PERIODICO DI INFORMAZIONE
Vivere Labico
POLITICA
NUM ERO D I CEM BR E
Le nostre proposte Perché una nuova pubblicazione “locale”? Forse che il panorama editoriale labicano non sia sufficientemente ampio? Intanto, in tutta evidenza, questa pubblicazione, come altre, ha un carattere chiaramente politico ed è lo strumento – anzi uno degli strumenti – di comunicazione di un progetto politico presentato pubblicamente il 16 dicembre scorso e che ha come obiettivo quello di presentare una proposta alternativa all’attuale amministrazione comunale, nei cui confronti il nostro giudizio è estremamente critico. Con questo strumento intendiamo portare a conoscenza dei cittadini le nostre proposte e chiedere dei contributi per l’avvio di un percorso comune, nel quale speriamo di coinvolgere un rilevante numero di persone. La nascita del nostro progetto è stata ac-
compagnata da alcune polemiche sulle quali cercheremo di soffermarci il meno possibile perché la nostra parola d’ordine è quella di impegnare le nostre risorse e le nostre energie sul piano propositivo e non perdere tempo prezioso in dispute tanto oziose quanto sterili. Siamo convinti che sarebbe irrispettoso nei confronti dei nostri potenziali elettorali rimanere chiusi nelle stanze a discutere di spazi e di ruoli per poi presentarsi pochi giorni prima del voto con una proposta motivata più dall’esigenza di mantenere insieme una coalizione – quale che sia – pur di avere una chance di vittoria, che dall’esigenza di dare una proposta coerente e credibile, sulla quale serve il tempo e il modo per confrontarsi, tenendo nella giusta considerazione gli eventuali – e quanto mai graditi –
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TEL .
32085 97261
contributi dei cittadini che abbiano voglia di partecipare. Nessuno di noi ha il bisogno o l’interesse a ricoprire incarichi di amministratori. Se avremo il consenso per farlo, lo faremo nel rispetto degli impegni che prenderemo pubblicamente e, soprattutto, nell’interesse dei cittadini, i quali troppo spesso sono stati penalizzati dall’affermarsi di un modello politico e amministrativo ben lontano dal preoccuparsi dei diritti della collettività, ma finalizzato, volta per volta, a gestire le singole questioni senza alcuna capacità programmatoria e pianificatoria e, soprattutto, non tenendo nella debita considerazione le legittime aspettative dei singoli.
L’articolo pubblicato dal Corriere dei Colli Prenestini del 22 dicembre sulla presentazione del progetto “Vivere Labico” - di Eleonora Fioramonti Labico. La corsa alla poltrona di sindaco per Labico è partita sabato 16 dicembre, quando davanti ad un buon numero di cittadini, il gruppo politico VivereLabico ha presentato ufficialmente il proprio progetto in vista delle elezioni di aprile 2007. “Mettere al primo posto i bisogni del cittadino e creare un percorso di ricostruzione identitaria del paese”. Con queste parole, Angelo Saulini, segretario dei Ds di Labico, ha aperto un pomeriggio di analisi, proposte e riflessioni sull’attuale situazione labicana. I temi al centro dell’incontro sono stati molti, ma hanno avuto un unico protagonista: il cittadino labicano. I giovani e la mancanza di spazi adeguati ad i loro interessi; la famiglia, come valore da coltivare ed incentivare; la scuola, come istituzione primaria da proteggere; le piccole realtà commerciali del centro storico da valorizzare ed infine i servizi e gli spazi pubblici da garantire ai cittadini. Un’attenta riflessione sulla smisurata crescita demografica del paese che inevitabilmente ha portato alla carenza di servizi, già insufficienti quando la popolazione era di duemila abitanti, e che, con la popolazione pressoché triplicata, è diventata cronica. La questione sulle “politiche giovanili” è sollevata da Benedetto Paris, Segretario della Sini-
stra giovanile di Labico, che ha ricordato la mancanza di una biblioteca comunale attrezzata, di spazi pubblici da dedicare a manifestazioni culturali e sportive (basti pensare alla situazione della pallavolo: splendida realtà da quasi vent’anni, ma che non ha ancora una palestra e che per gli allenamenti è costretta a chiedere l’appoggio dei paesi limitrofi), la necessità di un Ufficio Informagiovani, molto diffuso nel nostro territorio e utile nella ricerca di un posto di lavoro per i ragazzi dai 18 ai 35 anni. Altro tema particolarmente sentito è la famiglia. “Per vivere davvero un paese c’è bisogno di valorizzare ciò su cui un paese si fonda: l’aggregazione familiare. Per questo proponiamo un nuovo modo di intendere il consultorio, non solo come struttura medica, ma come punto di ascolto per i problemi familiari”. Così ha parlato Grazia Tassiello, avvocato e mediatore familiare, che abita a Labico da poco più di un anno e che come tutti i nuovi arrivati sente la necessità di integrazione tra tradizioni diverse, che un paese ormai “multietnico” dovrebbe in qualche modo incentivare e garantire. La questione Colle Spina è un altro dei temi scottanti per la cittadina labicana.
Colle Spina, frazione di Labico nata ormai quasi trent’anni fa, non ha mai avuto un piano regolatore soddisfacente e, a fronte di un’esponenziale crescita demografica, non ha mai visto un’altrettanto forte sviluppo delle infrastrutture e dei servizi adeguati. Stefano Gandola, presidente del Consorzio Colle Spina, ha sottolineato la mancanza di attività commerciali, di spazi pubblici e la difficoltà degli abitanti del quartiere di vivere veramente Labico essendo una realtà totalmente distaccata dal centro. “Bisogna operare un totale ripensamento dell’organizzazione della zona e porre in primo piano le necessità dei cittadini”. Anche l’inadeguatezza degli istituti scolastici è un altro nodo al pettine della politica labicana, messo in evidenza da Anna Druella, insegnante di scuola media. Nati decenni fa, per una popolazione scolastica che non era neanche la metà di quella attuale, gli edifici scolastici risultano ormai insufficienti a garantire la sicurezza degli studenti, con bambini che aumentano sempre di più ed aule sempre più piccole. Inoltre la mancanza di spazi non permette neanche la piena realizzazione ed attuazione della riforma scolastica che prevede aule multimediali per labocontinua a pagina 4
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Appunti
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E’ Natale. Più panettoni per tutti.
Si dice che ogni anno, durante le feste, l’amministrazione comunale distribuisca panettoni ad alcuni cittadini labicani. Si dice che, quest’anno, durante le feste, il numero dei panettoni distribuiti sia aumentato considerevolmente. Si dice che, quest’anno, ne siano stati recapitati 550. Si dice anche che, sempre quest’anno, l’amministrazione comunale abbia organizzato una cena per i dipendenti. Si dice anche che, alla suddetta cena, abbiano partecipato oltre 60 persone. Si dice anche che, la succitata cena, sia stata a carico del bilancio comunale. Si dice anche che, la pluricitata cena, si sia svolta in un locale di proprietà di un membro della giunta municipale. Si dicono molte cose e non è detto che tutte siano vere, ma il fatto che siano verosimili preoccupa non poco chi vorrebbe che l’operato dell’amministrazione comunale fosse improntato alla correttezza ed alla trasparenza. Ora, visto che chi scrive su questa pubblicazione non è titolato ad un interlocuzione istituzionale e in assenza – al momento e per quanto ci risulti – di azioni da parte di chi ricopre incarichi elettivi, ci sentiamo in diritto di fare alcune domande circostanziate in proposito. Pro-
prio come se fosse una vera interrogazione in consiglio comunale. Non vi è l’obbligo di risposta ma, in tutta evidenza, la mancanza (o l’insufficienza) di una risposta potrebbero rafforzare eventuali cattivi pensieri. Andiamo con ordine: Signor Sindaco, risponde a verità che il Comune abbia provveduto alla distribuzione di pacchi natalizi ad una parte dei cittadini di Labico? E, in tal caso, quanti pacchi sono stati distribuiti? Quanto sono costati alle casse del Comune? Quali criteri sono stati utilizzati per la scelta dei beneficiari? risponde a verità che il Comune abbia offerto una cena ai dipendenti comunali in occasione delle festività natalizie? Quante
persone erano invitate alla cena e quali sono stati i criteri per individuare le persone da invitare? Quanto è costata la cena? Dove si è svolta la cena? Ci sono ragioni di pensare che vi sia un conflitto di interessi tra il ristoratore che ha fornito un servizio (dietro adeguato corrispettivo) e l’amministratore che ha scelto a chi affidare il servizio?
LETTERA APERTA Caro Armando, ho letto su Politica alcuni tuoi commenti sulle vicende che hanno portato le forze politiche del centrosinistra labicano ad intraprendere strade diverse. In merito sono già state dette moltissime cose e credo che il dibattito potrebbe proseguire ancora a lungo senza portare da nessuna parte. Del resto è cosa nota che dopo un anno di trattative si era rimasti esattamente al punto di partenza e il livello di conflittualità – che è stato il principale motivo della mia scelta di non partecipare al processo decisionale - non è cambiato di una virgola da ottobre 2005 ad oggi. Voglio comunque innanzi tutto scusarmi per non aver risposto alla tua lettera, che (per mia colpa, temo) non ho mai ricevuto e
della quale però ho avuto notizia, ma che credevo fosse diretta esclusivamente ai DS, visto che faceva riferimento proprio al modo in cui si sono svolte le trattative (a cui, come ho detto, ho scelto di non partecipare, sperando che la mia assenza facilitasse il raggiungimento di un accordo). Ti rispondo adesso nel tentativo di mantenere un dialogo quanto più possibile sereno e cordiale, facendo alcune considerazioni. Intanto mi piacerebbe che fossimo tutti d’accordo sulla legittimità delle scelte di ognuno, compresa quella di non proseguire in una discussione che si stava rivelando sterile e senza costrutto. Attribuire secondi fini o chissà quali oscure manovre politiche lo giudico davvero di cattivo gusto e denota una sostanziale mancanza di stima e di fiducia. E non si ca-
pisce perché poi, una volta dichiarata in tutti i modi (talvolta anche con espressioni volutamente offensive e volgari) questa mancanza di stima e di fiducia, si chieda di lavorare nuovamente ad un processo unitario. Sarebbe, a mio avviso, una manifestazione di incoerenza da parte di chi si dichiara – talvolta anche con una certa enfasi – unico portatore di grandi e nobili ideali, accettare di scendere a patti con persone che meritano il più aspro disprezzo. A meno che non sia una manovra con la sola finalità di mettere insieme i consensi necessari per ricoprire incarichi istituzionali, ma anche in questo caso si registrerebbe una contraddizione con i nobili ideali sopra citati. Dispiace notare che, in un passaggio, hai considerato offensiva
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Riflessioni Non c’è stato stupore nel vedere i periodici locali “Liberamente e Politica”, uno sotto l’altro, nello stesso riquadro vicini più che mai, segnalando così un patto di ferro tra i due partiti che fanno riferimento alle pubblicazioni sopra citate. Rivendicano, con il supporto di lettere autografate da politici regionali, il merito delle nuove prossime fermate che allevieranno in parte i notevoli disagi a cui sono sottoposti i pendolari labicani. Un asso nella manica per Rifondazione e la Margherita locali, giocato bene non c’è che dire. Del resto rivendicare i successi fa parte della politica. Se non fosse che alla Conferenza sui trasporti dalla quale sono partite le richieste hanno partecipato anche i D.S., sottoscrivendo lo stesso documento e partecipando con interventi e proposte nel corso dell’assemblea. Per i D.S. era stato invitato ed era presente il vice Presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio, l’on. Carapella, per il P:R:C: era stato invitato ed era presente il Presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio, l’on. Luciani, per la Margherita era stato invitato e non era presente l’Assessore ai Trasporti della Regione Lazio, l’on. Ciani. Ad onor di cronaca c’è da aggiungere che i D.S. non si sono fermati qui, il documento con le rivendicazioni della Conferenza (non solo riguardanti: le nuove fermate del treno, ma anche la richiesta dell’ampliamento del parcheggio, la richiesta di panchine per la stessa stazione, il Consorzio Intercomunale sui Trasporti Locali, ecc.ecc.) è stato consegnato direttamente all’Assessore provinciale dei Trasporti, Civita, poiché la programmazione di alcuni interventi richiesti nel documento sono di competenza della Provincia stessa. Da come è stata impostata la
rivendicazione invece, la sensazione che qualcuno bari è forte. La Regione, istituzione che ha permesso il raggiungimento dell’obiettivo, è governata dal CentroSinistra e noi, gente di sinistra, le risposte dai “nostri” amministratori, quando ci sono, le diamo per dovute. Se i risultati conseguiti si fanno passare per “favori” ottenuti da una singola forza che compone la coalizione, assomigliano più alla conquista di clientela elettorale che ad un buon governo. Leonardo Saracini
AD ARMANDO ZELLI. una frase che (in positivo) esprimeva l’esigenza di creare un’alternativa onesta e credibile all’attuale amministrazione, trasformandola – con una evidente forzatura linguistica – in un’espressione lesiva nei confronti delle altre forze politiche dell’opposizione. Ricorda un po’ l’atteggiamento prevenuto di talune mamme che si offendono perché qualcuno dice “ma che bello!” ad un bambino che non sia il proprio figlio, come se un’affermazione esplicita in positivo dissimulasse in realtà un apprezzamento negativo. Altri, non noi che stiamo lavorando al progetto politico di “Vivere Labico”, usano – in modo sin troppo esplicito – espressioni oltraggiose nei confronti di coloro i quali si vorrebbero propri alleati. Come avrai notato in queste ulti-
me settimane nessuno, né io, né i dirigenti DS, ha espresso un giudizio negativo – personale o politico – sugli altri rappresentanti del centro sinistra. Da altre parti invece si sta registrando non solo un atteggiamento ingiurioso al limite della tollerabilità, ma finanche azioni non soltanto contrarie alla legge, ma anche ai principi che dovrebbero sottendere la civile convivenza. La quale sarebbe auspicabile nei confronti del più acceso avversario politico, ma quantomeno doverosa nei confronti dei soggetti con cui si vorrebbe condividere un percorso comune. A me preoccuperebbe non poco un’alleanza che possa nascere da atteggiamenti di minaccia o di ricatto. Noi stiamo cercando di lavorare ad una proposta che abbia – tra i suoi principi di base – l’armonia, il rispetto
e la stima reciproca di chi ne fa parte. Crediamo che questo sia un elemento irrinunciabile, perché siamo sì convinti che ci troviamo di fronte ad un’amministrazione comunale che l’unica cosa davvero utile che potrebbe fare nell’interesse del nostro paese sarebbe quella di andarsene, ma non siamo disposti ad accordi al ribasso in violazione dei nostri principi, pur di poter amministrare. Governare a qualunque costo, in termini di coesione e, conseguentemente, di credibilità politica, non solo non ci interessa, ma non crediamo nemmeno serva al paese. Con l’occasione ti auguro un buon 2007. Tullio Berlenghi
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Corsi e ricorsi della politica labicana. Scartabellando tra vecchi documenti è riapparso un articolo pubblicato nell’ultimo numero dello scomparso “Giornale del Popolo” (agosto 2005) col quale l’autore chiedeva tempi e modi certi per il raggiungimento di un accordo nel centrosinistra. Ci è sembrato quanto mai attuale e abbiamo deciso di riproporne la pubblicazione. Luglio 2004. Su Politica – il periodico della Margherita di Labico – appare un articolo, a firma di Armando Zelli, nel quale – dopo una breve disamina sul responso elettorale delle europee e amministrative – vengono individuati alcuni punti – pressoché irrinunciabili – per avviare un dialogo e un confronto tra tutte le forze politiche del centro-sinistra (non ho mai capito se con o senza il trattino, questione su cui peraltro ci sono stati vigorosi dibattiti a cui non sono riuscito mai ad appassionarmi) del nostro piccolo comune. Avevo giudicato l’articolo molto stimolante e propositivo e ho scritto alcune considerazioni (e controproposte) che ho immediatamente girato a Zelli chiedendo che fossero ospitate su “Politica”. Nel giro di poco tempo evidentemente la situazione politica labicana ha subito qualche significativo mutamento, con la presentazione della bozza di variante al piano regolatore – che ha molto ravvivato il dibattito – e la decisione di Armando Zelli di lasciare
il gruppo consiliare di riferimento della lista Ricci per costituire quello della Margherita. Non entro nel merito della scelta di Zelli, che giudico pienamente legittima anche se me ne sono sfuggite le motivazioni, ma è evidente che alcuni eventi – se non tutti – abbiano raffreddato il dialogo per la ricerca di un percorso unitario e reso le due pagine formato A4 della mia risposta buone solo per confezionare un paio di aeroplanini di carta. Luglio 2005. Su Politica – che continua ad essere il periodico della Margherita di Labico – appare un articolo, a firma di Armando Zelli, nel quale – stavolta senza troppi preamboli sui pur confortanti risultati delle elezioni regionali – si invitano i partiti dell’unione ad avviare un tavolo di confronto in vista delle elezioni amministrative 2007. Anche in questa circostanza condivido buona parte delle considerazioni di Zelli e concordo sulla necessità di intraprendere – da subito – un percorso per valutare la “fattibilità” di un progetto politico comune e sull’importanza di creare un tavolo di confronto sul quale portare i temi di maggiore interesse per la collettività, dando eventualmente risalto pubblico al dibattito e creando, eventualmente, occasioni di coinvolgimento di tutti quei cittadini che volessero dare il proprio contributo ad un processo che si possa concretamente definire di
segue dalla prima pagina ratori di informatica, di lingua e teatrali. In questa situazione di totale sovrabbondanza di persone ed inadeguatezza di servizi è ovvio che il rischio è quello di annientare la qualità di un paese che invece ha un potenziale molto alto che potrebbe essere sfruttato in maniera diversa. Molto spesso chi decide di trasferirsi a Labico viene da grandi città e pensa di trovare un paese “di campagna” con spazi verdi ed aria salubre, invece viene catapultato in una realtà che non è grande città ma neanche piccolo paese, che si trova a metà strada tra questi modi di essere e rischiando di concentrare i difetti dell’una e dell’altro. A conclusione dei lavori, Tullio Berlenghi, candidato sindaco del gruppo VivereLabico, ha riassunto con queste parole tutti gli obiettivi della coalizione “Miglioriamo la qualità del paese, garantendo più spazi di verde pubblico, migliori infrastrutture, incentivando la piccola economia locale ed alimentando i bisogni culturali e sociali del cittadino”. E, dopo il riferimento di Angelo Saulini alle critiche, talvolta scomposte, di qualche esponente del centro sinistra, Berlenghi ha preferito concludere con un’esortazione alla concretezza: “Iniziamo a lavorare senza alimentare polemiche che non ci appartengono e soprattutto partiamo con un programma fatto di pochi punti, ma chiari, concreti e di un certo livello”.
“democrazia partecipata”. Mi permetto – sommessamente – di avanzare qualche proposta e di dare qualche suggerimento. La proposta è quella di fissare subito una data e un luogo per l’avvio del tavolo, chiarendo immediatamente anche “chi” si riconosce in una coalizione di centrosinistra a Labico in modo da evitare ambiguità e fraintendimenti. Il suggerimento è quello di dare la priorità alle cosiddette “questioni programmatiche”, perché sarebbe molto più corretto – anche nel rispetto della cittadinanza – dire subito quali idee e quali proposte si intendono formulare per il nostro Paese. Perché è il progetto – chiaro e riconoscibile - che dovrà essere il collante della coalizione, mentre altre questioni, pur importanti, come organigrammi o candidature non possono e non devono condizionare questo percorso. L’altro suggerimento è quello di fissare una “deadline”, ossia un punto al di là del quale o saremo stati capaci di costruire una coalizione forte e credibile, che avrà quindi il tempo di lavorare per promuovere il proprio progetto, oppure dovremo prendere atto di alcune insanabili incompatibilità e dare il tempo ad ognuno di individuare la strada che più riterrà opportuna. Luglio 2006… No. Speriamo di no. Tullio Berlenghi
Il manifesto della presentazione di “Vivere Labico”
Anno 1, numero 1
5 gennaio 2007
Vivere Labico News Le “buone” notizie dal Comune Anche quest’anno, in occasione delle vacanze natalizie, è arrivato “Notizie dal Comune”, il patinato opuscoletto – a spese del contribuente – con cui si informa il contribuente medesimo di quanto sia stata valida ed efficace l’azione amministrativa della giunta comunale. Si sa bene che il giudizio dell’oste sulla qualità del vino deve essere sempre preso con il beneficio dell’inventario e meno che mai questo giudizio può essere preso per buono quando l’oste è un amministrazione comunale a fine mandato. Il contenuto dell’opuscolo merita quindi un attento approfondimento, cercando di non fare c o n f u s i o n e t r a i f at t i (difficilmente passibili d'interpretazione) e le opinioni che spesso divergono profondamente. E le nostre opinioni, rispetto a quelle degli attuali amministratori, sono davvero distanti anni luce. Ma cerchiamo di
Sommario:
andare per ordine. Intanto questa “uscita” dell’opuscolo informativo (sul termine informativo si dovrebbe aprire una prima considerazione, visto che, ad avviso di chi scrive, il libretto in questione sembra fare certo più propaganda che informazione) è stata un po’ più fortunata di quella precedente, complici le belle giornate, visto che proprio nelle stesse ore in cui veniva distribuita l’edizione 2005 Labico era un via vai di mezzi di soccorso, della protezione civile, delle forze dell’ordine. Infatti, a causa di un cedimento del terreno (dove era stato improvvidamente autorizzata l’edificazione di alcune case), venne bloccata per 48 ore la linea ferroviaria, con le conseguenze che tutti noi ben ricordiamo. Tornando ai contenuti del nostro opuscolo non è certo il caso di analizzarne meticolosamente i contenuti, ma merita sicuramente una valutazione complessiva, sia sul piano meramente politico – e quindi relativamente alle “opinioni” – sia sul piano dell’effettività di
di Tullio Berlenghi
quanto realizzato – e quindi relativamente ai “fatti” -. Sotto il profilo politico intanto mi piacerebbe sgomberare il campo dalla presunta connotazione positiva che nella testa di alcuni illuminati amministratori riveste quella che viene definita “crescita”. Crescita è un termine che non ha una valenza positiva “in sé”. Se cresce l’economia siamo tutti contenti (poi anche qui andrebbero fatti dei distinguo, ma non è questa la sede). Se cresce il debito pubblico forse ci dobbiamo preoccupare. La crescita a cui allude il sindaco nel suo saluto introduttivo sembra non lasciare spazio a dubbi: si tratta di qualcosa di favoloso. Mi permetto di dissentire. L’aumento della popolazione residente tout court non è sinonimo di alcun vantaggio, né per i nuovi né per i vecchi residenti. Anzi, se non è accompagnata da una (quantomeno) proporzionale crescita dei servizi alla popolazione il saldo finale dell’operazione sarà negativo. E se lo sviluppo urbanistico avverrà senza tener conto di alcu-
ne esigenze basilari, come la presenza di strade adeguate, spazi verdi, servizi efficienti, parcheggi e quant’altro, il rischio è la perdita di identità del paese e la sua progressiva trasformazione in un quartiere dormitorio, in cui il basso costo delle case (ma ormai neanche più tanto) viene ampiamente compensato dal basso livello dei servizi al cittadino. Ne è conferma la pagina dedicata alle “grandi opere”, locuzione che evoca la propensione efficientista
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I censori censurati Le buone notizie dal Comune
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I censori censurati
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A scuola a Labico
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Riflessioni
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Trafiletto
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“Censurati” campeggiava in bell’evidenza nella prima pagina di Paese Italia, una delle più recenti pubblicazioni a diffusione locale (e anche ben fatta, bisogna riconoscere), lamentando lo sgradevole gesto di chi, sottraendone centinaia di copie nei punti di distribuzione, ha di fatto attuato una forma di censura ai danni del periodico. Piena solidarietà per-
ché la censura non è mai una bella cosa, anche se, a onor del vero, proprio “Paese Italia” ha scelto di non pubblicare alcune notizie riguardanti Vivere Labico. Non sarà stata censura, si sarà trattato di una “scelta editoriale”. Qualcuno potrebbe pensare, maliziosamente, che la scelta editoriale possa, in qualche misura, dipendere dall’omonimia del coor-
dinatore di “Notizie dal Comune” e di uno dei redattori di “Paese Italia”. E che questa “contiguità” tra le due testate renda più angusti gli spazi disponibili per chi critica l’operato dell’amministrazione comunale. Sono cattivi pensieri. Cattivi, sì, anche se legittimi. Forse dovremmo censurarli. Chissà cosa ne pensano a Paese Italia.
Vivere Labico News
A scuola a Labico
Ecco come si presenta via Fioramonti, una delle “grandi opere” della nostra amministrazione.
Labico ha sempre ceduto la sua popolazione scolastica, soprattutto quella delle scuole secondarie superiori ad altri comuni vicini
Andare a scuola a Labico non è mai stato semplice. Forse avrebbe potuto esserlo qualche tempo fa, fino a quando le scuole erano pensate per una popolazione di 1500 abitanti, ma man mano che la popolazione è cresciuta, è cresciuta l’esigenza di fornire strutture e servizi con caratteristiche ben differenti da quelle pensate e realizzate alcuni anni fa. Basta guardare le scuole dei paesi vicini e fare un piccolo confronto. Le scuole a Valmontone hanno avuto da tempo un sostegno e un supporto essenziale da parte dell’Ente locale che ne ha dislocato la sede dal centro storico a zone di importanza strategica per la città presso il Villaggio Rinascita, creando così due poli scolastici: uno nel centro storico di vecchio insediamento, un altro di nuovo insediamento. Si potrebbe subito obiettare che la popolazione a Labico non è così numerosa. Tuttavia questa osservazione non annullerebbe la riflessione sul perché e sulla necessità di intervenire in tal senso. Dunque “perché”? La risposta è che la popolazione infantile e giovanile ha bisogno di spazi capillari quanto i suoi concittadini adulti. Anzi forse di più, proprio perché tali e perché su di loro va investito il
Riflessioni
Il “parco” delle Vignole si commenta da solo...
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Insieme al panettone, zampone e lenticchie, anche quest’anno abbiamo ricevuto l’esilarante bollettino del sindaco anche detto “notizie dal comune” e definito dai più goliardici “bugiardino”. Quelli che invece ci danno giù più forte lo leggono al pari degli editti del min.cul.pop. che sembra scritto stampato e distribuito dai mitici personaggi di “fascisti su marte”. A proposito del PRG si sostiene che i consiglieri di minoranza
nostro futuro. E a Palestrina? Come è la situazione a Palestrina? Splendida, si potrebbe dire sotto il profilo scolastico. Tutti gli istituti superiori sono là: scelta di scuole, insediamenti vari, centro storico e non, diverse utenze e sedi, servizi di trasporti da tempo, tempi scolastici differenziati; insomma servizi capillari e completi. E a San Cesareo? Potremmo dire altrettanto? Sì, è la risposta, sebbene in misura adeguata alla sua utenza. E Zagarolo? Altrettanto. Perché? Presto detto: anche lì l’Amministrazione ha pensato di venire incontro ai bisogni della popolazione contribuendo ad avere alcune sezioni distaccate degli istituti di scuola superiore presenti in altri comuni del comprensorio. Cosicché si comprende che Labico ha sempre ceduto la sua popolazione scolastica, soprattutto quella delle scuole secondarie superiori ad altri comuni vicini. Allora ci si domanda: come può un giovane affezionarsi al suo paese se non vi si può nemmeno formare? Ben presto penserà che la sua vita dovrà svolgersi da un’altra parte, perché lì non vi sono sbocchi professionali accettabili, tali da recepire e
convertire la sua necessità in una possibile fonte di sviluppo per il proprio paese. Orientarsi e formarsi in un paese che non accoglie le richieste della sua popolazione sembra difficile. Così si comincia a delineare un quadro un po’ più approfondito circa le necessità scolastiche dell’utenza labicana. Infatti come non riscontrare la quantità di giovani che da Labico al mattino esce e attende per tempo treno e autobus per recarsi nelle sedi degli istituti superiori dei paesi vicini e di quelli romani? Si può pensare di non vederli? Non vederli è difficile, ma ignorarne le esigenze appare più facile anche se non è utile. La disaffezione al proprio paese, purtroppo, comporta la non condivisione di valori e la non soddisfazione dei bisogni. Cosicché a Labico è più facile attendere di poter avere dei trasporti adeguati che averli effettivamente. Nel frattempo una quantità di genitori si reca a prendere i figli alla fermata del treno anche delle stazioni limitrofe di Valmontone e Zagarolo e degli autobus, per poi far ritorno nel territorio labicano. E i bus navetta che sono presenti a Valmontone, a Labico dove
di Leonardo Saracini condividono con la maggioranza l’impostazione della variante allo strumento urbanistico se ciò corrisponde al vero mi chiedo come sia risolvibile il conflitto tra due posizioni contrastanti come quella di Rifondazione Comunista che ha sottoscritto un documento insieme ai DS e Verdi locali e quella della Margherita che invece avalla la scelta della maggioranza? Soprattutto considerato che i due partiti stanno lavorando ad un patto di ferro preparatorio alle
prossime elezioni amministrative. Quello che però colpisce e che svela l’immoralità, l’insensibilità e la pochezza di questa amministrazione è il vantarsi di opere che l’ultimo dei comuni ha il dovere di garantire ai cittadini e paragonando la costruzione di nuove aule, che tamponano a malapena una situazione gravissima, al crollo di una scuola dove hanno perso la vita decine di bambini.
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di Anna Druella sono? Come mai mancano? Semplice, non ci sono. Nessuno li ha chiesti? Nessuno sente questa esigenza? Nessuno e nessuna amministrazione comunale ha mai pensato di farne richiesta o contribuire a impiantarne il servizio. Semplice: le difficoltà appartengono a tutti. Per i più piccoli le cose forse vanno un po’ meglio, se da qualche tempo sono funzionanti gli scuolabus: ma…… Povere mamme e poveri bambini, costretti, a salire il più delle volte, in zone sosta inesistenti senza marciapiedi o pensiline! Soprattutto ciò accade nelle zone nuove dove manca di tutto. Non va bene nemmeno bene per quei genitori che volendo usufruire di qualche servizio in più e di tempi orari più lunghi per i propri figli, a Labico non trovano nessuna risposta alle loro esigenze. Del resto solo da poco si è conclusa la costruzione edilizia di una struttura nuova che ha contribuito a dotare la sede della scuola elementare Mamma Jole di nuove aule che hanno tolto luce e visibilità alla vecchia sede e ne hanno acuito i problemi di sicurezza. Strade e vie di accesso all’istituto non sono state rimesse in ordine e le scalette che collegano alla via
Casilina sono notoriamente percorsi non adatti a tutti, in barba al divieto di barriere architettoniche per i disabili. La viabilità su cui si dislocano le istituzioni scolastiche ha da tempo avuto delle problematiche: senso unico, doppio senso di circolazione, insomma difficoltà anche lì. La sede preventivata per l’asilo nido da tempo serve ad ospitare le classi prime e seconde della scuola elementare e così i più piccoli si trovano nella struttura più vecchia nel centro del paese. Le difficoltà nel tempo, con l’arrivo della nuova popolazione residente, sono aumentate. Le classi sono diventate numerose, ma gli spazi sono rimasti gli stessi: scuola materna e scuola media non hanno avuto la stessa sorte della scuola elementare e non hanno goduto di nessun allargamento. Cosicché il servizio è stato assicurato, ma certo, potremmo dire non al meglio, rispetto a quanto è stato realizzato da altre parti. Si poteva pensare a tutto ciò? Indubbiamente sì. Bisognava avere un poco più attenzione e lungimiranza; inserire il piano, riguardante le scuole, fra i servizi da migliorare per il territorio, per una popolazione in
crescita, formata da famiglie con figli piccoli e con allievi stranieri. In fondo Labico, in questo, non è diversa dagli altri comuni del territorio laziale e italiano. Deve avvalersi di ciò che la normativa stabilisce per migliorare i suoi servizi e crescere e far crescere la sua popolazione scolastica nel modo più adeguato e agevole. Non v’è dubbio che le risorse preventivate per l’allargamento della sede della scuola elementare siano state spese, e che la costruzione realizzata, risponda ai bisogni di allargamento, ma la pianificazione degli interventi per una popolazione in crescita continua dal 1990 va posta. Vi sono risposte al riguardo? Parliamo ora di offerta formativa e di servizi integrati: con chi e con cosa? E perché? Mai sentito parlarne? I servizi essenziali per la popolazione scolastica di un Comune ormai non corrispondono più solo a esigenze logistiche e strutturali, essi si differenziano per fasce di età e di utenza, e di qualità. Offrire dunque servizi efficaci vuol dire incrementarne l’efficienza con percorsi integrati a supporto di progetti e funzioni con le istituzioni scolastiche per la realizzazione di quell’offerta formativa integra-
Di promessa in promessa Lo scorso 31 dicembre sono scaduti i termini per la presentazione delle domande per partecipare all’ultima trovata dell’amministrazione: un concorso per una graduatoria per eventuali, sottolineiamo eventuali, assunzioni a tempo determinato o indeterminato per le mansioni di vigilanza. Apprezziamo il fatto che finalmente l’Amministrazione si curi della ultraridotta compagine dei vigili urbani e di chi ha compiti di vigilanza nel nostro paese, carenza causa anche del poco controllo del territorio e del rispetto
delle norme. Ma non possiamo non sorprenderci per un concorso di questo tipo fatto poco prima delle elezioni: a qualche mese dalle elezioni verrà pubblicata una graduatoria, i cui componenti saranno assunti non prima delle prossime elezioni. Anche i più ingenui immaginano quali saranno le spinte, le pressioni, i ragionamenti che aleggeranno su questi nomi. Bel modo di affrontare i problemi e di sostenere l’occupazione, come sempre soggetta ai soliti meccanismi. BP
Una delle tante discariche abusive di rifiuti nel territorio di Labico
Povere mamme e poveri bambini, costretti, a salire il più delle volte, in zone sosta inesistenti senza marciapiedi o pensiline! ta, funzione dovuta e possibile, prevista ai sensi degli artt. 138 e 139 comma 1 e 2 del D.lgs n.112 del ’98. A quando tutto questo anche a Labico? Ĕ vero Labico stenta a riconoscersi quale piccolo centro di una volta; tuttavia si fa fatica anche a riconoscerla come un centro nuovo, attento cioè alle esigenze della sua popolazione, compresa quella scolastica. La semplicità non pare un percorso labicano.
Trafiletto Su Notizie dal Comune c’è anche la mappa del consiglio comunale e della giunta. Uno strumento senz’altro utile per farsi un’idea – seppur parziale della geografia politica labicana. La cosa che lascia qualche dubbio è che Nello Tulli (già assessore di maggioranza “dimissionato” il 31 dicembre 2005) non dovrebbe far più parte della maggioranza, mentre invece nello schemino risulta il contrario. Ora a beneficio della chiarezza sarebbe utile sapere se sia trattato di una svista, di una furberia, oppure se in maggioranza non siano ancora consapevoli di aver perso un pezzo e se, nel caso, il difetto di comunicazione sia imputabile all’interessato o alla maggioranza. In ogni caso, sempre per amor di chiarezza, sarebbe utile che si parlassero. Una telefonata, un fax, un sms, una mail. Qualunque cosa. E poi, a completare l’opera, una parolina anche a noi, così, giusto per sapere. Pagina 3
Per contattarci: viverelabico@libero.it tel. 3208597261
Qualcosa sta cambiando! Per saperne di più: www.viverelabico.blog.com
Un campeggio non basta! Ancora una volta la nostra sagace amministrazione si è vantata del campeggio estivo organizzato ogni anno. Ancora una volta ci preme ricordare la bontà di questo progetto e l’impegno continuo di chi lo organizza. Ma ancora una volta vogliamo ricordare a questa amministrazione ed in particolare all’Ass. Di Stefano che un campeggio non basta a fare le politiche giovanili, semplicemente sconosciute alla Giunta Galli. Il campeggio purtroppo è l’unica iniziativa nel campo, dove invece tante sono le opportunità e le necessità. A Labico mancano spazi, manca rappresentanza, manca informazione: dove sono le politiche per un serio accompagnamento alla scuola ed alle scelte formati ve ? Dove se r viz i per l’informazione e l’accompagnamento al lavoro? Dov’è la cultura se da due anni è chiusa la biblioteca comunale? Dov’è il sostegno alle giovani coppie presenti su questo territorio? Dove
di Benedetto Paris
spazi per crescere sicuri e sostenuti? Dove istituzioni che ascoltino e aiutino la partecipazione alle scelte e quindi un rapporto maturo con l’Amministrazione pubblica? In dieci anni Labico è rimasto l’unico paese del territorio a non aver preso spunto dalle tante novità del settore, a non avere servizi e attività destinate ai giovani. Non un ufficio Informagiovani, non una biblioteca comunale, nessun centro giovanile, nessun consiglio dei giovani, nessuno sgravio sulle tasse comunali per le giovani coppie, nessun incentivo a vivere il paese, ad abitarlo, ad aiutarlo a farlo crescere. Davanti a questo vuoto viene solo da ridere quando con una mera operazione mediatica/editoriale si vuole far passare una positiva esperienza come la panacea per i ragazzi labicani. E’ tempo che una giunta si occupi dei ragazzi “anche” quando non sono al campeggio.
segue dalla prima (almeno a parole) di lunardiana memoria. Peccato che l’unica vera grande opera realizzata sia stato il raddoppio dell’edilizia abitativa (e quindi privata) perché le vere opere pubbliche tanto proclamate in realtà sono quasi esclusivamente sulla carta, al punto che per mettere una foto di un’opera realizzata si è dovuto far ricorso ad una canaletta per scarico delle acque di fronte alla stazione ferroviaria. Per il resto si parla di opere di manutenzione (come la facciata del palazzo comunale o il rifacimento del manto stradale di corso Garibaldi). Sull’ampliamento dei plessi scolastici mi sono già espresso in passato e non posso che ribadire che si tratta di un interventi realizzati in fretta e furia (ancorché discutibili sotto il profilo dell’impostazione, visto che il risultato finale sarà quello di penalizzare ulteriormente gli spazi da destinare alla didattica e precludere ogni chance ad attività complementari) per non aver saputo gestire una più che prevedibile crescita della popolazione. Per quanto riguarda il quartiere “Le Vignole” si ha il coraggio di vendere come grandi opere interventi ancora da realizzare e che – per legge – avrebbero dovuto essere fatti prima ancora di vendere le case. Si parla di un parco, mentre in realtà è solo una zona sottratta alla cementificazione e usata attualmente come parcheggio da alcuni residenti. Si parla di marciapiedi ma in realtà l’unica strada è in condizioni disastrose, anche per i fuoristrada, figurarsi per gli incauti pedoni.
Sul Palazzetto dello Sport c’è poco da dire. La struttura – finanziata dalla Provincia – sembra ancora piuttosto lontana nel tempo e avanziamo qualche perplessità sulla gestione degli spazi, ma per il momento semplicemente “non c’è”. Le uniche due “opere” davvero realizzate (sempre con risorse della Provincia) sono il campo da tennis e il parco giochi “Piero Tulli”. Ovviamente per farle si è dovuto rinunciare al campo sportivo che c’era prima, perché la regola aurea dell’amministrazione è che non bisogna sottrarre spazi al profitto (privato si intende) e quindi per una nuova opera destinata alla collettività bisogna utilizzare (e quindi sacrificare) spazi che erano già destinati ad uso pubblico. I lavori al Palazzo ex ECA fanno ormai parte delle leggende labicane. Se ne parla sempre in prossimità di ogni elezione. Sembra che ormai quasi più nessuno sappia esattamente cosa sia e dove sia il “Palazzo ex ECA”. L’importante è citarlo e dire che bisogna farci qualcosa. Analoghe considerazioni valgono per qualunque progetto possa essere legittimo in chi si presenta per la prima volta agli elettori con un programma. Un po’ meno per chi amministra da dieci anni. Mi chiedo quindi perché in “Notizie dal Comune” mi si presenta, con orgoglio, la grande opera dei lavori in corso (tra l’altro mi piacerebbe sapere dove…) sulla via Casilina per sistemare i marciapiedi. Viene il
dubbio che la via Casilina attraversi Labico solo da pochi mesi e quindi non abbiano fatto ancora in tempo a metterci i marciapiedi. Uno degli elementi più suggestivi è l’enumerazione delle risorse investite per le singole opere. Pensate che per realizzare il manto stradale di via Fioramonti sono stati necessari 150.000 euro. Non si può essere orgogliosi di un’affermazione simile. E’ come aver comprato una vecchia Fiat uno col motore fuso e i freni rotti e vantarsi di averla pagata come una Ferrari. Nulla si dice invece sull’inadempienza dell’amministrazione in merito agli “standard urbanistici” (ossia gli spazi minimi obbligatori previsti dalla normativa urbanistica) da destinare alle esigenze della collettività (parcheggi, aree verdi, piazze, asili, scuole, pubblici servizi, strutture sportive, ecc.) mai realizzati nel piano regolatore attuale. Adesso ci propongono un nuovo piano regolatore. Anche questa volta verranno individuati gli standard (altrimenti il piano non supera il vaglio regionale). Qualcuno davvero crede che chi in dieci anni non ha ritenuto di doversi preoccupare di garantire ai cittadini quel minimo di servizi e di spazi pubblici imposti dalla legge, se ne farà carico nella prossima consiliatura? Se siete tra i dubbiosi, non vi sentite in colpa: non è diffidenza, è buonsenso. Tullio Berlenghi
Vivere Labico News
Il bugiardello
Mentre nel resto del Paese cresce la sensibilità e l’attenzione sulle conseguenze dell’elettrosmog a Labico si autorizza l’edificazione a pochi metri dai cavi dell’alta tensione.
anche lo strumento urbanistico quale il P.R.G. odierno è stato disatteso: di tutti i servizi programmati sullo stesso per far fronte alla crescita abitativa nessuno è stato realizzato
Come tutti gli anni con le feste di Natale anche quest’anno è arrivato il “BUGIARDELLO”, Notizie dal Comune di Labico. Non volevo leggerlo perché ritengo questo notiziario un’istigazione all’improperio e sotto le Feste Natalizie se ne dovrebbe fare a meno. Letto con l’ottica di chi non conosce la realtà labicana il suddetto ha un impatto mediatico che suscita emozione ed orgoglio di appartenere ad una comunità così idilliaca, con degli amministratori così attenti e innovativi nella gestione pubblica. Sfogliandolo prendiamo atto che a Labico ci sono state Grandi Opere e Vasti Servizi: l'imbiancatura della sede comunale, la realizzazione di uno scolo d’acqua piovana della Casilina denominato “marciapiede”, la 1^ Festa del nuovo quartiere delle Vignole, dove tutti i nodi critici sono stati risolti permettendo a tutti i residenti finalmente di festeggiare, la nuova pavimentazione di Corso G. Garibaldi, la nuova scuola ,un palazzetto dello sport, il restyling del centro storico e per finire addirittura una città per l’arte. La realtà purtroppo caro lettore è un’altra, ma quali amministratori attenti e innovativi, hanno gestito la Cosa Pubblica vivendo alla giornata non program-
Lo stato di degrado in cui versa la fontana “Centogocce”
Inserto
di Angelo Saulini mando il futuro del Paese, anche lo strumento urbanistico quale il P.R.G. odierno è stato disatteso: di tutti i servizi programmati sullo stesso per far fronte alla crescita abitativa nessuno è stato realizzato, solo case, i vincoli degli standard urbanistici sono stati ignorati e quindi decaduti (strade, parcheggi, verde pubblico, piazze ecc…). Guardate dietro la facciata e vedrete la verità, fatta di squallore, di quartieri nuovi che non hanno una strada che si possa chiamare tale - a volte anche a senso unico e senza marciapiede - abitanti che fino a pochi giorni fa temevano addirittura che venisse a piovere, perché la fogna comunale non recepiva l’acqua piovana facendo saltare i tombini e allagare di liquami i garage e i seminterrati. Fatevi una passeggiata per il Centro Storico, non solo per Corso Garibaldi ma proseguite per la sua traversa di Vicolo del Carbonaro dove i topi di fogna escono per farsi delle belle passeggiate, proseguite per via della Fontana, risalite per la piazza della Chiesa e inoltratevi nei vicoli laterali: il degrado l’incuria e l’assenza decennale della benché minima manutenzione regna sovrana. Dopo ben 15 anni sono riusciti a terminare il progetto che vede il recupero del Centro Storico (manco fosse il centro storico di Roma: avrebbero impiegato meno tempo). Prima di fare la foto al futuro palazzetto dello Sport, avessero avuto almeno il buon senso di tagliare le erbacce, si vede che nel complesso non lavora più nessuno da tempo, e la squadra di pallavolo dovrà aspettare ancora qualche anno e andiamo per 15. Parliamo adesso della nuova Scuola, l’edificio ospiterà il primo e secondo ciclo delle elementari, liberando il complesso F. Pastore (nato a suo tempo per ospitare i locali dell’asilo nido, inesistente a Labico), che andrà a supplire la
carenza di aule della scuola dell’infanzia, tutti i complessi scolastici saranno di nuovo saturi. E siamo di nuovo punto e a capo. Poi hanno il coraggio anche di sognare, non gli basta quello che hanno scritto, c’è l’articolo riguardante la città dell’arte che dovrà sorgere attorno ad un manufatto dei primi del novecento, rinvenuto guarda caso in un container giacente presso la proprietà del vice–sindaco Giordani, manufatto attribuito al noto ingegnere francese Eiffel, attribuito da chi però non e dato sapere. Tutti lo volevano, si parlava di Veltroni, della Regione, della Provincia, del sindaco di Valmontone, ma nessuno lo ha acquistato, il Comune di Labico si, sembra la storia di quella che tutti vogliono ma nessuno se la piglia fino a che non arriva il frescone di turno, ma il frescone di turno siamo noi; l’opera tanto contesa è costata alla Comunità ben 350.000 € ed altrettanti ne serviranno per sistemarla, visto il cattivo stato di conservazione in cui si trova. Ma il peggio è che quest’opera verrà inserita e sfruttata dal partner privato per 80 anni come da contratto, soltanto successivamente sarà pubblica. Questo è uno dei motivi che hanno fatto recedere le amministrazioni regionali e provinciali dalla partecipazione ad un progetto poco chiaro, che è oltretutto in alto mare e non pronto a partire come è scritto sul Bugiardello. Le Elezioni Amministrative sono alle porte, mi dispiace deludervi, è tutta propaganda, chi si loda si sbroda, dice un detto popolare. Questa comunque è un’occasione per aprire gli occhi e constatare la mala fede e il raggiro che questi amministratori con la “a” minuscola stanno ponendo in atto nei vostri confronti per carpirvi il consenso che non meritano. Angelo Saulini segretario DS Labico
Anno 1, numero 1
Ad un anno dalla frana… nulla di fatto Un anno fa, esattamente il 2 gennaio 2006 alle ore 5.20 del mattino, una grande quantità di detriti, fango, cemento e massi si staccava da un pendio a ridosso della ferrovia ed invadeva i binari della linea RomaCassino, all’altezza di Labico. Oltre 70 i treni bloccati nelle giornate del 2 e del 3 gennaio. Due le famiglie evacuate dai villini sovrastanti il costone. Tragedia sfiorata, panico per pendolari e cittadini labicani, accuse, interrogazioni parlamentari e buoni propositi… 2 gennaio 2007, ad un anno dalla frana: nulla di fatto. Lo smottamento è ancora lì… dove era un anno fa. La circolazione ferroviaria è tornata regolare, le abitazioni sono state messe in sicurezza, ma le cause, le responsabilità e le soluzioni sono tutte ancora da trovare. Perché un anno fa il terreno, dopo una settimana di piogge incessanti ha ceduto franando rovinosamente sui binari? La causa va ricercata soltanto nel maltempo? O nella mancanza di rispetto delle regole idrogeologiche nella costruzione delle
villette sovrastanti, dato che il terreno franato non era altro che quello di riporto utilizzato per la costruzione delle case? Qual è la responsabilità dell’amministrazione comunale che ha autorizzato la costruzione delle abitazioni su una zona scoscesa e così evidentemente a rischio? Tutte domande che un anno fa occupavano le prime pagine dei giornali locali, impegnavano l’amministrazione ed interessavano i cittadini labicani, ma che oggi dopo un anno sembrano sepolte…magari proprio sotto quella frana che è ancora lì, e che ogni mattina affacciandosi dal finestrino del treno ricorda che una tragedia è stata sfiorata. Dopo la perizia idrogeologica effettuata, la zona della frana è stata dichiarata a rischio idrogeologico (come se un pendio a ridosso della ferrovia fosse il posto più sicuro per costruire delle case!), e a questa se ne sono aggiunte altre, come quella di Santa Maria, che negli ultimi anni ha visto completamente rivoluzionata la sua faccia con un aumento spropositato di costruzioni.
di Eleonora Fioramonti
Ad un anno dalla frana, gli interventi annunciati e promessi dalla Giunta Galli non sono stati effettuati, né sulla frana, né sulle zone a rischio individuate a Circ. Falcone e a S. Maria. “Intanto, giorno dopo giorno, Labico vede aumentare a dismisura il numero dei suoi abitanti e lo sfruttamento selvaggio del territorio continua, senza pensare agli effetti che esso produce sia a livello ambientale sia come nuovi servizi” sottolinea Angelo Saulini, segretario dei Ds di Labico. Le case “spuntano” da un giorno all’altro, molto spesso senza una logica e sempre più spesso senza i servizi minimi di abitabilità (reti fognarie non funzionanti, cabine elettriche a cielo aperto ecc…). “Crescere, sembra questa la parola d’ordine per Labico, ma farlo senza alcun criterio, nessuna idea e nessuna possibilità di mantenere ad alti livelli questa crescita non ha alcun senso” dichiara Tullio Berlenghi, responsabile legislativo dei Verdi alla Camera e prossimo candidato sindaco di Labico, che sottolinea come “Per vivere davvero il paese bisogna difenderlo e pensare a nuovi modi di valorizzarlo,
fermando la speculazione e lo sfruttamento del territorio, per crescere rispettandolo”.
Qual è la responsabilità dell’amministrazione comunale che ha autorizzato la costruzione delle abitazioni su una zona scoscesa e così evidentemente a rischio?
Le immagini della frana del 2 dicembre 2006 Inserto
Anno 1, numero 2
20 gennaio 2007
Vivere Labico news Vivere Labico: una forza (pro)positiva E’ passato più di un mese da quando è stato presentato il progetto politico “Vivere Labico” e man mano che il tempo passa si rafforza la sensazione di aver suscitato non solo curiosità, ma anche attenzione e sempre più spesso consenso. Non un consenso cieco e acritico, ma un consenso basato sulla voglia di essere parte attiva di un progetto. Un consenso che non si accontenta di slogan o affermazioni generiche, un consenso che ha bisogno di un progetto concreto, di proposte reali, di un programma credibile. Non vogliamo deludere l’aspettativa che si sta creando e stiamo già preparando una serie di punti programmatici che avremmo piacere di poter discutere ed elaborare con chi voglia dare la propria adesione al nostro progetto e, in attesa di poter costruire questo rapporto e questa interlocuzione, riteniamo utile e necessario elencare alcune priorità della nostra azione politica: Urbanistica e governo del territorio. Intendiamo rivedere completamente i principi che hanno caratterizzato fino ad ora l’azione amministrativa e puntare alla predisposizione di strumenti urbanistici finalizzati ad individuare e realizzare quelle opere e quei servizi che dovrebbero già essere stati concretizzati e che invece mancano. Lavoreremo, quindi, per la riorganizzazione e messa in sicurezza della rete stradale, per il completamento dei servizi idrici e fognari, per la realizzazione di tutti quegli standard urbanistici che sono necessari per una collettività, dalle piazze ai giardini, dalle scuole agli asili, dai centri di aggregazione sociale alle strutture di interesse culturale e sportivo.
di Tullio Berlenghi
Trasporti e mobilità. Labico non solo ha subito un consistente aumento della popolazione, ma ha anche visto modificare radicalmente le esigenze di mobilità dei suoi abitanti, una gran parte dei quali ha adesso la necessità di recarsi pressoché quotidianamente a Roma o comunque nei paesi limitrofi. E’ quindi necessario un adeguamento sia dell’offerta del trasporto ferroviario e su gomma, sia della locale stazione, che è in pessime condizioni. E’ anche necessario migliorare la qualità dei collegamenti sia con i paesi vicini, sia tra i vari “quartieri” del paese, dove, senza un mezzo proprio, muoversi è davvero difficile. E’ assolutamente necessaria e indifferibile la messa in sicurezza della via Casilina, l’asse viario di attraversamento dell’intero paese che, ospitando forme di mobilità completamente differenti, rappresenta un elemento di pericolosità che va gestito con la dovuta attenzione. Cultura e scuola. Labico ha bisogno di nuovi impulsi sotto l’aspetto delle politiche culturali, attualmente affidate soprattutto alla buona volontà e all’impegno delle associazioni locali. Vivere Labico si impegnerà per un forte rilancio di iniziative in materia culturale e per il potenziamento e la valorizzazione di una biblioteca incomprensibilmente trascurata. Anche le strutture scolastiche hanno bisogno di interventi di riqualificazione. Per troppo tempo si è incentivata la crescita demografica senza pensare alle esigenze in termini di servizi scolastici che questo avrebbe comportato. I nostri ragazzi non meritano certo di vivere il proprio percorso formativo senza le strutture adeguate.
continua in ultima pagina Sommario: Vivere Labico: una forza (pro)positiva
1
Idioma e stile
1
L’impegno per Labico
2
La roncola Labicana
2
Una storia nostra
3
Se questa è politica
3
Trasporti: qualcosa sta cambiando
4
Idioma e stile
dalla redazione
Chi ha una media dimestichezza con la lingua italiana potrebbe aver interpretato lo scambio epistolare Berlenghi-Zelli come un reciproco segnale di disponibilità al dialogo. E potrebbe non considerare un atto deprecabile il fatto di segnalarne la valenza positiva (anche se i giornali talvolta commettono qualche errore di interpretazione e di attribuzione dei virgolettati). Chi ha una media dimestichezza con la lingua italiana potrebbe pensare che se c'è una bugia su "Notizie dal Comune" la responsabilità è da attribuire a "Notizie dal Comune" e non a chi la riporta (citando tra l'altro la fonte). Chi ha una media dimestichezza con la lingua italiana potrebbe, dopo aver letto un manifesto intitolato "vittoria" a caratteri cubitali, andare alla stazione a prendere il treno delle otto e quaranta. E invece la disponibilità al dialogo evidentemente non c'è (almeno da una parte), le bugie di Notizie dal Comune vengono accreditate a terzi e il treno delle 8 e 40 è "virtuale", buono per i manifesti, un po' meno per recarsi al lavoro. Chi ha una media dimestichezza con la lingua italiana potrebbe avere delle difficoltà a capire la politica labicana.
Vivere Labico news
L’impegno per Labico
I cittadini hanno la necessità di aria pura, di spazi non invasi dal cemento, di scuole decenti, di strade decenti, di marciapiedi e di tutto il necessario perché Labico sia un paese da vivere.
“Il comune si impegna altresì nella tutela e nella salvaguardia dell’ambiente e dell’integrità del territorio, intesi anche come cultura e tradizioni locali, attuando e favorendo ogni azione ed iniziativa o privata.” Sembra incredibile ma è un passaggio tratto dallo statuto del comune di Labico. Forse sarà un po’ datato e non si sa bene se è quello attualmente in vigore, ma di certo è stato totalmente disatteso. Il nostro sindaco si vanta del “fenomeno Labico” replicando, a chi gli chiede stupito come abbia fatto il comune a rispondere a questa ondata di crescita, con questa proposizione: “con la passione e la volontà. la passione di chi è nato in un paese di campagna ed ora lo vede trasformato davanti a se come in un sogno ad occhi aperti, la volontà di un’amministrazione che ha rispettato il proprio impegno con la cittadinanza”. Il virgolettato la dice tutta e spiega bene cosa diventerà Labico con degli amministratori che intendono sognare ad occhi aperti… favorendo la speculazione edilizia (la prova è il dissesto urbanistico in cui si trova il nostro paese), infischiandosene delle opere di servizio per cittadini, infischiandosene del territorio ormai al collasso, della qualità dell’ambiente, della
di Leonardo Saracini
vivibilità dei propri cittadini, che come tutti gli essere viventi hanno la necessità di aria pura, di spazi non invasi dal cemento, di scuole decenti, di strade decenti, di marciapiedi e di tutto il necessario per rendere Labico un paese da vivere. Vivere Labico farà di quelle poche parole scritte, uno dei fondamenti del suo programma. Crediamo di essere titolati a farlo e la storia dei soggetti che lo compongono lo dimostra. Cultura e tradizioni locali a Labico vanno di pari passo con l’ambiente: distruggendo l’ambiente, da noi, si distrugge la cultura, le tradizioni, le radici. Salvaguardare, difendendo dal cemento i terreni agricoli rimasti (la cosa non va a scapito dei cittadini perché, come ben si sa, il rastrellamento dei terreni comincia prima dell’attuazione del PRG, terreni che finiscono nelle mani di pochi, ben informati speculatori, che li acquistano come agricoli prima che si conosca la nuova destinazione d’uso per rivenderli a prezzi spropositati ai costruttori o costruendo loro stessi, cosicché ai proprietari originari non rimangono che le briciole e non si può far altro che mozzicarsi i gomiti.) e incentivando la coltivazione di prodotti agricoli locali e unici come il “pisello labicano”, l’agostinella
(tipo di mais dal color arancione acceso) ed altri prodotti della terra che danno i frutti migliori proprio a Labico come le nocciole e i marroni dalle qualità difficilmente eguagliabili. Sponsorizzarli, veicolati da organismi creati ad hoc, come prodotti di qualità in antitesi alle produzioni agricole globali… che fanno diventare gli alimenti un immenso hot dog senza distinzione di sapori in ogni parte del mondo, prodotti con OGM dei quali nessuno studio dimostra la non nocività sull’organismo umano… sarebbe il sicuro punto di partenza. Ripristinare le manifestazioni tradizionali che hanno portato lustro a Labico, anch’esse veicolo primario di diffusione e distribuzione del prodotto locale, come è stato fino agli anni sessanta con la “sagra dei piselli” e come più recentemente ha dimostrato la breve esperienza degli anni scorsi, quando la richiesta ha superato di gran lunga l’offerta e pochi sono stati i commercianti che hanno potuto vantarsi di vendere il “pisello labicano”! L’applicazione di questo punto programmatico non solo darà vigore alla fame di cultura e tradizione che ogni cittadino labicano, autoctono o assimilato che sia, ha nel profondo ma sarà sicura garanzia di tutela del nostro territorio e di tutte le persone che ci vivono.
La roncola labicana Tratto da:
www.romacampagna.it
Tra i prodotti di qualità con la seguente denominazione: Roncolette labicane o piselli di Labico “I Piselli di Labico costituiscono una produzione antica e tradizionale. Le caratteristiche del terreno, fertile e di natura vulcanica e la dolcezza del clima offrono un habitat ideale per questo legume. La particolarità del prodotto è rappresentata dalla forma leggermente arcuata del baccello (la “roncola” appunto, da cui prende il nome dialettale), da una notevole dolcezza e delicatezza del gusto, assieme ad una buona resistenza alla cottura. Fin dai tempi storici il pisello richiedeva una coltivazione faticosa, perché, per sfruttare le esposizioni migliori, si arrivava a lavorare in piccoli orti sostenendo la vegetazione con la tecnica dell’ “infrascatura”. Il risultato però è un prodotto estremamente delicato, che soddisfa anche i palati più esigenti. La produzione dei piselli labicani ha acquistato una grande notorietà nella prima metà del Novecento, quando si è sviluppata la Sagra che ancora oggi si organizza nel comune. Le roncolette sono destinate totalmente al consumo fresco. La raccolta dei baccelli avviene quando il seme è ancora tenero, dolce, cioè quando i baccelli sono molto delicati.” Come tutti ben sanno, al contrario di come detto nella descrizione, la sagra non viene proposta ai cittadini da diversi decenni a parte una breve parentesi dei primi anni del nuovo millennio!
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Anno 1, numero 2
Una storia nostra
di Leonardo Saracini
A me capita, a volte, di leggere su muri di vecchie case targhe commemorative che celebrano la sosta in esse di eroi e personaggi a cui la storia deve qualcosa. Garibaldi credo sia uno dei più decantati in numerosi comuni d’Italia. Io però voglio parlarvi di un eroe senza targa nel suo paese natio, sconosciuto alla quasi totalità dei suoi concittadini: il capitano dei Carabinieri Reali Raffaele Aversa che l’8 settembre 1943, al momento dell’armistizio, si trovava a Roma e fu tra i militari più attivi nella Resistenza. Il capitano organizzò i carabinieri in gruppi clandestini. Il 23 gennaio 1944 fu arrestato dai tedeschi insieme ad altri due ufficiali dei CC e rinchiuso nella sede delle SS di via Tasso. Sottoposto a tortura, non parlò e due mesi dopo fu eliminato alle Fosse Ardeatine. Ma la storia dell’eroe senza targa nato a Labico, in chissà quale delle nostre più antiche case e figlio del capostazione delle FF.SS., inizia qualche mese prima, per l’esattezza il 25 luglio del 1943 quando venne convocato dal comando generale per eseguire l’ordine di arresto del “duce” Benito Mussolini. Un compito rischioso dal quale tuttavia non si esonerò, a differenza di tanti altri che abbandonata la divisa si diedero alla macchia. All'operazione parteciparono, insieme a cinquanta carabinieri, anche il Maggiore Ugo De Carolis e il Tenente Colonnello Giovanni Frignani che pagarono con la vita, la loro obbedienza al dovere. Dov’è la riflessione? Non lo so, ma mi chiedo perché un uomo che ha partecipato alla scrittura della storia italiana viene dimenticato dal suo paese natale. Per la cronaca: a Labico esiste una via “capitan Aversa” segnalata da un anonimo cartello stradale.
Se questa è politica
RAFFAELE AVERSA Nato a Labico (Roma) nel 1906, trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, capitano dei carabinieri, Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria.
di Gaetano Marrone
Mentre i giornali nazionali riempiono pagine con pareri autorevoli su riformismo e massimalismo come se il problema dell'attuale governo fosse l'identificazione del carattere politico-programmatico della sua opera, da un conclave in cui si è fatto tanto rumore per poco viene fuori che in Italia è opportuno non toccare le pensioni, rimandare le liberalizzazioni, lasciar perdere pacs, testamento biologico e eutanasia, crescita e infrastrutture e tenere vivo l'interesse dell'opinione pubblica sulle proposte di una nuova legge elettorale con un dibattito aperto con l'opposizione: il paese può attendere. In realtà con le amministrative alle porte non si può litigare: il consenso al governo è calato del 15%, la finanziaria, poi, ci ha messo il carico riuscendo nell'intento di scontentare tutti, allora tanto vale mostrare al paese compattezza definendo come obiettivi dell'azione di governo lo sviluppo del Mezzogiorno, la riforma della pubblica amministrazione, l'etica della politica e il primato del merito. Come dire: non siamo riusciti a trovare qualcosa da fare pur avendo un programma di 281 pagine con 1464 temi trattati e graficamente illustrati in una rappresentazione ad albero di 11 metri se stampato su fogli A4. Altro che "fase due"! Nel conclave Prodi è entrato papa ed è uscito cardinale. Fassino ha fatto di nuovo il mediatore smussando gli angoli. Come al solito. Rutelli vuole una cabina di regia per le liberalizzazioni, ovvero ci sono disaccordi. Come al solito. E ascoltando il commento di Giordano ("Li abbiamo fermati. Partita chiusa.") sembra che lui sia entrato in conclave cardinale e sia uscito papa. Come al solito. A livello locale siamo messi ancora peggio. Il dialogo tra DS e DL esiste solo attraverso le pagine di giornali locali e solo come dovere nei confronti degli elettori. Forme concrete
di dialogo equivalgono a un insulto. Vorrei tranquillizzare Giuliano Amato che a Labico non c'è timore di alcuna Babele nel futuro partito democratico, semplicemente perché non si parla affatto. Manca la voglia di discutere e costruire nuovi strumenti per governare e gestire la città. Non si ha alcuna relazione con il mondo delle banche, della finanza, del terziario. Non si sa parlare alla città non riuscendo a fare i conti con l'individualismo di massa. A qualcuno la parola riformismo e liberalismo può risultare un insulto ma continuare a fare propaganda dell'"anti-gallismo" confidando sui risultati ottenuti dall'antiberlusconismo potrebbe non essere produttivo. Intanto le prossime primarie locali suonano come un extra omnes ovvero sono la legittimazione della persona piuttosto che del programma delle soluzioni ai problemi del paese. Come al solito. Non serve sprecare energie alla ricerca di nuovi modi per comunicare alla gente, non occorrono corsi di marketing politico, basterebbero poche idee concrete per risolvere problemi specifici, illustrando in maniera semplice alla gente le stime dei costi, la pianificazione delle attività, i ruoli e le responsabilità nella gestione. Il dialogo con le altre forze politiche deve essere basato sul confronto delle idee e sulle modalità di attuazione e non solo su calcoli aritmetici o probabilistici sul consenso. Occorre avere il coraggio delle proprie idee e la coerenza nelle proprie azioni. Occorre anche l'umiltà di mettersi in discussione se risulta evidente il fallimento.
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Vivere Labico news
segue dalla prima Politiche sociali. C’è bisogno di riscoprire e rivalutare gli elementi della socialità. Bisogna individuare gli spazi di aggregazione. Per i giovani, per gli anziani, per le famiglie. Bisogna creare momenti e servizi di assistenza là dove se ne individua l’esigenza e fornire un supporto per tutti i cittadini che siano in situazione di difficoltà. Anche la richiesta di prospettive di lavoro da parte dei giovani deve trovare una risposta adeguata o strumenti per cercarla. I punti elencati verranno ulteriormente sviluppati ed arricchiti, altri sono in preparazione ed altri ancora se ne aggiungeranno. In ogni caso siamo convinti che il contributo di tutti possa essere utile per realizzare un progetto che sia al contempo ambizioso e praticabile e che, sempre con l’aiuto di chi voglia partecipare, potrebbe consentire di realizzare quel cambiamento che permetterebbe a chi abita a Labico di poter affermare, con orgoglio, di “vivere a Labico”.
Trasporti: qualcosa sta cambiando! Grandi novità sul fronte dei trasporti riguarderanno il nostro paese ed il nostro territorio. Infatti, nel mese di dicembre i consigli comunali di 20 comuni della nostra zona hanno approvato la costituzione di un consorzio per il trasporto pubblico locale, a cui partecipa direttamente la Provincia di Roma e per cui il Co.Tra.L. avrà compiti di consulenza. Il Consorzio si è costituito dopo più di un anno di incontri del centrosinistra dell’area interessata e in particolare dell’Ulivo prenestino e di incontri istituzionali tra i sindaci dei comuni interessati e l’Ass. ai Trasporti della Provincia di Roma Michele Civita. A questi incontri abbiamo partecipato sin dall’inizio, portando le esigenze di Labico, instaurando un fattivo rapporto con istituzioni e partiti della nostra zona, benché soli come labicani. Il Consorzio nasce come soluzione all’esclusione dai fondi per il Trasporto pubblico locale per i comuni sotto i 10.000 abitanti determinato dalla legge regionale sul trasporto pubblico locale, legge che avrebbe impedito a Labico, come a Genazzano o Gallicano, di avere o mantenere il proprio servizio e così si è pensato di mettere assieme i kilometri finanziati dalla Regione Lazio e creare un sistema integrato di trasporto, che unisse finalmente i principali centri dell’area casilina e prenestina. La rete sarà formata da tre circuiti integrati tra loro che, finanziati dalla Finanziaria regionale 2007, dopo il bando europeo che sarà emesso in questo anno, dalla primavera 2008 saranno a servizio. Non solo. Oltre ai collegamenti di questo nuovo consorzio, i vantaggi aumentano, visto che i kilometri del Co.Tra.L. sostituiti dal Consorzio, saranno spostati sulle principali tratte Roma – Colleferro e Roma – Genazzano, aumentando quindi anche l’offerta di servizio su queste tratte. Questo nuovo consorzio avrà un ruolo importantissimo nel territorio. Infatti unirà la zona commerciale e la stazione di Valmontone con l’area industriale di S. Cesareo, fino a comuni periferici come Galligano e Lariano, congiungendo il nostro territorio con i centri scolastici e culturali dell’area prenestina. Per non parlare dei possibili effetti occupazionali. In particolare per Labico è l’unica possibilità per dare un collegamento ai cittadini di Colle Spina per raggiungere il centro del paese, le scuole di Palestrina e le stazioni di Zagarolo, Labico e Valmontone, senza dipendere dalla disponibilità di un mezzo privato. Possibilità che il nostro comune avrebbe potuto già offrire da questo anno se avesse accettato la proposta fatta dal Comune di Palestrina il pasPagina 4
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di Benedetto Paris sato maggio, proposta fatta anche a Gallicano, che, aderendovi, già oggi gode del servizio di Trasporto pubblico locale e di collegamento con Zagarolo e Palestrina. Servizio questo che naturalmente andrà ad essere inglobato dal nuovo consorzio. Colle Spina per il disinteresse della Giunta invece dovrà ancora aspettare un anno. Trasporti, altri fronti: il treno delle ottoequaranta e la stazione. In questi giorni vari cittadini si sono lamentati per aver aspettato inutilmente il treno tanto pomposamente annunciato per la fine di gennaio. Da parte nostra nessuna volontà di speculare, ma solo di chiarire. A dicembre è accaduta una cosa molto importante: dopo sollecitazione concordata tra gli Onorevoli Luciani (PRC), Carapella (Ds) e Ciani (Margherita, Assessore ai Trasporti regionale), il Direttore dell’Area Trasporti della Regione Lazio ha richiesto alla società Trenitalia di istituire una fermata presso la nostra stazione per le ore 8.40 e di un altro treno per la domenica, come richiesto dal documento firmato da tutti e tre i partiti e consegnato agli stessi onorevoli nell’iniziativa comune nei primi giorni di novembre. L’atto è molto importante, in quanto il nuovo contratto di servizio tra la Regione Lazio e Trenitalia impone alla società di trasporti di attuare le richieste della Regione. Ciò significa che adesso Trenitalia deve porre in essere la richiesta della fermata a Labico. Detto questo sui tempi, certezze ancora non ce ne sono e, magari come scritto sul manifesto, entro gennaio potremo prendere il treno alle ottoequaranta. Proprio per avere certezze, l’On. Carapella (Vice Presidente della Commissione Trasporti del Consiglio Regionale del Lazio) in data 12 gennaio ha sollecitato assessore e direttore dell’area Trasporti regionale a verificare lo stato dell’arte. Sulla stazione stesso ragionamento, ma qui ci siamo permessi di tentare dei passi ulteriori. A metà novembre abbiamo incontrato l’Ass. ai Trasporti provinciale Civita (Ds) presentando anche a lui il documento unitario per richiedere un intervento sia sul fronte del consorzio per il trasporto pubblico locale, sia per la messa in sicurezza e per l’ammodernamento della stazione. Infatti l’Assessorato ai Trasporti della Provincia di Roma ha predisposto un Piano di Bacino che prevede numerosi interventi nel settore: dai consorzi per il TPL, agli assi preferenziali (tra cui quello Pantano – S. Cesareo), fino alla riqualificazione delle stazioni e fermate della FR6, la Roma – Cassino appunto. Proprio per questo abbiamo chiesto all’Ass. Civita di considerare l’intervento sulla stazione di Labico prioritario all’interno del progetto del Piano di Bacino, come per il parcheggio e la riqualificazione dello spazio dietro la stazione, interventi entrati nel Piano parcheggi della Provincia di Roma.
Anno 1, numero 3
3 febbraio 2007
Vivere Labico news Variante al piano regolatore. Avanti tutta. Il Consiglio comunale ha dunque approvato la variante al piano regolatore generale. Nessuno avrebbe certamente scommesso sul contrario. Nonostante il passaggio del consigliere Nello Tulli negli scranni dell’opposizione, la comunque granitica maggioranza ha potuto contare sul soccorso di ben tre consiglieri dell’opposizione che non hanno avuto esitazioni ad approvare una variante che punta, già sulla carta, ad un incremento di circa tremila abitanti, ma che, con buona probabilità, finiranno col diventare complessivamente oltre diecimila, quintuplicando nell’arco di una sola generazione la popolazione residente. Quella dell’urbanistica è materia assai delicata e la sua corretta programmazione indubbiamente richiede impegno, serietà e responsabilità. In più occasioni ho avuto modo di esprimere un giudizio negativo, non solo e non tanto sulle singole scelte di pianificazione effettuate in passato, e non solo e non tanto su alcuni – seppur gravi – errori commessi nella gestione della fase attuativa del precedente piano, ma soprattutto sulla filosofia che ispira qualsivoglia proposta dell’attuale maggioranza in tema di governo del territorio. Una filosofia che non tiene in alcun conto le finalità sociali del diritto urbanistico, ossia il ruolo di uno strumento pensato ed organizzato “al servizio” dei cittadini, delle loro esigenze e della inevitabile necessità di contemperare i diritti di tutti con la necessità di poter garantire una organizzazione complessiva del territorio, in termini di strutture e spazi pubblici e di servizi. Una filosofia applicata con tanta “leggerezza” da aver portato ad un quadro in cui, per stessa ammissione del Sindaco al momento della presentazione del piano, si è registrato un sostanziale e desolante inadempimento di tutti quegli obblighi previsti dalla normativa vigente (e dal piano regolatore, che quella normativa è tenuto ad osservare) in merito appunto alle strutture ed ai servizi per la collettività: piazze, strade, aree verdi, edilizia di uso pubblico, ecc.
di Tullio Berlenghi
Ora non è certo compito nostro indagare sul livello di responsabilità e quindi di stabilire quanto vi sia di dolo, colpa o inadeguatezza (che sotto il profilo giuridico appartiene sempre alla categoria della “colpa”). L’unico elemento su cui non vi può essere alcun dubbio è che la responsabilità c’è. Ed è una responsabilità per la quale qualcuno ha potuto trarre vantaggi e benefici e qualcun altro, ossia i cittadini, è rimasto penalizzato, perché si è visto privato di alcuni importanti diritti. Basterebbero queste semplici considerazioni per far nascere il legittimo sospetto che chi ha così maldestramente gestito la pianificazione territoriale negli ultimi dieci anni non sia proprio il referente più adatto per tutelare gli interessi di tutti. E non è un pregiudizio, basato su presunzioni, è un giudizio ed è basato sui fatti, anzi più correttamente su omissioni. In generale poi va ribadito che la trasformazione urbanistica prevista dalla variante appena adottata rischia di cancellare l’attuale assetto territoriale, caratterizzato da un sostanziale equilibrio tra le zone edificate ed urbanizzate e le aree verdi e agricole. Un equilibrio che ha fino ad ora determinato un “valore aggiunto” per chi abita nel nostro piccolo paese. Un valore che non è semplicemente valore in senso economico (a parità di condizioni vale certamente di più una casa in una zona verde che non in mezzo ai palazzi) ma è anche un valore di qualità complessiva, di vita, di benessere e di socialità. Un equilibrio che qualcuno vuole irrimediabilmente alterare, col rischio, anzi con la certezza che se il disegno va in porto si deve cambiare la ragione sociale di Labico: non più “cittadina” (di campagna è stato detto con tono denigratorio da qualcuno della maggioranza), ma “quartiere dormitorio” se non addirittura “borgata”. Con la differenza che in molti quartieri periferici di Roma, sorti anch’essi con una certa disinvoltura e non particolarmente attenti alle esigenze dei cittadini, è comunque garantito un livello minimo di quei servizi che i cittadini labicani, vecchi o nuovi che siano, non riescono proprio ad avere.
Forse tutti non sanno che…
Sommario: Variante al piano regolatore. Avanti tutta. 1 Forse tutti non sanno che...
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Un altro obiettivo è stato raggiunto
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Un Paese avvitato su se stesso
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Cassandra anche questa volta?
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Per non dimenticare
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Oltre la Sinistra Giovanile
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… a Labico da qualche anno esiste un’azienda agricola che commercia prodotti ortofrutticoli coltivati con il metodo dell’agricoltura biodinamica. L’agricoltura biodinamica è un modo sostenibile per la produzione agricola, in particolare di cibo, che rispetta la natura. Include l'idea di agricoltura biologica ed invita a considerare, come un unico sistema, il suolo e la vita che si sviluppa su di esso. Inoltre la stessa azienda biodinamica produce preparati per tutti gli agricoltori che, con coscienza, hanno rinunciato o stanno rinunciando a tutti quei veleni che la scienza ufficiale è costretta a dare e dei quali oggi purtroppo non si riesce più a fare a meno.
Vivere Labico news
Un altro obiettivo è stato raggiunto A pochi mesi dalla richiesta, portata avanti dalla sinistra labicana, di un nuovo treno che fermasse nel paese arrivano i primi risultati. Sembra ufficiale infatti, stando alle ultime dichiarazioni dell’Assessore alla Mobilità della Regione, l’On. Fabio Ciani, che dal 5 marzo prossimo un treno supplementare fermerà a Labico alle ore 8.40. Grazie all’interesse dimostrato dalla Regione Lazio, ed in particolare dall’ Ass. Fabio Ciani, dall'On. Enrico Luciani e dall'On. Giovanni Carapella (protagonisti tra l’altro di un’incontro, avvenuto nel novembre scorso con i rappresentati di Ds, Margherita e Prc di Labico) la situazione dei trasporti a Labico sembra prendere una strada diversa… “Certo si tratta soltanto di un primo passo, e soprattutto dell’intervento sotto un unico fronte, quello ferroviario. La situazione dei trasporti labicani presenta ad oggi numerose carenze, ma questo interesse dimostrato dalla regione ci fa ben sperare sul futuro, in particolare per la stazione che è in uno stato pietoso” questo il commento, alla luce delle
ultime novità, di Benedetto Paris, segretario della Sg di Labico nonché fautore di molte iniziative dedicate al tema della mobilità del paese. “Un altro obiettivo è stato raggiunto… ma ancora lunga è la strada da percorrere per garantire a Labico quel volto che merita e far in modo che non resti isolato e che sia pienamente ‘vivibile’ da tutti quelli che lo ‘abitano’”. A tal proposito mercoledì 24 gennaio VivereLabico ha incontrato e discusso con l’On. Carapella, Vice Presidente della Commissione Trasporti, Presidente della Commissione Lavori Pubblici e membro della Commissione Urbanistica della Regione Lazio. È stata l’occasione per affrontare “dal vivo” i numerosi problemi riguardanti la struttura della stazione di Labico (da fermata a stazione vera e propria…un sogno possibile?), la situazione della Valmontone – Cisterna, soprattutto in merito all’impatto sul nostro territorio in difesa delle poche aree archeologiche e agricole rimaste da valorizzare e non distruggere, non che la (ormai prossima) variante al Piano Regolatore Generale.
Un Paese avvitato su se stesso
Il costo dell’ostracismo
La globalizzazione, l’associazione, la partecipazione, sono requisiti imprescindibili di una corretta amministrazione. A tutti i livelli si richiede un continuo confronto con realtà esterne, per trovare punti di miglioramento da adattare alle realtà locali. Questa prassi, diffusa “quasi dappertutto”, rientra nel concetto delle “Best practice”, raccomandate anche dal governo Italiano e dalla Comunità Europea. Per Best practice (dall'inglese migliore pratica) s’intendono in genere le esperienze più significative o dai migliori risultati adottati in diversi contesti. A seconda dell'ambito, le "migliori pratiche" possono essere definite come raccolta d’esempi opportunamente formalizzati in regole che possono essere osservate e prese ad esempio. (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera) Elemento necessario e vincolante all’attuazione delle Best practice è il confronto di esperienze eterogenee. La mancata applicazione delle Best practice, porta all’aumento dei costi di gestione, ad una bassa qualità dei servizi in relazione costi benefici e ad uno scarso livello di innovazione. E’ facile intuire i risparmi ed i benefici derivanti dall’utilizzo di tale prassi nella vita di tutti i giorni in realtà come i comuni. Un esempio eclatante di Best practice è data dalla Regione Marche e dai suoi comuni. Con il progetto “pratiche on-line”, il comune di Ancona ha creato un prodotto di interrogazione generalizzato per l’estrazione delle informazioni richieste, che permette al comune di garantire: • la trasparenza delle informazioni, • la reperibilità delle informazioni, • la semplificazione dei rapporti con il pubblico, • di diminuire i tempi medi di rilascio delle autorizzazioni e concessioni, grazie all’eliminazione dei processi lavorativi superflui, • di ridurre i costi di gestione del rilascio delle pratiche impiegando, parte del personale non più necessario a quel lavoro, in altre attività gestionali a più alto valore aggiunto. Fantascienza? No semplice buonsenso e voglia di fare “comune”. Per chi si volesse documentare si può consultare il portale della Regione Marche all’indirizzo: http://www.rete.marche.it/public/best.asp per poi, magari, valutare la differenza andando sul sito: http://www.labico.com/area,1.htm. Un uomo che guarda un muro, è un uomo solo. Due uomini che guardano un muro è un principio di evasione. Noi siamo in tanti. Pagina 2
Anno 1, numero 3
Cassandra anche questa volta? Nessuno nei primi anni ’90 immaginava a quali trasformazioni il nostro paese sarebbe andato incontro, qualche presagio c’era e la prospettiva non era delle migliori. I tentativi fatti per evitare la trasformazione di Labico da paese rurale, con la richiesta e l’offerta dei servizi quasi in equilibrio, a quartiere dormitorio non hanno prodotto nessuna reazione nei cittadini Labicani, all’epoca in grande maggioranza originari del luogo. Alcuni invece l’affare l’avevano fiutato molto prima che il PRG venisse approvato, mettendosi di buon puntiglio, hanno lavorato per raccogliere comodamente le uova d’oro che questa gallina ben pasciuta si accingeva a deporre, con la complicità diciamo “inconsapevole” di chi questo fenomeno edilizio avrebbe dovuto governare. Lasciando decadere gli standard urbanistici che prevedevano spazi pubblici, trasformando le aree destinate ad edilizia economica e popolare ad edilizia residenziale, lasciando nel disagio totale i cittadini vecchi e quelli nuovi, che intanto avevano acquistato le abitazioni di nuova costruzione, e con il quale ancor oggi sono costretti a fare i conti. Se a quell’epoca non c’era con-
Per non dimenticare
di Leonardo Saracini
sapevolezza nei cittadini di Labico, grazie alla nuova variante proposta ed approvata in consiglio comunale, oggi c’è certezza per quello che in futuro subirà il nostro territorio. Un ex paese, privo di verde, con densità abitativa vicino a quella della periferia romana, con scuole, strade, marciapiedi - e altro ancora - inesistenti o non in grado di rispondere alle esigenze di una comunità così numerosa. La zona dei “casali”, dove c’è ancora produzione agricola di qualità, sarà massacrata da una strada inutile, che porterà con se capannoni in deroga al PRG ed abusi edilizi di ogni genere. È stato facile qualche anno fa attribuire la previsione degli eventi ad una Cassandra, oggi non è così. Nel centro urbano le variazioni di destinazione d’uso di cantine e grotte a mini appartamenti e negozi si moltiplicano e sul paese gravano circa 6.000 persone, tra residenti ed immigrati non registrati. Molte lottizzazioni non sono completate e la nuova variante prevede più o meno ulteriori 3.000 abitanti… facendo due conti tra concessioni regolari, abusi che per natura a Labico sono all’ordine del giorno e lavatoi che diventeranno mansarde, non è azzardata la
previsione che su un fazzoletto di terra qual è il nostro paese, ci vivranno – male, molto male - non meno di 12.000 persone. Chi sarà in grado di dare risposta a tutta questa gente? La nostra lista, nuova ed irrobustita da persone non legate a logiche politiche, parentali o clientelari e ad un metodo stantio di far politica, metterà in campo - affinché ciò che si è appena detto accada - tutta l’energia ed il vigore di cui dispone. Parleremo ai cittadini vecchi e nuovi, spiegheremo le nostre scelte chiedendo sostegno ai giovani, agli anziani, a chi ha scelto di vivere a Labico magari pensando ad un paese tranquillo, alla Regione, titolata a verificare la corretta stesura della variante nei termini di legge e chiederemo un’analisi fino ai minimi particolari. Chiederemo ai cittadini il consenso per governare uno sviluppo che sia il più armonico possibile . Con la convinzione di poter contare sulle persone che credono davvero che sia necessario cambiare per migliorare e soprattutto su tutte quelle che vivono con dignità il proprio status di cittadini, consapevoli dei propri diritti e propri doveri.
di Maria Carmina Rossi
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la Legge 20 luglio 2000 n. 211 dal Parlamento Italiano, aderendo alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come la giornata per commemorare le vittime del nazismo e dell’Olocausto. Sabato scorso si sono, appunto, svolte celebrazioni per non dimenticare una delle più tragiche pagine della storia dell’umanità: lo sterminio di milioni di uomini che appartenevano alle “razze inferiori” o ritenuti “nocivi” dall’ideologia nazionalsocialista di Hitler. Zingari, omosessuali, malati di mente, testimoni di Geova, ma soprattutto milioni di Ebrei furono reclusi in ghetti e campi di concentramento organizzati dai Tedeschi in Europa centro-orientale. E proprio nei confronti degli Ebrei i nazisti misero in atto la “soluzione finale”, ossia un piano per il loro totale annientamento: 6 milioni di bambini, donne ed uomini vennero uccisi. La Shoah ci ha dato modo di imparare e riflettere ed ha dimostrato come sia possibile mettere in discussione situazioni politiche, economiche, pregiudizi, desideri di potere, di
possesso; come persino le leggi possano negare l’uguaglianza, autorizzare la sopraffazione, limitare la libertà e lo stesso diritto di vivere. Negare il valore della persona e della sua identità vuol dire negare i diritti fondamentali dell’uomo e, purtroppo, questi soprusi trovano ancora posto in molte parti del mondo e, chissà, se c’è il rischio che il gene del male non sia incubato anche vicino a noi. Tornando alla Shoah, chiudo questa riflessione con le parole di Primo Levi tratte dalla preghiera ebraica Shemà: Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli.
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Vivere Labico news
Oltre la Sinistra Giovanile per parlare cura della Sg Labico ai ragazzi di Labico Un soggetto generazionale per rappresentare i problemi e le istanze dei giovani labicani dai 15 ai 30 anni che vada oltre le appartenenze politiche. Un nome ancora non c’è, ma questa è la principale proposta emersa dal congresso della sinistra giovanile di Labico, che ha confermato Benedetto Paris a segretario della sezione locale della giovanile dei DS. Al centro del congresso, che è il secondo dopo il 2004, ci sono stati temi nazionali come “l’impegno per il cambiamento di una società ancora troppo chiusa verso le potenzialità e le aspettative delle giovani generazioni”, specie ora che le forze del centrosinistra sono maggioranza in Italia, nel Lazio e nella Provincia di Roma. Sono stati ricordati i provvedimenti presi dalla Regione Lazio e dal Governo sui temi del precariato e delle politiche giovanili, “primi passi verso quel protagonismo delle idee e delle capacità dei giovani”. “La necessità di un impegno continuo per la lotta al precariato, per la qualità ed il diritto all’accesso alla scuola e all’Università, come per il riconoscimento dei nuovi diritti per nuovi bisogni” è stato uno dei passaggi principali nella relazione di Paris. Anche il tema della costruzione del Partito nuovo, come viene chiamato il PD nella Sinistra giovanile, è stato discusso ed è stato votato il documento nazionale che guarda con favore a questo progetto, richiamando però “forti principi programmatici e valoriali a cui noi non possiamo rinunciare”. Indubbio comunque che il centro della discussione congressuale siano state le proposte per le prossime elezioni amministrative: “spazi per le idee e le passioni dei giovani labicani con l’istituzione del Consiglio dei Giovani e di un Centro Giovanile Culturale Polivalente, strumenti per l’accompagnamento e l’orientamento dei giovani nel mondo del lavoro e della formazione superiore, con lo sportello Informagiovani ed il rilancio della biblioteca comunale come fucina culturale e non ripostiglio, il sostegno a chi giovane intende metter su famiglia con incentivi sull’acquisto delle case, specie nel centro storico, e sulle tasse comunali, nuovi spazi di socializzazione nelle nuove aree residenziali e nuovi spazi per lo sport”. Alla base di queste proposte un giudizio netto sulla Giunta Galli, “una giunta retta solo da meccanismi di potere, senza
consenso, che si è totalmente disinteressata dei giovani, dei nuovi bisogni sociali e culturali, educativi, insomma di tutto quello che sia sviluppo della personalità e non dell’ edificabilità!”. “L’unica cosa che hanno saputo offrire ai giovani sono un campeggio e posti di lavoro con meccanismi poco chiari e trasparenti – attacca Paris – colpendo così la dignità di tanti ragazzi che per necessità hanno abbassato la testa!” Per portare avanti queste proposte la Sg prevede di impostare un percorso che porti alla costituzione di un gruppo di ragazzi che, senza guardare alle appartenenze nazionali, stiano assieme per discutere dei problemi dei giovani a Labico e portare avanti una battaglia nel solo interesse dei ragazzi. E tutto questo con “l’unico gruppo che ha saputo andare oltre i personalismi e scegliere di coinvolgere direttamente i cittadini per affrontare le amministrative”, VivereLabico, con il pieno sostegno a Tullio Berlenghi. Paris nella relazione si è detto “amareggiato” per le divisioni nel centrosinistra, in particolare criticando “la violenza verbale e politica” del segr. del PRC labicano, “che ha creato un solco difficilmente colmabile” e che ha portato all’azione “ignobile della cacciata dei DS e della Sg dalla Casa del Popolo, allontanando molti dei ragazzi che la frequentavano come semplice luogo di ritrovo, ragazzi per lo più oggi tornati nei parcheggi”. Paris ha comunque lanciato un appello per la massima unità davanti alle difficoltà della Giunta Galli “per portare veramente il cambiamento a Labico”.
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Anno 1, numero 4
17 febbraio 2007
Vivere Labico news Quale sviluppo per Labico? Ancora una volta, dopo i due precedenti articoli pubblicati sul Passpartout, la prima cosa che mi viene in mente parlando di Piano Regolatore è questa domanda, ed allo stesso tempo la voglia di cercare una risposta in quelle carte così difficili da comprendere per chi non è del settore. E mi viene perché il Piano Regolatore Generale, come il bilancio rispetto ai servizi ed all’attività di breve termine, è l’atto pubblico che tiene in sé il futuro di una città, che, soprattutto, racchiude l’idea di paese e di politica locale che una amministrazione vuole portare avanti. Quindi, trattandosi del futuro del paese in cui si abita, questo atto tocca direttamente tutti i Labicani, vecchi e nuovi, giovani che ci abiteranno e pensionati che vi vogliono passare il resto della propria vita, immigrati in cerca di un futuro migliore e giovani coppie che stanno formando una famiglia. Tutti siamo tenuti a chiederci che Labico vogliamo ed a cercare di capire quale idea-paese emerge dalle carte del Prg. Quello del Prg infatti è proprio il tipico caso in cui interessi privati ed interesse pubblico devono integrarsi, unirsi in una unica sfida che è appunto il futuro di una comunità. Cosa emerge dalle carte approvate nel primo passaggio in Consiglio comunale, che per essere chiari dovranno aspettare più di un anno per divenire realtà? Emerge che le aree di verde e quelle non edificabili che erano rimaste nelle zone di nuova costruzione diventeranno edificabili; che su un campo sportivo saranno costruiti dei palazzi; che non è previsto nessuno spazio verde attrezzato nella zona di S. Maria o di Via AgroLatino; che le scuole vengono previste a Via delle Foche, quindi fuori dal paese; che Colle Spina sarà circondata da un cimitero e da una zona industriale; che oltre a riconoscere i servizi ormai di diritto dei cittadini dell’AgroLatino, entrambe le sponde della Casilina saranno edificate, non dai singoli proprietari, ma dai soliti “villettari” che faranno incetta di terreni per poi specularci su; che l’unica zona di verde, archeologica e di colture
di Benedetto Paris
tipiche ed intensive sarà distrutta da due, o forse tre, inutili superstrade. Ma ancora la domanda: quale sarà quindi il fattore di sviluppo del paese? Oltre all’edilizia e alla vendita dei terreni per i pochi proprietari rimasti, cosa porterà ricchezza per gli abitanti del paese? Eiffel è una bufala colossale, tanto che non si prevedono altri servizi o spazi legati a quel progetto vicino al luogo individuato - che tra l’altro è grande la metà di quanto pattuito in convenzione. Sul settore industriale abbiamo già S. Cesareo in grande espansione e non basterà la teorica presenza di un casello per rendere appetibile il territorio, per non parlare dell’inquinamento che si riverserà su Colle Spina e della distruzione di ettari coltivati. Zone commerciali non se ne prevedono, né sembra esserci un progetto valido di rivalutazione di alcune risorse ed aree a fini turistici del nostro paese, come invece fanno oggi Palestrina e Genazzano. Insomma dal Prg emerge l’idea che Labico non solo diventerà un paese dormitorio, ma che anche economicamente le uniche opportunità le darà il mondo attorno ai villettari, oppure il pendolarismo, a cui dai 15 anni ogni Labicano è condannato. Il tutto condito con servizi insufficienti, verde dimenticato, spazi per i bambini e ragazzi che non ci saranno, scuole scoppiate. La gestione dell’urbanizzazione delle nuove zone poi ci dovrebbe essere d’esempio per immaginare il futuro dei nostri Pinzerò, le Foche, Colle S.Benedetto e così via, i due lati della Casilina per capirci, per non parlare delle zone di verde rimaste ad oggi a La Cona e S.Maria. E’ questo il futuro che vogliamo? E’ questa la Labico che vogliamo? Un paese che ancora non riesce a trovare un equilibrio dopo il passaggio in dieci anni da 2500 a 5000 abitanti può reggere all’ ulteriore raddoppio, a 700.000 metri cubi di cemento in più? Noi pensiamo di no. E pensiamo continua a pagina 5
La Sede di VivereLabico
Sommario: Quale sviluppo per labico
1
La sede di VivereLabico
1
L’arte nella città che… non c’è!
2
Il giorno del ricordo
2
Riflettendo su Labico
3
M’illumino di meno
3
Guardare al futuro non dimenticando...
4
Dopo aver lavorato per quasi tre mesi “senza fissa dimora” da questa settimana anche VivereLabico ha una sua sede ufficiale. Sita in Piazza della Libertà n. 15, la sede di VivereLabico resterà aperta ogni mercoledì e sabato dalle 17 alle 19, per fornire informazioni o anche per soddisfare una semplice curiosità e voglia di conoscere un gruppo politico nuovo, alternativo e con molte proposte interessanti per il futuro del paese. Vista l’importanza del tema, in questi giorni VivereLabico offre la piena disponibilità per informazioni, dubbi, domande ed eventuali osservazioni sulla nuova variante al Piano Regolatore Generale approvata in Consiglio Comunale il 31 gennaio scorso. VivereLabico spalanca le sue porte… e vi aspetta numerosi.
Vivere Labico news
L’Arte nella città che… non c’è! di Luca Monaco Oramai l'uscente amministrazione comunale staziona stabilmente nelle pagine delle testate locali. E' chiaro che, per la vecchia maggioranza, la campagna elettorale sia iniziata, anche se in maniera piuttosto nebulosa. Nebulosa perché: - non è stato ancora fatto il nome del candidato a sindaco, - non c'è neanche una parvenza di programma, - non si sa neanche chi parteciperà alla coalizione. Ed allora che fare? Semplice non parliamo del presente, tacciamo assolutamente sul passato, ma inventiamoci un futuro. Ed è il futuro la ricetta magica, su cui puntare per ottenere e tenere un minimo di credibilità. Tanto nel presente il futuro non è contestabile ed inoltre ha il pregio di far sognare. I sogni sono desideri e chiunque abbia un pò di sale in zucca desidera vivere in un paese modello, con strade prive di buche, marciapiedi per camminare senza avere l'ansia di essere investiti, verde fruibile dove ritemprarsi dopo le fatiche settimanali. Tutti tranne i labicani, perchè i labicani tutto questo lo possiedono da almeno una decade.
Ed allora che altro desiderare? Semplice, una fantastica città dell'Arte che faccia da ciliegina sulla torta ad un paese modello, maestro nell'eccellenza. Ed allora via verso questa nuova avventura, alla conquista di spazi commerciali, di patner finanziari, riconoscimenti di merito ed altro bla bla bla… Ma dove sta la sostanza? Semplicemente non c'è. La città dell'Arte ricorda molto il parco giochi di Valmontone, progetto ambizioso che forse non vedrà mai la luce. Affidare un progetto simile all'uscente maggioranza, che ha mostrato tutti i suoi limiti nel campo del sociale e delle infrastrutture, è come dare una macchina da corsa ad un pirata della strada, semplicemente sarebbe una sciagura!! Dargli la possibilità di gestire per altri cinque anni la cosa pubblica significherebbe buttar via un'altra occasione di dilapidare un patrimonio (anche territoriale) che invece è da valorizzare e che dovrà rappresentare - sempre se ben gestito - un volano per l'area labicana circostante.
Il Giorno del Ricordo
Tratto dall’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - Quirinale, 10 febbraio 2007
Lo scorso anno il Presidente Ciampi volle che si svolgesse qui la prima cerimonia di conferimento della medaglia del “Giorno del Ricordo” a famigliari delle vittime “delle foibe, dell'esodo e della più complessiva vicenda del confine orientale”. Raccolgo l'esempio del mio predecessore a conferma del dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio, di un riconoscimento troppo a lungo mancato. Questa mattina abbiamo tutti potuto ripercorrere la tragedia di migliaia e migliaia di famiglie, i cui cari furono imprigionati, uccisi, gettati nelle foibe e suscitano particolare impressione ed emozione le parole: “da allora non si ebbero di lui più notizie”, “verosimilmente fucilato”, o “infoibato”. Una tragedia collettiva, quella dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, quella dunque di un intero popolo. Da un certo numero di anni a questa parte si sono intensificate le ricerche e le riflessioni degli storici sulle vicende cui è dedicato il “Giorno del Ricordo”: e si deve certamente farne tesoro per diffondere una memoria che ha già rischiato di essere cancellata, per trasmetterla alle generazioni più giovani, nello spirito della stessa legge del 2004. Così, si è scritto, in uno sforzo di analisi più distaccata, che già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, s’intrecciarono “giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento” della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzi tutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”. Quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso. Perché nel Novecento - l'ho ricordato proprio qui in altra, storica e pesante ricorrenza (il “Giorno della Memoria”) - si intrecciarono in Pagina 2
Europa cultura e barbarie. E non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo da oltre cinquant'anni costruendo. Un’ Europa nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia, un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo. Il Professor Paolo Barbi - figura esemplare di rappresentante di quelle terre, di quelle popolazioni e delle loro sofferenze - ha ripercorso la sua esperienza: specie quando ha parlato del “sogno” del progetto europeo in cui egli ed altri cercarono in modo illuminato il risarcimento e il riscatto oltre l'incubo del passato e l'amarezza del silenzio. Ed è giusto quel che egli ha detto: va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata ancora la “congiura del silenzio”, “la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio”. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali. Oggi che in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio, e che siamo impegnati in Europa a riconoscere nella Slovenia un amichevole partner e nella Croazia un nuovo candidato all'ingresso nell'Unione, dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità. E quello del “Giorno del Ricordo” è, precisamente, un solenne impegno di ristabilimento della verità.
Anno 1, numero 4
Urbanistica, partecipazione e interessi dei cittadini. di Tullio Berlenghi Da un primo esame della cartografia e degli allegati tecnici, quello che balza agli occhi della variante al piano regolatore è che non tiene minimamente conto dei principi normativi e giurisprudenziali a cui dovrebbe attenersi, ossia la regolazione della corretta ed omogenea trasformazione del territorio nell’interesse dei cittadini. Certo, nella relazione tecnica non mancano alcune frasi rassicuranti (valorizzare le risorse ambientali, salvaguardare le porzioni di territorio maggiormente pregiate e via dicendo), ma la direzione in cui va il piano è diametralmente opposta. Un’altra caratteristica molto evidente della variante è che – in palese violazione del principio di “imparzialità” della pubblica amministrazione, sancito dall’articolo 97 della Costituzione – la divisione tra le zone “omogenee” passa spesso, molto spesso, forse troppo spesso, esattamente lungo le linee di demarcazione tra particelle catastali… quasi come se fosse disegnato tenendo conto “proprio” di quelle particelle. L’individuazione di alcune
zone avviene seguendo forme del tutto prive di una logica urbanistica e si può ammirare un affascinante patchwork in cui si alternano, in modo apparentemente casuale (e quindi irrazionale, sempre sotto l’aspetto urbanistico) zone di completamento, zone di recupero, zone artigianali, verde pubblico o privato, parcheggi e aree destinate a servizi ed impianti di interesse pubblico. Manca una logica, manca un criterio (che sia conforme alle esigenze della collettività), manca una pianificazione concreta. Ci sono zone industriali in prossimità delle aree verdi e delle abitazioni, se ne fanno di nuove ma non si delocalizzano quelle che si sono ritrovate in piena zona residenziale. Gli indici di edificabilità hanno un margine di variabilità molto ampio e, senza alcuna apparente motivazione, particelle contigue presentano indici completamente diversi. Ci sono zone agricole di poche migliaia di metri quadrati all’interno di zone totalmente urbanizzate. Il rispetto (quantitativo e sulla carta) degli standard urbanistici è affidato a qualcosa che assomiglia vagamente a
trucchetti da prestigiatore. Il verde pubblico per l’amministrazione comunale deve essere qualcosa di dubbia utilità, visto che quello previsto dal piano regolatore vigente è stato completamente cancellato e che i labicani attualmente non dispongono della quantità di aree verdi che, per legge, dovrebbe essere loro garantita da chi amministra. E le cose non vanno certo meglio con la nuova variante al piano regolatore visto che l’individuazione del verde pubblico avviene sempre in modo “sospetto”: utilizzando, ad esempio, la fascia di rispetto della via Casilina. Probabilmente i nostri amministratori pensano che potremmo fare delle belle e salutari passeggiate con i nostri bambini ai bordi della principale strada di scorrimento del paese! Inoltre merita di essere evidenziata – visto che la relazione tecnica la cita espressamente – proprio la norma a cui si fa riferimento, dicendo che la variante “soddisfa correttamente” il fabbisogno di spazio destinato a pubblici servizi: ossia il decreto ministeriale 1444 del 1968, in particolare l’articolo che prevede la dotazione minima di spazi destinati all’uso collettivo. Nel testo della norma viene chiaramente specificato che ogni cittadino deve disporre di almeno 18 metri quadrati così suddivisi: 4,5 per aree destinate all’istruzione, ivi compresi gli asili nido (qualcuno davvero spera che questa amministrazione realizzerà mai un asilo nido?); 2 per attrezzature di interesse comune; 9 per parchi urbani, gioco e sport (con esplicita esclusione delle fasce verdi lungo le strade: il legislatore è stato molto previdente); 2,5 per i parcheggi (da aggiungere a quelli da realizzare obbligatoriamente per le nuove edificazioni). Dove sono i miei 18 metri quadrati? Dov’è il mio asilo nido (le strutture private non contano)? Dove sono i miei 9 metri quadrati di parco urbano? I vincoli idrogeologici non vengono tenuti nella benché minima considerazione, si continua a prevedere, come già avvenuto in passato, la realizzazione di abitazioni in prossimità delle linee di alta tensione (alla faccia dei numerosi studi epidemiologici che considerano le onde elettromagnetiche un significativo fattore di rischio per la salute della popolazione) e le zone boschive non vengono minimamente tutelate. In prossimità del quartiere di Colle Spina – che non deve essere in cima ai pensieri dei nostri amministratori – si realizzano una zona ad alta densità abitativa (edilizia economica popolare), un’area industriale e un’area cimiteriale, con buona pace di chi si aspettava servizi e infrastrutture di interesse collettivo. continua a pagina 4...
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Vivere Labico news
...segue Qualche ulteriore considerazione meritano i numeri del piano. Intanto la crescita, esponenziale, degli abitanti. Labico è passata dai 2500 abitanti del 1991 ai 5070 del 2007. Con il trend di crescita degli ultimi cinque anni si stima che la popolazione potrebbe arrivare a 7500 abitanti nel 2013. Il consiglio comunale ha giudicato evidentemente insufficiente un simile aumento e ha approvato alcuni emendamenti sugli indici di edificabilità, aumentando la cubatura aggiuntiva realizzabile e aumentando di circa mille unità il numero degli abitanti insediabili. Il che porterebbe Labico ad avere – tenuto conto dell’abusivismo e dei non residenti (ma abitanti di fatto) – circa diecimila abitanti. Un numero impressionante, se si tiene conto che il livello dei servizi è già insufficiente per gli abitanti attuali (che sono la metà) e che la stragrande maggioranza delle infrastrutture di interesse collettivo sono carenti o addirittura mancanti. Quello che ci si chiede è per quale ragione venga adottata una variante al piano regolatore così lontana dal rispetto della normativa vigente in materia urbanistica? Che senso ha varare un atto amministrativo che non ha nessuna speranza di passare al
vaglio regionale? Delle due l’una: o vi è una manifesta incompetenza da parte di chi ha voluto questa variante oppure la ratio della variante non è esattamente quella di pianificare lo sviluppo urbanistico del paese, ma quella di essere strumento per la raccolta del consenso. Non saprei dire cosa sia peggio. Chiudo con una piccola considerazione. Se vogliamo riguarda un aspetto di poco conto rispetto ai danni che porterebbe al territorio e ai cittadini l’approvazione di questa variante, ma che considero sintomatico della concezione urbanistica dell’attuale amministrazione: non c’è una piazza. Quelle del piano regolatore vigente non sono mai state realizzate e nella variante non sono neppure previste. La piazza è un simbolo. La piazza è l’elemento che favorisce la socializzazione. La piazza è il posto dove i cittadini si incontrano, si conoscono, si salutano. La piazza è il posto dove si può vivere un paese. La piazza è uno degli elementi che fanno la differenza tra la città e la borgata. E Labico merita di mantenere la sua identità di città, per garantire un’adeguata qualità della vita per noi e per i nostri figli.
Un importante anniversario di Luca Monaco Il 7 febbraio si è festeggiato il 15° anniversario della Maastricht dell'Euro. In quella data i capi di Stato e di governo dell'allora Comunità Economica Europea firmavano il Trattato che gettava le basi dell'Unione Economica e Monetaria e affermavano la vocazione politica europea. Con questo trattato sono stati introdotti i cosiddetti “tre pilastri dell'Unione Europea”: 1. la Comunità Europea che riunisce tutti i trattati precedenti (CECAComunità europea del carbone e dell'acciaio, Euratom- Comunità Europea dell'Energia Atomica e CEE - Comunità Economica Europea) 2. la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica estera di sicurezza e difesa (PESD) 3. la Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (CGAI) Il primo pilastro è di tipo comunitario: le decisioni sono cioè prese all'interno della comunità. Il secondo ed il terzo pilastro sono, invece, intergovernativi: le decisioni sono prese dai rappresentanti dei governi degli stati membri. Questa è solo la prima tappa di un lungo processo fissato nel 1988 dal Consiglio Europeo di Hannover, dove si volle dare un'accelerazione alla Costruzione Politica dell'Europa. Dal 1 novembre 1993 il Parlamento Europeo vede rafforzati i suoi Poteri e le sue competenze, e viene adottata una norma fondamentale delle politiche europee: il principio di sussidiarietà (l'Unione interverrà soltanto se gli obiettivi possono essere realizzati meglio a livello comunitario che a livello nazionale). Con Maastricht si è dato il via all'Unione Economica e Monetaria (UEM), che non solo ha gettato le basi per l'adozione dell'euro, ma ha fissato una serie di criteri a cui devono conformarsi gli Stati membri: come la riduzione dell'inflazione, dei tassi d'interesse, del disavanzo pubblico (3 % del PIL), del debito pubblico (60 % del PIL) e la stabilità dei cambi. Inoltre, da questa data, viene prevista la figura della cittadinanza europea che non sostituisce, ma affianca, quella nazionale. Pagina 4
Anno 1, numero 4
Riflettendo su Labico Bisogna sforzarsi per riuscire a capire quello che sta succedendo a Labico in questi ultimi tempi. È facile però intuire che molto ha a che fare con l’imminenza delle elezioni amministrative… Si indicono concorsi senza finanziamenti per la copertura dell’eventuale nuovo organico, ed è facile pensare che siano usati come leve elettorali, vendendo speranza a caro prezzo. Si approva una variante al Prg a fine consiliatura, segnando il destino di una comunità, marcando cubature che vanno oltre la necessità di recuperare laddove era necessario. Si prevedono zone d’espansione enormi che a malapena potevano essere sostenute dal precedente piano - in realtà non ancora completato ed anche qui il sospetto che tutto sia propedeutico alla conquista di clientela elettorale non è remoto. I destinatari delle cortesie e delle promesse, che tacitamente le accettano, non parlano, non si espongono e rimangono nel limbo della dignità in attesa di trasporla all’inferno, nel caso della promessa mantenuta, o trasformarla in astio non manifesto in attesa di una nuova promessa. Ma ovviamente tutto questo non è generalizzabile. La maggior parte delle persone ha dignità da vendere, ma molto spesso questa dignità è nascosta e viene fuori solo se sollecitata nel modo giusto. Prosegue dalla prima
di Leonardo Saracini
porre una forza amministrativa credibile ed alternativa a quella attuale potrebbe essere un buon modo di riportare a galla quella dignità. Saper dare risposte, magari partendo con graduatorie trasparenti ed accessibili a tutti i cittadini che hanno bisogno di un lavoro. Far capire che se cambia la giunta attuale le aziende del nostro territorio avranno comunque bisogno di maestranze, cosi come quelle che distribuiscono beni di consumo, così come l’organico dei vigili o quello per altri servizi comunali, che hanno necessità di un completamento obbligato… vista la loro carenza oramai cronica (a pensarci bene erano più numerosi quando eravamo “solo” in duemila che strano!). L’eventuale parco tematico che nascerà – così sembra - a Valmontone assumerà personale anche se la giunta Galli dovesse perdere le elezioni. A chi si aspetta strade decorose e fogne funzionanti dobbiamo saper dire che è un loro diritto e non una concessione divina, e che un’amministrazione responsabile è tenuta a dare risposte credibili e realizzabili. A chi pensa che Labico abbia la necessità di un centro sportivo - esigenza manifesta già da qualche lustro - bisogna far capire che lo avrà funzionante ed operativo cosi come previsto dalla provincia di Roma,
anche se a governare Labico non ci fosse più Galli. Chi si aspetta spazi verdi e parchi accessibili a tutti, bambini e anziani compresi, non si immagini nell’utopia dell’eden, anche senza Galli rimane un diritto di facile compimento. Basterebbe tirar fuori le attrezzature, “avanzi” della provincia, in parte utilizzate per il parco inaugurato in pompa magna un po’ di tempo fa - in parte rimaste misteriosamente nel buio dei magazzini comunali - ed impiantarle, magari sullo stesso parco della moralità, con sottotitolo che adesso non mi sovviene, e gentilmente donato a condizione che si chiami così per almeno cent’anni. Non è escluso comunque che chi governa Labico non rispolveri questo materiale proprio adesso, inaugurando questo “avvenimento” con la solita magnificenza che ormai distingue il nostro Sindaco in simili occasioni… a meno che non lo abbiano completamente dimenticato! Chiudo questo ragionamento, cosi come ho fatto nel precedente articolo, facendo appello in modo particolare alle persone che vivono con dignità il proprio status di cittadini, consapevoli dei propri diritti e propri doveri, affinché contribuiscano fortemente al cambiamento che è necessario per rendere Labico un paese da vivere.
che debba reggersi invece su tre “L'energia che cos'è? parole: equilibrio, opportunità e valorizzazione. È una specie di magia che fa vivere L’equilibrio tra spazi edificati e spazi verdi e per la socializzazione, con anche te” servizi adeguati alle nuove esigenze della popolazione. Equilibrio tra le tradizioni, anima di un paese, e la ventata di novità portata dai nuovi resiPer il terzo anno condenti, tra il centro storico e le nuove aree edificate, tra le giuste pretese di secutivo, la trasmisservizi di chi ha regolarizzato la propria condizione e l’impossibilità di disione di Radio Due, struggere un territorio ed un paesaggio. Opportunità per i giovani e gli abiCaterpillar, lancia tanti della nostra cittadina, tramite incentivi, spazi e servizi che promuovaM’illumino di no cultura e qualità della vita, che accompagnino verso un lavoro che sia meno, la giornata realizzazione dei propri sogni, oppure per chi in situazione di difficoltà nazionale del rispareconomica e sociale abbia bisogno di un sostegno e degli strumenti per mio energetico. cambiare la propria vita o riacquistare la serenità di un tempo. ValorizzaVivereLabico ha zione della nostra tradizione, del centro storico, riportandoci la vita, i gioaderito all’iniziativa vani, attività economiche, attività sociali, turismo! Valorizzazione del nostro verde, della Valle delle Canapine, con le sue presenze archeologiche, la Per saperne di più sua flora e la sua fauna. Valorizzazione delle nostre colture, creando una basta contattare il sito filiera dei prodotti tipi locali, aiutando chi coltiva, chi produce prodotti tipiwww.radio.rai.it/ ci con quei doni così particolari che la terra labicana offre e rivendendoli radio2/caterueb2006/ nei negozi del centro storico. Valorizzazione delle menti, delle capacità e millumino delle professionalità dei tanti residenti con servizi adeguati, con il coinvolgimento nelle scelte amministrative e nell’associazionismo. Da qui vogliamo ripartire ed è con tutti quelli che non vogliono limitarsi ad abitare questo paese che vogliamo far diventare questi sogni realtà! Pagina 5
Vivere Labico news
Guardare al futuro non dimenticando il passato di Ruggero Mariani Nel 1608, la comunità di Lugnano - attuale Labico - viene dotata, da parte di Fulvia Conti Sforza Contessa di Santafiora allora proprietaria del Castello e delle sue terre, dello Statuto che dettava le leggi da rispettare all’interno del suo territorio (o Terra). In quel periodo storico, tutti i cittadini risiedevano all’interno del Castello (Castrum), ed è per questo motivo che lo Statuto viene denominato “Statutum Castri Lugnano”. Tutta la Comunità era tenuta a rispettare queste regole, tra cui quella di entrare ed uscire soltanto dalla Porta del Castello, la quale veniva chiusa “doi ore dopo la notte… e tenerle serrate fino ad una hora avanti giorno”, quella di “non rimettere il fieno dentro il Castello di Lugnano” (per ovvi motivi di sicurezza contro gli incendi) e quella di non “mancinolare (battere) lino e canapa dentro il Castello né a Piazza Nova (attuale Piazza della Libertà)”. Negli anni successivi, vivendo la Comunità un periodo che possiamo definire “felice” e visto l’interesse per la stessa da parte della Famiglia Conti Sforza, aumenta la popolazione, e si iniziano ad edificare nuove case lungo il tracciato della Casilina o Labicana, strada che conduceva alla Porta del Castello. In quel periodo la Casilina percorreva, arrivando da Roma, l’attuale Via L. Da Vinci, per poi scendere lungo Corso Garibaldi ed arrivare in Piazza della Libertà, da dove si accedeva al Castello. Tant è che nel 1631 Mario Conti Sforza, decise di fare una Riforma allo Statuto del Castello di Lugnano. In uno degli articoli della Riforma, si estendono tutti i diritti ed i doveri ai nuovi cittadini, con la seguente dicitura: “Idem che il Borgo, ò Colle, per quanto riguarda l’abitato si intenda e sia annesso al Castello di Lugnano, e non fuori, in modo che tutti i privilegi, tutti gli ordini e le provvigioni che sono state fatte e si faranno, a favore del Castello, siano estese anche per il detto Borgo, senza fare distinzioni.” E’ così che nasce “il Colle”, attuale Corso Garibaldi, ai cui nuovi residenti vengono estesi tutti i diritti e relativi doveri verso la Co-
munità. Da tutto ciò possiamo desumere alcune conclusioni a livello urbanistico che possono dare dei consigli agli attuali redattori del Prg: prima di edificare qualsiasi tratto di territorio, sarebbe opportuno progettare la pianificazione di strade, piazze, e tutti gli altri standard urbanistici a servizio della cittadinanza in modo omogeneo, non accentrati, ma decentrati rispetto alle esigenze che si verranno a creare. In primo luogo spazi pubblici come le Piazze, delle quali la popolazione sente l’esigenza, e che sono soprattutto luoghi di incontro, di aggregazione e di ritrovo primari per i cittadini… spazi che oggi da noi sono assolutamente assenti, visto che né il vecchio, né il nuovo Prg ne hanno previsti. L’ultima Piazza sorta a Labico, è l’attuale Piazza del Mercato, esistente da più di trecento anni. Dopo questo il nulla. L’altro grave problema è la pianificazione della strade, che non può essere lasciata ai privati, o ai costruttori, ma deve far parte integrante del Piano e la loro larghezza deve essere sufficiente per avere due corsie di marcia e relativi marciapiedi, non come sono state lasciate quelle all’interno del precedente Prg, dove in alcuni casi non riesce a passare neanche il camion della Gaia o dei Vigili del Fuoco. Una sola considerazione: alla fine del 1600 la Via Casilina, dall’incrocio con l’Olmata di Palestrina, fino a Lugnano (Labico) era larga circa 24 metri, con due corsie centrali per le carrozze ed una corsia laterale per entrambe i sensi di marcia, adibita a passeggiata - la famosa “passeggiata delle monache” che troviamo ancora oggi su tutte le mappe catastali e che potrebbe essere riutilizzata per tutti i residenti di Labico e dell’Agrolatino, se gliene fosse data l’opportunità rendendola praticabile. Guardare al futuro non dimenticando il passato. Potrebbe essere un’opportunità. Non da poco, confrontando la lungimiranza dei nostri concittadini di allora con quella degli amministratori attuali.
Le memorie della prima e seconda città estratto dal Ficoroni di Labico La via poi di mezzo forma uno stradone olmato di sì fatta magnificenza, e grandiosità, che per quanto so, non se ne ritrova il compagno; ed essendo la maggior particolarità della mia piccola patria, mi piace in questo luogo esporne del suo principio un abbozzetto di disegno.Per sapere di qual grossezza, e pari altezza siano tutti gli alberi d’olmi, basta essere avvisati, che vennero piantati verso la metà del secolo XVI essendone stati sopraintendenti Achille Marcelli, e Bonifacio mio padre. La sua larghezza è di tale spaziosità, che comodamente vi posson passare del pari dieci carrozze, cioè otto nel vano di mezzo e due né vani degli ordini laterali.
Quella che si vede sullo sfondo è la Rocca di Lugnano (attuale Via L. da Vinci)
Per saperne di più www.viverelabico.blog.com - www.tullioberlenghi.it … e presto sarà online il nostro sito web all’indirizzo: Pagina 6
www.viverelabico.it
Per contattarci: viverelabico@libero.it 3208597261
Anno 1, numero 5
3 marzo 2007
Vivere Labico news Costretti a fare politica Forse dobbiamo ringraziare la precedente amministrazione per averci costretto a fare politica. Esattamente, costretto. Nessuno di noi ha mai pensato di vivere con e di politica, ognuno ha il proprio lavoro, la propria vita. Come tanti ci eravamo limitati a votare per questo o per quello, confidando nella buona fede delle persone, nei valori delle istituzioni, forse anche con eccessiva leggerezza. Ma ora che ci hanno costretto ad occuparci in prima persona della gestione, o meglio della difesa, del nostro territorio, siamo felici di constatare che tanta gente la pensa come noi. Vivere Labico nasce quindi per reagire alla politica del proprio orticello, al cemento selvaggio, al disservizio, alla miopia di scelte dannose e irreversibili. Cresce rapidamente con l'apporto di cittadini volenterosi ed esasperati, si individuano i problemi più urgenti e si delineano le misure da adottare. Nasce una bozza di programma, uno statuto, un giornale, una sede ufficiale, ma si sente ancora il bisogno di ampliare il cerchio, si sente ancora il bisogno di tutti voi. L'invito a partecipare con critiche, suggerimenti, denuncie, iniziative può anche apparire ingenuo in questo mondo di marpioni e furbetti, ma noi non ci vergognamo di una nostra eventuale ingenuità, è inevitabile, siamo gente come voi, che non ha precedenti "tecnici" politici, ma che è determinata a cambiare la rotta dell'amministrazione di Labico. Ma, ci si potrà chiedere:"Vale la pena tentare? Esiste ancora abbastanza gente onesta con cui unirsi e creare una forza capace di cambiare le cose? O non sarà piuttosto l'ennesimo spot politico?". Noi, evidentemente crediamo che valga la pena tentare. Sappiamo che c'è molta buona gente, come noi crediamo di essere, che la pensa così e che desidera vivere in una piccola comunità a misura d'uomo, con un po' più di equità, di serenità ovvero di sicurezza, di servizi, di infrastrutture. In pochi anni la popolazione è triplicata ed in modo direttamente proporzionale sono aumentati i disservizi. Sommario: Costretti a fare politica
1
Inaugurazione sede VivereLabico
1
Quell’incolmabile distanza tra cittadini e politica
2
Le strade di Labico e la sua comunità
3e4
Ti voglio bene Colle spina
5
Sospesi tra fantasia e realtà: storie immaginarie di...
6e7
L’ifibulazione: abolita? e Lettera
8
di Stefano Simonelli Forse i numeri sono dalla nostra parte, forse adesso alcuni meccanismi elettorali parentali e particolari avranno minor forza, forse ora siamo abbastanza per contrastare i soliti poteri e invertire la rotta. In una comunità piccola come la nostra è ancora possibile cambiare le cose ma tutti devono partecipare, ognuno può essere determinante. E' vero, si chiede uno sforzo di fiducia ed un impegno accessorio, ma solo così si potrà riuscire nell'intento. Cerchiamo di incontrarci e di conoscerci. Il contributo di molti concittadini che si sono già uniti alla nostra lista civica è stato sin qui determinante e per molti versi sorprendente: l'entusiasmo, la preparazione, l'umanità che ognuno ha apportato, non possono che farci ben sperare e ci danno nuovi stimoli per fare sempre di più e meglio. Tullio Berlenghi, il nostro candidato alle prossime elezioni, è uno di noi, è un cittadino che sogna una Labico a misura d'uomo, più equa, più sana, più vivibile, per questo merita e necessita dell'aiuto di tutti. Saprà rappresentare il programma, le risorse e le argomentazioni di Vivere Labico: un mosaico le cui tessere siamo noi, tutti noi, con le nostre particolari peculiarità, ma accomunati dalla voglia di lavorare per il bene comune.
Inaugurazione sede VivereLabico Sabato 3 marzo, alle ore 17.00, VivereLabico inaugura la sua sede. Un piccolo locale, sito a Labico in Piazza della Libertà 15, che ospiterà riunioni ed iniziative ma che soprattutto resterà aperto (mercoledì e sabato dalle 17 alle 19) a tutti i cittadini interessati alla conoscenza e alla partecipazione a questo gruppo, nato da poco ma che si è imposto nella realtà labicana ed ha raccolto le battaglie portate avanti da partiti e società civile in questi ultimi tre anni. “Il fatto di avere una sede ci darà finalmente la possibilità di realizzare tutte quelle iniziative pubbliche che finora abbiamo tenuto nel cassetto – dichiara Tullio Berlenghi - ma soprattutto ci permetterà di avere, dopo tre mesi, la giusta visibilità nel paese e tra i cittadini”.All’inaugurazione del 3 marzo, oltre ai componenti di VivereLabico, parteciperanno Enrico Fontana, Consigliere Regionale dei Verdi ed ambientalista, e Umberto Carlo Ponzo, Presidente Commissione Attività Produttive Regione Lazio dei Democratici di Sinistra. In questi giorni VivereLabico resterà a disposizione per informazioni riguardanti la proposta di nuova variante al Piano Regolatore Generale approvata dal Consiglio Comunale e per la quale sarà possibile portare osservazioni anche con il sostegno diretto del gruppo.
Vivere Labico news
Quell’incolmabile distanza tra cittadini e politica di Tullio Berlenghi Nel suo bellissimo articolo Stefano Simonelli espone con
nell’assistenza agli anziani e che gli anziani si battessero per
rara efficacia le motivazioni che sono alla base della na-
dare spazi di aggregazione e opportunità di lavoro per i gio-
scita di Vivere Labico. Quando è nato il nostro progetto
vani, che anche gli automobilisti irremovibili chiedessero più
infatti in molti avevano espresso perplessità su una propo-
marciapiedi e aree pedonali, e che pedoni e ciclisti giudicas-
sta politica così lontana dagli schemi tradizionali. Una
sero positivamente la realizzazione di parcheggi. E che tutti
proposta che si può certo definire dirompente rispetto al
insieme convintamente pretendessero la tutela e la salvaguar-
modello imperante un po’ ovunque in cui la politica rara-
dia del territorio e la valorizzazione del verde e delle zone
mente fa riferimento al suo significato originario (l’arte del
agricole. Irrinunciabile valore aggiunto per un piccolo paese
governare), ma che invece, nella gestione della cosa pub-
che voglia mantenere un livello di vivibilità accettabile.
blica, concentra la propria attenzione sui risvolti di caratte-
Vivere Labico si riunisce tutti i lunedì sera. E ogni settimana
re personale e trascura quello che è (o dovrebbe essere)
si parla di questioni pratiche e organizzative, ma c’è anche lo
l’interesse della collettività. Modello che costituisce la
spazio per il confronto e per la riflessione. E in questo spazio
principale ragione della disaffezione dei cittadini nei con-
ci siamo accorti di alcune cose, molto importanti. Intanto che
fronti sia delle istituzioni che della politica, anche se tal-
il gruppo si allarga sempre di più e che c’è sempre
volta prima della disaffezione c’è uno scarso interesse, che
un’atmosfera serena e positiva, di stima e rispetto reciproco,
è il fertile terreno di cui si nutre e in cui si fortifica la ma-
che è uno degli elementi di forza e di aggregazione. E ci sia-
lapolitica. E in questo inseguirsi di causa ed effetto tra le
mo accorti anche che tutte le persone che fanno parte del
responsabilità di chi una certa politica la fa e di chi quella
gruppo hanno un lavoro, un’occupazione, degli interessi, de-
stessa politica la permette (qualche volta in cambio di una
gli affetti. Nessuno è alla ricerca di un posto o di un ruolo da
concessione che in realtà è un diritto) si apre il solco – che
nessuna parte. Nessuno pensa di trarre alcun beneficio di ca-
poi diventa un baratro – tra la politica e i cittadini.
rattere personale dalla partecipazione a questo progetto. Nes-
Uno dei nostri – ambiziosi, indubbiamente – propositi è
suno ha bisogno della politica, ma tutti si sentono al servizio
proprio quello di colmare quel baratro, di ricucire quel
della politica. Tutti sottraggono infatti tempo ed energie ai
solco, di ripristinare quella necessaria comunicazione tra la
propri interessi ed ai propri affetti con la convinzione di fare
politica e i cittadini, anzi di rendere consapevoli le persone
qualcosa di giusto per il paese e per la collettività. Tutti per-
che la politica non è “altro” dai cittadini, ma i cittadini
tanto animati da un dovere civico di fare qualcosa per il pro-
sono parte della politica, in quanto, giuridicamente, porta-
prio paese – “costretti a fare politica”, quindi, nell’azzeccata
tori di interessi: non solo interessi diretti – e sostanzial-
sintesi di Simonelli - ma consapevoli che, in ogni caso, torne-
mente diritti soggettivi – ma anche interessi indiretti
ranno al proprio lavoro, alla propria occupazione, ai propri
(definiti legittimi dal nostro ordinamento) e come tali co-
interessi ed ai propri affetti.
munque tutelati. E noi vorremmo anche una partecipazione
Nel frattempo andiamo avanti con convinzione e con un entu-
dei cittadini alla gestione ed al controllo della pubblica
siasmo a dir poco contagioso. Il gruppo si allarga sempre di
amministrazione che fosse la più ampia possibile e non
più e questo per noi è un segnale positivo, soprattutto perché,
esclusivamente e occasionalmente legata alle questioni di
pur apprezzando la fiducia che viene riposta in noi, preferia-
carattere personale, ma conseguente ad una accresciuta
mo non agire in base a deleghe in bianco ma cercare il massi-
sensibilità e attenzione alle questioni che riguardano il
mo coinvolgimento possibile di quelli – e sono tanti - che
benessere dell’intera collettività. Vorremmo, in pratica,
desiderano che a Labico le cose cambino. Insieme possiamo
che anche chi non ha figli desiderasse scuole e parchi gio-
riuscirci.
chi,
che
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i
giovani
ritenessero
giusto
investire
Anno 1, numero 5
Le strade di Labico e la sua comunità Delli Viali, e loro Offitio Cap. IIII Item Stratuimo, et ordinamo che li Contestabili ogn’anno come di sopra debbiano eleggere doi Viali, li quali devano rivedere le fontane, e corsi d’acqua, e strade, tanto pubbliche, come vicinali, e quelle farle accomodare a spese del Publico, et d’altri a chi spettano, far comandare gl’huomini di detto Castello sotto la pena che gli parerà et il Governatore debbia concedere detti mandati gratis con procedere ad’instantia, e requisitione di quelli Viali e non altrimente contro li inobedienti alle pene imposte da loro quali diligenze si debbiano fare da detti Viali almeno doi volte l’anno e mancando incorrano in pena di tre giulij, per persona, e volta. Questo articolo è tratto dal Libro I dello Statuto del Castello di Lugnano del 1608. All’epoca non esistevano l’ANAS, la Provincia, i Comuni, i Consorzi Obbligatori Strade Vicinali… insomma neanche l’ombra di tutti gli enti delegati alla cura e al riassetto delle strade che ci sono oggi. Infatti, le strade dovevano essere sistemate a spese e a cura dei cittadini, che tra l’altro non possedevano neanche un metro di terra: era tutta di proprietà della famiglia Conti-Sforza. Da allora sono passati quattro secoli, e qualcosa dovrebbe essere cambiato. Oggi, paghiamo tutti (o quasi) le tasse, le imposte, e tutti i relativi oneri per poter avere dei servizi efficienti. Purtroppo a Labico non è così. Da sempre!!! E qui di seguito vi portiamo qualche esempio relativo alla sistemazione della viabilità nel nostro paese. Come diceva il titolo dell’articolo sullo scorso numero di Vivere Labico, guardare al futuro non dimenticando il passato. Alla Sacra Congregazione Del Buon Governo Eminentissimi, e Reverendissimi Signori Angelo Mosca, e Alessandro Marcelli pubblici rappresentanti e Priori della Terra di Lugnano Diocesi di Palestrina Oratori Umilissimi dell’Eccellenze Vostre umilmente L’espongono, come in detto luogo vi è un estremo bisogno, e di somma necessità di selciare una strada maestra dentro la detta Terra, per esser troppo impraticabile; e detta spesa potrebbe ascendere alla somma di circa scudi trenta, oltre i pochi materiali, che potrebbero portare i poveri miserabili abitanti. Per tanto gli Oratori suddetti supplicano riverentemente L ‘ Eccellenze Vostre di voler concedere la permissione di fare la detta spesa, come anche per esser detta Comunità miserabilissima, come è noto all’Eccellenze Loro, in supplemento di detta spesa, che si possino vendere quattro rubia di grano, cioè di quello che cresce il Monte formentario (frumentario) senza toccare la sorte principale. Che della Grazia … Angelo Mosca, e Alessandro Marcelli Priori della Terra di Lugnano in Campagna (attuale Labico) 7: Augusti (agosto) 1734 Con questa supplica iniziava la travagliata storia per la sistemazione delle strade di Labico. Nella lettera del 1734, indirizzata alla Sacra Congregazione del Buon Governo (1), due Priori (anziani della Comunità), chiedono il permesso di risistemare le strade del paese, facendosi carico delle spese a
di Ruggero Mariani
nome della comunità. Tale permesso è probabile che non sia mai stato accordato, tant’è che nel 1763, con un’altra supplica, la Comunità richiede ancora una volta l’autorizzazione per il riassetto delle strade. Questo è il testo: Nel 27 Marzo 1763 in Lugnano Io infrascritto Segretario della Comunità di Lugnano attesto qualmente nel libro de registri della medesima vi è la seguente risoluzione Consiliare Cioè = Adì 19 Marzo 1762 Coadunato il presente publico Conseglio avanti l ‘Illustrissimo Signore Uditore di Valmontone, e Governatore di questa Terra per ordine delli Signori Leandro Aurelij, e Cesare Marcelli Moderni Contestabili premessi li soliti proclami dove intervennero li seguenti Consiglieri (…) che furono in numero di quaranta = à quali così adunati fu proposto come essendo troppo necessario il riattamento delle strade tutte dirute, che fa offese non solo à forastieri, che di quà passano, ma alli stessi Conterrazzani come è ben noto alle Signorie Loro; E non avendo all ‘incontro questa Comunità alcun assegnamento per questo effetto così si propone alle Signorie Loro voler imporre una Colletta proporzionata non solo alla spesa che potrà importare il riattamento suddetto ma anche alla Possidenza dè Concittadini, da tassarsi da Periti, che dovranno eleggersi dai moderni Contestabili , o pure dai Mastri di Strada. Però chi vuole che si facci il riattamento suddetto metta il voto bianco, chi nò il voto nero. Distribuiti li voti, e quelli raccolti si sono trovati voti favorevoli bianchi numero trenta, ed il resto neri sichè fù risoluto che si riattino le strade colle predette cautele. Così è. In fede. Pietro dei Ficoroni Seg.rio. In questo Consiglio della Comunità del 1762, che era composto da 40 consiglieri (che non venivano eletti ma nominati in quanto i più anziani della Comunità e quindi le persone più capaci di prendere provvedimenti), ci si rende conto che non solo le strade “fanno offese ai forestieri”, ma anche “agli stessi Conterrazzani (concittadini)”. Né più né meno di quello che odiernamente viviamo nell’anno del signore 2007. Ma non è finita qui. In un’altra supplica del febbraio 1791, questa volta a firma dell’Arciprete, si richiedono gli stessi interventi. Eminentissimi e Reverendissimi Signori L ‘Arciprete di Lugnano in Campagna Diocesi di Palestrina Oratore umilissimo dell’Eccellenze Vostre con tutto il dovuto ossequio rappresenta, esser divenute per incuria dè Terrazzani così scoscese e impratticabili le strade esistenti dentro il suddetto Paese, che a stento, e con somma indecenza è costretto amministrare i Santissimi Sagramenti agl’Infermi di giorno, e in niuna maniera può amministrarli di notte senza un’evidente pericolo di cadere, come gli è occorso più volte. A tale gravissimo inconveniente si aggiunge ancora, che stagnando le acque accanto alle Pagina 3
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rendono l’aria molto insalubre. Ha parlato sovente dall’Altare l’Arciprete Oratore, sperando di muovere in tal guisa gli animi dè suoi Parrocchiani ad intraprendere il riattamento, ma essendo riuscite infruttuose le sue esortazioni, ricorre supplichevole al potente braccio, e sommo zelo dell’Eccellenze Vostre, acciò si degnino ordinare a questi Comunisti, che obblighino (anche sotto qualche pena pecuniaria da erogarsi in beneficio dell ‘opera) il Popolo a risarcire le strade suddette, tanto più, che attesa la quantità, e vicinanza dè Materiali potrebbe effettuarsi senza grave dispendio, e in breve tempo il lavoro. Che della grazia. Non sappiamo quando furono risistemate le strade all’interno della Terra di Lugnano, ma è presumile che dopo circa un secolo di suppliche, siano state ripristinate. Oggi si presenta lo stesso problema - speriamo solo di non dover attendere lo stesso lasso di tempo - sia per le strade vecchie, ma soprattutto per quelle nuove. Infatti se prendiamo i nuovi quartieri di S. Maria (le Vignole) o di Circonvallazione Falcone (la Selvotta), ci rendiamo conto dell’esigenza per i nuovi abitanti di poter avere delle strade fruibili, per evitare che di farsi male (come successe all’Arciprete), o per evitare di bagnarsi fino alle ginocchia quando piove. Si dovrebbe considerare l’eventualità che le strade servano anche ai pedoni, e non solo alle autovetture! Altra considerazione: non era previsto che le strade ed i relativi servizi venissero effettuati da chi ha presentato i progetti per costruire (quindi a spese loro!) invece di pagare gli oneri concessori previsti dalla Bucalossi? Ora invece chi pagherà quando verranno risistemate le strade? Noi! Reperita iuvant: Noi tutti. Allora facciamo due conti: l’amministrazione comunale rilascia i permessi ai privati per costruire. I privati per evitare di pagare gli oneri di concessione, si impegnano ad eseguire tutte le opere per le infrastrutture (strade, fogne ecc.). L’amministrazione comunale ha il compito di verificare lo stato di avanzamento delle opere e controllare che vengano eseguite come da progetto. Ora che sono scaduti tutti i termini per poter procedere verso coloro che avevano il compito di eseguire queste opere di compensazione, qualcuno si è reso conto di aver commesso un errore. Quanto costerà questo errore a quel qualcuno? Qualche milione di euro penseranno tutti. Sicuramente di preciso c’è solo la somma, ma quel qualcuno non pagherà mai, come non hanno pagato i costruttori. Chi pagherà sarà soltanto la Comunità (oggi come allora), in quanto i soldi dovranno ora uscire dalle Casse comunali per riparare a tutti gli errori che l’Amministrazione doveva evitare. Questi soldi potevano, magari, essere spesi diversamente, utilizzati per altre opere, invece ora dovremo rinunciare a tutto, ricoprendoci di debiti per errori commessi dai nostri amministratori. Ed i costruttori, direte voi, saranno chiamati a pagare allora la Bucalossi visto che non hanno eseguito le opere compensative – almeno per recuperare qualche soldo? Ma neanche per sogno, quei soldi ce li possiamo dimenticare! Senza dubbio, ora che si avvicina la campagna elettorale, gli abitanti dei due quartieri si sentiranno raccontare dagli attuali amministratori che le strade verranno sistemate, che si costruiranno i marciapiedi, le fogne, che si risolverà il
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problema dello scolo delle acque meteoriche ecc… ma tutto ciò non doveva già essere risolto semplicemente controllando con attenzione lo stato dei lavori? I controllori che dovevano fare il loro mestiere verificando lo stato dei lavori non sono forse le stesse persone che ora andranno a dire in giro che si impegneranno a realizzare quelle stesse opere? Sì, ma con una piccola differenza, le persone sono le stesse, ma i soldi no!!! Se prima i soldi dovevano versarli i costruttori, adesso li dovremo tirar fuori noi!!! Strano ma vero!!! I conti sono fatti… con le nostre tasche! Nell’articolo precedente si diceva che in alcune strade non riuscivano a passare né i camion del Gaia, né quelli di soccorso. Qualche giorno dopo, un camion del Gaia, si è inclinato su un fianco in Via di Cento Gocce (sopra la casa di Aquili per intenderci), e per poter intervenire con i mezzi di soccorso (in questo caso un’autogrù) sono stati abbattuti degli alberi, in quanto la larghezza della strada non permetteva il passaggio del mezzo suddetto. Tutto ciò ha provocato l’isolamento degli abitanti della zona, in quanto quella era quella l’unica strada di accesso alla Casilina. Ed inoltre, es-
sendosi verificato intorno alle 7.00 del mattino, questo episodio ha costretto molte persone a rinunciare ad andare al lavoro o ad accompagnare i figli a scuola. Qualcuno dirà che è una cosa normale, che può succedere. No! In un paese civile non deve accadere. Comunque, a distanza di due settimane, la strada è rimasta così com’era: stretta, piena di buche, ma soprattutto di fango, in attesa del prossimo incidente che speriamo non si verifichi. (1) La Congregazione del Buongoverno, fu creata da Papa Clemente VIII con Bolla del 30 ottobre 1592, per dare esecuzione alle norme della Costituzione Pro Commissa Nobis del 15 agosto dello stesso anno, volgarmente detta De Bono Regimine, con la quale aveva provveduto che i beni delle Comunità e dei Comuni fossero amministrati con la dovuta cura e fedeltà. Vi furono deputati tre Cardinali, portati a sei da Paolo V nel 1605, con giurisdizione esclusiva per tutto quanto si riferisse al regime delle Comunità. Tale giurisdizione subì successivamente modificazioni varie, fino a quando i poteri della Congregazione, con Editto del 5 luglio 1831, furono limitati all’approvazione delle alienazioni dei beni comunali e dei debiti che le Comunità avessero voluto contrarre. Attribuzioni che nel 1847 passarono alla Segreteria per gli Affari di Stato Interno.
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Ti voglio bene Colle Spina Un bel colle, una ridente vallata, una manciata di case seminate a spaglio qua e la… sembra “Valle Felice” quella della favola “Il fagiolo magico”. Questa è l’immagine che si impresse nella mia mente la prima volta che la vidi. Riuscii a comprare un rudere in questo luogo incantato, cominciai a lavorarci sodo per dargli l’aspetto di una casa e, lavora, lavora, sono passati 10 anni. L’euro ha raddoppiato i costi, la casa è ancora un cantiere e le tasche sono vuote. C’è un’altra cosa però che è raddoppiata; la quantità di case intorno a me. Evidentemente a questo mondo non sono tutti poveracci come il sottoscritto. Però io una marcia in più ce l’ho! Ho anche la patente da scemo, visto che mi sto occupando dei problemi di tutti gli abitanti di Colle spina. Si, perché dovete sapere che nel frattempo sono diventato presidente del Consorzio e sto mettendo la mia opera al servizio di tutti e… indovinate un po’? Gratis! Più di qualcuno mi ha chiesto: “chi te lo fa fare”? Me lo sono chiesto anch’io visto che, come si dice a Roma, “dove nun c’è er guadagno, la remissione è certa”. Però penso a quello che doveva essere un luogo incantato e che invece va assumendo sempre di più l’aspetto di un quartiere popolare; da qui nasce la forza di impegnarmi per arginare dei fenomeni degenerativi. Colle spina ha subito in questi ultimi anni uno sviluppo edilizio esagerato, non tanto dal punto di vista della quantità delle costruzioni, quanto da quello della qualità. Infatti, a differenza delle case dei pionieri, quelle attuali sono tutte bifamiliari, trifamiliari o plurifamiliari. Non parliamo poi delle cubature realizzate; nonostante siano tutte visibilmente fuori dai limiti, l’ufficio tecnico comunale dice che sono regolari. I muri di recinzione dovrebbero essere alti un metro, ma l’ufficio tecnico dice che è una questione di interpretazione del regolamento d’attuazione e quindi diventano quasi tutti da due metri. Passino pure queste cose che certo non contribuiscono all’armonia dell’abitato, ma c’è qualcosa d’altro che non dovrebbe sfuggire all’attenzione degli abitanti di Colle
di Stefano Gandola spina ed è ciò che il comune propone con la nuova variante al piano regolatore. Ogni “collespiniano” conoscerà senz’altro la coltivazione di kiwi situata al centro del comprensorio e che non appartiene al consorzio. Bene, secondo il nuovo piano regolatore questo appezzamento di terreno sarà destinato all’edilizia sovvenzionata e popolare, prevista dalla legge 167. Vogliamo chiederci quali servizi primari andrà ad utilizzare questa zona una volta realizzata? Molto probabilmente utilizzerà le fogne, l’acqua e le strade di Colle spina. Ma questo non è il solo regalo che il Comune ci fa con il nuovo P.R.G., è infatti prevista un’ area industriale a ridosso dell’autostrada, che in linea d’aria non dista più di 100 metri dalla nostra zona. Vi lascio immaginare che tipo di “bel vivere” ci sarà tra qualche anno sulle nostre strade, attanagliate tra case popolari e zona industriale. Inoltre il comune si permette di cambiare destinazione d’uso ai terreni all’interno del nostro comprensorio senza nemmeno chiedere il parere al consiglio direttivo del consorzio. È il caso dei terreni destinati ad attività religiose e di culto. Su uno dei due terreni è stata infatti edificata un’abitazione che il comune ha provveduto sanare. Poi, per non fare torto al proprietario del terreno confinante, ha provveduto a spostare il vincolo su di un altro appezzamento. Ora vi invito a porvi questa domanda: Che significato può avere tutto ciò? Potrebbe essere un tassello sul cocomero. Se qualcuno reagisce si vedrà come fronteggiarlo; se nessuno dice niente… Allora via libera, possiamo fare come ci pare anche con gli altri terreni vincolati. Addio per sempre a giardini pubblici, impianti sportivi, scuola materna, elementare e quant’altro previsto dal piano di recupero urbanistico che ha permesso la crescita e lo sviluppo della nostra amata Colle spina. Penso che la tematica meriti la convocazione di un’assemblea popolare che ho intenzione di adunare al più presto.
Per saperne di più www.viverelabico.blog.com www.tullioberlenghi.it … e presto sarà on line il nostro sito web all’indirizzo: www.viverelabico.it Pagina 5
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Sospesi tra fantasia e realtà: storie immaginarie di labicani veri di Leonardo Saracini La mia vicenda da forestiero vagante inizia più o meno otto anni fa nel mio paese natale; geograficamente, socialmente e culturalmente posizionato nel profondo sud. La mia famiglia, povera ma dignitosa, è composta da madre, padre e cinque figli: quattro maschi e una femmina ultima nata. Il primogenito, segnato dal destino già dalla nascita, prosegue ancora adesso l’attività che era di mio padre, producendo vino ed olio; estraendolo a forza da una terra generosa nei frutti ma avara nelle infrastrutture: poche erano le possibilità di commerciare e scambiare la nostra piccola produzione agricola. Negli anni della civiltà contadina, infatti, questa produzione permetteva a nuclei famigliari come il nostro di vivere con decoro, ben inseriti nello schema di società che ha resistito fino agli anni ottanta. Il secondogenito all’età di quindici anni è partito emigrante in terra straniera, innestato malamente nel clima gelido della sua seconda patria: moglie e figli parlano una lingua che lui capisce a malapena, questo a volte provoca malintesi difficili da chiarire, i ragionamenti nella maggior parte dei casi vengono troncati tristemente e il silenzio che ne consegue allontana sempre di più lui dal resto della famiglia. I figli minori, separati da un anno di età, frequentano l’università collaborando con lavori saltuari all’economia della famiglia e nessuno immagina quale futuro il destino gli riserverà: le speranze sono tante ma si scontrano con la realtà che le riduce al lumicino. A me, il figlio di mezzo, è toccato l’onore di essere il primo diplomato della discendenza… un onore al quale non reggevo: avrei preferito stare tra i miei campi, i rifugi dove mi riparavo dalla condizione frustrante provocata spesso dagli insuccessi che collezionavo a scuola o dall’ennesimo rifiuto della più bella della classe (qualora temerariamente riuscivo ad invitarla per un gelato!). Come succede a molti ragazzi nella mia condizione, dopo innumerevoli concorsi la possibilità di un lavoro si è concretizzata lontano dalla mia terra. Fatte le valige - portandomi dietro un cognome che tradiva vistosamente la mia origine - mi sono ritrovato d’un tratto nella nebbia milanese e subito mi sono appassionato al lavoro che svolgevo… in quell’ambiente ho conosciuto la ragazza che in meno di un anno è diventata mia moglie.
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Il desiderio di ingrandire la famiglia era forte e non ci abbandonò in nessun momento, neanche quando fummo trasferiti a Roma dall’azienda, in quella che pareva la sede definitiva. La necessità di una casa tutta nostra, piccola magari ma nostra, era diventata quindi primaria, ma constatata l’impossibilità di acquistare qualcosa che rispondesse alla nostra concezione di “casa” – persino in periferia con le finanze a nostra disposizione, l’unica alternativa era la provincia. L’offerta che pareva migliore, tra altre, era una porzione di quadrifamigliare a Labico, piccolo centro di provincia e, fatto qualche conto, con due soldi d’anticipo e buona parte di mutuo acquistammo tre anni fa la casa che per noi era una reggia. Veduta panoramica: da un lato ville a schiera e dall’altro un prato che precedeva un fitto bosco. Intanto il grembo di mia moglie tradiva l’arrivo di chi doveva occupare la cameretta già arredata vivacemente e che fino ad allora non faceva altro che produrre sogni in attesa che divenissero realtà. La sua tuta premaman a fiori sgargianti si abbinava alla primavera che, ormai nel pieno del suo vigore, esplodeva nel prato che pensavamo nostro. Mille e più di mille foto in quel prato dove la pancia e i fiori erano sempre in primo piano… e immaginavamo i capitomboli che avremmo fatto la primavera successiva nell’erba fresca e tra fiori profumati… A volte i sogni si realizzano a metà e la nascita di nostro figlio è coincisa con l’avvio di un nuovo cantiere insediato proprio sul “nostro” prato e la sua ninna nanna non è stata quella cantata dagli uccellini del vicino bosco ma quella prodotta dalle ruspe che lo devastavano: i fiori ora li guardiamo solo nelle foto! Oggi non immaginiamo più ruzzoloni nel prato ma corse ad ostacoli tra i muri delle case, che delimitano barbecue fumanti, e non riusciamo a figurare nella nostra mente le persone che arrostiscono le salcicce magari compiaciuti del “loro” sogno realizzato. La delusione del sogno mancato mi riporta inevitabilmente nella condizione di forestiero che dovrà ancora vagare per poterlo realizzare o sforzarsi ancora per credere che quello che rimane venga salvato… e che magari sia raggiungibile passeggiando meno di dieci minuti.
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di Stefano Simonelli C'era una volta un bel paesino di campagna alle porte di Roma... mi perdonerete se racconterò una storia personale, ma credo possa aiutarci a capire alcuni aspetti del malcontento che ci accomuna. Ebbene, dodici anni fa circa, mia moglie ed io decidemmo di "provare a vivere in campagna". I presupposti c'erano tutti: il desiderio condiviso, la non necessità di vivere a Roma per motivi di lavoro, l'alienazione dalla Città pur eterna - la voglia di una vita più a misura d'uomo e non ultima la possibilità di affrontare una spesa definitiva qual è quella dell'ambito tetto. Mia sorella ci mise a disposizione (per quasi due anni!) la sua casa di Valmontone. La vita agreste ci conquistò definitivamente e quei due anni servirono a cercare, senza troppo affanno, la nostra casetta dei sogni. Dapprima il nostro slogan era: "In campagna vicino al mare", ma qualcuno ci propose un paio di case "in una bella campagna qui vicino", "perfino più vicino a Roma!". A breve prendemmo un appuntamento. Ci incontrammo in piazza e in due minuti giungemmo in un simpatico paesino arroccato intorno alla via Casilina. Nonostante si vivesse a Valmontone da più di un anno, non ci capitava mai di percorrere quel tratto della statale. Era la comoda autostrada il mezzo abituale per raggiungere la capitale o per le frequenti incursioni in regno borbonico (lavoravo spesso a Napoli...). Insomma il primo approccio con Labico fu, a pelle, di simpatia, di tenerezza ed in qualche misura di speranza. Non c'era il mare nelle vicinanze, è vero, ma c'erano molti altri presupposti. Perdendoci tra campi e colline andammo a visitare una casetta stile Biancaneve: carina, economica, confortevole… ma sotto ad un traliccio dell'alta tensione! Peccato. Fu allora che il nostro accompagnatore ci fece percorrere per la prima volta Via di Vallefredda: una strada sterrata in piena campagna parallela alla Casilina! A mia moglie, che aveva mire quasi eremitiche, brillarono gli occhi. Dopo aver visto la casa in vendita e lo splendido terreno circostante (il compianto proprietario era giardiniere e un benemerito del WWF) ed averne valutato l'aspetto economico, ce ne andammo con una sensazione di concreto compiacimento: probabilmente era la casa giusta... Ad agosto di quell'anno diventammo labicani! Stavo per diventare un "tecno-ntadino": uno votato alla tecnologia, che decide di vivere quasi da contadino. Mia moglie era già - per dna credo - molto più in sintonia con la terra ed i suoi abitanti. Il piccoletto allora staccava uno dei primi (nostri!) pomodori e se lo pappava con gran naturalezza. Che ficata! Passammo i primi anni così, presi tanto dal nuovo mondo da trascurare un po' troppo quello circostante. Figli, soldi, proble-
mini vari poi, si sa, alimentano la disattenzione. Fatto sta che alla seconda visita elettorale (gli amministratori ti incontrano ogni 4-5 anni, no?), quando, in qualche modo, fummo costretti a guardarci intorno, avvertimmo un certo disagio nel constatare che pian piano il cemento si avvicinava. Non una proposta ne una parola per il "sociale", solo per cemento e denaro. A pensarci bene - secondo la mia personale percezione - la qualità della vita, la serenità, il sentirsi in armonia, sono inversamente proporzionali all'avanzata del cemento, della mercificazione, dell'adorazione del solo dio denaro. Comunque, almeno lì da noi, il fenomeno non sembrava essere troppo preoccupante. Nei 5-6 anni passati non era stata asfaltata nemmeno Via di Vallefredda e tutto sembrava avere tempi biblici: chissà quando sarebbe davvero nato il problema! Forse mai. Ma la nostra visione era distorta, chiusi nel nostro micromondo non vedevamo Collespina dietro le colline, o tutte quelle palazzine "dall'altra parte" del paese. Fummo sgomenti quando un giorno, accompagnando nostro figlio, scoprimmo quel Cyber-Labico tutto nuovo e scintillante. Che contrasto con quelle rudimentali arterie di collegamento fatte di dune e fossati, di guadi e radure, che le intessono prima e le riportano poi, ancor più scoscese, alle antiche vie, alle case di sempre! E chi se ne era accorto! Anche Collespina che, superato il via vai dell'altavelocità, era apparso almeno più ordinato, oggi appare più un "incidente di percorso" che un reale quartiere residenziale. Non una iniziativa sociale, commerciale, infrastrutturale. Nessuno stimolo ad una vita più organizzata. Entrandoci oggi dalla parte della "mia campagna" saltano subito all’occhio due edifici vicini vicini e vicino vicino alla strada, di dimensioni quanto meno sorprendenti. Anche intorno alla mia casa negli ultimi mesi e a tempo record, sono arrivate al tetto alcune costruzioni di considerevoli dimensioni… e intanto la fila all'ufficio postale aumenta e aumenta... E così finisce la bella storiella: "C'era una volta un bel paesino ..." L’epilogo definitivo lo decreta il brutto risveglio causato dalla recente approvazione di una proposta di variante al PRG che va nella stessa direzione che ha disastrato le nostre città più grandi e la qualità della nostra vita, e che non fa che esplicitare e rafforzare l'indirizzo devastante della politica dell'attuale amministrazione nella nostra comunità e nel nostro territorio. Che brutto risveglio!!!
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L’infibulazione: abolita? Il termine infibulazione deriva dal latino “fibula” che significa “spilla”. Esso definisce una procedura mutilativa dei genitali esterni femminili e la loro “chiusura” attraverso una sutura che lascia solo passare l’urina e le perdite mestruali. L’infibulazione viene praticata in società a carattere patriarcale, in cui la donna viene considerata un essere inferiore, con una sessualità da reprimere e da condannare: al di là delle motivazioni religiose (è praticata da società islamiche, cattoliche, ebraiche, politeiste e allo stesso tempo condannata in ognuna di esse), la sessualità femminile è vista come un istinto impuro, che deve essere controllato. In questo modo la donna contribuisce a salvaguardare l’onore della famiglia, preservandone l’integrità; la donna non circoncisa è inaccettata, impura ed emarginata, non degna di essere chiesta in matrimonio, per il quale gli uomini pretendono mogli vergini e fedeli. Una pratica questa che in Italia è emersa dopo il massiccio flusso di migrazioni dai paesi africani. Allarmanti le conclusioni di un recente congresso della Società Italiana di Ginecologia: “L’infibulazione in Italia si pratica con molta frequenza, il più delle volte è fai da te, in casa; ci pensa la nonna o l’anziana che ricopre in famiglia il ruolo di “infibulatrice ufficiale”, spesso in condizioni igienico-sanitarie del tutto inadeguate, esponendo bambine e ragazze ad infezioni e virus molto gravi: in alcuni casi la morte è inevitabile. In conseguenza il Legislatore italiano è intervenuto con decisione in questa delicata materia abolendo le pratiche di infibulazione con la Legge n°7 del 09-
di Maria Carmina Rossi /01/2006: con essa il nostro Paese si è dotato di uno strumento indispensabile per contrastare una delle pratiche ancestrali più cruente e nocive per la salute fisica e psichica delle bambine e delle donne che la subiscono, nonché la clandestinità nella quale è spesso praticata. Il testo legislativo traccia una linea dura nei confronti di chiunque pratica, agevola o favorisce lesioni e mutilazioni che non siano terapeuticamente giustificate: carcere ed espulsione definitiva, dopo aver scontato la pena, se il colpevole non ha cittadinanza italiana; agli operatori sanitari che praticano l’infibulazione sarà interdetto l’esercizio della professione; il responsabile della struttura nella quale viene commesso il reato verrà punito con una sanzione pecuniaria. Il provvedimento prevede, inoltre, la predisposizione di campagne informative rivolte agli immigrati dei Paesi che effettuano tali pratiche al fine di diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona. Anche in questi giorni in Parlamento si sta svolgendo una discussione a riguardo; ciò dimostra che i problemi fra religioni e tradizioni diverse sono entrati con prepotenza fra noi, che ci troviamo a vivere i problemi del multiculturalismo: la convivenza fra persone appartenenti a differenti tradizioni richiede il riconoscimento della diversità, per alcuni essa esige anche rispetto, ma di fronte alla pratica dell’infibulazione tale “riconoscimento” deve avere dei limiti, non si può riconoscere la diversità quando diventa violazione del corpo.
Il filo spezzato tra eletti ed elettori A Luca Ricci e Agostino Marcelli Gruppo consiliare “Insieme per Labico”
nella sconcertante decisione dei due membri “residui” del gruppo consiliare “Insieme per Labico” (Zelli infatti aveva deciso già da tempo di non rappresentarci) di esprimere un voto favorevole sulla variante proposta dalla maggioranza. Non entriamo nel merito delle vostre scelte in materia urbanistica, indubbiamente legittime, ma che avremmo desiderato fossero frutto di una condivisione e di un dialogo che purtroppo non ci sono stati. Ci sembra giusto però farvi sapere che il nostro giudizio sulla variante è diametralmente opposto a quello che è stato espresso in consiglio comunale da chi – formalmente – avrebbe dovuto rappresentarci. Cordiali saluti
Cari consiglieri, abbiamo deciso di scrivervi questa lettera dopo l’adozione, da parte del consiglio comunale, della variante al piano regolatore, che rappresenta uno degli atti amministrativi più importanti dell’attività di un ente locale. Ci saremmo aspettati, forse ingenuamente, che l’esame del nuovo strumento urbanistico avrebbe comportato il coinvolgimento di chi, come noi, ha lavorato nel 2002 per dare vita alla lista civica “Insieme per Labico”. Una lista che, a onor del vero, non ha mai brillato per l’applicazione del principio Sergio Ginnetti di partecipazione, né dei cittadini né dei sostenitori e candi- Anna Teresa Torresan Angelo Saulini Maria Carmina Rossi dati della lista stessa, che, ricordiamo, hanno contribuito a Rosanna Palazzi Stefano Gandola dare la possibilità agli attuali consiglieri di svolgere il loro ruolo elettivo in consiglio comunale. Per contattarci: Le cose non sono andate come avremmo desiderato e i cin* viverelabico@libero.it que anni di “piena autonomia” degli eletti sono culminati (
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17 marzo 2007
Vivere Labico news Cambiamento è… cambiamento! Chiediamo spesso ai nostri politici di smettere di litigare e di pensare al bene del Paese. I continui ricatti, le prese di posizione, i dictat più svariati, ci nauseano e ci allontanano dalla Politica. E nel frattempo allontanano i politici dalle soluzioni ai problemi veri di questa Italia disastrata e bistrattata. Qualsiasi persona di buon senso sa che l'unione fa la forza e si chiederà perchè, perfino in un paesetto come Labico, non si riesca ad unire le forze, a creare un gruppo coeso che possa vincere il confronto elettorale e rappresentare finalmente la volontà comune. Anche VivereLabico, ovviamente, si è posto il problema, forse prima di ogni altro. In particolare, chi, come me, è labicano da pochi anni, ed è completamente all'oscuro dei fatti e delle persone della politica locale, ha creduto nella possibilità di qualche forma di coalizione che potesse dare maggior forza al nuovo movimento. Ci siamo detti: "ma ti pare che non si riesce ad unire varie forze per un semplice obiettivo come il nostro? Chi può non volere una Labico sana, trasparente, a misura d'uomo; in fondo non si chiede nulla di eccezionale, solo una comunità ben governata." Che ingenui! E' proprio vero che l'uomo non perde occasione per manifestare la propria meschinità e mediocrità. Ed il peggior danno di chi è mediocre è credere che gli altri siano come lui. Ma io ho partecipato a molte riunioni di Vivere Labico, col disincanto di un cinquantenne deluso dalla malapolitica, con occhio attento al primo accenno di quella stessa malapolitica, conscio che l'azione politica è, intrinsecamente, compromesso ma compromesso nel senso di punto d'incontro finalizzato al bene comune, non a quello particolare di chicchessia. E sono ancora lì, con un entusiasmo crescente, con sempre maggior impegno, perchè proprio l'entusiasmo, le idee, gli obiettivi, le azioni delle persone che formano Vivere Sommario: Cambiamento è...cambiamento
1
Urbanistica: scienza del Buon Vivere e Gli esperti: chi sono?
2
No Sprawl
3
La società della conoscenza e Ne vogliamo parlare..
4
Le suppliche del popolo di Lugnano
5
L’aeroporto di Labico e In breve... Dal treno delle 8.40 al Consorzio...
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L’otto marzo
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di Stefano Simonelli
Labico sono contagiose. Hanno una forza sana, della semplicità, della concretezza. Ed il loro vigore trova credibilità, terreno fertile e consensi proprio nel non essere una forza politica convenzionale, scevra da intrighi di potere di bassa lena e da inciuci da bar. E' trasparente, è aperta a tutti, è fatta di gente comune. Tullio Berlenghi è l'unico candidato sin qui scelto proprio a dimostrazione che il movimento nasce per rispondere ai problemi di Labico, non per dare poltrone a questo o a quello. Siamo liberi e vogliamo esserlo con l'apporto di tutti. Crediamo in un mondo diverso, in cui chi merita deve avere ciò che gli spetta. Portare dei voti interessati non è un merito, è un atto di compravendita. A noi questo tipo di commercio non interessa. Ci interessa piuttosto che i cittadini siano correttamente informati e scelgano e vigilino su chi li amministrerà. Solo così avvieremo quel cambiamento che è il motore della nostra azione. In queste righe non troverete attacchi a questo o a quell'esponente dei partiti locali. Rifuggiamo l'attuale tendenza che prevede il discredito a tutti i costi, pensiamo che un approccio propositivo sia assai più giusto e utile e che tale discredito sia in realtà la maschera della mancanza di progetti, idee, capacità, di argomenti insomma, attraverso cui realizzare una vera e concreta inversione della modalità di amministrare la res publica. Si sappia però che Vivere Labico ha avuto numerosi incontri, evidentemente infruttuosi, con i partiti locali e che i motivi dell'insuccesso si possono trarre dal semplice excursus storico-politico dei rappresentanti di oggi di tali partiti. Il trasformismo, il camaleontismo, è una piaga del nostro Paese, ma anche del nostro piccolo paese. Insomma non addurremo particolari spiegazioni al mancato accordo con i rappresentanti degli altri partiti di opposizione, vi rimandiamo alla svolazzante storia del loro ventoso passato politico. Cambiamento è... cambiamento! P.S. Queste elezioni sono particolarmente critiche perchè se passasse il PRG approvato dalla giunta Galli, ci ritroveremo in una borgata romana di 10000 abitanti, senza verde, senza infrastrutture, servizi ecc ecc… forse con 12 posti di lavoro in più ma certamente anche con qualche quintale in più di polveri sottili. Cari concittadini dipende solo da noi, da noi tutti.
Vivere Labico news
Urbanistica: scienza del buon vivere Dopo aver inaugurato con successo la sua sede sabato scorso, VivereLabico organizza la prima iniziativa pubblica: La variante sbagliata: quale urbanistica per Labico?. Partendo dall’analisi e dalla discussione tecnica dell’ultima variante al Piano Regolatore Generale - approvata in consiglio comunale il 31 gennaio - l’incontro avrà l’obiettivo di affrontare, con l’aiuto di esperti del settore, tutta la complessa tematica riguardante l’urbanistica labicana, con le sue numerose, ed ormai radicate, criticità. Quanto l’urbanistica, intesa come scienza di razionale posizionamento degli agglomerati urbani al fine di creare condizioni favorevoli alla vita e al lavoro degli abitanti, ha influito nella realizzazione del nuovo progetto di Prg? Cosa realmente si potrebbe fare per migliorare la qualità abitativa dei cittadini labicani? E quali sono i punti di maggiore criticità urbanistica del territorio di Labico? A questi e ad altri interrogativi cercheranno di dare risposta, sabato 17 marzo, alle ore 17.00, presso la sede di VivereLabico, Tullio Berlenghi, candidato sindaco del gruppo, Paolo Berdini, ingegnere ed urbanista, Amalia Colaceci, Assessore alle Politiche del Territorio della Provincia di Roma, Sauro Turroni, architetto, urbanista e Presidente della Commissione per la Riforma del Codice ambientale, Angelo Saulini, Segretario dei DS locali e Stefano Gandola, Presidente del Consorzio Collespina. L’incontro, aperto a tutta la cittadinanza, sarà l’occasione per i labicani di chiarire dubbi e perplessità sugli aspetti tecnici della nuova variante, ma anche di portare nuove idee e proposte per il futuro del paese. Sauro Turroni Gli esperti…
chi sono?
Paolo Berdini Ingegnere urbanista, svolge attività di progettazione e consulenza per le pubbliche amministrazioni in materia urbanistica. Dal 1995 al 2000 è stato membro dell’ufficio di programma della Giunta regionale del Lazio. E’ stato segretario generale dell’Istituto nazionale di urbanistica. Ha pubblicato La città senza piano (Roma 1992) e Il Giubileo senza città (Roma, 2000). Dal 2000 è editorialista sui temi urbanistici dell’edizione romana del Corriere della Sera.
Amalia Colaceci Avvocato e dal 2003 Assessore alle Politiche del Territorio della Provincia di Roma. Esercita le funzioni di indirizzo e controllo in materia di pianificazione territoriale e urbanistica, in raccordo con i Comuni e con la Regione, valorizzando la collaborazione con gli ordini professionali, le Università, l'Istituto nazionale di urbanistica. Svolge funzioni di indirizzo e controllo dell’unità organizzativa "Programmazione territoriale ed istituzionale urbanistica", per le funzioni di programmazione e pianificazione territoriale.
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Sauro Turroni Architetto urbanista e Presidente della XIII Commissione per la Riforma del Codice ambientale. Svolge da anni un’intensa attività ambientalista, coordinatore nazionale della Federazione delle liste Verdi dal 1989 al1992, socio fondatore di SOS Adriatico, dell’Università Verde di Forlì e di SOS Mediterraneo. E’ stato il primo parlamentare italiano a recarsi in Antartide per la ricerca sul clima. Tra i provvedimenti approvati durante la sua presidenza alla Commissione: la legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico, gli interventi per i giochi olimpici invernali Torino 2006, l’ intervento di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati e gli interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico.
Per saperne di più www.viverelabico.blog.com www.tullioberlenghi.it www.viverelabico.it www.viverelabico.com
Anno 1, numero 6
No Sprawl “Tpmtatm pthdpm”. Con questo criptico SMS (potenza del T9) sono stato informato dell’avvenuto ritrovamento di Ruggero, col quale avevamo appuntamento nello studio di Paolo Berdini, ingegnere e urbanista di grande levatura professionale e di squisite doti personali. Per fortuna! Avevamo fissato l’appuntamento da una settimana e io ero andato a Roma dimenticandomi regolarmente tutta la cartografia relativa alla variante al piano regolatore. Sorvoliamo sul fatto che la stessa persona che si è dimenticata la documentazione sul prg pretende di candidarsi a sindaco di un paese. Tant’è. In ogni caso grazie a Ruggero il nostro incontro con l’urbanista non viene vanificato. Paolo Berdini è una persona affabile e ci accoglie con un sorriso nel suo studio in un bellissimo palazzo settecentesco del centro di Roma. Qualche convenevole per rompere il ghiaccio per poi passare subito all’esame del “malato”: il territorio labicano, il cui primo esame superficiale già evidenzia una situazione molto preoccupante. Stesa infatti sul tavolo da lavoro la planimetria generale in scala 1:4000, Paolo Berdini comincia a scorrere con occhio esperto le macchie di colore e le retinature, dalla cui apparente casualità traspare paradossalmente un’operazione molto accurata di individuazione delle singole zone urbanistiche. Un’accuratezza che però, a quanto pare, nulla ha a che vedere con l’obiettivo di governare il territorio tenendo nella dovuta considerazione gli interessi dei cittadini. Il nostro urbanista continua ad osservare il piano scuotendo la testa sconsolato alla ricerca di una “ratio”, di un perché, di una qualche forma di giustificazione delle scelte adottate per lo sviluppo urbanistico del nostro piccolo comune. Niente da fare. Non trova nulla. Non è un ingenuo. Sa bene che il fatto che le linee di demarcazione delle singole zone omogenee coincidano con i confini delle particelle catastali ha un significato ben preciso. Sa bene che la collocazione di alcuni standard urbanistici in punti del territorio dove è del tutto evidente la loro irrealizzabilità serve solamente a far quadrare sotto il profilo meramente contabile la rispondenza del piano con le disposizioni di legge varate a garanzia di una corretta pianificazione del territorio. Sa bene – così come lo sanno altrettanto bene i nostri amministratori – che non sono comminabili sanzioni per la mancata realizzazione delle opere e dei servizi di pubblica utilità previsti dal piano. L’unica possibile sanzione sarebbe quella del giudizio di chi da tale inadempimento viene danneggiato, ossia l’intera collettività. La stessa collettività che si troverà a pagare un prezzo molto alto per le dissennate scelte urbanistiche fatte dai nostri
di Tullio Berlenghi amministratori, soprattutto per quel che riguarda la qualità della nostra vita e quella dei nostri figli. Il problema è riuscire a spiegare che dietro alle impalbabili cifre delle norme tecniche e ai colori delle planimetrie si cela il drammatico snaturamento della nostra identità sociale e territoriale. Paolo Berdini lo sa bene. Ed è preoccupato. Non solo per noi. Si vede che ha scelto questo lavoro per passione e non si dà pace nel vedere come si possa programmare scientemente lo scempio del territorio. Conduce queste battaglie da anni e ha a cuore la sorte della campagna romana, già fortemente danneggiata da disastrose scelte urbanistiche. Lo ha anche spiegato molto bene in un bel libro che ci regala al momento del commiato. Si intitola “No sprawl” e spiega con grande competenza le conseguenze per il territorio di un modello di urbanizzazione “sguaiatamente sdraiato”, secondo la fedele traduzione del termine sprawl. Ho letto il libro, curato dai più autorevoli esperti di pianificazione del territorio, e ho riconosciuto Labico nella accorata denuncia degli urbanisti. Non è un caso che il capitolo firmato da Paolo Berdini si intitoli “La cancellazione della campagna romana”. In quelle pagine l’urbanista spiega quanto sia miope ed irrazionale la progressiva eliminazione di alcuni valori fondamentali del nostro territorio: la campagna e le zone agricole. Credo ne regalerò una copia ai nostri amministratori, per i quali “la cancellazione della campagna” è motivo di orgoglio, qualcosa di cui andare fieri. Basta saperlo, soprattutto quando si tratterà di scegliere a chi affidare il nostro futuro.
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Vivere Labico news
La società della conoscenza L’età digitale non ha solo rose, ma anche spine, le più importanti sono la disuguaglianza, lo sfruttamento commerciale e gli abusi informativi, i rischi per la privacy e la tirannia di chi controlla gli accessi. Vale però la pena di ricordare che non mancano i pregi, come la possibilità di creare la "società della conoscenza", raccogliendo le voci sia dei singoli sia dei gruppi. La parola conoscenza sintetizza le possibilità di accedere alle fonti, di elaborare il materiale, raccolto, di diffondere liberamente le informazioni. Senza dubbio la parte da leone in questo nuovo tipo di società la farà sempre più Internet, essendo il più grande spazio pubblico che l'umanità abbia conosciuto ed anche un luogo dove tutti possono prendere la parola, acquisire conoscenza, produrre idee e non solo informazioni, esercitare il diritto di critica, dialogare, partecipare alla vita comune e costruire così un mondo diverso di cui tutti possano egualm e n t e d i r s i c i t t a d i n i . La rigida contrapposizione tra democrazia rappresentativa e diretta potrebbe così essere superata e riceverebbe nuova legittimazione dal suo presentarsi come interlocutore continuo della società. Il discorso di Stefano Rodotà, ha aperto una finestra
di Luca Monaco su un prossimo futuro, ma per il presente tanto si può fare, ad iniziare dalla possibilità data ai cittadini di intervenire direttamente nella vita democratica, ricorrendo alla partecipazione ai movimenti e gruppi di pressione e mediante l’utilizzo del Bilancio Condiviso. Con i movimenti di pressione, si può evitare la sgradevole abitudine di veder scomparire il proprio rappresentante il giorno dopo le elezioni, o peggio ancora di essere rappresentati da persone che non rispettino gli impegni presi in campagna elettorale. Stesso discorso vale per il Bilancio Condiviso, che rappresenta un valido strumento di controllo e partecipazione alla cosa pubblica, che ha il pregio di rendere cristallino l’operato e la correttezza di un’Amministrazione Pubblica, certificandone, con il consenso dei cittadini, il successo o l’insuccesso. C’è da registrare il grande interessamento da parte della Regione Lazio sull’utilizzo del Bilancio Condiviso, prevedendo finanziamenti ai Comune che intendano dotarsi di questo strumento, offrendo loro sovvenzioni per coprire le eventuali spese organizzative. Oramai la direzione è tracciata e ci sono tutti i presupposti affinché sia accorciata la distanza tra la Politica ed i Cittadini
Ne vogliamo parlare? Parliamone! Da questa settimana diamo spazio alla voce dei cittadini labicani direttamente sulle pagine del nostro giornale. Molte sono le lettere che arrivano nelle nostre caselle di posta elettronica, molti i problemi della nostra comunità. Alcuni più piccoli, alcuni particolari, altri generali e di interesse collettivo. Terremo ovviamente conto di tutte le segnalazioni e, nel limite delle nostre possibilità, cercheremo di individuare proposte e soluzioni. Nel numero di oggi pubblichiamo due fotografie che ci sono state inviate da una famiglia che abita nella zona di via delle Foche e che lamenta - giustamente - lo stato di degrado in cui versano le strade. Proprio in località “Le Foche” la variante prevede la realizzazione della “città dell’arte”: che stiano cominciando ad arrivare le prime opere?
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Anno 1, numero 6
Le suppliche del popolo di Lugnano Sono passati 245 anni dalla supplica presentata dal Popolo di Lugnano (attuale Labico) alla Sacra Congregazione del Buon Governo, ma lo stato delle cose non è certo migliorato rispetto ad allora. E’ proprio vero che la storia si ripete. Senza parole. 4. Settembre 1762 Eminentissimi, e Reverendissimi Il di 6 Agosto caduto fu presentato il presente Memoriale all’Eccellenze Vostre, e il dì seguente Monsignor Reverendissimo Segretario vi fece il solito rescritto =Auditori Baronis pro Informatione= Supponesi che detto Auditore non solleciti, e non voglia aderire si facci la detta Informazione; per tanto si replica il detto Memoriale ad effetto venghi veduta dall’ Eccellenze Vostre la detta Informazione sotto gli occhi, ed è che Il Popolo della Terra di Lugnano Diocesi di Palestrina riverentemente espone all’ Eccellenze Vostre come si ritrova aggravato di sopra s. 4000: in circa per l’impositione delli Millioni ripartiti sopra le Communità; e oltre il presente debito, si ritrova anco Otto Luoghi di Monte residuali del Millione, che impose la Sacra Memoria di Clemente XI, che se ne pagano i frutti; per non aver modo di estinguere il Capitale. Onde la detta Terra non possiede niun provento per essere il tutto del Barone, tanto li Terreni a Vigne, che seminativi rispondono il 4° al Barone, e così pure il Macello, Pizzicaria, Forni e Osteria tutti spettano al medesimo, e solamente la Comunità ha di provento il solo Appalto del Vino, che ne ritrae un Anno per l’altro scudi sette in 8. Il Debito che si ritrova è fruttifero, e non trovano modo né pure poter pagare li Frutti in Camera, con tutto che hanno Tasse sopra le braccia Miserabili, e tanto non si puole arrivare a corrispondere. La sudetta Terra compone circa (800) Anime consistenti in 300 Fameglie miserabilissime, e tra queste vi sono tre, o quattro Benestanti, che hanno del gran bestiame, e hanno sempre impedito che non sia stato fatto il riparto secondo l’Ordine Pontificio per pagare in Camera il sudetto Debito con gli frutti, per essere questi dispotici del proprio Paese, che tengono soggetti la maggior parte del Popolo, per esser due di questi affittuarj di tutti li Proventi del Barone che angariano al maggior segno i Poveretti. La Fida del Bestiame Bovino, Vaccino, Cavallino pagati al Barone, cioè l’Erba di Estate: Quella poi d’Inverno è libera a tutti, che se la godono le sopradette tre, o 4 Famiglie senza pagare cosa alcuna. Per tanto i poveri, e miserabili Oratori genuflessi all’ Eccellenze Vostre pregano a voler ordinare, e dare la facoltà alla povera Comunità gravata, che vi possa
di Ruggero Mariani
imporre la Fida sopra dette Bestie, come usano moltissime altre Communità, e fare, che questo provento resti per sempre a Beneficio della miserabilissima Communità, che paga il Medico, Chirurgo, Predicatore, Segretario, Orologio, et altre spese Communitative, e Camerali, quali tutte si pagano colle braccia dell’Oratori infelici, e miserabilissimi, e facendo tutto ciò l’ Eccellenze Vostre a pro della Comunità, non resta il Barone, cioè l’Ecc.ma Casa Panfilj gravata, ne offesa di minima Cosa. Che della grazia. 4 7bre 62 Auditori Baronis pro Informazione Dall’Archivio segreto, apostolico, vaticano, Monsignor Mariano Ugolini Sottoarchivista della Santa Sede. Qualche giorno dopo la Sacra Congregazione del Buon Governo invia il suo Uditore per verificare lo stato delle cose. L’Uditore esaminate le problematiche esposte nella supplica, ed i relativi atti, informa la Sacra Congregazione con la seguente lettera Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo Dovendo rendere informato Vostra Signoria Illustrissima, e la Sagra Congregazione del Buon Governo sopra l’esposto nell’annessa supplica, e ricorso avanzata dal Popolo della Terra di Lugnano alla medesima Sagra Congregazione, che le ritorno, non ò mancato di portarmi in Lugnano sudetto, e veduto sotto gli occhi i Libri Communitativi ò trovato essere verissimo l’esposto in tutte le sue parti, ed è veramente deplorabile lo stato di quella Communità, la quale per non vederla affatto rovinata à bisogno estremo di qualche sollievo. Né mi sembra disprezzabile l’istanza promossa, che la Communità possa ritrarre qualche utile dall’Erba d’inverno, che spetta alla medesima con venderla ai Bovattieri, e Padroni di bestiami, come costumasi in alcuni (cancellato n.d.r.) luoghi, e in tal maniera restarebbe non poco sollevata. Tale dunque è il mio debole sentimento, che sottopongo alle più (ovvie) determinazioni della lodata Sagra Congregazione. E facendole profondo inchino pieno di vera stima al solito mi ripeto. Di Vostra Signoria Illustrissima. Valmontone 12 7mbre 1762. Umilissimo Divotissimo Servitore vostro Obbligatissimo Antonio Mazzucchelli Uditore Ovvio che le problematiche di allora non sono quelle di oggi, ma a parte questo tutto il resto è rimasto lo stesso. Una semplice domanda: vogliamo continuare a lasciare le cose come stanno o vogliamo cambiarle rendendoci partecipi del nostro futuro? A tutti voi la risposta.
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Vivere Labico news
L’aeroporto di Labico Osservando la nuova Variante del Piano Regolatore nasce, spontanea, un’osservazione: “Ehi, ma qui manca qualcosa!, l’aeroporto!” Certo, c’è la ferrovia, quella convenzionale e quella ad alta velocità, c’è l’autostrada, la statale, la tangenziale e tutta la rete consortile, ma, in assenza di porti per ovvie difficoltà, ciò che manca è proprio un bell’aeroporto. D’altra parte immaginiamo due turisti che pianificano la loro vacanza nel Bel Paese. Si chiederanno se scendere a Fiumicino per visitare Roma, Firenze e su su verso nord, oppure se atterrare a Labico, visitare la Città dell’arte, il polo industriale, la facciata del palazzo comunale e poi giù a Valmontone, a fare acquisti all’outlet, a rilassarsi al Parco Divertimenti e continuare verso sud, a Caserta, a Napoli, a Matera a Palermo. D’altra parte la nostra penisola, così ricca di storia e di arte, ha sempre posto tale dilemma al turista che non dispone di abbastanza tempo per visitare tutti i siti di interesse. E poi non per questo si può fermare lo sviluppo. La realizzazione di un polo industriale a pochi metri dal comprensorio di Colle Spina è una mossa strategica. Vicinissimo al nuovo svincolo autostradale di Labico, sarà facilmente raggiungibile da miriadi di autotreni fumanti che con grande solerzia porteranno i manufatti al resto del mondo. Sarà a portata di mano per i residenti di Colle Spina che troveranno chissà quali opportunità di lavoro, magari a progetto, nelle fabbriche e negli uffici del polo. Verranno anche da fuori, è così facile arrivarci! Anzi, potremo costruire nuovi palazzi, il lungimirante PRG prevede infatti una ampia zona per l’edilizia popolare, proprio nelle vicinanze. In pochissimi anni raggiungeremo l’ambito numero di 10000 abitanti! Certo saremo ancora un paese, ma con i problemi di una vera città! Avremo nuovi splendidi quartieri, con negozi scintillanti, luoghi di aggregazione e di divertimento, con strade e servizi nuovi di zecca. Reti ottiche, pannelli solari, uffici virtuali, ecc ecc. E sarà facile! Perché potremo riferirci a quanto è già stato fatto sia nella ristrutturazione di Colle Spina, nei nuovi quartieri residenziali asserviti dalla circonvallazione Falcone e giù fino alla stazione ferroviaria. Basta infatti osservare con occhio attento quanto l’amministrazione uscente è già riuscita a fare negli ultimi dieci anni, per avere la certezza della qualità e dell’attenzione che essa sa porre nel pianificare e realizzare questo tipo di opere. Per questo ed altri nobili motivi è stata approvata questa variante al PRG a fine mandato. Pianificazione attenta significa saper guardare al futuro. Qui non si pettinano le bambole, non si tappano le buche con una palata di asfalto diluito. Non si asfaltano le strade frettolosamente ed approssimativamente. Pagina 6
di Stefano Simonelli asfalto diluito. Non si asfaltano le strade frettolosamente ed approssimativamente. Si fanno queste cose a fine mandato NON per fini elettorali, ma perché lasciandole per anni e anni sterrate, il continuo passaggio di auto e camion, creerà un fondo solido e stabile. Solo allora si potrà realizzare il liscio manto catramoso che, accuratamente sagomato, favorirà il deflusso dell’acqua nei canali laterali che contraddistinguono le strade labicane. Certo può capitare che dieci tombini su dieci sporgano un po’ troppo, ma se voi invitate molti amici nei fine settimana, preferibilmente con auto di grossa cilindrata, vedrete che in pochi anni il problema sarà risolto… Tranquilli, le occasioni non mancheranno: come è consuetudine in prossimità delle elezioni, fioccheranno iniziative, inaugurazioni e feste di ogni tipo. Tutto avrà la durata minima indispensabile per l’autocelebrazione, come fossero opere di cartapesta (e neanche riciclabile) ma poi ci sarà la bella stagione e potrete invitare i vostri amici per qualche barbecue, qualche bisteccata ecc ecc. Buon divertimento a tutti …“Cosa facciamo cara?, andiamo prima a Roma o a Labico”...
In breve...
Sabato 3 marzo VivereLabico ha inaugurato la sua sede. Cittadini labicani, di nuova e vecchia data, hanno partecipato a questa prima ufficiale iniziativa del gruppo politico nato da pochi mesi ma che ha dimostrato di aver attecchito nel cuore del paese. In un clima amichevole e rilassato, e alla presenza di Enrico Fontana, Consigliere Regionale dei Verdi ed ambientalista, e Umberto Carlo Ponzo, Presidente Commissione Attività Produttive Regione Lazio dei Democratici di Sinistra, il candidato sindaco di VivereLabico Tullio Berlenghi ha presentato alla popolazione il gruppo e la sede e, in qualche modo, ha spalancato le porte della coalizione a tutti i cittadini.
Anno 1, numero 6
Dal treno delle 8.40 al Consorzio per il trasporto pubblico: ecco il punto sulla situazione dei trasporti labicani La promessa della Regione è stata mantenuta la mattina del 5 marzo 2007, come annunciato poco più di un mese fa dall’Assessore alla Mobilità della Regione Lazio, l’On. Fabio Ciani, un treno supplementare si è fermato a Labico alle ore 8.40 in punto. Un treno utilizzato soprattutto da studenti ed impiegati, che finalmente permetterà alla popolazione labicana di poter raggiungere la Capitale senza doversi recare necessariamente nelle stazioni limitrofe di Zagarolo o Valmontone. Va ricordato, inoltre, che questo treno coprirà un “buco” di più di tre ore durante la mattinata: fino alla scorsa settimana infatti, dopo le 7.34 (altra fermata da pochi mesi “conquistata” dal centro sinistra di Labico), per un labicano sprovvisto di altri mezzi di trasporto, sarebbe stato impossibile recarsi a Roma prima delle 10.40! Grazie all’interesse dimostrato dalla Regione, ed in particolare dall’ Ass. Fabio Ciani, dall' On. Enrico Luciani, Presidente della Commissione Mobilità della Regione Lazio, e dall' On. Giovanni Carapella, Vice Presidente della Commissione Trasporti, Presidente della Commissione Lavori Pubblici e membro della Commissione Urbanistica della Regione Lazio la situazione dei trasporti a Labico ha finalmente intrapreso una strada diversa. Una strada che molto probabilmente,
con il tempo, permetterà al piccolo centro di compiere un ulteriore passo: da semplice fermata a stazione vera e propria, cambiamento necessario per un paese che ormai attesta la sua popolazione attorno ai 5000 abitanti, molti dei quali tra l’altro viaggiano abitualmente ogni giorno. Il treno delle 8.40 è finalmente una realtà concreta e questo primo importante passo, realizzato soprattutto grazie all’ interesse
dimostrato dalla Regione, ci fa ben sperare sul futuro. Un obiettivo importante è stato raggiunto, un obiettivo di cui siamo pienamente soddisfatti come cittadini, ma anche come gruppo politico. Dopo l’incontro dello scorso gennaio con l’On. Carapella, la conquista del treno supplementare sembrava più vicina, ma… come San Tommaso, abbiamo aspettato la mattina del 5 marzo per credere davvero ai nostri occhi! Questo traguardo ci fa auspicare che con il sostegno della Regione, Labico potrà finalmente ottenere quel volto che merita. E
da molteplici punti di vista: cominciare dai trasporti e dalla mobilità in generale e poi affrontare problemi come urbanistica, rispetto per l’ambiente e per la cultura e l’archeologia labicana. Far in modo, insomma, che il nostro paese non resti isolato e che sia pienamente ‘vivibile’ per tutti i suoi abitanti. Va inoltre ricordato che da quasi due anni, sempre in materia di mobilità e pendolarismo, è partito, forte della partecipazione provinciale, il progetto del Consorzio per il trasporto pubblico locale, costituitosi effettivamente nei primi giorni di gennaio. Si tratta di un accordo tra 20 comuni della Provincia di Roma; da Gallicano ad Artena, da Genazzano a Monteporzio, che permetterà di potenziare, colmare delle lacune e in alcuni casi di realizzare per la prima volta, dei collegamenti tra paesi limitrofi fino ad oggi isolati. Per noi, come DS prima, e come VivereLabico poi, quello del Consorzio è stato un impegno prioritario al quale abbiamo partecipato attivamente, nonostante la contrarietà espressa più volte dalla restante parte della sinistra labicana. Grazie al Consorzio, che inizierà i lavori nel 2008, ci sarà la possibilità poi di realizzare un collegamento tra il paese e Colle Spina, la stazione di Zagarolo e quella di Valmontone, con un miglioramento degli attuali collegamenti con Palestrina. Pagina 7
Vivere Labico news
L’otto marzo
di Leonardo Saracini
Vorrei iniziare questa riflessione ricordando cosa è l’8 marzo poiché i media, e la società in genere, dimenticano di farlo. La televisione - che potrebbe far cultura - manda in onda fasci di mimose abbinandoli a servizi su locali che programmano spettacoli trasgressivi, comprensivi di spogliarello con maschi prestanti, riservati per quella data alle sole donne facendo passare il messaggio che per celebrare la festa della donna almeno per un giorno bisogna comportarsi come “certi uomini”. L’8 marzo, quello vero, ha le sue origini nel lontano 1908, quando morirono nell’incendio dello stabilimento in cui lavoravano 129 operaie rinchiuse dal padrone dell’industria tessile per impedire il continuare dello sciopero che ormai si protraeva da diversi giorni. Da quella tragedia prese spunto Rosa Luxemburg proponendo quella data in ricordo di quel tragico avvenimento. Negli anni successivi, con il diffondersi delle manifestazioni in memoria delle operaie arse nella fabbrica, movimenti di lavoratrici cominciarono a rivendicare diritti nel mondo del lavoro e scelsero l’otto marzo come simbolo delle vessazioni subite dalla condizione femminile fin dalla notte dei tempi… al tempo stesso come punto di partenza per un necessario riscatto. Benché la nostra società assomigli ad una civiltà progredita, nei fatti non lo è. Specie per quanto riguarda la condizione femminile, la prostituzione costrittiva è il simbolo del maschilismo peggiore: clienti violentano corpi mettendosi l’anima in pace perché convinti di averli comprati. Nei fatti di violenza domestica la vittima è quasi sempre una donna ed è sempre colpevole di qualcosa. Gli stupri hanno come vittima le donne e lo stupratore è sempre un bravo ragazzo o una persona perbene: “è lei che provoca…che ci fa una ragazza in giro a quell’ora? E poi così quasi nuda significa che cerca qualcosa….è lei che mi ha provocato e mi ha fatto credere che ci sarebbe stata”. Luogo comune? Neanche per idea: sono le giustificazioni che in vari processi hanno fatto assolvere i bravi stupratori e in molti casi trasformando la vittima in imputata… C’è una famosa attenuante di cui il giudice ha tenuto con-
Per contattarci: Pagina 8
to in un processo famoso per stupro che mi piacerebbe ricordarvi e che pressappoco suona così: la fellatio non si può giudicare violenza sessuale in quanto è atto che richiede consensualità poiché la “presunta” vittima avrebbe potuto, se voluto, mordere ciò che aveva in bocca. Poco spazio si lascia alle donne che ancor oggi (a parte casi ancora molto rari) si fanno il maggior carico delle incombenze della famiglia. Alle donne per prime arrivano i disagi che un’amministrazione poco sensibile produce: la mancanza di marciapiedi la si nota maggiormente quando si guida un passeggino anziché un’autovettura, la mancanza di un consultorio pesa di più ad una donna che ad un uomo, l’educazione dei figli fa maggiormente riferimento alla madre piuttosto che al padre. La precarietà delle strutture scolastiche - nelle quali la sicurezza ce la garantisce (e per fortuna) solo Santa Pupa - è ben dimostrata, basta pensare che dall’uscita di sicurezza del refettorio si va dritti verso il dirupo. Credo che tutte le mamme che sono transitate per la scuola dell’infanzia hanno notato di quali carenze è pieno il luogo dove i loro figli passano buona parte della giornata. Normalmente il punto di vista femminile è quello migliore tra i generi: quasi sempre più obiettivo, risolutivo e pragmatico. Utilizzare queste qualità per le sole questioni (cosiddette) femminili significa non valorizzare un’incomparabile risorsa di cui l’umanità dispone. Le qualità del genere femmina vanno sfruttate meglio. Pensate ad una donna assessore ai lavori pubblici: di certo non avremmo avuto a Labico una scuola con le classi all’ombra, sulla Casilina e senza uno spicchio di verde. Oppure all’urbanistica… di questo PRG con case da palazzinari e falsi standard ne avrebbe fatto carta straccia, cancellando un’inutile zona industriale a ridosso di un quartiere ad alta densità abitativa. E do per scontato che sia facile immaginare come saprebbe ben gestire i servizi sociali, la sanità, la raccolta dei rifiuti, e ogni altra questione di competenza amministrativa. Da uomo o meglio da maschio, che è il temine adatto a distinguere i generi, che si adagia e sfrutta a proprio vantaggio la posizione privilegiata che il costume e la società riservano alla categoria, faccio appello allo spirito dell’8 marzo affinché, oltre alle innumerevoli qualità che la donna ha in sé, tiri fuori anche la grinta e la utilizzi per aiutare Labico a diventare un paese da vivere per donne, uomini, bambini e anziani.
viverelabico@libero.it
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Anno 1, numero 7
31 marzo 2007
Vivere Labico news La campagna elettorale è iniziata Arrivo con questo articolo in ritardo di qualche giorno, ma mi è capitato di rileggere su “Cinque” del 7 marzo 2007, un articolo del sindaco Galli: “Dopo le calunnie sul PRG sono costretto di nuovo ad intervenire” e mi sono ricordato di aver letto qualcosa di simile già su un altro giornale locale qualche mese fa. Il sindaco rispondeva ad un nostro articolo (Ma la frana è ancora lì) e la sua puntuale risposta si intitolava “Non accetto le calunnie”. Ripetitivo questo sindaco! Ma andando indietro con la memoria mi sono ricordato che è proprio questo il suo modo di fare campagna elettorale. Sa ricoprire bene il ruolo di vittima e sembra che continui a ripetere : “Se la prendono tutti con me perché…”, proprio come il famoso Calimero della pubblicità. Non accetta di essere contraddetto il sindaco Galli, appartiene ancora a quella generazione del “Io non sbaglio mai”, è talmente convinto della perfezione del suo operato, che non accetta il ben che minimo dissenso di chi fa opposizione politica in questo Paese. Tutto è calunnia e chi prova a dirgli che il suo operato non è quello idilliaco del “Bugiardello” - che l’amministrazione ha provveduto ad inviarci a nostre spese sotto le feste natalizie - viene accusato di sproloquiare, di calunniare, di volere la guerra e di non essere a conoscenza, di essere un soggetto che si affaccia per la prima volta alla politica, non come l’opposizione, quella rappresentata in Consiglio, che ha svolto il suo ruolo accettando le decisioni prese (Da “Paese Italia” del 19 gennaio 2007). A Labico, da quello che ricordo, la campagna elettorale è stata sempre vissuta in modo appassionato e schietto, e si è sempre detto pane al pane e vino al vino, non si tratta di guerra, ma di un momento di vita per la Comunità e nessuno, ci mancherebbe, vuole calunniare nessuno. Però, se il sindaco Galli vede marciapiedi, strade e miliardi di opere dove non ci sono, sarà pure compito di un’opposizione seria, consigliargli di Sommario: La campagna elettorale è iniziata
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Labico e le sue bellezze paesaggistiche e Rubrica
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Crescere a Labico
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Sindacati da farsi agli amministratori della Communità
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Politica e trasparenza Liberiamo Passannante...già, ma chi è Passannante? Avanti pop: quando la musica dà voce alla realtà
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di Angelo Saulini
rivolgersi ad un buon oculista, visto che tutti quelli che gli sono attorno, compresa quell’opposizione a suo modo di dire politicamente condiscendente, non lo fanno! Noi di Vivere Labico ci confronteremo sui fatti reali sul disastro odierno e futuro perpetrato da questa pseudo amministrazione, sulla mancanza di un reale progetto per il progresso di questo paese. Non si amministra alla giornata, non si progetta il futuro dei nostri figli solo e soltanto con le lottizzazioni o con i servizi ai cittadini che resteranno sulla carta, come nella precedente variante. Noi non saremo condiscendenti, di questo il sindaco può esserne sicuro, ne prima ne dopo la campagna elettorale. Qualcosa nella politica labicana è cambiato, noi di Vivere Labico non dobbiamo, come si dice in dialetto, “SPARTI’ GNENTE CO NICIUNU”, vi lasciamo tutti i pezzi da 90 della politica labicana, non ci interessano, non vogliamo essere condizionati nel nostro fare politica locale, perché noi vogliamo continuare a dire pane al pane e vino al vino, vogliamo fare nostre le istanze di tutti i cittadini. Questo è anche un appello a tutti gli abitanti di Labico, contattateci, incontriamoci, facciamo valere finalmente i nostri diritti, che questi amministratori vorrebbero far passare per i soliti favori. Non sono favori le strade, l’illuminazione, il marciapiede, la piazza, il parcheggio, il parco, le scuole, l’asilo nido, il consultorio, e tutti i servizi che sono un nostro diritto. Si è arrivati a far passare per favore la possibilità di averci fatto costruire o comperare una casa, ma i soldi li abbiamo o li stiamo tirando fuori dalle nostre tasche e ironia della sorte, dovremmo per questo essergli pure grati. Ma grati di che, di averci deturpato o derubato di quello che prima vedevamo dalle nostre finestre? (oggi a Labico, e non solo nei nuovi quartieri, sembra di vivere in una borgata di città).
Le nostre congratulazioni e i nostri migliori auguri per una lunga amministrazione al nuovo comitato di gestione del Centro Anziani di Labico e al suo presidente Pietro Cassar
Vivere Labico news
Labico e le sue bellezze paesaggistiche Stavo sfogliando, per curiosità, un giornalino che riporta le notizie dei comuni della mia zona, anche se di qualche mese fa, ed ho trovato un articolo che parla della partecipazione dell’organizzazione delle “Colline Romane” alla BIT (Borsa internazionale del turismo). Leggendo, ho notato che anche Labico fa parte delle “C.R.”. Un passaggio dell’articolo dice “la BIT rappresenta una vetrina privilegiata, attraverso la quale far conoscere la storia, le bellezze paesaggistiche e le bontà enogastronomiche delle C.R.”. Questo piccolo trafiletto mi ha colpito molto, perché ho pensato al mio paese: dov’è la storia? Anche se si dice che Labico è addirittura nominato nell’ “Eneide di Virgilio”, la sua storia non viene di certo valorizzata come si dovrebbe. E le “bellezze paesaggistiche”? Già entrando in paese si nota come viene messa in risalto la sua “bellezza”, lungo la strada principale - la Casilina piena di traffico - ci sono macchine parcheggiate dove non dovrebbero, cassonetti (raccolta differenziata? Manco a parlarne!) pieni di tutto e di più, ma sempre stracolmi e quindi con marciapiedi invasi da ogni sorta di rifiuti.
di Gina Galli
Ma passiamo al paesaggio nel vero senso della parola. Passeggiando nella parte “nuova” del paese si incontrano case, case, case e…case, senza strade, senza illuminazione… insomma prive dei servizi essenziali. Passeggiando,invece, per quel poco di campagna vera che è rimasta, - almeno fino all’entrata in vigore, se approvato, del nuovo PRG - si incontrano piccole discariche abusive negli angoli delle strade, terreni incolti e anche qui case, case, case e… case! Che cosa significa, allora, far parte di questa associazione? Dove sono la storia, il territorio e l’enogastronomia? Il turismo, dicono, è sviluppo e ricchezza per un territorio, noi cosa offriamo ai turisti? Noi ai turisti offriamo, e se continua così continueremo ad offrire, soltanto un panorama pieno di case, palazzi e cemento. Altro che conservazione del territorio e delle tradizioni locali! LABICO E’ DIVENTATO E SARA’ SOLO UN PAESE DORMITORIO
E’ questo lo sviluppo che vogliamo?
Ne vogliamo parlare? Parliamone! Come ogni settimana diamo spazio alle lettere che ci scrivono ogni giorno numerosi cittadini labicani. Questa volta ci scrive un abitante di Circonvallazione Falcone, labicano da pochi anni, ma che già risente di tutte le numerose problematicità del luogo. Riportiamo di seguito alcuni stralci della sua lettera: “… al momento dell'acquisto non erano state ultimate le opere di urbanizzazione anche se il costruttore mi aveva assicurato che da li a poco sarebbero state ultimate. Dopo tre anni la situazione è la stessa, inutile dire che diverse volte mi sono recato presso l'ufficio tecnico… la risposta era sempre la stessa, le opere le avrebbe dovute realizzare la lottizzazione e non il comune, anche se richiedendo tutta la documentazione scopro che il termine ultimo imposto dal comune per la realizzazione delle opere credo sia scaduto da almeno cinque anni. … farle capire in quale situazione mi sono trovato e continuo a vivere, capisco che la crescita del nostro comune è stata esponenziale, ancora oggi nella mia zona e credo in altre, ci sono innumerevoli cantieri aperti, non voglio entrare in merito alla definizione urbanistica del piano regolatore, ma di come una volta definito bene o male , non si sia pensato che forse prima di avviare una serie di cantieri è anche opportuno definire e sopratutto assicurarsi che sia fattibile realizzare le opere urbanistiche e i servizi, come strade, raccolta rifiuti urbani, scuole, verde pubblico ecc, le basti pensare che lungo la circonvallazione Falcone da quando vi abito ad oggi, sono rimasti gli stessi cassonetti per la raccolta dei rifiuti pur raddoppiando il numero di residenti, la logica vuole che se aumentano gli abitanti le soluzioni sono due, o si aumentano i contenitori, o si intensificano la periodicità di raccolta… Verde pubblico, altro problema, ricordo che appena arrivato l'attuale parco giochi di via dello sport non era stato ancora realizzato e la prima cosa che mi venne in mente vedendo il vecchio campo sportivo è perché non venisse utilizzato per un campo giochi o una piazza visto che il paese in verità non ha una piazza… volevo anche dire che ho acquistato quella casa perché confina con uno spazio verde che una volta terminate le opere dovrebbe essere realizzato… per me ci sarà una vera battaglia qualora il comune non provvederà a mantenere tale spazio verde, credendo fermamente che è un bene di tutti e tutti si devono adoperare. L'ultima cosa di cui volevo parlare è la totale insensibilità che fino ad ora le amministrazioni e includo anche i cittadini,hanno avuto nel curare l'aspetto architettonico del centro storico e della conservazione delle proprie radici culturali.”
Per saperne di più www.viverelabico.blog.com www.tullioberlenghi.it www.viverelabico.it Ricordiamo che le prossime elezioni amministrative si terranno il 27 e 28 maggio 2007 Pagina 2
Anno 1, numero 7
Crescere a Labico Qualsiasi ragionamento sulla Labico “che vogliamo”, da cambiare per viverla, sul futuro della nostra comunità non può non avere al centro anche il tema delle giovani generazioni e di cosa questo paese faccia per loro. E questo non per la solita retorica giovanilista, o per un generico “guardare al futuro”, ma per un mero dato statistico che non può non avere effetti sulla politica: a Labico ormai da più di cinque anni i nati sono il doppio dei morti e la maggior parte delle famiglie che si insediano nel nostro comune o sono appena costituite, o sono comunque famiglie “giovani”. Già oggi sperimentiamo gli effetti di queste dinamiche demografiche nei servizi dedicati all’infanzia, nelle scuole insufficienti e nell’assenza di asili nido o pubblici o di convenzioni con il neonato nido privato. Ma come non pensare a cosa offrire a chi si trova e si troverà nella fase più delicata dell’adolescenza? Cosa diamo e daremo a quei quindicenni? Non è cosa di poco conto, perché da quello dipenderanno scelte di vita lavorativa, sociale, culturale. La situazione odierna è semplicemente drammatica. Anche qui parlano i fatti: gli unici spazi per i giovani, o eletti da loro come propri, sono i cerchi, finalmente gestiti anche di inverno, alcuni parcheggi ed il parco “Tulli”, che però non è illuminato (genialata pure questa!) e che ad altri dovrebbe essere destinato. La biblioteca comunale trasferita a Palazzo Giuliani è chiusa da due anni (unico paese senza servizio!); i computer pagati 30.000 euro circa dal Consorzio “I Castelli de La Sapienza” sono indisponibili e sono stati usati solo per un corso per ultrasettantenni, che naturalmente avevano problemi a fare su e giù per gli scaloni, tanto da spostarlo a Valmontone. L’Ufficio Informagiovani chiuso dopo appena sei mesi di attività, cioè allo scadere del contratto stipulato all’apertura; nessuna attività culturale a loro dedicata; unico servizio un campeggio estivo, sicuramente ben organizzato, ma per soli 50 ragazzi fino ai 16 anni di età. Insomma Labico, o meglio l’attuale maggioranza, è rimasta assolutamente indietro rispetto alle politiche giovanili. Questo tema è affrontato oggi in tutt’altro modo dagli Enti locali a tutti i livelli. Le parole d’ordine sono tre: “Accompagnamento”: ovvero l’idea che oggi sia fondamentale, seguire, affiancare, sostenere i giovani in tutte le loro scelte creando servizi e politiche rivolte all’effettiva libertà e possibilità per i giovani di fare le proprie scelte sulla scuola, sul lavoro, sulla vita in modo da potersi costruire il proprio futuro e per accedere al proprio futuro. Di questa politica fanno parte i servizi “Informagiovani”, per il lavoro, l’autoimprenditorialità, per l’università, per la cultura.
di Benedetto Paris Anche però servizi psicologici adeguati, corsi scolastici sulla prevenzione alle droghe e ad una sana e consapevole vita sessuale. Accompagnare però significa anche stimolare, e quindi offrire una biblioteca adeguata, che sia laboratorio culturale con corsi di lingua, mostre, presentazioni di libri, sala computer con accesso internet gratuito e corsi per la patente europea del PC. A seguire la parola “Partecipazione”: creare spazi e luoghi per la partecipazione alle scelte della politica, per sentirsi cittadini a pieno titolo, per responsabilizzarsi, per sviluppare se stessi. E quindi questo si concretizza con l’istituzione dei Consigli dei Giovani. Allo stesso tempo con l’autogestione, controllata, di spazi dove poter sviluppare le proprie passioni, studiare, passare le giornate in luoghi sicuri della comunità e non gentilmente concessi da associazioni, partiti, terze o familiari, quindi con un Centro giovanile. La terza parola è “Sostegno”. Sostegno a chi investe su se stesso, con borse di studio comunali ai meritevoli, offrire sostegno con finanziamenti comunali ai giovani imprenditori, a chi fa il grande salto, a chi esce dalla casa di famiglia, o affitta una casa nel centro storico,
Logo del progetto informagiovani della provincia di Gubbio
ancora di più se lo fa in coppia. Tutto questo non è utopia. Per la prima volta oggi c’è una politica coordinata per le Politiche giovanili: la finanziaria ha istituito il Fondo Nazionale per le Politiche giovanili con 70 mln di euro, di cui tre per il Lazio; la Regione ha istituito il Forum regionale dei Giovani, il Tavolo di Consultazione per le Politiche giovanili, di cui ho l’onore di far parte, un finanziamento di tre milioni di euro per Informagiovani, Consigli dei Giovani e la Carta Giovani, più un piano regionale a cui ogni comune può attingere per propri progetti; la Provincia di Roma ha stanziato 250.000 euro. E Labico? Pagina 3
Vivere Labico news
Sindacati da farsi agli amministratori della Comunità Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo
Non ostante la trascuratezza del mio Antecessore ed il sommo dissesto di questa Communità di Lugnano pure mi è riuscito, che in poco tempo sia formata la nota Tabella (entrate ed uscite della Comunità n.d.r.) a norma delle Istruzioni di codesta Sacra Congregazione del Bongoverno, ed ora mi fò un pregio di qui compiegargliela. Oltre i memoriali e Lettere di detta Sagra Congregazione, che Vostra Signoria Illustrissima mi consegnò per informare prima della mia partenza da Roma, ed oltre infiniti altri memoriali, ed altre informazioni non date dal mio Antecessore, che si è degnato di lasciarmi il tutto, parte smarrito, e parte in confuso, questa mattina ò ricevuto altro plico di Lettere, e di memoriali della medesima Sagra Congregazione per informare. Io non mancherò al mio dovere; ma La prego di farmi accordare tutto il tempo necessario giacche mi ritrovo in un caos, e prima fà d’uopo ch’io procuri di porre in qualche sistema il pessimo regolamento di questa lacera comunità. Ella per i scambievoli ricorsi di questi maliziosi, ed invidiosi communisti¹ si ritrova senza Contestabile, senza Depositario, senza Segretario, e senza Esattore. O’ procurato che intanto supplisca da Segretario interino il Signor Pietro Ficoroni, che è l‘unico capace, ch’io abbia potuto ritrovare per tal carica. Perchè mancava l’esattore i poveri Salariati non anno potuto esser pagati, ed in ispecie i poveri Medico, e Chirurgo, che sono venuti da me a piangere. Così la Comunità si ritrova sotto l’esecuzione per i pesi Camerali, ed intanto in Casa non si ritrova un bajocco. La Comunità è creditrice di quasi tutti i Consiglieri, e nessuno di essi paga per i raggiri dai medesimi commessi, e perchè non vi sia l’Esattore, e perchè a forza di ricorsi a questa Sacra Congregazione non si diino esecuzione ai mandati di Mano Regia². Dunque jer l’altro citai tutti i consiglieri avanti di me, ed alla presenza dè medesimi per decreto elessi per esattore interino il Signor Abate Isidoro Marcelli, Uomo il più facoltoso del Paese, e l’unico, che non sia Debitore della comunità. Egli non voleva accettare l’incarico, ma a forza di prieghi lo indussi. Al medesimo ò consegnate varie note dè Debitori, acciò vadi procurando esiggere. In progresso avrò a giorni quali siino i Debitori contro cui era stata già spedita la mano Regia. Intanto questa mane (mattina) ò fatto radunare il consiglio ove alla mia presenza, ed a norma delle mie insinuazioni si sono subito per ballottazione creati i nuovi Sindaci affinchè presiedano ai Sindacati da farsi agli ultimi amministratori della Comunità. Quanto prima farò che s’incomincino i sindacati a norma degli ordini della Sacra Congregazione. Prego Vostra Signoria Illustrissima perchè voglia render raguagliata di tuttocciò tanto Sua Eccellenza Padrona, come anche la suddetta Sacra Congregazione, e qui pieno d ‘ossequio mi protesto. Pagina 4
di Ruggero Mariani
Di Vostra Signoria Illustrissima Valmontone 22 Maggio 1785 Umilissimo, e Devotissimo Servitore Luigi Lodovichetti All’Illustrissimo Signor Signor Padrone Colendissimo Il Signor Avvocato Luigi Guiducci Roma Questo è il testo della lettera che l’Avvocato Luigi Lodovichetti invia all’Uditore³ Generale della Sacra Congregazione in data 22 maggio 1785, in risposta ai memoriali giunti alla stessa e che riguardavano il dissesto finanziario in cui si ritrovava la Comunità. Luigi Lodovichetti, Cittadino Pescarese, Uditore Generale di Sua Eccellenza il Signor Principe Don Andrea Doria Pamphili di Valmontone, fu inviato a Lugnano nel 1785, per mettere ordine al malgoverno che regnava all’interno della Comunità. Il suo predecessore in qualità di Uditore era un certo Filippo Molajoni, il quale gli lasciò le informazioni (o meglio i documenti) incompleti, o comunque mancanti in più parti. Il Lodovichetti, chiede una proroga alla scadenza che la Sacra Congregazione gli aveva imposto, proprio per poter ricostruire la documentazione che riguarda lo stato dei debiti della Comunità. Nella lettera, il Lodovichetti ci dice che la Comunità si ritrova senza il Contestabile (ufficiale che soprintende), senza Depositario, senza Segretario, e senza Esattore, per i continui ricorsi fatti da alcune persone (maliziose ed invidiose) facenti parte della Comunità. A causa di ciò, da tempo non venivano pagati i salariati, il Medico ed il Chirurgo (questi ultimi due incarichi, potevano essere ricoperti anche da una sola persona). E, come riportato letteralmente – nella Casa (non cassa) – non si ritrovava un bajocco. Questo per evidenziare che l’amministrazione della Comunità avrebbe dovuto essere gestita come una Famiglia. Purtroppo però non sempre è stato così. Infatti in quegli anni la Comunità era creditrice della maggioranza dei Consiglieri i quali, da tempo, non pagavano i loro debiti tramite “i raggiri dai medesimi commessi”, e perché, tra l’altro, “a forza di ricorsi a questa Sagra Congregazione non si diino esecuzione ai mandati di Mano Regia (i sequestri o arresti eseguiti dalla forza pubblica)”. Il Lodovichetti, per fare in modo che la Comunità esigesse i crediti dai debitori, elesse per Esattore l’Abate Isidoro Marcelli (il titolo di Abate non era dovuto solo ai superiori di case religiose, ma anche da un certo numero di persone, ecclesiastici e laici, che non avevano alcuna attinenza col sistema monastico) il quale era l’unico dei Consiglieri che non avesse debiti verso la Comunità. Subito dopo, sempre il Visitatore Lodovichetti, fece eleggere i nuovi Sindaci (4), “affinché presiedano i Sindacati da farsi agli ultimi amministratori della Comunità. Quanto prima farò che s’incomincino i sindacati a norma degli ordini della Sacra Congregazione.” A quanto pare, non avevano nulla da invidiare rispetto ai nostri tempi. Ieri, come oggi, a pagare sono i poveri (allora veramente poveri a tal punto che si moriva anche di fame) cittadini da sempre costretti a ripianare i debiti della Comunità. Ed è proprio vero, non impareremo mai a vivere meglio e a comportarci diversamente se non riusciamo a comprendere la nostra storia, dobbiamo sempre guardare al futuro non dimenticando il passato. 1. I communisti o comunisti: erano le persone appartenenti alla Comunità, (bisognerebbe spiegarlo anche a Silvio). 2. La Mano Regia: la forza pubblica incaricata di effettuare riscossioni di debiti, sequestri, arresti. 3. Uditore: uomo di legge. Chi ascolta, che ascolta. Nel secolo XVI funzionario incaricato di controllare gli atti; anche chi era incaricato di controllare, in via straordinaria, di saggiare, a scopo di vigilanza, la veridicità degli atti. 4. Sindaco: [in età comunale, verifica degli atti di Governo del Podestà (o di altri funzionari del Comune), eseguita, allo scadere del mandato, da un apposito collegio di Sindaci]. Era previsto anche nello Statuto del Castello di Lugnano.
Anno 1, numero 7
Politica e trasparenza L’accostamento sembrerebbe anacronistico per chi immagina la politica come semplice esercizio del potere. Spesso, nel sentire comune, politica è la traduzione di qualcosa o qualcuno che agisce nel buio, che usa il potere per realizzare piani che il più delle volte tendono a soddisfare le esigenze di chi li fa… tutto per interesse e non certo per passione. A Labico tutti sanno che una larga fetta di elettori sceglie, tracciando la croce sulla scheda elettorale, non per ideale ne perché pensa che una compagine garantisca meglio dell’altra il bene comune dei cittadini, ma perché spesso la promessa di un favore personale è meglio di qualsiasi buongoverno! Ovvio che la dignità e l’orgoglio di cittadini liberi, nel caso citato, vanno a farsi friggere e lasciano il posto all’egoismo e alla sottomissione perpetua, diventando quasi proprietà di chi ha fatto il favore e che conterà su quel voto quella persona vita natural durante. Il modo di essere elettori per favore produce in alcuni soggetti che il potere non c’e l’hanno - ma che lo vorrebbero avere - modi inusuali, ma molto in voga a Labico, di fare politica e l’attesa, che precede la scelta di schieramento a cui aderire, non viene certo gestita con la trasparenza di chi crede in un ideale; ma con la convinzione di chi crede che per governare sia necessario ottenere il consenso basato sulla clientela elettorale e sia necessario stare con la coalizione che detiene il maggior pacchetto di voti - che per questo garantirà meglio un posto in maggioranza. Inutile sprecare ulteriori parole; la politica del comandare (senza amministrare) nella maggior parte dei casi è quella premiata dai cittadini e nello specifico dagli elettori Labicani. Non per colpa ma per assenza, fino ad adesso, di un’alternativa che sia un’altra cosa, non si tratti cioè semplicemente di cambiare un’orchestra che però suona la stessa musica, ma di averne una che finalmente porti un’aria fresca, magari con strumenti nuovi che diano nuove tonalità… abbandonando la solita musica fatta da una sola nota, come quella dell’espansione edilizia, il più delle volte stonata. Politica e trasparenza dovrebbero essere una fusione indivisibile: noi ci stiamo provando. Certo le parole se non sono promesse contano poco ma le nostre storie dovrebbero contare e dimostrare che la politica, per quello che ci riguarda, è una passione. In nessuno dei nostri aderenti c’è ombra di conflitto con interessi - che potrebbero essere tutelati dalla politica amministrativa - viviamo dignitosamente del nostro lavoro e se ci priviamo del nostro tempo, e molto spesso anche del nostro denaro (poiché tutto quello che si vede della nostra attività è autofinanziato), è perché la passione che ci porta a fare politica scaturisce dalla convinzione
di Leonardo Saracini che Labico possa diventare un paese da vivere. Tutto, ovviamente con il supporto dei cittadini che non hanno niente da temere da una città che sia a misura d’uomo, che abbia verde fruibile, scuole con strutture sicure, marciapiedi percorribili, politiche giovanili, sociali, culturali, sanitarie, sportive, ambientali e tutte quelle che un’amministrazione, che non abbia gli occhi foderati di cemento prosciutto, dovrebbe occuparsi. Questa volta prima di andare a votare, se partite dal presupposto che è ora di cambiare, fate l’analisi alle persone che si propongono di amministrare questo paese giratele e se non basta rigiratele, e scegliete dopo averlo fatto con scrupolo. Solo così facendo potrete forse avere la garanzia che chi governerà per i prossimi cinque anni lo farà certamente a beneficio esclusivo di tutti i cittadini. Se pensate che “tanto siete tutti uguali” chiedetevi quale beneficio personale si può trarre da un modo di fare politica che tuteli l’ambiente, che cerchi di dare ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno. Quale tipologia di corruttore sarebbe disposto a pagare perché si tuteli il territorio? Io non riesco ad immaginarlo, mi viene più facile pensare che ci potrebbero essere pressioni perché su un bel bosco - che non ingrassa nessuno, se non i polmoni di chi ci abita vicino - si possa costruire una bella palazzina o meglio ancora una serie di villette a schiera ad esclusivo servizio della tasca di chi costruisce, così la richiesta abitativa della comunità e più che soddisfatta, e per logica i polmoni di tutti gli altri lo saranno un po’ meno. Se chi amministra adesso continuerà a farlo per i prossimi anni, per quel che riguarda la qualità della vita, non rimarrà alternativa al raschiare il fondo del barile già parecchio svuotato; c’è ancora margine per salvare quel poco che rimane………agli elettori la scelta.
In breve... Tfr: Che fare? Entro il prossimo giugno tutti i lavoratori dipendenti dovranno decidere cosa fare del proprio Trattamento di Fine Rapporto. Dovranno scegliere se investirlo in fondi pensione di banche e assicurazioni, in fondi di categoria oppure se lasciarlo maturare in azienda. Molti sono i dubbi su opportunità e rischi al riguardo. Per aiutare i cittadini a dissolverli VivereLabico, con la collaborazione della Camera del Lavoro CGIL Pomezia – Castelli – Colleferro e Subiaco, ha organizzato, per domenica 1 aprile, dalle 11.30 alle 13.00, presso la sede del gruppo in Piazza della Libertà 15, un banchetto informativo, durante il quale verrà fornito del materiale.All’incontro, oltre ad alcuni esponenti del gruppo VivereLabico, sarà presente Pino Cappucci, rappresentante CGIL. Si invitano a partecipare tutti i cittadini che vogliono saperne di più e chiedono di avere una certezza sul proprio futuro! Pagina 5
Vivere Labico news
Liberiamo Passannante… già, ma chi è Passannante? “Lunedì prossimo salterà la riunione settimanale del gruppo. Andiamo al teatro per uno spettacolo su Passannante…” Chi? “Ci saranno Ulderico Pesce, Francesco Di Giacomo, gli Acustimantico, i Têtes de Bois …” Ah, quelli di Sanremo… allora non è uno spettacolo di extraterrestri? “Eleonora, vieni anche tu?” “Ma no… non so… devo pensarci…” Alla fine ho ceduto - la tentazione è stata forte dopo aver letto su Internet che sarebbe stata presente anche Carmen Consoli – e lunedì 19 marzo alle 21 ero, insieme ad un piccolo gruppo di idealisti davanti al teatro Palladium di Roma. In realtà non sapevo bene che cosa mi aspettasse… Lo spettacolo ha inizio, la sala è stracolma di gente, il teatro è tutto esaurito. Si alza il sipario e… Per Passannante Gino Paoli e i Têtes de Bois. La serata prende un verso positivo e dopo qualche minuto, quando Paoli intona Il cielo in una stanza, sono ormai completamente dentro lo spettacolo… già, ma una domanda continua a ronzarmi in testa: chi sarà mai questo Passannante per il quale tutti sono qui? Con il passare dei minuti artisti, cantanti, attori, poeti, gente comune si alternano sul palco e, tra parole, immagini e musica, compongono a poco a poco nella mia testa i tasselli di un puzzle… di un triste puzzle rimasto per più di un secolo sospeso tra presente e passato. Un lavoratore del Meridione? Un anarchico? Un uomo? Giovanni Passannante era tutto questo e forse di più. La certezza arriva dopo l’esibizione, tutta giocata su filo sottile dell’ironia, di Ulderico Pesce. Passannante era un giovane del sud, precisamente un cittadino lucano, che nel 1878 ferì, più come un gesto simbolico che come
di Eleonora Fioramonti
reale intenzione di uccidere, re Umberto I. Da quel momento la sua vita non sarà più degna di essere considerata tale. La sua famiglia fu costretta ad abbandonare il proprio paese – che da allora cambierà nome e da Salvia diventerà Savoia di Lucania – e rinchiusa nel manicomio di Aversa. Lui fu rinchiuso nel penitenziario di Portoferraio, sull’ Isola d’Elba, in una cella di un metro e cinquanta di altezza posta sotto il livello del mare, al buio, incatenato, senza cibo e costretto a vivere di se stesso… solo. Dopo 12 anni di prigionia fu trasferito in una cella al piano superiore e dichiarato pazzo. Solo in seguito, grazie all’interesse del deputato socialista Agostino Bertani, fu definitivamente trasferito nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino dove morirà a sessant’anni… Ma il peggio per Giovanni Passannante arriverà dopo la morte – e di colpo finalmente mi è chiaro perché tutte queste persone, e anch’io, sono qui per questo. Il suo corpo fu dato in pasto ai cani, il suo cranio e il suo cervello furono esposti, e lo sono ancora oggi, in una teca del Museo Criminologico di Roma… pensate, possono essere “ammirati” per modica cifra di 2 euro! Ora tutto è chiaro davvero. Siamo tutti lì per riportare Giovanni nella sua terra, siamo lì per dargli quella sepoltura che merita – diritto di ogni uomo - siamo qui per chiedere di liberare Passannante… un lavoratore, un anarchico, un uomo! Alla fine della serata, l’esibizione della “cantatessa” per me, è solo la ciliegina sulla torta di un’esperienza intensa, vissuta tra ideali, riflessioni, voglia di cambiare e idea che cambiare sia davvero possibile, fra tristezza e qualche sorriso strappato con ironia. Tre ore di spettacolo alla fine del quale non si può far altro che ripetere…Liberiamo Passannante… per liberare forse anche un po’ di noi!
Avanti Pop: quando la musica dà voce alla realtà “Gli esplosivi e i missili, la polvere e l’aria, il veleno e l’acqua, i rifiuti, le bombe o parte di esse, e tanta terra verde intorno, amara terra mia”… Dopo i cancelli della Fiat Sata di Melfi, le cartiere di Isola del Liri, le acciaierie di Terni, i campi di Borgo Libertà, l’Atesia di Roma e la ferrovia di Allumiere, il camioncino Fiat 615 del 1956 farà la sua prossima tappa a Colleferro, sulle tracce delle fabbriche di armi. Sabato 31 marzo, alle ore 21, presso l’ Istituto Parodi Delfino di Colleferro, il poliedrico gruppo romano dei Têtes de Bois, accompagnato da ospiti e testimoni, porterà il progetto Avanti Pop nella cittadina industriale della provincia capitolina. Tra musica, immagini e parole, affronterà i temi del lavoro, della disoccupazione, della lotta, per dare valore e senso alla parola “giustizia”. Un continuo rimando di presente e passato, tra vecchi ideali e nuove, immutate realtà, senza dimenticare la rabbia, il sangue, la lotta e il riscatto.. Da dieci anni i Têtes de Bois portano in giro per l’Italia il loro camioncino, strumento di lavoro trasformato in palcoscenico itinerante, luogo d’incontro e scambio per molteplici idee e riflessioni, e danno vita ogni volta ad uno spettacolo affascinate e ovunque unico. Nella tappa di Colleferro interverranno Cisco, ex voce dei Modena City Ramblers, Rolando Ravello (Marco Pantani in tv), Tullio Berlenghi, Responsabile legislativo dei Verdi alla Camera e autore del libro “Come difendersi dagli ambientalisti”, Marta Dal Prato, Fausto Pellegrini, giornalista e Gianluca Diana, dj set di Radio Città Aperta. Pagina 6
Anno 1, numero 8
14 aprile 2007
Vivere Labico news Lo sprint finale delle “grandi” opere In economia viene definito “ciclo elettorale di spesa”. E’ un consolidato sistema di utilizzazione delle risorse pubbliche finalizzato ad “oliare” il consenso, nella fase immediatamente precedente la tornata elettorale. Vale a tutte le latitudini (e quindi non solo in Italia) e vale per tutti gli ambiti territoriali di riferimento dell’organismo pubblico che va al rinnovo del mandato. Dal governo nazionale alle amministrazioni regionali, dalle province ai comuni. Si basa, questo meccanismo, su una modesta considerazione che spesso si ha del corpo elettorale, giudicato incapace evidentemente di valutazioni ad ampio respiro e che, secondo la valutazione di chi governa, è in grado di tener conto esclusivamente di quanto viene fatto nelle poche settimane che precedono le elezioni: tutto il resto non conta. Ecco quindi che aumentano gli investimenti di parte corrente – sempre in economia sono considerati quelli di minor valenza, poiché non danno valore aggiunto e non aumentano la ricchezza complessiva – poiché sono quelli più facili da attivare e consentono un più agevole ritorno del consenso. Certo non mancano gli investimenti, i quali però in assenza di una effettiva capacità di programmazione e realizzazione rischiano di non essere altrettanto tempestivi ed efficaci. Anche Labico rispetta questa gloriosa tradizione e in questi ultimi mesi si assiste ad una notevole operosità e ad un discreto fermento in questa direzione. Ci sono anche piccole operazioni di maquillage, la cui frettolosità comporta conseguenze quasi comiche, come le transenne che vengono installate senza alcun criterio per essere rimosse e ricollocate dopo pochi giorni, per l’evidente irrazionalità della primitiva collocazione. La sensazione è quella di uno stato di inerzia durato alcuni anni, per poi rendersi conto che il giudizio sull’operato dell’amministrazione avrebbe tenuto conto proprio di quell’inerzia. E allora ecco che ci si attiva con provvedimenti “tampone” (quindi non risolutivi) su esigenze nate proprio dalle scelte urbanistiche e di crescita demografica della stessa amministrazione. Alcuni servizi di pubblico interesse non ci sono e Sommario: Lo sprint finale delle “grandi” opere Qualcosa sta cambiando...
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Bona Fame... Problemi della scuola: domande chiare, risposte (in)certe
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di Tullio Berlenghi
continueranno a non esserci (pensiamo ad un asilo nido, ad un teatro o alla biblioteca, di fatto attualmente inutilizzabile), mentre altri sono già insufficienti nonostante si stia lavorando – seppur tardivamente – ad un loro ampliamento. Penso alle strutture scolastiche, che non basteranno ad accogliere i bambini e i ragazzi che vivono a Labico. Insomma da un lato si vuole dare un’immagine di solerzia e dinamicità, dall’altro si ha la sensazione che questa attività serva a nascondere la mancata realizzazione di quelle opere e di quei servizi di cui il paese ha bisogno, ma che non riesce ad avere. Siamo consapevoli che c’è bisogno di tempo e che non si può pretendere di ottenere dei risultati in pochi mesi. Peccato però che chi amministra attualmente ha avuto dieci anni di tempo per lasciare il segno del proprio operato. Il segno, indubbiamente, l’ha lasciato. Con una politica di gestione del territorio i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. E per il futuro prevedono di proseguire con la medesima impostazione. La nostra proposta è differente e punta ad una riqualificazione dell’esistente e alla realizzazione ed al miglioramento dei servizi e delle strutture per i cittadini. I quali il 27 e 28 maggio avranno la possibilità di scegliere quale futuro per il proprio paese. E siamo certi che lo faranno con una valutazione complessiva e non basata solo sugli affrettati ritocchi di fine consiliatura.
Qualcosa sta cambiando… di Leonardo Saracini Il 15 novembre sembra una data lontana eppure non sono passati che pochi mesi dal giorno che con un ampio consenso, in una assemblea affollata, si scelse il cambiamento. Anteponemmo coraggiosamente la possibilità di poter vivere labico, elevandone la qualità della vita, in tutti gli aspetti, da quello sociale a quello urbanistico, con la speranza che durante il cammino avremmo aggregato persone che per scelta si tenevano lontane dalla personalizzazione della questione amministrativa, deluse da un metodo preistorico di fare politica e che intravedessero in Vivere Labico - inteso come gruppo di persone - la possibilità, magari partecipandovi direttamente, per avviare il cambiamento che da anni si aspettava e nel quale in molti speravano. Da quel giorno tutto è stato più facile e di cambiamenti evidenti ne sono avvenuti, continua a pagina 4...
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Bona Fame… “BONA FAME”: così ci hanno sempre ripetuto i nostri nonni. Questa era la frase che ci sentivamo ripetere sempre da bambini, quando non volevamo mangiare il cibo che ci veniva preparato per i nostri pasti, o per la merenda da portare a scuola. Ci siamo sempre chiesti il perché, non credendo troppo a ciò che ci veniva raccontato. Alla fame patita dai nostri stessi nonni e dai loro avi. Guardando bene come sono andate le cose realmente, dobbiamo soltanto essere felici che negli ultimi anni, (per Labico e la sua popolazione) dal 1935 (più o meno), le cose sono andate diversamente per molti di noi. Non è retorica, ma conoscenza della storia e di come si sono svolti i fatti.
1793: La Fame Il 1793 fu un anno di grave crisi per la mancanza di pane per la Comunità. In tantissimi morirono di fame. Ciò fu causato da una fallanza generale dei raccolti nel 1792, a cui si aggiunse la febbre "terzana" che colpì decine di persone. Non c’era più grano per la farina, quindi non c’era pane. La popolazione fu costretta a cibarsi di ciò che riusciva a trovare. Molti si salvarono perché riuscirono a nutrirsi di sole castagne. Questo il testo della risoluzione consiliare della fine di aprile del 1793 dove i Priori della Comunità chiedono l’autorizzazione alla Sacra Congregazione di poter prendere in prestito 600 scudi:
di Ruggero Mariani quale potranno alquanto risorgere, e potrà evitarsi la morte di non pochi miserabili. Che della grazia. La richiesta fatta con la risoluzione consiliare fu vagliata ed esaminata dalla Sacra Congregazione, la quale richiese notizie in merito all’Uditore di Valmontone (di cui non si riesce a leggere il cognome), che trasmette insieme la seguente lettera di risposta:
Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo Sussiste pur troppo a danno del bopolo della Terra di Lugnano quanto si rappresenta dali Publici Rappresentantj della Communità di detto luogo nella supplica da essi Umiljata alla Sagra Congregazione del Buon Governo, né altro espedjente nelle attuali divisate circostanze rendesi opportuno, che il decretato imprestito dal bublico consiglio della somma di scudi seicento, rapporto al quale se ne implora la licenza del prelodato (Sagrantissimo) tribunale, onde provvedere alla distribuzione di detta somma agl’urgenti bisogni di detta Popolazione. In vista pertanto di tale urgenza, ed in seguito del Venerantissimo Rescritto della prelodata Sagra Congregazione, mi sono fatto un dovere di ordinare provvisjmalmente la distribuzjone di scudi duecento, che sono stati anticipatamente sborsatj dall’istessa persona, che ha accordato il mandato imprestito della suddetta Somma di scudi 600 da effettuarsi, all’interesse di cinque per cento, sentito l’Oracolo di detta Sagra Congregazione. Questo è quanto mi trovo in dovere di partecipare a V. S. Illustrissima per obligo del mio Officjo, e passo col più profondo ossequjo a protestarmj.
Di V. S. Illustrissima Valmontone 13 Maggio 1793 Giacomo Buttinelli e Domenico Saracini Priori della ccondis Devotissimo ed Obbligssimo Servitore di Lugnano in Campagna Oratori Umilissimi dell’EE. VV. Gjan Michele (...onducci) Uditore Reverendissime ossequiosamente espongono, ritrovarsi tutta L’Uditore di Valmontone, svolgeva il compito anche per quella Popolazione in una estrema calamità, senza denaro, e Lugnano, visto che il Feudo era dei Doria Pamphili, cui senza grano; onde ormai, se non si ajuta, corre ognuno spettava la nomina dello stesso. Visto che la risposta della pericolo di morir dalla fame. Ricorsero gli Oratori al Sacra Congregazione del Buon Governo non arrivava, proprio Barone per ottenere una congrua somministrazione l’Uditore (della Casa Doria Pamphili) Luigi Giuducci di grano per distribuirne una proporzionata rata a cadauno, (appunto in attesa del Rescritto della S. C.) sollecita un e pagarne il prezzo in Agosto, e Settembre, ed il medesimo accoglimento positivo della richiesta fatta, sentito anche il ccondiscese benignamente a fargli somministrare una ventina parere del Governatore sulla questione. Trasmette di nuovo di rubbia, purché tutti i Consiglieri si fossero obligati uti la risoluzione consiliare della fine di aprile, singuli, et in solidum; Ma propostosi l’Affare al publico accompagnandola dalla seguente lettera. Consiglio convocato il dì 28 dello spirante Aprile, fù riconosciuto, non essere sufficiente all’estremo bisogno, in Eminentissi, e Reverendissimi Signori cui si ritrova tutto il Popolo, ed avendo ritrovata Persona che Dall’Informazione da me richiesta al Governatore di si compiace somministrare la somma di scudi 600 da Lugnano in Campagna su la supplica presentata restituirglisi prò rata intermine di anni trè, e pagarne i frutti, all’Eccellenze Vostre Reverendissime Da Giacomo fù risoluto d’implorare la licenza della Sagra Congregazione Buttinelli, e Domenico Saracini Priori di detta Comunità si per prendere detto denaro ad interesse, come dalla Copia vede esser pur troppo vera l’estrema calamità in cui Autentica della Risoluzione consiliare, che si umilia annessa. ritrovasi tutta quella Popolazione per la mancanza di Supplicano pertanto gli Oratori umilmente le pietose Viscere Grano, e di danaro, ne esservi altro mezzo nelle attuali dell’EE. VV. a degnarsi di concederli simile licenza, colla divisate circostanze, che l’imprestino nella somma di scudi
Eminentissimi, e Reverendissimi Signori
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Anno 1, numero 8 600 decretato dal Publico consiglio, per cui dall’Eccellenze Vostre Reverendissime Se ne implora la licenza; onde con la distribuzione di detta Somma provedere agli urgentissimi bisogni della Popolazione. In vista poi del Rescritto dell’EE. VV. RR. è stata dal Governatore ordinata la distribuzione di scudi 200, che sono stati anticipatamente sborzati dall’istessa persona, che hà accordato il surriferito imprestito nella somma di scudi 600, onde provisionalmente riparare al danno della Popolazione. Ed accludendo la Risoluzione consigliare con tutto il rispetto mi protesto Dell’EE. VV. RR. Casa 24 Maggio 93 Umilissimo devotissimo Obbligatissimo Servitore Luigi Guiducci Uditore Come succedeva e succede ancora oggi spesso, le decisioni erano al di là da venire tant’è che alla fine del mese di Agosto dello stesso anno, la Comunità, ancora una volta richiede alla Sacra Congregazione del Buon Governo di poter prendere in prestito la somma di 600 scudi, permesso che ancora non è stato accordato. Per poter far sì che la S. C. desse un parere positivo alla richiesta, la Comunità rifiuta addirittura di accettare venti rubbia di grano offerte in prestito dal Cardinale Doria, su richiesta dei Priori della Comunità, con le quali non avrebbero sopperito che per un brevissimo periodo di tempo alla bisogna della Comunità stessa. Qui di seguito riportiamo la copia della risoluzione consiliare, nel quale si chiede ancora una volta la “licenza” di poter prendere in prestito la somma richiesta. Di particolare interesse è “l’aringa” di Giuseppe Tamburlani, che ringrazia il Cardinale per l’offerta del prestito di venti rubbia di grano, ma chiede al consiglio di andare al voto per richiedere la suddetta licenza. Si va alla votazione di entrambe le proposte. La prima sul prestito del grano da parte del Cardinale, viene bocciata con 56 voti contrari e solo 3 favorevoli; mentre la seconda sulla richiesta di prestito in denaro, che avrebbe risolto almeno per un periodo più duraturo i fabbisogni della popolazione, si ritrovarono voti favorevoli 34 contro i 21 contrari.
Copia della risoluzione consiliare del 28 agosto 1793 Adì 28 Agosto 1793 E’ convocato il publico generale consiglio per ordine di (Sua) (Eccellenza) del Signor Gio: Ficoroni vice Governatore e delli Signorii Giacomo Bottinelli e Domenico Saracini Contestabili,al quale intervengono li seguenti: Signori Giacomo Bottinelli e Domenico Saracini Contestabili, Signor Arciprete Ginnetti Deputato Ecclesiastico, Lorenzo Galli, Francesco Aurelj, Pietro Antonio Lombardi, Gio: Batta (Angeli), Giuseppe Cioccio, Pietro Aurelj, Giustino Giuliani, Domenico Giuliani quondam (fu) Angelino, Silvestro Marcelli q.m (fu) Polidoro, Luigi Aurelj, Gio: Batta Zaccarini, Filippo Amadio, Giuseppe Aurelj, Francesco Antonio Sozio, Francesco Gioia q.m Domenico, Alessandro Marcelli, Gio: Giacomo Impilloni, Gio: Batta Pizzuti, Luigi Giuliani, Domenico Saracini q.m Francesco, Francesco (Bruno), Giacomo Andrea Colonna, Paolo Giuliani, Eugenio Marsilj, Andrea Sozio, Francesco Rinaldi, Tomasso Antinorella, Loreto Tulli, Felice Bottinelli, Giuseppe Antinorella, Franesco Cioccio, Gio: Fiacchi, Francesco Battisti, Angelo Marcelli q.m Liberato, Alessandro
Saracini q.m Antonio, Felicangelo Battisti, Giuseppe Fioramonte q.m Gio: Antonio, Giuseppe Natalizia, Giuseppe Tamburlani, Giacomo Amadio, Felice Fioramonte, Giacomo Marcelli, Francesco Trionfera, Domenico Bottinelli q.m Pietro, Felice Zaccarini, Valeriano Giuliani, Francesco Tamburlani, Francesco Pizzuti, Antonio Amadio, Francesco Gioia = li quali (...) (......) propone che per sovvenire alli bisogni ne quali presentemente questo Popolo si ritrova, hanno questi Priori implorato presso Sua Eminenza il Signor Cardinal Doria un qualche sovvenimento di grano in imprestito, ed il medesimo Lodato Signor Cardinal ha accondisceso somministrarle rubbia venti di grano, purché però li Signori Consiglieri si obblighino uti singuli di restituirlo in Agosto, ò Settembre, e si convenga il prezzo col Signor Ministro, però dihino il loro parere =. Si alzò Giuseppe Tamburlani, ed arringando disse, che siccome la quantità di grano, che Sua Eminenza si degnarebbe somministrare nella quantità suddetta di rubbia venti, non è sufficiente per provedere alli bisogni ne quali il Popolo si ritrova, però ne venghi ringraziato, e si provedi detto Popolo con dare la facoltà alli suddetti Signori Priori di ottenere la licenza dalla Sacra Congregazione del Buon Governo di prendere ad interesse una somma di denaro almeno in quantità di scudi seicento, e si distribuischino, secondo li bisogni alle persone, le quali pagheranno pro rata detto interesse, onde passi il bussolo in due volte, primo, se venghino prese le rubbia venti grano, diano la palla bianca, e se non si debba pigliare, diano la palla nera, quale corso a questo bussolo, sonosi ritrovate palle bianche numero tre, e nere numero cinquantasei, sicche non accettarono il percepire dette rubbia venti di grano = Secondo, corre il bussolo per prendere li denari suddetti ad interesse con condizione, che si debbano rimettere, e pagare pro rata in Termine di Anni tre la suddetta somma, e non rimettendosi corri l’istesso frutto contratto che sarà onde, chi ciò vuole metti il voto bianco e chi no il voto nero, e questi raccolti sonosi ritrovati voti bianchi numero trentaquattro, e voti neri numero ventuno, sicche resto accettato l’arringo di prendere il denaro suddetto = In seguito di tutto ciò, li suddetti Consiglieri anno date tutte le facoltà alli suddetti Signori Priori di ottenere dalla Sacra Congregazione del Buon Governo la licenza di prendere detto denaro, e di convenire, presso chi chesia, l’interesse al meno sia possibile, e di distribuirli à norma de bisogni alle Persone = E rese le grazie à Dio fù dimesso il Conseglio = G. Ficoroni Vice Governatoe = Bartolomeo Sinibaldi Segretaris = (Quq) quidem Copia c.me In fid. Extracta fuit e suo prop.o originale nil addendo, nil minuendo, et facta collatione concordare (rima...) p. In fide p. Datu a Sig.ri Priorali Lugnani (hac) die 29. Ag.tis 1793: Ita est Bartholomeus Sinibaldi Notarus publicus et Segretarius =
Ricordiamo che le prossime elezioni amministrative si terranno il 27 e 28 maggio 2007 Pagina 3
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Problemi della scuola: domande chiare, risposte (in)certe Pensiamo che i cittadini abbiano il diritto di ricevere risposte chiare alle proprie richieste. Pensiamo che sia un dovere delle Autorità quello di esprimere in tempi brevi ed in modo non ambiguo il proprio parere. Soprattutto se dai cittadini arrivano proposte che migliorano la qualità di vita, soprattutto se queste proposte interessano i più piccoli. E’ vero che non votano, è vero che non danno profitto immediato, ma sembra che i nostri amministratori non abbiano neanche ‘nu riazzu pe’ ccasa (un bambino in casa). I cittadini, così come i figli dai genitori, hanno il diritto a SI e a NO in tempi accettabili. Non si meritano il traccheggio. Due sono i fatti che vogliamo ricordare e che riguardano proprio i riazzi. Luglio 2004. Dopo mesi di lavoro di un gruppo di genitori su un progetto all’avanguardia nel Centro Italia per prevenire l’obesità infantile, chiediamo formalmente una risposta all’amministrazione comunale. Un SI o un NO, non per forza SI. Anche un NO, magari con le dovute spiegazioni. Non ci sembrava così difficile, eppure aspettiamo da quasi TRE ANNI. All’inizio di marzo, poco più di un mese fa, un gruppo di genitori, convocato dai rappresentanti del consiglio d’istituto, si riunisce per valutare un problema (uno dei tanti) delle nostre scuole: il servizio di mensa scolastica. Si decide di organizzare meglio la già esistente Commissione mensa, mediante la stesura di un Regolamento che dia ai genitori la possibilità di effettuare dei controlli in maniera più attenta. A metà marzo il regolamento è stato consegnato all’assessore competente con la richiesta di approvazione, salvo eventuali osservazioni, in giunta comunale. Stiamo aspettando, un SI o un NO, anche un “rivediamo qualcosa” va bene, ma una risposta! Certo non è passato molto tempo (rispetto ai tre anni dell’esperienza precedente), ma tra poco finirà anche questo anno scolastico e per l’ennesima volta i genitori non avranno potuto avvalersi del diritto di verificare il servizio pasti fornito ai propri figli. Vorremmo avere amministratori coraggiosi. Con il coraggio di valutare seriamente le proposte dei cittadini, con il coraggio di lavorare insieme per migliorare la qualità della nostra vita. Con il coraggio di dire NO quando “non è possibile perché…” segue dalla prima... alcuni senza colpo ferire, altri invece hanno lasciato sul campo qualche vittima. Si è rivelato più facile il rapporto con le tante persone che hanno aderito alla proposta di cambiamento con le quali il dialogo è sempre produttivo ed il confronto, che pure c’è, non diventa mai scontro; mentre per sostenere la validità delle posizioni non si arriva mai all’ingiuria o alla minaccia di abbandonare la nave. Il cambiamento c’è stato nell’ elezione del nuovo presidente del centro anziani dove è stato premiato il lavoro e la dedizione e non l’arroganza di chi proponeva soluzioni diverse alla libera scelta degli iscritti. Questo cambiamento non è certo avvenuto per nostro merito, ma per noi è un segnale positivo che accresce non poco la speranza che il cambiamento appena iniziato sia ancor più ampio dopo il 28 maggio. Cambiamento ci sarà nella composizione del nuovo consiglio comunale, nella remota e malaugurata ipotesi che questa maggioranza venga confermata di certo ci sarà un’altra opposizione. Cambiamento è nel clima di sbando che mostra la maggioranza, evidenziato dalla difficoltà nella scelta del successore, un clima da lotta intestina che si percepisce nell’aria: persone ansiose di sapere chi sarà il capo a cui dovranno obbedire. Sbando che non ci sarebbe stato se a contendere la fascia tricolore fosse stata una compagine fatta solo di somma matematica… con le solite facce che girano tra le i banchi del consiglio comunale ormai da troppo tempo, sarebbe stato sufficiente un solo remo per condurre facilmente la barca in porto! Ma il cambiamento per cui lavoriamo e che riteniamo sia alla nostra portata è quello di poter governare Labico per cinque anni; il tempo necessario per far rivivere Labico e farlo vivere ai suoi cittadini. Qualcosa sta cambiando è lo slogan che abbiamo scelto di abbinare al nostro simbolo, ormai conosciuto dalla quasi totalità dei cittadini di Labico. E’ da quello slogan e da quel simbolo che, forse con un po’ di presunzione, pensiamo sia stato dato l’innesco al cambiamento, e che darà al nostro comune, consentendo la più ampia partecipazione e la massima rappresentanza, l’amministrazione che tutti i cittadini onesti di Labico meritano.
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Anno 1, numero 9
21 aprile 2007
Vivere Labico news I giochi del potere
di Tullio Berlenghi
Questo numero di Vivere Labico News esce ad una settimana dalla presentazione delle liste e Vivere Labico sembra essere – di fatto – l’unica vera proposta politica in campo. Una proposta che parte da lontano e che, in questi mesi, ha svolto un impegnativo lavoro sotto il profilo progettuale e programmatico. E’ impressionante che l’attuale maggioranza, la coalizione che amministra il paese da dieci anni, non sia stata in grado – fino ad ora – di presentare ufficialmente ai cittadini labicani il proprio candidato sindaco. Lotte intestine per la successione hanno impedito che una scelta venisse fatta e le voci di corridoio delle ultime settimane davano di giorno in giorno una soluzione diversa. Presunte forze dell’opposizione venivano date per alleate ora all’uno ora all’altro contendente per la guida del paese. Si assiste a rimescolamenti e cambi di casacche e di alleanze che – se potessero rivestire il carattere dell’ufficialità – sarebbero giudicate semplicemente vergognose dai cittadini. Invece tutto accade nel segreto delle stanze della politica (quella con la p minuscola, quella fa disamorare le persone oneste) e questo mercimonio del consenso continua senza pudore. C’è persino chi si fa campagna elettorale senza neppure sapere in quale lista verrà candidato, senza sapere quale sarà il programma a cui dovrà aderire. Tanto non conta. Quello che conta è il pacchetto dei voti che si porta in dote. Vivere Labico per fortuna non è così. Vivere Labico è un progetto politico che parte da lontano e che ha avuto da subito punti chiari e fermi del suo programma. A cominciare dal severo giudizio sulle scelte urbanistiche e alle proposte per la valorizzazione e riqualificazione del paese, con l’obiettivo di restituire a Labico la sua identità. Vivere Labico è un progetto che fa della chiarezza e della trasparenza elementi irrinunciabili del suo agire politico e i nostri incontri sono aperti a chiunque voglia parteciparvi proprio perché si parla di Sommario: I giochi di potere
1
Ultime dal comune M…..uffa!
1 2
Tarsu: gli aumenti della discordia
3
1796: Debiti da pagare da parte della comunità
4e5
Conferenza nazionale “Ecologia e...
6
Vorrei andare sulla luna Osservazioni Prg
7 8
contenuti e non di poltrone. Mentre scrivo queste righe circola la voce di una lista concorrente a quella “ufficiale” dell’attuale maggioranza, che metterebbe insieme un “compost” della politca labicana fatto dagli scontenti delle trattive di maggioranza a cui si starebbero aggregando alcuni senzatetto della politica labicana alla ricerca di un qualche ruolo istituzionale, purchessia. Non so se le voci siano vere. L’unica certezza è l’avvilimento per questa manifesta indifferenza per gli interessi dei cittadini. Ai quali però la democrazia - nata anche grazie a quel 25 aprile che ci accingiamo a festeggiare – affida il compito di giudicare questi comportamenti. E ci auguriamo che il 27 e 28 maggio questo giudizio sarà particolarmente severo.
Il 25 aprile una delegazione di Vivere Labico renderà omaggio a coloro i quali hanno lottato per la libertà del nostro paese e il cui sacrificio non può essere dimenticato Ultime dal Comune
di Leonardo Saracini
L’ennesimo incidente avvenuto all’incrocio della stazione dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’incapacità di programmare di questa amministrazione, per fortuna uscente e ormai sgretolata. Da anni è evidente la pericolosità di quel tratto, ma l’unico intervento fatto è stato un maldestro aggiustamento, praticato al volo ed inserito tra le grandi opere vantate dal sindaco in prossimità delle elezioni amministrative. In dieci anni si sarebbe potuto programmare, progettare, e realizzare la messa in sicurezza dell’incrocio magari “inventandosi” una rotatoria. Tutto nel nostro bel paese è fatto in modo casuale, la scuola, che nonostante la toppa messa per sopperire alla carenza di aule non sarà in grado di soddisfare la crescente richiesta di servizi e strutture continua a pagina 8...
Vivere Labico news
M………………..UFFA! Ricordate per il caso il libro “Farhenhit” 365 di Ray Bradbury, o l’omonimo film di François Truffaut? Per chi non ne fosse a conoscenza, racconterò in breve la trama: in un’ipotetica società del futuro, la popolazione viene controllata e indottrinata attraverso appositi programmi televisivi, e tutti i libri vengono dichiarati fuorilegge e bruciati. Un panorama apocalittico, a prima vista così distante dal nostro ridente paesino. A prima vista, appunto. Esiste difatti uno storico e solitamente inutilizzato palazzo, sito nella piazza principale, denominato Villa Giuliani, Palazzo Giuliani o, per chi ama l’onomastica leggendaria folcloristica, il castello de sor Pippo, in cui i libri vengono nascosti da chiunque voglia soltanto
di Valerio De Angelis
costituiva il corpus della biblioteca comunale di Labico. Biblioteca che è stata completamente trasportata a Villa Giuliani, dove i libri sono stati chiusi dentro alcuni scaffali (o meglio, appoggiati, dato che gli scaffali sono aperti e quindi razziabili da affamati ma illegali lettori) senza catalogazione, in attesa di miglior fortuna, lontani da qualunque pensiero di riutilizzazione comunale, e condannati a patire la degradazione delle muffa. Dunque, da più di tre anni questa amministrazione non si è occupata di riorganizzare una seria biblioteca, anteponendo altre necessità a quella di fornire alla popolazione un valida gamma di libri da consultare. Perché? E’ così arduo incaricare alcune persone di riordinare i libri, disporli in modo da essere consultabili e creare una struttura che si occupi di gestire una biblioteca comunale? Il fatto di non possedere un servizio spesso ci abitua a pensare che quel servizio non sia necessario, ma la presenza di una biblioteca funzionante è un diritto fondamentale dei cittadini di qualsiasi comune. Mettiamoci nei panni di un simpatico studente di facciamo 15 anni. Giunto al secondo anno di scuola superiore, riceve dalla sua professoressa di italiano il compito di leggere e relazionare il romanzo “MOBY DICK” di Herman Melville. Il giovane è spaventato, perché non ha la possibilità di acquistare il volume. Dunque, non disponendo il suo paese di una biblioteca, si reca a Roma, o nei comuni vicini, e comincia una faticosa ricerca che lo porterà a prendere in prestito il libro, che dovrà sbrigarsi a riportare in breve tempo. Tutto questo gli porta via un pensare di poterli leggere. E cosa accade in questo fatidico luogo? Anche qui i libri pomeriggio, nel migliore dei casi. vengono bruciati? Oh, niente affatto, non si sente il bisogno di sprecare del combustibile per un po’ di Certo, è sempre piacevole passeggiare per biblioteche e insulsa carta. I libri vengono chiusi dentro appositi scoprire nuovi paesi, ma perché farlo quando non ce n’è scaffali e lasciati ammuffire. Cosicché le pagine si la necessità? Perché dover cercare un libro chissà dove, appiccicano tra di loro, la puzza diventa insopportabile e quando una bellissima edizione di “MOBY DICK” è poggiata all’interno di uno scaffale del proprio paese, i volumi sono dichiarati illeggibili, inutili. Morti. Mi si potrà obiettare: si tratta soltanto di qualche preda della muffa e non di coloro che intendono volumetto sparuto, capitato lì per la generosa offerta di sfogliarla? qualche culturofilo, assolutamente privo di importanza D’altronde, i libri sono fatti per essere letti, non per essere chiusi in uno scaffale. per la cittadinanza. Allora obietto io: la gamma è vasta, abbiamo libri sulla E allora ritengo che la presenza di una biblioteca medicina, sulla natura, sugli animali, sul corpo umano, funzionante, accessibile durante il giorno, seriamente trattati di scienza, di religione, di giurisprudenza, gestita e organizzata, è reale, necessaria, indispensabile. romanzi del ‘600, del ‘700, dell’800, del ‘900, testi Perché che sia la muffa, o il fuoco, o l’acqua a compiere arabi, greci, latini, aramaici, testi teatrali, saggi, il danno, un libro non letto è un libro morto. E una pamplet, raccolte di articoli di giornali e chi più ne ha società senza libri è una società senza memoria. Per l’appunto, morta anch’essa. più ne metta. Meditate, gente, meditate. Si tratta di quello che, ormai più di tre anni or sono, Pagina 2
Anno 1, numero 9
Tarsu: gli aumenti della discordia Ci sono diversi modi di affrontare le questioni legate all’amministrazione e al governo, che riguardi un ente locale, una regione o la nazione. Il più semplice, soprattutto quando si è alla ricerca del consenso, si basa sulle promesse e sulla demagogia. Slogan facili e di immediato effetto. “Meno tasse”. “No all’ICI”. “Basta con le imposte”. Salvo poi, in caso di vittoria, dover fare i conti con i bilanci e con la necessità di equilibrare la spesa pubblica con le entrate. La scelta diventa drastica: o si disattendono le promesse o si tagliano i servizi. La via dell’efficienza e della razionalizzazione dei costi della macchina amministrativa è di gran lunga più difficile da percorrere di quanto si possa immaginare e comunque non dà certo risultati nel breve termine. Certo se l’amministrazione comunale approva un aumento della tassa sui rifiuti l’arma propagandistica più semplice è quella di denunciare l’atto amministrativo come una vessazione nei confronti dei cittadini. Potremmo farlo, dovremmo farlo, ma preferiamo esprimere la nostra critica in modo più articolato, anche a costo di rischiare di annoiare i nostri lettori e, possibilmente, elettori. Per quale motivo la giunta Galli ha commesso l’ingenuità di aumentare l’importo della tariffa a poche settimane dal voto? Davvero qualcuno pensa che, potendo scegliere, non avrebbero differito la decisione a dopo le elezioni? La decisione assunta dalla giunta Galli – obtorto collo, suppongo – è semplicemente un atto dovuto, la cui mancata approvazione avrebbe potuto determinare disagi nell’erogazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Nella situazione contingente era difficile pensare di fare scelte diverse. La principale responsabilità dell’attuale amministrazione vanno ricercate a monte. Nella partecipazione ad un consorzio, il cui regime societario pubblicistico determina l’obbligo, da parte dei comuni consorziati, di vigilare sulla corretta gestione dell’attività svolta, in modo da impedire il determinarsi di situazioni di pregiudizio dell’azienda, dei lavoratori e del servizio reso alla collettività. E’ soprattutto l’inerzia degli anni scorsi il problema e la causa della situazione attuale. La seconda responsabilità dell’amministrazione – ma che in questo caso accomuna gran parte degli enti locali, attesa la modesta sensibilità al problema – è lo scarso o nullo impegno per una diversa politica sui rifiuti. Quello dello smaltimento dei rifiuti è un problema dell’opulenta società occidentale. Che produce molto di più di quanto effettivamente non serva. Che immette sul mercato una quantità incredibile di materiali finalizzati esclusivamente a rendere più accattivante i prodotti, ma che non hanno alcuna funzione pratica. Che non si preoccupa delle conseguenze di questo insostenibile stile
di Tullio Berlenghi
di vita. Che trasferisce alla collettività i costi di scelte produttive che incidono sull’ambiente e sul consumo del territorio (visto che le discariche da qualche parte bisogna pur farle). La collettività e di conseguenza gli amministratori, ai vari livelli territoriali, si deve fare carico di questo “problema”. A livello legislativo è stata varata una norma – attuativa di alcune direttive comunitarie in materia – che, tra le altre cose, dispone il passaggio del costo dello smaltimento dei rifiuti da una tassa, basata su criteri presuntivi che non tengono conto della effettiva produzione, alla tariffa, attraverso la quale si applica un principio di equità che può essere agevolmente riassunto nella locuzione “chi inquina paga”: più rifiuti produci più paghi. L’applicazione di questo principio ovviamente costituisce una motivazione più efficace di comportamenti più attenti da parte dei cittadini, i quali, attraverso una maggiore attenzione nell’acquisto dei prodotti e attraverso la raccolta differenziata, potrebbero risparmiare cifre significative. Ma è evidente che la legge in sé non è sufficiente e non è un caso che dal ’97 (ossia quando è stata approvato il decreto Ronchi sui rifiuti) ad oggi in pochissime realtà si sta applicando correttamente la norma e non è raro incontrare situazioni in cui la raccolta differenziata è pressoché inesistente. Senza l’impegno degli enti locali e di adeguate campagne ed iniziative è ben difficile fare passare un messaggio che induca a comportamenti più attenti e responsabili. Intervenire a monte consentirebbe di ridurre l’enormità dei problemi che la gestione dei rifiuti comporta. Ridurrebbe i costi dello smaltimento. Ci permetterebbe di salvare il territorio dalle discariche. Salverebbe le popolazioni dai rischi connessi alla presenza di termovalorizzatori (le indagini epidemiologiche effettuate nel comune di Colleferro fanno sorgere seri sospetti sul nesso di causalità tra la presenza di siffatti impianti industriali e l’insorgenza di alcune patologie). Chi amministrerà il paese dopo il 28 maggio dovrà affrontare – tra le molte altre cose – un problema non trascurabile e occuparsene solo al momento della determinazione dell’importo della tassa, significherebbe non affrontarlo con la serietà che esso richiederebbe.
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1796: Debiti da pagare da parte della Comunità A soli tre ani di distanza dalla richiesta di un credito di 600 scudi, richiesti dalla Comunità per evitare il pericolo di morire di fame, arriva l’intimazione di pagare i debiti verso la Sacra Congregazione del Buon Governo. E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Questa volta parleremo dei debiti da pagare da parte della Comunità di Lugnano (attuale Labico), per ciò che riguarda i lavori eseguiti sulle strade (Flaminia, Cassia, Aurelia, Appia, etc.) dello Stato Pontificio, i cui costi venivano ripartiti per ogni Comunità. Quella di Lugnano si trovava in uno stato pietoso per cui doveva imporre nuove tasse per poter far fronte ai pagamenti dalla stessa dovuti al Buon Governo. Per questo motivo, non potendo esigere nuove tasse dai lugnanesi, il consiglio della comunità decise di imporre delle tasse (gabelle) sulle grasce (beni appartenenti alla Comunità), quando questi venivano venduti ai forestieri. Eminentissimi, e Reverendissimi Signori La Communità di Lugnano in Campagna, e per essa Domenico Buttinelli e Giuseppe Tamburlani Priori esercenti Oratori Umilissimi dell’EE. VV. Reverendissime ossequiosamente espongono, qualmente la detta Communità si ritrova nel più deplorabile stato, che possa mai darsi, per i gravosi debiti contratti, specialmente per le strade a norma del Riparto fatto da quel Tribunale, arretrato, e recente, né hà maniera alcuna di dimetterli, perchè nulla possiede e pochissimi sono quei Particolari, che hanno qualche Possidenza vivendo quasi tutti coll’industria, e fatiche; ed intanto vien spesso tormentata da Commissarj, a quali in sommo suo pregiudizio devono pagarsi i Scavalchi. Per ovviare quindi a tanti sconcerti, che terminano di rovinarla affatto, si è pensato alla imposizione di una Colletta meno gravosa al povero, ed idonea ad un’efficace sollievo, colla esigenza della quale possano farsi pagamenti a rate fino alla estinzione dei debiti medesimi. Radunato perciò il pubblico general Consiglio sotto il dì 21 agosto del corrente anno 1796, fù proposto d’imporre una Gabella sopra le Grascie, che si estraono, da pagarsi però dai Forastieri, e fù risoluto, che dovesse una tal colletta regolarsi, col Pagina 4
di Ruggero Mariani
pagamento di bajocchi dieci per ogni Rubbio di grano, di bajocchi cinque per ogni Rubbio e di Biada, di bajocchi trè per ogni Barile di vino, e bajocchi otto per ogni Rubbio di Granturco, ed altri Minuti, come risulta dalla copia publica della Risoluzione consiliare, che si umilia annessa. Ad effetto pertanto, che possa avere il suo effetto l’esigenza di detta Colletta colla possibile sollecitudine, per essere già il tempo della estrazzione delle Grascie, ricorrono gli Oratori alla Somma Bontà, ed Equità dell’EE. VV. Reverendissime, umilmente supplicandole a degnarsi di approvare la detta Risoluzione Consigliare, sul giusto riflesso, che la povera Communità non hà certamente altra maniera di dimettere i debiti, che la opprimono. Che della grazia Risoluzione consiliare allegata Hec est copia publica resolutionis Consiliarie edit sub die vicesimoprime Augusti 1796 per me infra.ptano Secretarium de verbo ad verbum extract ex publico Libro Consiliorum osservat, et est pront infra, videlicet: Adì 21 Agosto 1796 D’ordine dell’Illustrissimo Signore Governatore di Lugnano Giovanni Michele Banducci, e delli Signori Domenico Butinelli, e Giuseppe Tamburlani Priori, si è adunato il publico Generale consiglio, premessi li soliti Bandimenti, come per relazione di Giuseppe Fiasco Mandatario, con l’assistenza del Signore Gioanni Ficoroni Vicegovernatore, a cui intervennero li seguenti: Li Signori Domenico Buttinelli, e Giuseppe Tamburlani Contestabili. Il Reverendissimo Signor Don Domenico Arciprete Ginnetti, Deputato Ecclesiastico. Consiglieri Silvestro Marcelli (fu) Antonio Domenico Giuliani Andrea Marsilij Francesco Ficoroni Andrea Sozio Giovanni Giacomo Aurelij Luigi De Angelis Francesco Aurelij Luigi Giuliani Giacomo Andrea Colonna Angelo di Stefano Felice Zaccarini Il Sig. Valentino Ginnetti Domenico Marcelli (fu) Girolamo Domenico Impilloni Felice Fioramonte Giuseppe Amadio Carlo Manzoni Cesare Ginnetti Lorenzo Giuliani Fran.co Trionfera Alesandro Saracini Francesco Pi(a)li Giuseppe Castellucci Luigi Aurelij Alesandro Marcelli
Anno 1, numero 9
Alesandro Saracini di Giovan Sante Andrea Rinaldi Domenico Marcelli q.m Domenico Francesco Bruno PietroAntonio Lombardi Giovan Pietro Guida Costantino Casaldi Giovan Pietro Ficoroni Valeriano Giuliani Giuseppe Aurelij Giovan Battista Pizzuti Antonio Mariani Franescco Mosca Caetano Lombardi
A quali così coadunati si propone, che per sgravare in qualche parte la Comunità dai debbiti arretrati, in cui si trova oppresso, e per cui conviene pagare spesso dei Scavalchi ai Conf.i Cavalc.ni un pregiudizio grande della Comunità medesima, sarebbe bene porre la Gabbella d’estrazzione all’infrascritte Grascie cioè: bajocchi dieci per ogni Rubio di Grascie, che si estrarrà, e bajocchi dieci per ogni soma di vino, che si estrarrà. Il Signor Francesco Ficoroni arringando disse, che questa Gabbella la debbano pagare li Forastieri, come siegue cioè: Che si debba pagare da Forastieri bajocchi dieci per ogni Rubbio di Grano; bajocchi cinque per ogni Rubbio di Biada; bajocchi tre ad ogni Barile di vino, e bajocchi otto ad ogni Rubbio di Granturco, ed altri Minuti. E comprando un Cittadino quantità di Grascie nello stesso Paese per negoziare, e rivendere fuori, debba pagare la Gabbella. Corso il Bussolo per detto aringo, e raccolti li voti, furno trovati voti bianchi inclusivi numero trenta; e voti neri esclusivi numero diecisette. Sicché restò accettato detto aringo. E non essendovi 25 APRILE 1945: L’ITALIA CONQUISTA LA LIBERTÀ Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo, rischiarono e spesso offrirono la loro vita per affermare i princìpi stessi sui quali costruire la convivenza civile: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia. Il prezzo pagato fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi, feroci rappresaglie contro la popolazione civile che sosteneva il movimento di Liberazione, oltre 40 mila, tra cittadini e lavoratori, deportati nei campi di concentramento, eccidi, come a Cefalonia, di soldati che rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi, 600 mila militari internati in Germania, 87 mila militari caduti nella guerra di Liberazione. Da quella lotta, che vide combattere fianco a fianco uomini e donne, operai e intellettuali, contadini e liberi professionisti di diversa fede politica e religiosa, nacque la nostra Costituzione. Una Costituzione ancora attuale e vitale, fra le più avanzate tra quelle esistenti, non a caso difesa dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani nel referendum del giugno scorso, quando si cercò di snaturarne la sostanza
altro da trattare, rese le dovute grazie a Dio fù dimesso il Consiglio. Giovanni Ficoroni Vicegovernatore e Luigi Zaccarini Segretario. = Super quibus p. In quorum fidem. Datum ex Secretaria Priorati Lugnani hac die vicesimasecunda Augusti 1796. = Ita est Aloijsius Zaccarini Segretarius =
Tanto a pagare le tasse sono sempre gli stessi, i soliti fessi, anche se non hanno uno scudo! Come succede oggi con il GAIA, famoso consorzio tra comuni, dove chi ha fatto sempre il suo dovere, pagando interamente la quota spettante, a differenza di altri che non hanno mai pagato, si ritrova ad aumentare la tassa del 30% ai suoi cittadini, per ripianare i debiti contratti dagli altri. Ora ci verranno a dire che la colpa non è la loro. Ma non facevano parte del consiglio di amministrazione del consorzio? E non si erano mai accorti di ciò che accadeva al suo interno? Allora tutti a casa!!!! Non si può amministrare ed essere all’oscuro dei bilanci. E meno male che l’Amministrazione tuttora in carica aveva promesso ai suoi cittadini che la tassa sui rifiuti non si sarebbe più pagata. Da quella promessa, la tassa è andata continuamente aumentando di anno in anno, ed ora ci troviamo veramente all’esasperazione, perché oltre all’aumento della stessa, ci troviamo a doverci sorbire anche le emissioni tossiche del termovalorizzatore. ed i valori. Ma, a sessantadue anni dal giorno della Liberazione, l’Italia sta correndo nuovi pericoli. Non può essere, infatti, sottaciuto l’allarme per una ripresa del terrorismo, un nemico da sempre della democrazia e delle libertà, che ha sempre visto in prima fila per sradicarlo le forze democratiche antifasciste. Permangono, d’altro canto, ancora oggi, i tentativi di sminuire e infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i “repubblichini”, sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai combattenti degli eserciti alleati contro il nazifascismo a cui dobbiamo in Europa la distruzione del regime del genocidio: un modo per intaccare le ragioni stesse fondanti la nostra Repubblica. Per questi motivi, per difendere nuovamente le conquiste della democrazia, il 25 APRILE, anniversario della Liberazione, assume il valore di una ricorrenza non formale. Il 25 Aprile è oggi una data più viva che mai, in grado di unire tutti gli italiani attorno ai valori della democrazia. Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane Fondazione Corpo Volontari della Libertà (CVL) Pagina 5
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Conferenza Nazionale “Ecologia ed economia” - 4 e 5 maggio 2007 L’ Ufficio di Presidenza e l’Esecutivo Nazionale dei Verdi hanno lanciato il 4 e 5 maggio, a Genova, a Palazzo Ducale, la Conferenza Nazionale, “Ecologia è Economia”. Un tema obbligato: l’urgenza di promuovere uno sviluppo davvero sostenibile, capace di coniugare economia ed ecologia, è stata infatti resa ancora più palese dal cambiamento climatico. L’Unione Europea, ha indicato con chiarezza gli obiettivi che tutti i Paesi membri dovranno perseguire. L’Italia registra però un drammatico ritardo nel taglio delle emissioni indicato dal protocollo di Kyoto e nella promozione di una politica energetica efficace. Deve quindi impegnarsi con rigore e con slancio per recuperare, non solo il tempo perduto ma anche per dare certezze ed equlibrio al sistema delle imprese in un quadro di regole certe a livello globale. Sembra dunque urgente il dialogo tra le diverse “tribù”: Economisti, che si occupano anche professionalmente della redazione della Finanziaria, Parlamentari Verdi che ne seguono il percorso a livello istituzionale, Imprenditori innovativi per studiare insieme, nel metodo e nel merito, la redazione di una Finanziaria Verde. L’itinerario prevede quattro tappe dedicate ad altrettante grandi questioni: ENERGIA, TRASPORTI, BIOEDILIZIA, AGRICOLTURA. Al Convegno che si terrà nell’ambito della Conferenza Nazionale il 5 maggio, “Facciamo i Conti con il Pianeta”, interverranno il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Alfonso Pecoraro Scanio, i Sottosegretari al Ministero dell’Economia e delle Finanze, On. Pier Paolo Cento e al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, On. Stefano Boco, la nostra delegazione parlamentare guidata dai capigruppo On. Angelo Bonelli e Sen. Natale Ripamonti. Parteciperà inoltre all’incontro il Responsabile Legislativo dei Verdi alla Camera, Tullio Berlenghi. Per l’occasione è previsto anche un evento espositivo denominato “Innovazione verso l’Impatto Zero”, organizzato dalle associazioni “Ecquologia” e “Capitalismo Naturale”.
Efficienza e Risparmio energetico La prossima iniziativa di VivereLabico si terrà giovedì 26 aprile 2007, ore 17, presso i locali di Palazzo Giuliani a Labico. All’incontro, che tratterà le nuove norme su efficienza e risparmio energetico, sarà presente il Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraio Scanio, oltre naturalmente al candidato sindaco del gruppo e Responsabile Legislativo dei Verdi alla Camera, Tullio Berlenghi. Pagina 6
Anno 1, numero 9
Vorrei andare sulla luna! Vorrei andare sulla luna! Lontano da questo mondo prepotente, arrogante, malato, invaso dall'animale più stupido e geniale insieme. Ma non posso, e forse non voglio. Non posso certo, per i miei figli, per i miei cari, per quello che rimane di una natura straordinaria e per le opere meravigliose dell'intelletto umano. E non voglio, per non cedere ai prepotenti e agli arroganti. Perchè la mia formazione tecnica ed il mio innato ottimismo mi fanno sembrare semplice il cambiamento di rotta: l'umanità è fatta per lo più di gente sana, onesta, ed allora il semplice gesto di un voto contro chi distrugge, si appropria, chi fa la guerra, chi si arroga qualsiasi privilegio, sarebbe sufficiente. E però conosco la storia, la storia più vecchia del mondo, quella del potere che annienta le intenzioni più sane, i propositi più onesti. Quella che risveglia le recondite nefandezze dell'animo umano, l'arroganza appunto, la prepotenza, la prevaricazione, pronte ad uscire allo scoperto una volta raggiunta l'immunità del potere. Ma allora? Non c'è più niente da fare? Non so se esiste una risposta giusta ad una domanda così impegnativa. Io credo che sia una questione di misura. La natura ci insegna. Essa stempera la sua meravigliosità in un continuum infinito di colori. Tra il bianco ed il nero troviamo un'infinità di grigi. Misura quindi, in questo senso. Possiamo certo sognare un mondo fatto di sola equità, di onestà, sano e bello, ma non possiamo credere di raggiungerlo domani, e forse mai, così come idealizzato. Dobbiamo invece credere in un miglioramento graduale, pretendendo subito di fermare il danno più grave e poi, insistendo senza abbassare la guardia, procedere verso un grigio più chiaro ed ancora più chiaro. Dobbiamo farlo, siamo chiamati a farlo, costretti anzi, se no scatterà il meccanismo antico del potere. Non possiamo solo delegare, dare il potere a peppe o mariuccio e poi disinteressarci. L'Uomo non è abbastanza onesto, deve essere controllato. Chi ci amministra è un nostro dipendente, dice efficacemente B. Grillo, quindi, noi che lo eleggiamo, dobbiamo controllare che faccia bene il suo lavoro, altrimenti dovremo licenziarlo, e dovremo farlo. Molti strumenti per far questo ci sono già, altri andranno creati o migliorati, ciò che manca in questo paese più che in altri è l'attenzione, la partecipazione
di Stefano Simonelli dei cittadini. Ma è comprensibile, pienamente comprensibile, quasi giustificabile. Gli italiani sono stufi, disillusi, esasperati quasi da una amministrazione pubblica fra le più inefficienti, inique, pesanti, costose e farraginose. Dopo aver avuto il bipolarismo, hanno potuto votare a destra e a sinistra ma nulla di sostanziale è cambiato. I nostri leaders capaci e volenterosi sono troppo pochi e senza strumenti adeguati alla complessità del sistema. Ma per il resto, che esempio possono dare politici che non conoscono la vita della gente? Che non sanno cos'è una fila in banca o nel traffico, quanto costa un litro di latte o avere un contenzioso con telecom o enel? Che hanno ogni tipo di privilegio e stipendi 20 o 30 volte più alti della media? ecc ecc. E non parliamo dei managers pubblici con i loro stipendi da 250.000€ al mese! Il malcostume impera, la moralità è scomparsa. Poveri italiani! La storia ci offre poche alternative: o si crea un consenso ed una larga partecipazione attorno a qualche nuovo programma politico ed annesso nuovo volto, oppure si arriva all'esasperazione totale ed allora sono guai, scatta la mano pesante di chi non ne può più o di chi vuole sfruttare l'occasione per i propri interessi; addio democrazia. Sono davvero pochi i casi di sovrani illuminati che la storia possa annoverare e non vedo all'orizzonte nessuna luce particolarmente splendente. Non rimane che la prima ipotesi, se vogliamo mantenere la pur bistrattata libertà della democrazia che abbiamo, dobbiamo tutti aprire gli occhi e reagire. Impegnarci, anche poco, cacciare via chi ci ha governato male e supportare chi ci sembra onesto. Vivere Labico si costituisce di persone stufe della politica locale che non è in grado cambiare le cose, di persone che si sono impegnate e si impegneranno per Labico, che trovano in Tullio Berlenghi un candidato onesto e preparato, una persona educata e pacata. Ma non inganni questa pacatezza, è una maniera di far politica che pretende rispetto, educazione, le antitesi di quella politica che non ci piace, ma non per questo la sua e la nostra azione sarà meno determinata ed efficace. Basta con insulti, arroganza e discredito. Diamoci da fare allora, possiamo e dobbiamo farlo a livello locale perchè in quel contesto comincia il cambiamento. E qui davvero qualcosa sta cambiando...
Per saperne di più www.viverelabico.blog.com www.tullioberlenghi.it www.viverelabico.it Info: viverelabico@libero.it Tel. 320 8597261
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segue dalla prima...
scolastiche e che produrrà una notevole migrazione di studenti di qualsiasi ordine e grado verso i paesi limitrofi. In 10 lunghi anni ci sarebbe stato il tempo per capire che a Labico, visto l’incremento demografico provocato e sognato ad occhi aperti, era ed è necessaria una “nuova” struttura scolastica adeguata al numero degli abitanti. Caotica ed inspiegabile è la propaganda di un concorso internazionale che nell’eventualità fosse bandito - con il necessario impegno di spesa - andrebbe a gravare sul bilancio comunale, cioè sui cittadini, prima ancora che la variante al PRG (dato che il sito dove è previsto il posizionamento del manufatto Eiffel (?) è tutt’oggi terreno agricolo) venga approvata in tutti i suoi passaggi, e prima di un progetto tecnico che garantisca la possibilità dell’assemblaggio di qualcosa che ad oggi è semplicemente un ammasso di ferro vecchio. Di caos pre-elettorale si tratta, dopo il caos amministrativo durato 10 anni che ha prodotto i risultati che tutti i cittadini conoscono.
Il 12 aprile Vivere Labico ha presentato il documento contenente le osservazioni e le critiche sulla variante al piano regolatore generale adottata dal consiglio comunale. Il testo completo delle osservazioni è disponibile su internet www.viverelabico.it www.tullioberlenghi.it
Per la Qualità della Vita un voto di Qualità Tullio Berlenghi sindaco
Elezioni amministrative 27 e 28 maggio 2007
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Anno 1, numero 10
28 aprile 2007
Vivere Labico news Cambiare...e vivere!
di Tullio Berlenghi
Non è stato facile. Alcuni episodi dei mesi scorsi entusiasmo e di affrontare una dura campagna avevano aumentato le incomprensioni e le difficoltà di elettorale, nella quale avremo l’esigenza di portare a comunicazione. Eppure la sostanziale omogeneità dei conoscenza di tutta la popolazione le nostre idee e i programmi e della proposta politica rendeva nostri progetti. La fusione dei diversi soggetti politici inspiegabile la presenza di due liste che, col sistema che hanno fatto nascere “Cambiare e vivere Labico” ha elettorale a turno unico dei comuni al di sotto dei consentito anche un reciproco arricchimento di 15mila abitanti, rendeva piuttosto improbabile la competenze e saperi che costituirà un ulteriore elemento vittoria degli schieramenti “alternativi” all’attuale di forza della nostra proposta politica. Tutto questo maggioranza. Quella maggioranza che aveva governato mentre chi amministra il paese non ha ancora reso il paese in modo giudicato inadeguato da tutte le pubblico il nome di chi guiderà la propria coalizione. persone di buon senso. Certo, nel momento in cui queste righe verranno Eppure il paziente lavoro di ricucitura delle forze diffuse, il nome sarà necessariamente ufficializzato, dell’opposizione ha portato alla fine ad un buon visto che così prevede la legge elettorale. Altrimenti risultato. Si è stabilito così che il principale obiettivo forse sarebbero andati con le trattative fino al 27 doveva essere quello di darsi una tangibile opportunità maggio. per ribaltare gli attuali equilibri politici e per offrire Da oggi in ogni caso la competizione è ufficialmente all’elettorato un’alternativa concreta e compatta ad aperta e noi saremo in campo per spiegare le nostre un’amministrazione che ha anteposto scelte di dubbio ragioni e illustrare le nostre proposte. Non ci valore agli interessi reali dei cittadini. sottrarremo al confronto e siamo disposti a parlare La cosa più divertente è stata la preparazione del pubblicamente con i nostri avversari delle questioni che programma comune del nuovo soggetto politico, al interessano il paese. quale si è deciso di dare il nome “Cambiare e vivere In ogni caso proseguiamo con entusiasmo il cammino Labico” - non bellissimo in verità, ma giustificato iniziato molte settimane fa, consapevoli che il processo dall’esigenza di evidenziare le componenti che ad esso di aggregazione possa ulteriormente proseguire, con la hanno dato vita -. I due programmi infatti sembravano certezza di essere non solo una forza di governo fotocopiati. Indubbiamente più dettagliato quello di credibile e di qualità, ma la più adeguata – sia sul piano “Cambiare Labico”, ma appariva in modo chiaro che la della proposta politica, sia per l’assenza di conflitti di sovrapposizione dei due programmi non conteneva interessi con la gestione della cosa pubblica – ad nemmeno una distonia, neppure un elemento di amministrare il paese per conseguire realmente gli differenziazione sostanziale, neanche una questione su interessi di tutti i cittadini. Nessuno escluso. cui fosse necessario trovare punti di mediazione. E’ bastato questo a farci capire che stavamo facendo la Il mio cuore vola alto come un falco… cosa giusta e che, anzi, abbiamo aspettato fin troppo di Stefano Simonelli tempo per prendere una decisione che è a apparsa la più Alcuni labicani e soprattutto molti neo-labicans (i razionale ed equilibrata. nuovi residenti, perdonate “l’americanata”), si Ora si tratterà soprattutto di ripartire con rinnovato chiedono perché varie forze di centro sinistra che hanno analoghe finalità non lavorano assieme. A loro Sommario: non è dato sapere il passato dei protagonisti che Cambiare… e vivere! 1 guidano queste forze, i labicani più giovani e più recenti vorrebbero ragionare sul programma, Il mio cuore vola alto come un falco 1e3 l’indirizzo politico, gli obbiettivi, non sulle persone. Perché non si accordano se hanno lo stesso progetto? I carbonari...quelli veri! 2 Possibile che ognuno sia talmente improponibile agli Agricoltura 3 occhi dell’altro da costituire un ostacolo al bene 4 Vorrei andare sulla luna...e due! comune? Che sarà mai successo? Cosa avrà generato Ambientalisti per legge 5 questi forti attriti? Presentazione lista
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I Carbonari (quelli veri…) Erano anni davvero bui e tristi, quelli in cui ci voleva un niente per morire di fame, un po’ per le vessazioni del Governo centrale, un po’ per colpa dei debiti contratti, un po’ per colpa di quello locale, e soprattutto perché il sig. Barone, così come viene chiamato dai carbonari, (i Doria-Pamphilj, allora proprietari della maggior parte delle terre di Lugnano, ed altri personaggi che allora governavano la Comunità), si erano appropriati di tutti i terreni compresi quelli gravati da jus legnandi e da jus pascendi (diritto di far legna e diritto di pascolo) che vigevano su di questi già da qualche secolo, e su cui la popolazione faceva affidamento per poter sopravvivere. In questi documenti, i Carbonari (o meglio i Fabbricatori di Carbone), chiedono di essere esonerati dal pagare la tassa di un paolo per ogni barozza (carro) di carbone che riuscivano a “fabbricare”. Infatti dagli atti si evince che ognuno di essi possedeva una porzione di bosco ceduo, da cui poteva riuscire ad estrarre la materia prima per fabbricare carbone, ma che aveva dovuto cedere la proprietà al “Barone”, per poi ricomprarla dallo stesso. Un po’ quello che oggigiorno succede da noi con i terreni che prima vengono comprati a prezzi “agricoli”, per poi essere trasformati e rivenduti a prezzi di “edificabili”, “industriali”, o “commerciali”. Inoltre, non sempre poteva estrarre carbone da legna buona, ma doveva accontentarsi a volte delle “scopiglie” (vegetazione da cui si ricavavano le scope che una volta erano utilizzate dagli spazzini), genere di legna molto piccola da cui si ricavava del carbone poco efficiente e pagato molto meno. Oltre ciò, una risoluzione del Consiglio della Comunità aveva da poco istituito la tassa di un paolo per ogni barbozza di carbone ricavata. I Carbonari, non potendo indubbiamente sobbarcarsi questa tassa sulla loro attività, decidono di appellarsi alla Sacra Congregazione del Buon Governo chiedendo di revocare la stessa. Di seguito riportiamo i testi dei documenti trasmessi. Eminentissimi, e Reverendissimi Signori Li Fabricatori di Carbone nella Terra di Luganno Diocesi di Palestrina Oratori Umilissimi dell’EE. VV. con profondo ossequio espongono come ognuno di essi possedeva dapprima qualche porzione di Macchia cedua, che poi han dovuto alienare a favore del Signore Barone; cosicché in oggi Chi può fabricare il Carbone è costretto comprare la Macchia da esso Signor barone, da cui per l’ordinario si vende alla ragione di scudi cinque il Rubbio. Li Oratori poi devono a proprie spese tagliare la legna chiamata scopiglia, vale a dire legna leggiera, picciola, e di poco frutto, indi fare le Carbonare, ed essere esposti a tutti li pericoli soliti in simile fabricazione. Il lucro poi è assai tenue, poiché essendo il carbone di qualità inferiore, si suol vendere assai meno dell’altro Carbone. E non per altro motivo li poveri Ricorrenti devono adattarsi a simile industria, poiché in alcuna maniera non saprebbero come vivere, come mantenere la propria Famiglia; e pagare li Pesi alla Communità. In quest’ultimi tempi si è convocato un publico Consiglio, e si è risoluto di garvare li miserabili Oratori di un Paolo per ciascuna Barozza di Carbone per supplire alle urgenze della Pagina 2
di Ruggero Mariani Communità. L’aggravio è grande per l’infelici ricorrenti, ma tantoppiù rendesi insopportabile; quantocché è ristretto a certo limitato numero di Persone, vale a dire alli soli Oratori. La Giustizia, e l’equità richiedono, ch’essendo commune il debito, commune anche esser debba il peso per estinguerlo. Ripugna perciò alla retta ragione, che un sol ceto di Persone abbia a portare il carico, che dev’esser distribuito in tutta la Popolazione con la dovuta discretiva tra la Possidenza, e l’Industria. Quindi è, che li supplicanti ricorrono umilmente all’EE. VV., affinché si degnino con la loro autorità rivocare la Consigliare risoluzione, che offende il diritto delle Genti, ed è direttamente opposta alle sacre Providenze di codesta Sagra Congregazione. Che della grazia. Eminentissimi, e Reverendissimi Signori Il riclamo de Fabricatori de Carboni della Terra di Lugnano, contro la risoluzione di quel Consiglio Locale, che hà scaricato sù di essi la tassa di un Pavolo per ogni Barozza di Carbone ad ogetto di supplire alle publiche urgenze, rimane giustificato da quanto riferisce il Governator Locale coll’intelligenza di quei Pubblici Rappresentanti per mezzo della di Lui lettera, che accludo nell’atto di farle profondissima riverenza. Dell’EE. VV. RR. Dallo studio 17 Febraro 1796. Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servitore Pio Avvocato Ciampelletti Uditore Generale
Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo L’esposto nella supplica umiliata alla Sacra Congregazione del Buon Governo in nome dei Fabricatori di Carboni nella Terra di Lugnano, in cui richiedono, che venga revocata la Consiliare risoluzione ultimamente emanata, che grava il loro ceto di un paolo per ciascheduna barozza di carbone, per supplire alle urgenze di quella Comunità è interamente vero, come rendesi altresì incontrastabile l’aggravio, che ne risente il ceto dell’individui i più miserabili del Paese da una tale imposizione proposta, ed approvata da quei medesimi possidenti, che cercano tutti i mezzi per aggravare il Povero, ed esimersi così loro stessi da quei pesi, ai quali più dogn’altro, come ragion richiede, dovrebbero essere sottoposti. Che è quanto in disimpegno dl mio Ufficio, dopo aver inteso pure il parere di quei Pubblici Rappresentanti mi trovavo in dovere di partecipare a Vostra Signoria Illustrissima sopra di un tale emergente, mentre respingendo la supplica surriferita, pieno del più profondo ossequio mi protesto. Di Vostra Signoria Illustrissima Valmontone 24 Feb.o 1796 Umilissimo Devotissimo ed Obbligatissimo Servitore Gian Michele Banducci Uditore
Anno 1, numero 10
Agricoltura: una risorsa da non perdere Un dibattito sull’agricoltura, come risorsa da riscoprire e valorizzare è previsto giovedì 3 maggio alle ore 17 presso i locali di Palazzo Giuliani a Labico. Parteciperà all’incontro Marco Lion, giornalista, deputato dei Verdi nonché Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera di deputati. Interverrà tra gli altri il candidato sindaco del gruppo Cambiare e Vivere Labico, Tullio Berlenghi.
Segue dalla prima...
Se prendiamo un programma a caso di un comune a caso e ne estrapoliamo i concetti fondanti, ci accorgeremo che sono tutti simili, a volte identici. Chi non vorrebbe equità, sviluppo, sicurezza, servizi, verde, scuola ecc ecc ed allora come mai è così difficile allearsi, incontrarsi, collaborare per conseguire uno scopo comune? Per essere massimamente espliciti, perché le opposizioni labicane non convergono in un'unica forza capace di sbriciolare lo zoccolo duro che sostiene l’attuale amministrazione? I molti incontri con PRC e Margherita, fino a febbraio scorso, sono stati tentativi infruttuosi. Evidentemente i programmi, pur sovrapponibili, non sono un collante sufficiente. Ma, soprattutto, i programmi hanno il difetto di essere intenzioni, proposte, obbiettivi. Nulla di concreto. Possiamo affidarci all’unica concretezza apparente: alla credibilità di chi li proclama o propone. Ieri sera, o meglio ieri notte…, ad un ennesimo incontro tutti i protagonisti hanno dato prova di notevole maturità politica ed onestà intellettuale. Le due liste più attive, Cambiare Labico e Vivere Labico, insieme ad altre forze indipendenti di forte rilevanza politica e rodata integrità, hanno dato vita ad una fusione intelligente e fattiva in grado finalmente di lavorare assieme per cambiare il destino del nostro paese ed avviarlo ad un futuro più sano, equo, sostenibile e soprattutto condiviso dalla più parte dei nostri concittadini. Basta subire, torneremo a vivere Labico! Questo accordo, sofferto e lungamente cercato, ha dovuto superare anni di incomprensioni, equivoci,
parole forti e scontri di personalità. Tutte cose che viste da fuori, se contrapposte al bene comune, quello dell’intera comunità, possono sembrare di importanza minore, facilmente superabili, ma, in un comune così piccolo, la personalità dei pochi attori politici in campo è determinante. Mentre a livello centrale le dimensioni dei gruppi sono tali da mediare in buona parte l’effetto delle personalità dei singoli, in un paese come il nostro una singola persona rappresenta un intero gruppo politico e l’accordo diventa meno ideologico e più interpersonale. Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano, in particolare, hanno davvero dato prova di profonda umiltà e sincera attenzione alla cosa pubblica, hanno vinto le personali difficoltà ed hanno saputo creare una mediazione forte, motivata e condivisa che certamente ci porterà lontano. Abbiamo affidato a Tullio Berlenghi, non senza insistere, il compito di rappresentarci tutti, perché ha le doti, l’onestà e la preparazione per far bene, perché fra tutti è colui che meglio sa sintetizzare le nostre ambizioni, esigenze, maniere ed abbiamo preteso che Maurizio Spezzano gli stesse accanto come vice sindaco. Sono due persone di modi differenti ed approcci politici diversi, ma la loro integrità morale è fuori discussione Altrettanto può dirsi degli altri protagonisti di questo importante risultato, che ringrazio, ma di cui non parlerò finché non sarà tutto ufficializzato. Il motivo forte che lega una coalizione non può essere lo STARE CONTRO come l’antiberlusconismo, deve essere piuttosto un progetto, un programma, ma devono essere compatibili anche i modi e le persone. Abbiamo finalmente superato l’ultimo scoglio, veleggeremo senza più incagli verso la vittoria. Labicani, riprendetevi Labico. Riprendiamoci Labico. Pagina 3
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Vorrei andare sulla luna...e due! Vorrei andare sulla luna!, lontano da questo mondo prepotente, arrogante, malato, invaso dall'animale più stupido e geniale insieme. Ma non posso, e non voglio. Non posso certo, per i miei figli, per i miei cari, per quello che rimane di una natura straordinaria e per le opere meravigliose dell'intelletto umano. E non voglio, per non cedere ai prepotenti e agli arroganti. Perchè la mia formazione tecnica ed il mio innato ottimismo mi fanno sembrare semplice il cambiamento di rotta: l'umanità è fatta per lo più di gente sana, onesta, ed allora il semplice gesto di un voto contro chi distrugge, si appropria, chi fa la guerra, chi si arroga qualsiasi privilegio, sarebbe sufficiente. Io credo che sia una questione di misura. La natura ci insegna. Essa stempera la sua meravigliosità in un continuum infinito di colori. Tra il bianco ed il nero troviamo un'infinità di grigi. Misura quindi, in questo senso. Possiamo certo sognare un mondo fatto di sola equità, di onestà, sano e bello, ma non possiamo credere di raggiungerlo domani, e forse mai, così come idealizzato. Dobbiamo invece credere in un miglioramento graduale, pretendendo subito di fermare il danno più grave e poi, insistendo senza abbassare la guardia, procedere verso un grigio più chiaro ed ancora più chiaro. Dobbiamo farlo, siamo chiamati a farlo, costretti anzi, se no scatterà il meccanismo antico del potere. Non possiamo solo delegare, dare il potere a peppe o mariuccio e poi disinteressarci. L'Uomo non è abbastanza onesto, deve essere controllato. Chi ci amministra è un nostro dipendente, dice efficacemente B. Grillo, quindi, noi che lo eleggiamo, dobbiamo controllare che faccia bene il suo lavoro, altrimenti dovremo licenziarlo, e dovremo farlo. Molti strumenti per far questo ci sono già, altri andranno creati o migliorati, ciò che manca in questo paese più che in altri è l'attenzione, la partecipazione dei cittadini. Ma è comprensibile, pienamente comprensibile, quasi giustificabile. Gli italiani sono stufi, disillusi, esasperati quasi da una amministrazione pubblica fra le più inefficienti, inique, pesanti, costose e farraginose. Dopo aver avuto il bipolarismo, hanno potuto votare a destra e a sinistra ma nulla di sostanziale è cambiato. I nostri leaders capaci e volenterosi sono troppo pochi e senza strumenti adeguati alla complessità del sistema. Ma per il resto, che esempio possono dare politici che non conoscono la vita della gente? Che non sanno cos'è una fila in banca o nel traffico, quanto costa un litro di latte o avere un contenzioso con telecom o enel? Che Pagina 4
di Stefano Simonelli
hanno ogni tipo di privilegio e stipendi 20 o 30 volte più alti della media? ecc ecc. E non parliamo dei managers pubblici con i loro stipendi da 250.000€ al mese! Il malcostume impera, la moralità è scomparsa. Poveri italiani! La storia ci offre poche alternative: o si crea un consenso ed una larga partecipazione attorno a qualche nuovo programma politico ed annesso nuovo volto, oppure si arriva all'esasperazione totale ed allora sono guai, scatta la mano pesante di chi non ne può più o di chi vuole sfruttare l'occasione per i propri interessi; addio democrazia. Sono davvero pochi i casi di sovrani illuminati che la storia possa annoverare e non vedo all'orizzonte nessuna luce particolarmente splendente. Non rimane che la prima ipotesi, se vogliamo mantenere la pur bistrattata libertà della democrazia che abbiamo, dobbiamo tutti aprire gli occhi e reagire. Impegnarci, anche poco, cacciare via chi ci ha governato male e supportare chi ci sembra onesto. La nuova coalizione si costituisce di persone stufe della politica locale che non è in grado cambiare le cose, di persone che si sono impegnate e si impegneranno per Labico, che trovano in Tullio Berlenghi un candidato onesto e preparato, una persona educata e pacata. Ma non inganni questa pacatezza, è una maniera di far politica che pretende rispetto, educazione, le antitesi di quella politica che non ci piace, ma non per questo la sua e la nostra azione sarà meno determinata ed efficace. Diamoci da fare allora, possiamo e dobbiamo farlo a livello locale perchè in quel contesto comincia il cambiamento. E qui davvero qualcosa sta cambiando...
In breve... Inosservato. Per l’ennesima volta… per l’ennesimo anno la nostra attuale amministrazione comunale ha “dimenticato” il 25 aprile. Non basta qualche manifestino - obbligatoriamente attaccato - su qualche muro di Labico, per celebrare nella maniera più adeguata una data così importante per il nostro paese e per la nostra vita!
Anno 1, numero 10
Ambientalisti per legge. Partire dal basso per costruire un futuro migliore Nonostante l’assenza del ministro Pecoraro Scanio – causa una forte tonsillite – l’incontro Ambientalisti per legge, organizzato dal gruppo VivereLabico, giovedì 26 aprile, alle 17, presso i locali di Palazzo Giuliani a Labico, si è rivelato una partecipata e piacevole occasione per trattare temi come ambiente, efficienza, risparmio energetico e sostenibilità che molto spesso passano in secondo piano e che invece sono fondamentali per la vita ed il futuro, nostro e del pianeta in cui viviamo. All’introduzione di Stefano Simonelli, esponente del gruppo VivereLabico, che ha ricordato l’importanza e la valorizzazione della piccola impresa e dell’adeguamento delle abitazioni ai nuovi parametri previsti a livello nazionale ed internazionale, è seguito l’interessante intervento di Gaetano Benedetto, Vice Capo Gabinetto del Ministero dell’Ambiente. Dai cambiamenti climatici, causa dell’ormai e vi d e n t e i n v e r n o s e n z a c a p p o t t o , all’esaurimento delle fonti tradizionali di energia: come può essere salvato il nostro pianeta? Secondo Benedetto gli accordi internazionali, nazionali, o locali non sono nulla senza il reale contributo dei cittadini. A nulla serviranno leggi, proposte di leggi se non si “modificheranno i miliardi di comportamenti posti in essere da miliardi di cittadini ogni giorno, in ogni istante della loro vita”. L’esponente del Ministero dell’Ambiente, tra l’altro membro del WWF Italia, ha sottolineato la scarsa alfabetizzazione e sensibilità alle tematiche ambientaliste da parte di molti amministratori locali, che sarebbero invece chiamati ad essere i primi promotori di una cultura del rispetto, della tolleranza e del dialogo. Proprio a questo ha infine fatto riferimento l’intervento del candidato sindaco del gruppo VivereLabico, nonché Responsabile Legislativo dei Verdi alla Camera, Tullio Berlenghi. “Potrebbe sembrare ridicolo porre queste tematiche al centro della politica di un piccolo paese come questo, ma il primo principio degli ambientalisti è: pensare globalmente, agire localmente. Per questo motivo è possibile pensare di salvare il pianeta soltanto partendo dal basso e dalle piccole realtà locali”. Al convegno è seguito un interessante dibattito incentrato soprattutto sull’applicabilità tangibile delle fonti alternative di energia, con gli effettivi costi e ricavi: pannelli solari, energia fotovoltaica, termica, eolica e raccolta differenziata dei rifiuti, soluzioni reali e realmente attuabili, secondo Gaetano Benedetto, senza rivoluzionare le abitudini di vita dei cittadini.
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Ricordiamo che le prossime elezioni amministrative si terranno il 27 e 28 maggio 2007 Info viverelabico@libero.it
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Per un paese migliore. Per cambiarlo e viverlo insieme. Il 27 e 28 maggio vota
Tullio Berlenghi sindaco Maurizio Spezzano Lorenzo Caratelli Sara Castano Emanuela Ciocci Monica Danila Luciana Del Monte Floriana Di Stefano Stefano Gandola Danilo Giovannoli Francesco Marcelli Benedetto Paris Fausto Petroni Stefano Simonelli Luigi Tulli detto Massimo Nello Tulli Armando Zelli
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