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L’APOSTROFO IN FILASTROCCA

1 Nella seguente filastrocca, sottolinea tutte le parole che hanno la stessa “pronuncia” ma che cambiano significato con l’apostrofo. Scrivi sul tuo quaderno una frase con ciascuna di esse.

Disse la luna: “È l’una, ho voglia di dormire”.

Disse il lago: “Con l’ago io non saprei cucire”.

L’ontano, che è una pianta, lontano non può andare, e l’acero frondoso non è da rammendare.

Daria è una bambina che d’aria non è già.

È allegra, chiacchierina, ma sa quello che fa. Non poltrisce nel letto e sa cos’è l’etto: non confonde mai l’otto con il gioco del lotto.

L’apostrofo è così: a volte non ci vuole, a volte, invece, sì.

(G. Rodari)

Con l’apostrofo alcune parole perdono la vocale finale, quando la parola che segue inizia per VOCALE o per H. Es.: l’alunno; l’hotel.

L’apostrofo si usa anche per eliminare alcune vocali inutili, come nei seguenti esempi: dove è? dov’è? di estate d’estate.

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