31 dicembre 2012
RESOCONTO DEL CONSIGLIO COMUNALE Quando non si vuole far conoscere le carte le si tengono nascoste, questa la summa di ciò che è successo in occasione dell’ultimo consiglio comunale, convocato il 27 dicembre, subito dopo le feste per non dare modo all’opposizione di “indagare” con precisione sui conti del disastro causato da questa amministrazione. La convocazione l’abbiamo avuta venerdì 21 alle 13,30 e gli atti non erano ancora pronti; sabato e domenica uffici chiusi. Le copie sono state messe a mia disposizione solo lunedì, ma alla lettura molte cose non tornavano, senza avere la possibilità di confrontarmi né con il segretario né con il responsabili del dipartimento perché impegnati altrove o assenti. Uffici chiusi martedì e mercoledì per le festività, consiglio giovedì alle ore 09,30. Per queste ragioni, a inizio Consiglio ho presentato una pregiudiziale di legittimità per il mancato rispetto dei tempi e per il mancato confronto in sede di Commissione, mai istituita malgrado i mesi trascorsi dall’insediamento della nuova amministrazione. Messa ai voti, 2 a favore, io e Tulli, loro compatti come cagnolini, hanno votato a contro, non prima di aver avuto un duro scambio di opinione con Galli tanto da minacciare la mia cacciata dal Consiglio. Nel merito loro non hanno detto nulla, ma proprio nulla, Addirittura Scaccia, assessorone al bilancio, non sapendo che dire né provare una pur qualche timida difesa dei conti, su suggerimento di Galli, altro scienziatone e profondo conoscitore delle tecniche dilatorie del nulla, ha letto le relazione del revisore dei conti, che non diceva niente, vi giuro, proprio niente, se non le solite frasi di rito, sempre uguali in ogni relazione, che non citava un solo numero, se non gli articoli di legge. Anzi una chicca l’ha detta Scaccia, quando ha attribuito la responsabilità del disastro alla neve, al governo – da lui strenuamente sostenuto in tutti questi anni – e al depuratore, che costringono il nostro comune a non essere più un comune virtuoso. Poi il nulla eterno. Speriamo che quest’anno non nevichi altrimenti so’ cavoli amari!!!! Non una parola sulle responsabilità politiche ed amministrative di questa e della passata maggioranza, non una parole di scuse per tutto il sangue succhiato ai nostri cittadini, non una parola di mea culpa sul salasso che i nostri cittadini sono costretti ad assumere a causa dell’aumento vertiginoso delle tasse e imposte locali. In breve, una autentica vergogna. Nel mio intervento ho fatto una ricognizione precisa di tutti i conti e di tutte le cifre. Ho fatto notare come i 3.718.807,99 saranno un carico enorme per il nostro bilancio, il cui debito da solo è superiore alle voci di competenza. Lo stesso dicasi per il piano di rientro dal debito che è aleatorio, evanescente, incerto – per loro stessa ammissione – non dettagliato, manifestandosi come pure intenzioni a cui non corrisponde la certezza del rientro, sottolineato dal Segretario comunale e dallo stesso Galli che ha fatto una dichiarazione gravissima: “Le varie voci di debito (che le ditte reclamano e riportate sul prospetto) non è detto che saranno riconosciute ai creditori”. Cose da pazzi!!! Come dire che le cifre riportate sono fasulle e che stanno lì solo per l’approvazione dell’atto stesso, imposta dalla legge, ma senza la certezza del riconoscimento. Di quasi certo c’è che è prevista la dismissione dei beni immobili del co-
DI
MAURIZIO SPEZZANO
mune, senza specificare cosa e a che prezzo, per un totale previsto aleatorio di 200.000 Euro (tanto per sparare una cifra), e che l’ulteriore imposizione fiscale a carico dei cittadini sarà accentuata nei prossimi due anni, per un ammontare di circa 624.000 Euro: il salasso non è terminato, continuerà nei prossimi anni. Anzi, qualora non dovesse andare in porto il passaggio ad ACEA, per i restanti 2.600.000 Euro – con cui ad oggi non c’è nessun accordo né convenzione, come erroneamente citato in delibera – i debiti verranno spalmati nei prossimi dieci anni, contravvenendo a ogni principio contabile. Questa è la soluzione prospettata, che non chiude la partita ma lascia molti dubbi, ad iniziare dalla stima paventata. Se ACEA subentrerà nella gestione del SII dovrà necessariamente prendersi depurazione e servizio idrico e senza il pozzo di Colle Spina non credo che la cosa si possa fare, è fuori logica! Mi chiedo e chiedo agli amici di Colle Spina: Voi ne eravate a conoscenza di questo? Chi ha stimato il valore del pozzo? Cosa ne pensano i cittadini di Colle Spina? E i dirigenti del Consorzio? Volete essere complici anche voi di questa stortura? Come mai guardano a Colle Spina solo in periodo elettorale e quando c’è da prospettare soluzioni odiose? Dopo la prospettata e mai sancita zona industriale, ora il pozzo? Attenzione, questi giochini immiseriscono la comunità. Si prospetta un altro esproprio proletario a danno di tutti noi. Svendere il patrimonio immobiliare, regalare il SII all’ACEA, aumentare le tasse a carico dei cittadini è la cosa più odiosa che si possa fare, anche la più facile, che forse copre i costi, ma a che prezzo per la collettività? Noi lo abbiamo detto a chiare lettere: ci metteremo di traverso con ogni mezzo legale, a partire dall’invio degli atti nuovamente alla Corte dei Conti e alla Prefettura, chiedendo che parta una indagine conoscitiva dei conti reali e che a pagare siano i responsabili, a partire dalla malapolitica labicana, che continua a spargere metastasi nel corpo sana del nostro paese. Non possiamo essere noi a pagare, che paghino i responsabili, chi ha permesso tutto questo, chi ha trascurato l’intera vicenda, chi ha coperto le responsabilità e che è al comando – così come lo era ieri – della macchina amministrativa, chi non trova di meglio che continuare a tartassare i cittadini, chi continua a brancolare nel buio dopo essersi vantato di avere la soluzione in tasca mesi orsono. Noi continueremo a dare battaglia, augurandoci che il fronte si allarghi, che a partecipare siano i cittadini oberati da un carico fiscale che grida vendetta: IMU, TARSU, servizio idrico e depurazione e servizi a richiesta individuale. Basta! Veramente basta, c’è bisogno di una rivoluzione civile che scacci dal potere questi illusionisti della politica, questi freddi calcolatori e questi giocatori incalliti del nostro destino. Cominciamo a mobilitarci e prospettare una via diversa per Labico. Noi per quanto ci compete stiamo facendo la nostra parte con determinazione. Messa ai voti la delibera è passata con l’unanime approvazione della maggioranza: Galli A., Scaccia, Ricci, Ulsi, Galli L., Paoletti, hanno decretato con il loro voto la nostra rovina. Non uno di loro che avesse provato un pur
L’ÀGORÀ timido dissenso, come statuette di cera hanno ubbidito al gran sultano e al visir suo vice. Io e Tulli abbiamo votato contro malgrado le argomentazioni fossero di spessore, ma gli equilibristi precari se ne sono disinteressati, attenti a come sono alla poltrona e alla loro rendita di posizione. Mi chiedo se i 1282 loro elettori condividano questa macelleria sociale, se nulla hanno da obiettare a chi sta rovinando le famiglie e calpestando la dignità di un intero paese. NOTA A MARGINE: ho presentato un ordine del giorno di solidarietà ai due lavoratori della Antonelli umiliati nella dignità di lavoratori. Non possiamo permettere a questi padroncini falsamente benefattori di calpestare ogni regola e ogni principio di legge. Il tentativo messo in atto contro questi due lavoratori è un affronto a tutta la comunità; questa visione padronalfascista va combattuta con decisione e determinazione. Rivendicare il
EQUILIBRISMI DI BILANCIO L’esercizio del diritto di critica infastidisce molto il nostro sindaco e immagino che non apprezzerà troppo questo mio articolo. Già in passato l’avere espresso perplessità sul suo operato di amministratore mi è costato un causa al tribunale di Velletri. Non mi limiterò dunque a dire quello che penso del nostro primo cittadino e del suo modo di amministrare, ma farò alcune considerazioni basate sulle sue affermazioni e sulle azioni conseguenti. Penso – ad esempio – alla solenne promessa di riduzione dell’IMU in campagna elettorale. Promessa prontamente disattesa. Penso ai continui impegni di rispettare norme e statuto comunale in tema di convocazione delle commissioni, revisione dello statuto, risposta alle interrogazioni consiliari e calendarizzazione delle mozioni. Tutta roba che non dovrebbe essere (come lui pensa) frutto della sua gentile concessione, ma un vero e proprio dovere istituzionale. Niente da fare. Lui continua ad essere convinto di essere il padrone del paese e nulla glielo toglie dalla testa, nemmeno il devastante calo di consensi registrato nell’ultima consiliatura. A Labico meno di un terzo degli elettori ha votato per la sua lista (in pratica quando gira per strada sa che, su 10 persone che incontra, 7 non lo hanno votato, sarà per questo che è spesso di cattivo umore). E questo prima che si rimettesse nuovamente sulla poltrona di primo cittadino. Da maggio in poi non ne ha fatta una buona. E’ riuscito ad aumentare in modo punitivo ogni tassa e tariffa di competenza comunale, a fronte di una pessima qualità ed efficienza dei servizi. Nei giorni scorsi ai cittadini è arrivata la TARSU ed è stata una nuova stangata, che ha sancito il totale fallimento della raccolta porta a porta. Della quale si ostina a negare dati che dovrebbero essere pubblici, ma che lui si guarda bene dal divulgare, forse per la vergogna. E’ già riuscito a perdere un pezzo della giunta comunale. Ancora una volta nel silenzio più totale, senza darne alcuna comunicazione in consiglio, in totale spregio delle normali regole di trasparenza, di democrazia e di rispetto per l’organo sovrano dell’amministrazione comunale. Continua a negare il permesso di fare le riprese video dei consigli comunali, abusando in modo ignobile del proprio potere e ledendo vergognosamente i diritti dei cittadini che vorrebbero essere informati sull’attività dell’amministrazione. Dopo l’esilarante giustificazione dello “statuto dei lavoratori”, l’ultima motivazione è la mancanza di un regolamento, che lui ovviamente non proporrà mai (ma che si impegna ad approvare). Del resto bisogna capirlo. Meno gente viene a sapere cosa viene detto in consiglio comunale e meglio è per lui e per la sua calante credibilità. L’ultimo consiglio comunale è servito ad approvare gli equilibri di bilancio. Un documento contabile che avremmo dovuto approvare entro la fine di novembre, ma che Galli – convinto che a rispettare le leggi debbano essere solo gli altri – ha portato
rispetto degli accordi significa rivendicare il diritto di tutti all’uso della parola, alla libertà di associazione, alla garanzia delle tutele garantite. Il modello Marchionne-Antonelli va bandito ovunque, ieri a Pomigliano, oggi a Labico. La solidarietà è un cardine della nostra legislazione ed è giusto esprimere vicinanza operativa ai nostri lavoratori. Mi aspetto che questa maggioranza, così come recita l’ordine del giorno votato all’unanimità, malgrado qualche distinguo, si faccia promotore per porre fine a questa discriminazione, noi ci mettiamo a disposizione per tutte le azioni di rivalsa contro i prevaricatori. Mi aspetto, inoltre, che i lavoratori della Antonelli Dolciaria spa trovino il coraggio di alzare la testa e non avere paura, la legge è più forte di chi la calpesta cercando di limitarla o usarla come arma di ricatto. Più forti i lavoratori più forte il lavoro. Solidarietà ad Antonio e Alessandro.
DI
TULLIO BERLENGHI
all’esame del consiglio solo il 27 dicembre, dopo il richiamo della prefettura. Anche in questo caso la recalcitranza è comprensibile e l’idea di approvarlo tra Natale e Capodanno con i cittadini distratti dalle feste natalizie gli deve essere sembrata geniale. La relazione, infatti, è l’ennesima riprova del disastro di un’amministrazione incapace e incompetente. E’ a causa loro che ci troviamo con un debito di quasi quattro milioni di euro (in pratica l’intero bilancio comunale) e Galli continua a comportarsi come se si trattasse di un banale imprevisto. Invece era tutto prevedibile e, soprattutto, prevenibile. L’inadeguatezza del depuratore è dipesa dall’incapacità programmatoria degli ultimi vent’anni (chissà chi amministrava il paese) e dalla commissione di reati contro l’ambiente e la salute, per i quali sono indagati anche amministratori comunali. Ma a pagare, secondo Galli, dovranno essere i cittadini. E l’ha messo nero su bianco sulla delibera che prevede la svendita di pezzi del nostro patrimonio e approvata con deprimente prontezza e avvilente silenzio da tutti i consiglieri comunali di maggioranza: Giorgio Scaccia, Nadia Ricci, Luciano Galli, Mirko Ulsi e Adriano Paoletti. In compenso l’ineffabile Alfredo Galli ha dato – se mai ce ne fosse bisogno – un’ulteriore prova della sua scarsissima affidabilità, etica e politica. Quando Spezzano ha fatto notare la presenza della lunga lista di debiti contratti con gli autotrasportatori per un totale di 3,7 milioni di euro, Galli ha detto che non significava niente e che mica è detto che questi soldi verranno dati a chi ha svolto il servizio. Era già successo in precedenza. L’ardita tesi di Galli è la seguente: l’atto amministrativo con cui l’ente locale si impegna ad onorare una determinata spesa non significa che poi quei soldi verranno spesi sul serio. Quindi nessun documento approvato dalla giunta o dal consiglio (gli unici a cui i comuni cittadini possono accedere) ha alcun valore. Lui può, in qualunque momento, decidere di bloccare l’erogazione delle risorse (in barba alla competenza e responsabilità dei dirigenti). Un delirio di onnipotenza sconcertante e preoccupante, ma anche una manifesta propensione a mentire. Se Galli stesso, infatti, dichiara non attendibili gli atti da lui stesso sottoscritti, ammette implicitamente di essere un bugiardo. Il problema è che, ormai, l’hanno capito tutti. E, a parte chi pensa di trarne un beneficio personale, non credo saranno in molti a rinnovargli la fiducia alle prossime elezioni. Ma l’attaccamento alla poltrona è troppo forte per ammettere la disfatta politica e Galli cerca di vivere, anzi di vivacchiare, o meglio sopravvivere, alla giornata. Approvando alla bell’e meglio gli atti di cui proprio non può fare a meno e limitandosi al rispetto minimo sindacale delle regole democratiche. Questa volta si è trattato degli equilibri di bilancio, che vista la precarietà, andrebbero denominati equilibrismi.