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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Maddalena De Bernardi redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: Vittorio Giannella | Seychelles Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 2
EDITORIALE
5 GIUGNO LA GIORNATA DELL’AMBIENTE Il 5 giugno si celebra in tutto il mondo la giornata dedicata all’Ambiente, proclamata nel 1972 dall’Onu durante la conferenza di Stoccolma, a margine della Dichiarazione sui principi per la protezione dell’ambiente e per lo sviluppo e delle relative raccomandazioni di attuazione. A seguito della conferenza fu anche istituito l’UNEP (United Nations Environment Programme) con sede a Nairobi, in Kenya. Ogni anno Il tema cambia: l’anno scorso fu “Sette miliardi di sogni. Un pianeta. Consumare con moderazione”, nel 2014 fu la salvaguardia dei piccoli stati insulari contro i rischi del riscaldamento globale. Quest’anno il tema è la lotta al commercio illegale di animali selvatici e di avorio, allo scopo di proteggere la fauna più a rischio. Come gli elefanti, i rinoceronti e altre specie la cui sopravvivenza è gravemente minacciata dai bracconieri, che solo quest’anno in Africa hanno massacrato oltre 20.000 esemplari di elefanti, su una popolazione stimata di 500.000, e oltre 1.200 rinoceronti, per impossessarsi dell’avorio delle loro zanne e dei corni. A parte ogni considerazione etica, è anche una attività miope, che danneggia gravemente la collettività a vantaggio di pochi singoli. Il WWF, cifre alla mano, sostiene che proteggere la biodiversità è un investimento economico estremamente redditizio. Gli animali selvaggi sono fonte di guadagno: 500.000 dollari solo con il turismo dei leoni e 450.000 con quello dei gorilla. Se invece si considera la vita estremamente lunga 3
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degli elefanti, uno studio comparato sul turismo loro dedicato in Kenya, Tanzania, Zambia e Sudafrica ha valutato in 23.000 dollari all’anno la resa in media di ogni pachiderma. Cioè 1,6 milioni di dollari in tutta la sua vita, 76 volte quello che rende un elefante abbattuto. Lo stesso discorso vale per gli abitanti degli oceani, dove squali e balene sono vere slot machine. Secondo l’Istituto australiano di Scienze Marine, nel corso della sua vita ogni squalo genera un indotto turistico di quasi due milioni di dollari grazie agli appassionati subacquei. Le sue pinne sulle tavole dei cinesi, pur vendute a caro prezzo, rendono infinitamente meno. Per quanto riguarda le balene, Il Whale watching, ha un fatturato globale di 2,1 miliardi di dollari all’anno e dà lavoro nel mondo a 13.000 persone, secondo le stime del’International Fund for Animal Welfare. Certo, alle dichiarazioni sulla protezione dell’ambiente devono seguire fatti concreti: in Kenya l’anno prossimo una compagnia cinese ultimerà una ferrovia lunga 600 km, che collegherà Mombasa, sulla costa, a Naivasha, sulla riva del lago omonimo, tagliando in due la riserva Tsavo e il National Park of Nairobi. Gli animali saranno costretti ad abituarsi al suo sconosciuto rumore e a passare tra i piloni dei viadotti creati per dare un minimo di continuità territoriale. Forse un progresso per il Kenya pagato però a caro prezzo dall’ambiente. Proprio in Kenya dove, come si diceva all’inizio, l’agenzia ONU per l’ambiente (UNEP) si è insediata.
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S O M M A R I O EDITORIALE di Federico Klausner seychelles
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Smeraldi sparsi su velluto blu Foto di V. Giannella e B. Zanzottera. Testi degli stessi autori e di F. Klausner
Gran Bretagna
Sai dov’é l’isola di Wight?
Foto e testi di Giovanni Tagini
NEWS
Italia
Come in un quadro di Monet
Foto e testi di Vittorio Giannella Italia
Rossi Modenesi
Foto e testi di Bruno Zanzottera
India
Departures / Partenze
Foto e testi di Monica Mietitore
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LEGENDA
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M E N T E C U O R E N AT U R A G U S TO CORPO
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Giovedì 16 giugno si celebrerà la Giornata Mondiale delle Tapas. I sapori della Spagna arriveranno anche in Italia durante una serie di eventi. Il programma non è ancora uscito, ma potete rimanere aggiornati sul sito ufficiale dell’Ente del Turismo Spagnolo.
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IN MARE
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Il Four Seasons Hotel Kyoto ha finlamente aperto le prenotazioni per soggiorni a partire dal 15 ottobre 2016. Il nuovo albergo gode di un’ubicazione privilegiata ai piedi del monte Higashiyama, nel distretto più vitale della città. Kyoto è nota per le sue quattro stagioni ben distinte e le bellezze naturali, che attirano visitatori tutto l’anno. L’hotel si trova a soli sette minuti dalla stazione ferroviaria. Info e prenotazioni
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IN VOLO
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| smeraldi sparsi su velluto blu
Perse in mezzo all’Oceano indiano, le Seychelles sono un incanto di mare e foreste, di montagne e biodiversità, di acque incontaminate e spiagge candide. E tutta l’allegria è espressa nel Carnevale.
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Foto di apertura e successiva: gli scogli dell’isolotto di St. Pierre emergono come un miraggio dalle acque turchesi e ricche di pesci del Parco Marino di Curieuse al largo dell’isola di Praslin. Un luogo ideale per lo snorkeling. L’isola di Curieuse è caratterizzata da una serie di formazioni di granito che si innalzano dalle foreste di mangrovie e che possono essere attraversate a piedi, lungo un sentiero sopraelevato in legno, per raggiungere la spettacolare Anse José, dove si trova una colonia di tartarughe giganti.
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La spiaggia di Grande Anse sull’isola di La Digue. L’isola prende il nome da una delle navi dell’esploratore francese Marc-Joseph Marion du Fresne, che raggiunse le Seychelles nel 1768 al comando di una flotta commerciale della Compagnia Francese delle Indie Orientali. Alcuni anni dopo l’imprudente du Fresne venne ucciso e cannibalizzato dai Maori in Nuova Zelanda, per aver violato un loro tabù religioso pescando in una baia dov’erano morti affogati alcuni membri della tribù. Sotto: bambini si lanciano dalle rocce granitiche della spiaggia di Port Launay, sull’isola di Mahé, la principale dell’arcipelago delle Seychelles.
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Formazioni di granito dalle forme bizzarre all’Anse de la Sourse à Jean, sull’isola di La Digue. Le Seychelles sono le uniche isole oceaniche in granito al mondo e le 14
pi첫 antiche di tutti gli oceani. I suoi scogli modellati dal mare e dal vento appaiono graffiati da un gigante. 15
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Pagine precedenti: una coppia di giovani sposi venuta a celebrare il proprio matrimonio alle Seychelles, dove ha scelto la spettacolare spiaggia di Anse de la Sourse à Jean, sull’isola di La Digue, come set fotografico e le formazioni di granito rosa sulla spiaggia di Anse Lazio sull’isola di Praslin.
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A fianco: spettacolari nubi temporalesche sulla spiaggia di Beau Vallon, sull’isola di Mahé. Sullo sfondo l’isola di Silohuette, oggi parco nazionale. Sotto: pesci volanti solcano il tratto di mare tra le isole di Praslin e Mahé
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Centoquindici schegge di granito sparpagliate nell’oceano Indiano, ancora cariche di una bellezza struggente e di una natura benevola come Anse Source d’Argent sull’isola di La Digue. Massi granitici scolpiti dall’incessante lavorio del mare in milioni di anni.
Qui il riflesso spontaneo è quello di congelare un attimo di magia destinato a scomparire 1/250 di secondo dopo: il tempo di uno scatto.
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Orme solitarie sulla stupenda spiaggia di Grand Anse a La Digue, che si raggiunge dopo una salutare pedalata. Per nuotare occorre fare attenzione alle forti correnti marine, come è segnalato da numerosi cartelli. Avvistate per la prima volta nel VII secolo dai navigatori arabi, nel 1600 le Seychelles diventarono base perfetta per i pirati che infestavano queste acque. Nel 1756 furono colonizzate ufficialmente dai francesi. Poche decine di coloni hanno sfruttato le braccia di migliaia di schiavi africani per coltivare piantagioni di cocco e spezie, ingredienti usati per profumare gli esotici piatti dei ricchi europei. Poi nel 1833, la liberazione con la firma di Londra, ma solo nel 1976 i seicellesi si liberano completamente dalle catene colonialiste europee, per diventare finalmente una repubblica autonoma.
Anse Royale Sun Bay. Interessante è la vicenda geologica delle Seychelles, avvenuta senza testimoni 650 milioni di anni fa, quando ebbe inizio la formazione del famoso granito grigio-rosa di Praslin, La Digue e Mahè. I continui slittamenti delle placche tettoniche cominciarono a frammentare questo vasto territorio e, quando 150 milioni di anni fa i dinosauri, per cause ancora poco chiare, si estinsero, le Seychelles erano già come le conosciamo oggi: briciole granitiche disseminate in migliaia di miglia marine, dove l’isolamento ha preservato questo patrimonio di biodiversità, orgoglio oggi dei suoi abitanti.
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La spiaggia di Vista do Mar all’estremità settentrionale dell’isola di Mahé, una delle migliori spiagge per il nuoto e lo snorkeling.
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Massi di granito a Carana Beach, Mahè. Bisogna prendersi qualche giorno per visitare l’isola di Mahè, la più grande dell’arcipelago e sede della capitale Victoria. Lunga 32 chilometri e larga 8, è l’unica in grado di far atterrare aerei di linea giganteschi carichi di turisti. Un filo d’asfalto costiero consente di raggiungere le decine di spiagge, molte delle quali dotate di tutti gli ingredienti giusti per una vacanza comoda ospitati nei numerosi resort, che sorgono proprio qui.
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Pagina precedente: ragazza della delegazione indonesiana durante la sfilata al Carnevale delle Seychelles. Ogni anno nella capitale, Victoria, si svolge il Carnaval Parade, 32
manifestazione che raduna artisti di tutto il mondo, per vivere una tre giorni di gioia e condivisione. L’ultimo si è tenuto il 23 aprile. 33
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Carri addobbati e maschere sfilano lungo la via principale della cittĂ sfiorando muri di gente eccitata, armata di macchine fotografiche e smartphone. In questa pagina: le acconciature del pubblico durante la sfilata delle varie delegazioni partecipanti al carnevale delle Seychelles.
La lenta processione dura tutto il sabato. Quest’anno è stata aperta dal carro dell’isola di Réunion e chiusa con l’ultimo carro dalla Cina.
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Al termine della festa, per recuperare le energie, i partecipanti sfiniti si accalcano alle decine di chioschi volanti, che offrono delizie locali.
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Danze della delegazione di Mauritius, lungo le vie di Victoria, durante il carnevale.
La sfilata delle delegazioni del Sudafrica (sopra) e del Vietnam (sotto). 40
Le delegazioni di Indonesia (in alto) e Cina (in basso) durante il carnevale delle Seychelles. 41
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Pagina precedente: un rappresentante dell’Indonesia, tra le delegazioni piÚ ammirate, con il suo ricchissimo costume alato, dorato e tempestato di (finte) gemme. In questa pagina: insieme alle delegazioni internazionali, come quella del Sudafrica (foto sotto), nel carnevale sfilano anche gruppi di figuranti estemporanei molto creativi, come i supereroi della foto in alto.
La delegazione dell’isola di RÊunion, ha scelto di travestirsi assumendo colori e forme di frutti tropicali.
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La Sooglossus gardineri conosciuta anche come Rana Pigmea delle Seychelles è con ogni probabilità la rana più piccola al mondo. Un esemplare adulto è più piccolo del pollice di un uomo. È un animale endemico delle foreste di Silohuette e Mahé e la si può incontrare all’interno del Parco Nazionale Morne Sechellois. Le femmine depongono le uova sotto le foglie cadute dagli alberi. Da queste ne escono le piccole rane già praticamente formate.
Dall’alto a sinistra e poi in senso orario: le gigantesche testuggini Aldabrachelys gigantea durante l’accoppiamento, sull’isola di La Digue. Sono rettili originari delle Seychelles e in particolare dell’atollo di Aldabra, dove vive la maggior parte della popolazione esistente (oltre 100.000 esemplari), oggi protetto dall’UNESCO. Un granchio rosso che vive tra le mangrovie
dell’isola di Mahé. Un verdissimo geco su un tronco d’albero. Un fasmide (Phasmatodea, dal greco phasma ‘fantasma’) comunemente chiamato insetto stecco. Caratterizzato dallo spiccato mimetismo, si nutre di foglie e può essere allevato in un terrario con adeguati controlli di temperatura e umidità dell’aria.
Il cuore verde dell’isola di Praslin racchiude rarità animali preziose come il merlo delle Seychelles, ormai ridotto a poche coppie tutte inanellate, che vivono anche nel piccolo isolotto di Cousin. Un metodo che consente di avvistarlo consiste nello spostare le foglie del sottobosco facendo rumore: nella maggior parte dei casi arriva incuriosito e facilitato nella ricerca del suo cibo preferito che vive sotto le foglie morte della foresta.
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Un francobollo raffigurante la testuggine gigante (Aldabrachelys gigantea). Molti francobolli delle Seychelles hanno come soggetto animali unici e rari dell’arcipelago e sono molto ambiti dai filatelisti di tutto il mondo. Pagina successiva: sull’isola di Praslin la valle di Mai rappresenta una bella fetta di quel 45% di territorio protetto gelosamente dalle autorità .
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Pagina precedente la foresta che ricopre buona parte dell’isola di La Digue. Sopra: geometria di una foglia di Palma di Fortune (o dalle foglie a ventaglio), che si adatta anche a temperatura abbastanza rigide e viene utilizzata per produrre fibre per resistenti tessuti. Nella valle di Mai a Praslin, luogo primordiale, ricco di fascino, la colonna sonora di fondo è il rumore di una piccola cascata e i frulli di ali dei pappagalli e colombacci.
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Una coppia di fetonti (Phaethon lepturus), dal caratteristico nastro di sottili piume bianche all’estremità della coda, in volo sopra le foreste del Parco Nazionale Morne Sechellois sull’isola di Mahé. Diffusi in tutte le Seychelles, questi uccelli preferiscono nidificare sulle isole più piccole e tranquille, per poter meglio proteggere le uova e i piccoli dai predatori.
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L’isola di Silhouette per molti riassume in sÊ tutte le Seychelles per la sua natura aspra e per gli abitanti, poche decine, che vivono ancora in modo molto spartano, coltivando pochi fazzoletti di terra strappati alla montagna e producendo copra. Per curarsi, fanno largo uso di erbe medicinali della foresta. Come Modestine, nella foto, mentre pesta un intruglio di erbe per curare la tosse di sua nipote.
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Una famiglia di abitanti dell’isola di Mahé torna a casa dopo una domenica pomeriggio passata al mare. Mahé è l’isola più grande delle Seychelles – 145 kmq, un terzo della superficie complessiva del Paese - e ospita 65.000 abitant, che per il 90% risiedono nella a capitale Vittoria.
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Pagina precedente: le nubi avvolgono le cime di granito e le foreste del Parco Nazionale Morne Sechellois sull’isola di Mahé, il più grande parco delle Seychelles, che si estende su una superficie di 3 ettari, pari al 20% della superficie dell’isola. Offre la possibilità di ammirare la natura, le sue particolari piante endemiche e straordinari panorami sull’oceano e su Victoria, la capitale più piccola del mondo. Sopra: l’incredibile panorama delle foreste e delle baie che si gode dal belvedere di Mission, nella parte orientale dell’isola di Mahé.
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Un sentiero ripido ma ben segnalato, porta nel cuore del Morne Seychellois National Park. Alberi incrostati di licheni danno rifugio a piccoli serpenti melanici innocui e a insetti di varie forme e colori. Qui la natura dĂ il meglio di sĂŠ. Nelle radure assolate, tra la foresta intricata a picco sul mare, si possono osservare le piante carnivore Nepenthes pervillei.
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Una casa immersa nel bosco sull’isola di La Digue. La Digue ha una popolazione di circa 2.000 abitanti, che vive in gran parte sulla costa occidentale nei villaggi di La Passe (collegato tramite traghetto a Praslin e Mahé) e La Réunion. L’isola ha una superficie di 10 km².
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Un altare dedicato al culto della Vergine nella foresta sull’isola di La Digue. La Digue è fronteggiata da un’estesa barriera corallina a oriente, in direzione dell’isola di Praislin, che determina la formazione di un’ampia laguna dalle acque basse. Sul lato opposto dell’isola, dove si trova la spiaggia di Grand Anse, la barriera è invece assente e la costa è battuta direttamente dalle onde oceaniche.
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La palma del coco de mer ha le due piante con i sessi separati. Secondo la leggenda, nelle notti di luna piena i tronchi si avvicinano per appassionati amplessi. Un geco che con gli occhi strabuzzati si prepara a pranzare con il polline dolce dell’organo maschile, che produce piccoli fiori gialli, e da pianta a pianta è uno dei vettori per la fecondazione “scientificamente provata”. La colonna sonora di fondo di questo luogo primordiale, ricco di fascino, è il rumore di una piccola cascata e i frulli di ali dei pappagalli e colombacci.
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Il frutto della palma femmina del Coco de Mer (Lodoicea maldivica), pianta endemica delle Seychelles di cui è diventata il simbolo. La palma arriva a superare i 20 metri d’altezza e può vivere oltre 200 anni. Molti esemplari sono concentrati sull’isola di Praslin nella Vallée de Mai, divenuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO e sull’isolotto di Curieuse. Il grande seme, che richiama il bacino femminile, arriva a pesare 20 kg, impiega 7 anni per giungere a completa maturazione e 28 per staccarsi dalla pianta. Ha nutrito la fantasia dei primi Arabi e navigatori che, alla vista di queste enormi “noci” galleggianti, pensavano provenissero da immensi alberi sottomarini, da cui il nome coco de mer. Dai botanici, invece, la Valle di Mai a Praslin, fu scoperta nel 1770. 67
Il fiore appariscente dell’albero del cannone così chiamato perché il frutto è perfettamente rotondo e ricorda molto, appunto, le antiche palle di cannone. Originario dell’India, produce frutti commestibili.
A destra: il tronco di una palma endemica delle Seychelles, comune sotto la volta umida della foresta, che protegge i suoi frutti armandosi di aculei mobili, per impedire la salita ai possibili “commensali”.
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In questa pagina e nella precedente Immagini del mercato del pesce di Victoria. Principale attrattiva della città, occorre recarvisi al mattino presto, quando i banconi sono ancora ricoperti da tantissime qualità ittiche. È un posto molto caotico, pieno di gente che contratta. I grandi volatili bianchi in agguato nei pressi dei banconi sono chiamati dai seicellesi Madame Paton e si nutrono degli scarti dei pesci. Accanto c’è l’imperdibile mercato delle spezie. Per entrambe Il giorno migliore con l’offerta più ampia di prodotti è il sabato: quando si può trovare davvero di tutto.
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Un venditore di noci di cocco ne apre una davanti alla sua abitazione, all’estremità settentrionale dell’isola di Mahé. L’acqua di cocco, contenuta al suo interno, è ricca di vitamine e di sali minerali. Contiene vitamina C e vitamine del gruppo B, oltre a calcio, potassio, ferro e magnesio e ha numerosi benefici effetti sull’organismo.
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Tempio induista a Victoria. È il luogo di culto della piccola comunità indù delle Seychelles, dove la maggior parte della popolazione professa il cattolicesimo, ed è liberamente accessibile anche ai turisti. È un tempio molto piccolo e coloratissimo, davvero suggestivo, tra incensi e fedeli raccolti in preghiera. Si trova nella piazza centrale dalla parte opposta al mercato.
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Una cerimonia all’interno del tempio induista di Victoria: un bramino celebra un rito con un candelabro.
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Le brezze fanno cadere i fiori degli alberi costieri, che ombreggiano le spiagge di Praslin ad Anse Kerlan e quando c’è la bassa marea si accumulano, creando suggestivi quadretti sulla sabbia bianca.
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Souvenir artigianali in vendita a La Passe, il villaggio sull’isola di La Digue, raggiungibile in pochi minuti con un barcone, che a orari stabiliti parte da Praslin. Qui le ore trascorrono scandite dalle campane dell’unica chiesetta, i bambini giocano con balocchi autocostruiti e gli abitanti sono abili artigiani del legno, che vendono ai turisti nelle numerose “boutique” al porto.
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Alcune prelibatezze delle Seychelles, realizzate partendo da prodotti freschi locali. Dall’alto a sinistra e poi In senso orario: carpaccio di red fish, comune nei mari dell’arcipelago, e verdure; gamberoni di La Digue infilzati su uno spiedo con crema di lime; medaglioni di manzo
speziati al caramello; costine di agnello alla crema di mango. Tutti i piatti sono del ristorante Old School a Praslin.
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Pagina precedente: Il pubblico che ha partecipato alla parata del carnevale delle Seychelles si rilassa prima del ritorno a casa. Sotto: le onde si infrangono sugli scogli di Anse Lazio di fronte al tramonto.
INFO UTILI Foto di Vittorio Giannella e Bruno Zanzottera testi di Vittorio Giannella Bruno Zanzottera Federico Klausner Quando andare La posizione dell’arcipelago delle Seychelles vicino all’Equatore e l’influenza dei venti Alisei rendono il clima di queste isole di tipo tropicale. Le temperature subiscono minime variazioni e sono gradevoli tutto l’anno, tra ii 28-30 gradi. Le stagioni alle Seychelles sono due: una da novembre ad aprile, più umida e piovosa con brevi acquazzoni e quasi mai cicloni. L’altra da maggio a ottobre con clima più secco e leggermente più fresco. Nei periodi di cambio, cioè aprile-maggio e ottobre novembre, il mare è calmo, perfetto per lo snorkeling e le immersioni e permette di ammirare la fantastica barriera corallina. Come arrivare La linea aerea nazionale, Air Seychelles, ha voli di linea diretti da Mauritius, Abu Dhabi e Sud Africa (Johannesburg) all’ Aeroporto Internazionale di Mahé. Qatar Airways, Etihad Airways ed Emirates hanno voli diretti per numerose destinazioni attraverso gli aeroporti intercontinentali di Dubai, Abu Dhabi e Doha. Altre linee aeree che hanno voli alle Seychelles sono la Condor/ Thomas Cook, Kenya Airways ed Ethiopian Airlines. I tempi di volo alle Seychelles sono relativamente corti: 10 ore da Londra, 8 e ½ da Roma, 6 e ¾ da Singapore, 2 e ½ da Mauritius, 4 e ½ da Johannesburg. Visti Non sono necessari visti d’ingresso. Bastano: passaporto valido per la durata del soggiorno, biglietto di ritorno o di partenza
dalle Seychelles, prenotazione alberghiera e denaro sufficiente. Il permesso vale un mese, ma può essere esteso fino a tre mesi e poi per ulteriori periodi di tre mesi alla volta per un massimo di dodici mesi, sempre mantenendo lo stato di turista. Vaccinazioni Nessuna obbligatoria, tranne quella contro la febbre gialla, se si proviene o si ha soggiornato in un Paese affetto da questa malattia, nei 6 giorni precedenti all’arrivo alle Seychelles. Moneta La rupia delle Seychelles. 1 SCR = 0.0067 €, 1 €= 15 SCR. Sono accettati US$, € tutte le principali valute internazionali. Le carte di credito sono generalmente accettate in tutte le Seychelles. Dove mangiare Un elenco dei migliori ristoranti delle Seychelles è sul sito dell’ Ente del turismo. Hotel e resort Non è vero che i resort delle Seychelles abbiano prezzi inavvicinabili. Una ampia rassegna di hotel, guesthouse e ville per (quasi) tutte le tasche è offerta dal sito Guida Seychelles. Avani Resort: affaccia su una splendida e tranquilla baia di Mahé. Offre camere grandi ed eleganti immerse nella natura. Info Carana Beach: sempre a Mahé, di nuova inaugurazione. La spiaggia su cui è situato è piccola e riservata, così come le villette, tutte vista mare, a disposizione degli ospiti. Raffinato ed esclusivo, è adatto a chi non ama la folla. Info Info Potete trovare tutte le informazioni sul sito ufficiale del turismo delle Seychelles.
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| COME IN UN QUADRO DI MONET
In primavera i monti Sibillini si coprono di fiori. Un tripudio di colori che avrebbe entusiasmato Il grande pittore Monet, padre dell’impressionismo. E come lui abbiamo voluto vederli.
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Ăˆ a partire da giugno che la primavera onora con il suo arrivo la Piana Grande di Castelluccio di Norcia: un bacino carsico di 7 chilometri per 3, compreso nel parco nazionale dei monti Sibillini a 1400 metri di quota. Quando i primi venti tiepidi accarezzano le vaste praterie avviene lo spettacolo della fioritura, con milioni di fiori che trasformano la piana in una gigantesca tavolozza colorata. Pagina precedente: sono decine i sentieri che permettono passeggiate rilassanti tra le multicolori fioriture primaverili, come in un quadro impressionista di Claude Monet.
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Sulla piana c’è anche la possibilità di organizzare gite a cavallo per sfiorare campi di fiordalisi e papaveri. A 1450 metri non può sopravvivere il nemico numero uno delle lenticchie: il tonchio. Per questo i contadini non hanno mai utilizzato pesticidi e a giugno le piantine di lenticchie non subiscono alcun danno dal prosperare di piante infestanti. Ecco svelato il semplice segreto dei magici colori della piana: mai nessuno ha utilizzato diserbanti.
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Questa pagina e precedente: la mattina, a 1450 metri, l’aria è frizzante, ma è indispensabile alzarsi presto per assistere alla suggestiva danza delle nebbie sottili, che avvolgono la piana come leggeri veli sui campi colorati. Brevissima danza dissolta dai primi raggi del sole.
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Attorno al poggio, dove sorge abbarbicato il borgo di Castelluccio di Norcia, i terreni sono coltivati a lenticchie, segale e orzo. Gli abitanti di questo paesino sommerso dalla neve per molti mesi, amano dire: “non importa quanto freddo sia l’inverno, dopo c’è sempre la primavera.”
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Pagina precedente: per godere appieno di questa meraviglia bisogna procedere lentamente: viene facile con gli asini e una dettagliata cartina dei sentieri. Piana Grande a giugno diventa un giardino e la mappa cromatica dei suoi fiori esalta la bellezza, la forza magnetica e la poesia di questo paesaggio magico. La straordinarietà è dovuta anche al fatto che tutti i colori si fondono in armonia.
I grigi e i verdi delle graminacee si affiancano al rosso dei papaveri, al giallo delle brassiche e all’azzurro dei fiordalisi. Non occorre essere esperti botanici per godere delle tante fioriture e colori. La scienza non ha mai diffuso abbastanza l’efficace effetto tranquillizzante di una soleggiata spianata di fiori.
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Piana Grande occupa lo spazio di un ex lago carsico sprofondato nelle viscere della terra un milione di anni fa. Il fosso dei Mergari, chiamato comunemente “l’inghiottitoio” taglia la piana come una cicatrice e tutta l’acqua di fusione delle nevi e delle piogge s’incanala qui, per poi sparire inghiottita dalla terra.
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Da secoli i contadini di Castelluccio di Norcia coltivano le lenticchie migliori d’Europa, quelle di montagna, che crescono nelle prime settimane di giugno, insieme a milioni di fiori. Piccole e piÚ tenere da cucinare, riescono a crescere su un terreno avaro e calcareo, minerale depositato su questa piana dai ghiacciai del Quaternario, che colavano dal monte Vettore, con 2476 metri la vetta piÚ elevata dei Sibillini.
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Sentieri ben segnati permettono di camminare ore e ore per una “full immersion� nella natura e conducono alle vette che fanno da corona alla piana, come il monte Porche, nella foto, o all’ascensione al rifugio Zilioli e al sottostante lago di Pilato.
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Il lago di Pilato è noto perchÊ nelle sue acque vive una rarità glaciale: il Chirocefalo del Marchesoni, dal nome del suo scopritore, che non ha parenti in nessun altro luogo del pianeta. Non ha certo la fama del mostro di Loch Ness, ma per lo meno questo si vede e in gran numero.
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In questa pagina e nella precedente: a fine giugno i turisti, giunti fin qui per godere delle fioriture e della festa a loro dedicata, la fiorita, girano fra le bancarelle che espongono le delizie gastronomiche locali. La notte tra i lontani rumori della piana si possono sentire i richiami dei lupi, come nelle favole e come nelle leggende che si perdono nel tempo.
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INFO UTILI Foto e testi di Vittorio Giannella
Come arrivare In auto: provenendo da Nord, lungo l’Adriatico, con l’autostrada A14 si esce al casello di S. Benedetto del Tronto, si segue per Ascoli Piceno-Roma fino a Norcia per poi salire a Castelluccio di Norcia. Dall’autostrada Firenze-Roma si esce a Valdichiana, poi si imbocca la E45 per Perugia-Spoleto e si arriva a Norcia. Dove dormire Hotel Sibilla, a Castelluccio di Norcia tel. 0743 821113 Agriturismo La Cittadella, a Montemonaco tel. 0736 856361 Dove mangiare Locanda dei Senari all’insegna del tutto fatto in casa, strangozzi, pappardelle, salumi Tel. 0743 821205 Ristorante Granaro del Monte a Norcia, per assaporare indimenticabili prelibatezze locali Tel. 0743 817551 Info Castelluccio di Norcia Parco dei Monti Sibillini
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| SAI DOV’È L’ISOLA DI WIGHT?
Cantavano i Dik Dik nel 1970, quando al festival dell’isola di Wight parteciparono anche Jimi Hendrix e The Who. Nel resto dell’anno solo pace, natura rigogliosa e resort vittoriani. E nel mare sfrecciano candide vele
GRAN BRETAGNA
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Pagina d’apertura: la quintessenza della tradizione inglese? Il tè del pomeriggio! Se poi la giornata è soleggiata e calda, quale luogo migliore del parco dell‘Hotel The Royal a Ventnor? Pagina precedente: la lunga spiaggia di sabbia finissima di Ventnor vista dal mare. Questa piccola cittadina è uno dei centri balneari più eleganti e soleggiati dell’intera isola.
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A sinistra: nella centralissima High Street a Cowes, a due passi dallo yachting club, si trova il Pier View, uno dei più celebri e storici pub dell’isola, famoso per le numerose birre artigianali e premiato per il miglior hamburger dell’isola. Sopra: le pittoresche abitazioni di pietra con tetti in paglia di grano, chiamati thatched roof, sono presenti solo in due antichi borghi, Shanklin e Arreton. Alcune di esse sono state costruite più di duecento anni fa. Le più belle si possono vedere nel centro di Shanklin, nella baia di Sandown.
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Nella pagina precedente: il Perks of Ventnor è a tutti gli effetti il piÚ classico e bel pub inglese di Wight. Le pareti sono tappezzate di foto dei Beatles, dei Rolling Stones e di tutti gli artisti del famoso concerto rock del 1970. Da non perdere. Sopra: per gli amanti del tè, il Vernor cottage di Shanklin è il posto giusto. Qui si trovano i migliori infusi provenienti da tutto il mondo e una divertente e ricca collezione di teiere. Molto curato e accogliente il giardino adiacente.
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La cittadina di Yarmouth sorge lungo la foce del fiume Yar. I suoi canali fluviali, protetti e poco soggetti alle maree, la rendono uno di porti turistici pi첫 importanti, luogo ideale per lunghe passeggiate nel verde e perfetto per gli amanti della pesca.
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Nella pagina precedente: i giardini e la facciata della Osborne House a East Cowes, fascinosa residenza estiva della regina Vittoria e del principe Alberto, progettata in stile rinascimentale italiano. Si possono visitare i grandiosi saloni, gli appartamenti privati e il maestoso giardino. Da pochi anni si può accedere anche alla spiaggia privata della sovrana.
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A sinistra e sotto: lusso raffinato e discreto al Priory Bay hotel, tipica country house in pietra. Costruito sui resti di un antico monastero e di fienili risalenti all’undicesimo secolo, offre il meglio che si possa desiderare: suites imperiali, Rolls Royce, spiaggia privata, campo da golf, piscina e un bellissimo parco all’inglese.
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Soffermandosi a guardare le fotografie appese alle pareti del Perks of Ventnor si possono trovare immagini della famiglia reale, ma le piÚ preziose sono due foto storiche di Peter Skingley: una ritrae Lady Margaret Thatcher seduta su una poltrona, che lascia intravedere l’intimo, e una con Churchill, Monty e Eisenhower dopo una nottata di bagordi.
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Nella pagina precedente: a St. Helens, nella punta piÚ a est dell’isola, durante la fase di bassa marea affiora un lungo sentiero asfaltato, che percorre una grande piana coperta interamente da alghe verdissime. Luogo perfetto per lunghe passeggiate a piedi o in biciletta o per praticare birdwatching. Bisognai consultare le fasi di marea per evitare di trovarsi con i piedi nell’acqua.
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A sinistra: The Little Gloster di Gurnard è un ottimo ristorante a bordo mare. Serve un menù a chilometro zero: pescato del giorno e verdure dell’orto di Ben e Holly Cooke, oltre al miglior fish and chips di tutta l’isola. Sopra: in un’area del Dimbola Lodge, la casa museo della fotografa Julia Margaret Cameron, si trova la mostra permanente dedicata alle memorabilia del mitico festival rock dell’agosto 1970, che rese famosa l’isola in tutto il mondo. Esposte foto storiche, vecchi album, poster e oggetti legati all’evento.
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Fiori da record al Ventnor Botanic Gardens: Victoria Amazonica, il fiore più grande del mondo, fiorisce solo per due notti l’anno. Fu scoperto nel XIX secolo da un botanico britannico che lo dedicò alla Regina. Questo gigantesco giglio è esposto, per la gioia degli appassionati, insieme a un tripudio di fiori e piante rare provenienti da tutto il mondo.
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L’ingresso al giardino del The Royal di Ventnor, il piÚ antico hotel dell’isola. Originariamente costruito come una casa di coaching, nel 1832, divenne in seguito un lussuoso hotel a conduzione familiare. Camere con splendida vista mare e giardini con bellissime rose e piccole palme.
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Pagina precedente: l’ultimo raggio di sole illumina il Ventnor Fishery Market e la passeggiata che costeggia il mare. Nelle serate estive il sole tramonta tardi.
La statua ad altezza naturale di Jimi Hendrix, spicca nel giardino del Dimbola Lodge Museum. Qui suonò il 30 agosto 1970 e fu la sua ultima grande esibizione pubblica prima della sua morte.
Lungo High Street, la via dello shopping di Cowes, si incontrano numerosi musicisti di strada che strimpellano vecchie canzoni. Anche se sono passati più di quarant’anni dal concerto che ammaliò hippie e un’intera generazione di giovani, il ricordo è ancora vivo: molte vetrine espongono cimeli legati all’evento e nei pub se ne suonano ancora brani.
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Non solo la musica rock imperversa sull’isola: a Ventnor la banda musicale della cittadina, durante le luminose serate estive, suona musica celtic rock a pochi passi dai ristoranti in riva al mare, attraendo un numeroso pubblico di turisti che apprezza molto le loro esibizioni.
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Durante la fase di bassa marea la spiaggia di Ride si estende per centinaia di metri, dando la sensazione di potersi unire con Gostport sulla terra ferma, ma è solo una sensazione ottica. 137
La cucina creativa del Hillside Hotel a Ventnor, propone piatti a base di pesce fresco e prodotti del territorio. Il proprietario, il danese Gert Bach, collezionista d’arte e super appassionato di vini piemontesi, ha in menù eccellenti etichette delle Langhe. Per chi sentisse la nostalgia di un buon bicchiere di Barolo questo è il posto giusto dove godersi un’ottima cucina in un ambiente curato ed elegante, con vista mare.
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La sala della musica del North Court House a Shorwell. Costruita nel 1600 su un edificio monastico da un vice governatore dell’isola, è la casa padronale più grande di Wight. Oggi uno degli hotel più cool. Poche camere ben arredate e una terrazza da colazione che si affaccia sui bellissimi giardini, che ospitano più di 4000 piante provenienti da tutto il mondo. Soggiornarci è come rivivere le magiche atmosfere delle serie tv Downton Abbey.
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Sopra: navigare intorno all’isola è un’esperienza unica. Da questa prospettiva si possono ammirare paesaggi da fiaba: cottage in riva al mare, boschi secolari che lambiscono la costa, antiche abbazie nascoste e bianche scogliere a picco sulle acque. Da Ventnor tutti i giorni partono escursioni in mare, mentre da Newbury le piccole chiatte tradizionali navigano seguendo i canali di Kennet e Avon.
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Nella cittadina di Ventnor, lungo le strade che si affacciano sulla baia, si possono ammirare le tipiche abitazioni colorate in stile inglese dalle ampie vetrate. Essendo uno dei luoghi turistici piÚ frequentati, molte di queste abitazioni sono diventate b&b e, per chi vuole soggiornare in casa spendendo poco, sono l’alternativa giusta ai grandi hotel.
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Lungo The Solent, tratto di mare che divide Wigth dalla terra ferma, si praticano regolarmente sport di vela grazie al vento regolare e costante. Numerose sono le regate che si svolgono proprio in questo stretto canale.
INFO UTILI Foto e testi di Giovanni Tagini
Dove dormire Hillside Hotel, 151 Mitchell Avenue, Ventnor. Tel. + 44 01983852271. North Court, Main Rd, Shorwell. Tel. +44 01983 740415. Priory Bay Hotel, Priory Drive, Seaview. Tel +44 01983 613146. The Royal, Belgrave Road, Ventnor. Tel +44 1983 852186. Dove mangiare Hillside Restaurant, 151 Mitchell Avenue, Ventnor. Tel. + 44 1983855310. The Little Gloster, 31 Marsh road, Gurnard. Tel. +44 1983298776. Thompson’s, 11 Town Lane, Newport. Tel +44 1983526118. The Tavern Pub, High street, Godshill. Tel +44 1983 840707. info utili Ente del turismo dell’isola di Wight
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| rossi modenesi
Il colore rosso accompagna la storia di Modena da sempre. Rosso il colore dei suoi vini generosi, poi trasformati nel celebre aceto balsamico, delle famose ciliegie e della Ferrari, il cui rombo accende i cuori.
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Fra la Via Emilia e l’Appennino modenese c’è un’Emilia speciale. È, per dirla con le parole di Guccini, “un’Emilia sognante fra l’oggi e il domani, di cibo e di motori…”. Un’Emilia che spazia tra il lambrusco e Maranello, tra le ciliege di Vignola e la collezione automobilistica di Vittorio Stanguellini. Una terra di motori, castelli e buona tavola. Il tutto dominato dal filo rosso della leggenda.
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Il Duomo di Modena. Verso la fine dell’XI secolo in tutta Europa sorsero cattedrali magnifiche per celebrare la fede cristiana. Anche a Modena si avvertirono gli effetti di quel fervore, artistico e religioso. Dovendo ricostruire il tempio che da secoli custodiva la tomba del Santo Vescovo Geminiano, i modenesi decisero di riedificare ed elevare un nuovo tempio al Santo Patrono. Sotto la direzione dell’architetto Lanfranco la prima pietra fu posta il 9 giugno 1099. I lavori durarono 85 anni e il Papa Lucio III lo consacrò il 12 luglio 1184.
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Questa pagina e pagine precedenti: la vendemmia nelle vigne di lambrusco nelle campagne attorno al borgo di Levizzano Rangone. L’origine del nome di questa varietà di vite sta nel significato della parola lambrusco. Oltre all’immediato accostamento al termine ‘brusco’, che in genere caratterizza i vini giovani, le interpretazioni filologiche richiamano anche il termine latino labrum (margine del campo) e ruscum (pianta spontanea), per definire un vitigno che cresceva spontaneamente sui bordi dei campi. La testimonianza che la vite ‘labrusca’ rappresentò una delle prime esperienze enologiche dell’uomo, risale all’età del bronzo e la si deve al rinvenimento di semi di vite silvestre in siti archeologici situati nelle attuali zone di produzione del lambrusco.
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Le rosse foglie delle viti di lambrusco si mischiano al mosto versato, dentro cui si riflettono le autoclavi per la vinificazione. Per continuare con la storia del Lambrusco, Strabone, nel III sec. d.C., parlò dell’esistenza di botti di legno gigantesche nelle zone di produzione del lambrusco, che testimoniavano una pratica enologica molto evoluta
in queste regioni. L’utilizzo del legno per l’invecchiamento del vino richiama probabilmente un’influenza di popolazioni celtiche, mentre i Romani erano soliti conservare il prezioso liquido in anfore di terracotta.
Il Lambrusco deve la sua coltivazione stabile e affermazione definitiva a Matilde di Canossa. La contessa fece realizzare sull’Appennino reggiano-modenese, verso la fine dell’XI sec., una serie di fortezze in contatto strategico tra loro. Attorno alle fortificazioni si sviluppò un preciso disegno di organizzazione agricola, dove la produzione vinicola assunse un ruolo primario. Il Lambrusco ha una caratteristica unica che lo rende riconoscibile tra tanti vini: la spuma che orla il bicchiere quando viene versato. Questa sua frizzante proprietà nasce dai processi di vinificazione, capaci di trasformare gli zuccheri in anidride carbonica e alcool.
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Controllo della produzione di Lambrusco nei laboratori delle Cantine Riunite. Un tempo i vinificatori, dopo la prima fermentazione e le successive filtrazioni, si avvalevano della forte escursione termica invernale per interromperla. Questa veniva ripresa nella primavera successiva dopo l’imbottigliamento. Oggi alcuni produttori ripropongono questa tecnica, senza la necessità di avvalersi dei rigori invernali per interrompere la fermentazione naturale. È una riscoperta della tradizione nei suoi aspetti più genuini, che può esporre il prodotto a caratteristiche disomogenee, ma che salvaguarda il fascino e il piacere di sapori ritenuti perduti.
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Il metodo charmat, adottato nel 95% della produzione di lambrusco, consiste nel riporre il vino ottenuto dalla fermentazione in contenitori di acciaio o altro materiale, detti autoclavi. Qui, attraverso l’aggiunta di filtrato dolce o mosti concentrati ricavati esclusivamente da uve di lambrusco, si ottiene la presa di spuma desiderata.
Questo metodo dal punto di vista commerciale offre numerosi vantaggi, che si evidenziano nel poter imbottigliare a diverse riprese nell’arco dell’anno, ottenendo di fatto vini sempre giovani, a seconda della richiesta di consumo.
Test sull’aceto balsamico alla Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilimberto, in provincia di Modena. L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è certificato da un marchio che ne garantisce la provenienza e la lavorazione, al fine di distinguerlo da altri aceti simili in commercio. È un prodotto costoso, per via della quantità limitata e del lungo processo necessario per ottenerlo: anni, se non decenni. Più il prodotto è invecchiato e più è pregiato. Considerando i tempi, le botti e il lavoro si calcola che costi, alla produzione, una media di 250 Euro al litro.
I documenti storici parlano dell’aceto balsamico dalla fine del 1600, ma ci sono indizi che lo farebbero risalire a duemila anni fa. La Consorteria di Spilimberto è l’ente che dal 1967, ne tutela il marchio, la storia e ne custodisce la conoscenza scientifica. Ogni anno una commissione di esperti assaggiatori esamina i balsamici dei produttori associati, attraverso analisi simili a quelle dei vini: visiva, olfattiva, degustativa.
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Una tipica acetaia per la produzione dell’aceto balsamico. L’aceto balsamico si ottiene dal mosto cotto prevalentemente di 3 vini: il trebbiano modenese, il trebbiano di Spagna e il lambrusco. Il mosto viene cotto nel periodo della vendemmia, successivamente si raffredda in appositi contenitori fino a primavera, per poi passare nelle acetaie. L’aceto viene invecchiato in una serie di piccole botti, travasandolo di anno in anno da una botte all’altra. Quando si rincalza la botte più grande con il nuovo mosto, se ne sposta la stessa quantità del vecchio nella successiva più piccola. Le botti solitamente sono 5: la più grande è di 60 litri e la più piccola, da cui si ottiene il prodotto finale, di 20.
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Un sommelier dell’Enoteca Comunale ‘Casa dei Lambruschi’. Uno dei lambruschi più conosciuti è il Lambrusco di Sorbara. Si tratta di una varietà autoctona di antiche origini, che deriva dall’addomesticamento di viti selvatiche dette anche uzeline o oseline. Il vitigno prende il suo nome dalla frazione di Sorbara del comune di Bomporto, nel modenese. Il fenomeno dell’acinellatura, che produce chicchi di piccolissime dimensioni a causa di un’anomalia floreale, rende il Lambrusco di Sorbara un vino pregiato. Si tratta di un vino rosso rubino con evidente profumo di violetta.
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Salumi, formaggi, gnocco fritto, crescentine e l’immancabile lambrusco, alla trattoria Tonozzi nel borgo La Siberia. Nella profonda provincia modenese è difficile trovare ristoranti di lusso, dove esibire immagine e prosperità: quelli sono a Modena, la “piccola città” di gucciniana memoria. Il capoluogo da queste parti sembra un luogo lontano, perché qui i modenesi sono di un’altra razza. All’inizio possono sembrare riservati, ma basta una stretta di mano guardandoli negli occhi perché compaia un salame e si levino i calici di lambrusco.
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Se il lambrusco sembra giocare il ruolo di padrone nella provincia modenese, un altro rosso da non dimenticare sono le famose ciliege di Vignola. Nino Quartieri ne è uno tra i più importanti produttori. Le sue ciliege della qualità denominata “ferrovia” (raccolte dalla signora nella fotografia), hanno ricevuto a più riprese il premio per “La ciliegia più bella d’Italia”. La qualità specifica delle ciliege di Vignola è la Mora più scura e saporita del più famoso Durone.
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Pagina precedente: Arturo Venturelli, capo-magazziniere dagli albori della Ferrari, fotografato davanti al primo modello di Ferrari prodotto, la leggendaria 125S del 1947. Se lambrusco e ciliege rappresentano i rossi sapori modenesi, il rosso per eccellenza, che ha fatto conoscere Modena in tutto il mondo, è senza ombra di dubbio quello dei bolidi del cavallino rampante ereditato dall’aereo del mitico Francesco Baracca. Viaggiatori da tutto il mondo giungono a Maranello per visitare la Galleria Ferrari, una delle piÚ prestigiose leggende italiane. In questa pagina: a Rocca di Vignola fu fatta costruire nel IX secolo da Sant’Anselmo, abate di Nonantola, per difendere i territori della grande abbazia. Nel 1401 gli Estensi donarono la Rocca alla famiglia Contrari.
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Molte sale della Rocca di Vignola sono decorate con affreschi quattrocenteschi. La maggior parte di questi riportano la storia della famiglia Contrari e provano il loro fortissimo legame con gli Estensi. In questi ultimi anni la Rocca di Vignola è stata notevolmente restaurata e riportata in buona parte al suo antico splendore, sia architettonico che pittorico.
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La scala a chiocciola opera dell’architetto Jacopo Barozzi da Vignola, a Palazzo Boncompagni a Vignola. La scala ellittica dell’altezza di 12,33 m., è la sola parte verticale che collega i vari piani del palazzo. È totalmente aerea e sostenuta da un’unica colonna, situata nel seminterrato. Nel muro perimetrale sono incastrati i 106 gradini autoportanti.
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Pagine precedenti: panoramica sul borgo di Castelvetro con la famosa Torre dell’Orologio a sinistra. Filari di viti dai colori contrastanti. Sotto: Il centro storico del borgo di Castelvetro. Città del vino, Castelvetro è il centro della produzione del Lambrusco Grasparossa che, assieme al Lambrusco di Sorbara, è una delle tipologie più rinomate di questo vino. Il cuore del borgo è Piazza Roma, su cui si affaccia buona parte degli edifici storici: dalla Torre delle Prigioni al Palazzo Comunale, da Palazzo Rinaldi alla Torre dell’Orologio, unico resto sopravvissuto della fortificazione orientale del castello.
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INFO UTILI Foto e testi di Bruno Zanzottera Dove trovare i prodotti tipici modenesi Azienda Nino Quartieri, Via Claudia 2368, Savignano sul Panaro per le ciliege di Vignola e la possibilità di effettuare visite guidate. Pasticceria Golini, Via Garibaldi 1, Vignola. Il posto ideale per acquistare la famosa Torta Barozzi. Prosciuttificio Leonardi, Via Vignolese 280, Vignola. Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale, Via Roncati 28, Spilimberto per l’acquisto e la degustazione del vero aceto balsamico, molto diverso da quello che oggi si trova anche in tutti i supermercati. Enoteca Comunale ‘Casa dei Lambruschi’, Via Cavedoni 54, Levizzano, il luogo ideale per scegliere una bottiglia di lambrusco. Il Rosso della Storia Dagli ultimi modelli da strada alle monoposto di formula uno: alla Galleria Ferrari di Maranello i pezzi sono esposti a rotazione, per dare al visitatore sempre nuove emozioni: vetture, particolari di motori, prototipi e la ricostruzione, con
il mobilio originale, dell’ufficio di Enzo Ferrari. Uno spazio è dedicato ai simulatori di guida in pista. Un altro capitolo meno noto, ma altrettanto interessante della tradizione automobilistica modenese è il Museo dell’Auto Storica Stanguellini, situato lungo la Via Emila Est n° 756, poco fuori Modena. Luogo per veri appassionati, questo piccolo museo racchiude le rosse vetture prodotte e pilotate da un grande eroe delle corse: Vittorio Stanguellini. Le macchine e i motori protagonisti, dal 1937 agli anni ‘60, della Mille Miglia e delle più prestigiose coppe automobilistiche, sono davvero affascinanti. I veicoli sono funzionanti, conservati con estrema cura ed esposti assieme a molti attrezzi d’epoca. Qui le corse sono di casa, come lo erano Ferrari e Fangio, amici di famiglia. Oltre ai bolidi costruiti artigianalmente da Stanguellini, si possono ammirare anche le altre vetture della collezione. Fra le curiosità la prima auto immatricolata a Modena (una Fiat Zero del 1908) e una miniatura della Maserati F1, motorizzata con il motore della Vespa 98, che Stanguellini costruì per il figlio Francesco. 181
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| DEPARTURES / PARTENZE
Una stazione, mille partenze. E mille volti che raccontano storie, condivise per il tempo del viaggio. In india il treno è una piccola, lenta città a parte.
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Nuova Delhi. Hazrat Nizamuddin (codice NZM) è una delle cinque principali stazioni ferroviarie della città e collega la capitale con tutte le maggiori destinazioni indiane. Tra queste la magica Agra, conosciuta in tutto il mondo per il Taj Mahal, raggiungibile in poco piÚ di tre ore con il Mahakoshal Express.
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Fuori e dentro le stazioni la vita pulsa frenetica. Autobus, taxi, motocicli, biciclette, carretti, risciò. Affollate, caotiche, rumorose. Clacson campanelli, sonagli, altoparlanti. Un viavai di passeggeri, venditori ambulanti, facchini, lustrascarpe. Valigie, pacchi, merci e bagagli. Milioni di indiani si muovono ogni giorno nella gigantesca e capillare rete delle ferrovie indiane. Per recarsi al lavoro, per raggiungere parenti lontani. Matrimoni, funerali, nascite, ricorrenze, feste… Viaggiare in treno in India è un’esperienza imperdibile.
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Nel sistema ferroviario indiano si contano circa 25 tipi di treni, classificati in base alla velocità e almeno 8 classi di viaggio: 1A, 2°, 3A, FC… tutte variano per prezzo e comfort. La SL (Sleeper Class) è quasi certamente quella più utilizzata, soprattutto per i viaggi lunghi: 72 cuccette per carrozza disposte su 3 piani lungo il corridoio. Niente aria condizionata, niente lenzuola e neppure servizio pasti.
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Scrive Federico Pace: “I treni sono come l’estate, avvicinano le persone per la durata di un tempo fuggitivo e insolito. Le tengono vicine, le spingono a parlarsi, le invitano a intravedere nel fondo degli occhi dell’altro qualcosa che si pensava non si potesse mai vedere�.
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A sinistra, Shweta mi sorride dal finestrino. Ha sei anni, la sua famiglia è originaria di Kota, nel Rajasthan. Vivono a Gurgaon e stanno andando ad Agra per festeggiare Holi – il festival dei colori – insieme ad alcuni parenti. Prima di salire sul treno l’ho vista mangiare un cotton candy, una nuvoletta rosa di zucchero filato. Forse per questo è così allegra.
Nella pagina successiva: Vikas, Harish, Ashok, Neha, Surana, Deepika… tornano a casa dopo un viaggio a Politana nel Gujarat. Hanno compiuto il pellegrinaggio alla collina sacra di Shatrunjay, la Città degli Dei, uno dei cinque luoghi sacri che ogni fedele giainista dovrebbe visitare almeno una volta nella vita: 3750 gradini, 863 templi, 7000 statue e tanta fede. Il giainismo è una antica religione indiana fondata da Vardhamana Mahavira che si basa sui principi dell’uguaglianza, della tolleranza, della gentilezza e in modo particolare della non violenza (ahimsa). È importante ricordare quanto quest’ ultimo principio abbia ispirato il pensiero e l’azione politica del Mahatma Gandhi.
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Un uomo dorme disteso sulla cuccetta aperta. Passo piano, non voglio svegliarlo. Ma all’improvviso apre gli occhi e mi guarda in silenzio. Fuori il frastuono della stazione, dentro l’odore di cibo e spezie. Non ci sono porte, non ci sono finestrini da chiudere. Solo i suoi occhi vigili. Si avvicina il chai wallahs, il venditore di tè, e io approfitto per allontanarmi. Chissà se dormiva. E se sognava, cosa sognava?
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Spesso alle domande che porgiamo riceviamo in cambio altrettante domande. Come ti chiami, quanti figli hai? Dove sono in questo momento? Perché viaggi? Dove stai andando? L’india è in paese complesso e talvolta rispondere è difficile. Trovare la risposta giusta ci pone davanti all’abissale differenza tra le nostre culture.
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Come direbbe Tiziano Terzani, per accorciare le distanze è necessario a volte “camuffarsi”. Vestire abiti simili, apprendere qualche idioma, mescolarsi. Abbandonarsi alla curiosità, aprirsi, rendersi partecipi. Solo così ci si riesce a calare il più possibile nella cultura del Paese in cui stiamo viaggiando. A volte anche un semplice sorriso aiuta. Prianka, Nivedita, Sarah, Niveditam, Kanak mi invitano a sedermi tra loro.
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Un treno in india non è mai silenzioso: Anil viaggia i suoi quattro figli, due maschi e due femmine. Sua sorella, che vive a Ballabhgarh, ha avuto una bambina, Sonpari. Si sono messi in viaggio per andare a trovarle e rimarranno da loro qualche giorno.
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In India si dice che l’ora più bella è quella dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno. Quando la distinzione fra tenebra è luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma «non sono due». Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell’amore diventano Uno. (Tiziano Terzani)
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Anshul vive ad Agra insieme alla sua famiglia. Il padre e lo zio hanno una piccola attività commerciale e lui è il più piccolo della famiglia. Le sorelle grandi sono sposate e il cugino maggiore vive a Bangalore dove studia e lavora. Anshul studia Statistica all’Università di Agra ma come tanti giovani sogna Bollywood. Si sa che gli indiani sono grandi appassionati di cinema. Basta guardare con quanta passione e precisione dipingono ancora a mano i giganteschi cartelloni pubblicitari dei film. Quello che forse non tutti sanno è che l’industria cinematografica indiana, con i suoi 1250 film all’anno, è la più grande del mondo.
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Il Taj Mahal fu fatto costruire nel 1632 dall’imperatore moghul Shah Jahan per ospitare la tomba della moglie favorita Arjumand Banu Begum, meglio nota come Mumtaz Mahal (in persiano gioiello del palazzo), morta all’età di 38 anni dando alla luce il loro quattordicesimo figlio. Descritto dal Nobel R. Tagore come “la lacrima sulla guancia del tempo”, è stato inserito nel 2007 tra le nuove sette meraviglie del mondo e nel 1983 tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
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INFO UTILI QUANDO ANDARE Il periodo migliore per un viaggio in India è tra ottobre e marzo, durante la stagione secca, quando le temperature sono miti e il cielo quasi sempre terso.
Foto e testi di Monica Mietitore
DOCUMENTI Passaporto in corso di validità residua di almeno sei mesi sei al momento dell’arrivo nel Paese e visto di ingresso turistico rilasciato dagli uffici consolare indiani presenti in Italia. Info FUSO ORARIO + 4 ore e 30 minuti (+ 3 ore e 30 minuti quando in Italia è in vigore l’ora legale). INFO TRENI Arrivi e partenze, prenotazioni, National Train Indian Railways
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