realizzazione fu il ripristino dell’acquedotto che portava in città l’acqua delle fonti sulle colline di Verona. Conosciuta in tutto il mondo è una delle più belle piazze italiane, è luogo d’incontro degli abitanti di Verona, il salotto buono per un aperitivo o quattro chiacchiere tra amici. Pagina seguente: ’anfiteatro romano, meglio conosciuto con il nome di Arena di Verona con in scena l’Aida è il sogno di tutti gli appassionati di musica lirica. Dall 1913 è divenuto inimitabile sede di rappresentazioni di grandi opere ed è definito il più grande palcoscenico del mondo.

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Piazza delle erbe. Anche due barboncini dopo un aperitivo a base di acqua della fontana di Madonna Verona, sembrano subire l’atmosfera della città di Giulietta e Romeo.

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Piazza delle Erbe è anche un grande palcoscenico per turisti e locali. Qui sotto Il festoso addio al nubilato di una “Giulietta “ locale attorniata dalle sue migliori amiche. Pagina seguente: Aida nel grande impatto visivo firmato da Franco Zeffirelli. Il capolavoro di Giuseppe Verdi su libretto di A. Ghislanzoni è ispirato a uno scritto dell’egittologo francese Auguste Mariette e detiene il record di opera più rappresentata all’Arena. Dal 1913 è stata messa in scena per ben 632 recite, con 25 allestimenti diversi, che sono stati ripresi in 57 festival al mondo. Tanto che è impensabile una stagione di grandi opere all’Arena senza il capolavoro del cigno di Busseto.

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Pagina precedente: Piazza Bra durante la stagione estiva diventa un museo all’aperto tanto amato dai turisti che si aggirano tra le imponenti scenografie delle opere liriche che saranno messe in scena. Foto sopra: un tenero ricordo della loro visita alla casa di Giulietta lasciato da due innamorati provenienti dalla Spagna.

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Arche Scaligere. Vicino a Piazza dei Signori gli Scaligeri avevano la loro chiesa, Santa Maria Antica, e all’esterno di questa vollero essere sepolti. Le Arche scaligere sono considerate dei capolavori del 1300. Le arche di Cansignorio, di Bonino da Campione e Gaspare Broaspini, lasciano senza fiato.

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A sinistra: una sposa proveniente dal Marocco fa visita alla tomba di Giulietta. Ogni anno, sono centinaia gli sposi provenienti da tutto il mondo che scelgono la città dell’amore per coronare il loro sogno. A destra: Piazza delle Erbe vista dall’alto della torre dei Lamberti. La torre che sovrasta il bellissimo Palazzo della Ragione è alta 83 m. e regala romantici scorci della città. Pagina seguente: all’entrata del Chiostro della chiesa di San Francesco al Corso, dove si trova la tomba di Giulietta, ci attende un busto e una delle frasi più celebri del capolavoro di William Shakespeare: “…E voi labbra, porte del respiro, sigillate con un casto bacio un contratto senza data…”.

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Due innamorati si baciano sul Ponte Scaligero, uno dei luoghi piĂš romantici della cittĂ , che di sera, illuminato, accresce il suo fascino. Il bellissimo ponte, eretto nel 1355 da Casagrande II della Scala, appartiene al complesso di Castelvecchio e ne integra il sistema difensivo con un grande effetto scenografico.

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Il Ponte Pietra sull’Adige e la Torre di Guardia con, sullo sfondo, il campanile gotico della chiesa di Sant’Anastasia in una romantica vista notturna. Di epoca romana il ponte Pietra è l’unico ponte romano ancora ben visibile della città. È composto da cinque archi, quattro dei quali furono fatti saltare nel 1945 dai tedeschi in ritirata, e vennero poi ricostruiti con le pietre recuperate dal fiume. Caratteristico e pittoresco è l’utilizzo di diversi materiali.

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Pagina precedente: una veduta notturna del Ponte Scaligero e del complesso di Castelvecchio che si specchiano nel fiume Adige. Ăˆ sicuramente uno dei ricordi piĂš indelebili di una romantica passeggiata nella cittĂ consacrata agli innamorati. Qui sotto manifesto di una rappresentazione teatrale.

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INFO UTILI Foto e testi di Graziano Perotti

Meta ideale per un week end romantico, per una visita approfondita di Verona occorrono almeno due giorni. Per tutte le informazioni sulla città si può contattare l’ufficio del Turismo a Verona in Piazza Bra 1. T.045 8077774 oppure al sito web. Per conoscere le date e acquistare i biglietti per i grandi appuntamenti all’Arena di Verona, opere e concerti, andare al sito web.

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| SPIRITO DEL VENTO.

Spiagge e foreste, cascate e colline, un mare cristallino da cui emergono i pitons. Il fiore dei caraibi si presenta cosĂŹ, tra regate di gommiers e yoles e un persistente profumo di rhum.

MARTINICA

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Apertura: tipica casa padronale di piantatori di canna da zucchero nei pressi del villaggio di le Lorrain in fondo a un viale di palme. In questa pagina: panoramica sulla penisola della Caravelle. Dal XVII secolo in poi, con l’arrivo dei colonizzatori francesi, la foresta tropicale che ricopriva buona parte della Martinica ha pagato un pesante tributo allo sviluppo dell’agricoltura intensiva, in particolare della canna da zucchero, e all’urbanizzazione. L’estremità di questa penisola è in parte sfuggita ai disboscamenti grazie alla sua posizione geografica,


protesa verso l’Oceano Atlantico, che la rendevano particolarmente vulnerabile agli uragani. L’abbandono dello sfruttamento intensivo dei campi di canna da zucchero e la creazione, nel 1976, di un’area naturalistica hanno successivamente permesso alla foresta di riprendersi i propri spazi. Oggi con oltre 150 specie vegetali caratteristiche delle Piccole Antille e innumerevoli sentieri da percorrere a piedi, la riserva della Caravelle richiama gli amanti della natura di tutto il mondo. Le sue baie inoltre sono un punto di riferimento per i surfisti.


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A sinistra: il tratto di foresta tra Le Précheur e Grand Rivière. Questa parte dell’isola è priva di strade. Si può percorrerla esclusivamente a piedi lungo un sentiero che attraversa diversi tipi di vegetazione e porta ad alcune baie tra le più belle e selvagge dell’isola. La principale attrazione naturalistica della foresta è data dalla presenza dell’endemica migale, un ragno dalle caratteristiche zampe vellutate, che può raggiungere la lunghezza di 15 cm. Il suo morso è doloroso, ma non pericoloso per l’uomo. Sotto: una delle numerose specie di colibrì presenti nelle foreste della Martinica. Il colibrì è l’uccello più piccolo al mondo ed in natura ne esistono 334 specie. Il più piccolo in assoluto è il colibrì Elena che pesa solo 1,6 grammi per una lunghezza di 5,7 cm, in buona parte occupati da coda e becco. Per i suoi colori fantasmagorici, volo acrobatico e una spiccata aggressività, questo uccello veniva adorato dalle civiltà precolombiane, che in esso vedevano la reincarnazione dei guerrieri morti in combattimento e la manifestazione in terra del Dio Sole.

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Le rovine dell’antica distilleria di rhum dell’Anse Latouche, a St. Pierre, oggi sono state trasformate in giardini botanici con molte specie di cactus. La cittadina di St. Pierre venne fondata dall’avventuriero e commerciante francese Pierre Belain d’Esnambuc nel 1635 e fu il primo insediamento francese in Martinica. Nel corso della sua storia St. Pierre venne 86


completamente distrutta nel 1780 da un uragano, che produsse una tempesta con onde alte 8 m. che inondarono la città uccidendo 9.000 persone. Nel 1902 l’eruzione del vulcano di Mount Pelée inflisse un disastro ancora maggiore, uccidendo 30.000 abitanti, praticamente l’intera popolazione della città. 87


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Pagina precedente: case padronali immerse nei prati e campi di canna da zucchero che dominano la baia du Galion. Qui sopra: l’Habitation Clément a Le François. La magione è la sede storica del rhum Clément ed è situata al centro delle piantagioni di canna da zucchero della famiglia. Oggi vi si può visitare l’antica distilleria di rhum agricole trasformata in museo e circondata da un magnifico giardino botanico. A una decina di km dall’abitazione è ancora attiva la nuova distilleria.

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Il rhum agricole è il termine francese per designare il rhum prodotto pressando direttamente la canna da zucchero fresca, invece della melassa con cui è realizzato normalmente questo distillato. Il rhum agricole è prodotto principalmente nelle isole caraibiche, che furono colonie francesi come Haiti, o sono tuttora Territori d’Oltremare, come Martinica e Guadalupa. In Martinica esistono 14 distillerie che producono rhum agricole. Tra le principali vi sono Clément e Saint James.

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In queste pagine e nella successiva: trascurate dagli Spagnoli, perché ritenute troppo piccole e abitate da indigeni ostili, le Antille Orientali furono frequentate e occupate da francesi, olandesi e inglesi. Nel 1635 Pierre Belain d’Esnambuc, assieme ad altri 150 coloni francesi, creò il primo insediamento stabile fondando la città di Saint Pierre. I francesi vi introdussero la coltivazione della canna da zucchero su larga scala, disboscando il territorio per creare gigantesche piantagioni. Con la canna da zucchero iniziò anche la produzione di rhum e oggi l’isola è disseminata da ruderi di vecchie distillerie abbandonate. Una volta tagliata, la canna veniva poi trasportata alle distillerie a bordo di trenini azionati da motori elettrici, come quelli nelle foto di queste pagine, esposti come cimeli nei giardini dell’ Habitation Clément.

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In passato la distillazione di rhum prevedeva la produzione di un liquore particolarmente forte e aggressivo, da poter essere venduto a cifre contenute ed essere consumato dagli strati più poveri della popolazione. Nel XIX secolo la Commissione Reale di Sviluppo Spagnola offrì un premio per il miglioramento del prodotto, in modo da poterlo vendere anche ai più ricercati palati della crescente borghesia. Si introdussero nuove tecniche di distillazione, che prevedevano il filtraggio con il carbone vegetale, si coltivarono diversi ceppi di lievito e si iniziò ad invecchiare il distillato in botti di quercia americana. Tutto questo rese il rhum una bevanda più dolce e gradevole. Ispiratore di molte di queste innovazioni, fu il catalano Facund Bacardi i Massò, che si trasferì a Cuba nel 1843, e una ventina di anni più tardi fondò la distilleria che porta il suo nome, Bacardi, oggi famoso in tutto il mondo.

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Con un decreto del 1996 il rhum francese prodotto in Martinica, che viene estratto dalla distillazione di succo fresco di canna e chiamato rhum agricole, ha ottenuto la denominazione di origine controllata AOC Martinique.

La Martinica è l’unica isola di tutti i Caraibi ad avere un marchio d’origine e i rhum commercializzati con questo marchio devono corrispondere a uno specifico territorio di produzione, un certo tipo di canna da zucchero, e un processo di estrazione del succo, di fermentazione, distillazione e invecchiamento certificati. Il rhum prodotto con questo procedimento si presenta con aromi particolarmente fruttati e floreali.

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La Martinica è un’isola di origine vulcanica, che si trova lungo la faglia di subduzione, dove la placca nord-americana si infila sotto quella caraibica. Le rocce più antiche sono formate da lave solidificatesi 24 milioni di anni fa. Sull’isola sono presenti diversi vulcani spenti e un unico vulcano tuttora in attività, il Mount Pelée, che fu protagonista di svariate devastanti eruzioni con migliaia di vittime. Il Rocher du Diamnt (nella foto) che si erge solitario all’estremità meridionale dell’isola, è la parte emersa della caldera di un antico vulcano. 101


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Saint James, assieme a Clément, è uno dei marchi storici del rhum agricole della Martinica. La prima distilleria venne creata nel 1765 dal reverendo e sapiente alchimista Edmond Lefébure, Superiore del convento dei Frères de la Charité. La produzione iniziale doveva soddisfare i bisogni dell’ospedale di Saint Pierre, perché a quei tempi si credeva che il rhum aiutasse a curare malattie come polmoniti e altre patologie di cui non si conoscevano rimedi. Successivamente la produzione fu indirizzata verso utilizzi più commerciali e Padre Lefébure decise di dare al proprio prodotto il marchio St. James, dal nome di un ammiraglio inglese che aveva vissuto in Martinica. Questo per cercare di renderlo popolare anche tra i coloni provenienti dalla Nuova Inghilterra, dove l’importazione di rhum era vietata.

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I villaggi della Martinica sono caratterizzati da edifici in legno come la chiesa di Les Anses d’Arlets (a sin.) o il municipio di St. Pierre (a destra). St.Pierre fu il primo insediamento stabile francese in Martinica e per molti anni ne fu la capitale, fino alla disastrosa eruzione del 1902 che uccise l’intera popolazione a esclusione di un carcerato, Auguste Cyparis, salvato dallo spessore dei muri della sua cella. I primi coloni francesi erano in buona parte Ugonotti che, in queste lontane colonie, potevano godere di maggior libertà di culto rispetto alla madre patria. Questo fino all’Editto di Fontainebleau emesso nel 1685 da Luigi XIV, in cui revocava il precedente Editto di Nantes, che garantiva libertà di culto ai protestanti francesi. Da allora ricominciarono le persecuzioni anche in Martinica e quasi tutti gli Ugonotti si rifugiarono nelle colonie britanniche dei Caraibi. Pagina seguente: un raggio di luce intenso sul cimitero del villaggio di Le François, che ha ospitato nel 1991 il secondo summit franco-americano tra Bush e Mitterrand, dopo la guerra del Golfo.

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In alto a sinistra: il monumento in ricordo della tratta degli schiavi all’Anse Canard. Come tutte le colonie del Nuovo Mondo, la Martinica non sfuggì alla piaga che strappò all’Africa molti dei suoi abitanti. L’introduzione della cultura della canna da zucchero richiedeva molta mano d’opera, possibilmente a bassissimo costo. Le piantagioni di canna da zucchero divennero in tutta l’America Latina, sinonimo di tratta negriera. Per svilupparla su larga scala nelle proprie colonie, Luigi XIV favorì lo sviluppo della tratta a partire dal 1670 (fino ad allora nelle Piccole Antille era stata praticata in quantità limitate, principalmente dagli Olandesi), e il numero di schiavi presenti in Martinica aumentò a dismisura in pochi decenni. Sotto e di fianco: molte abitazioni tradizionali in legno sono state trasformate in eleganti resorts per turisti. Anche le vecchie botti di quercia americana, utilizzate per l’invecchiamento del rhum, si sono trasformate in ricercati elementi di arredo.

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Le competizioni di canoe provviste di vela hanno una lunga tradizione in Martinica. Un tempo le regate si disputavano a bordo di gommiers, imbarcazioni utilizzate per la pesca, che prendevano il nome dall’albero con cui erano costruite, il ficus elastica conosciuto anche con il nome di caoutchouc. Con la progressiva deforestazione dell’isola e la quasi scomparsa di questi alberi, i gommiers vennero sempre più sostituiti dalle yole, barche leggere dalla forma affusolata, con una vela quadrata. Le yole-ronde, tipiche della Martinica, non hanno sedili interni, ma una serie di lunghi bastoni, dove l’equipaggio si posiziona fuoribordo per bilanciare l’imbarcazione durante la navigazione.

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Il Tour de la Martinique con le yole-ronde è la manifestazione sportiva più importante e seguita della Martinica. Si svolge in 7 tappe intorno all’isola, per una lunghezza di 110 miglia marine, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. La prima edizione venne organizzata nel 1984 da George Brival. Vi parteciparono 8 equipaggi e ottenne un enorme successo. Da allora viene riproposta ogni anno, diventando sempre più popolare. La competizione richiama spettatori da tutta l’isola e molti seguono i concorrenti a bordo di motoscafi, per sostenere i propri beniamini. I vincitori diventano una sorta di eroi nazionali. Il giorno della conclusione nella capitale Fort de France si svolge una grande festa con canti e danze che continuano per l’intera giornata. Pagina successiva: evoluzione di kite surf nella baia privata del lussuoso hotel di Cap Est.

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Le popolazioni indigene, che si erano opposte con le armi alla penetrazione dei coloni europei, vennero praticamente sterminate o deportate. Successivamente la Martinica vide l’arrivo di molti schiavi africani da utilizzare nelle piantagioni di canna da zucchero. Il taglio e il trasporto della canna erano lavori molto duri e necessitavano continuamente di mano d’opera fresca. Nel 1848, alla vigilia dell’abolizione della schiavitù, la popolazione della Martinica era composta da 9542 bianchi, 38.729 ex schiavi che avevano potuto riscattarsi e 72.859 schiavi. Per questo motivo oggi la popolazione dell’isola è costituita in gran parte da abitanti dalle lontane origini africane.


Così come la popolazione è in buona parte di origine africana, anche le tradizioni, la cultura e la musica, sebbene plasmate da secoli di ostracismo, risentono fortemente dei ritmi e delle credenze della grande madre Africa. In campo musicale lo Zouk, che negli anni ‘80 è diventato molto popolare anche in Europa grazie a successi di orchestre come Kassav, è un tipico esempio di contaminazione tra i ritmi africani e le melodie della musica popolare europea.


Pur essendo un Territorio d’Oltremare francese, la Martinica deve il proprio nome a Cristoforo Colombo, che vi sbarcò nel 1502 durante il suo quarto viaggio verso le Indie Occidentali (anche se questo dato non è storicamente certo). Prima di lui però vi era passato un altro navigatore spagnolo, Alonso de Ojeda, e un geografo della sua spedizione chiamò l’isola Madinina - l’Isola delle Donne – dal nome di un’isola mitica degli indigeni Tainos di Hispaniola. Spaventato dalla nomea di selvaggi antropofagi degli indigeni, Colombo non si interessò più dell’isola, ma ne cambiò il nome in Martinica, in onore del suo santo patrono, San Martino.


INFO UTILI

LINGUA La lingua ufficiale è il francese, ma gran parte della popolazione composta per l’87% da persone di colore di origine africana o mulatte parla il Creolo, una lingua che mischia il francese con una serie di idiomi caraibici e africani. Il Creolo delle Antille è derivato da quello di Haiti, ma mantiene alcuni tratti distintivi che lo rendono riconoscibile. Ecco un esempio di Creolo Antillano comparato con il Francese: Francese - Nous sommes créoles, et donc nous parlons créole. Creolo - Nou sé Kréyol, kidonk sé kréyol, nou ka palé.

a martedì denominati Jours Gras (Giorni Grassi). Samedi Gras è il giorno dedicato all’uscita delle “Regine” nominate nei vari villaggi dell’isola dagli abitanti. Dimanche Gras è il giorno dedicato alla presentazione del Vaval, una sorta di maschera gigantesca che in genere rappresenta un avvenimento che ha segnato l’anno. Lundi Gras gruppi di persone percorrono a piedi i centri abitati svegliando la popolazione e invitandola a uscire di casa in pigiama per unirsi alla baldoria generale. Mardi Gras è il giorno culminante del Carnevale e quello che vede la maggior partecipazione popolare. La gente si veste in rosso, si mette in testa delle corna di bue per rappresentare dei diavoli e sfila per le strade festeggiando, ma allo stesso tempo terrorizzando le altre persone.

MANIFESTAZIONI Il Carnevale della Martinica è nato dall’incontro delle culture europee con quelle africane. Le manifestazioni iniziano nei week end successivi all’Epifania e terminano in concomitanza con il nostro Carnevale. I giorni principali sono quelli da sabato

Il Tour delle Yole-Ronde (imbarcazioni a vela tipiche della Martinica) è la principale manifestazione sportiva della Martinica. Gli equipaggi partecipanti circumnavigano l’isola in 7 tappe per un totale di 110 miglia marine. Nel 2016 si svolgerà dal 31 luglio al 7 agosto.

Foto e testi di Bruno Zanzottera COME ARRIVARE Air France effettua voli giornalieri da Parigi Orly (1h e1/2 da CDG) per Fort de France con tariffe a partire da 535 € (feb/mar) e 735 € (lug/ago).


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| GIOIELLI DI GELO E BRINA.

Un giorno di gelo. Il silenzio dei campi vicino a casa. Non occorre andare lontano per viaggiare nella vita. E vederla galleggiare immobile, sorpresa dal ghiaccio e sospesa tra i suoi cristalli.

ITALIA

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Nelle notti serene, quando la terra irradia l’ultimo calore del giorno, rami, arbusti, foglie, fili d’erba si inghirlandano per diventare gioielli orlati e ricamati da cristalli di ghiaccio, che durano poche ore. Spettacoli meravigliosi, quando le gocce d’acqua sospese ghiacciano appena toccano oggetti solidi. La magia di un bosco innevato o di un torrente che imprigiona foglie e rami, con le loro forme e striature, ripaga lo sforzo della sveglia all’alba. L’inverno, alle nostre latitudini, è ricco di spunti che non sfuggono un buon osservatore dal passo lento. Trine, pizzi, ricami che la storia delle gocce d’acqua immobilizza in un luogo senza tempo. Atmosfere, luci, paesaggi, dettagli che hanno affascinato anche i poeti, John Pollard in particolare, che ha scritto: “Il ghiaccio è acqua che è rimasta fuori al gelo e si è addormentata”. Vittorio Giannella

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[…]La terra stanca sotto la neve, dorme il silenzio di un sonno greve, l’inverno raccoglie la sua fatica, di mille secoli, da un’alba antica. […] Un altro inverno tornerà domani cadrà altra neve a consolare i campi cadrà altra neve sui camposanti. Da “ Inverno” di Fabrizio De Andrè.


Già matura la foglia pel sereno suo distacco discende nel cielo sempre verde dello stagno. Nel calmo languore della fine, l’autunno s’immedesima. Dolcissima la foglia s’abbandona al puro gelo. Sott’acqua con incessanti foglie va l’albero al suo dio. “Albero autunnale” di Jorge Guillen Orfeo


Desiderio delle tue mani chiare nella penombra della fiamma: sapevano di rovere e di rose; di morte. Antico inverno. Cercavano il miglio gli uccelli ed erano subito di neve; così le parole. Un po’ di sole, una raggera d’angelo, e poi la nebbia; e gli alberi, e noi fatti d’aria al mattino. “Antico inverno” di Salvatore Quasimodo

Un albero nudo fuori della mia finestra solitario leva nel cielo freddo i suoi rami bruni: il vento sabbioso, la neve e il gelo non possono ferirlo. Ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia, da quei rami nudi indovino il verde che verrà. “L’albero nudo” di Wuang Ya Pung


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Fili neri di pioppi fili neri di nubi sul cielo rosso e questa prima erba libera dalla neve chiara che fa pensare alla primavera e guardare se ad una svolta nascono le primule. Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri – la nebbia addormenta i fossati – un lento pallore devasta i dolori del cielo. Scende la notte – nessun fiore è nato – è inverno – anima – è inverno. “Inverno” di Antonia Pozzi

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GHIACCIO Avresti dovuto vedere che sottile la lastra di ghiaccio. E che vita racchiusa nel gelo che scolpiva di silenzio le sponde. 134


Non eri tu trafitta in questo acquario immobile? Non era tuo il bisbiglio delle canne incurvate? E le orme sfarinano in un deserto bianco. Da: “30 anni rincorrendo parole� di Federico Klausner 135


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Felicità raggiunta, si cammina per te su fil di lama. Agli occhi sei barlume che vacilla, al piede, teso ghiaccio che s’incrina; e dunque non ti tocchi chi più t’ama. […] Da “Felicità raggiunta, si cammina” di Eugenio Montale

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Il tempo da principio fu bello, calmo. […] Ma quando nel bosco si fece buio e soffiò da oriente un vento freddo e penetrante, tutto tacque. Sulle pozzanghere si allungavano degli aghetti di ghiaccio. Il bosco divenne squallido, solitario. Si sentì l’odore dell’inverno Da “ Racconti – Lo studente” di Anton Cechov

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Sui campi e su le strade, silenziosa e lieve, volteggiando, la neve cade. Danza la falda bianca ne l'ampio ciel scherzosa, poi sul terren si posa, stanca. In mille immote forme, sui tetti e sui camini, sui cippi e sui giardini, dorme. Tutto d'intorno è pace; chiuso in oblio profondo, indifferente il mondo tace. “La danza della neveâ€? di Ada Negri

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Da Canterbury a Roma la via medievale dei pellegrini continua a essere percorsa e a emozionare. Le antiche mappe sono state sostituite da GPS, waypoint e App, ma lo spirito non è cambiato.

VIA FRANCIGENA | LA LUNGA STRADA DEI PELLEGRINI.

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Foto di apertura: la bicicletta Graziella del responsabile all’ospitalità ai pellegrini, che arrivano a Tromello, dipinta con i colori della bandiera italiana. A sinistra: la targa posta nel paese di Santa Cristina, dedicata ai pellegrini sulla Via Francigena, donata da papa Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo da lui voluto. Sotto: Palestro e la chiesa di San Martino sono la prima tappa, in provincia di Pavia e in Lombardia, sulla via Francigena per i pellegrini provenienti dal Piemonte.

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Pagina precedente: la via Francigena per un fotoreporter può essere anche un’incredibile scoperta. In un paesino sulla via Francigena, in un piccolo posto di sosta e ristoro si sono incontrate due persone speciali: un albergatore di altri tempi, collezionista di migliaia d’immagini sacre, e il fratello di Paolo Borsellino che stava percorrendo la via Francigena sino a Roma chiedendo in questo suo personale pellegrinaggio il ritrovamento della famosa “Agenda Rossa” che aveva con sé Paolo quando fu ucciso nella strage in via D’Amelio. Questo è il bellissimo scritto che Salvatore Borsellino ha lasciato sul suo nobile passaggio all’albergatore di quella notte. Qui sotto: due pellegrini francesi, vestiti con abiti antichi, arrivano a Pavia diretti in Duomo. A fianco: Pavia. Un bimbo sul suo monopattino al ponte coperto sul fiume Ticino, simbolo di Pavia e porta principale dei pellegrini che attraversano la città.

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Pagina precedente a destra: da Santa Cristina al guado sul fiume Po ci sono numerosi e ben segnalati tratti in sterrato, che attraversano belle campagne e boschi della zona.

Nelle doppia pagina precedente: la via Francigena ” La strada che proviene dal regno dei Franchi “ fu descritta, nel suo diario al ritorno dalla Città Santa, per la prima volta da Sigerico, arcivescovo di Canterbury che la percorse in 79 tappe. Tra le più importanti 3 furono in provincia di Pavia. Era l’anno 990 d.C. ma quella via affascina pellegrini di tutto il mondo anche ai nostri tempi.

Qui sopra: per colazione un caffè e immagini sacre per non dimenticare il senso del viaggio di un pellegrino. A fianco: “ora et labora”, il motto benedettino, è stato adottato dai pellegrini che, nella provincia di Pavia, trovano il frutto del lavoro di contadini e artigiani locali. Dal riso, che vede la provincia di Pavia come uno dei massimi produttori d’Europa per quantità e qualità, ai prodotti di nicchia come le famose Offelle di Parona, frutto di un’antica e segreta ricetta.

Pagina precedente a sinistra: Pavia. La Chiesa di San Teodoro, che sorge nella parte più antica della città, è del XII secolo in stile tardo romanico. All’interno un affresco rappresenta come doveva apparire ai pellegrini Pavia, “ la città delle cento torri “ nel 1525. L’affresco è attribuito a Bernardino Lanzani, seguace del Bergognone.

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Mortara. (PV). Lungo la via Francigena si trovano chiese di grande bellezza come la basilica di San Lorenzo, in stile gotico, costruita tra il 1375 e il 1380, che racchiude veri capolavori.

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Una delle soste obbligate per i pellegrini che arrivano a Mortara è l’Abbazia di Sant’Albino, sede di tappa, dove i pellegrini ricevono il timbro del passaggio.

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Doppia pagina precedente: Pavia, una vista del fiume Ticino in inverno, alle prime luci del mattino dal ponte coperto. La strada dei pellegrini, per chi ama la fotografia, nei mesi invernali dà il meglio, offrendo spunti fotografici di grande suggestione. In questa pagina: Garlasco. Il Santuario della madonna delle Bozzole è il luogo di culto più importante della provincia di Pavia e accoglie tutte le settimane migliaia di pellegrini, provenienti da ogni parte del mondo. La prima cappella del santuario fu costruita alla fine del 1400, dopo l’apparizione della Madonna sopra una pianta di biancospino, a una bambina sordomuta che riprese a parlare e a sentire. Il santuario è famoso anche per le “ Preghiere di liberazione” messe che si tengono una volta la settimana, contro il malocchio e le possessioni.

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Pavia. La Basilica di San Michele Maggiore è il luogo di culto piÚ amato dai pellegrini che transitano in città . Dedicata a San Michele Arcangelo, fu costruita originariamente sul luogo della Cappella del Palazzo reale nel periodo Longobardo e fu terminata nel 1155. 168


La facciata è in fragile arenaria ocra, che al tramonto assume un fantastico aspetto dorato. All’interno numerosi affreschi di pregio, uno splendido altare risalente al 1383 e, sotto, un’antica cripta. 169


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Pagina precedente: un lungo tratto della via Francigena costeggia il fiume Ticino regalando belle visioni di paesaggi con varie coltivazioni. Sopra: un pellegrino sulla via Francigena, porta con sĂŠ i simboli e la bandierina del paese di provenienza.

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Un pellegrino controlla la mappa, prima di lasciare la strada asfaltata e incamminarsi tra splendide risaie e sentieri sterrati, che accompagnano lungo il fiume Ticino. Il tratto pavese della via Francigena va da Palestro a Lambrinia, attraverso 22 comuni per un totale di 126 km circa, percorribile in auto, bici o a piedi.

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Belgioioso (PV). Come gli antichi pellegrini e con tanto spirito di avventura, la famiglia di Charles, moglie, quattro figli, un cavallo e un calesse da loro costruito, è partita da Chambery, il 9 luglio 2015, diretta a Roma. Charles prevedeva circa1000 km e trenta giorni di viaggio. Sul calesse aveva anche sacchi di farina per fare il pane.

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Con il calesse seguirà la strada asfaltata attraverso Palestro, Robbio, Mortara, Tromello, Garlasco, Zerbolò, Pavia, Belgioioso, San Zenone al Po Lambrinia. La stessa delle auto, ma a un ritmo più lento. Pagina successiva: la via Francigena, nei 126 km in cui attraversa la provincia di Pavia, può essere un’interessante meta per gli appassionati di fotografia soprattutto nel periodo invernale, tra romantiche nebbie, che avvolgono campi e boschi rendendoli metafisici, e incontri inaspettati di due pastori immersi nel loro mondo bucolico.

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Breme (PV). Uno dei prodotti di nicchia dei contadini della provincia di Pavia (insieme al riso, l’asparago bianco di Cilavegna e la zucca Bertagnina di Dorno) è la cipolla rossa di Breme. Sono tutte eccellenze del territorio presentate al recente EXPO 2015 di Milano, dedicato al tema “Nutrire il pianeta ”.

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Il sindaco di Breme Francesco Berzero con “ l’oro di Breme”: una cipolla rossa dal gusto insolitamente dolce. A Breme ci sono anche una bellissima Abbazia e un’antica cripta da non perdere.

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La cascina Kiriè nei dintorni di Confienza ha visto soggiornare Silvana Mangano e gli interpreti di “Riso Amaro”. Il famoso film di Giuseppe De Santis è uno dei capolavori del neorealismo italiano e ha usato queste quinte naturali di campi e risaie come set di quell’antico mondo contadino. Un film indimenticabile selezionato tra i 100 film italiani da salvare.

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Tromello (PV). L’attestato del pellegrino e il timbro-sigillo nel posto tappa di Tromello è consegnato dal sig. Giancarlo Bindolini, che da anni, a cavallo della sua bici Graziella dipinta con il tricolore e la scritta via Francigena (vedi la foto in apertura del reportage), va incontro ai pellegrini sullo sterrato che proviene da Mortara, offrendo loro accoglienza, ristoro e simpatia, che rimarrà tra i ricordi più belli dell’ospitalità ricevuta in Italia.

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Pellegrini diretti alla località “ Il Guado “ dove ad attenderli troveranno un odierno Caronte per l’attraversamento del fiume Po.

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Alla località “ il guado “ di Orio Litta una famiglia partita dalla Val di Susa in Piemonte si è fissata appuntamento per un commovente abbraccio. Il padre aveva avuto problemi a un ginocchio e non poteva seguire la moglie e la figlia sino a Roma, come in un precedente pellegrinaggio sulla via Francigena.

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Danilo Parisi con la sua barca chiamata non a caso Sigerico è il moderno “ Caronte” che porta dalla sponda lombarda del fiume Po a quell’Emiliana i pellegrini in viaggio sulla via Francigena.

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INFO UTILI Foto e testi di Graziano Perotti

Per tutte le informazioni utili sulla via Francigena e le tappe che attraversano la Provincia di Pavia. Road book per biciclette.

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UN giornalista AL MESE

In questo numero vi presentiamo la nostra giornalista Silvan “Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole. (Charles Baudelaire) Quale area del mondo preferisci e perché. Con i gusti abbraccio l’intero mappamondo. Ma ho una leggera preferenza per l’Oriente. Perché si accorda meglio con la mia filosofia di vita e di pensiero, con i colori e i profumi che mi piacciono. E perché l’Oriente, ancora oggi, ha un’aura mistica che mi attrae.

Come hai iniziato questo lavoro? Andando indietro nel tempo (ma molto indietro), scrivevo per il giornalino della scuola e, guarda caso, proprio di viaggi. Dal giurassico ai tempi più recenti, ho cominciato a scrivere per un mensile di musica, a seguire sono passata in Rusconi Editore collaborando per varie testate, poi mi sono occupata di inserti di gastronomia, e via via fino a oggi.

Quattro aggettivi che ti descrivono come persona e come giornalista. Curiosa, caparbia (in tutte le sue declinazioni), entusiasta, audace. Cosa significa per te viaggiare? Assecondare la mia natura nomade. Ma, prendendo in prestito una frase tra le tante sui viaggi che mi piacciono, cito:

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Scrivi in viaggio o quando torni? E quando sei via quale supporto usi (carta o digitale)? In viaggio osservo, prendo appunti, fermo immagini, scrivo pagine di diario, tutto rigorosamente sui miei quaderni di carta... volevo essere Bruce Chatwin (ndr). Poi, quando torno, mi metto al computer. Però ho una sottile invidia per quelli che riescono a mettere giù il pezzo mentre tornano in aereo o addirittura già nella stanza di albergo.


Se esiste, qual è il tuo reportage dei sogni? Si, è strano, ma pur detestando fortemente la guerra, mi piacerebbe un reportage sul fronte o nelle zone calde. Una roba da Premio Pulitzer insomma... Cosa mette in valigia un giornalista di viaggio? Cosa non deve mancare? Aiuto questa è una domanda che davvero scotta. Io non so fare le valigie. Le carico sempre di cose inutili che penso mi possano servire. Invece bisognerebbe partire leggeri come farfalle e con la borsa di Mary Poppins. A me non devono mai mancare i quaderni, le biro, la macchina fotografica, il mio foulard tutto fare, la crema idratante e gli occhiali da sole. Quando viaggi per fare un servizio, preferisci muoverti in gruppo o da solo/a? Muovermi in gruppo proprio non mi piace. Penso che il numero giusto sia due persone, al massimo tre. Altrimenti ci sono troppi limiti da rispettare.

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NUMERI


One mine One life Three heroes project Cambodia

In vendita il portfolio di 4 foto del reportage di Graziano Perotti in una elegante copertina, per una offerta minima di 15 â‚Ź spese di spedizione incluse. Quanto raccolto sarĂ devoluto in beneficienza alle organizzazioni di assistenza citate.

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cuore GERMANIA Hopper in Friesland.

corpo gusto EGITTO Una sottile linea d’azzurro.

ITALIA Basilicata, forti sapori.

FRANCIA Camargue, spazi immaginari.

Il Brasile che non ti aspetti

mente natura

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