Il bivio

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IL BIVIO PACO ROCA SEGURIDAD SOCIAL

Traduzione di Diego Fiocco

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CA

SO

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L

V I B LI IO

D A D / SEGURI

tunué


C’è sempre qualcosa di misterioso nel processo creativo di una storia.

Senza sapere perché, il racconto ti chiede in alcuni casi lunghe tirate e in altri lunghi silenzi.

Ciononostante mi sono accorto che non sopporto il silenzio fuori dalle vignette.

I silenzi mi piacciono in modo particolare. Sono parte importante della storia, a volte danno un apporto maggiore delle parole.

Nelle scene dov’è presente, è il lettore che deve riempire il silenzio con i suoi pensieri e le sue riflessioni.


Ho bisogno di tenere sempre la musica in sottofondo, soprattutto quando lavoro.

La musica altera il mio stato d’animo…

Lo stato d’animo che mi provoca la musica in qualche modo lascia un’impronta nel mio lavoro.

È questa la musica che ricordo dalla mia infanzia.

Certe volte seleziono addirittura una colonna sonora a seconda dei sentimenti che intendo trasmettere nelle mie pagine.

… De mirada serena dejaron en mi alma…

… Aquellos ojos verdes…

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Mi rende malinconico, allegro, attivo…

Nat King Cole, Glenn Miller, Carlos Gardel, edith piaf, Sam Cooke… Suonavano mentre lavoravo a La Casa.

… Eterna sed de amar…


Non posso ascoltare quella musica senza che mi tornino in mente ricordi d’infanzia.

Il potere evocativo della musica mi meraviglia. … que en mi alma han dejado…

No saben la tristezas…

Certe canzoni rimangono nella nostra memoria tutta la vita. … que yo …

… continuava a canticchiare le canzoni che componevano la colonna sonora della sua vita.

… Aquellos ojos verde…

… nunca besaré.

Quando mio padre era già malato ed era a malapena cosciente di dove fosse…

Quali canzoni canticchierò io quando arriverà per me quel momento?

Probabilmente quelle che mi hanno accompagnato nel corso degli anni, e che tante volte ho ascoltato.

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Quasi certamente saranno quelle della mia adolescenza, quando avevo appena una dozzina di cassette e qualche vinile che ascoltavo a ripetizione.


Per una persona senza senso del ritmo come me, incapace di ballare o anche solo di tenere con le mani il ritmo della musica in un concerto…

… Creare musica è qualcosa di misterioso.

Io so come si fa un fumetto. Riesco a comprendere come si scrive un romanzo o si realizza un film.

So come nascono le idee e capisco come si devono cucinare tra loro per dargli una forma e per far sì che la storia risulti interessante.

Ma la musica rimane per me un mistero imperscrutabile.

Come nasce una canzone? Come si crea la melodia? Il testo, come gli si dà forma…? Chissà se è questo il motivo che mi porta a fare questo libro insieme a José Manuel Casañ.

Il suo gruppo, i Seguridad Social, fa parte della colonna sonora della mia vita.

Se dovessi comparare le ore di piacere che mi hanno dato certi dischi con quello che mi sono costati, senza dubbio la spesa in musica sarebbe l’investimento più proficuo che io abbia mai fatto.

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Non so da quanto tempo conosco José Manuel. il programma radiofonico al quale partecipo da più di cinque anni aveva cominciato a chiamarlo come ospite.


In uno dei suoi interventi nel programma, José Manuel ha iniziato a cantare “Jesucristo Superstar”… * … e io subito dopo a rovinarla.

… Jesucristo, Jesucristo, de qué ha servido tu sacrificio.

Cristo, Cristo, de qué ha servido tu sacrificio.

Stranamente a tutt’e due piace quest’opera rock un po’ kitsch. * La versione spagnola del celebre musical Jesus Christ Superstar.

Ci siamo concessi di nuovo l’abituale pranzo dopo il programma.

Dove i discorsi vanno da una parte all’altra, si incrociano e cambiano direzione, animati dal vino.

Cavolo, abbiamo qui un disegnatore di fumetti e un musicista.

Posso servirla?

Sì, grazie.

E a me?

E assetati anche!

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Non avete mai pensato di fare qualcosa insieme?

Nella primavera del 2013, io ero impegnato a disegnare I solchi del destino.

JosĂŠ Manuel, come stai? Certo, possiamo pranzare insieme.

Creare un fumetto per me si rivela sempre un lavoro smisurato.

Anni di lavoro nei quali devi essere molto motivato a seguire il progetto per non fallire.

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Io questa settimana non posso. La prossima sono libero martedĂŹ.

Per questo, scegliere come investire una parte della mia vita è sempre una decisione difficile.


Con tutti i progetti che avevo tra le mani, avevo voglia di prendermene uno in più? Mi motivava abbastanza da dedicargli un pezzo della mia vita?

Lì c’è José Manuel. Mi diceva che realizzerete un progetto insieme.

Hai ripensato a quello di cui abbiamo parlato?

A fare un libro-disco insieme?

José Manuel è un tipo vitale e pieno di energia. Sentirlo parlare è come ascoltare un ufficiale nel discorso d’incoraggiamento alle sue truppe.

Così, in quella prima riunione, ero già pieno di entusiasmo e pronto a combattere.

Da lì ognuno per conto proprio avrebbe lavorato alla sua parte. José Manuel alle canzoni del disco e io alle storie del libro.

Sono uscito da quel pranzo speranzoso e con la voglia di mettere mano al progetto.

L’idea del progetto era che noi due insieme dovevamo trovare diversi argomenti. Questo sarebbe stato il germoglio.

Negli anni seguenti avremmo continuato con le riunioni…

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Sempre nello stesso ristorante dove era nata l’idea.

Almeno una volta al mese.

In quei lunghi pranzi abbiamo dato forma al progetto.

Abbiamo parlato molto di musica, dei generi che ci piacevano e di quelli di cui volevamo parlare nel nostro libro-disco.

Ma parlavamo anche di tutto ciò che ci appassiona.

… Tra vino, birra e gin tonic aggiungevamo sfumature e idee alla nostra storia.

I pranzi si allungavano e rimanevamo a tavola a discutere fino a metà pomeriggio, e non smettevamo più di parlare.

Nascevano decine di buone idee. Almeno così credevamo…

bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla, bla bla…

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bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla, bla bla…


Perché il ricordo delle conversazioni evaporava veloce come l’alcol nei nostri bicchieri.

bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla bla bla… ,

bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla, bla bla…

bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla, bla bla…

Non andartene, no, no…

Non c’è niente di più frustrante che credere di avere una buona idea e non essere in grado di ricordarla.

Dove vanno a finire tutte queste idee dimenticate? bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla, bla bla…

Per questo motivo, da un certo punto in poi, abbiamo moderato il consumo di alcol…

E io mi presentavo al ristorante con penna e quaderno.

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E qui che c’è scritto?


Per non dimenticarci più niente abbiamo preso un registratore.

Parlando con Manuel mi sono reso conto che, così come accade in storia dell’arte, nella musica è difficile distinguere nettamente i generi perché si sovrappongono e si mischiano continuamente. La musica che ascolti proviene da un luogo e finisce per svilupparsi in un altro.

Pronto?

Per il nostro progetto però ci interessava parlare di generi ben differenziati, così da poter utilizzare il contesto storico e le relative icone.

Abbiamo perciò stilato un elenco di generi che volevamo considerare nel nostro libro-disco.

Anche se ognuno lavorerà per proprio conto…

Resteremo in contatto per far sì che quello che farà l’uno si trasmetta nel lavoro dell’altro.

A partire da quelli potremo raccontare una storia della musica in ordine cronologico.

… Cominceremo con un’ouverture africana, blues, country, rock&roll, soul, psichedelia, rumba, reggae, heavy, punk, rap e finiremo con un epilogo africano elettronico.

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José Manuel avanzava a tutta velocità. In pochi mesi aveva già informazioni su tutti i generi, idee e anche alcuni testi delle canzoni.


Io invece, durante quei primi mesi, avevo avuto giusto il tempo di trascrivere le registrazioni e appuntarmi alcune idee.

Nonostante questo, avevo già in mente i miei futuri progetti. Non ho mai terminato un libro senza sapere ciò avrei fatto dopo. Nel lungo processo di realizzazione di un fumetto nascono sempre nuove idee per i libri successivi.

Ero totalmente impegnato con I solchi del destino per provare a terminarlo entro la data di consegna prevista.

In più, ogni cinque giorni dovevo fornire il mio contributo a El País Semanal, viaggiavo molto, mio padre era malato e stavo per diventare padre.

Il mio progetto successivo sarebbe stato El caso Odysseus, da portare avanti in parallelo alla serie per El País Semanal, e al tempo stesso speravo di poter lavorare un po’ al progetto di José Manuel.

In quell’agenda, già impossibile di per sé da rispettare, terminato I solchi mi si è infilata una storia che avevo bisogno di raccontare, La casa.

Sono troppo ottimista con il tempo e ciò mi causa continue frustrazioni.

Mentre lavoravo a La casa un nuovo fronte si era aperto nella mia agenda.

Conciliare La casa con il lavoro da sceneggiatore e regista nell’adattamento cinematografico di Memorie di un uomo in pigiama era diventato impossibile.

… Cos’è che cominciamo? Azzurro pallido o azzurro celeste? Mmmh… Ah, il film… Sì, è una buona notizia.

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Ho dovuto sospendere La casa e concentrarmi sul film, lavoro che alla lunga è risultato essere uno sforzo ingrato e arido, che mi ha lasciato con l’amaro in bocca.


Nella primavera del 2014, mentre disegnavo lo storyboard del film, José Manuel andava avanti senza sosta e accumulava vantaggio su di me.

José Manuel. Come stai? sì, Un po’ impegnato.

No, no, va bene giovedì…

Lui aveva già i testi di quasi tutte le canzoni e inoltre aveva effettuato alcune prove di registrazione.

… Qui ci andranno una chitarra e un contrabbasso. Ti piace?

Era una valanga senza freni che mi sovrastava. … Ce l’ho qui. Dimmi che ne pensi.

Nel primo anno dall’inizio del progetto ero riuscito a scrivere solo un paio di racconti-canzone.

Molto… molto buono. Mi piace.

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L’inarrestabile ritmo di lavoro di José Manuel e la mia lentezza stavano incamminando il progetto verso una direzione che non era quella che desideravo.


Uno degli incentivi per seguire questo progetto era sapere che le mie storie potevano ispirare alcune delle canzoni di José Manuel.

Ma lui stava già finendo le sue canzoni e io temevo che vi avrei giusto adattato i miei disegni, e la cosa non mi attirava per niente.

Per un po’ ho pensato di abbandonare. Farlo però dopo più di un anno di lavoro mi sembrava una pugnalata alla nostra amicizia.

Nel luglio 2014 abbiamo avuto la nostra ultima riunione prima delle vacanze estive.

In quel pranzo abbiamo parlato di canzoni, di racconti… stava andando tutto bene, finché non è arrivato il momento dei gin tonic.

Vedi… Stavo pensando…

io sono insicuro per natura…

Durante la lavorazione di qualsiasi progetto in tanti momenti sorgono in me dei dubbi.

A volte mi fermo e viro la storia in un’altra direzione. Creare è dubitare continuamente e se non si dubita è perché probabilmente si sta percorrendo una strada comoda e sicura.

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Lavoro sempre da solo, i miei dubbi e i miei timori me li tengo per me.


Ma questa volta potevo condividerli.

Ho dato un’occhiata al nostro progetto e c’è qualcosa che non quadra…

… mi fa strano raccontare storie di culture differenti dalla mia, che si svolgono in Mississippi, a San Francisco o a Londra…

Non ti seguo. Quello che mi preoccupa è: perché due spagnoli stanno raccontando una storia della musica anglosassone?

Perché non raccontare la nostra storia musicale latina?

Non saprei… La musica mediterranea, il son cubano, i musicisti latini negli USA, Xavier Cugat e Hollywood, la rumba, il nuovo flamenco, il rock latino…

Sarebbe ottimo, ma diventerebbe un altro progetto. Sì, ma perché non questo?

Ok, però… Sarebbe più “naturale” per me.

Si potrebbe raccontare una storia della musica del XX secolo da un punto di vista latino?

Non che sia un problema in sé… è questione di documentarsi bene per non cadere in facili stereotipi…

Per la prima volta dall’inizio del progetto lo tsunami sono io… … Non dobbiamo ricominciare da zero. Sono certo che possiamo riciclare molte delle cose fatte. E siamo ancora in tempo per cambiare direzione.

Amico, siamo già andati avanti con il lavoro. Ho già diverse canzoni…

… E José Manuel una zattera che lotta contro la tempesta.

È questo il lavoro che dobbiamo fare!

Non lo so…

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Per la prima volta il nostro saluto non è stato caloroso, ma ben più freddo del solito. Bene…

Ci vediamo.

Nei mesi estivi José Manuel è andato in tournée con il suo gruppo e io ho approfittato delle vacanze per andare nella casa di campagna dei miei genitori per riprendere La casa.

Ero ancora convinto che fosse una buona idea far cambiare rotta al nostro progetto e portarlo nel mondo latino. Ma questa idea era migliore di quella a cui stavamo lavorando da mesi?

O volevo semplicemente distruggere il progetto cercando uno scontro con José Manuel perché non avevo il coraggio di gettare la spugna?

Ci siamo dati un nuovo appuntamento a settembre. Gli ho anche chiesto di non andare avanti con il lavoro.

In quei due mesi di pausa estiva ho lavorato a La casa e ho cercato di mettermi in pari con il nostro progetto.

Non potevo togliermi dalla testa il viso di José Manuel. Non lo avevo mai visto così scoraggiato.

José Manuel, dove sei? Hai ripensato a quello che ci siamo detti l’altro giorno?

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Nonostante abbia avuto un distacco della retina, sono riuscito a portarmi avanti alle canzoni di José Manuel con alcune storie.


Dopo l’estate, José Manuel aveva ripreso fiducia e siamo arrivati a un punto di incontro.

… La storia del rock è anglosassone, è vero.

Non si tratta tanto di parlare della cultura nordamericana quanto di collocare le storie in quel luogo iconico che è la musica rock.

Vero. Ma è vero anche che la musica latina ha influito su quella anglosassone, e si potrebbe raccontare la nostra particolare storia del rock passando per certi luoghi latini.

Come il western? Che è un luogo “condiviso” che appartiene a ogni cultura.

A tal proposito, ho tolto alcuni generi dal nostro progetto e ne ho aggiunti altri.

Sarebbero questi: afro, blues, country, rockabilly, son cubano, soul, rumba, psichedelia, rock latino, heavy e reggae.

Siamo alla fine del 2014. Sono passati quasi due anni dal nostro primo incontro. José Manuel ha finito le dieci canzoni e io ho scritto solo la sceneggiatura dei racconti del libro.

I produttori sono Rafa Villalba, batterista del gruppo, e Dani Rayos, oltre a José Manuel.

Poco prima di Natale, i Seguridad Social entrano in studio per registrare il disco.

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Mi sento un po’ angosciato e non riesco a godermi l’esperienza. Parte del mio lavoro resta ancora da fare, e inoltre non ho ancora trovato un nesso che unisca tra loro i racconti. Il disco non ne ha bisogno, ma il libro sì.

Ecco, ti presento Aboo, viene dal Ghana.

È un vero piacere.

Aboo, se vuoi facciamo qualche prova, giusto per andare poi in crescendo.

Villalba lo ha ingaggiato per “Tambores de guerra”.

È un percussionista con i controcoglioni, vedrete.

Quando vuoi.

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Sento i tamburi. Siamo in Africa, da dove incomincia tutto. I tamburi attirano le bestie e le persone, E il fuoco le rimette al loro posto. Il mio guardiano, León, invidia la simmetria semplice delle ombre.

León non capisce perché generazione dopo generazione il primogenito maschio della sua stirpe deve abbandonare ogni responsabilità e ambizione ed essere obbligato a custodire questa capanna. Su cosa sta realmente vigilando? Perché è tanto importante che non scappi? Ma lui intuisce... No, no! Lui sa che io abito nelle sue viscere. Nella sua solitudine, a volte mi parla e io lo ascolto.

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León non sopporta più questo compito ingrato. Perché il mio destino deve essere immutabile? Chi decide come deve essere la mia vita? È da giorni che ha preso una decisione difficile. Apre la porta che per eoni non è stata profanata e sente che qualcosa si risveglia nella sua oscurità interiore. Mi dice: “Sei libero!”.

Tutto si scatena inevitabilmente in quell’istante fugace. Gli atti si accompagnano sempre alle loro conseguenze, e un gruppo di nemici della tribù, mosso per conto degli schiavisti bianchi verso la boscaglia, si getta sugli abitanti del villaggio.

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Io so tutto di Léon, conosco i suoi desideri nascosti. So quale sarà la ricompensa per aver osato disobbedire agli ordini. L’uomo bianco gli consegna la moglie del capo. Questo era il patto!

Catene, paura, pestilenza, dolore e morte... Rotta verso un nuovo mondo. La nave vomita gli schiavi dal suo ventre ardente. La musica nera è giunta in America.

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Ȃ ȱLa encrucijadaȱ ȱ ȱ ¸ȱ ȱ ȱ ¢ǰȱ ȱ e Google Play.

Il bivio Collana «Prospero’s Books» n. 90 ȱ £ DZȱ Ĵ ȱŘŖŗŞ Ĵ DZȱ ȱ ȱ ȱ ·ȱ ȱ Û ȱ ȱ DZȱ ȱ £ ȱ ȱ DZȱ ȱ £ DZȱ ȱ Ĵ ȱ ȱ £ DZȱ ȱ Edizione originale: La encrucijada ¢ ȱ ¡ ȱ ȱ ȱȚȱŘŖŗŝȱ ¢ȱ ȱ ¢ ȱ ȱȚȱŘŖŗŝȱ ¢ȱ ·ȱ ȱ Û ȱ ȱ ȱ ¢ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ £ ¢ ȱȚȱŘŖŗŞȱ Ȧ ·ȱ ǯ ǯ ǯ £ ȱ DZȱ ȱ · Ǜ Ĵ ȱ ȱ ȱřŖȱȮȱŖŚŗŖŖȱ ȱȮȱ ǯȱŖŝŝřȱŜŜŗŝŜŖȱȩȱ ¡ȱŖŝŝřȱŗŞŝśŗśŜ ȓ ǯ ȱȩȱ ǯ ǯ іѠяћȱşŝŞȬŞŞȬŜŝşŖȬřŖşȬŘ ȱ ȱ ȱ ǰ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ Ĵ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ Ĵ ȱŘŖŗŞ ȱ ȱ

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/ S E G U R I DAD

ISBN 978-88-6790-309-2

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9 788867 903092

Euro 20,00

Per quattro anni e mezzo, Paco Roca e José Manuel Casañ, anima della band spagnola Seguridad Social, hanno chiacchierato di musica, creatività, mercato discografico e universo dei fumetti. Il bivio è il racconto del mistero artistico, in cui Paco Roca, con lo stile asciutto ed eclettico del docu-fiction, tenta di capire da dove nascano le opere e come si possa arrivare a vivere della propria ispirazione.


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