TravelGlobe Luglio 2017

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: TURCHIA | Giovanni Tagini Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 2


EDITORIALE

VENTI DI SPERANZA Ogni telegiornale, ogni prima pagina di quotidiano ha una brutta storia da raccontare. Attentati in luoghi di gioia e folle che impazziscono per un rumore improvviso con l’inevitabile dilagare di odio e paura. Ma in questo clima di instabilità, internazionale ed emotiva, ci sono notizie che rincuorano e che meritano di essere enfatizzate più di quelle negative, perché infondono, per una volta, speranza in un mondo migliore, fatto di tolleranza e integrazione. «Moschee aperte, spazio per tutt@» è il nome dell’iniziativa promossa poche settimane fa dall’assessore per l’integrazione di Torino. In una calda domenica di inizio giugno tutte le moschee si sono preparate ad accogliere i torinesi durante le ultime ore di ramadan della giornata per rompere il digiuno insieme. Un modo per approfondire la cultura e le tradizioni islamiche, che sono state raccontate attraverso la visita della moschea, la spiegazione dei vari rituali ma anche con l’assaggio delle ricette tipiche consumate in questo periodo di digiuno. 3

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Le famiglie, infatti, hanno cucinato e offerto i loro piatti della tradizione: c’erano specialità marocchine, tunisine, egiziane e anche italiane; una vera cena multiculturale da condividere tra vicini di casa. Donne ai fornelli e uomini in cucina a dare una mano per le pulizie: un momento di condivisione per tutta Torino che, se vuole, può essere una grande famiglia. All’iniziativa hanno partecipato migliaia di persone confermando che, mantenendo una mente aperta, l’integrazione è una cosa possibile. In città vivono circa 50mila musulmani: una comunità importante che lavora per il bene della città. Un’altra occasione di condivisione per i torinesi è stata la festa di rottura del ramadan, che quest’anno si è svolta il 24 giugno, come di consuetudine, al Parco Dora. Naturalmente, c’è chi ha fortemente criticato questa iniziativa ma a noi poco importano le polemiche. Crediamo fortemente che la sfida lanciata da Torino sia un messaggio all’Europa per far in modo che non vincano diffidenza e paura. Credeteci anche voi: l’unione fa la forza. Sempre.


Insieme senza paura, pacificamente e nel rispetto reciproco. Contro chi ci vuole dividere attraverso estremismi medievali.

Buona fine Ramadan amici islamici!

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S O M M A R I O

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EDITORIALE di Federica Giuliani

ITALIA

Mani da mago Foto e testi di Giovanni Tagini PORTOGALLO

Le Azzorre di Tabucchi Foto e testi di Vittorio Giannella TURCHIA

Sapore di sale Foto di Giovanni Tagini Testi di Federica Giuliani

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NEWS ESTONIA

L’estatica estate estone di Saaremaa Foto e testi di Giuliana e Antonio Corradetti TOGO

La storia delle Nana Benz Foto di Bruno Zanzottera Testi di Anna Pozzi e Bruno Zanzottera


TRAVEL& MUSIC

HOTEL SICILIA

È nato il mini sito #MusicMakesYouTravel creato da Spotify e Volagratis.com per guidare chi ama viaggiare con e grazie alla musica. Una ricerca ha evidenziato che la musica non soltanto innesca la voglia di viaggiare, ma è anche capace di influenzare le scelte sulle destinazioni. Gli italiani che dichiarano infatti di sentirsi ispirati a viaggiare da una canzone o da un video musicale sono il 78%, secondi in Europa soltanto agli spagnoli (82%) e davanti ai francesi con il 75%. Inoltre, il 50% del campione intervistato sarebbe pronto a fare la valigia per visitare un luogo storico legato alla musica o per assistere a un famoso spettacolo musicale, con i millenial che tra gli italiani sono il gruppo più propenso a percorrere lunghe distanze per dare sfogo alle proprie passioni legate alla musica. Il 18% dei giovani adulti tra i 25 e i 34 anni infatti sarebbe disposto a viaggiare oltre i 2000 km per partecipare a festival, eventi musicali e concerti. Quindi, visita #MusicMakesYouTravel e lasciati ispirare!

Giardino di Costanza è un esclusivo e lussuoso Resort 5* situato in un contesto spettacolare: immerso in una rigogliosa vegetazione e nelle vicinanze delle meravigliose spiagge della Sicilia Occidentale. Location raffinata, ideale per chi cerca relax e comfort, grazie alle caratteristiche piscine esterne ed interne e all’ampio parco garantisce all’ospite un’oasi di pace e serenità, dove vivere rilassanti giornate di abbandono al benessere e al lusso. Con i suoi invitanti pergolati, gazebo, palmeti, sentieri ornamentali e l’elemento dell’acqua, simbolo di vita e purezza, Giardino di Costanza crea un’armoniosa unità tra ambienti esterni e interni, regalando all’ospite diletto e frescura attraverso fontane, cascate, giochi d’acqua e limpide piscine. Info e prenotazioni

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Ha riaperto a inizio giugno il Mirabell Dolomiten Wellness Residenz a Valdaora. Primo hotel di categoria 5* in Val Pusteria, da 15 anni è l’indiscusso leader nel settore dell’ayurveda, iridologia, easy birthing, ipnosi e terapia del dolore. 55 camere, SPA di 1400 metri quadrati completamente ristrutturata nel 2016, ristorante gourmet che offre anche la dieta LOGI (Low Glycemic Index) che punta a bilanciare il livello degli zuccheri nel sangue e dire addio alla fame nervosa e uno scenografico bar su piattaforma circolare. Punto fermo e immutabile che ha decretato il successo del Mirabell è senz’altro l’ayurveda, scienza medica dall’approccio olistico nata in India e sempre più seguita per il mantenimento del benessere di mente e corpo. Info e prenotazioni

VIAGGI& CUCINA

Vatinee Suvimol, figlia di una madre giovanissima e di un padre che ha deciso di non esserci, è cresciuta con la nonna e lo zio nella Bangkok dei primi anni ‘80, in un Paese dove la povertà è ancora la norma. Quando la madre la porta con sé in Italia tutto per lei cambia, ma in peggio. Anche se la nuova famiglia è benestante, a Vatinee manca tutto della Thailandia, mentre l’infelicità della madre e la freddezza del patrigno diventano la sua nuova normalità. In questo libro - un po’ autobiografia, un po’ libro di ricette con i sapori della Thailandia - Vatinee descrive la fatica del divenire adulti, che è esperienza di tutti, ma è ancora più tortuosa quando ci si trova a dover decidere da soli della propria identità in un contesto familiare complicato. Nonostante le difficoltà, la sua è una storia a lieto fine e quella bimba che sperava in un nuovo inizio, in un riscatto nei confronti delle sue condizioni, è riuscita a realizzare tutti i sogni: una famiglia, una carriera, la serenità. Un libro emozionante, che fa innamorare della Thailandia e della splendida persona che è l’autrice. Acquista il libro

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HOTEL DOLOMITI


Vin di 3 all'

Cult

Vivi una v

Vai su vi cosa vor

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TO TICKET SH NI 250 FIN S MUSEUM Customer number

Museum Week Card

Date of first use

Full name

List of museums and attractions – Museums.fi

Per ulteriori informazioni sul Pass settimanale dei Musei finlandesi e sulle 8 vacanze culturali in Finlandia: visitfinland.com/it/nordicislandsculture


nci una Vacanza 3 giorni a Helsinki 'insegna dell'Arte

tura nelle Isole Nordiche

vacanza all'insegna dell'Arte a Helsinki con un solo Pass

isitfinland.com/it/nordicislandsculture e raccontaci rresti vedere nella terra dei Finlandesi 7 1

Ateneum, Museo d'Arte

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Kiasma, Museo di Arte Contemporanea

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HAM, Museo d'Arte di Helsinki

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Museo d'Arte Amos Anderson e nuovo Museo d'Arte Amos Rex

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Sinebrychoff, Museo d'Arte

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EMMA - Museo di Arte Moderna di Espo

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Artsi Museo d'Arte di Vantaa, museo di street art e performance

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| MANI DA MAGO

Un viaggio tra tradizioni e ricchezze che rendono il nostro Paese invidiato nel mondo per gusto, stile e raffinatezza. Sono i celebri artigiani i cui saperi non si possono comprare. Ve ne presentiamo alcuni.

ITALIA

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Nella pagina d’apertura: un dettaglio di alcuni caratteri mobili usati ancora oggi nell’officina d’arti grafiche Carmina Cervone di Napoli. Con questa tecnica di stampa Gutenberg (l’inventore) nel 1492 stampò il primo libro con i caratteri mobili: la Bibbia, inserita dall’Unesco nell’elenco delle memorie dell’umanità.

Nella pagina precedente: pareti ingiallite dal tempo, luci fioche e un forte odore d’inchiostro sono le prime cose che si notano e sentono quando si entra nel piccolo e disordinato laboratorio in via dell’Anticaglia, nel centro storico di Napoli. Qui Carmine realizza, con tecniche ormai abbandonate, stampe artistiche, libri rilegati su fogli tagliati a mano (vedi foto a destra), locandine ed eleganti biglietti da visita.

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Nella foto di sinistra: Carmine Cervone mentre lavora su una vecchia linotype, macchina inventata nel 1885 negli Stati Uniti per la composizione tipografica meccanica a caldo. Carmine ha scelto di lavorare solo con macchinari antichi cosÏ da portare avanti una tradizione tipografica altrimenti perduta. La sua passione quasi sensuale per i libri d’artista, le incisioni, le carte realizzate a mano e i caratteri in piombo lo rendono uno dei pochi Artigiani con la a maiuscola.

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Nella pagina precedente: i fratelli Scuotto in posa nel loro laboratorio La Scarabattola, in San Gregorio Armeno, la strada napoletana famosa in tutto il mondo per le numerose botteghe artigiane di presepi, conosciuta anche come il ventre di Napoli. In queste pagine: probabilmente le sculture in terracotta sono la forma d’arte che meglio rappresenta la città di Napoli, con la sua vitalità barocca e la sua anima nobile e sfarzosa. Nelle foto alcune fasi della lavorazione, dal modellamento, alla decorazione al prodotto finito.

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Sopra: I fratelli Scuotto sono tra i pochi che hanno coniugato la tradizione con l’innovazione creando un mondo onirico popolato da meravigliose creature, costituite da figure celeberrime come pulcinella (sopra) a opere di alto contenuto concettuale che raffigurano mostri e demoni bizzarri o reinterpretazioni di personaggi popolari.

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Le loro opere hanno partecipato alla Biennale di Venezia e sono richiestissime dai collezionisti di tutto il Mondo; tra i loro clienti piĂš affezionati ci sono Dolce & Gabbana, proprietari di una mirabolante collezione. Sono anche i fornitori della Casa Reale di Madrid, i creatori del presepe di Terra Santa a Gerusalemme e dal 2011 i fornitori ufficiali dei premi del Griffoni Fil festival.

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Nella pagina precedente: un sorridente Mariano Rubinacci accoglie personalmente i clienti nell’opulento atelier in un principesco palazzo in via Chiaia a Napoli. In queste pagine: tessuti pregiati e uno stile impeccabile in tutte le sue forme sono il segno distintivo della sartoria Rubinacci, la più esclusiva della città. Gli abiti sono confezionati a mano secondo l’arte partenopea: la giacca in stile napoletano, per esempio, è un doppiopetto caratterizzato dalla tasca a barchetta e dall’assenza di supporti interni, diventata un must grazie alla grazia morbida, che la rende confortevole come un cardigan.

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Nella pagina precedente: al secondo piano, tra le volte della galleria Umberto I di Napoli, affacciata sul celebre teatro San Carlo, si trova la prestigiosa sede della storica gioielleria Ascione. Sopra: Giovanni Ascione, proprietario di quarta generazione, è pronto per offrire un saggio dell’arte di famiglia del corallo e dei cammei accompagnando i visitatori nel museo dell’atelier. Qui si potranno ammirare gioielli prodotti in oltre 150 anni di attività, rimanendo incantati da capolavori di cesello (foto a destra).

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Sotto: alcune vetrine nell’atelier con le ultime collezioni firmate Ascione; uno stile magico e prezioso con gioielli ispirati ai motivi decorativi della tradizione o di reinterpretazioni del corallo abbinato a onice e pietre preziose. Il Sole 24 ore ha inserito il marchio Ascione tra le imprese centenarie che valorizzano l’economia italiana nel mondo.

A destra in alto: il famoso gioiello cesellato nel corallo simbolo della Casa Ascione. Sotto: un dettaglio di una collana dell’ultima collezione con corallo e piccole perle bianche. Data la natura dei materiali usati, i gioielli sono realizzati esclusivamente a mano e ogni esemplare è unico e non sarà mai uguale a un altro.

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Nella pagina precedente: un dettaglio dei foulard in seta con le tradizionali stampe ispirate alla cultura napoletana del noto brand Marinella. A sinistra: un Maurizio Marinella sorridente, fotografato allo specchio mentre indossa una delle sue famosissime cravatte.

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Maurizio è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo a lasciare il suo negozio, è lui ad accogliere i clienti con una straordinaria capacità di trattare da re chiunque gli faccia visita nonostante l’abitudine alle frequentazioni altolocate e la fama planetaria. Se gli chiedete chi è il suo cliente più importante, vi risponderà: “quello che sta per entrare, al pari di quello che è appena andato via”.

Le sue cravatte “sette pieghe” sono le più note e famose nel mondo, sono fatte rigorosamente a mano nel suo laboratorio a due passi dal negozio. Si utilizzano solo sete stampate in Inghilterra su disegno esclusivo dell’azienda. Le cravatte di Marinella sono così uniche per classe ed eleganza che, dicono gli esperti, non serve leggere l’etichetta sul retro per riconoscerle.

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Ogni lunedì è proposta una nuova collezione di 160 cravatte, quattro per ogni fantasia. Inoltre, ogni cliente può farsene confezionare una su misura, come del resto fanno di abitudine, reali, capi di stato e il gotha della politica e dell’imprenditoria italiana e mondiale. «Per capire e amare una cravatta Marinella – racconta Maurizio – bisogna venire a Napoli e respirare l’aria del negozio fondato da mio nonno, con gli originali arredi di legno in stile liberty, gli stucchi al soffitto e lo stemma di fornitore ufficiali della Real Casa».

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Nella pagina precedente e sopra: il laboratorio dell’Antica Manifattura Cappelli a Roma, fondata nel 1936 all’ombra della cupola di San Pietro. Nel retrobottega di quest’elegante boutique, con un fascino d’altri tempi, si creano e si realizzano, interamente a mano, meravigliosi cappelli, ancora modellati su forme di legno massiccio al calore di un forno a legna.

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Patrizia Fabri in posa nello showroom dove espone le sue splendide creazioni. Da sempre collabora con leggendari stilisti romani come Capucci e Gattinoni e ogni anno, in primavera, veste di glamour ed eccentricità il capo delle signore che frequentano il Derby delle Capannelle, l’elegantissimo evento ippico della capitale, portando poi l’inconfondibile stile del made in Italy anche sul fotografatissimo palcoscenico inglese di Ascot.

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Ogni cappello è un pezzo unico e lavorato esclusivamente da mani esperte. Qui chiunque entri ne troverà uno per il quale proverà amore a prima vista.

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Sotto: l’esposizione di una collezione con capi da giorno e da sera. Si tratti di un accessorio in pregiato feltro vintage, in finissima paglia di Toscana o in filato cashmere oppure di un cappello da sera dall’architettura elaborata, con drappeggi in seta, nastri o piume di struzzo, il cappello è un luogo simbolico e complesso, in grado di rivelare un volto, uno sguardo, un’anima.

Per un uomo, è un simbolo della sua personalità e sicurezza di sé. Per una donna, è una straordinaria arma di seduzione, sempre sensuale e mai volgare. Così la pensa la signora Patrizia Fabri, da dieci anni proprietaria del più antico laboratorio romano di modisteria.

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Nella pagina d’apertura: un ritratto di Piero Albertelli, proprietario del famoso negozio di camicie su misura da uomo a Roma. Sotto: Piero ci spiega che i capitani d’industria e i top manager preferiscono i colletti con le vele rigide e alte, sinonimo di potere e d’imposizione, mentre i politici e i professionisti, li scelgono invece morbidi, con le vele distanziate, a dimostrazione della predisposizione verso gli altri e della capacità di mediare.

A destra: alcune fasi della lavorazione. Nella sua sartoria, a poca distanza dal Parlamento, Albertelli serve la classe dirigente italiana e clienti provenienti da ogni angolo del mondo in grado di apprezzare la perfezione della fattura, interamente a mano, e la sublime qualità dei tessuti, frutto di un’accurata selezione.

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Nella pagina precedente: Carlo Marini in posa nel suo laboratorio-bottega di Roma, considerato il negozio simbolo dell’eccellenza nella tradizione della scarpa su misura. A snistra: alcune forme di clienti assidui e prestigiosi di Carlo, nel dettaglio spicca il nome del presidente del consiglio Paolo Gentiloni.

Sopra: una fase di confezionamento realizzata interamente a mano con un procedimento lungo 40 ore che si compone di 220 operazioni, a partire dalla riproduzione in legno di pioppo del piede del cliente e della scelta del modello, della pelle e del fondo. Il risultato è una scarpa assolutamente unica, tanto elegante quanto longeva e comoda.

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Sopra: nella teca dei ricordi, sono esposte le foto, i modelli di cartone e le forme di illustri clienti che Carlo serve e ha servito nella sua lunga carriera. Nel dettaglio l’angolo dedicato al fondatore della Fiat Gianni Agnelli. Anche Lapo Elkann è un cliente assiduo.

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Sotto: la piccola e confortevole saletta dove i clienti acquistano, provano e scelgono i materiali per le proprie scarpe. La bottega nasce nel lontano 1899 e si trova incastonata tra la via Veneto della Dolce Vita e la Scalinata di piazza di Spagna.

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A sinistra: un modello classico proposto da Marini nella versione in pelle bicolore.

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Sotto: Paolo inizia a lavorare su una forma del piede sinistro di un membro della famiglia Bulgari. Numerosissimi Vip sono stati e sono clienti affezionati della famiglia Marini: il regista Sergio Leone, gli attori Marcello Mastroianni e Robert De Niro, la famiglia Agnelli e il magnate Robert Forbes, soltanto per citarne alcuni.

Tremilacinquecento. È il numero di paia di scarpe – comprese quelle da caccia, da golf e da piscina – che, in 35 anni, la famiglia Marini ha realizzato per il più affezionato tra i suoi illustri clienti, il re del Marocco Hassan II. Il sovrano aveva commissionato qui anche un paio di morbidi stivali da cavallerizza, che donò a Elisabetta II d’Inghilterra insieme a uno splendido esemplare di purosangue arabo.

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Nella pagina precedente: nel laboratorio della galleria Essere/Avere di Roma, Aldo Rossi e il padre Franco discutono sulla scelta dei materiali per il restauro di un oggetto da decoro in marmo. Sopra: nei magazzini della bottega sono custoditi blocchi di marmo provenienti da scavi archeologici, con questi il signor Franco restaura tesori (è stato lui a riportare all’originaria meraviglia i pavimenti della celebre Galleria Borghese) e realizza statue, busti, tavoli, caminetti e altri arredi per una prestigiosa clientela internazionale.

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Sotto: un dettaglio della targa e buca per la posta della facciata del più antico laboratorio del marmo ancora in attività nella capitale. Conosciuto da tutti come “Franco er marmista”, nella colorita parlata romanesca. Fu fondato nel 1860 nel rione degli artigiani, tra piazza Navona e Castel Sant’Angelo.

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Nelle foto di sinistra: alcuni oggetti esposti nella galleria. Si possono trovare riproduzioni, risalenti all’epoca del Grand Tour, delle statue dei più celebri scultori dell’antichità, scolpite in formato “da viaggio”. Quelle miniature – che furono i primi souvenir di Roma – ora hanno acquistato la dignità di piccoli capolavori d’arte. E sono nella lista dei desideri dei collezionisti più raffinati.

Sopra: Aldo, che si occupa della galleria, posa orgoglioso davanti a una statua in marmo realizzata dal padre Franco che invece, trascorre le sue giornate avvolto dalla polvere di marmo nel laboratorio, intento alla lavorazione di marmi sette e ottocenteschi.

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Nella pagina precedente: un ritratto di Diego Percossi Papi uno dei piĂš grandi maestri della gioielleria italiana. Il suo minuscolo atelier si trova in uno degli angoli piĂš suggestivi del centro di Roma proprio a fianco al Pantheon.

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In queste pagine: alcune fasi della progettazione dei gioielli. Le sue creazioni, racchiudono natura, miti, storia e arte. Non è soltanto una questione di tecnica, seppure raffinatissima: a sorprendere sono gli inediti contrasti cromatici e l’armonia delle forme, che reinventano la realtĂ .

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Molti dei suoi gioielli raffigurano animali fantastici lavorati con smalti e pietre preziose. La clientela di Diego Percossi Papi comprende il Vaticano, la nobiltĂ europea e grandi produzioni cinematografiche. Da poco ha avviato una collaborazione con la stilista pietroburghese Tatyana Parfionova: per lei sta creando una collezione di fantasmagorici monili ispirati alle fiabe di PuĹĄkin.

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INFO UTILI Foto e testi di Giovanni Tagini

Officina d’arti grafiche Carmine Cervone, via Anticaglia 10, Napoli. tel. 081 295483. La Scarabattola, via dei Tribunali 50, Napoli. tel. 081 291735. Rubinacci, via Chiaia 149, Napoli. tel. 081 415793. Ascione, Galleria Umberto I, Piazzetta Matilde Serao 19, Napoli. Tel. 081 421111. Marinella, Riviera di Chiaia 287, Napoli. tel. 081 2451182. Antica Manifattura Cappelli, via dell’Oca 34, Roma. tel. 06 3214652. La Camiceria di Piero, via di Pallacorda 1, Roma. tel. 06 6892401. Marini, via Francesco Crispi 97, Roma. tel. 06 6793858. Laboratorio Galleria Essere/ Avere, Via dei Coronari 118, Roma. tel. 06 68307899. Diego Percossi Papi, via Sant’Eustachio 16, Roma. tel. 06 68801466.

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| L’ESTATICA ESTATE ESTONE DI SAAREMAA

Lo splendore della breve estate baltica sulle coste della maggiore delle isole estoni.

ESTONIA

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Pagine precedenti: in Estonia l’estate è breve come un sospiro e innocente come il primo attimo del mondo appena creato. A Saaremaa, la più grande delle sue isole, tutto si amplifica e si esalta. Anche il cielo. A Saaremaa le nuvole corrono basse. Geografie aeree in rapido mutamento generano cieli sempre diversi. A Saaremaa le nuvole bianche dell’estate passano come visioni angeliche attraverso la purezza splendente di certe mattine estatiche, sul mare immobile. Non occorre alzare gli occhi per guardarle. Esse ti passano dentro e lasciano tracce indelebili. Quassù la bella stagione è appena un guizzare di pesce, un saettare di rondine. È uno squarcio di sole tra due temporali. È la farfalla che vive un solo giorno. È l’attimo sospeso ed eterno tra il volo e la caduta di un tuffo nel mare.

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In queste pagine: l’estate di Saaremaa è per gli amanti della solitudine e della natura. Non ha nulla di mondano e di sguaiato, non insegue le mode, non è rumorosa, né pacchiana, né frivola. È una stagione profonda e intensa che arriva come un ciclone. Così lungamente desiderata da aver consumato cuori e calendari. Così appassionante che è come una scarica di pura adrenalina. È una stagione fragile, basta un nulla, una pioggia, un giorno di vento freddo, per cambiare le carte di nuovo, ma quando esplode veramente, non lascia scampo. Ha una tenacia di girasole che, finché fiorisce, non abbassa mai la testa.

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Doppia pagina precedente: c’è un qualcosa di mistico a Saarema in questa stagione dell’anno. Sarà perché gli estoni sono così silenziosi e si muovono come se la natura fosse davvero un’enorme cattedrale. Sarà per quella luce così pura in cui ogni cosa sembra immobile e sospesa. Sarà perché il senso del sacro è così vivo e percepibile nell’atmosfera. Mistico e allo stesso tempo fisico. Infatti questo misterioso fremito che è nell’aria si traduce in una grande energia, si vive direttamente sulla pelle e in ogni cellula del corpo. Nuotare, tuffarsi, correre o semplicemente imboccare un sentiero nel bosco e camminare, equivale a una preghiera. È pura gioia di vivere, un rendere grazie alla Madre Terra, un entrare in comunione con la Natura.

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In queste pagine: 31 abitanti per kmq. Più facile incontrare animali che esseri umani. I pochi abitanti lasciano impronte leggere, molto più deboli di quelle che il mare e il clima imprimono sul legno di case e capanni. Più facile incontrare barche che auto. In questo piccolo mondo piatto, verde e blu, la luce è radiosa, a volte dorata, a volte fredda. Ha uno splendore incontaminato da paradiso terrestre e un’immobilità apparente che nasconde il brulicare della vita delle paludi e delle foreste. Ogni piccola traccia lasciata dall’uomo si perde e scompare, fagocitata dal rigoglio vegetale dell’estate. Doppia pagina seguente: viaggiando verso il sud dell’isola si arriva alla penisola di Sõrve, un’esile striscia di terra, lunga 32 km e larga 10, orlata da basse falesie. In breve si raggiunge il faro di Sääre, in un luogo isolato e selvaggio. Un vento incantatore e capriccioso accompagna solitarie passeggiate fino a dove la terra finisce. Si inizia cercando ambra e poi ci si innamora anche dei più piccoli sassi che le onde hanno lisciato. Saaremaa termina così, languidamente, quasi estenuata, perdendosi nel mare con una sottile lingua di bianca ghiaia fina, in dissolvenza lenta.

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Quiete mattine di luglio, piene di promesse, silenziose e immobili nel bagliore trasparente del cielo. Ogni cosa si illumina di nuova vita. Alto come un obelisco, misterioso come un menhir, nero come il buio dell’inverno, il faro di Sääre, astro roteante della notte, ha spento il suo occhio di luce e attende nel sole. A destra: ogni ora dal porto di Virtsu parte un traghetto per Saarema. Ad essere precisi si sbarca nella piccola isola di Muhu, che è come un aperitivo analcolico che preannuncia l’ubriacatura di luce e natura vergine che ci attende a Saaremaa, non appena viene superato il ponte che ad essa la collega. La prima deliziosa località che si incontra è Orissaare, minuscolo porto fatto di qualche casotto di legno dipinto di rosso, una locanda intima e accogliente, un piccolo molo e una visione dolcissima di coste boscose e acque calme a perdita d’occhio. Un piccolo posto incantevole dove gettare l’ancora.

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Doppia pagina seguente: scivolare nell’acqua come guizzanti pesciolini d’argento, verso rive misteriose e disabitate, dove i giunchi cantano la canzone del vento e gli uccelli di palude fanno il nido. Nuotare dentro il riflesso delle nuvole. Percepire lo spazio immenso tutt’attorno e un silenzio arcaico di cui si ignorava l’esistenza. Così profondo che quasi fa paura. Così potente che quasi se ne può udire il ronzio e la vibrazione.

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Doppia pagina precedente. Faro di Sääre. Febbre d’estate. Arriva dopo il buio e il lungo freddo come uno spiffero d’aria che si insinua in ogni fessura. È una vibrazione sottile che cresce d’intensità, accende i sensi e spinge al movimento, centuplica le energie e non fa percepire la stanchezza. Cresce insieme al sole, a quella sua luce d’oro bianco che nessuna tenda può arginare. Neanche gli occhi chiusi, neanche le imposte serrate riescono a tenerla lontano. Non c’è più voglia di dormire, ma è un’insonnia bella, una frenesia di vita che brucia di una fiamma pura che non lascia cenere. Foto sopra. Falesie di Panga Pank. Saaremaa è l’isola più grande dell’Estonia ma è pur sempre piccola. 2673 km quadrati. Praticamente un fazzoletto di terra piatta proteso tra il Golfo di Riga e il Baltico. Eppure, forse proprio perché è un’isola e viene naturale guardare sempre verso il mare, quello che colpisce subito è la sensazione di immensità. Come se non avesse confini. Come se si dilatasse nello spazio in ogni direzione. Un incantamento, un’illusione prodigiosa che la rende magica e stregata.

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Afferrare l’estate baltica è una questione di dedizione e passione. Gli estoni ce la mettono tutta. Starebbero l’intero giorno a sguazzare in acqua, a vagare nella foresta, piantare tende, abbronzarsi e accendere fuochi sulla spiaggia. Di sole e aria aperta non ne hanno mai abbastanza. Una smania gioiosa e inesauribile che stupisce noi, gente mediterranea, che siamo così abituati a scialare e spendere diversamente l’abbondanza di giorni caldi di cui disponiamo. La fugacità rende questo tempo prezioso e poetico. La sua bellezza fuggevole, la sua brevità, insegnano la pienezza imperdibile dell’attimo.

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Doppia pagina precedente: a Saaremaa si impara che è meglio togliere che aggiungere. Un paesaggio basilare, composto di pochi elementi: mare, prati, boschi e nuvole, nulla di più. E giornate semplici, fatte di piccole cose. È un ambiente remoto, molto nordico, molto prossimo all’estremo, pervaso di una spiritualità primitiva, legata alla natura, animista e pagana. È qualcosa che affascina e seduce e al contempo suscita timore e reverenza. È un processo di sfrondamento che elimina ciò che è inutile e in eccesso, per arrivare all’essenza e ritrovare l’armonia, il giusto battito e il respiro.


A sinistra: durante il dominio sovietico l’isola di Saaremaa, come molte altre zone costiere estoni, a causa delle installazioni militari presenti, era un luogo off limits, interdetto alla stessa popolazione. L’isolamento in cui visse fino al 1991 preservò l’ambiente naturale e l’integrità del paesaggio. Oggi gli estoni si riappropriano con appassionato amore della loro terra e del loro mare. Arrivano a bordo di Suv e fuoristrada coperti da tre dita di sabbia bianca, dopo aver percorso selvatici sterrati tra le foreste, alzando nuvoloni di polvere. Non è una moda, né un’ostentazione, semplicemente i mezzi più adatti all’ambiente. Sulle targhe c’è scritto EST... ma l’Est è un mondo ormai lontano. Ora si guarda altrove. Scaricano bambini biondissimi, cani, tende, bici, teli e borsoni da picnic. Ombrelloni no, non ce n’è bisogno, perché il sole non è mai troppo. Hanno fame di vita. Voglia di recuperare.

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Luoghi anfibi di terra e di mare, di immensi spazi e profonde solitudini. Questa isola, luminosa e remota, è una dea enigmatica distesa sulle acque e il Baltico è una sirena schizofrenica che inganna con le sue pigre, immobili bonacce estive per poi colpire, quando meno te lo aspetti, con impeto selvaggio e scatenata furia. Ma intanto è luglio e ogni giorno dura un’eternità. Intanto è estate e ogni tramonto pare infinito.

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Pagina seguente: il faro di Sääre. Per raggiungere l’oscurità e riposare gli occhi nell’ombra blu del cielo, bisogna spingersi molto in là nella notte estiva di Saaremaa. Resta, ardente e inestinguibile, un alone luminoso in fondo all’orizzonte dove le braci del tramonto covano sotto la curva del cielo. Il faro di Sääre misura invano lo spazio infinito coi suoi precisi cerchi da compasso. Il buio non è mai buio vero e già le stelle pallide si spengono verso oriente nella vampa bianca dell’aurora.


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Saaremaa, il suo nome da sirena riecheggia sul mare. Saaremaa, è un suono come un soffio di vento, un’eco che arriva da lontano, un cerchio nell’acqua che si allarga, un sussurro di cespugli e fronde, un sibilo di animale di acquitrino, un dondolio di onda, un mulinello d’aria, un sasso lanciato che rimbalza sull’acqua, una risacca dolce su pietruzze d’ambra.

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INFO UTILI Foto e testi di

Giuliana e Antonio Corradetti

CO ME A R R IVA R E I traghetti per le isole di Saaremaa e Muhu partono ogni ora dal porto di Virtsu, situato a 138 km di distanza da Tallinn. La capitale è a sua volta raggiungibile in aereo con voli low cost Ryanair dall’aeroporto Orio al Serio (Bergamo). Il volo dura tre ore. ORA + 1 ora rispetto all’Italia. L I NGUA La lingua ufficiale è l’estone (di origine ugro-finnica). Un terzo della popolazione parla il russo. L’inglese è largamente parlato ovunque.

C LI M A Saaremaa è bagnata dal Baltico ed è situata all’imboccatura del Golfo di Riga. Questi mari in genere sono spesso gelati in inverno. D’estate invece la temperatura dell’acqua raggiunge normalmente i 20°. L’estate è ovviamente il periodo migliore per visitare l’isola. Le temperature medie sono comprese tra 16 e 17°C. M ONETA L’Estonia fa parte della Comunità Europea e, dal 2011, ha adottato l’Euro. LI NK UT I LI Sito ufficiale del turismo estone

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RISO SCOTTI HA SCELTO DI IMPEGNARSI NELLE TERRE DOVE IL RISO SFAMA ED È SIMBOLO DI SVILUPPO

SAMARCANDA

ASHGABAT

BUCKHARA

PORTA DELL’INFERNO

TASHKENT

MASHHAD KHIVA

KHUJAND

Dopo aver attraversato i confini dell’Iran, del Turkmenistan e dell’Uzbekistan, la spedizione, in viaggio sulla rotta di Marco Polo, porta a Samarcanda un progetto sociale ancora una volta a favore dei bambini. Nella foto, l’incontro con alcuni degli oltre 150 bambini e ragazzi della Casa Accoglienza Mehribonlik, riconosciuta dal Mistero dell’Istruzione uzbeko, che ha avviato un importante programma di rafforzamento familiare, per offrire loro un aiuto concreto in termini di sostentamento e sostegno all’istruzione.

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IRAN: IL PAESE DELLE CUPOLE D’ORO, di grandi tesori, dove le donne si muovono eleganti avvolte da splendidi tessuti; i profumi ricordano le antiche rotte carovaniere e le cupole si infiammano sotto i raggi del sole calante. Ma il fascino dell’Iran sta anche nelle maestose moschee e nelle maioliche blu cielo, che fanno dell’architettura persiana una delle più eleganti al mondo. Una cultura antica da ritrovare allo stesso modo nelle città e nei centri carovanieri ai confini più estremi, sulla rotta di Marco Polo.

MURGHAB

LAGO KARAKUL CANTON KASHGAR

DUSHAMBE

ALTOPIANO DEL PAMIR

ISTANBUL

TURKMENISTAN: IL CUORE DELL’ASIA, dove pulsa un deserto di leggendaria vastità. Bassipiani color metallo che si sfaldano al sole, dove in passato i popoli viaggiavano solo con l’aiuto delle stelle, come i marinai; fiumi che si perdono lungo il cammino verso un mare troppo lontano, millenarie città di terracotta flagellate dal vento, che continuano a versare l’anima nella sabbia. Un Paese fiabesco, tra il Mar Caspio e I contrafforti dell’Himalaya, dove c’è una Porta…dell’Inferno!!

UZBEKISTAN: TRA LE STEPPE DELL’ASIA CENTRALE SULLA ROTTA DELLA VIA DELLA SETA, crocevia e culla di antiche civiltà, testimone della grandezza e della decadenza degli imperi mongoli e persiani, tappa straordinaria e previlegiata che riporta sulle tracce dell’antica Via della Seta. Racchiuso nel cuore dell’Asia centrale, separato dal mondo da aspri deserti e montagne, l’Uzbekistan seduce con i suoi racconti di imperi fiabeschi e di caravanserragli, dove si mescolano, come in un caleidoscopio, spezie, tessuti e pietre preziose, valorosi cavalieri e dispotici emiri, ricchi mercanti e 99 avventurosi viaggiatori.


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| LE AZZORRE DI TABUCCHI

Prendete nove isole di lava nera, all’estrema punta occidentale europea, ammantatele di foreste e coloratele di ortensie azzurre. Avrete le Azzorre.

PORTOGALLO

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In apertura: la cittadina di Angra do Heroismo (baia dell’eroismo), il capoluogo, chiamata cosi perché nel 1829 i suoi abitanti affrontarono con coraggio le feroci truppe dell’usurpatore Michele, che ambiva al trono Colpisce per la bellezza del centro storico, con le case addossate le une alle altre, decorate con balconi in ferro battuto. Dal 2007 è Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Doppia pagina precedente: Il futuristico belvedere di Serra do Cume, sull’isola di Terceira, domina la caldera di un antico vulcano, ora trasformato in pascolo per il bestiame. Piante endemiche crescono nella dura roccia vulcanica sull’isola di Pico. Nove isole, diverse una dall’altra e piene di fascino. Terre di fuoco e vento.

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La piccola pianta endemica dell’isola di Pico, Lysimachia azorica. Vive a 1800 metri, sui fianchi aridi del vulcano omonimo, il più delle volte coperto da strati di nuvole, È la cima più alta del Portogallo con i suoi 2320 metri.

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Il matusalemme verde dell’isola di Pico: l’albero del drago con i suoi caratteristici rami nei pressi del villaggio di Madalena. Ha 800 anni e fa la guardia al vicino museo del vino, tra vigneti e lava.

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L’isola di Pico è famosa per i suoi ottimi vini, ottenuti da uve che maturano su fazzoletti di terra lavica, strappate con il lavoro di intere generazioni ad antiche colate di lava. Le piccole vigne vengono protette dai venti furiosi atlantici con muretti di basalto che disegnano un paesaggio particolare, tanto da aver convinto la commissione l’UNESCO che le ha dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

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Pagina precedente: le rocce nere e lucide a Biscoitos, sull’isola di Terceira, si spingono in mare a sfidare, da secoli, le enormi onde atlantiche. Alle 19,30 parte il traghetto che percorre i sette chilometri di mare che dividono l’isola di Faial da Pico. Un piccolo faraglione fa da guardia alla baia che protegge il porticciolo di Madalena, un grumo di case concentrate attorno alla chiesa, sorvolato da decine di chiassosi gabbiani reali che fanno la spola con le imbarcazioni.

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Antica mappa dell’isola di Pico e del vulcano risalente al 1841, conservata nello splendido museo dei balenieri a Lajas.

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Una lunga scalinata permette l’entrata nell’Agar do Carvao, monumento regionale di Terceira, un antico cono vulcanico formatosi per un complesso fenomeno geologico. Una struttura rara, che la rende unica al mondo. L’ambiente molto umido e buio permette la crescita di belle felci endemiche Trichomanes speciosum, e l’abbondante stillicidio mette a dura prova la macchina fotografica: consigliato vivamente un impermeabile.

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Per un giorno a Terceira ci si può trasformare in speleologi e scendere nel ventre dell’isola in un’antichissima galleria di scorrimento lavico: la Grutta das Torras. Muniti di torcia si percorrono un centinaio di metri, nel buio assoluto, accompagnati da una guida, fino allo sbocco, dove secolari alberi hanno radicato in quello che in principio era fuoco ardente.

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Il promontorio di Capelinho sull’isola di Faial. Furiose eruzioni nel 1957 diedero vita a questo nuovo pezzo di terra, battuto da forti venti che solleva una polvere finissima, fastidiosa per gli occhi. Uno spettacolo primordiale, come il pianeta prima del nostro avvento.


Angra do Heroismo, primo esempio di urbanistica europea del XVI secolo in pieno Atlantico, le cui strade conservano intatta l’atmosfera dei tempi passati nelle chiese, nei palazzi, nei musei e nelle possenti mura della fortezza, che difese piÚ volte la città dalle scorribande dei corsari.

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Il molo di Horta, sull’isola di Faial, tappezzato di graffiti lasciati da chi ha attraversato l’Atlantico in barca, trasformando questo cemento in un arcobaleno di arte e immaginazione.

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I muri e le case sull’isola di Pico sono costruite con pietre di lava che contrastano con le variopinte barche da pesca. Visitare Pico è come entrare in un piccolo mondo fatto di balenieri, agricoltori, pescatori, vasti panorami e villaggi sul mare.

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L’isola di Terceira è nota per i capolavori di architettura popolare: gli imperios, cappelle molto colorate erette in onore dello Spirito Santo.

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Pagina precedente: la costa dell’isola di Terceira testimonia le origini vulcaniche di queste isole in pieno Atlantico. A pochi chilometri dal paese di Madalena, sull’isola di Pico, lungo la strada costiera una freccia in legno screpolata indica il museo del vino. Un percorso ben segnalato mostra tutte le migliori etichette presenti sull’isola. Con dovizia di particolari si comprendono tutti gli sforzi che i contadini devono sostenere per ricavare l’ottimo vino. A destra uno dei tanti e colorati Imperios dell’isola di Terceira. A Port Judeu sono numerose queste cappelle votive dedicate allo Spirito Santo.

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Se chiedete al proprietario del Peter’s cafè a Horta, sull’isola di Faial, sarà felice di portarvi al piano rialzato, per mostrarvi, orgoglioso, la più grande collezione al mondo di denti di capodoglio scolpiti e disegnati da pescatori e artisti.

Foto a destra: in alto, il monumento dedicato al difficile lavoro dei contadini di Vitoria, piccolo villaggio sull’isola di Terceira. Sotto, la scultura a Lajes sull’isola di Pico dedicata ai balenieri.

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I muri incanalano nelle strette vie di Angra do Heroismo gli odori di cibi antichi, di ingredienti di mare e terra. I nomi delle viuzze sono tutte realizzate in ceramica artistica.

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La vista spazia su gran parte dell’isola di Terceira dalla cima del monte Brasil, dove al Mirador, su una cartina in ceramica sono segnati tutti i punti piÚ interessanti. Questo panettone verde che domina Angra do Heroismo rappresenta un polmone verde e una zona di svago per gli abitanti. Un luogo del silenzio dove si vedono persone venute fin qui per godersi la lettura di un libro o semplicemente per ritrovarsi e chiacchierare.

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Il clima mite e temperato delle Azzorre, dovuto alla Corrente del Golfo, permette la crescita di numerosi fiori come le scille azzurre e delle Crocosmie lucifere dai fiori scarlatti.

Foto sopra: paesaggio a 800 metri di quota ai piedi del vulcano di Pico, spesso avvolto dalle nuvole. Qui crescono gli endemici Ginepri brevifolia, contorti e coperti di muschi e licheni si stagliano come figure nella nebbia.

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In queste isole Antonio Tabucchi ha ambientato il romanzo “Donna di Porto Pim�, (Sellerio Editore,1983) 96 pagine pregne di storie, di sogni e cacce alle balene, naufragi e sirene. Nella foto il porticciolo di Angra do Heroismo.


Peter’s bar è un caffè sul porto di Horta. È qualcosa a metà tra la taverna, il punto di ritrovo, un’agenzia di informazioni e un ufficio postale. Lo frequentano i balenieri, ma anche la gente delle barche che fa la traversata atlantica o altri percorsi più lunghi. Poiché i naviganti sanno che l’isola di Faial è un punto d’appoggio obbligatorio e tutti passano di qua, Peter’s è diventato il destinatario di messaggi precari e fortunosi, che altrimenti non avrebbero altro indirizzo.” Da “Donna di Porto Pim”, pag.39.

A destra: l’avveniristico centro studi vulcanici di Capelinho sull’isola di Faial. Costruito interamente sottoterra è interessantissimo: impressiona la struttura quasi spaziale, i cartelli e le fotografie dei vulcani del pianeta spiegano la loro formazione e le guide ben preparate, accompagnano i visitatori per un’ora nel ventre del vulcano. Ttermini come ossidiane, gallerie di scorrimento laviche, zone fessurali, non avranno più segreti.

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“Per i navigatori che si fermano a Horta è norma lasciare sulla muraglia del molo un disegno, un nome, una data. E’un muro lungo un centinaio di metri dove si sovrappongono disegni di barche, colori di bandiere, frasi. ” Da “Donna di Porto Pim” pag.37.

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INFO UTILI Foto e testi di Vittorio Giannella FU S O O R A R IO - 2 ore rispetto all’Italia. D OCU ME N TI Se siete cittadini europei è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio, le Azzore fanno parte del Portogallo. Se dovete guidare, la patente italiana va bene. P ER M A N GIA R E E I N FO R MA ZIO N I Peter’s Bar a Horta isola di Faial. G L I AMICI A 4 ZA MPE Alle Azzorre è possibile portare i nostri amici da compagnia purchè in regola con tutte le vaccinazioni e di tutta la documentazione necessaria. Basta chiedere subito quando chiedete la prenotazione

per precisare il peso e la razza dell’animale. Alle Azzorre se avete intenzione di visitare molte isole è meglio portare animali che non superino gli otto chili, quelli consentiti per viaggiare col padrone in cabina, altrimenti per quelli più grandi sarebbe traumatico viaggiare in stiva. ELET T RI C I TÀ La corrente è 220 volts con prese come quelle italiane. Avvistare i cetacei: Le isole Azzorre, e l’isola di Pico in particolare, sono tra i posti migliori al mondo per l’osservazione delle balene. www.cwazores.com Noleggiare un’auto: Ilha verde LI NK UT I LI www.visitazores.org www.isoleazzorre.com

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| LA STORIA DELLE NANA BENZ, UN’EPOPEA AFRICANA

Sono diventate ricchissime commerciando tessuti dai colori sgargianti, ora prodotti da una societĂ olandese. Hanno investito in case nella educazione dei figli e nelle Mercedes, da cui il loro nome.

TOGO

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In apertura e in questa pagina: Il Grand Marché di Lomé è un brulicare di gente, rumori e colori. Tutto il giorno è un via vai di venditori, passanti, moto e taxi che a stento si fanno strada tra la folla. I mercati africani sono il cuore pulsante dell’economia del continente e l’ultimo piano del mercato di Lomé, dinamica capitale di uno degli stati più piccoli d’Africa, è il regno


delle venditrici di pagne (tessuti) e in particolare dei pregiati wax stampati in Olanda. O forse è meglio dire che lo era, perchĂŠ recentemente l’intera struttura è bruciata e provvisoriamente le venditrici si sono sparpagliate per le strade e nei negozi adiacenti.


Hanno cominciato dal nulla, negli anni ‘50 del secolo scorso. E sono diventate tra le più ricche del Togo. Tutti a Lomé le conoscono con il nome di Nana Benz. Spesso analfabete, senza aver frequentato nessuna scuola, hanno viaggiato in tutto il mondo diventando un punto di riferimento per il commercio dei tessuti in Africa Occ. e Centrale, accumulando grandi fortune. Sono state le prime in Togo ad acquistare quello che all’epoca era un vero e proprio status symbol: la Mercedes Benz. Da cui il loro nome.

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Si racconta che anche il presidente, quando riceveva delegazioni molto folte, fosse costretto a chieder loro in prestito alcune delle Mercedes Benz da utilizzare come auto ufficiali. Oggi il loro mito si è un po’ stinto. La concorrenza cinese (ma non solo) sta avendo effetti pesanti anche sul mercato dei tessuti africani. Se infatti, una trentina di anni fa l’associazione delle Nana Benz comprendeva più di un migliaio di venditrici, per un giro d’affari stimato attorno ai 26 milioni di dollari, oggi sono solo una ventina e arrivano a malapena al milione e mezzo di dollari.

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Pagina precedente: In occasione dell’8 marzo di qualche anno fa, la casa olandese Vlisco, che produce i più pregiati tessuti wax, ha realizzato un tessuto con lo stemma della Mercedes Benz e la scritta Mama, proprio in onore alle Nana Benz.

Foto sopra e a fianco: all’ombra dell’antica cattedrale costruita dai tedeschi alla fine del XIX secolo, si vive la vita di tutti i giorni. Le venditrici di tessuti al dettaglio, che prendono in conto vendita piccole quantità di pagne dalle Nana Benz, camminano ininterrottamente tutto il giorno nelle vie attorno al mercato con la merce sulla testa in cerca di clienti.

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In questa pagina e nelle pagine precedenti: questi tessuti mondialmente riconosciuti come africani, sono in realtà di origine asiatica e vengono prodotti da più di 160 anni in Olanda. Sono il retaggio di una storia coloniale che ha unito, attraverso un semplice pezzo di stoffa, mondi lontanissimi. Da una parte, l’Asia, e l’Indonesia in particolare, dove si pratica l’antica arte del batik, realizzato con la tecnica della cera fusa (wax, appunto, in inglese). Dall’altra l’impero olandese, che spaziava da Oriente alle coste dell’Africa Occidentale, da cui esportava schiavi verso le Americhe. E in mezzo l’Africa appunto, dove il commercio di questi tessuti prodotti in particolare dalla ditta olandese Vlisco dal 1846 - è diventato uno dei business più redditizi. Rigorosamente gestito da donne.

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Nelle pagine precedenti: le nuove collezioni Vlisco vengono presentate ogni tre mesi con nomi suadenti ed evocativi quali “Reflet de Lumière”, “Tableau Vivant”, “Sparkling Grace”.... Ma sono i grandi classici del passato ad aver conquistato un posto nella storia dei wax olandesi. Tessuti ribattezzati sul posto dalle stesse venditrici e da tutti riconosciuti con nomi spesso buffi e divertenti. I più famosi sono i classici “famiglia” con il disegno di una gallina con uova e pulcini o i “cerchi olimpici”.

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Altri tessuti sono conosciuti con nomi più enigmatici quali “Esco, non esco”, “Seguimi”, “Il tuo piede, il mio piede”. Si possono trovare quelli dai nomi più concilianti e lusinghieri come “Mio marito lo ha fatto per me” o quelli più minacciosi come “L’occhio della mia rivale”. Molti sono nelle lingue locali. Tutti li conoscono. E vi fanno molta attenzione quando si tratta di fare un regalo. “Gelosia”, ad esempio, potrebbe suscitare qualche ira o sospetto nella donna che lo riceve. Anche gli uomini, dunque, sono avvertiti!

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Madame Crepy è la presidente dell’associazione delle Nana Benz, una di quelle che, sul commercio dei pagne, hanno costruito una vera e propria fortuna. Oggi ha 70 anni, ma nonostante l’età, l’agiatezza economica ed una figlia che la sostituisce per buona parte dei commerci, non passa giorno che non si presenti al suo posto di comando, circondata dai suoi amati tessuti.

Doppi pagina precedente e qui sotto: Madame Crepy era una ragazzina quando ha iniziato il suo business accompagnando la zia in Ghana per comprare i pagne, che poi rivendevano in tutta l’Africa Occidentale e Centrale. A quei tempi i clienti erano moltissimi e i pagne non bastavano mai. Nonostante avesse studiato per fare la maestra, con due soli viaggi in Ghana guadagnava molto più di uno stipendio mensile da insegnante. Quando negli anni Settanta, il Ghana è diventato un Paese estremamente instabile, segnato da continui colpi di Stato, il piccolo ma tranquillo Togo si è trasformato automaticamente in un punto di riferimento per il commercio di questi tessuti in gran parte dell’Africa. E le Nana Benz sono diventate una vera e propria istituzione.

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Grazie alle grandi quantità di tessuto acquistato dalle Nana Benz, la ditta Vlisco le ha più volte invitate in Olanda per visitare la fabbrica, ma anche per dare consigli su colori e disegni che più facilmente avrebbero incontrato i favori delle donne africane. Nel frattempo queste donne venute dal nulla, e diventate tra le più potenti di Lomé, hanno cominciato a viaggiare e a investire: Olanda, Inghilterra, ma anche Svizzera e Italia, specialmente per le sete di Como. Hanno investito nell’immobiliare, persino in Europa o negli Stati Uniti, dove hanno fatto studiare i loro figli; sostenuto iniziative sociali e culturali e hanno contribuito a iniziare alla scuola un’intera generazione di giovani africani.

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INFO UTILI Foto di Bruno Zanzottera Testi di Anna Pozzi e Bruno Zanzottera CO ME A R R IVA R E In aereo: Brussels Airlines e Air France hanno voli plurisettimanali dall’Italia con scalo a Bruxelles o Parigi. Prezzi a partire da 550 Euro. P ER I ODO La stagione secca è da ottobre a marzo. Tra aprile e maggio le temperature sono particolarmente alte con forti tassi di umidità. La nostra estate corrisponde alla stagione delle piogge, anche se non è detto che piova spesso e a volte dopo i temporali i cieli possono essere molto azzurri e tersi. DOCUMENTI E FORMALITÀ Passaporto con sei mesi di validità con visto d’ingresso. Il visto valido per 7 gg si può ottenere direttamente all’arrivo in aeroporto a Lomé. Se rimanete nel Paese un tempo superiore potrete farvelo rinnovare all’Ufficio Immigrazione di Lomé oppure richiedere il visto al Consolato del Togo a Roma, Via S. Gimignano, 91 - 00138 Roma (tel. 06 8814568, email: consolatotogo@libero.it). NO R ME SA N ITA R IE Per il viaggio in Togo è richiesta la vaccinazione contro la febbre gialla. La vaccinazione, un tempo valida per 10 anni è stata recentemente dichiarata dall’OMS a vita, quindi senza bisogno di nuove vaccinazioni. La profilassi antimalarica è assolutamente consigliabile. Occorre fare sempre attenzio-

ne all’acqua da bere e portarsi un kit di farmacia da viaggio con medicinali attivi contro i germi della diarrea del viaggiatore, sali e soluzioni reidratanti, antipiretici contro la febbre, antisettici per le piccole ferite, analgesici. VALUTA In Togo la moneta è il franco CFA (XOF). Il cambio è fisso 1 Euro equivale a 655,957 franchi LINGUA La lingua ufficiale è il francese. La principale lingua locale parlata nella capitale Lomé è l’Ewé. COSA PORTARE Indumenti leggeri e comodi in tutte le situazioni. Occhiali da sole, cappello, collirio, burro cacao, creme solari, repellente antizanzare. COSA COMPRARE Dalle Nana Benz al Grand Marché non perdete l’occasione di acquistare un tessuto per farvi fare un abito o una camicia in puro stile africano da uno dei molti sarti locali. DOVE DORMIRE Lomé Hotel Sarakawa, Ablogamé, Bd du Mono. Tel: +228 22 27 65 90 DOVE MANGIARE Lomé Le Patio. Cite OUA, tel.+228. 90 37 67 07 PREF I SSI Il prefisso internazionale del Togo è +228; per chiamare l’Italia +39.


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| SAPORE DI SALE

Bodrum, l’antica Alicarnasso, è nota per il mare e i locali notturni. Ma è per il cibo che bisognerebbe visitarla, frutto della terra e del sole.

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In apertura: l’occhio di Allah è uno dei simboli nazionali. Si trova ovunque: davanti alle porte di ingresso, disegnato sui tessuti, incastonato nel cemento dei marciapiedi. Difende dalle energie negative, dicono, e tutti ne portano uno con sé. Pagina precedente: l’immagine di Mustafa Kemal Atatürk troneggia davanti agli uffici del Comune di Bodrum. Considerato il padre della Turchia moderna, fondò la Repubblica nel 1922.

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La vita per le strade di Bodrum scorre lenta, soprattutto in estate durante il periodo di Ramadan (Ramazan in turco) che nel 2107 si è concluso il 24 giugno. Le strade, durante il giorno, sono pressochÊ deserte e permettono di passeggiare in tranquillità o andare in bicicletta.

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A sinistra: quella del tappeto, in Turchia, è una vera arte. Ogni pezzo, in base al tipo di disegno, può richiedere anche alcuni mesi di lavorazione. Qui si utilizza il nodo turco, doppio e simmetrico, che si differenzia da quello persiano, che è invece singolo e asimmetrico. Sotto: uno dei tanti negozi nel centro di Bodrum. Anche se la maggior parte vende articoli per turisti, a ben guardare si trova qualcosa di originale e interessante. Tra le tante cose da acquistare ci sono i peştemal: teli di cotone utilizzati nell’hamam. Belli e colorati, sono utili anche in spiaggia.

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Pagina precedente: le spezie profumano ogni angolo, ogni piatto. Per vederle e acquistarle è meglio andare al mercato che si svolge, due volte a settimana, nello spazio coperto adiacente alla stazione degli autobus. Per portare a casa qualcosa di veramente tipico, scegliete il sale al limone e il sumac, da aggiungere a verdure e insalate. Sotto: le donne dei villaggi circostanti Bodrum, vengono al mercato per vendere i loro prodotti; verdure fresche, pane e olive sono solo un esempio.

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Il çay in Turchia non significa solo bere tè, ma è un gesto di accoglienza e convivialità. Si beve insieme al bar, ma si offre anche ai clienti di un negozio. Si prepara con tè nero in foglie, meglio se turco proveniente da Rize, e un cucchiaino di earl grey che gli dà il delicato aroma di bergamotto. Ricordate: il tè alla mela che a volte viene proposto, è un’invenzione per turisti.

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Il mercato è il posto perfetto per immergersi nella cultura locale. Oltre ad assaggiare i prodotti, si possono anche fare incontri bizzarri.

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Pagina precedente e sopra: il castello di Bodrum, o San Pietro, è un esempio di architettura crociata in Oriente. CI volle quasi un secolo per costruirlo e, in parte, furono utilizzate pietre provenienti dall’antico mausoleo di Alicarnasso, che un terremoto aveva distrutto nel XIV secolo. Una passeggiata al suo interno e lungo le mura, regalano un tuffo nel passato e un panorama mozzafiato sulla città e l’Egeo blu.

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Sulle colline intorno a Bodrum è visibile qualche mulino a vento. Purtroppo sono tutti in cattive condizioni ed essendo di proprietà privata il Comune non può intervenire sul loro ripristino. Nonostante ciò, dalla collina di Haremtan si gode di una bella vista.

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Il Blue Voyage è una delle esperienze più belle da provare a Bodrum. Le crociere in caicco, o goulette, sono un must fin da quando, molti anni fa, il turismo iniziativa ad affacciarsi timido in Turchia. È iniziato per caso, grazie a un pescatore che usciva in barca con gli amici portando con sé solo pane e formaggio.

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Durante una crociera in caicco, oggi, non manca però il cibo. L’equipaggio riesce a preparare in una piccola cucina un pranzo da re a base di molta verdura e pece fresco. Quanto costa una giornata di mare, sole e ottimo cibo? 1500 euro da dividere in 12 persone.

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Sulla costa lungo cui scivola il caicco è vietata ogni tipo di costruzione, in modo che chi naviga possa riempirsi gli occhi di sola natura.

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Durante la giornata si effettuano alcune soste per tuffarsi nel blu dell’Egeo e fare snorkeling. Ogni goulette è equipaggiata di tutto: maschere, pinne e teli per asciugarsi, una volta usciti.

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La signora Asli Mutlu conduce da molti anni cooking class per insegnare ai turisti a preparare i piatti della tradizione turca. Lezioni pratiche, che fanno ben comprendere lo stretto legame che hanno i turchi con il cibo. “Per apprezzare l’essenza di ciò che si mangia” dice Asli “bisogna toccarlo con le mani”.

La verdura è la regina della tavola turca: prima della portata principale vengono serviti molti assaggi a base soprattutto vegetale. Molto aglio e qualche spezia per un gusto indimenticabile.

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Sotto: la giornata, in Turchia, inizia bene solo a tavola consumando una ricca colazione, che si conclude con le uova preparate in maniera tradizionale: cotte in un padellino di rame, con pomodoro e verdure.

A destra: la pasta fillo è alla base di molte preparazioni. Si utilizza per fare i bĂśrek - fagottini fritti ripieni, normalmente, di formaggio o carne – e i mantÄą: ravioli con ripieni diversi, dalla cui forma se ne capisce la provenienza. Questi arrotolati, cotti al forno e serviti con yogurt, sono tipici di Bodrum.

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Doppia pagina precedente: Gümüşlük è un piccolo e delizioso villaggio di pescatori a pochi chilometri da Bodrum. L’evidente variare delle maree fa sì che in acqua spicchino alcuni alberi che vengono decorati con zucche svuotate e lavorate con motivi tipici. Ogni mercoledì qui si volge il mercato, dove si trovano i prodotti tipici.

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La vita in questi villaggi è ancora più tranquilla che altrove. Si chiacchiera in barca, dopo aver pescato, o si gioca al bar bevendo çay. Il gioco più diffuso è il backgammon ma anche le carte non vengono disdegnate.

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Doppia pagina precedente: una scultura nel villaggio di Gümüşlük. I colori rallegrano ogni angolo, ogni casa. Il verde è il colore dell’Islam e si trova soprattutto fuori dalle moschee, ma è il blu che viene usato per tingere porte e finestre a dominare.

Sopra, l’interno della casa dove si svolgono i corsi di cucina di Asli Mutlu. Fa parte del progetto Karova (è il nome dell’area) “Farming Land of Bodrum”, che intende sostenere e promuovere le piccole produzioni locali.

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Gli olivi nella campagna di Bodrum rendono il paesaggio simile a un ambiente che noi italiani ben conosciamo: la Puglia. Distese di alberi dalle foglie argentee, da cui deriva un ottimo olio extra vergine di oliva. Nell’azienda vinicola Karnas c’è un olivo del 1200.

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Un’altra produzione tipica di Bodrum è il mandarino, che risulta ricco di semi e profumo. Una piccola produzione che merita una citazione è la Bodrum Yadigari, dedicata alla vedova di Omer Aras, insignito del titolo di Console Onorario d’Italia in Turchia per il senso di accoglienza dimostrato nei confronti dei turisti italiani.

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La Karnas Vineyards è l’unica azienda vinicola a Bodrum. La proprietaria, Selva Ismen, è un ingegnere convertito alla viticoltura che, da autodidatta, produce ottime bottiglie. Per ora ci sono solo tre vini: un rosé, uno Shiraz e uno Zinfandel per un totale di 50mila bottiglie l’anno. Foto sotto: ristoranti nel villaggio di Gümüşlük.

Nella cantina Karnas, il cui nome deriva da Alicarnasso, ci sono 16°C costanti e le produzioni sono al 100% naturali. La proprietaria vorrebbe che l’azienda diventasse un esempio di agricoltura in Turchia.

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Doppia pagina precedente: una veduta panoramica sul Sianji Well-Being Resort Turgutreis Bodrum, uno splendido albergo dove poter seguire interessanti programmi detox. Sotto: uno scorcio visto dal castello di Bodrum.

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INFO UTILI Foto di Giovanni Tagini Testi di Federica Giuliani

COM E ANDARE Bodrum si raggiunge in aereo da Roma e Milano con Turkish Airlines, facendo scalo a Istanbul. BLUE VOYAGE Per prenotare un confortevole giro in caicco, Arif Kaptan. LEZI ONI DI C UC I NA Per imparare la cucina localie rivolgetevi ad Asli Mutlu. Sul suo blog, Cooking Classes Bodrum, si trovano anche le ricette. LI NK Ambasciata di Turchia Ente del Turismo turco

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