TravelGlobe Novembre 2017

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: VENEZIA | Graziano Perotti Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 Questo testo è realizzato con il font: Carattere ad alta leggibilità per tutti. Anche per i dislessici. www.easyreading.it

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E DITOR IAL E

DOV E È S PAR ITO I L TAJ MAHAL? nistan demoliti dai talebani nel 2001, ai santuari di Timbuctu distrutti dai Jihadisti di Ansar Eddine nel 2013, all’accanimento dell’Isis sulle rovine di Palmira nel 2016. Ovviamente non si vuole paragonare questi scempi alla rimozione (si spera temporanea) dell’immagine del Taj Mahal dai dépliant turistici. Tuttavia la riunisce ad essi la preoccupante idea sottesa che il progresso debba passare per la distruzione del passato, anziché per la sua rielaborazione. Quasi mancassero gli strumenti culturali e si optasse per una scorciatoia, che è poi una confessione di inferiorità. In tempi di jihad e di Isis, inoltre, verso i musulmani in genere aleggia una diffidenza che parte dalla religione e investe stile di vita, strutture sociali e cultura. Dimenticando che agli arabi e ai musulmani dobbiamo alcuni dei più grandi progressi nella storia della scienza (in materie come l’algebra, la trigonometria, la chimica, la medicina, l’astronomia, l’ingegneria e l’agricoltura) e della cultura (poeti, scrittori, viaggiatori). Noi pensiamo che il passato appartenga sempre e comunque alla storia di una nazione e che in nessun caso vada rimosso, perché ha sempre una sua ragione di essere. Se poi parliamo di Patrimoni dell’Umanità non saranno certo degli opportunismi politici, piccoli e transitori, a scalfire il percorso fatto dall’Uomo nella storia.

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Ricordo l’emozione di quando lo vidi per la prima volta di persona emergere bianchissimo dalla fitta nebbia ovattata che lo avvolgeva. Il suo candore pareva ultraterreno. Prima la immensa cupola dell’edificio centrale che galleggiava sospesa nell’aria, poi quelle dei minareti circostanti che emergevano man mano che il suo impalpabile abito si dissolveva. Eppure questo mausoleo meraviglioso, dedicato dall’imperatore Moghul Shah Jahan alla memoria della sua amata sposa Mumtaz Mahal nel 1648, iscritto nel patrimonio UNESCO e considerato una delle nuove sette meraviglie del mondo, è sparito dai dépliant turistici dell’Uttar Pradesh, stato in cui sorge il Taj Mahal vicino ad Agra. Da sempre icona del Paese e meta di pellegrinaggio di milioni di turisti in estasi ha però un peccato originale, secondo il locale governo del Bjp (Partito del Popolo Indiano) e il suo primo ministro Yogi Adityanath, santone e politico nazionalista, essendo stato costruito da musulmani. Per di più l’imperatore Shah avrebbe costruito il Taj Mahal su terreni del Maharaja hindu di Jaipur, dandogli in cambio un miserabile compenso. Sotto il mausoleo ci sarebbe poi una statua di Shiva con tanto di lingam. Niente di nuovo sotto il sole, dato che ultimamente abbiamo assistito a molte altre rimozioni ben più definitive: dai Buddha di Bamyan in Afgha3


Vinci una Vacanza di 3 giorni a Helsinki all'insegna dell'Arte Cultura nelle Isole Nordiche Vivi una vacanza all'insegna dell'Arte a Helsinki con un solo Pass Vai su visitfinland.com/it/nordicislandsculture e raccontaci cosa vorresti vedere nella terra dei Finlandesi 7

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TO TICKET H NIS 250 FIN MS MUSEU Customer number

Museum Week Card

Date of first use

Full name

List of museums and attractions – Museums.fi

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Ateneum, Museo d'Arte

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Kiasma, Museo di Arte Contemporanea

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HAM, Museo d'Arte di Helsinki

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Museo d'Arte Amos Anderson e nuovo Museo d'Arte Amos Rex

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Sinebrychoff, Museo d'Arte

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EMMA - Museo di Arte Moderna di Espo

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Artsi Museo d'Arte di Vantaa, museo di street art e performance

Per ulteriori informazioni sul Pass settimanale dei Musei finlandesi e sulle vacanze culturali in Finlandia: visitfinland.com/it/nordicislandsculture

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S O M M A R I O

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EDITORIALE di Federico Klausner

MONTALCINO

Vite per le viti Foto e testi di Graziano Perotti POLINESIA FRANCESE

Le isole di Gauguin Foto e testi di Giovanni Tagini VENEZIA

I ponti dei sospiri Foto di Graziano Perotti Testi di Federico Klausner

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NEWS

MILANO

Altrove Foto di Emanuela Ricci Testi di Florisa Sciannamea LISBONA

Tutta un’altra musica Foto e testi di Bruno Zanzottera


TRADIZIONI EBRAICHE

DAL BELGIO CON ORIGINALITÀ

Jasmine e Manuel sono gli ideatori del blog Labna.it e si occupano prevalentemente di cucina ebraica, una tradizione ereditata dalle loro famiglie: quella di Jasmine, originaria della Libia, e quella di Manuel, che ha origini egiziane. Sulle pagine del blog trovate molte ricette, arricchite da fotografie, che fanno ben comprendere tutto l’entusiasmo e la passione che hanno nei confronti del cibo. “Amare la cucina significa per noi semplicemente passione e dedizione: ci piace l’idea di un approccio emozionale ai fornelli, e pensiamo che tutti possano diventare dei cuochi provetti con un po’ di pazienza e impegno”. Labna. Amore in cucina

Regula Ysewijn si fa riconoscere per competenza, eleganza e originalità. A partire dal look. Celebre food writer belga, racconta soprattutto le peculiarità della gastronomia britannica, di cui è un’appassionata fan. Scrittrice, giudice in programmi tv dedicati al cibo e fiera collezionista di libri di cucina antichi. Le ricette di Regula sono raccontate come una fiaba e ben documentate con foto suggestive. Non conoscete l’inglese? Dopo aver visto il blog vi verrà voglia di impararlo. Miss Foodwise

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NON SOLO KIMCHI

Rachael è una food blogger americana che ha vissuto a lungo in Giappone. Nel suo blog La Fuji Mama racconta la sua passione per cucina ipponica di cui si definisce addirittura un’evangelist. Non solo cucina giapponese, però. Molte ricette di Rachel sono una fusione di culture e sapori, frutto dei suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo. Imperdibili i suoi video. Anche questo blog è in inglese. La Fuji Mama

Vincenzo è un ragazzo che da molti anni si interessa di cucina coreana, ancora poco conosciuta in Italia. Da un primo viaggio in Sud Corea, ha deciso di raccontare i sapori, i colori e, naturalmente, la piccantezza del suo cibo, diffondendo una cultura diversa e molto varia. Vincenzo, infatti, su Kimchi&Basilico non pubblica solo ricette da provare a casa propria, ma anche tante curiosità, tradizioni e consigli per chi andrà a sperimentare in loco i piatti tipici. Kimchi&Basilico

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GIAPPONE MON AMOUR

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| VITE PER LE VITI

La storia di Montalcino, Patrimonio Unesco per il suo celebre paesaggio, è strettamente legata a quella del Brunello. Il celebre vino creato dalla famiglia Biondi Santi.

MONTALCINO

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In apertura: la nebbia di prima mattina sospinta da un leggero vento sembra dipingere la natura vista dalle alture di Montalcino, come se volesse svelare le bellezze pian piano e proteggere lo spettatore incantato, proveniente da ogni parte del mondo, dalla sindrome di Stendhal. Doppia pagina precedente uno splendido paesaggio nei dintorni di San Quirico D’Orcia. In questa pagina due scorci della bella Montalcino, il borgo piÚ visitato della Val d’Orcia, scrigno di tesori architettonici ed enogastronomici, patria del vino Brunello.

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Nella doppia pagina precedente: filari pronti per la vendemmia a Montalcino. La pregiatissima uva Sangiovese diventerà Brunello il vero tesoro di queste colline. In queste pagine: “La vendemmia alla Fattoria dei Barbi è il sapore dell’uva che arriva, è croccante, dolce, saporita e amara come i semi masticati. È l’assaggio del mosto alla vasca, è la fretta continua e l’ansia dell’attesa ma anche l’inevitabilmente lenta crescita dello zucchero nei grappoli e del colore nelle bucce. È la quiete innaturale degli ultimi giorni prima della raccolta, quando tutto è pronto ma nulla si muove nell’attesa della maturazione perfetta. Che forse non arriverà. E poi la corsa frenetica a portare l’uva in cantina, con l’occhio preoccupato alle nuvole e il terrore che si rompa un trattore, una pompa o una diraspatrice, o che magari manchi la corrente; dieci, quindici o venti giorni in cui un nonnulla può mandare a monte il lavoro di un anno. E il mosto che attacca le dita, e l’odore dei tini. E le chiacchiere al tramonto aspettando gli ultimi rimorchi, quando ormai si è detto tutto e si arriva alle cose davvero importanti.

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Sono quelle due o tre settimane in cui scordi le carte, le cose che credi importanti e la vita che fai normalmente, dove il tempo si allunga e il lavoro è con gente reale, che se gli parli li vedi. La vendemmia è il momento che dà un senso a quello che faccio, è fatica, speranza, delusione e tante cose fatte insieme a gente che magari parla poco ma ha come me la passione della terra nel sangue. È il lavoro più bello del mondo, nel colle più magico della bella Toscana, che mio figlio Giovanni ha già cominciato ad assaporare e che un giorno tramanderà, come ho fatto io, alla prossima generazione di Colombini a Montalcino”. Stefano Cinelli Colombini.

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Montalcino LocalitĂ Podernovi. Bottiglie pregiate nella cantina storica della Fattoria dei Barbi.

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La storica cantina della Fattoria dei Barbi è la piÚ visitata dai turisti italiani e stranieri che giungono nella capitale del Brunello.

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Nella doppia pagina precedente. L’autunno a vendemmia terminata porta nuovi colori e nuove atmosfere tra le vigne che assumono tutte le sfumature dei gialli e dei rossi, un trionfo di emozioni visive accoglie chi visita questi meravigliosi luoghi. Qui sopra: una mongolfiera in volo sulla Val d’Orcia e sulle sue dolci colline, famose in tutto il mondo.

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Studenti di una scuola d’arte alle prese con il sinuoso paesaggio nelle vicinanze dell’Abbazia di Sant’Antimo.

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Nella doppia pagina precedente: sulla strada che da Montalcino porta a San Quirico D’Orcia, lo spettacolo delle tanto famose colline è reso più intenso dalla luce che pennella il paesaggio. In questa pagina un campo di grano nella luce del tramonto rende ancor di più suggestivo il paesaggio a una turista. In questi luoghi sono stati girate numerose scene del famoso film “Il Gladiatore” premiato con diversi Oscar.

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I resti dell’antico chiostro con il giardino della famosa Abbazia di Sant’Antimo nei dintorni di Montalcino.

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Da sinistra in senso orario: un monaco dell’abbazia di Sant’Antimo in cammino e l’interno dell’Abbazia durante una funzione religiosa. L’Abbazia è un complesso monastico Olivetano situato a pochi km da Montalcino, in località Castelnuovo Dell’Abate ed è famosa non solo per la sua bellezza architettonica, ma anche per i canti gregoriani tanto amati da turisti e pellegrini che visitano questo luogo. Questo luogo di rara bellezza, dove il tempo pare essersi fermato, invita alla meditazione. Sotto uno degli affreschi della famosa serie dipinta dal Sodoma, un luogo irrinunciabile durante una visita in Val d’Orcia. Qui, nel chiostro dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore il Sodoma ha creato il suo capolavoro.

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Doppia pagina precedente e qui a lato: alcuni paesaggi della Val d’Orcia, tanto utilizzati negli spot pubblicitari, produzioni televisive e film. Un paesaggio unico al mondo, che dai tempi del Rinascimento ha influenzato famosi pittori e poeti. Percorrere la strada che da Montalcino porta a San Quirico d’Orcia, a Bagno Vignoni, fino a Pienza, è un susseguirsi di emozioni paesaggistiche, che nutrono lo spirito e l’anima.

Sopra: l‘antica vasca cinquecentesca di Bagno Vignoni in Piazza delle Sorgenti, conosciuta come stazione termale sin dall’epoca degli etruschi e dei romani. Ora è un grazioso borgo di soli 30 abitanti, un piccolo capolavoro architettonico con un rinomato centro termale.

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Nella doppia pagina precedente: un must della Val D’Orcia, forse lo scorcio più fotografato in assoluto, ispirazione per milioni di fotografi provenienti da tutto il mondo, uno dei simboli della val d’Orcia dichiarata il 5 luglio del 2004 Patrimonio dell’Umanità. La motivazione del riconoscimento del sito toscano è stata: “La Val D’Orcia è una testimonianza eccezionale del modo in cui il paesaggio è stato ridisegnato nel Rinascimento per riflettere gli ideali di buon governo e creare un’immagine esteticamente gradevole. Il paesaggio della Val D’Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il periodo rinascimentale. Le immagini della Val d’Orcia e, in particolare, le raffigurazioni di paesaggi in cui le popolazioni appaiono vivere in armonia con la natura, sono diventate delle icone del Rinascimento e hanno profondamente influenzato lo sviluppo di una cultura del paesaggio mondiale”.

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Qui sopra: una foto notturna della fortezza di Montalcino, fondata dagli etruschi e utilizzata dai romani. La fortezza attuale fu realizzata nel 1381 da Domenico di Feo e Mimo Foresi e ingloba parte delle mura e delle torri dei secoli precedenti. A lato: una visione notturna della magnifica Abbazia di Sant’Antimo a pochi chilometri dal centro di Montalcino.

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La cittĂ di Montalcino ogni anno invita un grande artista a produrre una ceramica che celebri la nuova vendemmia e il famoso vino Brunello.

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INFO UTILI Foto e testi di Graziano Perotti CO M E A R R I VA R E Auto: da Milano (405 km) A1 in direzione Roma, uscire a Firenze Impruneta, immettersi nella Superstrada Firenze – Siena, uscire a Siena sud ed imboccare la SS2 (Cassia) direzione Roma. Passare Monteroni d’Arbia; dopo Buonconvento svoltare a destra nella SP45 del Brunello e arrivare a Montalcino. Da Roma (219 km) SS2 (Cassia) direzione Siena svoltando in direzione Montalcino dopo S. Quirico d’Orcia, oppure con A1 in direzione Firenze, uscita Chiusi, quindi imboccare la SS146 passare per Chianciano Terme, Montepulciano, Pienza, S. Quirico d’Orcia, dopodiché prendere la SS2 (Cassia) direzione Siena e uscire per Montalcino. Treno: la stazione ferroviaria più vicina si trova in località Buonconvento. Da qui esistono dei pullman che percorrono la tratta sino a Montalcino (10 km).

D OV E D O R M I R E B&B Porta Castellana, Via Santa Lucia 20, 53024 Montalcino, tel. 0577 839001. Situato nella parte posteriore di un edificio storico di Montalcino, offre un giardino con gazebo e vista sulla Val d’Orcia e sulla torre in Piazza del Popolo. Drogheria e Locanda Franci, Piazzale Fortezza 5, 53024 Montalcino. Tel. 0577 846147 offre camere e una villa privata con arredamento molto originale. D OV E M A N G I A R E Il Leccio, via Costa Castellare 1. Tel. 0577 844175. Locanda Demetra & Cooking School Restaurant, Podere La Buca 221, Via Bellaria. Tel. 0577 150 3199 LINK UTI LI Idee di viaggio Terre di Siena

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| ALTROVE

Il Cimitero Monumentale di Milano è un luogo sospeso tra cielo e terra. Di silenzio e bellezza. Dove le struggenti statue sono capolavori che accompagnano la presenza di personaggi illustri.

MILANO

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Amore mio ti scrivo questa lettera mentre guardo la Luce oltre il cielo e sono serena e leggera. Davanti a me il diaframma fra questo mondo e l’“Altrove” che raggiungerò a breve; sembra chiamarmi per offrirmi ciò che su questa Terra non è mai possibile avere. Tra breve salirò quelle scale e mi immergerò fra le braccia calde e accoglienti del buio ancestrale e poi nuoterò nella Luce. Un viaggio per tornare a una nuova esistenza. Ma “Altrove”.


Mi accolgono la tenerezza di un paio d’ali, lo sguardo d’amore puro e il gesto di creature che noi sulla Terra chiamiamo Angeli, ma che in realtà sono coloro che ci hanno amato e che non ci hanno mai abbandonato.

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E io sono pronta a trasformarmi, le braccia verso il cielo, aspetto le mie ali.

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Vedi Amore mio… il miracolo si sta compiendo. Spuntano sulla mia schiena fragili ali. Sono una farfalla! È il primo passaggio per imparare a volare senza la mia veste terrena. “Altrove” mi insegneranno a non soffrire più e ad essere felice. Ma prima di spogliarmi completamente delle mie carni, della mia pelle e dei miei occhi che tanto hai amato, Io ti offro il mio cuore. Non ti lascerò mai amore e diventerò il tuo Angelo.

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La creatura alata mi indica la strada‌ è breve ed io non ho paura.

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Amore mio questo non è più il mio corpo, quello che tu hai baciato e accarezzato durante le nostre lunghe e appassionate notti. Ne conosci bene ogni centimetro, ogni piccolo neo, ogni minuscola cicatrice. Ti sembrava bellissimo e caldo. Ma è fragile: è solo un involucro che ora non mi serve più.

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Me ne devo liberare per essere leggera e volare verso la Luce‌ Altrove.

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Sono avvolta in una spirale, il moto perpetuo che tutto trasforma e riconduce verso l’assoluto. Nella perfezione della circonferenza che si disegna su un cielo meraviglioso e mai visto durante il tempo della mia vita terrena, scorgo il volo di un gabbiano che mi invita a volare. “No… non è qui! Non cercarla qui… è nel tuo cuore. È in un luogo chiamato Altrove”. L’angelo si rivolge a te pronunciando queste parole. Ma tu ancora non capisci e lacrime calde e amare scivolano sul tuo viso.

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Amore mio non ti accorgi di quanto io ti stia abbracciando? Di quanto amore sia capace di darti ora piĂš di quello che ti ho dato in vita?

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Nel nostro letto io ti terrò sempre la mano, e anche se tu non mi vedrai sarò lì con te. E quando un leggero battito d’ali ti sfiorerà il viso mentre dormi, sappi che saranno i miei baci lievi come farfalle.

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Avanzo sempre piÚ verso la Luce e mi appare un’immensa e meravigliosa figura rassicurante e materna. A braccia aperte sembra accogliermi nel suo ventre.

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Eccola, la vedo: la Luce si spalanca davanti ai miei occhi. Mi ubriaca tanta bellezza, mi stordisce ed esalta. Ma allora è questa la felicità ?

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Una creatura velata mi sorride invitandomi a guardare verso l’alto. È lì che ora andrò. Verso l’alto, oltre l’orizzonte.

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Un ultimo bacio, un ultimo saluto, amore mio, prima di lasciare per sempre questo mondo, ma non te. Ti ho amato e ti amerò per sempre e un giorno sarai con me, abbagliato anche tu dalla immensitĂ della Luce‌ ora vado, non trattenermi con il tuo dolore, mi aspettano tutti coloro che ho amato e che mi hanno amato. Il viaggio nella gioia è appena cominciato.

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Se non ti dimenticherai di me mi avrai sempre accanto amore mio… ma ora lasciami andare, non trattenermi con le tue lacrime. Sii felice per me che sto raggiungendo leggera un luogo che si chiama ALTROVE. La morte è solo nell’oblio DEDICATO A MIO PADRE.

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INFO UTILI Foto di Emanuela Ricci Testi di Florisa Sciannamea Il Monumentale di Milano è un museo a cielo aperto che da un secolo e mezzo custodisce una strabiliante raccolta di capolavori realizzati dai principali artisti italiani tra la metà dell’Ottocento e i giorni nostri. AMICI D E L M O N U M E N TA L E Amici del Monumentale di Milano è un’associazione senza fini di lucro nata nel 2013. Ha lo scopo di tutelare, conservare e valorizzare i beni architettonici e artistici del prestigioso Cimitero, in collaborazione con le istituzioni. Si occupa di censire, documentare e promuovere quell’immenso patrimonio storico-culturale per salvaguardarne il valore di testimonianza e di memoria. Per le sue attività, l’associazione Amici del Monumentale di Milano si avvale di un Comitato di Garanti e di un Comi-

tato Scientifico. È membro di ASCE, Association of Significant Cemeteries in Europe, e di FIDAM, Federazione Italiana delle Associazioni degli Amici dei Musei. Presidente Onorario è il Professor Marco Vitale. LIBRI La piccola città. Il Monumentale di Milano. Di Carla De Bernardi e Lalla Fumagalli (Jaca Book, 2017, pagg.295) A 150 anni dalla sua inaugurazione, il volume ripercorre le vicende di uno dei luoghi più suggestivi della città di Milano. Con un documentato apparato iconografico e i ricchi contributi di alcuni fra i maggiori studiosi dell’argomento, è un libro illustrato dedicato a questo simbolo della memoria e della sperimentazione, sia artistica che tecnica, in dialogo costante con il suo contesto culturale e sociale. Il Monumentale di Milano. Un museo a cielo aperto. Di Carla De Bernardi e Lalla Fumagalli (Jaca Book, 2017, pagg.247). 71


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| LE ISOLE DI GAUGUIN

Sinfonie di blu e turchese, trasparenze magiche, fiori e stormi di uccelli intrepidi. L’Unesco protegge il piccolo arcipelago delle Tuamotu, che ispirarono a Gauguin i suoi capolavori.

POLINESIA FRANCES E

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Apertura: la luce calda delle prime ore del giorno illumina i lussuosi bungalow a palafitta del Pearl Beach, l’unico resort del piccolo atollo di Tikeau nell’arcipelago delle Tuamotu, un immenso ecosistema naturale che Jacques Cousteau classificò come una delle coste faunisticamente più ricche del mondo. Nella pagina precedente: dal finestrino del piccolo aereo di linea si capisce da subito la predominanza dell’elemento acqua. Nello specifico alcuni isolotti disabitati delle Tuamotu, un arcipelago composto da 76 fra isole e atolli tra i più belli di tutta la Polinesia Francese.

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In queste pagine: l’inconfondibile silhouette del monte Otemanu, una particolare formazione vulcanica che troneggia al centro della magnifica laguna di Bora Bora. Alta circa 700 metri è il miglior punto panoramico per ammirare in tutto il suo splendore l’intera laguna. Ci si arriva seguendo l’unica strada asfaltata dell’isola che, prima di arrivare alla base del monte, passa per il più grande tempio sacro di Marotetini e per il famosissimo bar ristorante Bloody Mary’s dove, ad accogliere i turisti, ci sono decine e decine di Tiki, tradizionali statue colorate di legno.

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Sotto: nella zona meridionale dell’atollo di Rangiroa si trova Lagoon Blue, una piccola laguna nella laguna nata dalla stretta vicinanza di una decina di motu. Questo è l’angolo di mondo che stregò Gauguin: il fascino esotico, la bellezza delle donne vahinè e un mare caldo e cristallino che si fonde con il blu cobalto del cielo.

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A Rangiroa, che in polinesiano significa “cielo immenso”, piccoli squali pinna nera incuriositi e per niente infastiditi, si avvicinano sornioni ai bagnanti, lasciandosi addirittura toccare. L’acqua bassa e calda invita a lunghi bagni rilassanti, mentre all’orizzonte lo sguardo si perde nell’osmosi tra cielo e mare, facendo perdere la cognizione del tempo, che a Lagoon Blue sembra non trascorrere mai.

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Nella pagina precedente: la spettacolare vista aerea dei bungalow disposti a semicerchio del Kia Ora Resort di Rangiroa. In queste pagine dall’alto a sinistra in senso orario: avvolta da una natura lussureggiante si trova la spa del Bora Bora Nui Resort.


Le lussuose e ampie suite del Bora Bora Nui, uno dei piÚ esclusivi resort dell’isola. Arredamenti raffinati in legno delle suite del Maitai Dream Resort di Fakarava. Alcune sdraio a bordo piscina del Pearl Beach resort di Tikeau.


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Nella doppia pagina precedente: le inconfondibili acque trasparenti di Fakarava, secondo atollo per dimensioni delle Tuamotu. Sullo sfondo la classica struttura a palafitta, dedicata alla coltura delle famose perle nere della Polinesia. Sotto: un giovane polinesiano intrattiene i turisti suonando l’ukulele, lo strumento a corde più popolare della Polinesia. A destra: la Polinesia vanta più di 1000 specie vegetali, tra le più conosciute e coltivate ci sono la vaniglia e la palma da cocco, molto usata per realizzare prodotti cosmetici, elementi d’arredo e ingrediente di molte ricette della cucina tradizionale.

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La domenica è il giorno di festa e le donne, indossando un classico abito bianco abbinato a un elegante cappello dello stesso colore, si ritrovano nelle grandi chiese per pregare e cantare insieme. Ci sono anche gruppi di amiche che per l’occasione si confezionano vesti e cappelli identici creando una tavolozza di colori veramente suggestiva. In Polinesia la messa è un momento di aggregazione da non perdere!

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In Polinesia si resta stregati dal fascino dei suoi paesaggi, della sua natura incontaminata, dai colori saturi e vivaci. Ma sono i suoi abitanti, gentili, ospitali e sempre sorridenti, che vi sorprenderanno maggiormente.

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In queste pagine: la Gardenia tahitensis è una pianta autoctona della Polinesia, sicuramente la più amata e considerata il fiore nazionale. Tiarè è il nome del suo fiore bianco, dal profumo intenso e unico. Le donne lo usano come elemento decorativo o per segnalare che si è nubili se portato sull’orecchio destro, mentre posto a sinistra segnala che si è impegnate.

Questo piccolo fiore è intrecciato per creare le famose collane che ogni turista riceve come dono di benvenuto. Con i boccioli di tiarè si produce il Monoi, un olio profumato, usato dalla popolazione per nutrire, idratare e rallentare l’invecchiamento della pelle e ammorbidire e lucidare i capelli e proteggerli dal sole e dalla salsedine.

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Doppia pagina precedente: Fakarava. Strette lingue di sabbia bianchissima, affiorano di pochi centimetri dall’acqua creando contrasti cromatici spettacolari. Sono il posto migliore dove guardare l’orizzonte senza percepirne i limiti fluttuanti fra cielo e mare. In queste pagine: alcune reti da pesca e pesci appena puliti e pronti per essere cucinati.


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Sopra: ritratti di tre generazioni. A sinistra una bella bambina incuriosita dalla macchina fotografica, in centro un ragazzo con un classico tatuaggio di tradizione Maori che ci saluta con il tipico Maeva, movimento della mano con pollice e mignolo aperti, usato dai surfisti. A destra un’elegante anziana.

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Doppia pagina precedente: in questo piccolo eden le palme lambiscono le spiagge di finissima sabbia bianca con sfumature rosa, orlando un mare turchese che man mano si colora di un blu intenso e brillante. L’incomparabile luminosità e i colori della laguna, con le sue incredibili sfumature, si possono godere solo nell’arcipelago polinesiano di Tuamotu.

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In queste pagine: il “motu degli oiseaux” è una piccolissima e “chiassosa” isola che si trova nel cuore della laguna di Tikeau ed è abitata da una miriade d’uccelli, per nulla infastiditi dalla presenza dell’uomo. Per un’ora al giorno è possibile inoltrarsi nella vegetazione e avvicinarsi ai numerosi nidi, osservare da pochi passi le fasi di corteggiamento e ammirare le acrobazie in volo di sterne bianche, sule dalle zampe rosse e noddy scuri. Uno spettacolo naturale che vi ricorderete per tutta la vita.

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Sopra: in una piccola e protetta laguna nel resort Le MĂŠridien di Bora Bora si trova un centro per la salvaguardia delle tartarughe ferite, qui vengono curate e nutrite prima di essere rimesse in libertĂ . Grazie a un vetro sottomarino e un piccolo ponte che la attraversa si possono osservare con tutta calma e fotografare.

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Una sterna bianca comune in volo tra i motu dell’atollo di Fakarava. L’insieme di queste piccole isole, disabitate e dalla fitta e coloratissima vegetazione, fa parte di una biosfera classificata dall’Unesco per la fauna e la flora particolarmente rara, vero paradiso per chi ama immergersi e contemplare la natura.

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Doppia pagina precedente: la prima luce dell’alba illumina i piccoli motu dell’atollo di Tikeau e le nuvole si riflettono nella laguna. Sotto: un saluto al sole durante un coloratissimo tramonto al Kia Ora Resort, che si affaccia alla laguna interna di Rangiroa.

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INFO UTILI Foto e testi di Giovanni Tagini Q U A N D O A N DA R E Il periodo più indicato è la stagione asciutta, da aprile a novembre. Da dicembre a marzo si possono incontrare precipitazioni giornaliere (l’arcipelago di Tuamotu è il meno piovoso della Polinesia). CLIMA Tropicale soleggiato tutto l’anno, rinfrescato dagli alisei del Pacifico. Temperatura ambientale media di 28°C, l’acqua delle lagune è stabile a 26°C.

FUSO ORARIO -12 ore dall’Italia (11 con l’ora legale). DOCUMENTI NECESSARI Passaporto con almeno 6 mesi di validità. LINGUA Il francese e il tahitiano sono le 2 lingue ufficiali, parlato correntemente l’inglese. R E LIGIONE La maggioranza della popolazione è protestante (45%), i cattolici sono il 34%.

M O N E TA CO R R E N T E Franco polinesiano 1€ = 119 FCFP.

VAC C I N A Z I O N I Non sono richieste vaccinazioni.

CA P I TA L E Papeete.

DOCUMENTI Passaporto con almeno 6 mesi di validità

CORR ENTE E L ETTR ICA 220 volt.

Sito di Tahiti Tourism

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| TUTTA UN’ALTRA MUSICA

Viaggio nei locali di una delle capitali più romantiche di Europa seguendo le note del fado e lo sferragliare degli elèctricos, icone di Lisbona.

LISBONA

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In apertura: un musicista di strada suona alcune canzoni tradizionali portoghesi per i turisti che si affacciano sul Miradouro de Santa Luzia, nel popolare quartiere dell’Alfama. Pagina precedente: panoramica sulla Mouraria, un labirinto medievale di stradine e scalinate, che da rione degradato e multietnico si sta trasformando nel luogo più giovane e vivace di Lisbona. Accanto: Fernandez Ruca, cantante di fado si esibisce con i suoi musicisti in una piazzetta dell’antico quartiere della Mouraria, dove vennero confinati i musulmani dopo la ‘Reconquista’. In alto a destra: L.argo Chafariz de Dentro dove si trova il Museo del Fado. In basso: due giovani si abbracciano nell’ora del tramonto di fronte al Tago. Sullo sfondo il ponte 25 de Abril.


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Pagina precedente: uno scorcio del popolare quartiere di Alfama con uno dei caratteristici elètricos, i vecchi tram di Lisbona. A sinistra: esterno del ristorante O Faia nel Bairro Alto dove si esibiscono musicisti di fado. Sotto: un cantante di fado si esibisce nello storico locale di fado Tasca do Chico nel Bairro Alto. Il Fado è nato e cresciuto nei vecchi quartieri di Lisbona. È una musica che trasmette sentimenti ed emozioni che mischiano gli elementi più disparati. Si passa dalla malinconia alla disperazione, che può tramutarsi in tragedia, ma anche l’orgoglio e la pura gioia non sono estranei a questo genere musicale.

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Nello storico locale Tasca do Chico situato nel Bairro Alto, ogni sera si alternano cantanti e musicisti di fado di ogni genere. Qui si possono incontrare vecchie glorie, che hanno cantato su molti palcoscenici, così come giovani artisti/e che si affacciano sulla scena di questa musica antica, che continua ad affascinare turisti e indigeni.

La scaletta del locale è assolutamente improvvisata, ma il livello musicale è sempre piuttosto elevato e il Tasca do Chico rimane uno dei trampolini di lancio per giovani talenti. Se alla musica poi si può accompagnare una salsiccia alla brace ed un bicchiere di vino il successo della serata è assicurato.

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Ma Lisbona non è solo fado. In locali come il Chapitò, uno spazio multimediale con annesso un teatro, varie sale per concerti, una biblioteca, una scuola di formazione oltre ad un ristorante e bar, si esibiscono spesso giovani band come gli Hezbollah (fotto sotto a sinistra), un gruppo hip hop formato da musicisti di origine angolana e capoverdiana provenienti dal bairro Cova da Moura, un’enclave africana situata alla periferia della città. Nato nel 1981 come scuola di formazione per artisti circensi, lo spazio si è nel tempo evoluto diventando un vero punto di riferimento per attori teatrali, acrobati, musicisti, clown e tutto ciò che può aver a che fare con il mondo dell’arte. Situato sulla collina del castello di San Giorgio, dal locale si gode anche una bellissima panoramica sul popolare quartiere Alfama e sul Tago sottostante.

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Un abitante del bairro “africano” Cova da Moura. Alle sue spalle un murales raffigurante Tupac Shakur famoso musicista hip-hop americano assassinato a Las Vegas. Questo quartiere è un pezzo d’Africa trapiantato nel municipio di Amadora, alla periferia di Lisbona. Si tratta del più antico quartiere abitato da migranti africani nell’area metropolitana della città. La quasi totalità degli oltre 8.000 abitanti è di origine africana e in particolare capoverdiana (circa il 60%), ma sono presenti abitanti di tutte le altre nazioni che furono colonie portoghesi d’Africa, come Angola, Mozambico e Guinea Bissau.

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Proprio al leader della lotta d’indipendenza della Guinea Bissau, Amilcar Cabral, è dedicato uno dei murales all’interno dell’associazione culturale Moinho da Juventude, che si trova nel centro del Bairro. Quest’associazione culturale è la principale promotrice di eventi culturali e sociali che hanno coinvolto registi, musicisti, ricercatori e professionisti di vario genere, che stanno in parte trasformando l’immagine del quartiere, fino a pochi decenni fa un luogo degradato, conosciuto esclusivamente per spaccio di droga e prostituzione.

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Nella pagina precedente: tramonto sul Tago, sullo sfondo il ponte 25 de Abril. Nella notte fra il 24 ed il 25 aprile 1974 reparti militari guidati da giovani capitani occuparono Lisbona. Nelle canne dei fucili avevano messo dei garofani rossi simbolo del socialismo. Il loro intento era quello di liberare il Paese più povero ed arretrato d’Europa dalla dittatura che stava definitivamente dissanguando il Portogallo, con una sanguinosa guerra per non abbandonare le colonie africane. All’imponente ponte costruito nel 1966 venne dato il nome di 25 de Abril, in ricordo di quella ‘rivoluzione dei garofani’ che riportò la democrazia in Portogallo. Sopra: panoramica sulla Baixa, il quartiere centrale di Lisbona, che venne completamente ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1755. Il nuovo quartiere venne realizzato a scacchiera con strade perpendicolari tra loro, in aperto contrasto con le stradine disordinate dell’antico quartiere dell’Alfama che lo sovrasta dalla collina adiacente.

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Uno scorcio del popolare quartiere di Alfama percorso dall’elètrico n° 28, il più famoso tra i vecchi tram che percorrono la capitale lusitana.

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Il museo del Fado in L.go Chafariz de Dentro nel popolare quartiere di Alfama. Aperto nel 1998, il Museu do Fado espone centinaia di spartiti, strumenti musicali, riviste e memorabilia donati personalmente dai protagonisti della storia del canto do fado. Nelle sue sale è anche possibile ascoltare dischi dei piÚ famosi interpreti di questo genere musicale.

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Come molte altre musiche popolari, anche il fado di Lisbona mosse i suoi primi passi nei quartieri piÚ poveri della città frequentati dal proletariato urbano, oltre che da malavitosi e persone che vivevano di espedienti. La sua componente originaria, di stampo anarchico e socialista con tematiche legate all’emarginazione e alla dura vita nei quartieri popolari, venne pesantemente repressa dalla dittatura salazarista, che impose una forte censura sui testi e sugli artisti.

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Una foto di Amalia Rodriguez al Museo del Fado. Mondialmente conosciuta come la “Regina del Fado”, Amalia Rodriguez fu l’interprete di quel fado nato nei quartieri popolari di Lisbona da cui proveniva. Nonostante questo, durante la “rivoluzione dei garofani” venne discriminata e ingiustamente vista come un simbolo della dittatura di Salazar. Riabilitata 10 anni dopo dal governo socialista, alla sua morte nel 1999 vennero proclamati 3 giorni di lutto e fu sepolta nel Pantheon di Lisbona, tra i grandi portoghesi di tutti i tempi.


Le vetrine del MUDE (Museu do Design e da Moda) nel quartiere della Baixa. Il museo è dedicato al design e alla moda ed è stato inaugurato nel 2009 nell’edificio dismesso del Banco National Ultramarino, nella centralissima Rua Augusta. L’origine del museo si deve all’acquisto, da parte del municipio di Lisbona, della collezione privata dell’architetto Francisco Capelo, costituita da 1.200 capi di alta moda e 1.000 oggetti di design.

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Nel tempo la collezione del MUDE si è ulteriormente arricchita fino a superare i 2.500 pezzi comprendenti mobili e arredi di vario genere. L’interno del museo è stato progettato dagli architetti Carvalho e Vilhena, che hanno scelto di lasciare la struttura completamente spoglia con i muri ed i soffitti in cemento grezzo. Gli oggetti esposti assurgono al ruolo di vere e proprie sculture, in netto contrasto con la nuditĂ delle pareti.

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Esposizione temporanea al MUDE. Il museo, che è concepito come un luogo in continua evoluzione con mostre semi permanenti e temporanee, organizza conferenze e laboratori didattici. L’idea di sperimentazione ha fatto in modo che la concezione di museo delle arti applicate si fondesse con l’idea di arti decorative, creando una mutua collaborazione dove ogni oggetto di design è accompagnato da abiti dello stesso periodo.

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Ragazzi giocano a calcio davanti all’ingresso del convento do Carmo nel Bairro Alto. Il convento appartiene all’ordine delle Carmelitane e la sua chiesa venne semidistrutta dal terremoto del 1755, che abbatté circa la metà degli edifici di Lisbona, causando tra i 60.000 ed i 90.000 morti.

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INFO UTILI Foto e testi di Bruno Zanzottera Musei e luoghi dove ascoltare musica a Lisbona. Os Amigos da Severa. Rua do Capelão, 32. Mouraria. Tel. +351 939 322477. Aperta dalle 6 di mattina alle 2 di notte. Cantinho do Aziz. Rua de Sao Lourenco, 5. Mouraria. Tel. +351 218 876472. Aperta dalle 10 alle 24. Chapitò. Costa do Castelo, 7. Tel. +351 218 875 077. Casa Museu Amália Rodrigues. Rua São Bento, 193. Tel. +351 213 971 896. Aperto da martedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. Ingresso 5 Euro. Fado in Chiado c/o Cine Theatre Gymnasie. Rua da Misericòrdia, 14 (2° piano). Tel. +351 961 717778 Tasca do Chico. Rua do Diário de Notícias, 39. Bairro Alto. Tel. +351 213 431040. Museu do Fado. Largo do Chafariz de Dentro, 1. Alfama. Tel. +351 21 8823470. Aperto dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 18. Realizzato tra il 1995 e il 1998 dal giovane architetto João Santa Rita, il museo ripercorre la storia del fado, i suoi strumenti tipici (guitarra portoguesa, il baixo, la viola di fado) e la sua iconografia. Vi è esposto anche l’originale del dipinto, O Fado, del pittore portoghese José Malhoa (1855-1933) che rappresenta l’immagine simbolo della cultura fadista. Le sue riproduzioni sono appese in decine di tasquinhas (i locali dove si suona il fado).

Un percorso interattivo, che fa largo uso di pannelli illustrativi e audiovisivi, consente anche ai neofiti di accedere a questa cultura. La possibilità di ascoltare registrazioni di decine di artisti permette di capire la differenza tra i diversi fadisti. E di avere la certezza che Amalia Rodriguez è stata la più grande. Negli spazi del museo non si celebra solo il passato, ma anche il presente e il futuro di questo genere musicale, che sicuramente è uno dei simboli di Lisbona e del Portogallo. Oltre alle mostre permanenti e temporanee, vengono organizzati seminari, workshop, esibizioni, presentazioni di dischi e libri. Il museo è anche scuola, centro di documentazione, sala prove e possiede un auditorium con 90 posti a sedere. Museo del Design e della Moda (MUDE). Rua Augusta, 24, Baixa. Tel. +351 21 888 6117. Aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Il MUDE è uno spazio dove si può apprezzare l’importanza della creazione contemporanea negli usi e costumi. Situato nell’antica sede del Banco Nacional Ultramarino, l’area destinata all’esposizione si snoda intorno ad un imponente bancone di marmo verde, che apparteneva alla banca. Le sale del Mude ospitano la collezione di Francisco Capelo, con una serie di pezzi unici, pietre miliari nella storia del design e della moda europei. Dal 24/9 al 31/12 2017 vi è la mostra Brasil Hoje.


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| I PONTI DEI SOSPIRI

Una notte magica in una Venezia di cui appaiono fantasmi sulle acque della laguna. Che assistono e testimoniano emozioni pure.

VENEZIA

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Guardare a Venezia sotto un velo di lacrime di acqua in acqua.

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Acquerelli che stingono tinte su un foglio troppo piccolo e si estendono nell’oscurità umida e avvolgente.

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Il tremore dei battiti scuote il corpo e gli occhi scioglie l’immagine in una macchia sfumata.

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Venezia è una storia d’amore. con le sue emozioni angoli bui e luci improvvise.

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Tremolii e bagliori si alternano come respiri affannosi e tempi di quiete.

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Quando tutto si appanna e scioglie in altro, i piani si sdoppiano e scivolano sospesi verso un orizzonte curvo e continuo, senza riferimenti.

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Vertigini dolci, abissi vicini Silenzi. Soggetti immobili vibrano accordi misteriosi e urla silenziose.

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Bagliori distorti tracciano geometrie aliene, che vagano come fantasmi a ricostruirsi altrove.

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Figure umane richiamano una sorpresa improvvisa avvolta nel telo dorato di una luce piatta.

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Che si raccoglie in gomitoli e si dipana ancora, seguendo i ritmi suggeriti dall’andirivieni delle onde.

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Una nenia che accompagna lo scorrere delle ore e la pace delle acque calme.

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Musica del silenzio scritta sull’acqua ingabbiata da spartiti fluidi.

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Luci cangianti spargono scintille che si spengono nei flutti e riappaiono piĂš in lĂ .

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CosÏ, cristallizzata nella notte, Venezia aspetta domani per soffiare via l’incanto.

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Per riprendere i suoi colori fuggiti nel buio, nei sogni di chi ricorda.

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Per fissare i tremolii nei raggi del sole. E lo spirito delle cose nella realtĂ quotidiana.

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Imprigionato fino alla prossima notte quando la danza riprenderĂ ciclica.

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Foto di Graziano Perotti Testi di Federico Klausner

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Guardare a Venezia sotto un velo di lacrime di acqua in acqua. Acquerelli che stingono tinte su un foglio troppo piccolo e si estendono nell’oscurità umida e avvolgente. Il tremore dei battiti scuote il corpo e gli occhi scioglie l’immagine in una macchia sfumata. Venezia è una storia d’amore. con le sue emozioni angoli bui e luci improvvise. Tremolii e bagliori si alternano come respiri affannosi e tempi di quiete. Quando tutto si appanna e scioglie in altro, i piani si sdoppiano e scivolano sospesi verso un orizzonte curvo e continuo, senza riferimenti. Vertigini dolci, abissi vicini Silenzi. Soggetti immobili vibrano accordi misteriosi e urla silenziose. Bagliori distorti tracciano geometrie aliene, che vagano come fantasmi a ricostruirsi altrove.

Figure umane richiamano una sorpresa improvvisa avvolta nel telo dorato di una luce piatta. Che si raccoglie in gomitoli e si dipana ancora, seguendo i ritmi suggeriti dall’andirivieni delle onde. Una nenia che accompagna lo scorrere delle ore e la pace delle acque calme. Musica del silenzio scritta sull’acqua ingabbiata da spartiti fluidi. Luci cangianti spargono scintille che si spengono nei flutti e riappaiono più in là. Così, cristallizzata nella notte, Venezia aspetta domani per soffiare via l’incanto. Per riprendere i suoi colori fuggiti nel buio, nei sogni di chi ricorda. Per fissare i tremolii nei raggi del sole. E lo spirito delle cose nella realtà quotidiana. Imprigionato fino alla prossima notte quando la danza riprenderà ciclica.


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