n ova ra e provin cia
Una finestra sul territorio
w w w . t u r i s m o n o va ra . i t
n ova ra e provin cia Una finestra sul territorio
2
Novara e il suo territorio sono da sempre luogo di passaggio, crocevia di un sistema viario articolato e allo stesso tempo lineare nel tracciare le direttrici verso i valichi alpini, il mare o Milano o Torino. Terra di transito, Novara e la sua provincia lo furono in passato, se si pensa che qui si incrociavano la Via Francigena, la Via Francisca, la Via Settimia, la Strada Consolare Milano-Vercelli, la Strada Biandrina per citare solo le più importanti. E lo sono ancora oggi, nel momento in cui si pongono come snodo fondamentale, sia nazionale che internazionale, tanto ferroviario quanto stradale. Il Novarese non è solo questo. Ci troviamo di fronte a una realtà ben più ricca, sotto numerosi punti di vista: culturale, storico, artistico, naturalistico, produttivo, artigianale ed enogastronomico. Il territorio raccoglie nelle sue arti e tradizioni, segni di contaminazioni di stili, correnti di pensiero e culture diverse. Testimonianze di antico e moderno si fondono, lasciando spazio all’immaginario, alle leggende e al patrimonio narrativo che insieme contribuiscono a renderlo ancora più unico, per scoprirlo pian piano, a piedi o in bicicletta attraverso i tanti percorsi che si snodano lungo tutta la provincia particolarmente vocata e apprezzata dagli appassionati del turismo slow e del cicloturismo. La bellezza di Novara non rimane racchiusa solo tra i baluardi del centro storico, ma si estende ben oltre: dagli specchi d’acqua primaverili delle risaie della Bassa, alle dolci colline ricoperte di viti, ai fiumi Sesia e Ticino, ai laghi Maggiore e d’Orta, ai boschi sulle pendici del Mottarone, fino ai parchi e oasi di natura, famosi per la loro fauna e flora. Il visitatore, grazie anche a questa guida, potrà trascorrere giornate rilassanti passeggiando tra i bellissimi palazzi storici del capoluogo, visitando musei ed ecomusei, scoprendo i piccoli gioielli d’arte e architettura, per poi sostare in un ristorante tipico dove poter degustare i piatti della tradizione abbinati agli ottimi vini DOC e DOGC delle Colline Novaresi. Questa insolita pubblicazione, ideata dall’Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara, nasce nell’ambito del progetto Urban Sketcher nel Novarese, con la collaborazione della Provincia di Novara e del Liceo Artistico Musicale e Coreutico “F. Casorati” di Novara e di Romagnano Sesia. I moderni urban sketcher hanno saputo interpretare con grande maestria e sensibilità, attraverso i loro disegni e schizzi, i monumenti e i paesaggi delle nostre terre, restituendoci una guida inedita e illustrata che ricorda i cahier de voyage dei viaggiatori del passato.
3
Novara è una città ricca di tradizioni, di storia, di capolavori d’arte, creata poco a poco, in un susseguirsi di stratificazioni e influenze, che ne hanno fatto un vivace polo culturale, tappa ideale per una visita nel corso di tutto l’anno. La sua vera anima affiora nel centro storico che ruota attorno alla Basilica di San Gaudenzio e a quell’ardita struttura che tutto domina e a cui tutti guardano: la Cupola di Alessandro Antonelli; i suoi 121 metri disegnano lo skyline del capoluogo, dandogli quella forma cara e conosciuta nella quale i novaresi si riconoscono, tanto da essere diventata il simbolo cittadino. L’itinerario ideale parte da piazza Cavour, al cui centro è situata la statua in marmo dello statista, e dove sono visibili i resti delle mura che attestano il periodo romano della città. Nel percorrere corso Cavour, antico cardo della città romana, si incontrano eleganti costruzioni del XVIII e XIX secolo. Proseguendo fino all’incrocio con corso Italia, si ammirano i resti di una torre medievale; si procede poi fino a Palazzo Natta-Isola, contraddistinto da un’alta torre medievale, oggi sede della Provincia e della Prefettura, attribuito all’architetto, scultore e pittore Pellegrino Tibaldi, progettista anche della Basilica di San Gaudenzio. Entrando, fa bella mostra di sé il quadriportico cinquecentesco la cui pavimentazione, eseguita con ciottoli di fiume bicolori, riproduce la rosa dei venti; ricco l’apparato ornamentale con colonne doriche in granito, fregi e sculture che formano un complesso decorativo vario e armonico probabilmente attinto da repertori medievali. Superata la Sala del Consiglio, ci troviamo in un contesto abbastanza raro per un centro storico: un grazioso giardino settecentesco. Poco distante in via Canobio incontriamo Casa della Porta, fra le più interessanti testimonianze di arte tardo gotica della città, Casa Rognoni col Museo del Giocattolo e Palazzo Medici. Nella vicina piazza Gramsci si ammira la Chiesa di San Pietro al Rosario, che custodisce splendide opere barocche. Nei pressi Palazzo Cabrino, sede del Comune, fu eretto nel XVII seco4
lo secondo moduli dell’architettura barocca. Conserva in alcune sale del primo piano preziosi affreschi seicenteschi dipinti da Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto. Proseguendo, giungiamo in piazza Cesare Battisti, meglio conosciuta come piazza delle Erbe, che presenta tre lati porticati: questo è il vero cuore della città fin dal Medioevo, tanto che una pietra triangolare in granito chiaro che spicca nella pavimentazione in porfido segna il punto centrale di Novara. Tra gli edifici che vi si affacciano, si distingue sul lato orientale Casa Canobio, tipico esempio di architettura civile del XV-XVI secolo. Si notano frammenti di affreschi con motivi floreali e una serie di tondi in cotto con i profili di Nerva e Galba, imperatori romani del I secolo d.C.. A pochi passi si trova piazza della Repubblica nota come piazza del Duomo con il suo imponente colonnato e la Casa del Corpo di Guardia, inaugurata nel 1837, su cui si staglia la statua scolpita da Giuseppe Argenti raffigurante la Città di Novara. Sotto la gronda vi è il rilievo che illustra la pacificazione tra le fazioni guelfe e ghibelline della città, avvenuta nel 1310, voluta dall’imperatore Enrico VII. Sotto i portici sul lato orientale della piazza, da segnalare l’antica colonna che secondo narrazioni popolari avrebbe proprietà barometriche. Imboccando il vicolo giungiamo al Chiostro della Canonica al cui interno si trovano i Musei della Canonica del Duomo con le sue ricche raccolte. Tornati in piazza della Repubblica, si accede alla Cattedrale di Santa Maria, opera neoclassica di Alessandro Antonelli che ha inglobato parti del precedente edificio romanico, tra le quali un ampio frammento
5
Novara del pavimento a mosaico del presbiterio. Imponente il portale centrale alto ben 19 metri e considerato tra i più grandiosi d’Europa. L’interno si presenta a tre navate, divise da monumentali colonne con capitelli corinzi, fra cui spiccano opere importanti come lo Sposalizio mistico di Santa Caterina di Gaudenzio Ferrari (XVI secolo). Attigue alla sacrestia si trovano la Cappella di Bernardino Lanino con i suoi splendidi affreschi cinquecenteschi e la Cappella di San Siro, edificata nella seconda metà del XII secolo, come oratorio privato del vescovo. Sulle tre pareti dell’aula sono raffigurate scene della Vita di San Siro e sulla volta il Cristo in Maestà, dipinti nella seconda metà del XII secolo (1180 circa); sulla parete di fondo si trova una Crocifissione dei primi anni del XIV secolo. Dal quadriportico della Cattedrale si accede al Battistero, risalente al IV-V secolo e considerato fra i maggiori edifici paleocristiani del nord Italia; al suo interno sono conservati i resti della primitiva vasca battesimale ottagonale e i preziosi affreschi che illustrano una delle pagine più drammatiche dell’Apocalisse, datati alla fine del X secolo, e un Giudizio Universale del XV secolo. Sul retro del Battistero da segnalare il seicentesco Oratorio di San Giovanni Decollato, sede dell’omonima confraternita, ricco di preziosi dipinti. Da piazza Puccini ci spostiamo verso il Complesso Monumentale del Broletto, composto da quattro edifici sorti in epoche diverse, che vanno dal XIII al XVIII secolo, dove un tempo si svolgevano le attività politiche e giudiziarie
BROLETTO
6
Novara della città. Nel salone del medievale Palazzo dell’Arengo sono ospitate mostre, convegni ed eventi. Nel complesso trova sede la Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni che custodisce una ricca collezione di dipinti e sculture di artisti italiani tra cui ricordiamo Fattori, Morbelli, Nomellini, Casorati. Usciti in corso Italia, altra via principale dello shopping novarese e imboccata via Avogadro, si costeggia il settecentesco Palazzo Avogadro, sede della Camera di Commercio, ampliato e ristrutturato a partire dal 1842 su progetto di Alessandro Antonelli secondo i dettami del gusto neoclassico; si arriva quindi alla barocca Chiesa di San Marco, ricchissima di opere d’arte, che fonda le sue origini nel 1607, anno in cui il vescovo Carlo Bascapè posò la prima pietra. Tra le opere segnaliamo la tela di Daniele Crespi raffigurante il Martirio di San Marco datata intorno agli anni ’20 del Seicento. Nella cappella dedicata a San Carlo Borromeo è conservata la tela del Moncalvo raffigurante San Carlo in processione con la reliquia del Santo Chiodo. Poco oltre lungo via Negroni si incontra Palazzo Bellini edificato nel corso del XVI e XVII secolo, antica sede della Banca Popolare di Novara. Teatro di importanti eventi storici, qui giunse il 31 maggio 1800 Napoleone Bonaparte, che nella sfarzosa Sala della Musica elaborò il piano della Battaglia di Marengo. Qualche anno più tardi, la sera del 23 marzo 1849, dopo la Battaglia della Bicocca, il Re di Sardegna Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele e nel 1859 l’imperatore francese Napoleone III, alleato dei Savoia, vi soggiornò prima di affrontare con il suo esercito la decisiva Battaglia di Magenta. Nei sontuosi saloni di rappresentanza sono custodite numerose opere d’arte, tra queste la preziosissima collezione di coralli del XVII secolo. Si svolta quindi a destra in via San Gaudenzio per raggiungere la Basilica di San Gaudenzio, il Campanile settecentesco di Benedetto Alfieri e la Cupola antonelliana, alta ben 121 metri, simbolo della città di Novara. Il progetto della Basilica fu affidato a Pellegrino Tibaldi: i lavori ebbero inizio nel 1577 e la consacrazione della chiesa avvenne il 13 dicembre 1590. L’esterno dell’edificio è grandioso: i fianchi e l’abside sono in mattoni a vista con zoccolature in pietra d’Angera; sul frontone
7
Novara spicca lo stemma crociato del Comune con la scritta Civitatis Novariæ, come dire: appartenente alla città di Novara, perché così era reputata dalla comunità novarese, che ne sovvenzionò la costruzione. All’interno, nel prezioso scurolo è custodita l’urna con le spoglie di San Gaudenzio, primo vescovo e patrono della città. Si celebra il 22 gennaio di ogni anno la festa patronale con la Cerimonia del Fiore che ricorda uno dei miracoli del Santo. Di impronta tardo rinascimentale a croce latina, l’interno offre al visitatore opere di pregio riconducibili a Bernardino Lanino, Tanzio da Varallo, Moncalvo, Morazzone e Gaudenzio Ferrari con il prezioso Polittico. A coronamento della Basilica, nel corso dell’Ottocento, fu innalzata la Cupola, su progetto dell’architetto e ingegnere Alessandro Antonelli. Egli, utilizzando solo mattoni e calce realizzò una delle strutture murarie più ardite nella storia dell’architettura mondiale (per la visita contattare ATL della Provincia di Novara, tel. 0321.394059). Sul fianco della Basilica, proseguendo in via Gaudenzio Ferrari, si giunge al Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi che raccoglie le collezioni scientifiche ed etnografiche dell’omonima famiglia. Una breve deviazione ci porta alla Chiesa romanica di Ognissanti, all’interno dei quartieri spagnoli, nei pressi del Collegio Napoleonico ora Carlo Alberto. Il centro storico è cinto da bastioni alberati meglio conosciuti come baluardi, in parte residui delle antiche fortificazioni sorte nei secoli a difesa della città, oggi ricchi di diverse varietà arboree ed eleganti architetture. Lungo il primo tratto del baluardo Quintino Sella si ammira Casa Rosina, in stile liberty e poco più avanti la neoclassica Casa Bossi, opera di Alessandro Antonelli, definita il più bel palazzo neoclassico d’Italia. È una delle realizzazioni più complete dell’Antonelli, sintesi di tutte le indagini tecniche e formali sperimentate dall’architetto. Proseguendo si arriva all’ottocentesca Barriera Albertina, anticamente porta del dazio, due edifici gemelli neoclassici che nel 1837 sostituirono la seicentesca Porta Vercelli, a quel tempo passaggio obbligato sulla Strada Regia da Torino a Milano. Passato il Palazzo delle Poste del 1929, si giunge in piazza Martiri della Libertà, al cui centro si erge la statua equestre di Vittorio Emanuele II, e su cui si affacciano Palazzo Venezia (1930) e l’ottocentesco Palazzo Orelli costruito per ospitare il nuovo mercato dei grani. L’edificio, arricchito nell’ingresso da sculture che ritraggono celebri studiosi di economia, conserva memorie della storia cittadina nella facciata di gusto neoclassico, dove sono ancora visibili due palle di cannone lanciate dagli austriaci durante la Battaglia della Bicocca (1849). 8
Novara Opposto a Palazzo Orelli, sorge il Castello Visconteo-Sforzesco, il cui nucleo originario risale al 1272, ampiamente rimaneggiato nel corso dei secoli a seconda del bisogno, divenne infine un carcere. Attualmente, dopo lavori di restauro conservativo e alcune ricostruzioni, il castello ospita nelle sue sale convegni, mostre ed esibizioni temporanee e la sede di ExpoRisorgimento, con la raccolta di cimeli e testimonianze risalenti all’Ottocento. Intorno al castello si estende il grande parco pubblico dell’Allea, luogo di svago e di passeggio, con un ricco patrimonio arboreo che vanta piante secolari. Sul lato orientale della piazza si ammira infine l’imponente mole del Teatro Coccia, edificato nel 1886 nello stile classico tardo ottocentesco. Oggi propone un ampio repertorio di spettacoli, dall’opera al balletto, dalla prosa al musical, ai concerti jazz. Da poco restituito alla città anche il Nuovo Teatro Faraggiana, nei pressi di piazza Cavour, che si caratterizza per una vivace e ricca stagione teatrale. I monumenti a Novara non si esauriscono qui, ne ricordiamo alcuni: l’Ospedale Maggiore della Carità, con il quadriportico barocco progettato dall’architetto Soliva e, su disegno di Alessandro Antonelli, l’imponente architettura addossata alla chiesa di San Michele. Nel quartiere di San Martino va segnalata la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, di antiche origini con preziosi affreschi. Spostandoci verso il cimitero cittadino, presso il Colle della Vittoria trova sede il Museo Storico Novarese Aldo Rossini che custodisce documenti e testimonianze delle Guerre Mondiali e Risorgimentali; lì vicino la Chiesa di San Nazzaro alla Costa, costruita nel Quattrocento su ampliamento e rifacimento di un antico oratorio delle Clarisse del XII secolo, fu oggetto di modifiche nel corso del tempo. Al suo interno pregevoli gli affreschi realizzati dai grandi maestri dell’arte rinascimentale novarese.
9
La Pianura del Riso Percorsa da vie d’acqua la pianura risicola è ricca di aree protette e borghi antichi, uniti da una rete di itinerari cicloturistici. Il nostro viaggio, pensato per chi ama scoprire tradizioni, sapori e natura, si snoda nella bassa provincia: qui il territorio piatto e monotono caratterizzato dalla coltura del riso, è interrotto da filari di pioppi, piccoli oratori di campagna, castelli e antiche cascine a testimoniare storia, tradizioni popolari e religiose di queste terre. Il nostro itinerario parte da Galliate, cittadina agricola e industriale nella valle del Ticino, nel passato oggetto di aspre contese tra Novara e Milano, seguì per molti secoli le sorti del ducato milanese. Il centro è dominato dal poderoso Castello Visconteo-Sforzesco, edificato nel 1476 su una precedente fortificazione militare viscontea, come residenza di caccia; ha pianta rettangolare con torri coronate da merlatura ghibellina e caditoie, è dotato inoltre di un ampio fossato. Il castello è oggi in buona parte di proprietà del Comune di Galliate; all’interno troviamo la biblioteca, con belle sale affrescate, la sala consiliare e alcuni spazi espositivi, uno dei quali dedicato al pilota automobilistico galliatese Achille Varzi. Poco distante si trova la Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, riedificata nel XIX secolo in stile neogotico; caratteristico il suo campanile rimasto incompiuto, alto 45 metri. Uscendo dal centro storico, in località Vulpiate sorge il Santuario del Varallino dedicato alla Natività della Vergine, costruito alla fine del XVI secolo su progetto di Pellegrino Tibaldi; l’edificio riprende il modello dei Sacri Monti con cappelle dipinte e suggestive statue raffiguranti i Misteri Dolorosi e i Misteri Gaudiosi, ad opera di Dionigi Bussola e Giuseppe Argenti. Degno di nota nella cupola il capolavoro raffigurante il Paradiso dipinto da Lorenzo Peracino. Diverse sono le opportunità di vivere il territorio galliatese attraverso passeggiate o escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo nel Parco del Ticino, ricco di memorie storiche, ingegnose opere idrauliche e archeologie industriali, come la Centrale Idroelettrica Orlandi, il Naviglio 10
La Pianura del Riso Langosco e l’area attrezzata delle Sette Fontane, che prende il nome dalle sette risorgive, già luogo di svago nella prima metà dell’Ottocento. A pochi chilometri sorge Romentino, borgo di antiche origini, come confermano i ritrovamenti archeologici risalenti all’età del Ferro e all’epoca romana rinvenuti nel suo territorio; il centro storico è raccolto intorno alla Chiesa Parrocchiale di San Gaudenzio: già attestata nel 1133, l’attuale edificio è frutto di numerose ricostruzioni avvenute nel corso dei secoli. Conserva al suo interno una preziosa Ultima Cena (1612) dell’artista Carlo Cane. A breve distanza verso sud si trova Trecate, antico insediamento probabilmente riconducibile alla Civiltà di Golasecca; fu sicuramente abitata in epoca romana, come testimoniano i reperti di quel periodo rinvenuti nel territorio. La storia della cittadina è caratterizzata da vari passaggi di dominazioni, dovuti soprattutto alla sua posizione strategica nei pressi del Ticino e sulla direttrice verso Milano. L’economia trecatese ha visto nell’ultimo secolo affiancarsi all’agricoltura lo sviluppo industriale principalmente relativo al settore chimico. In centro si trova la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, di origini antiche ma frutto di rimaneggiamenti e restauri successivi; all’interno di grande effetto è l’altare maggiore in marmi policromi del 1691, e un pilastro affrescato raffigurante Santa Caterina d’Alessandria. Troviamo inoltre lo scurolo di San Clemente, con affreschi di Lorenzo Peracino. Nei pressi del-
11
La Pianura del Riso la chiesa vale una sosta l’Oratorio della Confraternita del Gonfalone, alla quale venne affidata l’organizzazione di processioni e riti in preparazione della Pasqua. Fu costruito intorno alla fine del Cinquecento e decorato da una grande pala del Cerano. Alle spalle sorgono la Chiesa e il Convento di San Francesco, che oggi ammiriamo nelle forme seicentesche. I restauri del 1985 hanno restituito affreschi del Cinquecento attribuiti a Giovan Battista Crespi (il Cerano); di Francesco Nuvolone sono invece le decorazioni della volta del coro, raffiguranti scene bibliche. Meritano una visita anche il Santuario della Madonna delle Grazie, già meta di pellegrinaggio in tempi antichi e Villa Cicogna, con il suo splendido parco. Spostandosi verso sud-est raggiungiamo Cerano, borgo dalla vocazione agricola e industriale; è il paese d’adozione di Giovan Battista Crespi, detto appunto il Cerano, pittore ufficiale del cardinale Federico Borromeo, a cui si deve la pala dell’altare maggiore della Parrocchiale raffigurante l’Ultima Cena. Degna di nota la Chiesa di San Pietro presso il cimitero, del XIII secolo. Per meglio favorire l’agricoltura nel medioevo furono costruiti rogge, canali, mulini e cascine, ancora oggi visibili. In direzione ovest sorge Sozzago, centro agricolo di antiche origini dedito alla coltivazione risicola e degli alberi da frutto. Qui la Parrocchiale di San Silvano, già documentata nel XII secolo, ha al suo interno affreschi barocchi e pregevoli stucchi che decorano le volte; da notare il coro ligneo dietro all’altare policromo. Accanto al municipio si trova Palazzo Rognoni, antica residenza rurale con vasto parco ben piantumato. Il percorso prosegue verso sud, arrivando nel borgo risicolo di Terdobbiate, dove già nel X secolo si ha notizia di una fortificazione, riedificata nel Quattrocento e adibita, dalla seconda metà del Seicento, a residenza privata. Vi è 12
La Pianura del Riso annesso un parco ricco di specie arboree monumentali. Da segnalare l’Oratorio di San Pietro con affreschi attribuiti a Francesco Cagnola e datato alla prima metà del XVI secolo. La provinciale porta in breve a Tornaco, tranquillo paese agricolo raccolto attorno alla Parrocchiale di Santa Maria Maddalena: le sue origini risalgono al XII secolo, ma fu ampliata nel Seicento, quando vennero aggiunte le due cappelle laterali e successivamente le navatelle minori. All’interno si ammirano l’altare maggiore barocco in marmi policromi e un affresco cinquecentesco attribuito alla scuola di Tommaso Cagnola. Sul sito dove sorgeva l’antico castello risalente al XV secolo fu edificata Villa Marzoni, oggi sede permanente del Museo della Civiltà e della Cultura della Bassa Novarese, che conserva attrezzi e oggetti delle attività agricole della zona. Fuori dal centro abitato sorge l’Oratorio di Santo Stefano, modificato nel Settecento ma di origini più antiche, come dimostrano l’abside e la parte inferiore delle pareti laterali; curiosa la forma dell’abside di ampie dimensioni e piuttosto bassa, spartita da cinque larghe lesene che si collegano con archetti pensili. L’edificio fu conservato in ottime condizioni fino al XV secolo, quando i monaci lo fecero decorare con preziosi affreschi. Il borgo è inoltre conosciuto per i suoi asparagi bianchi e per la vasta produzione di riso: a Tornaco infatti si è riscoperta anche la varietà Razza77, andata perduta per diverso tempo e da poco rivalorizzata. Si ipotizza che la moderna risicoltura italiana abbia avuto inizio proprio in queste zone al tempo della dominazione degli Sforza. Procedendo verso il margine meridionale della provincia si incontra Borgolavezzaro, dove sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici a testimonianza delle origini antiche del borgo. Lungo la strada principale sorge il settecentesco Palazzo Longoni, fatto costruire dall’omonima famiglia di proprietari terrieri come resi-
13
La Pianura del Riso denza privata. Nel 1849 in occasione della Prima Guerra d’Indipendenza, ospitò il quartier generale del maresciallo Radetzky durante la battaglia di Novara. Il palazzo oggi è di proprietà comunale e ospita la scuola elementare. All’interno sono ancora visibili i soffitti lignei del primo piano; pregevoli il salone di rappresentanza e lo scalone d’onore. Nella piazza centrale si erge la Parrocchiale dei Santi Bartolomeo e Gaudenzio, progettata da Alessandro Antonelli nel 1858 e completata nel 1862 in stile neoclassico; ha una sola navata ed è preceduta da un pronao con quattro colonne in granito e capitelli corinzi che sostengono un architrave con timpano. All’interno l’altare maggiore in marmi policromi è del 1754, mentre il campanile del XVII secolo, inglobato nella chiesa, apparteneva alla precedente parrocchiale. Ai margini occidentali dell’abitato sorgono le Oasi di Natura Campo della Ghina, Campo della Sciurä, Campo del Munton e il Laboratorio Agogna Morta, aree naturalistiche nate ad opera dell’Associazione Culturale Burchvif, al fine di proteggere gli habitat originari, in parte perduti, della Pianura Padana. Più a nord si giunge a Vespolate, paese tradizionalmente agricolo dedito in particolare alla risicoltura, sulla cui piazza principale si erge la Parrocchiale dei Santi Giovanni Battista e Antonio Abate, riedificata su un preesistente edificio del XVI secolo. Ai margini orientali dell’abitato, sulla strada che conduce a Tornaco e isolata tra le risaie, si trova la Pieve romanica di San Giovanni Battista. La sua esistenza è testimoniata dall’XI secolo, ma fu forse edificata in epoca più antica sul sito di un tempio pagano. L’edificio è ad aula unica con abside semicircolare; il campanile secentesco è collocato sul lato meridionale, come pure una cappelletta. La Pieve fu rimaneggiata nel corso dei secoli con l’abbattimento delle due navate laterali. All’interno si ammirano affre-
14
La Pianura del Riso schi del XV secolo e una preziosa ancona in terracotta con dipinto coevo della Vergine col Bambino, Santi e committente (XV secolo). In centro paese si erge anche il Castello, edificato nell’XI secolo e radicalmente trasformato nel corso del tempo; oggi è residenza privata. Sulla provinciale che conduce verso Novara si incontra Nibbiola, che sorge su una modesta altura, intorno al Castello dei Tornielli, documentato dalla fine del XII secolo e in seguito rimaneggiato, oggi di proprietà privata. Sulla piazza principale, accanto al Municipio, si affaccia la Parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria a navata unica, risalente al Cinquecento. L’itinerario prosegue verso Garbagna Novarese, dove merita una visita l’Oratorio romanico dedicato alla Madonna di Campagna, già documentato nell’XI secolo che conserva pregevoli affreschi risalenti al XV secolo, attribuiti alla bottega dei Cagnola. L’edificio si presenta ad aula unica, con abside semicircolare e archetti pensili tra le lesene; la facciata, in origine a capanna, è un rifacimento del XX secolo. Lungo la provinciale sorge Palazzo Caroelli, della fine del XVIII secolo, residenza di campagna degli antichi feudatari. Ritornando a Nibbiola, si imbocca la SP6 che ci conduce a Monticello attraverso un paesaggio risicolo bordato da filari di pioppi, canali irrigui e antiche cascine. In centro sorge la Parrocchiale dedicata ai Santi Gervasio e Protasio di antiche origini e costruita su una piccola altura; l’interno è impreziosito da una tela del XVII secolo che raffigura l’Annunciazione e dall’altare barocco in marmi policromi. Proseguendo sulla provinciale si raggiunge Granozzo, da sempre centro agricolo. Qui da segnalare oltre alla Parrocchiale dell’Assunta, anche l’Oratorio di Santa Maria e San Rocco costruito a seguito delle pestilenze del Seicento, che conserva due affreschi raffiguranti la Madonna delle Grazie e la Madonna del Latte del XVI secolo. Inoltrandosi nel paesaggio delle risaie si giunge a Casalino, dove si ammira la Pieve di San Pietro: qui nel 1194 fu
15
La Pianura del Riso redatto il trattato di pace tra Novara e Vercelli dopo quasi vent’anni di lotte accanite; l’edificio è a tre navate con copertura a capriate lignee e due absidi semicircolari. La chiesa fu affrescata durante il XV secolo, ma successivamente fu molto rimaneggiata, fino a quando nel XIX secolo le pitture furono quasi del tutto coperte da uno strato di intonaco. Una citazione merita il Castello dei Leonardi del XIV secolo, proprietà privata e circondato da un grande parco. In frazione Cameriano la Parrocchiale di Santo Stefano sorge nel centro dell’abitato ed è già citata nell’XI secolo come sede pievana. Lungo la statale che collega Novara a Vercelli e poco prima di Cameriano si trova la località Peltrengo, che conserva nella Casaforte alcuni resti risalenti alla costruzione originaria del XIV secolo. Merita una visita anche l’Oratorio di San Martino, con splendidi affreschi del XV secolo. Nell’antico cimitero in disuso da cinquant’anni ai margini della frazione si può ammirare il giardino delle farfalle: qui sono stati messi a dimora alberi, arbusti e piante erbacee in grado di attirare, grazie alla loro produzione di frutti, fiori e foglie, farfalle di diverse specie. Nella parte più meridionale della provincia di Novara sorge il borgo di Vinzaglio, dove si trova il Castello Sella, il cui nucleo originario risale al XIII secolo e circondato da un bel parco. La Parrocchiale è dedicata all’Assunta e fu costruita nel XVII secolo ad aula unica e con sei cappelle laterali; di buona fattura l’altare in marmi policromi. A breve distanza verso nord, troviamo Casalvolone, piccolo borgo di origine romana, come testimoniano i ritrovamenti dell’epoca oggi custoditi al Lapidario di Novara. Qui vale una sosta l’antica Pieve romanica di San Pietro al cimitero. Il campanile apparteneva all’edificio anteriore al Mille che sorgeva al posto dell’attuale chiesa; interessanti gli affreschi del XV secolo. La Parrocchiale di San Pietro Apostolo, conserva una pala d’altare di Giuseppe Giovenone. Poco lontano incontriamo Casalbeltrame, annoverato tra le Città Slow per la coltivazione dei risi neri aromatici Venere e Artemide. Al centro del paese sorge Villa 16
La Pianura del Riso
Bracorens Savoiroux, costruzione ottocentesca nel cui giardino spicca un secolare Ginkgo Biloba e sede di una galleria di arte contemporanea, con opere di Manzù, Pomodoro, Bodini, Messina, Mastroianni. Poco distante presso il Cascinale dei Nobili trova la sua sede il Museo dell’Attrezzo Agricolo ‘l Çivel, con una ricca raccolta di testimonianze relative al mondo contadino e una sezione interattiva. Fa parte del complesso anche un’interessante sequenza di cinque chiese di diverse dimensioni, alcune delle quali sconsacrate e sedi di laboratori o confraternite. Spostandoci verso ovest si raggiunge San Nazzaro Sesia, borgo caratterizzato da un’economia prevalentemente agricola, che sorge sulle sponde del fiume, nel Parco delle Lame del Sesia. Qui si trova il Complesso Abbaziale fortificato dedicato ai Santi Nazario e Celso, tra i più importanti della Pianura Padana. A fondarla nel 1040 furono il vescovo di Novara coi fratelli i Conti di Biandrate, nei pressi del guado del fiume Sesia, per la difesa del territorio durante il periodo delle sanguinose lotte fra Novara, Vercelli e Milano. Visse il suo periodo di maggior splendore nel XV secolo, quando vi fu abate Antonio Barbavara, che introdusse nuove colture, avviò bonifiche e realizzò modifiche strutturali al complesso. Successivamente l’abbazia cadde in rovina fino alla confisca dei beni ecclesiastici nel 1801 sotto Napoleone. Dopo un periodo di abbandono, il restauro e il ripristino delle architetture portarono il luogo all’antico splendore. All’interno delle sue mura difensive troviamo l’imponente tor-
17
La Pianura del Riso re campanaria e il nartece entrambi di epoca romanica (XI secolo). Sul fondo del nartece sorge la chiesa in stile gotico-lombardo in cui spiccano in facciata il rosone e il portale riccamente decorati in terracotta. L’interno è impreziosito da affreschi del XV secolo; il chiostro quattrocentesco è caratterizzato da volte a crociera e sontuosa decorazione in cotto. Sulle pareti è ancora visibile l’interessante ciclo di affreschi che raffigura gli episodi della vita di San Benedetto. A breve distanza sorgono il Santuario della Madonna della Fontana e l’Oratorio di San Rocco. A pochi chilometri, dopo aver attraversato il Canale Cavour, importante opera di ingegneria idraulica ottocentesca, si trova Recetto, in cui sono ancora visibili le tracce dell’antico ricetto, da cui prese poi il nome lo stesso borgo nella seconda metà del Trecento. Il complesso non fu mai destinato alla difesa della comunità ma servì come residenza privata. Appena fuori dall’abitato, lungo la fascia litoranea del fiume Sesia, dal 1994 è presente il Parco Nautico Waterski che ospita numerose e importanti manifestazioni nazionali ed internazionali. L’itinerario ci porta poi verso est a Biandrate, di antiche origini, come testimoniano i recenti scavi archeologici. Il suo nome è legato ai conti che nel corso del Medioevo dominavano un vasto territorio che raggiungeva anche l’Ossola. Qui passa la Via Biandrina, un itinerario che in quello stesso periodo assunse una notevole importanza strategica ed economica, che collegava da nord a sud la Valsesia a Vercelli; a Biandrate incrociava la Strada Lombarda con asse est-ovest che metteva in comunicazione Milano e Torino attraverso Novara. L’esistenza di un castello, i cui pochi resti di mura sono inglobati nel tessuto urbano, è attestata dall’XI secolo. Distrutto infatti dalla Lega Lombarda nel 1168 e fuggiti i conti, il vasto feudo venne smembrato e suddiviso tra Vercelli e Novara e fu redatto anche uno statuto volto a impedirne la ricostruzione. Merita una visita la Chiesa di San Colombano, già citata nel XII secolo; dell’edificio romanico resta solo l’atrio a quattro campate con volte a crociera, oltre a quattro formelle in cotto con raffigurazioni zoomorfe. Di pregio le scene del Giudizio Universale (1444) e l’effigie del Cristo Pantocratore con le
18
La Pianura del Riso simbologie dei quattro Evangelisti, attribuiti a Giovanni de Campo. È del XIV secolo lo scurolo con le reliquie di San Sereno, patrono del borgo che secondo la leggenda morì a Biandrate durante il pellegrinaggio verso Roma. Fuori dal centro abitato sorge il Santuario della Madonna della Preiera del XVIII secolo. Poco distante troviamo Vicolungo, borgo che gravitò in epoca antica sempre intorno alla più potente Biandrate, fino a quando fu assegnato ai vercellesi. Sulla piazza principale si trova la Parrocchiale dedicata a San Giorgio, di origini romaniche, oggi ci è restituita nelle sue forme cinquecentesche. Sulla muratura esterna un pregevole affresco raffigura San Giorgio, il drago e la principessa; all’interno degna di nota la tela del Lanino raffigurante la Vergine con i Santi. A lato il Castello, costituito da vari edifici di epoche diverse. Fuori dal centro abitato lungo la Via Biandrina, sorge il complesso dei Palazzi, probabilmente di antica fondazione, fu casaforte e feudo dei Conti di Biandrate e utilizzato come centro di raccolta di prodotti agricoli. Al suo interno si ammira la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (1591) riccamente decorata con stucchi e affreschi databili dal XV al XVII secolo: la si può considerare una vera e propria bottega dove operarono i più noti pittori novaresi dell’epoca come i Cagnola, i De Campo, i Merli, i Canta e forse anche Gaudenzio Ferrari. Merita una visita anche l’Oratorio romanico di San Martino, nei pressi dell’Outlet, risalente al XII secolo ad aula unica abbellito da una serie di affreschi del XV secolo. Una breve deviazione ci conduce a Landiona, dove rimangono vestigia del castello del 1280 più volte modificato, di cui resta la torre con una graziosa loggia. Sono in buona parte conservate anche le mura perimetrali; nel vasto cortile interno trova spazio un solido palazzo seicentesco ora sede del Municipio. Fuori dall’abitato sorge l’Oratorio di Santa Maria dei Campi, di antichissime origini, dotato di pronao che fungeva anche da riparo ai viandanti di passaggio sulla Via Biandrina.
19
La Pianura del Riso Conserva all’interno pregevoli affreschi attribuiti a Bartolonus da Novara e alla bottega di Tommaso Cagnola. A nord, lungo questa storica via, ecco Carpignano Sesia, borgo agricolo adagiato sulle sponde del fiume Sesia. Tracce del passato medievale sono visibili nel suo Castello, con case a due piani e scale esterne di legno. Qui si trova la Chiesa romanica di San Pietro, ora di proprietà comunale, edificata nell’XI secolo come cappella del castrum. Fu poi dei monaci cluniacensi e in seguito adibita ad usi diversi; dopo alcuni lavori di restauro sono riconoscibili le tre absidi scandite da lesene con archetti pensili, in laterizio e ciottoli di fiume. Le pareti interne sono coperte da importanti e antichi affreschi risalenti al XII secolo: un Cristo Pantocratore con gli Apostoli nel catino absidale e una raffigurazione dell’uomo selvatico; risalenti al periodo gotico invece l’Arcangelo Gabriele e la Madonna dell’Annunciazione. In una cantina del castello è conservato un torchio a peso datato 1575 e formato da un tronco di olmo lungo 13 metri. Poco distante si trova l’imponente Parrocchiale dell’Assunta, edificata sulla precedente chiesa medievale, ad aula unica con quattro cappelle laterali. Carpignano è famosa per la produzione dell’uva fragola o uva americana, riconosciuta come eccellenza con caratteristiche organolettiche superiori: una buccia resistente in grado di mantenere le proprietà nutritive e un gusto particolarmente dolce, con un netto sentore di fragola. Verso sud incontriamo Sillavengo: qui merita una visita la Chiesa di Santa Maria Nova del XIV secolo, dall’interessante muratura in ciottoli e laterizio che conserva al suo interno un ciclo di affreschi del XV secolo. Si trova invece nel cimitero la Chiesa di Santa Maria Vetere, di epoca romanica, ma oggetto di numerose modifiche e rifacimenti nel corso dei secoli. La Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in centro paese è attualmente visibile nelle sue forme ottocentesche, anche se la sua origine è cinquecentesca. Al suo interno è conservato un organo del 1653. 20
La Pianura del Riso Poco distante Mandello Vitta, antico possedimento della famiglia Caccia; all’ingresso del paese sorge la torre del XIII secolo, unico elemento superstite del borgofranco e del castello che probabilmente si svilupparono attorno alla torre stessa. È di impianto tardo romanico la Parrocchiale di San Lorenzo, a tre navate con interno riccamente decorato da affreschi del XVI e XVII secolo. Nelle vicinanze troviamo Castellazzo Novarese, borgo agricolo circondato da risaie e sviluppatosi nel Medioevo attorno alla Rocca dei Caccia, una massiccia fortificazione formata da un complesso di edifici sorti tra il XV e il XVII secolo, oggi purtroppo in avanzato stato di degrado. Attraverso distese di risaie ci rechiamo a Casaleggio dove all’ingresso del paese è ancora visibile un antico mulino dismesso che conserva le macine da cereali e le ruote in ferro. La Parrocchiale di Sant’Ambrogio si presenta oggi in forme barocche ma è sicuramente di fondazione più antica; all’interno è conservata la tela del Crocifisso venerato da San Carlo Borromeo, attribuita al Morazzone o alla sua scuola. Più a sud si giunge a Mosezzo, frazione di San Pietro, dove sorge la Chiesa romanica dei Santi Vito e Modesto, antica sede pievana. A San Pietro la Parrocchiale è del XVI secolo. Merita una sosta nelle vicinanze, presso Gionzana, frazione di Novara, lo splendido Oratorio della Madonna del Latte, che al suo interno conserva un ciclo di affreschi del XV secolo attribuiti a Tommaso Cagnola e Daniele De Bosis, esponenti della pittura novarese. Ritornando verso il capoluogo si imbocca poi la Provinciale 229 del Lago d’Orta; appena fuori dall’abitato di Vignale sorge il complesso rurale della Cascina Isarno, di cui esiste già testimonianza nell’840; al suo interno si ammira la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
21
La Pianura del Riso Da qui l’itinerario prosegue verso nord e si arriva a Caltignaga: lungo la provinciale sono ancora visibili i resti di un acquedotto romano che probabilmente alimentava le terme di Novara. Il territorio ha restituito reperti dall’età del Ferro e di epoca romana ed ebbe importanza per la sua collocazione lungo la Via Settimia; al centro del paese sorge l’antico Castello del XV secolo, oggi proprietà privata, con un bel giardino all’italiana. Di particolare interesse sono gli Oratori di San Salvatore nel cimitero del paese, e quello dei Santi Nazario e Celso nel cimitero della frazione Sologno, entrambi romanici con affreschi attribuiti a Giovanni De Campo e alla sua bottega. Poco fuori dall’abitato, nella pianura risicola, attraversando il torrente Terdoppio si raggiunge Cavagliano frazione di Bellinzago, dove merita una visita la Chiesa romanica del cimitero dedicata alla Beata Vergine Maria e San Vito; l’interno è riccamente decorato dallo scenografico affresco che copre l’arco trionfale e l’abside, del XV-XVI secolo, vicino alla scuola di Gaudenzio Ferrari. Sorgono invece in posizione dominante e su una precedente fortificazione il Castello, un edificio rurale con tracce dell’antico fossato e, adiacente, la Chiesa di San Quirico. Poco distante dal borgo di Cavagliano, la Badia di Dulzago, insediamento rurale risalente al XII secolo e costruito in prossimità di alcuni fontanili. Non fu solo un luogo strettamente religioso, perché i monaci e i coloni che lì vivevano in breve tempo bonificarono la zona circostante rendendo i terre-
22
La Pianura del Riso ni agricoli molto produttivi. Strutturalmente la Badia era organizzata come un vero e proprio complesso residenziale, dove trovavano sede la chiesa, l’abitazione dell’abate e dei canonici, le case dei coloni e il cimitero. Degna di nota la Chiesa dedicata a San Giulio, i cui tratti romanici sono visibili nelle tre absidi; all’interno troviamo interessanti affreschi e stucchi che vanno dal XV al XVIII secolo. Sul retro si apre una grande corte dove ogni anno a fine gennaio si tiene la Festa di San Giulio con la tradizionale fagiolata, distribuita ai fedeli che accorrono sempre numerosi.
Bellinzago Novarese si trova poco distante. Cittadina dalle antiche origini, è tra i nove comuni del Novarese che rientrano nell’Itinerario Antonelliano: qui infatti l’architetto ghemmese Alessandro Antonelli progettò la Chiesa di San Clemente, la Casa Parrocchiale e l’Asilo Infantile De Medici secondo i canoni neoclassici tipici dell’epoca. Sempre in centro, accanto al municipio, sorge la seicentesca Chiesa di Sant’Anna con il sontuoso altare barocco, impreziosito dalla tela di Bartolomeo Vandone, pittore oleggese. A lato della chiesa venne costruito nel 1635 l’Oratorio del Gonfalone con una bella cupola riccamente affrescata. Uscendo dal paese verso sud-est si raggiunge il Mulino Vecchio, citato già nel XVI secolo, ma rimaneggiato nel corso del Settecento. Tuttora funzionante, dal 1985 è utilizzato dal Parco del Ticino come Centro Regionale di Educazione Ambientale.
23
La Pianura del Riso
Ultima tappa dell’itinerario nella pianura del riso è Cameri, posto più a sud, lungo il fiume Ticino. Già citato nel IX secolo, il borgo crebbe con un castello ora totalmente scomparso; oggi il centro abitato si sviluppa intorno a piazza Dante Alighieri, su cui si affaccia la Chiesa Parrocchiale di San Michele, di fondazione medievale ma modificata nel XVI e nel XIX secolo. A fianco sorge il piccolo Oratorio di San Rocco, con affreschi di Angelo de Canta. A ovest dell’abitato si trova l’Oratorio di San Giuseppe, di origine barocca e dichiarato monumento nazionale nel 1905 che conserva preziosi affreschi di Lorenzo Peracino. La visita prosegue ancora verso est: addentrandosi nel Parco del Ticino si raggiunge il complesso di Villa Picchetta, sede del parco stesso. Costituita da una struttura a U, il corpo centrale è sormontato da un tiburio ottagonale con lanterna, dove si trovava la residenza padronale e le ali laterali con locali di servizio. All’interno la sala dell’Ottagono conserva interessanti affreschi ottocenteschi con decorazioni a grottesche. Di grande effetto scenografico i giardini che circondano la villa. Inglobato nell’edificio un Oratorio dedicato a Santa Margherita e all’Immacolata. 24
Le Colline della Dolceterra
25
Le Colline della Dolceterra Tra dolci colline moreniche coperte da vigneti di tradizione secolare, si incontrano antichi borghi di rara bellezza, ricchi di storia, tradizione, arte, natura ed enogastronomia che fanno di questo territorio una meta turistica di sicuro interesse. Il nostro itinerario si snoda lungo la Strada del Vino e tocca tra gli altri anche ventisei comuni a vocazione vitivinicola. Partiamo da Briona col suo imponente Castello, le cui strutture risalgono in parte al Trecento e in parte al Quattrocento, ma sicuramente costruito su una struttura precedente; l’edificio, riadattato nel corso dei secoli, si presenta oggi a pianta quadrangolare e racchiude al suo interno un cortile pensile quadrato. Domina la costruzione un’antica torre con piccionaia dilatata a forma di fungo. All’interno al piano terra si trova la galleria d’armi, dove sono conservati oggetti e armi raccolti dal marchese Paolo Solaroli. La storia del castello è legata alla figura di Giovan Battista Caccia, detto il Caccetta, personaggio violento e dedito ad attività antispagnole. Pare che Alessandro Manzoni si sia ispirato alla sua figura per tracciare le caratteristiche salienti del suo Don Rodrigo. Una serie di oratori campestri punteggia la campagna brionese: all’interno del cimitero si trova la Chiesa romanica di Sant’Alessandro, a tre navate con un corpo centrale più elevato, custodisce affreschi del XIV e XV secolo, attribuiti ai De Campo e a De Bosis. Durante alcuni lavori di consolidamento sono affiorate tombe risalenti al periodo paleocristiano. L’Oratorio di San Bernardo detto anche della Mora sorge in prossimità dell’omonima Roggia; al suo interno la volta a botte è completamente affrescata con le raffigurazioni dei dodici Profeti, l’altare con la Madonna del Latte e le pareti con i Santi. La Chiesa di Sant’Antonio all’Orcetto, posta nella frazione San Bernardino, è ad aula unica e presenta le pareti e l’abside riccamente decorate dalla bottega dei Cagnola. L’Oratorio romanico di Santa Maria nei pressi del26
Le Colline della Dolceterra la Cascina Cella, in frazione Proh, conserva la sua struttura originaria nell’abside in mattoni e ciottoli. All’interno è visibile il pregevole ciclo di affreschi quattrocenteschi di scuola novarese. Sempre in frazione Proh sorge la Rocchetta quattrocentesca, a pianta quadrangolare con due torrioni circolari e camminamenti merlati coperti, muniti di caditoie. Non ebbe mai funzione difensiva, ma fu residenza di caccia e svago. È tuttora proprietà privata. Poco lontano da lì a scavalco della Roggia Mora si può ammirare il ponte medievale a schiena d’asino, famoso come luogo di riscossione delle gabelle. Proseguiamo verso nord e incontriamo poco distante Fara Novarese, di sicura fondazione longobarda, è un centro di viticoltura. Sulle sue colline si trova il Castello superiore, trasformato in residenza di campagna nel XVIII secolo; oggi ospita una casa di cura. Poco distante sorge un secondo castello, detto Castellone, già esistente ai tempi di Federico Barbarossa, oggi è residenza privata. In piazza la Parrocchiale del XVI secolo è dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano e fu ampliata nel corso del Seicento. Lo scurolo consacrato a San Damiano fu progettato da Luigi Orelli e costruito verso la fine del XVIII secolo. La Chiesa di San Pietro e Paolo, antica parrocchiale quando il paese si estendeva lungo la collina, è inserita nel cimitero. Di origine romanica, è arricchita da interessanti affreschi che rappresentano il ciclo dei mesi, con raffigurazioni legate all’attività contadina locale dell’epoca, in particolare la viticoltura, oltre alle rappresentazioni del Cristo Pantocratore, degli Apostoli e degli Evangelisti. Il borgo è celebre per la produzione dell’omonima DOC. Verso nord, la strada che porta in Valsesia conduce a Sizzano, paese di antica fondazione; nel Medioevo subì alterne vicende legate al Marchese di Monferrato in guerra con i Visconti. All’ingresso del paese si trova il piccolo Oratorio di San Rocco (1630), un tempo pertinenza di Palazzo Caccia Trivulzio di Rovasenda, risalente al XVII secolo, una villa padronale con vasto giardino. In piazza Prone si trova la Parrocchiale di San Vittore (XVII secolo). La campagna di scavi archeologici ha portato alla luce sotto il pavimento i resti di un edificio civile del II secolo, forse ad uso termale, su cui fu costruita la prima chiesa paleocristiana a tre navate. All’interno si conserva l’epigrafe di Aucusta del 519 d.C., importante testimonianza della diffusione del cristianesimo nella zona. Intorno alla chiesa
27
Le Colline della Dolceterra si sviluppa il Castello-Ricetto di forma anulare, con abitazioni su due livelli e muratura in ciottoli di fiume e laterizio. Lungo la Roggia Mora si trova la Chiesa di San Grato, edificio sconsacrato che conserva ancora oggi affreschi del XV secolo raffiguranti un Cristo Benedicente e un bel Presepe. Sizzano è annoverata tra le Città del Vino, per la produzione dei vini delle Colline Novaresi e dell’omonimo vino DOC. A breve distanza si trova Ghemme, sede di insediamenti umani già nel Neolitico, come testimoniano i ritrovamenti archeologici databili al IV millennio a.C.; la sua posizione strategica lungo le rive del Sesia ne ha fatto in passato teatro di contese tra opposte fazioni: nel XIII secolo fra Guelfi e Ghibellini; nel XIV secolo tra il Marchese del Monferrato e i Visconti; nel XV secolo tra gli Sforza e i Savoia, culminata con la famosa firma della storica Pace del 1467. Oggi il nome di Ghemme è per lo più legato alla viticoltura: sulle sue colline moreniche infatti si coltivano i vitigni che diventeranno Ghemme DOCG. Al centro del borgo si erge il Castello-Ricetto, una fortificazione di 12.000 m2 circondato da un muro difensivo con merlatura alla ghibellina e dal fossato, ora interrato, dove trovavano rifugio uomini e animali, oltre a servire come luogo di conservazione delle derrate alimentari. Dalla via centrale acciottolata si aprono strade e vicoli secondari; le case, dalla muratura realizzata con pietre disposte a spina di pesce e corsi di mattoni, sono composte dalla cantina, da un primo piano adibito ad abitazione e da un solaio che fungeva da magazzino. Alcune finestre conservano pregiate cornici in cotto finemente lavorate, come quelle nel Cortile della Barciocca o lungo la via principale. Si affaccia su piazza Castello la Chiesa di San Rocco, edificata come ex voto dalla comunità duramente colpita dalla peste del XVII secolo. Poco distante da lì si trova il piccolo Oratorio di San Fabiano, costruito sul limitare dell’antica proprietà degli Abati di Cluny; al suo interno si trova un grande affresco quattrocentesco della scuola di Bartolonus. In piazza Antonelli incontriamo la Parrocchiale di Santa Maria Assunta del 1666. L’interno è a navata unica con pregevoli opere barocche, come l’altare maggiore in marmi policromi realizzato su progetto di Benedetto Alfieri. Nel lato sinistro del transetto si trova lo Scurolo della Beata Panacea, opera di Alessandro Antonelli nativo di Ghemme, realizzato tra il 1864 e il 1875. Lo scurolo a pianta circolare è illuminato da vetrate policrome raffiguranti episodi della vita della Beata, giovane pa28
Le Colline della Dolceterra storella uccisa sui monti di Quarona dalla matrigna, le cui spoglie furono portate a Ghemme. Patrona della Valsesia la Beata è costante oggetto di venerazione e particolarmente suggestive sono le processioni per le vie del paese in occasione della sua festa, il primo venerdì di maggio. Su una collina circondata da vigneti che domina il paese sorge il Castello di Cavenago di origine cinquecentesca, trasformato nel corso dei secoli in residenza di campagna e oggi in agriturismo. Al suo interno sorge un piccolo Oratorio dedicato a Santa Rosa da Lima. Ghemme è attraversata in tutta la sua lunghezza dalla Roggia Mora con le sue spettacolari chiuse. Proseguiamo verso nord e arriviamo a Romagnano Sesia, borgo di antiche origini, come attestano vari ritrovamenti archeologici risalenti al periodo imperiale romano. Intorno all’anno Mille fu fondata l’abbazia benedettina di San Silvano; fu poi feudo dei marchesi di Romagnano con Prato e Cavallirio e in seguito di varie casate. Anche Romagnano lega parte della sua economia alla produzione vitivinicola, facendo parte dell’Associazione Città del Vino. Nei pressi della Roggia Mora sorge il piccolo Oratorio di San Martino di Breclema, documentato dall’XI secolo ma sorto su un precedente edificio di epoca carolingia. In centro troviamo la Parrocchiale della SS. Annunziata e Abbazia di San Silvano: l’odierno edificio del XIX secolo fu costruito in seguito alla distruzione della precedente chiesa barocca, sorta sull’abbazia dell’XI secolo. L’interno è tripartito e conserva un sarcofago marmoreo del V secolo che anticamente conteneva le spoglie del patrono e che oggi funge da altare; un cippo votivo del II-III secolo decorato con figure maschili in rilievo è oggi utilizzato come ambone. La sacrestia conserva un Ecce Homo di Bernardino Lanino e una Pentecoste attribuita al Lanino. Del complesso abba-
29
Le Colline della Dolceterra ziale restano solo il campanile e la cosiddetta Cantina dei Santi, un edificio di due locali con doppio portico che custodisce un ciclo di affreschi del XV secolo raffiguranti la vita di Re Davide. Non è ancora chiara la destinazione né è noto l’autore delle pitture, anche se un’attribuzione è stata avanzata rispetto a Bartulonus da Novara. Merita una visita anche la Chiesa della Madonna del Popolo nelle sue forme seicentesche, dove si ammirano opere di Tarquinio Grassi, nativo di Romagnano e dell’ossolano Giorgio De Bernardis. Situata su un poggio denominato Monte Cucco, Villa Caccia era la residenza di villeggiatura dei Conti Caccia di Romentino. Fu edificata tra il 1842 e il 1848 su progetto di Alessandro Antonelli. Il monumentale complesso, con ampio parco di sequoie e alberi secolari, ospita oggi il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia, che raccoglie numerosi oggetti, testimonianze della vita materiale e delle attività agricole del paese, con particolare attenzione alla viticoltura; una sezione è poi dedicata alla tradizione del Venerdì Santo: dal 1729 ad anni alterni, la Congregazione del Santo Enterro, fa rivivere nei giorni della Pasqua la Passione di Gesù; il borgo di Romagnano diventa così un teatro a cielo aperto e gli abitanti gli attori che portano in scena gli episodi della vita di Cristo, in un evento di religiosità popolare che richiama migliaia di spettatori. All’uscita del paese è visibile ciò che rimane di un ponte medievale, a testimonianza di una grande struttura del XII secolo che collegava le due sponde del Sesia. Costeggiando gli storici stabilimenti industriali sorti lungo la Roggia Mora si giunge a Prato Sesia, borgo di antiche origini, è ricordato per aver dato i natali all’eretico Fra’ Dolcino. La Parrocchiale, dedicata a San Bernardo da Mentone, è di fondazione medievale ma rifatta nel XVII e XVIII secolo, con facciata del XX secolo su disegni di Ercole Marietti. Conserva una Madonna del Rosario nella cappella omonima di Giacinto Gimignani e affreschi di Tarquinio Grassi con scene della vita di Gesù. 30
Le Colline della Dolceterra In via De Amicis si trova la Chiesa della Madonna della Quercia che pure custodisce opere del Gimignani. In posizione sopraelevata sono visibili i resti del Castello di Sopramonte, edificato nel XII secolo, nel cui complesso è inclusa la Chiesa della Natività della Vergine, visibile oggi nelle sue forme del XVII secolo, con affreschi attribuibili alla bottega di Giovanni de Campo. Il castello fu costruito utilizzando ciottoli di fiume disposti a spina di pesce e legati con malta. Da qui si gode di uno splendido panorama sul borgo e sull’area del Supervulcano del Sesia, uno tra i pochi casi al mondo di fossile di supervulcano, riconosciuto dall’Unesco come Geoparco. Proseguendo sulla provinciale si giunge a Grignasco documentato dal X secolo, ma alcuni ritrovamenti confermano l’esistenza di insediamenti fin dal I secolo d.C.. Nella centrale piazza Viotti troviamo la scenografica Parrocchiale di Santa Maria Assunta, opera barocca di Bernardo Vittone a pianta ellittica, che conserva nel suo interno opere di Giuseppe Mazzola e di Gandolfino da Roreto. Lungo la scalinata che sale dietro l’abside, scandita dalle stazioni di una Via Crucis del XVIII secolo, si raggiunge l’Oratorio di San Graziano, circondato dalle vigne, che domina l’abitato. Nei pressi del municipio sorge invece la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di fondazione romanica, che conserva al suo interno un ciclo di affreschi del XV secolo della bottega di Tommaso Cagnola e di Angelo de Canta. Nel cimitero merita una sosta la Chiesa di Santa Maria in Bovagliano, di origine romanica, ma visibile oggi nelle sue forme settecentesche. Internamente si ammirano una tela di Francesco Gianoli e due tavole cinquecentesche di scuola gaudenziana. Parte del territorio di Grignasco è inserito nel Parco Naturale del Monte Fenera, che abbraccia i territori della Bassa Valsesia e zona di importanti ritrovamenti archeologici: all’interno delle grotte del Parco, nella frazione Ara (sede di un centro didattico), sono state infatti rinvenute testimonianze di presenze umane, oltre ad animali dell’era preistorica. Tornando verso Prato Sesia, si imbocca la SP31 e arriviamo a Cavallirio, borgo inserito nel Parco del Monte Fenera e nella Riserva Naturale delle Baragge. Dedicata a San Gaudenzio, la sua Parrocchiale subì varie ristrutturazioni fino a
31
Le Colline della Dolceterra raggiungere le attuali forme seicentesche ma fu ancora rimaneggiata nel corso dell’Ottocento. Nelle campagne sorge l’Oratorio di San Germano, già citato nell’XI secolo e riedificato nei secoli successivi. In zona collinare, fra i vigneti, si ergono le Tre Madonnine, cappelle costruite intorno alla metà dell’Ottocento con decorazioni di autore sconosciuto. Boca, annoverata tra le Città del Vino, lega il suo nome all’omonima DOC, vino di gran corpo a base di nebbiolo. Nel borgo la Parrocchiale rinascimentale di San Gaudenzio sorge sopra un’altura alla quale si accede salendo un’ampia scalinata. Isolato dal centro, in mezzo ai vigneti, irrompe nella sua maestosità il Santuario del Santissimo Crocifisso, opera di Alessandro Antonelli. Il progetto del 1830 ebbe un lungo periodo di realizzazione e fu oggetto di varie modifiche in corso d’opera, tanto che venne terminato dal figlio Costanzo, verso la fine dell’Ottocento. Fin dal Seicento questo fu luogo di culto e devozione, dove sorgeva una piccola cappella dedicata alle Anime Purganti; in breve tempo il sempre più intenso flusso di pellegrini rese necessario ristrutturare la cappella per una migliore accoglienza dei fedeli. Ma è con l’arrivo dell’Antonelli che l’edificio acquisisce definitivamente le sue forme grandiose, non senza continue difficoltà tecniche ed economiche, tanto da dilatare notevolmente i tempi costruzione. Il Santuario si presenta con una scalinata d’accesso e un ampio porticato di squisito gusto neoclassico; l’interno si apre con un’ampia volta a botte di 17 metri di corda sopra un solo ordine di colonne. Il complesso architettonico, per quanto modificato rispetto al progetto originale dell’Antonelli, mantiene un carattere di grande eleganza e maestosità. Ancora oggi è meta di frequenti pellegrinaggi. Tra i vigneti si giunge in località Montalbano dove è conservata parte dell’antico castello quattrocentesco dei Brusati Cavallazzi. Lungo le pareti dei muri compare un ciclo di affreschi che ritraggono scene di vita cavalleresca. 32
Le Colline della Dolceterra A breve distanza si giunge a Maggiora, Città del Vino, borgo a forte impronta antonelliana, con la casa natale, il cimitero, lo Scurolo di Sant’Agapito e il piano regolatore progettati dall’architetto ghemmese. Palazzo Antonelli è un edificio a quattro piani con giardino ben piantumato e severa facciata in laterizio, già residenza della famiglia dell’architetto, che vi intervenne con numerosi e continui lavori di restauro. Poco distante si trova la Chiesa Parrocchiale dello Spirito Santo, costruzione barocca dall’interno riccamente ornato di stucchi, dorature e bassorilievi. Conserva pregevoli opere pittoriche di Tarquinio Grassi, di Pier Francesco Gianoli e di Lorenzo Peracino. Lo Scurolo di Sant’Agapito fu terminato da Antonelli, al quale si attribuisce anche la sistemazione del Battistero. Da non dimenticare l’Autodromo Pragiarolo, che ancora oggi ospita importanti eventi dedicati all’autocross, e il Maggiora Park inserito nella mitica collina del Mottaccio del Balmone sede di gare internazionali di motocross. L’itinerario prosegue verso Borgomanero, città attiva e vivace sorta in epoca altomedievale in posizione strategica sulle rive dell’Agogna e su importanti vie di comunicazione tra la pianura, il Cusio e il Sempione. Nel XII secolo fu poi fondato il borgo franco per iniziativa del Podestà Giacomo Mainerio, da cui si suppone tragga il nome, che soppiantò quello di Borgo San Leonardo. A tale periodo risale il mercato del venerdì, documentato dal 1220 che tuttora si tiene in piazza e nelle quattro vie principali attorno a cui si sviluppa il centro storico. Qui sorge la Collegiata di San Bartolomeo oggi nelle sue forme barocche e neoclassiche, con l’inconfondibile facciata ricca di decorazioni in cotto. Al suo interno sono
33
Le Colline della Dolceterra conservate pregevoli tele del Morazzone, raffiguranti San Rocco e San Carlo Borromeo. Di fronte alla chiesa in piazza si innalza la Statua dell’Immacolata del XVIII secolo. Poco distante si incontra l’Oratorio di San Leonardo, attestato dal XII secolo ma di fondazione precedente, ha un’unica navata e abside semicircolare; la composizione muraria è costituita da grosse pietre squadrate e ciottoli di fiume disposti a spina di pesce legati da malta bianca. Di grande interesse gli affreschi coevi attribuiti al Maestro di Borgomanero. Seguendo il viale che conduce alla stazione si raggiunge Villa Marazza, sede dell’omonima Fondazione e della Biblioteca Civica, che conserva un cospicuo patrimonio di libri, stampe, incunaboli e pergamene. Un vasto parco ricco di alberi secolari è luogo di eventi e manifestazioni. In località Vergano in posizione panoramica sorge il Castello, con un’elegante torre quattrocentesca quadrata e tracce di ponte levatoio; interessante la grande finestra a tutto sesto sormontato da stemma nobiliare. In frazione Santa Cristina merita una visita il Museo Etnografico della Civiltà Agricola Locale La Manera, ospitato nel seicentesco Palazzo Bono. Poco fuori dall’abitato sulla strada che porta verso Arona, sorge la Chiesa di San Nicola di Baraggiola datata alla fine del X secolo; conserva ancora il campanile-torre simbolo del Medioevo borgomanerese, alto una ventina di metri con monofore, feritoie e bifore, alla cui sommità esisteva certamente un posto di osservazione. Ritornando verso sud si raggiunge in breve tempo Cureggio, borgo di età romana nel cui territorio sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici. In centro si ammira il Battistero romanico di San Giovanni, del XII secolo, a pianta ottagonale con absidi, costruito con blocchi di serizzo, ciottoli e laterizio e copertura in piode di beola nera. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta conserva tracce dell’edificio romanico del XII secolo nelle murature a corsi di ciottoli a lisca di pesce e nel campanile con specchiature scandite da archetti pensili. Oggi è visibile nelle sue forme del XVI secolo, abbondantemente modificata e ampliata, con l’aggiunta di un pronao 34
Le Colline della Dolceterra in facciata. Al suo interno si ammirano affreschi del XV secolo. Presso la Casa della Torre è inserito lo Spazio Multimediale TAM, centro di documentazione e didattica dedicato alla storia del territorio novarese fra l’epoca Tardo Antica e il Medioevo, nelle cui sale si trovano plastici, ricostruzioni architettoniche in 3D e video del territorio. Poco distante incontriamo dunque Fontaneto d’Agogna, centro agricolo posto tra i torrenti Agogna e Sizzone di antica fondazione e documentato fin dal X secolo. Il castello fu distrutto e ricostruito più volte, l’ultima delle quali nel XV secolo. Ne rimangono tracce in alcune dimore del centro. A sud dell’abitato si trova la Parrocchiale della Beata Vergine Assunta, edificata nel XV secolo e poi ampliata nel XVII e XIX secolo, quando fu anche costruito lo Scurolo di Sant’Alessandro, su progetto di Alessandro Antonelli, a impianto circolare con cupola emisferica. All’interno della chiesa si ammirano una preziosa tela raffigurante Cristo in Gloria adorato da tutti i Santi, di Tanzio da Varallo e, sopra il coro, una Vergine Assunta attribuita a Sperindio Cagnola. Da ricordare le numerose chiese e oratori nelle varie frazioni del borgo; fra questi degno di nota è l’Oratorio romanico dei Santi Fabiano e Sebastiano in piazza Castello. Nei dintorni si trovano numerose risorgive, la cui abbondanza spiega il nome del paese. Assieme a Cureggio Fontaneto d’Agogna, è centro di produzione della Cipolla Bionda, presidio Slow Food, di colore biondo dorato e con un tipico appiattimento orizzontale, che può raggiungere i 400 grammi di peso. La sua caratteristica fondamentale è l’estrema dolcezza che si mantiene anche per lunghi mesi dopo la raccolta. Più a sud, sulle rive dell’Agogna, troviamo Cavaglio, centro vitivinicolo, con la sua Parrocchiale dedicata a San Mamante in centro paese, costruita nella prima metà del Settecento sui resti di un antico edificio trecentesco. Al suo interno è conservata una pregevole tela del Peracino raffigurante il Martirio di San Mamante. Sempre in centro l’Oratorio di San Rocco, che fu eretto nel 1631 come ringraziamento della comunità per essere stata risparmiata dalla peste.
35
Le Colline della Dolceterra L’itinerario ci conduce nella vicina Cavaglietto, dove in località Cascina Monastero sono visibili i resti della Chiesa di San Pietro; citata dal 1093, fu in origine cella monastica femminile collegata con la fondazione cluniacense di Castelletto Cervo, poi ampliata nel XVI secolo. La facciata a capanna è in parte coperta da altre costruzioni. In centro troviamo la Parrocchiale di San Vittore Martire risalente alla fine del Cinquecento, ma successivamente modificata. Presso la sala consiliare del municipio è custodita un’ara romana in serizzo con iscrizione latina. Percorrendo la SP21 giungiamo a Barengo, borgo dominato dal Castello quattrocentesco, oggi abitazione privata, a forma di quadrilatero irregolare con torri d’angolo e loggiato, abbondantemente ricostruito nel Novecento. Nei pressi sorge la Parrocchiale di Santa Maria Assunta; lungo la strada che conduce al cimitero troviamo l’Oratorio di San Rocco, con affreschi attribuiti alla bottega del Cagnola. Nel cimitero incontriamo la Chiesa di Santa Maria di Campagna che fino al 1358 ha svolto la funzione di parrocchiale; all’interno da notare pregevoli opere del pittore oleggese Giovanni da Rumo. Segnaliamo che nel 1930 vennero staccati dai resti dell’Oratorio di San Clemente gli affreschi quattrocenteschi, poi ricollocati nel salone dell’Arengo del Broletto di Novara perché considerati di grande valore storico e artistico. Una piccola deviazione ci conduce a Momo, il cui territorio ha restituito importanti reperti archeologici. Faceva parte dell’antico castrum anche la Chiesa di Santa Maria oggi sostituita dall’attuale Parrocchiale dedicata alla Natività di Maria, oggetto di ampliamenti e ristrutturazioni nel corso dei secoli. Poco distante dal centro del paese, lungo la statale che conduce a Borgomanero sorge lo splendido Oratorio della Santissima Trinità la cui fondazione risale probabilmente alla seconda metà dell’XI secolo. Si tratta di una cappella con funzione di riparo per i pellegrini in transito sulla 36
Le Colline della Dolceterra Via Francisca, fondata su un luogo sacro già in epoca celtica, dove venne rinvenuta una Necropoli. La chiesa fu rimaneggiata nel XII-XIII secolo e modificata ancora nel XIV secolo. A navata unica, con presbiterio sopraelevato, l’interno fu riccamente affrescato da Sperindio e Francesco Cagnola con un vero e proprio itinerario di fede in oltre 200 immagini, raffiguranti scene della vita e della Passione di Cristo, un Giudizio Universale, la Trinità, il Cristo in Mandorla, gli Apostoli e le Sette Opere di Misericordia. In frazione Linduno si può ammirare il piccolo Oratorio campestre di Santa Maria, ad aula unica e abside semicircolare, con pregevoli affreschi di Luca De Campo del 1468. A breve distanza incontriamo Vaprio d’Agogna; in centro si erge la Casaforte risalente al XIII secolo, distrutta poi nel 1358 durante le lotte tra il Marchese del Monferrato e Galeazzo Visconti. Oggi si presenta come un edificio a tre piani a pianta rettangolare con muratura in ciottoli nella parte bassa e mattoni nella parte alta. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta fu costruita nel Seicento e sottoposta a varie ristrutturazioni nel corso del tempo; da segnalare poi l’Oratorio di San Rocco, utilizzato durante un’epidemia di colera nell’Ottocento come lazzaretto. All’interno del cimitero sorge la Chiesa di San Lorenzo, nell’area dove era stata rinvenuta un’iscrizione romana, ora conservata al Lapidario di Novara. La costruzione risale probabilmente al XII secolo, ma fu ampliata tra il Seicento e il Settecento. Ci spostiamo a Suno, importante insediamento in epoca romana e nel Medievo; oggi annoverato fra i centri di produzione vitivinicola delle Colline Novaresi e Città del Vino. La Parrocchiale della Santissima Trinità sorse nel Settecento; preceduta da un grande pronao è sormontata da statue raffiguranti San Gaudenzio, San Lorenzo, San Genesio da Arles e San Genesio il Mimo. Sul lato sinistro si trova lo scurolo con le spoglie del patrono.
37
Le Colline della Dolceterra La Pieve di San Genesio, situata fuori dal centro abitato sull’antica Via Francisca e già menzionata nell’XI secolo, fu ampiamente rimaneggiata nel corso del tempo; all’interno sono conservati oltre all’altare anche un pregevole affresco recentemente restaurato e l’antica tomba dei Della Porta. Nella parte alta del borgo si trova il Castello Della Porta il cui aspetto attuale si deve alla ristrutturazione ottocentesca; oggi parte dell’edificio ospita una residenza per anziani. Interessante il parco ben piantumato con alberi secolari. In località Mötziflon sorge l’Osservatorio Astronomico, operativo dal 1968, dove vengono effettuate ricerche e osservazioni dei movimenti orbitali degli asteroidi. A Suno e nella vicina Mezzomerico si produce l’Uva Fragola Isabella precoce riconosciuta come De.C.O.. Poco distante si raggiunge Cressa anch’esso insediamento romano. L’Oratorio di San Giulio sorge fuori dal centro abitato e risale all’XI secolo, ma subì modifiche sostanziali nel corso del Quattrocento. Era anticamente la parrocchiale, ma fu presto ritenuta inadeguata rispetto alle crescenti necessità del borgo e venne quindi declassata a oratorio. La Parrocchiale dedicata ai Santi Giulio e Amatore fu innalzata nel XVII secolo, con interessanti pitture. Nei pressi della stazione sorge il Santuario della Madonna delle Grazie, risalente al 1686; all’interno fu posiziona-
38
Le Colline della Dolceterra to un affresco della seconda metà del XVI secolo, proveniente dalla precedente chiesa. Poco lontano, addossato alle colline moreniche troviamo Bogogno, annoverata tra le Città del Vino e dove è presente uno dei campi da golf più noti a livello internazionale: progettato da Robert von Hagge, si sviluppa su due percorsi da 18 buche per 200 ettari, in un’area collinare circondata da un’ampia superficie boschiva. Al confine con Agrate Conturbia sorge l’Oratorio romanico di Santa Maria in Valle, a navata unica con abside semicircolare e facciata a capanna. Interessanti gli affreschi dell’interno eseguiti da pittori novaresi nel XV e XVI secolo. Nei pressi della chiesa alla fine del XIX secolo fu rinvenuto un cippo votivo dedicato a Diana, oggi conservato nel Lapidario di Novara. Lungo la strada che conduce a Veruno si trova l’Oratorio di San Giacomo, con importanti e singolari affreschi quattrocenteschi attribuiti al Maestro di Borgomanero e a Giovanni de Campo, che raffigurano i miracoli di San Giacomo e quello di Sant’Eligio. Sulla sommità della collina sorge Villa Bono, una costruzione squadrata a tre piani, forse edificata su un antico fortilizio, con grazioso giardino all’italiana; oggi è un’abitazione privata. Lì vicino è situata la Parrocchiale di Sant’Agnese, al cui interno sono conservati affreschi dell’artista bogognese Giuseppe Guglielmetti. Poco più a nord incontriamo Veruno, sede di insediamenti longobardi e franchi; nel centro del paese sorgono la seicentesca Parrocchiale di Sant’Ilario di Poitiers, rimaneggiata nel corso del Novecento, e la Chiesa di Santa Maria Assunta risalente al XIII-XIV secolo che conserva pregevoli affreschi raffiguranti alcuni Santi. Fuori dal centro abitato sorge Villa Elisa, già Villa Bagliotti, dalle linee austere risalente al XVI secolo e circondata da un ampio giardino. Più a nord raggiungiamo Gattico. La Parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, la cui costruzione originaria è riconducibile al XV secolo, sorge su un’altura; all’interno di pregio le decorazioni lignee del battistero, dei confessionali e del portale d’ingresso. Fu oggetto di ampliamenti e modifiche tra il XVI e il XVIII secolo. I resti della suggestiva Chiesa romanica di San Martino si trovano a nord del borgo: la muratura è costituita da blocchi di serizzo ben squadrati e risulta scoperchiata,
39
Le Colline della Dolceterra conferendo all’edificio un fascino tutto particolare. Tornando verso sud si arriva ad Agrate insediamento di antica origine che conserva importanti testimonianze medievali; è una località assai nota agli appassionati del golf per la presenza del percorso progettato da Robert Trent Jones Sr. su 27 buche, tra alberi secolari, ruscelli, laghetti e leggere ondulazioni, sullo sfondo si erge il massiccio del Monte Rosa. La Parrocchiale di San Vittore fu costruita in epoca romanica ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; di fronte sorge il Battistero romanico di San Giovanni di grande pregio artistico; la struttura è suddivisa in due parti: una inferiore dalla forma circolare irregolare (X sec.) e una superiore a forma ottagonale (XI-XII sec.); eleganti archetti pensili e colonnine in sasso decorano l’esterno. Nell’abitato di Conturbia la Parrocchiale è dedicata a San Giorgio, costruzione antecedente l’anno Mille, che si presenta con l’originale facciata a capanna con pronao seicentesco. Il Parco Faunistico La Torbiera è stato istituito come centro per la riproduzione e lo studio di specie animali in pericolo di estinzione. Particolare attenzione viene rivolta alla fauna italiana, europea ed agli esemplari di felini oggi più rari al mondo. All’interno dell’area furono rinvenuti, inoltre, i resti di una palafitta. A poca distanza troviamo Divignano, piccolo borgo posto su una lieve altura e circondato da boschi e prati; qui sorge il Castello quattrocentesco, oggi proprietà privata, già citato nel XII secolo, ma fortemente rimaneggiato nel corso del tempo. All’interno di pregio sono i soffitti a cassettoni e alcuni dipinti con motivi geometrici e floreali. La Parrocchiale è dedicata ai Santi Stefano e Rocco e fu costruita agli inizi del Novecento. Spostandoci verso il Ticino si arriva a Varallo Pombia, le cui vicende storiche sono legate a Pombia. La Chiesa Parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio conserva la facciata dell’edificio romanico dell’XI secolo in conci di serizzo con archetti pensili in laterizio, così pure il campanile; l’interno è stato modificato 40
Le Colline della Dolceterra
nel XVII e XVIII secolo e conserva una tela del Nuvolone. Villa Soranzo è costituita da due corpi di fabbrica disposti ortogonalmente; il maggiore si affaccia sul cortile principale e conserva gli affreschi degli stemmi delle famiglie Caccia e Pignatelli e una meridiana. Oggi è sede del Comune, del piccolo Museo Archeologico che raccoglie reperti della Cultura di Golasecca e di epoca romana e di una Pinacoteca. Lungo la strada che conduce al vecchio porto incontriamo il Santuario della Madonna del Rosario, per secoli luogo di devozione mariana. L’itinerario ci conduce ora a Pombia: il paese si allinea ai bordi di un terrazzo fluviale in un territorio dove fu presente, in età preistorica, la Civiltà di Golasecca. Per la sua prossimità a un guado sul Ticino, rivestì grande importanza durante il periodo romano; nel Medioevo fu poi sede comitale della marca d’Ivrea. Successivamente fu dei conti di Pombia e Biandrate, poi di Novara. Seguì infine le sorti del Ducato di Milano. La Chiesa Parrocchiale di San Vincenzo è ubicata in località Castello, poco distante dal Castrum Domini ed è annoverata tra i mo-
41
Le Colline della Dolceterra numenti nazionali. L’edificio, che all’esterno ha conservato le sue forme romaniche, è a tre navate con un’abside; la semplice facciata è a capanna con nartece a due piani; nel vano superiore si trova una cappella espiatoria con interessanti affreschi di epoca medievale, raffiguranti simboli dell’oltretomba: il gallo, il pavone e il cane tricefalo. L’interno custodisce frammenti di un Giudizio Universale romanico e una Madonna del Latte di gusto gotico. Nei pressi della chiesa si trovano i ruderi del Castrum Domini, antica fortificazione risalente al X secolo. A breve distanza, di proprietà privata, troviamo l’Oratorio romanico di San Martino, per la cui costruzione furono utilizzati materiali di recupero: sono infatti visibili su una colonna alcune lettere e tre boccali di vino, risalenti al II secolo d.C.. Tracce di affreschi si intravedono nel catino absidale e sulle pareti. Poco distante il Ninfeo, proprietà privata, è una costruzione a pianta ottagonale, coperta da una volta cupoliforme, risalente all’età tardo romana. Proseguendo verso sud si giunge a Marano Ticino il cui orizzonte è dominato dal campanile neogotico della Parrocchiale di San Giovanni alto ben 52 metri; l’interno della chiesa è arricchito da cinque eleganti altari marmorei. Situata in posizione elevata e panoramica sorge Villa Castiglioni Ostini, rifacimento settecentesco del vecchio castello del tardo Duecento dei Barbavara, di cui rimane una torre d’ingresso merlata con arco a tutto sesto e postierla. A pochi chilometri, fra dolci colline, si trova Mezzomerico, paese dall’economia prevalentemente agricola basata 42
Le Colline della Dolceterra
sulla viticoltura e compreso tra le Città del Vino. In centro su un’altura sorge la Parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo, costruita nel 1847 sui resti di una chiesa precedente. L’interno è a unica navata coperta da volta a botte su cui si affacciano cinque altari. L’Oratorio di Santa Maria Maddalena fu eretto nel XVI secolo su un’antica cappella già nominata nel 1347. Poco distante Palazzo Visconti che risale al XV secolo, è un edificio privato a tre piani dall’aspetto lineare; campeggiano in facciata sopra il portone di ingresso lo stemma marmoreo della casata, e la torretta loggiata con merlature ghibelline. Il nostro tour tra i borghi delle Colline della Dolceterra, si conclude a Oleggio, una delle cittadine più industriose e attive del Novarese; già citato nel X secolo, fu pieve della diocesi di Novara e appartenne in seguito ai Visconti, che lo infeudarono ai Barbavara. Il mercato del lunedì che si svolge lungo le vie del centro, è di antica tradizione, già menzionato in documenti del XV secolo, e ricordato come mercato del bestiame, frequentato da mediatori provenienti dalla Svizzera, dalla Lombardia e dal Piemonte. Il cuore del paese è piazza Martiri della Libertà di forma triangolare e interamente porticata; qui si erge la monumentale Torre del Bagliotti, di impianto romanico e sormontata da un’aggiunta barocca. Si affaccia sulla piazza, Palazzo Bellini, edificio di gusto neoclassico con sale che conservano stucchi e dipinti di grande pregio, oggi sede di importanti mostre. Poco distante la Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, la cui ricostruzione fu progettata da Alessandro Antonelli tra il 1853 e il 1858. La facciata è preceduta da un alto pronao con massicce colonne, mentre l’interno a tre navate conserva preziose opere barocche del Nuvolone, del Lanino e del Morazzone, maestri d’arte del Novarese. Nel complesso della chiesa ha sede il Museo d’Arte Religiosa P.A. Mozzetti, che custodisce arredi e oggetti sacri provenienti dal territorio. Di fronte alla Parrocchiale, ma con ingres-
43
Le Colline della Dolceterra
so da via Pozzolo, incontriamo la seicentesca Chiesa di Santa Maria Annunciata con la bella tela del Nuvolone. Poco lontano in vicolo della Chiesa troviamo il Museo Civico Etnografico Archeologico C.G. Fanchini, annoverato tra le più importanti collezioni della provincia e collocato in un antico convento francescano del XVII secolo. Sono oltre centomila i pezzi che illustrano la vita e le attività tradizionali del territorio qui raccolti. Una sezione archeologica espone reperti golasecchiani provenienti dalle Necropoli di Pombia (VI-V secolo a.C.) e i corredi funebri della Necropoli di Oleggio (II sec. a.C.). All’interno del cimitero, sulla strada che conduce a Mezzomerico, sorge la splendida Basilica di San Michele, già citata nel 973 e successivamente ricordata come parrocchiale, abbandonata poi nel XVI secolo per la nuova dedicata a San Pietro situata nell’antico castro. L’edificio attuale in laterizio e ciottoli di fiume è a tre navate con tre absidi. La semplice facciata a salienti è scandita da archetti pensili e lesene. L’interno, con copertura a capriate lignee, conserva affreschi di epoca medievale nel catino absidale raffiguranti il Cristo in Maestà con diaconi e cavalieri. In controfacciata un Giudizio Universale di gusto medievale; nella navata la Resurrezione di Cristo del pittore Francesco Cagnola e il San Michele Arcangelo di Giovanni de Rumo. Degna di nota anche una cripta sottostante a tre navatelle, coperta da volte a crociera. Una serie di oratori campestri punteggia la campagna attorno a Oleggio: l’Oratorio di Santa Maria in Galnago, situato lungo la strada che conduce ad Arona, a semplice navata con abside semicircolare che è stata oggetto di ristrutturazioni nel corso dei secoli. All’interno pregevoli affreschi riconducibili ai secoli XV e XVI; l’Oratorio di San Donato, posto in prossimità del Canale Regina Elena con interessanti decorazioni in facciata che raffigurano accampamenti di appestati e la Madonna in Trono fra Santi e Anime Purganti; l’Oratorio romanico del Gaggiolo con pregevoli affreschi che spaziano dal XII al XVI secolo. Ogni anno, a Pasqua, si svolge la celebre Corsa della Torta, una disputa tra gli scapoli del borgo per l’assegnazione del Palio delle Contrade. Altra grande tradizione oleggese è il Carnevale, con le maschere Pirin e Main.
44
45
Sua Maestà il Lago Maggiore Situato nel nord della provincia, il celebre Lago Maggiore è una destinazione di rilievo internazionale sin dai tempi del Grand Tour e, ancor prima, divenne dominio privilegiato della nobile Famiglia Borromeo. La sua presenza ha pertanto fortemente caratterizzato la storia, la cultura, l’arte e la natura dell’alto Novarese. Dalle sponde lacustri, si sale in collina fin su ai dolci rilievi del Vergante, dove questo lembo di territorio offre scorci di straordinaria bellezza. Castelletto Sopra Ticino, già citato nel XII secolo, ha sicuramente origini più antiche che lo collocano all’età del Bronzo, come testimoniato dal ritrovamento della Necropoli di Glisente (XIII sec. a.C.) e dal recupero degli insediamenti preistorici risalenti alla Civiltà di Golasecca. Abitato anche in epoca romana, Castelletto si sviluppò nel Medioevo attorno al Castello Visconti. Di forma quadrilatera con torri angolari e un parco all’inglese ben piantumato, sorge su di un poggio che digrada verso il Ticino. L’attuale Parrocchiale dedicata a Sant’Antonio Abate fu costruita nel Settecento su un preesistente edificio quattrocentesco. All’interno conserva un altare dedicato alla Beata Vergine del Rosario proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Scala di Milano, demolita nel 1776 per far posto all’omonimo teatro. Reperti archeologici sono visibili nel parco comunale, mentre presso l’ex scuola in via Beati è allestito il Centro di Documentazione della Cultura di Golasecca. Sorge poi all’interno del cimitero la Chiesa di Santa Maria d’Egro, in cui sono ancora conservate iscrizioni ed incisioni che ripropongono scorci di storia locale. Situato nella parte meridionale del Lago Maggiore, Dormelletto sorge su insediamenti molto antichi: è stata infatti rinvenuta la Necropoli di un villaggio gallico (III-I secolo a.C.), con
46
Sua Maestà il Lago Maggiore una cinquantina di tombe che hanno restituito ornamenti in bronzo, ferro e materiale ceramico, oggi conservati presso il Museo Archeologico di Arona. Nel 1993 è stata istituita la Riserva Naturale dei Canneti di Dormelletto che tutela un tratto lacustre di circa 3,5 km ricco di vegetazione spontanea, habitat naturale e ideale per la nidificazione e lo svernamento di numerose specie di uccelli. La Parrocchiale dell’Assunta sorge in posizione sopraelevata ed è già citata in epoca romanica. Subì comunque nel corso dei secoli diverse modifiche, conservando le antiche forme solo nella torre-campanile. A Dormelletto da segnalare è Villa Tesio con il suo grande parco, sede di una delle più importanti scuderie italiane, dove vide la luce il celebre Ribot. Proseguendo verso nord, dopo pochi minuti si giunge ad Arona, importante centro turistico lacustre. Qui i Borromeo ebbero il loro feudo dal XV al XVIII secolo: in vari punti della cittadina si ammirano infatti i monumenti e le opere d’arte frutto della loro committenza. In posizione panoramica sul lago spicca la Statua di San Carlo Borromeo (il Sancarlone), uno dei colossi più alti del mondo con i suoi 23,5 metri che si sommano agli 11,5 del piedistallo. Opera di Bernardo Falconi e Siro Zanelli, su modello di Giovanni Battista Crespi (il Cerano), venne conclusa nel 1698. È possibile salire all’interno della statua fino alla sommità grazie ad una scala interna, godendo attraverso le aperture degli occhi di un’ineguagliabile vista sul lago. Lungo la strada che conduce al Sancarlone si notano tre cappelle che, secondo il progetto originale, avrebbero dovuto costituire insieme ad altre un vero e proprio Sacro Monte dedicato alla figura del Santo, nato ad Arona nel 1538. La costruzione del complesso non venne mai completata, mentre accanto alla statua ammirabile è la Chiesa di San Carlo. La Collegiata di Santa Maria Nascente (XV-XVII secolo) sorge all’inter-
47
Sua Maestà il Lago Maggiore no del nucleo medievale della città e venne completata dal cardinale Federico Borromeo. L’interno a tre navate custodisce il prezioso Polittico della Natività di Gaudenzio Ferrari (1511), mentre nelle cappelle laterali sono collocate sei tele del Morazzone dedicate alla vita della Vergine. Sono altresì da segnalare due affreschi tardo quattrocenteschi eseguiti da pittori novaresi. La Chiesa dei Santi Martiri fu ricostruita nel XV secolo su un precedente edificio e modificata successivamente; all’interno custodisce le spoglie dei Martiri Graziano, Felino, Fedele e Carpoforo. Sempre nel centro storico si trova il Civico Museo Archeologico che espone materiali di varie epoche, dall’età del Bronzo fino al Rinascimento: reperti dei Lagoni di Mercurago, ceramiche golasecchiane di Castelletto Ticino, corredi funebri da Dormelletto, reperti romani provenienti dalle Necropoli aronesi. La Rocca Borromea ospita un magnifico parco cittadino con vista panoramica su Arona e la parte meridionale del lago, nonché le rovine della fortificazione dove nacque San Carlo Borromeo, sorta probabilmente su una precedente struttura come testimoniano le tracce di mura dell’età del Bronzo. Il castello fu distrutto da Napoleone Bonaparte. Su piazza del Popolo, prospicente il lago, si affacciano il Broletto (XV secolo) e la Chiesa di Santa Maria di Loreto di Pellegrino Tibaldi. A sud-ovest di Arona si estende per circa 470 ettari il Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, area caratterizzata da bosco misto, prato-pascolo, stagni e torbiere dove sono stati rinvenuti reperti riconducibili al sito palafitticolo più antico del Piemonte, sorto in prossimità degli specchi d’acqua tra il XVIII e il XIII secolo a.C.. La statale che costeggia il lago conduce poi a Meina, di cui si hanno prime notizie dal X secolo. Qui sorsero nel corso del XIX secolo una serie di ville signorili tra cui si ricorda Villa Faraggiana (1855), fatta erigere dall’omonima fa-
48
Sua Maestà il Lago Maggiore miglia in stile neoclassico. L’elegante edificio si distingue per la sua maestosità ed è circondato da un parco di circa 70 ettari con alberi monumentali. Oggi ospita il Museo Meina, sede di mostre, allestimenti ed attività multimediali per ragazzi e spettacoli all’aperto. Villa La Favorita dal bel parco all’inglese e Villa Castagnara De Savoiroux sono altri esempi di lussuose dimore storiche del territorio di Meina. In centro sorge la Parrocchiale di Santa Margherita, consacrata nel 1785 ed edificata su di un precedente edificio romanico, il cui interno è ricco di stucchi dorati. Nel presbiterio si ammirano alcuni affreschi attribuiti al Peretti e uno del Peracino. In frazione Ghevio la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita in posizione panoramica, venne già citata nel 1132 come chiesa soggetta alla pieve di Gozzano; di quell’epoca resta solo il campanile, poiché nel corso dei secoli la struttura venne profondamente modificata. In una piccola insenatura del lago si trova Lesa, piacevole centro turistico di cui si ha notizia fin dal 998. Passò sotto la giurisdizione degli Arcivescovi di Milano, poi dei Visconti e, infine, dei Borromeo che la mantennero fino all’Ottocento. Sul lungolago, in posizione sopraelevata, si trova la Parrocchiale di San Martino, documentata già nel XIII secolo, epoca a cui risalgono il campanile, una testa in pietra murata in una panca e un piccolo frammento architettonico posto sopra un’acquasantiera; il suo aspetto attuale è frutto di rimaneggiamenti successivi. All’interno si trovano due tele del Procaccini. Tra il XVIII e la prima metà del XX secolo sorsero a Lesa sontuose residenze di villeggiatura, circondate da parchi e giardini ricchi di piante esotiche e monumentali; tra le più celebri si citano Palazzo Stampa (XVIII secolo), oggi rimaneggiato, che ospitò per molte stagioni Alessandro Manzoni, Villa Aranci (XIX secolo) con giardino all’inglese, e Villa Sozzani (XIX secolo) in stile neogotico. In località Villa Lesa la Parrocchiale è dedicata a San Giorgio e San Giovanni Battista. La piccola Chiesa di San Sebastiano si trova lungo la strada che conduce a Massino Visconti. È un gioiello romanico la cui costruzione si fa risalire intorno al 1100, a navata unica con abside semicircolare e facciata a capanna; interessante il campanile a tre ordini di specchiature con archetti pensili, che ritroviamo anche nell’abside. L’apertura a croce posta sulla parete sopra l’abside corrisponde all’interno con una sagoma affrescata di Cristo-Luce; altri affreschi raffigurano Cristo Pantocratore con i simboli degli Evangelisti e alcuni Santi.
49
La Terra tra i due Laghi Poco distante dalla sponda piemontese del Lago Maggiore, c’è un territorio dal fascino discreto, fatto di piccoli borghi dalle vie ripide e strette, di verde a profusione, di pietra e di acqua, di campanili romanici che spuntano in cima a placide colline, di boschi e di prati, di strepitose fioriture primaverili, di chilometri di sentieri, di viste mozzafiato sul lago e sulle Alpi: il Vergante. In posizione collinare è Massino Visconti, borgo celebre un tempo per la fabbricazione degli ombrelli e culla nel XII secolo della famiglia Visconti, che conquistò successivamente la signoria di Milano mantenendo qui i propri diritti feudali fino alla fine del Settecento. Vi si ammira ancora il Castello, profondamente rimaneggiato rispetto all’originale del 1548, che era dotato di ponte levatoio e fossato. Gli antichi spalti digradanti e terrazzati formano un incantevole punto panoramico contornato da un vasto giardino vista lago. Al centro del paese si trova la romanica Chiesa di San Michele, fondata nell’XI secolo, ma rimaneggiata nel XVII secolo. L’interno è impreziosito da affreschi realizzati nel XV secolo e attribuiti a Giovanni de Campo o alla sua scuola. Singolare è il campanile, pendente a causa di una frana avvenuta nel 1585, dalla forma quadrata con monofore di varia grandezza e una bifora con colonnina e capitello a stampella su cui è scolpito un viso. In posizione panoramica con vista sui Laghi Maggiore, di Varese, Monate e Comabbio, si trova il Complesso monastico di San Salvatore, fondato dai Benedettini intorno all’anno Mille, poi passato agli Agostiniani nel XV secolo, che vi portarono il culto della Madonna della Cintura, restando per più di due secoli per poi lasciarlo a eremiti mandati dal parroco di Massino. L’eremo fu continuamente rimaneggiato nel corso dei secoli, ma tracce della costruzione originale si trovano nella cappella sotto la chiesa, ora orientata in modo diverso rispetto all’edificio più antico. Altre cappelle si affiancano sul piazzale: una dedicata a Sant’Uguccione, un’altra a San Gioacchino e Sant’Anna e un’ultima a Santa Margherita; tutte riccamente affrescate, si raggiungono scendendo una Scala Santa.
50
La Terra tra i due Laghi Proseguendo l’itinerario collinare verso sud si incontra Nebbiuno, centro rinomato per la produzione dei Fiori Tipici del Lago Maggiore ovvero camelie, rododendri ed azalee. Alcuni ritrovamenti testimoniano la presenza di insediamenti sia in epoca romana che in età longobarda. Le sue vicende storiche vengono legate ai Visconti prima e ai Borromeo poi. La Parrocchiale di San Giorgio è citata per la prima volta nel XIV secolo, ma è probabilmente antecedente. L’edificio attuale è comunque frutto di rimaneggiamenti nel corso del XVIII secolo. Interessante l’affresco nella lunetta sopra il portale d’accesso, raffigurante San Giorgio che uccide il drago. Scendendo verso Pisano si incontra la frazione Corciago, dove merita una visita la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso: la tradizione vuole che sia una delle cento chiese fatte costruire da San Giulio. La ricostruzione settecentesca ha inglobato parte dell’antica struttura romanica. Si arriva dunque a Pisano, che condivide con la vicina Nebbiuno la vocazione di paese dedito all’agricoltura. La Parrocchiale di Sant’Eusebio e dei Santi Maccabei sorge nel centro dell’abitato: fu oggetto di numerosi rimaneggiamenti fino ad arrivare alle odierne forme seicentesche. All’interno sono ancora visibili porzioni di affreschi del XIII e XIV secolo; inoltre, in occasione di alcuni scavi sono venuti alla luce resti dell’antica struttura. L’Oratorio della Madonna dei Sette Dolori e delle Sette Allegrezze, lungo la strada che conduce verso la frazione Ghevio di Meina, era originariamente una piccola cappella devozionale poi ampliata in forme barocche e decorata nella volta con affreschi del 1657. Sopra Pisano si trova il piccolo abitato di Colazza, posto in posizione assai panoramica. Nel centro storico si possono ammirare la Chiesa di San Bernardo e la Parrocchiale della Beata Vergine Immacolata. Proseguendo più a sud si giunge ad Invorio, borgo di antiche origini. Il suo Castello è già documentato nel 1039, di esso oggi rimane solo una torre merlata all’interno di una proprietà privata. La Parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo fu costruita nel XVIII secolo su un precedente edificio; segnaliamo inoltre la Chiesa della Madonna del Castello, edificata in località Invorio Superiore sui
51
La Terra tra i due Laghi resti di una fortezza viscontea e dedicata alla Beata Vergine della Cintura. Interessante anche la Chiesa di Santa Maria del Barro a navata unica con la piccola Cappella di Santa Lucia, a pochi chilometri dall’abitato in posizione sopraelevata, forse costruita sulle rovine di una fortezza. A poca distanza arriviamo a Paruzzaro, borgo dalle origini medievali, dove presso il cimitero si trova l’antica Chiesa di San Marcello, un tempo parrocchiale, a navata unica con abside semicircolare, risalente all’XI secolo. Conserva al suo interno affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi, tra cui una splendida Madonna del Latte datata 1488 di Giovanni Antonio Merli, oltre un ciclo con episodi della Vita e Passione di Gesù riconducibili al Maestro di Postua e a Sperindio Cagnola; di grande interesse anche gli affreschi absidali raffiguranti il Cristo Pantocratore e gli Evangelisti. La Parrocchiale di San Siro e San Marcello sorge invece in centro paese sui resti di un castello visconteo. Il campanile è di origine romanica, a pianta quadrata, in ciottoli di fiume intervallati a pietre. In località San Grato sono ancora visibili alcuni resti dell’antico insediamento di Borgo Agnello sorto nel XIII secolo, quasi interamente distrutto da Galeazzo Visconti nel corso delle lotte col Marchese del Monferrato nel XIV secolo.
52
La Terra tra i due Laghi Proseguendo verso sud si raggiunge quindi Oleggio Castello. Abitato dai Longobardi, appartenne prima ai Conti di Pombia, poi a quelli di Biandrate e infine divenne feudo dei Visconti. La Parrocchiale di San Martino sorge su di un colle in posizione panoramica verso la catena del Monte Rosa; il suo nucleo originario risale al XII secolo ma venne completamente riedificata nel XVII secolo. Su un ampio pianoro che digrada verso Arona è ammirabile il Castello Dal Pozzo, dimora in stile neogotico vittoriano dalle singolari forme articolate e asimmetriche, con vasto parco all’inglese, nel quale si alternano zone piantumate con alberi d’alto fusto e zone coltivate a prato, oltre a un piccolo laghetto. Di proprietà della Famiglia Dal Pozzo D’Annone, è oggi un lussuoso hotel e location per eventi. Scendendo verso la zona collinare del basso Lago Maggiore incontriamo Comignago, di antiche origini, il suo nome risalirebbe infatti alla gens Cominia, che colonizzò queste terre in epoca romana. In centro si trova l’Abbazia di Santo Spirito, oggi molto ridimensionata rispetto alla costruzione originaria, di cui restano solo la torre campanaria, del 1282, e la chiesa che ha subito nei secoli diversi rimaneggiamenti. In cima ad un’altura sorge poi la Parrocchiale di San Giovanni Battista ricostruita nel XVII su un precedente edificio del XII secolo. A nord del paese segnaliamo la Necropoli del Motto Caneva, in cui sono state rinvenute una decina di tombe del IV-V secolo d.C..
53
La Terra tra i due Laghi
Proseguendo verso sud si arriva a Borgo Ticino, di origine medievale e dipendente dai Borromeo dal XV al XVIII secolo. La Parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta e situata su una collinetta, è una ricostruzione del XIX secolo e conserva scarse tracce dell’edificio romanico solo nella zona absidale. A nord dell’abitato sorge il Santuario barocco della Madonna delle Grazie documentata fin dal XII secolo; dell’originaria struttura romanica restano il campanile e un tratto di muro sul quale è affrescata una Madonna con Bambino. Una piacevole passeggiata porta nella Riserva Naturale Orientata del Bosco Solivo, che custodisce interessanti testimonianze di un’antica frequentazione del territorio, come la Prèia Güzza, un masso erratico di epoca glaciale a cui si attribuiscono virtù magiche legate alla fecondità. Qui vicino è allestita un’area attrezzata per pic-nic e un percorso-vita ben organizzato in diverse stazioni. 54
Le Riviere del Lago d’Orta Il piccolo Lago d’Orta è chiuso tra i ripidi versanti del Mottarone, le vette confinanti con la Valsesia e le pendici finali del massiccio del Rosa. Presenta una curiosità: a differenza di altri laghi prealpini, il suo unico emissario, la Nigoglia, scorre verso nord immettendosi nello Strona, anziché verso sud. Un susseguirsi di antichi giardini, romantiche ville e mistici luoghi dello spirito fanno del suo territorio, il Cusio, una delle mete più suggestive della provincia. Si parte da Gozzano, nella parte meridionale del Lago d’Orta, rinomato centro per la produzione di rubinetti e minuteria metallica. Ha origini antiche, appartenne ai vescovi di Novara e fece parte del feudo della Riviera d’Orta. La Collegiata di San Giuliano sorge in posizione elevata, sui resti dell’antica pieve del IX secolo; fu ricostruita tra il XVIII e XIX secolo, a navata unica con abside semicircolare e cappelle laterali. Frammenti dell’antico edificio romanico sono stati reimpiegati nella ricostruzione. Il campanile dell’XI secolo è scandito da archetti pensili in sei specchiature. Accanto sorge il Palazzo dei Vescovi (XIII secolo) costruito sui ruderi di un antico castello. La tradizione religiosa vuole che qui i fratelli evangelizzatori Giulio e Giuliano abbiano costruito la loro novantanovesima chiesa alla fine del IV secolo, dove si dice vennero sepolte le spoglie di Giuliano. Situata fuori dal centro abitato, vicino al cimitero, la Chiesa di San Lorenzo ha origini molto antiche. Di particolare pregio è la zona absidale, decorata con archetti pensili in cotto, all’interno le campate sono divise da quattro grandi archi a tutto sesto. Si trovano, degni di nota, gli affreschi quattrocenteschi che raffigurano i Santi e l’Adorazione dei Magi. Lungo la strada che conduce a San Maurizio d’Opaglio sorge la Chiesa di Santa Maria di Luzzara, risalente all’XI secolo, ad aula unica con tre absidi e facciata a capanna; sul tetto si erge un curioso campanile a vela. Sia all’interno che all’esterno si ammirano splendidi affreschi attribuiti a Francesco Cagnola e alla sua scuola.
55
Le Riviere del Lago d’Orta Poco distante da Gozzano ecco Bolzano Novarese, borgo collinare che seguì da vicino le vicende medioevali del feudo dell’Isola di San Giulio, possesso dei vescovi-conti di Novara. Il suo monumento più significativo è la Chiesa di San Martino in Engrevo che sorge presso il cimitero e risalente probabilmente al XII secolo. Ha una semplice facciata a capanna, a navata unica, al cui interno sono conservati affreschi del XV e XVI secolo, raffiguranti episodi della vita di San Martino. La Parrocchiale di San Giovanni, del XIV secolo, merita una visita per gli interni lignei del coro e del pulpito. Procedendo in direzione Ameno si seguono le indicazioni per il Convento del Monte Mesma. Collocato in posizione assai panoramica, il monastero francescano venne costruito nel 1619 sui resti di un antico castello; si articola in due chiostri, il primo dei quali era destinato all’accoglienza dei pellegrini; da qui si accede alla sala dello stufone, dove si ammira una stufa in pietra nera di Oira datata 1727. La chiesa è a navata unica e conserva un Crocifisso ligneo del 1712. Nelle vicinanze, rivolta verso il lago, si innalza con i suoi 23 metri la Torre di Buccione che, con funzioni di vedetta e difesa, faceva parte di un’ampia fortificazione costruita nel XII secolo. Sia il Monte Mesma che la Torre di Buccione, insieme al Sacro Monte di Orta, costituiscono una Riserva Naturale Speciale. Proseguendo verso nord si giunge in località Vacciago, frazione di Ameno affacciata sul lago e ricca di prestigiose ville e residenze di vacanza. In centro si trova il Museo Calderara, un bellissimo palazzo secentesco, casa-studio dell’artista Antonio Calderara e sede della fondazione a lui dedicata. La collezione, composta da oltre trecento opere di pittura e scultura, nacque grazie alle acquisizioni e agli scambi che il maestro fece con artisti suoi contemporanei. Sulla strada che collega Vacciago ad Ameno, in posizione panoramica, sorge il Santuario della Bocciola, edificato sui resti di una piccola chiesa in ricordo di un’apparizione della Vergine. 56
Le Riviere del Lago d’Orta
Si arriva così ad Ameno. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, di origine medievale, ha forme attuali risalenti alla seconda metà del XIV secolo. Presenta un notevole campanile tardo romanico in blocchi di granito e scandito da trifore, coppie di bifore e monofore con archetti pensili. In direzione Miasino sorge Villa Monte Oro, grandiosa costruzione progettata da Carlo Nigra nel 1926 in stile liberty, su più corpi di fabbrica a due o tre piani. Degno di nota il vasto parco che occupa l’intera collina con specie vegetali di immenso valore e bellezza. L’itinerario cusiano prosegue verso Miasino, antico borgo dalle strette vie acciottolate, su cui si affacciano residenze nobiliari, alcune delle quali affrescate con decorazioni votive. La Parrocchiale dedicata a San Rocco fu edificata nel 1566 in sostituzione di una chiesa romanica e ampliata nel 1627; l’interno a croce latina con sei sontuose cappelle è ricco di opere barocche dei maggiori maestri d’arte del Novarese di quel periodo: Procaccini, Nuvolone, Bonola e Legnanino. In centro si erge Villa Nigra, una delle dimore di campagna più eleganti del territorio e non solo, costruita su tre corpi di fabbrica realizzati tra il XVI e il XVIII secolo. Il giardino è ricco di piante secolari.
57
Le Riviere del Lago d’Orta Continuando sulla Provinciale 39 si raggiunge Armeno, ai piedi del Mottarone. Presso il cimitero si trova la Chiesa di Santa Maria Assunta, importante esempio di romanico lombardo, citata già nel XII secolo come dipendenza della pieve di San Giulio. La facciata è costruita in blocchi squadrati di sasso con un portale arricchito da capitelli e colonne decorate con fregi medievali. La chiesa contiene interessanti affreschi del XV secolo e una celebre Trinità tricefala, un raro esempio di raffigurazione antropomorfa, sopravvissuto ai divieti del Concilio di Trento. Ad Armeno ha sede anche il Museo degli Alberghieri, dedicato alla professione che tanti abitanti del paese hanno intrapreso negli anni passati girando così tutto il mondo. Dalle località collinari si scende sul lago a Pettenasco, vivace centro sviluppatosi sulla piana alluvionale creata dal torrente Pescone. La Chiesa di Sant’Audenzio e Caterina fu costruita nel 1778 sulla cappella romanica di Sant’Audenzio, di cui si conserva il campanile, uno dei più antichi dell’intera riviera, edificato in ciottoli disposti in modo irregolare e rinforzi angolari con blocchi squadrati. Fa parte del circuito dell’Ecomuseo Cusius il Museo dell’Arte della Tornitura del Legno, che ha sede nei locali di un’antica torneria sulla Roggia Molinara e raccoglie un repertorio di oggetti, attrezzi e macchinari provenienti da vari opifici e laboratori attivi in passato nella zona. In direzione sud si giunge a Orta San Giulio, rinomata destinazione turistica, il cui nome deriva dal santo evangelizzatore inviato nel IV secolo dall’imperatore Teodosio a combattere l’eresia ariana. Centro longobardo e poi franco passò nelle mani dei vescovi di Novara che ressero le sorti del feudo per oltre cinquecento anni, fino all’arrivo dei Savoia nel 1817. Il borgo si raccoglie intorno a piazza Motta, salotto cittadino affacciato sul lago, dove sorge il Palazzo della Comunità: risalente al 1582, qui si riuniva il consi58
Le Riviere del Lago d’Orta
glio generale della Riviera d’Orta; le pareti esterne sono decorate con gli stemmi di alcuni vescovi di Novara che si succedettero nel governo della zona. Il dipinto sopra la porta che raffigura la Giustizia, testimonia il ruolo del palazzo. Dalla piazza parte una stradina selciata e gradinata, la salita della Motta, lungo la quale troviamo alcuni dei più antichi palazzi ortesi come Palazzo Gemelli, costruzione tardo rinascimentale con bel giardino all’italiana e facciata impreziosita da decorazioni a fresco, e la Casa dei Nani, la più antica casa di Orta che pare risalire al XIV secolo. È arrichita da colonnine in granito che sostengono un architrave in legno, da quattro piccole finestre e da affreschi che raffigurano l’Annunciazione, l’Ascensione e la Madonna col Bambino. La via termina con la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, edificata nel 1485 e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo. L’interno barocco custodisce pregevoli opere di Giulio Cesare Procaccini, il San Carlo alla processione della peste di Milano di Giovan Battista Cantalupi nella Cappella del Rosario, nel presbiterio invece è conservata una tela con Angeli musicanti attribuita al Morazzone. Sulle pareti opere del Legnanino, Bianchi e Abbiati. Proseguendo lungo la salita, si raggiunge il Sacro Monte di Orta, patrimonio Unesco e Riserva Naturale Speciale, posto in posizione panoramica sull’abitato di Orta e sul lago. Il Sacro Monte è un complesso religioso formato da una serie di cappelle, una chiesa e un convento, nato per volontà dell’Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo e dell’abate novarese Amico Canobio. L’opera fu iniziata nel 1591 e si concluse nel 1790, nell’area dove sorgeva la preesistente Chiesa di San Nicolao, di origine medievale. Si caratterizza per un percorso devozionale che racconta la vita di San Francesco d’Assisi in
59
Le Riviere del Lago d’Orta venti cappelle, riccamente decorate da affreschi e gruppi statuari in grandezza naturale, realizzati in terracotta dipinta con grande realismo ed efficacia drammatica. Lavorarono qui alcuni dei più importanti maestri d’arte lombarda che si occuparono delle decorazioni: il Morazzone, Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, il Legnanino, i Fiammenghini. Le sculture invece sono opera di Cristoforo Prestinari, Dionigi Bussola e Carlo Beretta. Da piazza Motta partono le imbarcazioni che conducono in una manciata di minuti all’Isola di San Giulio, meta di visita irrinunciabile e luogo d’incanto in mezzo al lago. Qui la Basilica di San Giulio è di origini antichissime: il tempio primitivo viene fatto risalire al IV-V secolo, ma l’aspetto attuale la colloca nell’XI-XII secolo, con una ricostruzione di impianto romanico che la annovera tra i più importanti edifici del Piemonte in questo stile. Il monumentale campanile è dell’XI secolo. L’interno ha pianta a croce latina a tre navate absidate con matronei e transetto sopraelevato, riccamente decorato e quasi interamente affrescato. Nella navata destra sono degni di nota alcuni affreschi del XV secolo attribuiti alla scuola di Gaudenzio Ferrari. Figure di Santi ornano i pilastri: il più antico è quello che raffigura il Martirio di San Lorenzo (XIV secolo). Addossato ad un pilastro della navata sinistra, c’è il celebre ambone in serpentino grigio-verde di Oira, capolavoro di arte romanica, dove sono rappresentati i simboli degli Evangelisti, alternati a scene di lotta tra il bene e il male. Il personaggio con mantello e bastone si suppone sia l’abate Guglielmo da Volpiano, nato sull’isola nel 962. Nella cripta in un’urna argentea sono conservate invece le spoglie di San Giulio. La visita all’isola prosegue sull’unica via che invita alla preghiera e alla meditazione. Si passa accanto all’Abbazia Benedettina Mater Ecclesiæ, un tempo Palazzo dei Vescovi, poi seminario diocesano, oggi sede dell’importante monastero femminile di clausura. Prendiamo ora un battello e raggiungiamo la riva occidentale del lago dove sorge Pella. Qui emergono ancora oggi tracce di fortificazioni medievali 60
Le Riviere del Lago d’Orta che caratterizzano il profilo del paese. In località Prorio, dove attracca il battello e affacciato sul lago si trova il Complesso romanico di San Filiberto: la chiesa, dalla semplice facciata a capanna con abside poligonale, ha subito importanti rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Dell’impianto romanico resta solo il campanile in blocchi di serizzo con bifore, monofore e fregi di archetti pensili. Salendo verso il borgo di Pella, in posizione arretrata rispetto alla costa, sorge la Parrocchiale di Sant’Albino (1591); da qui si attraversa il torrente Pellino su un ponte in pietra a schiena d’asino (1578) che in passato collegava la chiesa al cimitero di San Rocco. Scendiamo verso sud per raggiungere San Maurizio d’Opaglio, vivace centro industriale specializzato nella produzione idrico-sanitaria. La Parrocchiale di San Maurizio fu fondata nel 1568, con ampliamenti negli anni successivi; conserva nel catino absidale affreschi di Giovan Battista Cantalupi raffiguranti la Gloria di San Maurizio. L’Oratorio e la Fontana di San Giulio sono immersi in un bosco nella località Opagliolo. Sotto il portico che conduce alla chiesa scaturisce una sorgente da sempre oggetto di devozione. Unico al mondo nel suo genere è il Museo del Rubinetto, inserito nel circuito dell’Ecomuseo Cusius: qui sono conservati oggetti d’epoca e pannelli descrittivi che trattano temi quali l’impiego dell’acqua per l’alimentazione, l’igiene personale, il lavaggio di indumenti e lo smaltimento dei rifiuti, in un percorso storico scandito dalle più importanti innovazioni tecnologiche. L’itinerario prosegue e si arriva a Pogno, altro centro specializzato nella produzione di rubinetti. Fu sicuramente borgo fortificato, come testimoniano i resti del castello. La Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo fu costruita nel Seicento su un precedente edificio romanico e ulteriormente ampliata un secolo più tardi. La struttura è dotata di un alto campanile in pietra grigia.
61
Le Riviere del Lago d’Orta
Raggiungiamo quindi Soriso, che si estende su una morenica a sud del Lago d’Orta. Al centro del paese troviamo la Parrocchiale di San Giacomo di origini medievali che oggi si presenta come una costruzione barocca a navata unica interamente circondata da un peristilio sostenuto da 36 colonne di granito. Di pregio i tre grandi teleri del coro raffiguranti la vita di San Giacomo, dipinti da Tarquinio Grassi nel 1733. Il centro storico conserva alcuni edifici di valore come Palazzo Ravizza e Villa Mongini. Interessante anche l’Oratorio della Beata Vergine della Gelata, situato fuori dall’abitato, con un bell’affresco di Tommaso Cagnola del 1490. Ci spostiamo poco più a sud e arriviamo a Gargallo, centro a vocazione industriale e artigianale, già citato nell’XI secolo; merita una visita la Parrocchiale di San Pietro di
62
Le Riviere del Lago d’Orta origine romanica ma rimaneggiata nel corso del XVIII secolo. Conserva nella cappella del Rosario affreschi del Cantalupi da Miasino raffiguranti i Misteri del Rosario; nel coro invece è custodito un affresco di Defendente Peracino del Cristo Risorto. Ultima tappa dell’intinerario è Briga Novarese, borgo di antica fondazione frequentato da popolazione celto-liguri nel Neolitico, quindi dai romani, come testimoniano i molti ritrovamenti archeologici. A nord-est dell’abitato sulle colline troviamo i resti di un Castello altomedievale appartenuto ai conti di Biandrate e probabilmente distrutto verso la fine del Duecento; con il materiale recuperato e l’uso parziale delle fondamenta nel 1594 si ricostruì l’antico Oratorio di San Colombano con pregevoli affreschi. Merita una sosta la Cappella romanica di San Tommaso, posta in posizione elevata a presidio della Via Francigena, databile intorno all’XI secolo. È a navata unica con abside semicircolare; la facciata a capanna è stata sopraelevata nel 1918. All’interno l’abside conserva pregevoli affreschi della prima metà dell’XI secolo raffiguranti la Vergine e gli Apostoli, la colomba, gli Angeli e Gesù con i simboli degli Evangelisti, probabilmente realizzati da monaci pittori. In centro troviamo la Parrocchiale di San Giovanni Battista il cui nucleo originale risale al XII secolo ma rimaneggiata nel Cinquecento.
63
LICEO ARTISTICO MUSICALE e COREUTICO
FELICE CASORATI
Per tutte le informazioni di carattere turistico visita i siti www.turismonovara.it e www.distrettolaghi.it o contatta info@turismonovara.it @atlnovara Novara e provincia una finestra sul territorio © Tutti i diritti sono riservati all’Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara e alla Provincia di Novara. Nessuna parte dell’opera può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo, sia elettronico, meccanico, fotografico o altro, senza preventivo consenso scritto da parte del proprietario del copyright. In collaborazione con gli allievi e i docenti del Liceo Artistico Musicale e Coreutico “F. Casorati” di Novara e di Romagnano Sesia. Si ringraziano: Andrea Bagnati, Maria Bagnati, Marina Cremonini, Susanna Galfrè, Ilaria Fornara, Mario Moscotto, Alice Salerno, Ilaria Zanellato. Si declina ogni responsabilità per eventuali errori e/o inesattezze e, pur garantendo la massima affidabilità dell’opera, non si risponde di danni derivanti dall’uso dei testi contenuti né tantomeno da involontari refusi o errori di stampa.