VEDERE NELLE MARCHE N. 2, MAGGIO | NOVEMBRE 2018 SUPPLEMENTO DI «IL GIORNALE DELL’ARTE» N. 386 MAGGIO 2018 SOCIETÀ EDITRICE ALLEMANDI
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IL GIORNALE DELL’ARTE
I Torricini di Palazzo Ducale, Urbino
TUTTA L’ARTE DA VEDERE DA MAGGIO A NOVEMBRE
Comune di Ancona
ECA T O C PINA UNALE COM ONA C DI AN
OLE LA ME
WHER E UR CULT LIVES
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VEDERE NELLE MARCHE | La Regione
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Sul palcoscenico Rossini, Raffaello, Lotto, Leopardi e Dante La Regione scommette sulla cultura come principale motore di attrattività turistica, coesione sociale e rilancio delle zone colpite dal sisma q Stefano Miliani La cultura è una componente fondamentale nella vita delle Marche. È diffusa ovunque, anche nelle zone del sisma. E il patrimonio artistico è un potente richiamo turistico. Lo ricorda Moreno Pieroni, l’assessore dell’intero comparto di Cultura, Spettacolo, Beni culturali e Turismo della Regione Marche. Nato nel 1961, già sindaco di Loreto dal 2001 al 2010, vicepresidente del Gruppo consiliare Uniti per le Marche, Pieroni evidenzia che la sua amministrazione investe molto in cultura e che l’intero territorio, fino al 2021 è come un palcoscenico a cielo aperto con Rossini, Lorenzo Lotto, Leopardi, Raffaello e Dante nel ruolo di star. Dall’Adriatico all’Appennino, dalle colline al tessuto industriale passando per i tanti paesi che sono scrigni di arte e storia, le Marche sono un territorio a più facce. Qual è l’idea di fondo della Regione per favorire la cultura? L’azione regionale sostiene in particolar modo il recupero dell’importante patrimonio culturale diffuso sul territorio e lo sviluppo delle imprese culturali e creative che concorrono con il sistema pubblico alla creazione e alla promozione di attività e servizi culturali. Patrimonio culturale, cinema, spettacolo dal vivo, festival, premi di letteratura e altre varie iniziative culturali assicurano l’attrattività del territorio dal punto di vista turistico e offrono un importante contributo in termini di coesione e inclusione sociale. La cultura emerge come componente fondamentale anche nelle analisi delle dinamiche di rilancio e di sviluppo dei territori colpiti dal sisma, che vantano la presenza di una parte significativa del patrimonio culturale immerso in una cornice ambientale e paesaggistica di pregio. A proposito di rilancio dopo il terremoto del 2016, che cosa dicono i dati? Dopo la stagione 2017, che ha registrato una tenuta del sistema turistico, si prospetta un 2018 egualmente positivo. Le 17 Bandiere blu di cui fregiano alcune città della costa vanno ad arricchire un’offerta turistica e culturale che coinvolge i grandi centri come Pesaro, Ascoli Piceno, Fano, Macerata, Senigallia, Ancona, i borghi marinari, come Grottammare, e quelli dell’entroterra. Il ricco calendario di mostre ed eventi consente un buon flusso di presenze. Quali sono le iniziative più significative in programma? Tra il 2018 e il 2021 la regione diventa un palcoscenico a cielo aperto tra mostre, eventi e spettacoli che celebrano i suoi figli più illustri: Rossini, Leopardi e Raffaello. Gli eventi e le celebrazioni costituiranno un’opportunità per far conoscere il territorio, offrendo lo straordinario patrimonio culturale diffuso nel segno di Lorenzo Lotto, Federico II Hohenstaufen, Leonardo e Dante Alighieri. Il 2018, in occasione dei 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini, sarà l’anno clou delle celebrazioni dei Centenari rossiniani nella sua Pesaro «Città della Musica». Nel 2019 ricorre l’anniversario della composizione dell’«Infinito», una delle liriche più celebri dei «Canti» di Giacomo Leopardi, redatta durante la prima giovinezza a Recanati, fra il 1818 e il 1819. Si tratta di un evento che si prospetta di risonanza mondiale, soprattutto dopo
la crescente attenzione del mondo anglosassone nei confronti del poeta. Sarà pertanto un’imperdibile occasione per far conoscere a tutti i celebri luoghi leopardiani. Nel 2020 cadrà il cinquecentesimo anniversario dalla morte di Raffaello Sanzio, uno dei più celebri pittori del Rinascimento italiano, nato a Urbino nel 1483 e morto a Roma nel 1520. Nel 2021 l’Italia celebrerà i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e le Marche stanno lavorando in questa direzione. Il grande poeta toscano, infatti, in tanti passi della Commedia parla delle Marche e qui, nel piccolo borgo di Castello della Pieve nel comune di Mercatello sul Metauro, fu decretato l’esilio dalla sua amata Firenze. Nel 2017 ha preso inoltre il via il ciclo di eventi «Mostrare le Marche», il progetto biennale della Regione Marche che è nato con l’intento di valorizzare il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma, attraverso la promozione di attività espositive realizzate con le opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed ecclesiastiche interessate dall’ultimo terremoto, e messe in sicurezza presso i depositi attrezzati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Sono attualmente in corso le mostre «Capriccio e Natura: arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita» a Macerata; «Cola dell’Amatrice fra Pinturicchio e Raffaello» ad Ascoli Piceno; «Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e avanguardia da Nicola di Ulisse ai Crivelli» a Fermo; mentre per «Milleduecento. Civiltà figurativa fra Marche e Umbria al tramonto del Romanico» è prevista l’apertura a giugno a Matelica. Il 2018 sarà anche l’anno di Lorenzo Lotto nelle Marche. Il pubblico potrà così riscoprire le terre in cui il pittore visse e lavorò a lungo. La mostra «Lorenzo Lotto: il richiamo delle Marche» in programma a Macerata si ripropone di riportare nella regione le opere dipinte per queste terre e ad esse collegabili, mettendole in rapporto con alcune altre testimonianze artistiche. Stiamo inoltre lavorando per la valorizzazione di Senigallia come città della fotografia, Loreto città della fede, Castelfidardo città della fisarmonica e Fabriano città creativa Unesco. Quale riscontro ha avuto la serie «Mostrare le Marche»? Il ciclo ha avuto una risonanza a livello nazionale con una buona rassegna stampa e servizi in radio e tv, anche estere. Si tratta di un evento multiplo, unico nel suo genere in Italia, messo in campo a pochi mesi di distanza dal sisma e destinato a promuovere le numerose testimonianze d’arte della nostra regione. Le mostre sono visitabili con un coupon sconto scaricabile da eventi.turismo.marche.it. Nell’Appennino molti paesi, già prima del sisma, stavano perdendo abitanti. È un fatto anche culturale. In che modo si può frenare una tendenza che riguarda molte zone d’Italia? Questa tendenza, ampiamente diffusa, assume nelle Marche una particolare criticità proprio per effetto degli eventi sismici. In questo senso la Regione ha avviato una progettualità mirata alle aree interne e precisi progetti nell’area del cratere che individuano proprio la cultura ›4 come motore di sviluppo del territorio.
Moreno Pieroni, assessore alla Cultura della Regione Marche
Sommario 4 La Soprintendenza, i borghi, RisorgiMarche 5 Visitabili dopo il sisma, la Regione 7 Il Comune di Ancona 8 MARCHE TEATRO I festival musicali 9 Il Museo Tattile Statale Omero ad Ancona 10 La Fondazione Ermanno Casoli a Fabriano 11 La Residenza La Ceramica a Fabriano I Musei Archeologici di Fano e Jesi 12 Lo Studio Franco Giuli a Fabriano I Cammini Lauretani 13 Jesi, Osimo, Sassoferrato e Senigallia 14 Cola dell’Amatrice ad Ascoli Piceno 15 Grottammare e Fermo 16 Fermo e il Centro Studi Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado 17 Macerata e Recanati 18 Macerata 19 Matelica 21 Pesaro 22 Urbino e Fossombrone
N. 2 MAGGIO | NOVEMBRE 2018
«vedere a/in» è un supplemento di «il giornale dell’arte» edito da allemandi srl, piazza emanuele filiberto 13, 10122 torino Umberto Allemandi, direttore responsabile Franco Fanelli, vicedirettore Barbara Antonetto, caporedattore Alessandro Allemandi, web publisher Beatrice Allemandi, product manager
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VEDERE NELLE MARCHE | La Soprintendenza e la Regione
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Sono mille le ricette, ma... Nella ricostruzione il soprintendente garantisce il rispetto delle procedure, ma dà priorità ai risultati Come ricomporre borghi lacerati? Come risanare palazzi e chiese antiche? Nelle zone cenIl soprintendente delle tromeridionali delle Marche, Marche Carlo Birrozzi nella faglia appenninica, il terremoto del 2016 ha colpito duro. Da allora il soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche Carlo Birrozzi ogni giorno pensa al dopo-sisma. Architetto, 52 anni, con esperienza all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, è già stato soprintendente in Molise. Cominciamo da un segnale positivo. Nella chiesa di Santa Maria di Vallinfante presso Castelsantangelo sul Nera stiamo per riportare un altare ligneo e abbiamo trovato affreschi del ’400 dietro l’altare barocco. Il luogo resterà sempre aperto tramite una bussola di vetro illuminata anche di notte tramite pannelli solari. E a Castelsantangelo abbiamo messo in sicurezza il campanile della chiesa di San Martino dei Gualdesi e riaperto l’accesso al centro. Dovendo indicare un simbolo per l’arte marchigiana da ricostruire, quale sceglierebbe? Non uno solo: la Collegiata e la piazza di Visso; piazza Duomo a Camerino; la chiesa di San Francesco a Borgo di Arquata che ha cimeli come la Sindone di Arquata. Quali sono le priorità della ricostruzione? Intanto i cantieri avviati nelle chiese più semplici ai margini delle zone più colpite sono già un segno. Siamo abbastanza avanti. Certo, ci sono «zone rosse», ma spesso riguardano situazioni abbandonate anche prima del sisma. Quanto alle macerie, abbiamo selezionato, recuperato e schedato quelle degli edifici tutelati. In mezzo a montagne di macerie c’era di tutto: anche rifiuti, gioielli, effetti personali, album di foto. Come ricostruire? Il «com’era dov’era» è possibile? È il cuore del problema. In centri come Visso e Castelsantangelo bisogna provarci. Non sarà semplice: ogni costruzione è a sé. Laddove abbiamo la guida di una porzione dell’edificio si può ipotizzare di ricostruire le parti distrutte. Dove le lacune sono molto pesanti si può recuperare anche senza copiare l’antico. Ad Arquata del Tronto la torre non esiste più: lì possiamo ipotizzare un edificio alto che segni il luogo con un linguaggio non del passato. Invece nella vicina frazione di Trisungo possiamo pensare al restauro di tutto il tessuto architettonico.
Non c’è quindi una ricetta unica. No. È necessario di volta in volta individuare un linguaggio congruo con quanto rimane. Molti paesini si stavano spopolando già prima del 2016. Eppure formano un tessuto culturale di rilievo nell’Appennino. Si stavano spopolando, però la qualità dell’abitato è spesso elevata, con case in pietra antiche. Abbiamo avviato un grande lavoro conoscitivo con le Università marchigiane e di Roma. E con i droni abbiamo fatto un’enorme quantità di voli per avere un quadro conoscitivo completo. Quante opere mobili terremotate sono nei depositi del Ministero ad Ancona e ad Ascoli e in quelli diocesani di Ascoli, San Severino e Camerino? Più di 11mila. Abbiamo un database per la schedatura di tutto. Il piano regionale di restauro investe 391 chiese, più un’altra cinquantina con un altro programma. Da dove cominciate? È un lavoro enorme. Abbiamo scelto le chiese più significative di ogni area per avviare dei volani sul territorio. Citerei prima di tutto la Collegiata di Visso: stanno partendo la messa in sicurezza e il cantiere definitivo. Ma la prima parte del lavoro deve essere amministrativa. Il centro storico di Camerino è un gioiello: la riapertura dipende dallo svolgersi degli eventi e la chiesa di Santa Maria in Via ha la cupola crollata. Quella chiesa ci preoccupa, però la messa in sicurezza è completata e le vie circostanti liberate. Il Duomo ci impegnerà per un po’ per la grande mole. Proprio Camerino consente di restituire edifici al culto: è una funzione importante. In un anno o due riconsegneremo alcune chiese più piccole. Nel dopo-terremoto tutti hanno lamentato difficoltà e ritardi a causa della burocrazia. Il percorso per le opere pubbliche è sempre più difficile. Anche stabilire una stazione appaltante unica quando si devono fare centinaia di gare non semplifica. Purtroppo in Italia dobbiamo adottare tutte le precauzioni affinché i procedimenti siano chiari e trasparenti per cui la burocrazia è una forma di garanzia. Allo stesso tempo non possiamo innamorarci delle procedure, specie sui beni culturali. A me preoccupa la capacità di garantire risultati accettabili a fine percorso: dobbiamo cioè garantire trasparenza e correttezza senza perdere di vista l’esito finale. q Ste.Mi.
Girovagare per borghi e città Costellano il paesaggio collinare Non a caso la trasmissione di viaggi «Kilimangiaro» di Raitre ha eletto «Borgo dei Borghi 2018» Gradara (Pu), dalle mura merlate e con rocca medioevale che fu teatro del tragico amore tra Paolo e Francesca cantato da Dante. Non è casuale perché l’intero territorio è punteggiato da piccoli borghi dal cuore antico. Sassocorvaro (Pu) ha la rocca dell’architetto rinascimentale Francesco di Giorgio Martini. Serra San Quirico (An) si leva compatta lungo il colle con la ragguardevole chiesa barocca di Santa Lucia. Vanta un Duomo e un Palazzo comunale di riguardo Cagli (An), prossimo al Parco Regionale con le stupende Grotte di Frasassi e al centro medioevale Genga (An) che ospita un trittico di Antonio da Fabriano (1474). Seguendo le «bandiere arancioni» assegnate dal Touring Club Italiano a ben 21 paesini marchigiani, anche Mondavio (Pu) ha una rocca di Francesco di Giorgio. Si vede il mare dai camminamenti sulle mura tre e quattrocentesche di Corinaldo (An). Si protende sull’Adriatico Torre di Palme (Fm): il piatto forte sono affreschi del Trecento in Santa Maria a Mare (XII secolo). Montefiore dell’Aso (Ap) ha un polittico di Carlo Crivelli nell’ex convento Museo di San Francesco, cinta muraria e pianta urbana medioevali. Vanta uno dei teatri più belli (del 1824) Ripatransone (Ap) nel Palazzo del Podestà, trecentesco ma ampliato nell’800. Offida (Ap) con mura castellane intorno al nucleo storico, su una rupe offre la chiesa gotico-romanica di Santa Maria della Rocca, con absidi e cripta affrescate.
ANCONA. Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, piazza del Senato 15, lun/ven 7,30-15,30, mar-gio 7,30-18, tel. 071/22831, sbap-marche.beniculturali.it
L’assessore: puntiamo tutto sulla cultura ‹3
La Regione pubblicizza su vari media le tante bellezze marchigiane. Perché? Siamo consapevoli del valore unitario e strategico del brand Marche, articolato in tante tipologie di offerta turistica e culturale: dalle città d’arte ai borghi, dal patrimonio archeologico a quello museale e paesaggistico. Per promuovere una così variegata proposta abbiamo pensato di affidare alla voce di Giancarlo Giannini la narrazione della bellezza delle Marche, attraverso 35 spot radiofonici contraddistinti dal nuovo «claim»: Marche bellezza infinita. Quanto investe in cultura l’amministrazione regionale nel 2018? E quanto ha investito nel 2017? Il settore cultura arriva a gestire risorse ordinarie regionali annuali pari in media a sette milioni di euro. Tale dotazione ha subito nel corso della precedente legislatura una progressiva contrazione, in linea con tutti i diversi comparti dell’Amministrazione regionale, fortemente penalizzata dai mancati trasferimenti statali oltre che dalla più generale contrazione delle entrate dovute alla crisi economica, fino al picco negativo segnato nel 2015. Questo trend è stato poi invertito a partire dal 2016, pur in un contesto complessivo di bilancio regionale fortemente ridotto. Le capacità di spesa ordinaria del settore peraltro sono significativamente integrate con ricorso alla progettualità trasversale e aggiuntiva e, in particolare, con la programmazione dei fondi strutturali che riguardano l’ambito culturale in maniera significativa. Nel Por Fesr 2014/2020 sono stati previsti, infatti, investimenti per lo sviluppo locale mediante progetti territoriali di valorizzazione dei contenitori culturali, d’innovazione tecno›5 logica e non tecnologica nel settore della cultura e della creatività, di sviluppo di nuove reti di imprese e filiere capaci
Scopri i borghi delle Marche su turismo.marche.it
Musica nel paesaggio Dopo il successo del 2017 (80mila spettatori), RisorgiMarche animerà anche l’estate 2018. Il festival di spettacoli a ingresso gratuito organizzato con il sostegno della Regione Marche quale atto di solidarietà e volano turistico per le comunità colpite dal sisma si svolge in paesaggi magnifici raggiungibili per l’ultimo tratto a piedi o in bici. Lo ha ideato e lo promuove l’attore marchigiano Neri Marcoré (nella foto). Gli artisti non ricevono cachet. Marche. Comuni vari, risorgimarche.it
VEDERE NELLE MARCHE | La Regione
Visitabili dopo il sisma Chiese, castelli, monumenti, archeologia e musei nel Maceratese e nel Piceno Molti paesi colpiti dal sisma regalano autentiche gemme d’arte. Le strutture turistiche sono in funzione per cui vi suggeriamo un minitour. Nove dei dieci Musei Sistini del Piceno dal 16 giugno al 16 settembre saranno aperti tutti i giorni. Camerino espone, nel deposito della chiesa del Seminario Arcivescovile, quattro capolavori tra cui il gioiello del più nitido Rinascimento camerte, l’«Annunciazione» di Giovanni Angelo d’Antonio (1455-56), e la pala di Giovan Battista Tiepolo dalla chiesa di San Filippo Neri (del 1739-40). San Severino Marche con l’originale piazza a pianta ellittica è tutta praticabile. La Pinacoteca Civica nel quattrocentesco Palazzo Tacchi-Venturi dispiega affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni del primo ’400, un Vittore Crivelli, un Pinturicchio. Sono visitabili le chiese di San Lorenzo in Dolìolo, San Rocco, il Teatro Feronia. Con gran vista sulle colline il Castello medioevale ha il chiostro aperto. Entro l’estate dovrebbe riaprire la navata centrale di San Domenico. A Serrapetrona si può visitare Palazzo Claudi dell’omonima Fondazione. La chiesa trecentesca di San Francesco ha, tra altre opere, un polittico quattrocentesco di Lorenzo d’Alessandro da San Severino. Entro l’estate nella chiesa di Santa Maria aprirà «Il “bello” della ricostruzione», deposito con opere da chiese inagibili. San Ginesio tiene aperti il complesso Monumentale dei Santi Tommaso e Barnaba e l’antico Ospedale di San Paolo (o dei Pellegrini), Sarnano la chiesa di San Francesco. A Urbisaglia, si godono vedute superbe dalla poderosa Rocca tre-quattrocentesca. Ai piedi del colle il teatro romano del I secolo d.C. introduce al bel Parco Archeologico di Urbs Salvia. Incantevole l’abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra del 1142 (chiuso il monastero) all’interno di una riserva naturale. Il possente Castello della Rancia ha il Museo Civico Archeologico Gentiloni Silverj e un’esposizione sulla Compagnia della Rancia. A Tolentino c’è il Miumor, Museo Internazionale dell’Umorismo in Palazzo Sangallo. Della Basilica di San Nicola si può vedere la porzione in cui alloggia l’urna del santo e ha da poco riaperto la chiesa del Sacro Cuore.
Fotografare aiuta a ricordare Mantenere l’attenzione sul terremoto attraverso foto e video d’autore. La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche e il MaXXI hanno commissionato a tre fotografi, Olivo Barbieri, Paola De Pietri e l’olandese Petra Noordkamp, un racconto per immagini dei luoghi terremotati. Il progetto «Terre in movimento» è in corso e sfocerà in un catalogo e in mostre nelle Marche e, nel 2019, nel museo d’arte contemporanea di Roma. Barbieri ne parla così: «Abito a Carpi, nel modenese. Dopo il terremoto del 2012, che mi ha anche lesionato la casa, feci più voli per vedere che cos’era successo. In parallelo mi hanno chiesto un lavoro su Gibellina. Sono progetti legati alle difficoltà provocate dalla natura per cui diventa automatico per me cercare di tenere viva la memoria». Fuori dalle zone ferite non avverte una tendenza a rimuovere l’argomento, forse perché procura ansia? «È il nocciolo della questione. A Carpi mi sono reso conto che amici e vicini ne sono infastiditi. Ci diciamo che la vita continua ed è positivo, specie in Emilia, tuttavia reputo necessario fermare con le immagini la distruzione e le fasi successive. Anche per affrontare con più sicurezza ed esperienza uno scenario simile, se riaccade». Le sue fotografie per il progetto hanno la luce abbagliante e diffusa che distingue il suo lavoro: è una scelta? «Mi interessa “congelare” una situazione per renderla più visibile. Cerco di fotografare quando le ombre sono meno evidenti. Voglio evitare immagini troppo drammatiche con le ombre cupe: leggere il terremoto con la luce di Caravaggio è meno interessante di una luce quasi da sala operatoria che permette una concentrazione massima sul soggetto».
|5 L’«Annunciazione» di Giovanni Angelo d’Antonio, Camerino; il Castello della Rancia (Tolentino); la Rocca di Urbisaglia e un particolare della «Madonna con Bambino, angeli e santi» di Lorenzo D’Alessandro, San Severino Marche ANCONA, Regione Marche, turismo.marche.it CAMERINO (MC), comune.camerino.mc.it, proloco. camerino.sinp.net SAN SEVERINO MARCHE (MC), comune.sanseverinomarche.mc.it, prolocossm.sinp.net SERRAPETRONA (MC), comune.serrapetrona.mc.it SAN GINESIO (MC), comune.sanginesio.mc.it URBISAGLIA (MC), comune.urbisaglia. mc.it, urbisaglia.com/parco-archeologico TOLENTINO (MC), comune.tolentino. mc.it, vivitolentino.it SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP), Rete dei Musei Sistini, museisistini.it
Pieroni programma ‹4
di generare e promuovere anche su nuovi mercati prodotti e servizi innovativi. Con il Fondo Sociale Europeo-Fse è stato avviato un percorso di integrazione operativa per garantire interventi a sostegno delle professioni dello spettacolo, mentre sono in predisposizione progetti di incentivo alla gestione del patrimonio culturale (borse lavoro) e dello sviluppo dell’autoimprenditorialità nel settore culturale e creativo. Le spiagge si riempiono. È possibile stimolare i vacanzieri a frequentare luoghi d’arte? Certo. In questo senso le mostre, ad esempio «Il Quattrocento a Fermo», rappresentano un grande attrattore, ma altrettanto importanti sono i tour dei borghi e dell’entroterra previsti dalla Riviera del Conero, da Pesaro e Fano verso Urbino. Sul versante dell’arte contemporanea come vi orientate? Il territorio marchigiano, grazie alle molte istituzioni, fondazioni, associazioni, gallerie private che tessono una rete di premi, mostre ed eventi, gode di una buona vitalità e visibilità a livello nazionale nel settore dell’arte contemporanea e svolge un ruolo determinante per la crescita della comunità e lo sviluppo, anche economico, del territorio. La Regione, consapevole dell’alto valore espresso da questo scenario e dell’importanza di sostenere e valorizzare le attività legate alla diffusione e allo sviluppo dell’arte contemporanea, intende incentivare la creazione di una rete delle realtà più interessanti, in modo da rafforzare l’azione dei singoli e costituire una precisa «identità contemporanea» delle Marche, condividendo le proposte e le esperienze di chi è in prima linea in questo settore. Per fare questo è necessario dotarsi di progetti a lungo termine, attività espositive di rilievo e non solo, e di una politica organica e strutturata del contemporaneo, che riconosca leadership (Poli del contemporaneo) capaci di trainare e mettere in valore la varietà e l’eterogeneità del sistema contemporaneo. q Stefano Miliani ANCONA. Regione Marche Giunta Regionale, via Gentile da Fabriano 9, tel. 071/8061, regione.marche.it, regione. marche.it/Regione-Utile/Cultura
XXXIX Edizione Pesaro, 11~23 agosto 2018
Ricciardo e Zoraide Adina Il barbiere di Siviglia Accademia Rossiniana Il viaggio a Reims Concerto Oropesa Grandi Scene rossiniane Cabaret Rossini Concerti di Belcanto Concerto Lepore Petite messe solennelle
XVIII PERGOLESI SPONTINI FESTIVAL
SABATO 22 SETTEMBRE, ORE 21.30
Tra gli appuntamenti:
o sia Tutto è illusione nel mondo
VIAGGIO IN ITALIA (1-30 settembre)
DOMENICA 2 SETTEMBRE, ORE 21
IL NOCE DI BENEVENTO
JESI / TEATRO G.B. PERGOLESI
1798-1968-2018 220 ANNI DEL TEATRO G.B. PERGOLESI 50° ANNIVERSARIO DEL TITOLO DI TEATRO DI TRADIZIONE
Melodramma in due atti musica di Giuseppe Balducci Prima esecuzione italiana in tempi moderni
51^ STAGIONE LIRICA DI TRADIZIONE VENERDÌ 26 OTTOBRE, ORE 20.30 DOMENICA 28 OTTOBRE, ORE 16
IL TROVATORE
Dramma in quattro parti musica di Giuseppe Verdi Nuova produzione in coproduzione con Fondazione Rete Lirica delle Marche e Teatro Marrucino di Chieti
#FPS18
LE METAMORFOSI DI PASQUALE farsa giocosa per musica musica di Gaspare Spontini Nuova produzione in coproduzione con Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
VENERDÌ 9 NOVEMBRE, ORE 20.30 DOMENICA 11 NOVEMBRE, ORE 16
LE NOZZE DI FIGARO
Opera buffa musica di Wolfgang Amadeus Mozart Nuova produzione in coproduzione con Teatri e Umanesimo Latino SpA Treviso, Teatro Comunale di Ferrara
Info e programma completo:
In un percorso che conduce a teatri, piazze, chiese, abbazie e luoghi d’arte nella terra in cui Pergolesi e Spontini sono nati, dal 2 agosto al 30 settembre il Festival è un “Viaggio in Italia” da Venezia a Napoli. Divagazioni leopardiane e racconti di viaggio. Maestri organari, nuove composizioni e musiche immortali (Rossini, Spontini, Scarlatti, Vivaldi, Stradella, Stravinskij, Debussy). Jazz e vocalità popolare, teatro per l’infanzia e di comunità.
nel 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini
www.fondazi
VENERDÌ 14 DICEMBRE, ORE 20.30 SABATO 15 DICEMBRE, ORE 20.30 – FUORI ABBONAMENTO DOMENICA 16 DICEMBRE 2018, ORE 16
GRAN CIRCO ROSSINI
CircOpera di Giacomo Costantini musica da Gioachino Rossini Nuova produzione in collaborazione con El Grito, Circo Contemporaneo all’antica Prima rappresentazione assoluta
www.fondazionepergolesispontini.com
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VEDERE AD ANCONA | Il Comune
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L’assessore alla cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca e, a sinistra, Ancona dal molo nord con l’Arco di Traiano.
Foto Sergio Marcianesi. Comune di Ancona
Ancona ricuce con la luce Con il Progetto Waterfront il Comune sta riqualificando un’ampia porzione di città: dall’Anfiteatro romano alla Mole Vanvitelliana passando per il porto e l’Arco di Traiano
Dal fronte del porto all’Anfiteatro romano, nicchia d’antico costipata tra le case e il promontorio su cui svetta il Duomo romanico di San Ciriaco, Ancona sale per vicoli, palazzi, squarci di un fascino urbano in gran parte ignorato dai turisti. Proprio sulla fascia che dal mare sale al Colle Guasco il Comune sta realizzando il «Progetto Waterfront» per riqualificare una porzione della città. L’assessore alla Cultura, Politiche giovanili e Turismo Paolo Marasca ne illustra il significato: «Il progetto, seguito dalla mia collega Ida Simonella e già finanziato, raccorda il porto antico con il suo Arco di Traiano, con il centro storico e con i siti archeologici fino all’Anfiteatro, tanto è vero che vi partecipa anche la Soprintendenza delle Marche. L’intero piano tende a ricomporre il trauma violentissimo subito durante i bombardamenti dal 1943 al 1944: si persero vicoli, strade ionepergolesispontini.com antiche. Poi il nucleo storico è diventato una periferia anche a causa di vincoli abitativi imposti in seguito al forte terremoto del 1972. Con la riapertura della Pinacoteca Civica e con questo progetto ricuciamo quel trauma». Il primo passo è dotare strade, vie, stretti vicoli e percorsi di una illuminazione adeguata e costante. Ancora Marasca: «Se la funzione pratica della luce è palese, ha anche un valore simbolico fortissimo. Ridisegniamo il profilo della città per ricostruire un immaginario nuovo. Poi faremo interventi strutturali nelle aree ora in sofferenza. Ida Simonella, assessore tra altre deleghe alle attività produttive e al porto, ha vinto ben due
bandi regionali di finanziamento per le periferie. Ancona si trasformerà in meglio. Parlo di risorse certe. Il “Waterfront” è arrivato primo al bando del 2015 della Regione Marche su fondi europei». Il nuovo impianto, con luci a led ad alta ecosostenibilità e funzionante anche come wi-fi, comprende l’intero fronte-mare del porto fino alla Mole costruita da Luigi Vanvitelli tra il 1733 e il 1743. Il progetto include il Palazzo degli Anziani di fine Duecento: qui l’anconetana Università Politecnica delle Marche realizzerà allestimenti ad alto grado tecnologico sulla storia, l’arte e l’archeologia di Ancona a facile portata dei cittadini e dei turisti (la città si sta trasformando in hub portuale per le crociere e l’elegante edificio gotico-romanico è a due passi dal Molo Nord). Chi conduce il «Progetto Waterfront» è l’architetto Claudio Centanni, dirigente della Pianificazione urbanistica, Edilizia pubblica, Porto, Progetti Speciali ed Energie rinnovabili. Spiega: «Il programma prevede una spesa di 6 milioni 227mila euro con il 20% a carico dei vari partner tra cui noi, l’autorità portuale, l’Ismar, Istituto di ricerca del Cnr, e la Soprintendenza». Il palinsesto archeologico è centrale: «Il Palazzo degli Anziani recuperato in pieno diventerà un centro multimediale, il fulcro della conoscenza del sistema archeologico della città. Con la Soprintendenza vorremmo anche creare una sorta di parco archeologico degli scavi del porto adesso visibili solo da una passerella in spazi molto compressi». Un luogo
Una Mole di fotografi Dopo Steve McCurry, che ha registrato lo scorso anno 40mila ingressi, la Mole Vanvitelliana torna a proporre opere fotografiche attraverso mostre organizzate dal Comune con Civita Mostre. Il testimone è passato a Henri Cartier-Bresson (nella foto, «Alicante, provincia di Valencia, Spagna», 1933 © Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos), con la rassegna «Fotografo» in corso fino al 17 giugno, e dopo l’estate sarà raccolto da Sebastião Salgado. Organizzata con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi e curata da Denis Curti, l’esposizione sul maestro francese che fu tra i fondatori dell’agenzia Magnum nel 1947 comprende 140 scatti che ben rendono l’attento equilibrio formale delle sue opere anche quando colgono l’attimo fuggente. Dal 29 settembre fa tappa nella Mole «Genesi», il progetto di 245 scatti con cui il fotografo brasiliano ha documentato le meraviglie della natura e degli animali che la popolano affinché si sappia quanta bellezza l’umanità rischia di annientare. ANCONA. Mole Vanvitelliana, banchina Giovanni da Chio 28, mar-dom 10-19, tel. 071/2225038, cartierbressonancona.it, «Henri Cartier-Bresson. Fotografo», fino al 17 giugno; Sebastião Salgado, «Genesi», dal 29 settembre al 6 gennaio 2019
sacrificato resta l’Anfiteatro romano. «Anche il mercato traianeo è compresso tra porto e città: se riuscissimo a liberarlo da alcune costruzioni che ne impediscono la vista dal porto, adeguatamente illuminato avrebbe tutt’altro impatto. Con la Soprintendenza approfittiamo del “Progetto Waterfront” per stilare una mappatura digitalizzata e georeferenziata di tutte le presenze archeologiche della città. E connettiamo le presenze archeologiche attraverso un sistema di illuminazione dei percorsi pedonali. “Waterfront” è un progetto di urbanistica che restituirà bellezza a una cospicua porzione di Ancona». q Stefano Miliani ANCONA. Comune, Largo XXIV Maggio 1, tel. 071/2221, comune.ancona@emarche.it ANCONA. Comune, Direzione Cultura e Turismo, Palazzo Camerata, via Fanti 9, tel. 071 2225001, comune.ancona.gov.it/ankonline/cultura, lamoleancona.it
Un dialogo sulla Terra sacra A partire da novembre nella Mole Vanvitelliana saranno esposte opere di Alberto Burri, Gino De Dominicis, Emilio Isgrò e altri autori del nostro tempo accanto a testimonianze d’arte antica evacuate dalle zone del terremoto e al riparo nel deposito all’interno Mole stessa. A cura dello storico dell’arte Flavio Arensi, la rassegna nelle intenzioni dell’assessore alla cultura del Comune (che produce la mostra) Paolo Marasca tesserà un dialogo attorno al tema del terremoto fra l’antico e gli anni a cavallo tra fine Novecento e inizio del nuovo millennio. Alla realizzazione della mostra, dal titolo «Terra sacra», collabora il soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche Carlo Birrozzi: il deposito afferisce infatti al Ministero dei Beni culturali e del Turismo. ANCONA, Mole Vanvitelliana, banchina Giovanni da Chio 28, mar-dom 10-19, tel. 071/2225038, «Terra sacra», da novembre a maggio 2019
Il Podestone risanato Sono in tanti ad Ancona a chiamare «Podestone» il quadro con cui Francesco Podesti (1800-95) tra il 1844 e il 1847 raffigurò il «Giuramento degli Anconetani» (nella foto prima del restauro). Si è guadagnato il soprannome per le misure: 385 per 510 centimetri. La tela, che appartiene alla Pinacoteca Comunale Francesco Podesti, fino a giugno è in restauro nel laboratorio della Tecni.Co.R. a Roma. Il Comune finanzia quasi integralmente l’intervento di riparazione delle cicatrici dei bombardamenti dell’ultima guerra con contributi di Coop Alleanza 3.0 di Bologna e Fondaco Italia Srl di Venezia. Il soggetto storico rievoca quando, nel 1174, gli anconetani rifiutarono di arrendersi a Federico Barbarossa e giurarono di resistere all’assedio. «Abbiamo la consulenza del restauratore Carlo Giantomassi. È stato lui, nato ad Ancona, a segnalare l’esigenza del restauro», premette la coppia di lavoro e di vita Paola Zari e Mario Pulieri che sta «curando» l’opera. «Nel 1943 le schegge di una bomba colpirono il “Giuramento”. Subito dopo la guerra le cadute di colore vennero risarcite con pecette sul retro, sulla tela fu messo dello stucco per poi fare i risarcimenti cromatici. C’era l’urgenza, oggi non si farebbe così. La pellicola pittorica comunque è di qualità straordinaria, il colore non ha sollevamenti. Si tratta di togliere il velo di sporcizia e di restituire la tonalità cromatica. Il manto del cieco diventato giallo tornerà bianco avorio». ANCONA. Pinacoteca Civica Francesco Podesti, palazzo Bosdari, vicolo Foschi 4, mar-ven 16-19, sab-dom 10-19, tel. 071/2225047, comune.ancona.gov.it/ankonline/cultura/2016/02/20/pinacoteca-comunale
8VEDERE | VedereNELLE a Napoli MARCHE
| Teatro danza e musica
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MARCHE TEATRO propone il nuovo La direttrice illustra l’investimento in ambito produttivo e formativo sul territorio e con l’estero
Giorgio Pergolini
Compie quarant’anni l’appuntamento estivo di INTEATRO Festival che ha ospitato più di 8mila artisti da tutto il mondo, da William Kentridge a Jan Fabre. Quest’anno si svolge dal 21 giugno all’1 luglio a Polverigi e ad Ancona, al Teatro delle Muse. Il Festival è organizzato da MARCHE TEATRO, ente che unisce più organismi di produzione teatrale della regione e presenta le migliori esperienze di ricerca internazionali nell’ambito performativo. Direttore artistico sia del Festival fin dalle prime edizioni, sia di MARCHE TEATRO (riconosciuto dal Mibact come Tric - Teatro di Rilevante Interesse Culturale), è Velia Papa. Qual è la mission dell’ente? L’investimento in ambito produttivo, soprattutto nel nostro Paese, è fondamentale: significa formare professionalità per offrire una varietà di spettacoli che possono elevare il grado di sensibilità e attenzione del pubblico. Come si traduce nel rapporto con gli artisti il valore dato alla produzione? Nella continuità delle relazioni di lavoro con artisti di rilievo e nella possibilità di offrire occasioni alle nuove generazioni. Alcuni nomi? Carlo Cecchi, con il quale quest’anno abbiamo realizzato un «Enrico IV» di Luigi Pirandello molto riuscito. Arturo Cirillo con una prossima lettura molto attuale di «La scuola delle mogli» di Molière. Altro grande nome del teatro italiano con cui lavoriamo è Marco Baliani, fondatore del «teatro di narrazione» legato a temi di attualità. E le nuove generazioni? Accanto ai maestri, lavoriamo nell’ambito della nuova drammaturgia con artisti di talento come Lino Musella e Paolo
Mazzarelli, di cui abbiamo prodotto tutti gli ultimi lavori, Mattia Torre, con cui abbiamo ripreso per la settima stagione il geniale «456», e il gruppo Carrozzeria Orfeo di cui abbiamo coprodotto «Cous Cous Klan». Avete un’attenzione internazionale? Ci dedichiamo ai linguaggi contemporanei che attingono ad altri ambiti, come la danza, le arti visive, il multimediale e all’esplorazione di nuovi formati artistici legati a contenuti contemporanei. In questa direzione va la collaborazione con il coreografo di origine marchigiana, basato a Londra, Luca Silvestrini, e con un altro marchigiano d’origine conosciuto in tutto il mondo per i suoi lavori innovativi: Alessandro Sciarroni. Sempre in ambito internazionale co-produciamo l’ultimo lavoro dell’iraniano Nassim Soleimanpour e un’originale versione di «Cuore di tenebra» di Joseph Conrad, ad opera degli inglesi Imitating the dog. Produzione significa anche infrastrutture produttive? Abbiamo investito molto sulla creazione e sul rafforzamento delle infrastrutture produttive come elemento fondamentale per un ente non localizzato in una grande capitale. La nostra capacità produttiva si fonda sulla professionalità delle risorse umane e sulle strutture a disposizione che possono sostenere le prime fasi della creazione, nello spazio di residenza di Villa Nappi a Polverigi, fino alla presentazione degli spettacoli nei nostri teatri di diverse dimensioni tra cui spicca il Teatro delle Muse di Ancona, con la sua platea da 1.200 posti. A cosa servono queste potenzialità? A estendere le nostre collaborazioni, come quella, recente, con Hofesh Shechter, uno dei più grandi coreografi di danza contemporanea, di origine israeliana, che abbiamo ospitato per un mese presso le nostre strutture. Oggi infatti siamo in grado di attirare produzioni da ogni parte del mondo. Quindi una fucina sempre attiva… Siamo in grado di coprire tutta la filiera
produttiva, dall’ideazione alla diffusione (i nostri spettacoli sono in tournée in Italia e all’estero). Inoltre lavoriamo intensamente a progetti di perfezionamento professionale che favoriscono l’incontro tra giovani artisti e maestri già affermati. Nella sede di Villa Nappi dedicata alle residenze artistiche offriamo spazi di lavoro e sostegno ai giovani talenti che, in molti casi, possono anche usufruire
della promozione nella vetrina di INTEATRO Festival, dove spesso ospitiamo opere prime. Il radicamento sul territorio? Si concretizza anche attraverso attività educative e sociali con uno spazio dedicato e una compagnia impegnata esclusivamente in progetti a favore di scuole, associazioni e fasce di pubblico spesso escluse dalla fruizione culturale. q Mariella Rossi
ANCONA e POLVERIGI (AN). MARCHE TEATRO, marcheteatro.it, inteatro.it, INTEATRO Festival dal 21 giugno al 1 luglio
Un primato musicale: Pergolesi, Rossini e... A celebrare i 150 anni della morte di Gioachino Rossini sono la città natale, Pesaro, e le iniziative in tutto il mondo del progetto «#Rossini150» promosso dal Mibact e sostenuto dal Miur e dal MAE. Nella città marchigiana, che ha appena ottenuto il riconoscimento di Città Creativa Unesco della Musica, il vasto programma comprende i festeggiamenti, il 10 giugno, per i 200 anni dall’inaugurazione del Teatro Rossini, mentre per febbraio 2019 è previsto il nuovo Museo Nazionale Gioachino Rossini/Città di Pesaro nel Palazzo Montani Antaldi, sede della Fondazione Cassa di Risparmio. In occasione delle celebrazioni il Rossini Opera Festival dall’11 al 23 agosto presenterà un cartellone mai così ricco. Tre le nuove produzioni, «Ricciardo e Zoraide» (direttore Giacomo Sagripanti, regia di Marshall Pynkoski), «Adina» (regia di Rosetta Cucchi) e il «Barbiere di Siviglia» (direttore Yves Abel). I «Rossini dialogues», ideati per sviluppare omaggi al maestro che esulano dal mondo della lirica tanto da far dire al sindaco Matteo Ricci che «Rossini è pop», portano a Pesaro ospiti speciali tra cui la star israeliana Asaf Avidan e Patti Smith, in città dal 24 al 29 settembre per un concerto acustico, un reading con testi di autori italiani e francesi coevi di Rossini e un progetto fotografico. Ricorrono quest’anno anche i 220 anni del Teatro Giovanni Battista Pergolesi di Jesi e i 50 anni del riconoscimento del titolo di Teatro di Tradizione. La Fondazione Pergolesi Spontini li onora con una rete estesa di collaborazioni e una programmazione di qualità che culmina con il XVIII Festival Pergolesi Spontini atteso dall’1 al 30 settembre in teatri, piazze e luoghi di Jesi, Maiolati Spontini e altre città della provincia di Ancona. Oltre a due produzioni d’opera, l’evento clou sarà il 22 settembre la farsa «Le metamorfosi di Pasquale o sia Tutto è illusione nel mondo», un’opera di Gaspare Spontini che si riteneva perduta ma è stata ritrovata nel 2016 nella Biblioteca del Castello di Ursel a Hingene in Belgio. Seguirà da ottobre a dicembre la stagione lirica del Teatro Pergolesi, che affronta anche linguaggi innovativi, ad esempio nel «Gran Circo Rossini». Sede del Macerata Opera Festival è la cornice dell’Arena Sferisterio di Macerata. Quest’anno il festival diretto da Barbara Minghetti si svolgerà tra fine luglio e inizio agosto e sarà ispirato dai temi dell’ecologia e della natura richiamati dal titolo «Verde speranza». In settembre si apre la Stagione Lirica 2018 di Ancona dove sono dove sono previsti due nuovi allestimenti della della Fondazione Teatro delle Muse: «Un ballo in in maschera» di Giuseppe Verdi (21 e 23 settembre) e «La Cenerentola» di Gioachino Rossini (12 e 14 ottobre). q Ma.R. PESARO, gioachinorossini.it JESI (AN). Teatro G.B. Pergolesi, piazza della Repubblica 9, XVIII Festival Pergolesi Spontini, dall’1 al 30 settembre MACERATA. Macerata Opera Festival, Arena Sferisterio, Macerata Opera Festival 2018, dal 20 luglio al 12 agosto MACERATA Stagione Lirica di Ancona fondazionemuse.org, dal 21 settembre al 14 ottobre
TITANS di Euripides Laskaridis / OSMOSIS - foto Elina Giounanli
Velia Papa direttrice di MARCHE TEATRO foto
21 GIUGNO - 1 LUGLIO POLVERIGI - ANCONA
www.inteatro.it | www.marcheteatro.it
VEDERE AD ANCONA | Il Museo Tattile Statale Omero
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Un bestiario scultoreo per il Museo Tattile Le sculture di Antonio Ligabue inaugurano la stagione espositiva di un museo unico nel suo genere: 150 pezzi tutti da toccare per vedenti e non Nel 2017 il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, che negli anni passati si attestava sui 25mila ingressi, ha raggiunto il record di 32mila visitatori. Quest’anno le prospettive sono ancora migliori, considerata l’importanza della mostra di sculture di Antonio Ligabue con cui ha iniziato la nuova stagione espositiva. Non nasconde la soddisfazione il presidente Aldo Grassini, che ha dato avvio all’avventura di questo museo 25 anni fa aprendo al pubblico tre sale con 19 pezzi nel 1993. Oggi sono circa 150 le opere esposte in 2800 metri quadrati della Mole Vanvitelliana, tutti da toccare per la fruizione anche da parte di non vedenti e ipovedenti e un’educazione all’arte attraverso la multisensorialità. Sono copie al vero in gesso e resina di opere dall’antica Grecia al Rinascimento, e sculture originali di arte contemporanea di artisti italiani ai quali è dedicato il terzo piano del museo, dove troviamo, tra gli altri, Giorgio de Chirico, Pietro Consagra, Arturo Martini, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro, Umberto Mastroianni, Francesco Messina, Giuliano Vangi, Valeriano Trubbiani e il giovane Aron Demetz. In futuro, visti i grandi traguardi raggiunti da una struttura tra le poche con queste finalità di fruizione a livello internazionale, i pezzi esposti contano di raddoppiare a 300 e prendere corpo in un nuovo allestimento. In questo scenario di successi la mostra temporanea in corso fino al 24 giugno «Antonio Ligabue. Il realismo della scultura» a cura di Antonello Rubini risulta eccezionale per la rarità della proposta, ovvero una mostra con ben 31 sculture in bronzo, considerate come il gruppo più esteso di testimonianze di questo tipo giunto fino a noi vista la fragilità del materiale di cui sono originariamente fatte. Ligabue le realizzava con l’anima della golena del Po che era solito abitare in totale solitudine, ossia con l’argilla. Sergio Negri, testimone diretto della vita di Ligabue e invitato a portare in catalogo la sua esperienza, racconta che la maggior parte delle sculture «per l’incuria e l’indifferenza di chi le possedeva andarono completamente perdute» e ricorda in particolare «un’enorme scena, sempre in creta, raffigurante una caccia al cervo. Questo gruppo, che non fu mai fatto cuocere in una fornace, il che lo avrebbe sicuramente salvato, era così grande che nel 1951, quando il Po straripò e invase le nostre zone, per la difficoltà di trasportarlo fu lasciato a disciogliersi in una cantina completamente allagata». Le opere in mostra
ora ad Ancona sono state strappate a questo destino grazie alla lungimiranza di Ennio Lodi, fondatore della Galleria Centro Steccata di Parma: egli arrivò a riunire una serie di esemplari scultorei che rese durevoli attraverso fusioni in bronzo, pubblicate in un catalogo dedi- Il leone ruggente di Antonio Ligabue cato del 1972. Le opere in argilla non cotta vennero plasmate da ANCONA. Museo Tattile Statale Omero, Mole Vanvitelliana, mar-sab 16-19; dom e festivi Ligabue tra il 1936 e il 1958 e raf- 10-13/16-19, museoomero.it, «Antonio Ligabue. figurano animali, un «bestiario Il realismo della scultura» fino al 24 giugno scultorio» come lo definisce il curatore Rubini. I soggetti coincidono con quelli della pittura di Ligabue e sono animali domestici, ma anche esotici e feroci: il cane, il bue, il gufo, la pantera, il leone ruggente, poi c’è una scena nella quale una tigre assale un gorilla. «Caricava sempre le sue immagini di altre cose, a partire dal riversarci dentro le sue inquietudini» scrive Rubini e Mario De Micheli sottolinea nel suo testo la contraddittoria coesistenza nelle sue opere di «desiderio di serenità» e «sentimento di furore». È Negri a ricordare quanto il fascino di Ligabue verso gli animali lontani corrisponda al tempo che era solito passare da giovane al Museo di scienze naturali di San Gallo in Svizzera. Poter dare forma plastica a questo mondo animale a lui caro diventa per Ligabue una necessità istintiva, espressa con una forza che spinge il realismo sempre un po’ oltre, come inevitabile per lui era una simbiosi che lo portava spesso a riprodurre e gridare versi bestiali. In mostra l’approccio multisensoriale alle opere esposte è sviluppato, oltre ai canali visivo e tattile, anche attraverso suggestioni uditive e olfattive. Il catalogo contiene, oltre ai testi di Grassini, Rubini, Negri e De Micheli, anche contributi di Marzio Dall’Acqua e Nicola Micieli e una presentazione di Patrizia Lodi. q Mariella Rossi
VEDERE IN PROVINCIA DI ANCONA | Fabriano
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L’arte in azienda rende: l’esperienza della Fondazione Ermanno Casoli Gli incontri tra artisti e dipendenti facilitano conoscenza e innovazione Propone un salto di mentalità Innovare l’impresa con l’arte. Il metodo della Fondazione Ermanno Casoli (pp. 184, ill. col., Egea, Milano 2018, € 24,00), libro di Deborah Carè, Chiara Paolino e Marcello Smarrelli, con prefazione di Pier Luigi Celli. Muove dall’esperienza della Fondazione Ermanno Casoli (FEC) che, istituita a Fabriano nel 2007 in memoria del fondatore di Elica, azienda leader mondiale nella produzione di cappe a uso domestico, fin dall’inizio ha instaurato incontri tra gli artisti, i dipendenti e i loro familiari, bambini inclusi. «Il libro è un racconto a più voci sul rapporto tra arte e impresa», sintetizza Smarrelli, storico dell’arte e curatore, dal 2007 direttore artistico della FEC. «Il libro si presenta come un manuale per manager e imprenditori». Non si parla di mecenatismo, né di opere da acquistare o da commissionare: «La FEC ha la particolarità di aver messo a punto un metodo funzionale per far interagire gli artisti con le aziende al di là delle formule consolidate». In quale modo? «Iniziammo con Deborah Carè nel 2008, invitando
In senso orario, Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli Foto Stefano Miliani
«The Game» (201314) di Danilo Correale, XIV edizione Premio Ermanno Casoli; «Aspiranti Aspiratori» (2012) di Sissi, FEC for Factories © Foto Ramiro Castro Xiques; «Vitriol» (2016) di Andrea Mastrovito, XVI edizione Premio Ermanno Casoli
tre artisti, Nico Vascellari, Ettore Favini e Christian Frosi. Volevamo far vedere come ogni oggetto, dalla tazzina del caffè alla “Gioconda”, materializza un disegno, un’idea, mostrando come la pratica artistica e il lavoro in azienda abbiano più punti in comune che discordanti: entrambi necessitano infatti di riflessione, tempo, routine e sacrificio. In due aree si hanno risultati particolarmente favorevoli: la prima è quella dell’identità, rafforzando il senso di appartenenza dei dipendenti; la seconda è la conoscenza attraverso l’estetica perché il
“se faccio imparo” permette esperienze molto più arricchenti». E illustra un altro tassello: «Un’azienda che si confronta con l’arte contemporanea viene percepita come dotata di maggior sensibilità in quanto l’arte tocca aspetti molto importanti della persona sia dal punto di vista emotivo che cognitivo». Smarrelli amplia il raggio: «L’arte è uno strumento eccellente anche per parlare di innovazione. Nel mondo economico conta la capacità di adattarsi rapidamente a situazioni nuove, di trasformare i punti di vista. Progettare insieme agli
artisti aiuta a rompere con le convenzioni e i pensieri acquisiti. Già comprendere perché la “merde” di Piero Manzoni è arte, vuol dire compiere una rivoluzione copernicana». Tra i progetti selezionati per il libro c’è «The Game. Una partita di calcio a tre porte» di Danilo Correale, con i dipendenti in campo e i familiari a fare il tifo («Un evento sociale, anche estetico, concluso con una sorta di festa collettiva nel terzo tempo»). Poi «Aspiranti Aspiratori» di Sissi che «ha vissuto quasi un anno in azienda insieme a prototipisti
e designer per un progetto sulla purificazione dell’aria». Terzo episodio, «Vitriol», opere murali realizzate da Andrea Mastrovito con dipendenti dell’azienda farmaceutica Angelini. «Praticare l’arte contemporanea in azienda stimola il pensiero, migliora gli ambienti di lavoro, rafforza l’identità, favorisce capacità e competenze, produce innovazione», tira le somme Smarrelli. FABRIANO (AN). Fondazione Ermanno Casoli, via Ermanno Casoli 2, tel. 0732/6104257, fondazionecasoli.org
VEDERE IN PROVINCIA DI ANCONA | Fabriano, Fano e Jesi
In albergo facciamo cultura La Residenza La Ceramica è molto più di un hotel, è un luogo dove si tengono mostre e conferenze, si recita, si fa musica...
È un rapporto osmotico con la città e con il mondo della cultura a caratterizzare la natura di una realtà del territorio nata per l’ospitalità qual è la Residenza La Ceramica a Fabriano. «Non poteva essere altrimenti perché l’arte è nel Dna dell’edificio», spiega Viviana Cattelan, fondatrice di questo boutique hotel di 14 camere, facendo riferimento al fatto che l’edificio di origini trecentesche fu in passato una fabbrica di ceramiche: lo documentano un cartiglio e le macine dell’argilla posizionate al piano interrato e mantenute visibili dopo il restauro del 2008. Oggi le macine e l’hotel rappresentano l’unica testimonianza della tradizione ceramica della città di Fabriano, di rilevanza storica anche se non raggiunse mai la fama delle produzioni di Deruta e di Gubbio. «Siamo riusciti a raccogliere alcuni esempi delle ceramiche prodotte anticamente a Fabriano e sogniamo di realizzare un giorno un’esposizione», aggiunge la Cattelan. Nel frattempo l’attività culturale dell’hotel è iniziata tre anni fa dando «spazio libero alla città». In collaborazione con associazioni culturali del luogo, vengono organizzati negli spazi interni e nel giardino presentazioni di libri, reading e concerti; «Addirittura lo scorso anno a Natale siamo riusciti a mettere in scena uno spettacolo teatrale itinerante, “Il canto di Natale” di Charles Dickens: le scene si spostavano
Uno degli eventi culturali ospitati dall’Hotel Residenza La Ceramica di Fabriano
nelle varie stanze e nei vari piani dell’albergo, con luci molto soffuse, per finire poi, per l’atto conclusivo, nella sala dell’hotel per un buffet che richiamava la cena di Natale evocata nel libro. Era molto suggestivo e il successo è stato incredibile, con ben otto repliche» ricorda la Cattelan definendo l’hotel uno «spazio che vive grazie alla disponibilità che noi diamo e all’iniziativa dei cittadini». Anche la biblioteca dell’albergo è aperta al pubblico, oltre che agli ospiti, e dispone di una trentina di opere letterarie ambientate negli hotel. In occasione degli appuntamenti cittadini, quali il Fabriano Film Fest e Fabriano in acquarello, l’hotel accoglie sale stampa ed eventi e viene letteralmente invaso dal pubblico. In autunno la programmazione culturale della residenza ripartirà con un workshop di fotografia e con quella che è diventata una consuetudine: «Acquistiamo un abbonamento alla stagione teatrale della città e i biglietti sono messi a disposizione degli ospiti in visita». Un altro modo per partecipare alla vita culturale della città e condividerla. q Mariella Rossi FABRIANO (AN). Hotel Residenza La Ceramica, via Ceramica 10, residenzalaceramica.com
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Archeologia rinnovata Due cittadine propongono in modo rinnovato i loro tesori archeologici. Il Museo Civico di Fano nel Palazzo Malatestiano ha appena riaperto la sezione di reperti dalla Preistoria all’età romana (nella foto a fianco, Mosaico con Nettuno), dopo aver adeguato le sale rimaste chiuse per oltre un anno. È atteso il ritorno del Museo Archeologico a Jesi che nel 2002 era stato allestito nel vicino complesso di San Floriano e che poi era rimasto chiuso per un decennio. Il Comune ha trasferito la collezione nei Musei Civici del settecentesco Palazzo Pianetti, in ambienti ristrutturati e allestiti ad hoc con una spesa di 1,3 milioni di euro. In entrambi i casi, le amministrazioni comunali hanno ricevuto il contributo della Regione Marche. Nella cittadina adriatica la collezione comprende pezzi rinvenuti nel centro urbano noto come Fanum Fortunae e provenienti da collezioni private e dal mercato. Ogni sala ha un deumidificatore nuovo, la videosorveglianza si estende al sottoportico, le teche sono cambiate. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche ha leggermente aggiornato la sequenza cronologica dei pezzi e ha inserito testi in inglese nelle schede didattiche. Sono stati restaurati il Mosaico della Pantera a tessere bianche e nere del II secolo d.C., il grande dolium (vaso per alimenti) in terracotta e il capitello corinzio. La raccolta archeologica, al piano terra di Palazzo Pianetti, compone un nuovo polo museale insieme alle due gallerie di arte antica (dove figurano i dipinti di Lorenzo Lotto) e moderna ai piani superiori. Tre le sezioni: la Preistoria, la civiltà picena (dal IV al I secolo a.C.) e, nella galleria, una parata di statue e ritratti di età giulio-claudia (nella foto sotto) fra cui i busti di Augusto e di Tiberio. I Musei Civici di Jesi hanno aderito alla campagna di Icom Italia «Adotta un museo» impiegando temporaneamente personale della Rete dei Musei Sibillini inagibili per il sisma. q Ste.Mi.
FANO (PU). Palazzo Malatestiano, Museo Archeologico e Pinacoteca, piazza XX Settembre 4, dall’1 ottobre al 31 maggio mar-ven 9-13, sab 9-13, 16-19, dom 10,30-12,30, 16-19; dall’1 giugno al 30 settembre mar/gio/sab 9-13, 17-20, mer/ven 9-13, dom 10,30 -12,30, 17-20, tel. 0721/887845, museocivico.comune.fano.pu.it/ JESI. Palazzo Pianetti, Pinacoteca Civica, Galleria di Arte Contemporanea e Museo Archeologico, via XV Settembre 10, orario invernale mar-dom 10-13, 16-19, orario estivo dal terzo sabato di giugno alla terza domenica di settembre inclusi mar-dom 10-19, tel. 0731/538342, 0731/538343, comune.jesi.an.it turismojesi.it
Hotel Residenza La Ceramica Via Ceramica,10 60044 Fabriano - AN T: +39 0732 4136 W: www.residenzalaceramica.com E: info@residenzalaceramica.com
VEDERE IN PROVINCIA DI ANCONA | Fabriano e Loreto
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«Senza titolo» (2017) di Franco Giuli, collage, incastri, incisioni e strappi su cartoni ondulati in rilievo
FABRIANO (AN). Studio Franco Giuli, via Bovio 43, www.francogiuli.com
Ritorno nelle mie Marche Franco Giuli: «Sperimento qui, dove il mio sguardo può spaziare tra dolci colline» L’artista Franco Giuli è tornato nelle Marche dopo l’importante personale al Polo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo ospitata dal Museo di Palazzo Belmonte Riso lo scorso anno. La mostra è stata, dichiara, «un riconoscimento importante alla mia carriera, e al tempo stesso un’esperienza molto impegnativa, soprattutto nel confronto con i grandi spazi del palazzo». L’ha curata Bruno Corà, già curatore della precedente al Museo Carlo Bilotti Aranceria di Villa Borghese a Roma. Giuli è tornato subito al lavoro per realizzare nuove opere che esporrà in un prossimo futuro a Roma e Milano. Non considera infatti la mostra in Sicilia un punto di arrivo o la chiusura di un capitolo, ma una tappa in un percorso improntato alla continuità, come testimonia la monografia dedicata ai cinquant’anni, dal 1959, della sua carriera costellata di partecipazioni importanti come la XXXVI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e la mostra «Linea della ricerca artistica in Italia dal 1960 al 1980» a Palazzo delle Esposizioni di Roma. Curata da Luciano Caramel ed edita da De Luca Editori nel 2010, è stata presentata all’Università
Cattolica di Milano da Claudio Cerritelli, Gillo Dorfles, Luciano Caramel e Francesco Tedeschi. «Vado a cercare oltre la superficie della tela, che non uso più, preferendo sperimentare l’utilizzo di altri materiali, come cartoni da imballaggio: li incido e vado a vedere che cosa c’è sotto», così racconta la sua ricerca mentre spinge lo sguardo fuori dalle finestre del suo studio dalle
quali vede le colline marchigiane. «Qui ho a disposizione spazi grandi che mi permettono di pensare e sviluppare opere di grandi dimensioni, inoltre c’è una grande tranquillità: per questo ho deciso di mantenere le mie radici a Fabriano». L’altra sua città di riferimento è Roma: «Ho uno studio in Campo dei Fiori, ma il vero processo creativo avviene nelle Marche» rivela, ricordando che all’inizio a
portarlo a Milano e Roma è stata la necessità di entrare in contatto con l’ambiente dell’arte e di innescare collaborazioni e amicizie: durature sono quelle con Argan, Caramel, Cerritelli, Corà, Crispolti, Di Genova, Dorazio, Mannucci, Reggiani, Uncini, Accame, Cortenova, Vivaldi e Arte Struktura, e con gallerie come La Polena, Ariete, Vismara e Edieuropa. q Mariella Rossi
Come arrivare a piedi alla Casa di Loreto Entro il 2019 saranno resi fruibili nuovi percorsi devozionali attraverso le Marche, in particolare quelli nati attorno al Santuario della Santa Casa di Loreto detti Cammini Lauretani (www.camminilauretani.eu). Il tratto che verrà aperto al pubblico è quello tra Assisi e Loreto e fa parte del percorso storico dell’antica Via Lauretana da Roma a Loreto (nella foto a sinistra il Santuario della Santa Casa), perfezionata nel 1578 da papa Gregorio XIII. Sono in corso lavori di identificazione del tracciato e interventi infrastrutturali e di messa in sicurezza; la lunghezza totale sarà di 150 km per una percorrenza a piedi in sette tappe, che si snodano attraverso 21 comuni dell’entroterra (nella foto a destra, Pievebovigliana in provincia di Macerata. Foto Renato Gatta) e un ricco patrimonio naturalistico e storico artistico, all’insegna di un contatto sostenibile con
il territorio. Con questo progetto la Regione Marche prosegue nella direzione della valorizzazione delle aree interne e degli antichi cammini, tra i quali il Cammino francescano della Marca da Assisi ad Ascoli Piceno. Il progetto, approvato dalla giunta regionale, è stato elaborato dalla Cem (Conferenza Episcopale Marchigiana) e diretto da Simone Longhi; capofila sono le città di Loreto e Tolentino.
franco giuli v. g. bovio 43 fabriano
francogiuli@interfree.it www.francogiuli.com studio di franco giuli | fabriano
tecnica mista | incisioni e strappi su cartoni ondulati | 120x120 cm | 2017
VEDERE IN PROVINCIA DI ANCONA | Jesi, Osimo, Sassoferrato e Senigallia
Il Correggio scovato da Dario Fo
SENIGALLIA (AN). Circuito Museale di Senigallia, Palazzetto Baviera, via Manni 1, fino al 2 giugno gio-dom e giorni festivi e prefestivi 10-13/16-20, dal 3 giugno al 2 settembre mar-dom e giorni festivi e prefestivi 17-23, comune.senigallia.an.it, «Il Correggio ritrovato: la Sant’Agata di Senigallia» fino al 2 settembre
Protagonista della mostra in corso fino al 2 settembre a Palazzetto Baviera di Senigallia è un’opera piccola per dimensioni (una tavola di 29x34 cm) ma grande per l’importanza all’interno della produzione del pittore rinascimentale Antonio Allegri detto il Correggio: la «Sant’Agata» (nella foto). Il titolo dell’esposizione «Il Correggio ritrovato» fa riferimento alla vicenda storica che coinvolse l’opera arrivata a Senigallia a fine Ottocento dall’Inghilterra, portata in dono al medico Angelo Zotti. Ignota è la sua storia precedente, così come la sua collocazione originale e la committenza. Datata tra il ’25 e il ’28, la tavola appartiene alla maturità del pittore e può essere correlata ad altri esempi della ritrattistica del Correggio, nonché anticipatrice di altre opere con soggetti femminili, come l’«Adorazione del bambino» (1526) degli Uffizi di Firenze, lo«Sposalizio mistico di Santa Caterina» del 1529, ora al Louvre di Parigi, e la «Santa Caterina in lettura» del 1530, ad Hampton Court (insieme alla «Sacra famiglia con san Girolamo» dello stesso autore). La mostra documenta tutto ciò, nonché la storica attribuzione della «Sant’Agata» al Correggio da parte di Alfredo Margutti nella sua Escursione artistica per Sinigaglia del 1886. L’opera è stata riscoperta nel 2004 da Dario Fo presso una nobile famiglia di Fano, dove arrivò in seguito a passaggi d’eredità. La mostra, curata da Giuseppe Adani, è promossa dall’amministrazione comunale e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e realizzata grazie all’Associazione Amici del Correggio, che ha comprato la «Sant’Agata» (dal 2013 l’Associazione raccoglie fondi per recuperare le opere disperse dell’artista), e da Claudio Paolinelli che l’ha studiata e portata all’attenzione del Comune. La tavola non poteva essere esposta in sede più consona del rinascimentale Palazzetto Baviera, recentemente riaperto al pubblico dopo lavori di restauro che hanno consolidato gli splendidi soffitti decorati a stucco dall’urbinate Federico Brandani nella seconda metà del Cinquecento. Nel catalogo della mostra (Silvana Editoriale) contributi, oltre che di Adani, di Renza Bolognesi, Benedetta Montevecchi e Donato Mori. q Ma.R.
Stupor Mundi a Jesi
Il Museo Federico II Stupor Mundi di Jesi tesse con un racconto multimediale la vita e l’epoca dell’imperatore del Sacro Romano Impero, che nella città marchigiana nacque in una tenda il 26 dicembre 1194. Dall’apertura il primo luglio 2017 ad oggi il museo della Fondazione omonima ha richiamato in Palazzo Ghislieri 14mila visitatori di cui ben 2.600 studenti. Cifre quanto mai lusinghiere in un Comune di 40mila abitanti, fa notare il direttore generale William Graziosi. L’istituto beneficia del mecenatismo della Fondazione Marche e di un membro del suo cda, l’ingegner Gennaro Pieralisi, e ha il sostegno della Regione Marche. Francesco Giuliani, 27 anni e una laurea in scienze storiche a Bologna e in Germania, è uno degli otto addetti ai servizi di guardiania, biglietteria e visite guidate. Racconta che agli studenti delle superiori «interessa in particolare la passione di Federico II per le arti, per le scienze, il suo scambio culturale con il mondo arabo, la crociata che vinse attraverso la diplomazia. Recepiscono bene anche il suo tempo». Il percorso si snoda lungo 16 sale attraverso video e audio: gli studi, l’incoronazione, la falconeria, le battaglie politiche, c’è tutto. «Ai bambini della materna raccontiamo Federico come una favola. I ragazzi delle elementari vengono colti da uno stupore immenso», registra Lucia Basili, 26 anni, laureata in beni culturali che sta facendo un master in marketing, mostre e musei a Milano. Su richiesta, alle visite guidate possono seguire laboratori «in cui parliamo di fenomeni del Medioevo come il monachesimo, l’incastellamento o la scrittura, prosegue Lucia Basili. Gli approfondimenti si incentrano sul territorio: analizziamo per esempio i paesini della zona. E facciamo quiz che divertono istruendo soprattutto i più grandi». La multimedialità è pane quotidiano per le nuove generazioni, ma come reagiscono gli adulti? «Li vediamo molto coinvolti, leggono i pannelli e seguono i filmati con grande attenzione. È un museo speciale», conclude. q Ste.Mi. JESI (AN). Museo Federico II Stupor Mundi, Palazzo Ghislieri, piazza Federico II 3, dal 16 settembre al 14 giugno gio-sab 15-19, dom 1013/15-19, dal 15 giugno al 15 settembre lun-dom 10-13/15-19, 0731/084470, per gruppi e scuole tutti i giorni su prenotazione, federicosecondostupormundi.it
A Osimo Sgarbi+de Chirico Salvo un «Autoritratto con corazza» del 1948, sono stati tutti eseguiti oltre la metà degli anni Sessanta i cinquanta dipinti e disegni presentati in «Giorgio de Chirico e la nuova metafisica» promossa dal Comune di Osimo in Palazzo Campana dal primo giugno al 4 novembre. Le opere, selezionate da Vittorio Sgarbi, provengono dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, tra gli organizzatori con l’Istituto Campana, la Fondazione Don Carlo Grillantini e l’associazione culturale Metamorfosi. Accanto alle opere in cui il pittore rivisitò la sua stessa stagione metafisica, sono esposti i mostri e gnomi scaturiti dalla sua vena fiabesca.
OSIMO (AN). Istituto Campana, piazza Dante Alighieri 4, Museo Civico, dall’1 giugno al 31 luglio lun-dom 10-13/16-20, dall’1 agosto al 9 settembre lundom 10-13/15-20, dal 10 settembre al 4 novembre lun-dom 10-13/16-19, tel. 071/7231773, 071/714822, istitutocampana.it, «Giorgio de Chirico e la nuova metafisica» dall’1 giugno al 4 novembre
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Doisneau: quel bacio indimenticabile è una messa in scena In Palazzo del Duca, parte del circuito museale di Senigallia, fino al 2 settembre si può visitare una retrospettiva del fotografo francese Robert Doisneau (Gentilly, 1912-Montrouge, 1994) organizzata in collaborazione con l’Atelier Robert Doisneau. «Le temps retrouvé» presenta una cinquantina dei suoi scatti più iconici a partire dal celebre bacio di «Le Baiser de l’Hôtel de Ville» (1950, nella foto © Atelier Robert Doisneau). L’ampio excursus documenta l’approccio alla fotografia di Doisneau: le sue foto non erano rubate per strada, ma abilmente costruite. Composti a priori sono i suoi sguardi sulla quotidianità, sull’operosità delle botteghe artigiane, sui giochi di bambini, così come le vedute di luoghi pubblici cittadini, periferici e agresti; lo stesso «Le Baiser de l’Hôtel de Ville» è stato scattato durante la realizzazione di un servizio per la rivista «Life». Il legame della città marchigiana con il linguaggio fotografico è sottolineato dal sindaco Maurizio Mangialardi, secondo cui «Senigallia può essere considerata a pieno titolo la città della fotografia, grazie a Mario Giacomelli e a tutto il Gruppo Misa. La mostra di Doisneau, realizzata in partnership con la galleria ONO arte contemporanea di Bologna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, rappresenta il perfetto complemento alla tradizione fotografica della città e di tutta la regione Marche». SENIGALLIA (AN). Circuito Museale di Senigallia, Palazzo del Duca, piazza del Duca 1, fino al 2 giugno gio-dom e giorni festivi e prefestivi 10-13/16-20, dal 3 giugno al 2 settembre mar-dom e giorni festivi e prefestivi 17-23, www.feelsenigallia.it/eventi/mostra-robert-doisneausenigallia.html, «Robert Doisneau: le Temps Retrouvé» fino al 02 settembre
Sassoferrato è contemporanea La mostra «Lost in contemporary» offre l’occasione per visitare i Musei Civici di Sassoferrato e pone in risalto il patrimonio d’arte contemporanea della città, che si aggiunge a quello della Civica Raccolta d’Arte di dipinti antichi tra Quattro e Settecento. L’esposizione si svolge fino al 10 giugno nel seicentesco Palazzo degli Scalzi del MAM’S - Galleria d’Arte Contemporanea che, inaugurato nel 2014, espone le acquisizioni avvenute nell’ambito della storica Rassegna Internazionale d’Arte/Premio Giovan Battista Salvi intitolato al pittore detto il Sassoferrato. La collezione, che copre gli ultimi sessant’anni, comprende oltre 5mila pezzi tra dipinti, sculture, stampe e libri d’artista. In esposizione permanente ci sono 320 lavori tra gli altri di Mario Schifano, Giosetta Fioroni e Fabrizio Plessi (altri 200 sono nel deposito visitabile). SASSOFERRATO (AN). Le pareti espositive sono interamente ricoperte di opere come le antiche qua- MAM’S - Galleria d’Arte Contemporanea di drerie e sono illustrate con citazioni da Sassoferrato, piazza scritti di artisti del Novecento (nelle foto Gramsci 1, sab-dom 15-19, www.sassoferratocultura.it, due vedute dell’allestimento). Con «Lost «Lost in contemporary» in contemporary» il percorso si estende fino al 10 giugno a 25 artisti in più, tra cui Luigi Bartolini e Mario Giacomelli, gli esponenti del futurismo maceratese Sante Monachesi e Wladimiro Tulli, e anche Valeriano Trubbiani e Walter Valentini. q Mariella Rossi
14 VEDERE | Vedere ADaASCOLI Napoli
PICENO | Cola dell’Amatrice alla Pinacoteca Civica
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Segnò una svolta nella pittura marchigiana Finalmente una mostra rende merito a Cola dell’Amatrice protagonista della pittura regionale nel Cinquecento Un mostra nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno porta l’attenzione su un artista finora non adeguatamente considerato attivo sul territorio nel Cinquecento: Cola dell’Amatrice detto Filotesio. Per la prima volta viene presentato come comprimario di Raffaello, Pinturicchio, Perugino, Antoniazzo Romano e Luca Signorelli. Ne abbiamo parlato con Stefano Papetti, curatore insieme a Luca Pezzuto della mostra che rientra nel progetto «Mostrare le Marche», nonché direttore dei Musei Civici di Ascoli Piceno. Qual è l’aspetto più importante di questa mostra? Il fatto che per la prima volta Cola dell’Amatrice sia riconsegnato alla storia. Grazie ai confronti che la mostra consente è possibile capire il peso effettivo del suo magistero come pittore e come architetto nei territori appenninici compresi fra Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, restituendogli così l’importanza che già Vasari gli riconosceva nella seconda edizione delle Vite. Quali confronti vanno fatti? Sono legati soprattutto alla formazione di Cola. Quando arrivò ad Ascoli Piceno, nel 1509, aveva già trent’anni ed era un pittore formatosi guardando le opere degli artisti attivi allora tra Lazio e Umbria, come Antoniazzo Romano, Pinturicchio e Perugino, riferimenti fondamentali per la sua formazione. Le loro opere sono esposte insieme ai primi lavori di Cola, in particolare gli sportelli provenienti dall’Abbazia di Farfa. Come si snoda la mostra? Dopo aver puntualizzato la formazione di Cola, chiarifica l’importanza della sua venuta ad Ascoli Piceno perché in questa città ha aperto un capitolo nuovo della sua pittura. In che modo? Contribuendo a superare certe sopravvivenze della cultura adriatico-crivellesca, che ancora condizionavano i pittori nei primi anni del Cinquecento, e facendo conoscere una pittura
In senso orario, Stefano Papetti e due tavole di Cola dell’Amatrice conservate nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno: l’«Istituzione dell’Eucarestia» (1519) e «Sibilla»(1530 ca)
più aperta alle novità del Rinascimento elaborate a Roma. Quali sono le altre tappe? Il secondo elemento messo in evidenza dalla mostra è l’importanza della presenza di Cola dell’Amatrice a Roma nel 1512, accanto ad altri artisti, nel grande cantiere per la decorazione dell’arcivescovado di Ostia promosso dal cardinale Raffaele Riario. Questo invito la dice lunga sull’importanza che questo artista già aveva e consente di aprire un capitolo sui rapporti con Raffaello Sanzio. Il 1512 vede la conclusione degli affreschi della Stanza della Segnatura e in mostra, assieme a un bellissimo disegno di Raffaello, ci sono i disegni che Cola dell’Amatrice realizzò sui ponteggi approntati da Raffaello nella biblioteca dell’appartamento papale, ispirandosi soprattutto alla «Scuola di Atene». Perché questi disegni sono importanti? In mostra sono esposti per la prima volta molti fogli del cosiddetto «Taccuino di Cola», ossia del repertorio di immagini, ma anche di ricette legate alle tecniche pittoriche, conservato presso la Biblioteca Comunale di Fermo. È emozionante pensare che queste paginette stropicciate fossero nella tasca di Cola per appuntare idee compositive. Ci sono altre novità in mostra? Il terzo elemento di novità è rappresentato dalla diagnostica, resa possibile grazie alla presenza ad Ascoli Piceno di un corso di laurea in Tecnologia per la conservazione dei beni culturali dell’Università di Camerino.
Che cosa è emerso dagli studi diagnostici? È stato possibile un confronto tra l’analisi chimica dei colori usati dall’artista e le ricette a essi dedicate nel «Taccuino». Dalla mostra emerge un’identità delle Marche? Prima dell’arrivo di Cola e quindi fino ai primi anni del Cinquecento, si trattava di un’identità adriatica. Le Marche dialogavano infatti con Venezia e con i centri dell’altra sponda del Mare Adriatico (il predecessore Carlo Crivelli e suo fratello Vittore nascono a Venezia, si spostano a Zara e chiudono la carriera nelle Marche). Con l’arrivo di Cola c’è invece un’apertura verso la pittura laziale e, in modo particolare, romana, essendo l’unico artista di questi territori che abbia avuto modo di vedere direttamente in azione Raffaello Sanzio. La scoperta di Raffaello in molti centri periferici dell’Italia Centrale è avvenuta proprio attraverso la mediazione di Cola dell’Amatrice e, in prossimità del cinquecentenario dalla morte di Raffaello, questa mostra rappresenta un capitolo in più che si aggiunge ai molti studi relativi alla diffusione del raffaellismo. Ora a che cos’altro state lavorando? Proseguiremo le ricerche legate a Carlo Crivelli attraverso le indagini diagnostiche comparate con quelle in corso a Londra alla National Gallery, dove sono moltissime le sue opere che provengono da Ascoli. Oggi le tavole di Crivelli si trovano nei principali musei di tutto il mondo, persino a Honolulu, tanto da autorizzarci a parlare di dispersione delle sue opere e, di conseguenza, anche di «un’identità perduta delle Marche», da ricomporre con una mostra futura. q Mariella Rossi ASCOLI PICENO. Musei Civici, Pinacoteca Civica, piazza Arringo e Sala Cola dell’Amatrice, complesso monumentale di San Francesco, via del Trivio, Pinacoteca 10-19, Sala Cola 11-13/15-19, ascolimusei.it, «Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello» fino al 15 luglio
VEDERE NELLE MARCHE | Grottammare (AP) e Fermo
Un albergo dalla duplice identità Nello splendido borgo sospeso tra mare e collina l’Hotel Roma accoglie ospiti e artisti da oltre mezzo secolo Veduta dell’Hotel Roma di Grottammare con l’opera di Sirio Bellucci
GROTTAMMARE (AP). Hotel Roma, lungomare De Gasperi 60, www.hotelroma grottammare. com
La natura dell’Hotel Roma, nato nel 1964 e portato avanti già da due generazioni della famiglia Roncarolo, è suddivisa tra vocazione per l’arte e tradizione dell’accoglienza, come duplice è l’identità di Grottammare, cittadina sospesa geograficamente tra mare e collina e storicamente contesa tra Fermo e Ascoli Piceno dal XIII al XVI secolo. Questo senso di sospensione permea anche la personalità creativa che ha dato il via quasi da subito all’abitudine di ospitare l’arte in questo luogo: parliamo del genovese Pepi Morgia, al tempo stesso scenografo, regista, designer, direttore artistico, in bilico tra il mondo del teatro, dove ha mosso i primi passi, e l’ambiente della musica. All’Hotel Roma prediligeva
la zona di passaggio per antonomasia, la hall, e ha trasmesso ai proprietari la voglia di non fermarsi mai, di pensare allestimenti sempre nuovi. Tra gli altri artisti, troviamo Giorgio Milani (Piacenza, 1946) che ha dipinto un murale nella stanza 38, mentre gli altri artisti raccontano le radici ben salde nel territorio di questa struttura, essendo tutti marchigiani di origine o di adozione, come nel caso di Hernán Chavar, argentino di base a Recanati. Qui è autore di una serie di tele con le iene come soggetto, ma tra le espressioni più imponenti della sua tecnica figura l’intervento sui pescherecci del porto di Ancona, dipinti nel 2010 nell’ambito del progetto «Pinta! Paint on Fishing Boat», promosso da
MAC Manifestazioni Artistiche Contemporanee. Poi c’è Sirio Bellucci, con i suoi collage di volti noti, e la figura umana ritorna anche nelle tele di Giorgio Pignotti. L’excursus nell’arte proposto dalla famiglia Roncarolo conclude con gli interventi del sanbenedettese Nazareno Luciani, concepiti in maniera site specific utilizzando la pittura e la poesia direttamente sulle pareti e i soffitti nella camera d’autore «La stanza di OHO». Anche la sua figura risulta coerente con l’idea di sdoppiamento, visto che, oltre ad essere autore di una serie di opere esposte, è anche curatore in questa occasione, avendo affiancato i mecenati Brunella e Fabrizio Roncarolo nella scelta degli artisti da invitare. q Ma.R.
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La compagnia del Girfalco Una mostra fa luce su un periodo trascurato della storia di Fermo «Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e avanguardie da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli», allestita nella Chiesa di San Filippo fino al 2 settembre, evoca un momento clou della storia dell’arte di questa città andato perso. L’epoca è quella della conquista delle terre della Marca da parte di Francesco Sforza e di una Diocesi fermana affermatasi come la più vasta delle Marche e fra le più grandi della Penisola: due committenti cruciali che hanno contribuito al fermento artistico. Nel 1442 lo Sforza commissionò a una compagnia di pittori i dipinti murali che andarono totalmente perduti con la sua capitolazione e la distruzione della Rocca del Girfalco sull’acropoli della città in cui aveva insediato la sua corte. Il gruppo di artisti era capeggiato da Nicola di Ulisse da Siena e composto da Bartolomeo di Tommaso da Foligno, Andrea Delitio da Lecce de’ Marsi, Giambono Di Corrado da Ragusa e Luca de Alemania. I caratteri originali dello stile appenninico dei pittori del Girfalco vengono documentati dalla mostra, che è curata da Alessandro Marchi con Giulia Spina e fa parte del progetto di valorizzazione del patrimonio culturale «Mostrare le Marche», coordinato da Regione Marche. Il percorso espositivo procede per analogia presentando opere sopravvissute dei medesimi artisti che possono richiamare quanto si poteva ammirare all’interno dell’antica rocca. Da segnalare l’eccezionalità della fruizione di alcune di esse, come il «Polittico di Sant’Eutizio» di Nicola di Ulisse da Siena, › 16 che viene esposto dopo il restauro avvenuto in seguito Veduta di fantasia della Rocca del Girfalco a Fermo
Stare in albergo come a casa… ma cambiando i colori e la luce e aggiungendo il suono del mare. Qui intanto, sicuramente, sei servito meglio che a casa. La spiaggia a venti passi, il verde… tanto già fuori la porta. Dalla camera lo sguardo ti si libera tra onde e colline. Annusi salmastro, ti ricordi l’appetito e lo plachi, i bambini si calmano perché imparano. Altri ritmi… Dal 1964 con la famiglia Roncarolo.
Lungomare De Gasperi 60 63066 Grottammare (AP) info@hotelromagrottammare.com telefono +39 0735 63.11.45 fax +39 0735 63.32.49
VEDERE A FERMO E IN PROVICIA | Monte Vidon Corrado
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La compagnia del Girfalco al terremoto del 2016, e il «Cristo risorto» dello stesso artista proveniente dal Museo della Castellina di Norcia ora chiuso al pubblico. Di rilievo è anche la presenza del Polittico di Massa Fermana, la prima opera in territorio marchigiano di Carlo Crivelli. L’attività di Carlo e del fratello Vittore, insediatisi a Fermo, è documentata in mostra da un ricco nucleo di opere. L’esposizione mette poi in evidenza l’influenza dei pittori del Girfalco sull’opera di altri autori, quali Marino Angeli, Pierpalma da Fermo e Paolo da Visso, anch’essi presenti. Il ruolo preminente svolto dalla città di Fermo nel territorio piceno e i fasti degli anni centrali del Quattrocento sono testimoniati infine da una serie di oggetti dell’epoca, tra cui miniature, tessuti, ori e boccali in maiolica dell’officina ceramica di Pesaro. La mostra (cui è stata conferita la medaglia del presidente della Repubblica) si svolge in un momento in cui la città di Fermo sta attuando un processo di potenziamento della proposta museale: la Chiesa di San Filippo è stata dotata di una nuova impiantistica, i Musei scientifici si presentano in veste nuova nella sede di Palazzo Paccarone (dopo avere lasciato Villa Vitali, resa inagibile dal terremoto) e a Torre di Palme sorgerà presto il nuovo Museo archeologico (al quale la giunta comunale ha già dato il via libera), che valorizzerà i reperti della necropoli picena rinvenuta durante gli scavi per un metanodotto tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. q Mariella Rossi ‹ 15
La «Crocifissione» di Vittore Crivelli è un pannello del Trittico della Visitazione della Vergine a santa Elisabetta di fine Quattrocento, Sant’Elpidio a Mare (Fm) Pinacoteca Civica Vittore Crivelli
FERMO. Chiesa di San Filippo, corso Cavour 53, maggio mar-ven 10,30-13/15.30-18, sab-dom 10,30-13/15.30-19; giugno mar-dom 10,30-13/14.30-19; luglio-agosto-settembre lun-dom 10,30-13/14.30-19; giovedì: 10,30-13/14.30-24, www.turismo.marche.it, «Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e avanguardie da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli» fino al 2 settembre
A sinistra, Osvaldo Licini nella sua camera da letto negli anni Cinquanta e, a destra, la facciata della Casa Museo Osvaldo Licini
Fascinazione per il cocuzzolo A sessant’anni dalla morte di Licini il Centro Studi e la Casa Museo lo ricordano con un convegno e un dialogo ideale con Isgrò Agli anniversari marchigiani di quest’anno legati all’identità della regione nei secoli antichi se ne aggiunge uno contemporaneo: i sessant’anni dalla scomparsa dell’artista Osvaldo Licini (1894-1958), al quale sono intitolati il Centro Studi e la Casa Museo nel centro di Monte Vidon Corrado, suo paese natale. Qui trascorse la maggior parte della vita, dopo essersi formato a Bologna e immerso nel frizzante ambiente artistico del primo dopoguerra a Parigi dove viveva la sua famiglia: il padre cartellonista, la madre direttrice di una casa di moda e la sorella ballerina all’Opéra. Osvaldo volle tornare nelle Marche per via della sua «fascinazione per il paesaggio». Un «cocuzzolo, da dove ogni sera vediamo calare il sole»: così in una lettera alla gallerista Maria Cernuschi Ghiringhelli l’artista descriveva il suo paese, dove ruotavano figure internazionali dell’arte (la moglie era la pittrice svedese Nanny Hellström) e dove tornava dopo ogni impegno di mostra all’estero. Su questa relazione con il paesaggio sarà focalizzato un convegno su Licini organizzato dal Centro Studi per l’autunno. Altro appuntamento del sessantennale liciniano è la mostra che dal 21 luglio al 4 novembre innescherà un dialogo ideale con un altro autore, Emilio Isgrò, distante da Licini per generazione e ricerca, ma accomunato dalla forte libertà intellettuale e dall’indipendenza da gruppi artistici. Curata da Marco Bazzini e da Daniela Simoni, partirà da un omaggio a Licini e quindi ripercorrerà la produzione di Isgrò dal «Grande dizionario enciclopedico» del 1969 ad oggi. Sarà esposta anche la «Storia rossa» che Isgrò presentò alla Biennale di Venezia negli anni Ottanta, quarant’anni dopo che Licini vi aveva partecipato per la prima volta (Licini prese parte anche alla prima edizione della Biennale di San Paolo, nel 1951). Durante il periodo della mostra si svolgeranno gli «Incontri ad arte», conferenze, presentazioni di libri e concerti sul terrazzo da dove Licini amava scrutare il continuo spettacolo del paesaggio. Per l’occasione è stata anche rinnovata l’esposizione permanente della Casa Museo che documenta l’intera ricerca artistica di Licini: il periodo figurativo degli anni Venti, la fase più matura astratta e quella del figurativismo fantastico, intrapresa nel 1938 e proseguita negli anni Quaranta e Cinquanta. In esposizione dipinti e vari documenti cartacei tra disegni, studi, schizzi e lettere. È infine annunciata per l’inverno una mostra, a cura di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, su Elio Libero Quintili (Fermo, 1906 - Cupra Marittima, 1988), intellettuale marchigiano di respiro internazionale, poliedrico nel muoversi tra architettura, design, grafica e pittura nel solco dell’approccio di Licini. q Ma.R. MONTE VIDON CORRADO (FM). Casa Museo e Centro Studi Osvaldo Licini, piazza Licini 9, sab-dom 17-19, www. centrostudiosvaldolicini.it, «Osvaldo Licini-Emilio Isgrò. Lettere» dal 21 luglio al 4 novembre
17 VEDERE | Vedere A MACERATA a Napoli
| Maceratamusei e Recanati
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Macerata città di cultura Musei, mostre, archeologia, opera lirica, musica d’autore, teatro ed eventi per le strade
La «Madonna del Rosario» (1539) di Lorenzo Lotto, Cingoli, Chiesa di San Domenico
MACERATA. Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, via Don Minzoni 24, mar-dom 10-18, tel. 0733/256361, maceratamusei.it, «Lorenzo Lotto: il richiamo delle Marche» dal 19 ottobre al 10 febbraio 2019
La Galleria dell’Eneide di Palazzo Buonaccorsi
Palazzo Buonaccorsi, come sede espositiva delle collezioni civiche e di mostre temporanee quali le due importanti di quest’anno, è il baricentro di Maceratamusei, il sistema urbano della cultura. Ma in rete c’è molto altro. Momento centrale della visita del palazzo è la Galleria dell’Eneide, un salone delle feste con pareti decorate e grandi tele dedicate al poema virgiliano commissionate dal conte Raimondo Buonaccorsi all’inizio del Settecento. Interessante monumento neoclassico in rete è lo Sferisterio, inaugurato nel 1829 per ospitare lo sport della palla al bracciale e divenuto il palcoscenico della stagione lirica e musicale all’aperto del Macerata Opera Festival, del Festival della canzone d’autore Musicultura e dei concerti di Sferisterio live. Parte di Maceratamusei è anche uno dei luoghi simbolo del patrimonio archeologico marchigiano, il Teatro romano di Helvia Ricina, testimonianza di un insediamento che Plinio il Vecchio definì come uno dei centri più importanti del Piceno. Il sito, visitabile nei fine settimana del periodo estivo e su prenotazione nel resto dell’anno, in estate diviene anche suggestiva ambientazione di spettacoli all’aperto, in particolare in occasione della rassegna TAU - Teatri Antichi Uniti. Le serate finali degli appuntamenti estivi maceratesi di Musicultura coincidono con la settimana di eventi gratuiti Controra, che animano il centro storico dall’11 al 16 giugno, e anche la Notte dell’opera del 2 agosto, parte del programma del Macerata Opera Festival, trasformerà in palcoscenico l’intera città. «Queste terre hanno avuto la fortuna di essere abitate da genti che hanno saputo coltivare l’eredità del patrimonio», afferma l’assessore alla Cultura e vicesindaco di Macerata Stefania Monteverde. «Chi viene a Macerata scopre una città giardino, una città in piena armonia con il paesaggio agrario che la circonda. Basta salire sulla balconata dello Sferisterio o sulla Torre Civica o affacciarsi dalle finestre dei Musei Civici e la vista scopre gli immensi spazi verdi e azzurri delle Marche. Passeggiando tra i musei ogni volta una sorpresa e un racconto tra mostre, proposte artistiche, presentazioni di libri. E in piena estate il Macerata Opera Festival, ogni volta premiato dal tutto esaurito e dalla critica, travolge con idee che mettono insieme la tradizione lirica e la ricerca contemporanea. Qui si respira una comunità che ha cura del patrimonio e sa condividerlo con chi viene da fuori. Questa è Macerata, città finalista tra le dieci Capitali della Cultura 2020». MACERATA. Maceratamusei, maceratamusei.it
Aspettiamo Lotto Quest’autunno una mostra in Palazzo Buonaccorsi e vari percorsi nella regione consentiranno di scoprire le numerose opere eseguite dall’artista veneto nelle Marche Fino al 13 maggio è possibile visitare la mostra «Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita» realizzata da Maceratamusei (cfr. p. 18), ma bisognerà aspettare fino a ottobre per il prossimo appuntamento in Palazzo Buonaccorsi nell’ambito di «Mostrare le Marche»: dal 19 ottobre al 10 febbraio 2019 è in programma una grande mostra dedicata a Lorenzo Lotto e in particolare alla ripetuta presenza nelle Marche di questo artista veneto del Rinascimento (Venezia, 1480-Loreto, 1556/1557). «Lorenzo Lotto: il richiamo delle Marche» vanta una dimensione internazionale grazie alle collaborazioni con il Museo Nacional del Prado di Madrid e con la National Gallery di Londra, che a loro volta ospitano tra quest’anno e il prossimo un progetto espositivo dedicato ai ritratti di Lorenzo Lotto (a Madrid dal 18 giugno al 30 settembre e a Londra dal 7 novembre al 10 febbraio 2019). L’esposizione maceratese ha il pregio di riportare nelle Marche per la prima volta dipinti di Lotto realizzati in queste terre, ma at› 18 tualmente conservati in musei stranieri; in mostra ci saranno anche opere
Lotto dialoga con un Leopardi affettuoso con il «papà»
RECANATI (MC). Museo Civico Villa Colloredo Mels, Via Gregorio XII, lun-dom 1013/15-19, infinitorecanati.it, «Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi» fino al 3 giu.
Recanati ha già dato avvio a un programma triennale di mostre ed eventi per celebrare i duecento anni, che cadono nel 2019, di una delle poesie simbolo di Giacomo Leopardi, l’«Infinito». Il programma, dal titolo «Recanati verso l’Infinito», è promosso dalla società Sistema Museo e realizzato con il contributo della Regione Marche e del Comune di Recanati. Avviato lo scorso anno con una mostra di Joan Miró, propone fino al 3 giugno di quest’anno «Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi» al Museo Civico Villa Colloredo Mels a cura di Vittorio Sgarbi. Poste in un dialogo concettuale sono due figure che «a Recanati hanno lasciato il loro segreto» e che si toccarono idealmente, dal momento che il poeta ebbe il privilegio di condividere il tetto di casa con un’opera di Lotto acquisita dal padre e che le raccolte civiche recanatesi conservano opere tra le più importanti del pittore, prima fra tutte quella che portò Lotto nelle Marche: il Polittico di San Domenico, che gli venne commissionato nel 1506 per la chiesa eponima e che diede avvio a un legame indissolubile tra Lotto e le Marche. Ci sono poi la pala della «Trasfigurazione» (1511-12), il «San Giacomo Maggiore» (1516) e l’«Annunciazione» del 1534-35 (nella foto), in cui il sentimento conflittuale espresso dalla posizione e dal volto della Madonna innesca un possibile nesso con l’inquietudine espressa da Leopardi. In occasione della mostra il Museo Civico Villa Colloredo Mels ha inaugurato il nuovo allestimento permanente delle sale dedicate a Lorenzo Lotto (a cura dell’architetto Bruno Mariotti dello studio CH Plus). A queste opere devozionali si aggiungono, nel percorso espositivo temporaneo, ritratti provenienti da collezioni private, quali il «Gentiluomo con lettera (Fioravante Avogaro)» e il «Ritratto di Ludovico Grazioli», e la «Caduta dei Titani». In Villa Colloredo Mels eccezionale è anche l’esposizione del patrimonio civico leopardiano: documenti, manoscritti e cimeli del poeta, come le carte donate nel 1881 dall’editore Le Monnier di Firenze e quelle relative alla pubblicazione della prima edizione dello «Zibaldone», sono mostrati per la prima volta al pubblico, che può scoprire un Leopardi inedito, ad esempio nell’inaspettato atteggiamento affettuoso nei confronti del severo padre Monaldo in una lettera del periodo della cecità dall’incipit «Papà mio». q Ma.R.
VEDERE A MACERATA | Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi
Innesti e intrecci pittorici
|18 dei Magi» datata 1587 di Jacopo e Domenico Tintoretto. Con dipinti di soggetti religiosi, il percorso prosegue presentando i maceratesi Simone De Magistris (1538 ca-1613), allievo «supposto più che reale» di Lotto, e Giuseppe Bastiani (1565 ca-1639 ca), il fiorentino Andrea Boscoli (1560 ca-1607), che qui lavorò assiduamente, e l’urbinate Antonio Viviani (1560-1620). L’ultima sezione rinvia a «un nuovo modo di sentire, un nuovo secolo» accogliendo artisti passati da queste parti: vi figurano tra l’altro le grandi tele con le «Stimmate di San Francesco» declinate dal Barocci in un magistrale notturno squarciato da un bagliore, dal Bastiani e da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio (1552-1626). q Stefano Miliani
Manierismo e naturalismo: sono le due direttrici della pittura nelle Marche del secondo ’500 in rapporto con Roma «Abbiamo rianalizzato il rapporto del secondo Cinquecento marchigiano con Roma, quando si assisteva a una forte circolazione di artisti, a intrecci culturali e al delinearsi di due grandi direttrici: quella di Federico Zuccari (1540 ca1609), manierista, e quella di Federico Barocci (1535 ca-1612) che protende verso il naturalismo. Sull’argomento mancava un approfondimento dal 1992»: Anna Maria Ambrosini Massari racconta così la mostra «Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita» che ha curato con Alessandro Delpriori. In corso fino al 13 maggio nei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, la rassegna rientra nel ciclo «Mostrare le Marche» progettato dalla Regione Marche per far riemergere opere custodite in luoghi inagibili, tenere accesa la luce della cultura e del turismo e raccontare le sfaccettature della storia figurativa regionale. Poiché l’esposizione aveva anche un proposito didattico, la docente di storia dell’arte moderna all’Università Carlo Bo di Urbino si compiace che molte scuole l’abbiano visitata e rimarca: «Nel catalogo con altri studiosi sensibilizziamo sulle molte cose d’arte importanti di quel periodo e contesto. La Chiesa di Santa Maria delle Vergini di Macerata, ora chiusa e da cui abbiamo preso le mosse, è un caso eclatante, ma si può fare un vero tour del secondo Cinquecento nelle Marche. Il nostro è anche un invito scientifico affinché certi luoghi riaprano prima possibile». Da Santa Maria delle Vergini provengono tele come una «Visitazione» di Giovanni Baglione (1566/68-1643) e la spettacolare «Adorazione
«Adorazione dei Magi o Natività» di Jacopo e Domenico Tintoretto, Macerata, Santa Maria delle Vergini MACERATA, Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, via Don Minzoni 24, mar-dom 10-18, tel. 0733/256361, maceratamusei.it, «Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita», fino al 13 maggio
Aspettiamo Lotto riferite ad altri periodi della sua carriera che arriveranno in particolare dal Veneto. Tra i prestatori numerosi musei marchigiani, ma la mostra offrirà l’occasione per scoprire la ricchezza del patrimonio lottesco della regione anche attraverso un percorso tra i luoghi in cui l’artista operò. Saranno segnalate oltre venti opere di Lotto e altre di suoi allievi e seguaci (Giovanni Andrea De Magistris, Simone e Durante Nobili) dislocate in vari paesi delle Marche. Tra queste c’è la «Madonna del Rosario» del 1539, opera imponente e semanticamente complessa commissionata a Lotto dai domenicani di Cingoli per l’altare maggiore della loro chiesa; inoltre ci sono la «Deposizione» del 1512 per la Chiesa di San Floriano di Jesi, la «Crocifissione» del 1529-34 nella Chiesa di Santa Maria in Telusiano di Monte San Giusto e l’«Assunta» nella Chiesa di San Francesco alle Scale ad Ancona. Il contatto di Lotto ‹ 17
MUSEI CIVICI DI PALAZZO BUONACCORSI via don Minzoni, 24 62100 Macerata, Italy
Il libro spese di Lorenzo Lotto
ORARI DI APERTURA Tutti i giorni 10.00 - 18.00 Luglio e agosto 10.00 - 19.00 Chiuso il lunedì
con le Marche prese avvio nel 1506 a Recanati dal rapporto con i frati domenicani, per i quali realizzò nel giro di due anni un grande polittico (oggi conservato presso il Museo Civico Villa Colloredo Mels). La permanenza nelle Marche fu interrotta da periodi di lavoro a Roma, Bergamo e Venezia, ma il legame rimase stretto per tutta la sua vita, tanto che decise di farsi oblato della Santa Chiesa di Loreto, alla quale donò anche i suoi beni e le sue ultime opere (ora al Palazzo Apostolico di Loreto) e dove si spense nel 1556 o 1557. Nell’archivio venne ritrovato (trascritto e pubblicato da Adolfo Venturi a fine Ottocento) anche uno strumento importante per penetrare nella vita e nel percorso creativo di Lotto: il «Libro di spese diverse», che compilò dal 1538 alla morte e dove elencò anche le opere eseguite. Il «Libro» sarà punto di riferimento imprescindibile anche per la mostra maceratese. q Mariella Rossi
INFORMAZIONI tel. +39 0733 256361 pinacoteca@comune.macerata.it www.maceratamusei.it
Museo della Carrozza Arte Antica Galleria dell’Eneide Arte Moderna
19 | Vedere VEDERE IN
aPROVINCIA Napoli DI MACERATA | Matelica
Se il sindaco è storico dell’arte Matelica è un borgo accogliente che sta restaurando le sue chiese
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Il fascino del Duecento
Il sindaco di Matelica Alessandro Delpriori © Maffei
e il cortile del Museo Piersanti
Tra i morbidi vigneti del Verdicchio e la catena appenninica, il centro storico di Matelica si dischiude come un borgo integro e accogliente. A fronte di chiese inagibili per il terremoto del 2016, la cittadina ha le strutture turistiche in funzione. Si possono visitare il piano terreno del Museo Piersanti, in un edificio del Quattrocento, che sfoggia una «Madonna con Bambino» di recente assegnata ai fratelli Gentile e Giovanni Bellini invece che al padre Jacopo e bottega (cfr. ilgiornaledellarte.com del 16 febbraio 2018), e la Cattedrale di Santa Maria Assunta con il campanile del 1475 incastonato nella facciata moderna. Il Teatro Piermarini, progettato dall’architetto della Scala di Milano all’inizio dell’Ottocento, ospita regolarmente spettacoli. Il sindaco, 41 anni, Alessandro Delpriori è uno storico dell’arte e descrive lo stato del patrimonio artistico: «I finanziamenti non mancano, per i palazzi comunali stiamo già progettando i restauri anche se nei beni culturali non si capisce bene chi deve fare cosa. Entro l’estate riapriamo il Santuario della beata Mattia Nazzarei, veneratissima clarissa che morì nel 1319. Abbiamo progettato i restauri della Chiesa di Santa Teresa ed è terminata la messa in sicurezza della Chiesa e del Convento di San Francesco con un finanziamento da tre milioni di euro. È un complesso enorme, ricco di opere tra cui un ciclo di affreschi del pittore fabrianese del Trecento Allegretto Nuzi». Si rammarica però che non sia certa la data di inizio lavori e ritiene che nel recupero delle chiese le diocesi non possano agire senza aiuti esterni. Al Piersanti (a giugno riapre il secondo piano; per quello nobile, più danneggiato dal sisma, serve altro tempo) «vengono richiesti di continuo il giardino e il cortile per feste, concerti, aperitivi. Grazie a privati, la città vive il museo come una nuova piazza. È quanto molti musei vorrebbero». Il 25 e 26 maggio, con «Matelica segreta», il Comune apre tutti i luoghi d’arte, anche quelli al momento chiusi. Delpriori non dimentica il territorio, in particolare la frazione di Braccano con 73 murales degli studenti delle Accademie e il Museo della Resistenza. «Oltre a formaggi, vino, sentieri montani, chi vuole vedere l’arte e star bene, dalle nostre parti può». q Ste.Mi MATELICA (MC), Comune, sede provvisoria, via Spontini 4, tel. 0737/781811, comune.matelica.mc.it
Il Museo Piersanti di Matelica ha un Crocifisso ligneo del 1170-1280 di rara intensità (nella foto) intorno a cui ruota una mostra del progetto della Regione «Mostrare le Marche»: «Milleduecento. Civiltà figurativa tra Umbria e Marche al tramonto del Romanico», a cura di Fulvio Cervini, allestita dal primo giugno al 4 novembre al secondo piano del palazzo quattrocentesco che riapre restaurato dopo la chiusura in seguito al sisma. Docente di storia dell’arte medievale a Firenze, Cervini sottolinea che l’esposizione ha «opere molto belle, sia di grandi dimensioni, sia piccolissime come le matrici dal Bargello. Oltre a raccontare il trapasso tra Romanico e Gotico, vuole rilanciare il Museo e quanto rappresenta per la sua comunità e richiamare l’attenzione sulla densità culturale nella dorsale appenninica, che ha dato contributi di rilievo al grande processo internazionale dell’arte del Duecento». Tra i prestiti il Crocifisso del Duomo di Casale Monferrato, in Piemonte: «Di legno rivestito di lamine d’argento e rame dorato, del 1170 circa, è una scultura che usa l’oreficeria senza essere oreficeria. Stilisticamente ci sono somiglianze con la Croce di Matelica, ma questa è un passo più avanti nel costruire un’immagine monumentale, è più significativa e dialoga con la pittura». Pezzi anche dall’Umbria, dall’Abruzzo e il significativo Crocifisso ligneo tunicato dell’inizio del XIII secolo del Museo d’Arte Sacra di San Gimignano. MATELICA, Museo Piersanti, via Umberto I 11, da maggio a settembre, mar-dom (aperto i lunedì festivi) 10-12/1618, tel. 0737/84445, fuori orario su prenotazione 329/9340151, comune.matelica.mc.it/museopiersanti, «Milleduecento. Civiltà figurativa tra Umbria e Marche al tramonto del Romanico» dall’1 giugno al 4 novembre
Matelica
sorge al centro dell’Alta Valle dell’Esino, circondata ad est dalla catena del Monte San Vicino e ad ovest dall’Appennino Umbro-Marchigiano. L’antico nome della città, Matilica, deriva dal nome latino Matilius, risalente al periodo della conquista da parte dei Romani del preesistente insediamento piceno (III sec. a.C.), divenuto poi parte integrante dell’antica Regio VI Umbria e citato da Plinio il Vecchio. I ritrovamenti archeologici hanno fornito importanti chiavi di lettura anche sulla fase preromana e umbropicena. A partire dall’VIII secolo a.C. abbiamo notizie più precise grazie allo sviluppo della società picena che, sebbene non porti alla nascita di un vero e proprio centro urbano, vede però sorgere una fiorente produzione artigianale. Sono, infatti, di questo periodo i ricchi corredi costituiti di armi, ornamenti, materiali pregiati come l’ambra e numerosi vasi in terracotta e bronzo ritrovati nelle tombe principesche. Nel corso dei secoli, nel territorio matelicese, oltre ad insediamenti di età preromana e romana, sono emerse dagli scavi le fasi medievali e rinascimentali fino a giungere all’attuale morfologia cittadina. Fiore all’occhiello della città, uno dei più belli della regione, nonché il primo ad essere riaperto
ad appena un anno dal devastante sisma del Centro Italia, il Museo Piersanti affonda le sue origini nel sec. XVII, allorché mons. Venanzio Filippo Piersanti, nato a Matelica nel 1688, iniziò, all’interno del suo palazzo, una raccolta d’oggetti d’alto valore storico-culturale ed artistico. Tutti questi oggetti avevano in comune solo il carattere della pregevolezza, visto che in realtà abbracciavano ogni campo e settore: pittura, scultura, artigianato, stampa, e molto altro. Il Museo ha acquistato nel tempo una caratteristica originalità del tutto propria ed interessante e, con il passare degli anni, si è gradualmente arricchito di tele, pitture e sculture, grazie all’apporto di varie chiese locali, delle Confraternite, del Comune, e di recente grazie alla cospicua donazione del pittore locale Diego Pettinelli, consistente in 115 pastelli con vedute di Matelica. Particolarmente notevole è anche un campionario di stoffe e merletti di grande valore appartenenti alla famiglia Murani Mattozzi di Matelica ed alcuni abiti autentici databili dal Seicento all’Ottocento. Il museo, allo stato attuale, seppur in allestimento ridotto,
si presenta lungo un itinerario comprendente cinque sale a piano terra, in cui si può ammirare una selezione del grande fondo Piersanti, spaziante dalla collezione di dipinti, al pregiato mobilio settecentesco, nonché ai notevolissimi reliquiari ed agli argenti cerimoniali. Di grande pregio è la settecentesca carrozza, interamente restaurata e lo sfolgorante abito da sposa di fattura coeva. Prima del sisma il museo contava altre trentadue stanze ai piani superiori, attualmente in fase di recupero poiché severamente danneggiate dall’evento tellurico, le quali, oltre alla totalità della collezione, ospitavano anche molte curiosità; tra queste le stanze del palazzo legate alla vita quotidiana, come ad esempio la cucina o i locali per la vinificazione: nonostante il frantoio sia andato perduto, le cantine con relative attrezzature hanno tuttora conservato l’originario assetto. Orario Estivo (da maggio a settembre): da martedì a domenica (chiuso lunedì, esclusi i festivi) mattino 10.00-12.00 pomeriggio 16.00-18.00.Visite fuori orario su prenotazione: 0737 84445 oppure 3299340151 email:museopiersantimatelica@virgilio.it. Biglietti: intero 3 € (da 19 a 65 anni); ridotto 2 € (da 12 a 18 anni; maggiori di 65 anni; soci FAI e TCI; studenti in discipline umanistiche e storico-artistiche; gruppi superiori a 10 persone; residenti del Comune di Matelica); gratuito (bambini fino a 11 anni; disabili con accompagnatori; militari in divisa; stampa, militari in divisa).
Joseph Kosuth Frammenti di Rossini, 1999 Corso XI Settembre 254 61121 Pesaro T 0721.65090 F 0721.35553 info@galleriamancini.it www.galleriamancini.it
VEDERE A PESARO | I musei e le gallerie
Una galleria vulcanica come la fondatrice Dopo 45 anni, Franca Mancini continua a contagiare con la sua passione
Una sala della Galleria Mancini di Pesaro e Franca Mancini PESARO. Galleria Franca Mancini, corso XI Settembre 254, mar-sab 9.30-13/16.30-19, galleriamancini.it
La Galleria Franca Mancini di Pesaro ha quarant’anni, ma si è soliti computare anche il periodo in cui la signora Mancini ha iniziato come socia della Galleria il Segnapassi (fondata e diretta da Renato Cocchi) e ha contribuito alla realizzazione della serie di «Sculture nella città» con Arnaldo Pomodoro, Mario Ceroli, Ettore Colla e Alberto Burri, tanto che gli anni di attività diventano quarantacinque. Del resto questa volontà di uscire dai propri spazi ha caratterizzato il corso della storia della galleria raggiungendo l’apice con le mostre realizzate in Sicilia sul lavoro di Arnaldo Pomodoro per il teatro e a New York (nel 1980 all’Istituto Italiano di Cultura) su Giacomo Balla (a cura di Guido Balla con la collaborazione del Museo del Teatro alla Scala di Milano). Tra le numerosissime mostre in galleria figurano quelle dedicate a Joseph Kosuth, Bill Viola, Nam June Paik, Charlotte Moorman e al movimento Fluxus, ma «vorrei menzionare anche la mostra che accoppiò la musica di Gioachino Rossini a opere di Michelangelo Pistoletto sotto il titolo “Un Petit train de plaisir comico-imitatif”» aggiunge Franca Mancini, che, tra le tante collaborazioni, ricorda quelle pesaresi e marchigiane con il Rossini Opera Festival, la Regione Marche e la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema / Pesaro Film Festival, in aggiunta a quelle internazionali (tra gli altri, con l’Istituto Italiano di Cultura di New York e di Londra e la Galerie Maeght di Parigi). Quando le chiediamo a quali progetti vorrebbe lavorare ora, la gallerista cerca di trattenersi, riflettendo sulla propria stagione della vita, poi scoppia con entusiasmo irrefrenabile «vorrei sempre più coltivare e condividere, anche attraverso l’attività della mia associazione Il Teatro degli Artisti, la mia passione per la musica, la letteratura, la filosofia e l’interazione tra queste e le arti visive» e non si ferma, confessando che «in omaggio al grande amore che ho sempre nutrito per il cinema e la mia città, vorrei soprattutto dare continuità, con interventi specifici, all’ormai “storica” collaborazione con la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema / Film Festival di Pesaro». Con l’associazione culturale Il Teatro degli Artisti ha dato avvio nel 1980 al ciclo di mostre presso la Galleria Franca Mancini dal titolo «Les Rencontres Rossiniennes», sviluppato come un dialogo tra arte e teatro attraverso le opere dei più importanti artisti contemporanei, come Grazia Toderi, Gilberto Zorio, Jannis Kounellis, Nunzio, Pietro Ruffo e Maurizio Mochetti. Non resta che stare a vedere i prossimi passi di una donna tanto energica, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, come «Marchigiana dell’anno», il Premio 2001 del Circolo della Stampa per la promozione culturale, «Creare Donna Città di Ascoli» e il premio «Foyer des Artistes» della Città di Cagli, e ha collaborato con Arnaldo Pomodoro e il Comune di Pietrarubbia per la fondazione del T.A.M. - Centro per il Trattamento Artistico dei Metalli. q Mariella Rossi
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Incisioni di Piranesi e porcellane di Napoleone La proroga di un mese, fino al 6 maggio, permette ancora di visitare la mostra «Giambattista Piranesi. Il sogno della classicità» in Palazzo Mosca-Musei Civici di Pesaro e di partecipare anche all’ultimo approfondimento sul tema del viaggio nelle opere piranesiane in programma per sabato 5 maggio (ore 18). Il percorso espositivo è composto da una settantina di opere grafiche di Piranesi (Mogliano Veneto, 1720-Roma, 1778), tratte da tre celebri serie di incisioni: le «Carceri» (1761-70), le «Vedute di Roma» (1740-60, nella foto) e le «Antichità romane» (1757). Le incisioni sono qui poste in un dialogo inedito con opere neoclassiche delle raccolte civiche: sculture, modelli architettonici ed elementi d’arredo testimoni dell’imperante fascino esercitato in quell’epoca dall’antichità classica, ed anche le porcellane francesi (manifattura Darte Frères) donate da Napoleone Bonaparte alla famiglia Mosca al tempo proprietaria del palazzo. Dalla collezione Mosca provengono anche due stipi decorati da vedute di Roma a tempera su pergamena con chiese e antichità, a documentare un sentire già diffuso nella seconda metà del Seicento. La mostra è promossa da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia che custodisce un cospicuo numero di acqueforti di Piranesi. A partire da luglio Palazzo Mosca-Musei Civici renderà omaggio al concittadino Gioachino Rossini nell’anno delle celebrazioni dei 150 anni.
PESARO. Palazzo Mosca-Musei Civici, via Vincenzo Toschi Mosca, mar-dom e festivi 10-13/16.30-19.30, pesaromusei.it, «Giambattista Piranesi. Il sogno della classicità» fino al 6 maggio
Il magnifico cantore delle bellezze di Pesaro Alla donazione dell’opera monumentale del 2017 «Scultura della Memoria» (nella foto) da parte dell’autore Giuliano Vangi alla Città di Pesaro, quest’ultima ha risposto dedicando all’artista, pesarese d’adozione, un’antologica dal titolo «Vangi per Pesaro». Sede principale della mostra, in corso fino al 10 giugno, è il Centro Arti Visive Pescheria, dove sono esposte 13 sculture di grandi dimensioni che documentano la produzione recente di Vangi insieme a una serie di disegni che rendono idea del lungo percorso preparatorio delle sue opere. La mostra prosegue nella Galleria Ca’ Pesaro 2.0 con altri disegni e sculture di dimensioni più ridotte. Il monumento in pietra di Apricena (7 metri per 3 di altezza), collocato in piazza Mosca e inaugurato lo scorso 24 febbraio, evoca le molteplici facce del territorio legate all’arte, alla musica, al teatro e alla poesia. q Ma.R. PESARO. Centro Arti Visive Pescheria, corso XI Settembre 124, ven-sab-dom 16-19 e Galleria Ca’ Pesaro 2.0, via Zongo 45, lun-sab 17-19.30, centroartivisivepescheria.it, pesaromusei.it, «Vangi per Pesaro» fino al 10 giugno
VEDERE A URBINO E PROVINCIA | Palazzo Ducale, Casa Raffaello e Gola del Furlo
Qui sopra, Peter Aufreiter e, a sinistra, i Torricini di Palazzo Ducale URBINO (PU). Palazzo Ducale, Galleria Nazionale delle Marche, piazza Rinascimento 13, lun 8,30-14, mar-dom 8,3019,15, 0722/2760, gallerianazionale marche.it, Giò Pomodoro, «Panta rei», fino al 15 luglio
Idea ottima: il biglietto annuale Il direttore di Palazzo Ducale Peter Aufreiter incoraggia visite ripetute Sotto la direzione di Peter Aufreiter, la Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale di Urbino permette a tutti di comprare un biglietto a 19 euro senza limiti di ingressi per 12 mesi dal momento dell’acquisto. «Tra gli urbinati la voce corre, siamo al secondo anno e lo stiamo vendendo bene. E tornano le scolaresche: l’anno scorso erano calate per i timori del terremoto», osserva il 43enne storico dell’arte austriaco. Quest’anno il biglietto lungo un anno rende il palazzo con Piero della Francesca, la «Città Ideale» e la «Muta» di Raffaello ancora più conveniente perché il biglietto
Giò Pomodoro anche nel cortile Giò Pomodoro, morto a Milano nel 2002, era nato ad Orciano di Pesaro nel 1930. Peter Aufreiter ha colto questo spunto e l’amore dell’artista per il Montefeltro per disporre in Palazzo Ducale l’antologica «Panta rei» accogliendo un’idea di Marisa Zattini, curatrice della mostra con il figlio dell’artista Bruto Pomodoro. Il cortile, le sopralogge e i sotterranei accolgono fino al 15 luglio 25 sculture fra marmi, bronzi (nella foto, «Tensione», 1959) e chine.
URBINO (PU). Palazzo Ducale, Galleria Nazionale delle Marche, piazza Rinascimento 13, lun 8,30-14, mar-dom 8,30-19,15, 0722/2760, gallerianazionalemarche.it, Giò Pomodoro, «Panta rei», fino al 15 luglio
singolo è salito a otto euro. In parallelo all’affittare spazi per incontri e ricevimenti, è una delle strategie ideate da Aufreiter per rendere il museo un luogo familiare a tutti i cittadini. Direttore, qual è il calendario espositivo di quest’anno? Fino al 10 giugno continua «I giardini del Duca» nel giardino pensile restaurato, che ha una piantumazione nuova, dove organizziamo regolarmente iniziative per bambini e, ogni domenica, eventi. Fino al 15 luglio proponiamo l’antologica dello scultore di origini marchigiane Giò Pomodoro. Tra altre opere, esponiamo una
grande scultura nel cortile (cfr. box sotto, Ndr). Dal 21 giugno al 30 settembre, in cooperazione con gli Uffizi che organizzano una mostra sul Rinascimento e l’Islam, nel Salone del Trono allestiremo i «Montefeltro e l’Oriente», sui rapporti di Federico e Guidobaldo con l’Oriente: ricordiamoci che erano condottieri, scambiarono regali con un sultano. Da musei francesi, tedeschi, italiani arriveranno armi, tessuti, arazzi e tappeti. Ho maturato l’idea quando due anni fa Alessandro Bruschettini, presidente della Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica di Genova, è venuto a Urbino e mi ha guidato sulle tracce
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d’Oriente nel Palazzo. È uno dei più grandi esperti per cui è lui a curare la mostra. L’anno scorso ha aperto il Palazzo all’arte contemporanea affidando a un giovane curatore un ciclo di mostre di artisti emergenti nelle sale sotterranee. Come prosegue? Molto bene. Nel 2017 ha avuto un grande successo. Lo chiamiamo lo Spazio K. Adesso il curatore è Umberto Palestini. Alla prima inaugurazione del 2018 abbiamo avuto 300 ragazzi: è stato bellissimo. Sono in restauro lo stendardo di Tiziano e dipinti di Giovanni Santi, il padre di Raffaello. Quando torneranno? Tiziano è all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (cfr. «Il Giornale dell’Arte» n. 384, mar. ’18, p. 36) e sta riservando belle sorprese; tornerà in estate. Da ottobre a gennaio presenteremo in una grande mostra le opere di Santi restaurate e anche quelle sono al centro di scoperte. A proposito del Sanzio: nel 2020 ricorrono i 500 anni della morte. Che cosa preparate? A ottobre 2019 inaugureremo la mostra «Raffaello e gli amici di Urbino» a cura di Sylvia Ferino Pagden, Silvia Ginzburg e Barbara Agosti. Vorremmo far capire l’atmosfera di Urbino, che oggi è la stessa città in cui nacque il pittore. Lei è uno dei venti direttori di musei dotati di autonomia dalla riforma Franceschini del 2015. L’incarico di quattro anni può essere rinnovato. Il nuovo scenario politico che cosa comporta? Se un nuovo ministro non supporta la riforma non sono molto interessato a restare. Spero però che la sostenga e si vada avanti. q Stefano Miliani
Il mito abita qui La casa di Urbino in cui Raffaello Sanzio nacque nel 1483 (nella foto) verrà riallestita. Con il milione di euro stanziato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) «riallestiremo quasi integralmente il museo rispettandone i contenuti: al di là del fatto che il dibattuto affresco della “Madonna con Bambino” sia di Raffaello o del padre Giovanni Santi, qui il visitatore non vede dipinti del maestro, ma viene a contatto con il mito», osserva Luigi Bravi, presidente dell’Accademia Raffaello. «Auspico di finire i lavori nel 2020, per i 500 anni dalla morte. In ogni caso uno dei due piani resterà sempre aperto». Del Comitato per le celebrazioni del quinto centenario della morte (il 6 aprile 1520) fanno parte, tra gli altri Antonio Paolucci, Claudio Strinati, Vittorio Sgarbi, Carla Di Francesco, Silvia Ginzburg e lo stesso Bravi. URBINO (PU). Casa natale di Raffaello, via Raffaello 57, dall’1 novembre al 28 febbraio, lun-sab 9-14, dom 10-13, dall’1 marzo al 31 ottobre, lunsab 9-13/15-19, dom 10-13, tel. 0722/320105, casaraffaello.com
Sculture nella Gola del Furlo Torna dal 25 agosto al 23 settembre Land Art al Furlo, manifestazione annuale con opere ambientali all’aperto nell’impressionante contesto paesaggistico della Gola del Parco-Museo Sant’Anna del Furlo molto amata soprattutto dalle giovani generazioni. L’appuntamento è organizzato dalla Casa degli Artisti che ha due nuovi curatori: per l’arte Andrea Baffoni (Perugia 1976), per il paesaggio Giacomo Mei (Cagli 1989). Il tema di questa nona edizione, suggerito e non imposto, è il nero. Le opere (sculture in senso lato; accettati anche video, performance, interventi sonori e teatrali) quando durature restano nella collezione del Parco-Museo. Nella foto, Thea Tini per Land Art al Furlo 2017. FOSSOMBRONE (PU), Gola del Furlo, dal 25 agosto al 23, IX edizione della Land Art al Furlo, landartalfurlo.it. Informazioni: Associazione Culturale Casa degli Artisti, Sant’Anna del Furlo 39, tel. 342/3738966
MARCHE
UNA REGIONE DI CULTURA NEL CUORE DELL’ITALIA Al centro d’Italia, affacciate sul Mare Adriatico, le Marche uniscono il “saper fare” e lo spirito imprenditoriale al genio dell’arte. Unica regione in Italia con un nome al plurale, le Marche rivelano un’anima multiforme e al contempo unica. Cinque province (Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo) raccontano una regione che si contraddistingue per la rara bellezza che l’ha resa terra di poeti, artisti e musicisti, ispirando Giacomo Leopardi, Raffaello, Gentile da Fabriano, Gioachino Rossini, Giovan Battista Pergolesi, Gaspare Spontini, Padre Matteo Ricci, Federico II di Hohenstaufen, che qui sono nati.
Le Marche oggi sono un museo diffuso, una rete di città d’arte e borghi storici, incastonati in un mare di colline che si affacciano su vallate e fiumi che vanno dall’Appennino al mare: qui sono conservati capolavori di Raffaello, Piero della Francesca e Lorenzo Lotto, P.P. Rubens e Tiziano, Carlo Crivelli e Della Robbia; teatri storici del XVIII secolo; strade e anfiteatri romani; librerie storiche. Accanto a musei, biblioteche, archivi e teatri, il patrimonio culturale è ricco di beni monumentali religiosi: cattedrali, abbazie come quella cistercense di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra a Tolentino, eremi come quello di Fonte Avellana, monasteri, pievi, sono distribuite in tutto il territorio. Dall’edilizia religiosa a quella civile: le Marche infatti sono ricche di castelli e centri murati, fortezze progettati da Francesco di Giorgio
Martini, che raccontano un passato glorioso, vivace, i cui tratti salienti si sono mantenuti intatti in tutti i comuni. Urbino, capitale del Rinascimento dove il duca Federico da Montefeltro volle realizzare il Palazzo ducale, dimora principesca tra le più belle d’Europa, è città UNESCO e si sta preparando a celebrare nel 2020 Raffaello Sanzio. Pesaro, città della musica UNESCO, nel 2018 celebra Gioachino Rossini e offre un ricco patrimonio monumentale e museale, dove spicca l’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini. Ancona, capoluogo delle Marche, racconta il suo passato greco romano e moderno con un itinerario che dall’Arco di Traiano nel Porto antico arriva alla Pinacoteca civica, un libro di storia dell’arte delle Marche. Macerata, dalla stagione lirica del Macerata Opera Festival ai fasti della
Galleria dell’Eneide di Palazzo Buonaccorsi, dopo la mostra del ciclo “Mostrare le Marche” Capriccio e Natura (in corso fino al 13 maggio) è pronta per accogliere in autunno l’evento dedicato a Lorenzo Lotto, aprendosi ad itinerari nel territorio alla scoperta delle opere dell’artista, da Recanati a Jesi, da Monte S. Giusto a Mogliano a Cingoli. Poco distante Fermo, con le monumentali cisterne romane dislocate in un superbo centro storico ordinato intorno a Piazza del Popolo, è sede anch’essa di una mostra del ciclo “Mostrare le Marche” dedicata al periodo d’oro del Quattrocento. Ascoli Piceno, città medievale tra le più belle d’Italia, con le sue torri e i palazzi in travertino, ospita la mostra dedicata a Cola dell’Amatrice ed è un punto di partenza per scoprire la pittura di Carlo Crivelli e i crivelleschi. La visita dei capoluoghi delle Marche offre
lo stimolo per addentrarsi nel territorio in altrettante capitali dell’arte imperdibili come Loreto dove il sacello monumentale della Santa Casa fu disegnato da Bramante; San Severino Marche con il Gotico Internazionale dei fratelli Salimbeni attivi anche a Urbino; Fabriano città creativa UNESCO; borghi come Serra S. Quirico che custodisce nello scrigno barocco di S. Lucia il ciclo di Pasqualino Rossi dedicato alle storie della Santa o Camerino, la capitale della signoria dei da Varano e la vicina Matelica, anch’essa sede di Mostrare le Marche con la mostra dedicata alla pittura e scultura del XIII secolo. Il viaggio continua alla scoperta delle opere di Perugino e dei paesaggi dipinti da Piero della Francesca e da Leonardo nella Gioconda. Vieni a scoprire le Marche, una regione di cultura nel cuore dell’Italia.
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Capriccio e natura
Arte nelle Marche del secondo Cinquecento Percorsi di rinascita 15 DICEMBRE 2017 - 13 MAGGIO 2018
MACERATA Musei civici di Palazzo Buonaccorsi Informazioni Tel. +39 0733 256361 www.maceratamusei.it
Cola dell’Amatrice Da Pinturicchio a Raffaello 17 MARZO 2018/15 LUGLIO 2018
ASCOLI PICENO Pinacoteca Civica e Sala Cola dell'Amatrice Complesso monumentale della Chiesa di San Francesco Musei Civici Tel. e Fax +39 0736 298232 - 333 3276129 musei.civici@comune.ascolipiceno.it www.ascolimusei.it prenotazioni visite e attività didattiche Tel. (+39) 0736 298213
Il Quattrocento a Fermo
Tradizione e avanguardie da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli 21 APRILE - 2 SETTEMBRE 2018
FERMO
Informazioni e prenotazioni Tel. +39 0734 217140 fermo@sistemamuseo.it www.sistemamuseo.it
Chiesa di San Filippo In collaborazione con:
Con il contributo di:
Gli eventi di Mostrare le Marche continuano con la mostra:
Milleduecento. Città di Fermo
Civiltà figurativa tra Umbria e Marche al tramonto del Romanico MATELICA, MUSEO PIERSANTI - 1 GIUGNO - 4 NOVEMBRE 2018 Scopri tutte le mostre e gli eventi e scarica il coupon sconto su eventi.turismo.marche.it Pacchetti e offerte su www.turismo.marche.it