In Viaggio nel Novarese #4_2021

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In Viaggio nel Novarese Percorsi turistici e curiosità


In Viaggio nel Novarese

Sommario

Redazione progetto editoriale ATL della Provincia di Novara

Presentazione 5

Grafica Full Print Srl Foto Andrea Carini, Giorgio Perottino, Elisabetta Porporato e Franco Voglino, Federica Beretta, Nicola Farise, Giovanni Malgherini, Enrico Cinquini, Paolo Migliavacca, Federico Barra, Carlo Sguazzini, Mario Finotti, Museo Civico Archeologico Etnografico «C. G. Fanchini» di Oleggio. Illustrazioni Marina Cremonini, Gabriele Genini, Andrea Longhi Copertina Vigne e panorama di Mezzomerico, Carlo Sguazzini.

Itinerari d’arte nel Novarese Le Terre Monaci 6 Oltre il chiostro. Strade, incontri e confronti 7 Itinerario Antonelliano nel Novarese 9 Ghemme: Scurolo della Beata Panacea 10

Passeggiate in famiglia nel Novarese Suno e l’anello dei cavalli 14

In bici nel Novarese Da Novara alle Colline Moreniche

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Museo Civico Etnografico Archeologico “C.G. Fanchini”

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I Musei del Novarese

#ilmionovarese Le vostre foto del nostro Novarese più bello!

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Il gusto del Novarese Frittura alla Novarese 28

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Presentazione Ecco il numero di Agosto de In Viaggio nel Novarese, il magazine che racconta gli itinerari, la natura, la cultura, i sapori del nostro territorio e una narrazione per immagini grazie ai nostri follower e lettori.

Ci prendiamo una piccola pausa e il prossimo numero uscirà a Settembre. Non ci fermiamo però con il resto delle attività: il nostro ufficio è sempre aperto da lunedì a domenica, il sito è costantemente aggiornato così come i nostri profili social, quindi…

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Buona lettura e buona estate! Arrivederci a Settembre!

La Presidente Maria Rosa Fagnoni

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Itinerari d’arte nel Novarese

Oltre il chiostro. Strade, incontri e confronti Parlare di monasteri nel Novarese vuol dire anche evocare una dimensione che spesso travalica i confini che oggi sono percepiti per questo territorio, oppure chiamare in causa un intreccio di voci e interlocutori che lascia intravedere il ruolo che tali realtà hanno avuto soprattutto il Medioevo. Oltre il chiostro il peso di un monastero si misura in primo luogo dall’ampiezza della sua rete patrimoniale: terreni, corsi d’acqua, alpeggi e castelli, chiese e cascine, diritti di pascolo, di pedaggio o di mercato… come ad esempio per Arona, e il monastero dei Santi Felino e Graziano, fondato dal conte Amizone, o Adamo, del Seprio nel X secolo ed affidato ai Benedettini.

Le Terre Monaci Il Novarese possiede un patrimonio culturale straordinario: ogni borgo, anche il più piccolo, conserva testimonianze architettoniche e artistiche che meritano di essere conosciute ed apprezzate. Con il progetto In viaggio nel Novarese, l’ATL della Provincia di Novara prosegue l’opera di promozione proponendo il nuovo itinerario Terre dei Monaci nel Novarese. Attraverso i “paesaggi monastici”, con particolare attenzione all’età medievale, si accompagnerà il visitatore, dalla pianura alla collina novarese, alla scoperta di monasteri e delle loro dipendenze, di canoniche, di esperienze conventuali o di vita religiosa comunitaria, mettendoli in rapporto con il paesaggio, con le risorse economiche (terre, boschi, baragge, vigneti) e le infrastrutture (mulini, canali) che i monaci hanno saputo sapientemente sfruttare o attivare sul territorio. Pubblichiamo il terzo itinerario.

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Oggi la veste barocca della ex chiesa abbaziale – per duecento anni ci sono stati i Gesuiti – non riesce del tutto a nascondere le tracce di un passato imponente, legato a doppio filo, a partire dal XV secolo, con la famiglia Borromeo, e richiamato, ad esempio, dal raffinato altare rinascimentale contenente le reliquie dei due santi titolari. Preziosi resti degli antichi spazi claustrali – frammenti di colonnine in marmo rosato di Candoglia, oppure le lunette scolpite conservate presso il Lapidario della Canonica – fanno rimpiangere la perdita pressoché totale di un complesso monastico che vantava possedimenti sparsi dalla Bassa – ad esempio la chiesa di San Vito di Cavagliano (Bellinzago N.se), oggi più nota per i suoi notevoli affreschi del XV-XVI secolo – fino ai più lontani versanti alpini valsesiani, a Rima, passando per Bogogno, e quindi Pombia, tra le colline che guardano il Ticino e sentono la prima brezza di lago. La documentazione attesta la presenza dei monaci di Arona presso la dipendenza pombiese di San Martino, ancora oggi testimoniata da una piccola chiesa romanica a tre navate, non lontana dalla più massiccia mole della chiesa di San Vincenzo, con il poderoso avancorpo impostato su un solo grande arcone. Qui, come del resto in Valsesia, l’abbazia intrecciava le sue vicende con la potente famiglia dei Conti di Pombia, e si presentava come importante attore territoriale, che nel 1173 riesce ad estendere il suo controllo anche sul monastero benedettino di Fontaneto, altro luogo riferibile – alle sue origini – ad una sfera di potere decisamente sovraterritoriale. È il visconte Gariardo, fedele del marchese Adalberto di Ivrea, a fondare il cenobio nel 908, legandolo al mercato che mensilmente si tiene nel borgo. Dell’antico cenobio, che dopo il Mille figura situato all’interno del castrum del luogo, oggi restano tracce che si sono integrate con il progressivo sviluppo dell’insediamento di Fontaneto: scomparsa l’antica chiesa abbaziale, alcune preziose testimonianze scultoree


Itinerari d’arte nel Novarese

Itinerario Antonelliano nel Novarese La dialettica fra fondazioni monastiche e potere episcopale – materializzato nella rete di centri battesimali e, poi, pievi e parrocchie – sa spesso essere vivace, anche perché sono in gioco competenze e influenze dai risvolti territoriali monto concreti. Il respiro di questo rapporto si fa straordinariamente ampio quando le fondazioni monastiche sono legate a enti fuori dal territorio, talvolta molto lontani, oppure muovono i primi passi stimolate dai grandi poteri centrali: tutto questo lo si ritrova, in una superba cornice ambientale, a Massino Visconti, risalendo il versante del monte di San Salvatore, affacciato sul Verbano. Prima, nell’865, l’imperatore Ludovico II e il monastero di San Sisto di Piacenza, poi il potente vescovo di Vercelli Liutvardo, quindi l’abbazia svizzera di San Gallo, uno dei punti cardinali del monachesimo europeo: il controllo sul luogo, “fertile d’olio e di vino”, passa di mano di mano fino a divenire luogo simbolo per la nascente potenza famigliare dei Visconti, e nel frattempo va articolandosi con la progressiva costruzione di tre chiese romaniche al di sotto di quella sommitale del Salvatore, in un fervore architettonico e decorativo che lascia testimonianze pittoriche di pregio.

altomedievali reimpiegate nell’oratorio di San Sebastiano raccontano comunque di una cultura figurativa ben inserita nel suo orizzonte di IX-X secolo. Il monastero nei suoi anni migliori si confronta con un’altra sfera istituzionale che modella il territorio in chiave religiosa, e questo dialogo è un elemento costante che spesso ritorna durante il Medioevo, qui come altrove. “In una selva lungo un fonte presso le Alpi”, nel vicino villaggio di Suno, vengono infatti portate da Arles le reliquie di San Genesio, ed intorno ad esse si sviluppa un centro battesimale che è uno dei presidi del sistema di cura d’anime che innerva tutto il Novarese. Nel 1132 la pieve di Suno è riconosciuta dal vescovo Litifredo come punto di riferimento per le comunità cristiane della zona, dotata com’è di un battistero a pianta ottagonale che ripropone uno schema planimetrico dalle forti valenze simboliche (l’ottavo giorno, il giorno della Risurrezione). Una struttura che nel Novarese trova straordinarie testimonianze ancora pienamente fruibili, dal battistero della cattedrale, a quelli di Agrate e di Cureggio, dove alla struttura romanica in pietra si affiancano gli allestimenti museali dello Spazio Multimediale TAM, che racconta la storia di questo territorio fra antichità e Medioevo. 8

Molte altre sono le piccole e grandi fondazioni che, documentate dalle fonti scritte, gettano ponti e tracciano strade verso realtà dislocate: i monaci canavesani di San Benigno possiedono la chiesa di San Martino di Obbiate, presso San Pietro Mosezzo e mettono a profitto terreni a Casalgiate, dove condividono la scena con i canonici valdostani del San Bernardo, mentre i benedettini di San Sisto di Piacenza sono di casa a Cameri, a Trecate... l’elenco potrebbe continuare, soprattutto in una terra, come il Novarese, che si colloca a cerniera fra pianura e montagna, fra Piemonte e Lombardia, stretta da grandi fiumi che per millenni hanno attratto e accompagnato uomini e idee.

Inquadra il QR Code e collegati al sito dell’ATL della Provincia di Novara per conoscere i 5 percorsi di Terre dei Monaci nel Novarese

Alessandro Antonelli nasce a Ghemme nel 1798 e viene considerato con Guarino Guarini (1624-1683) e Filippo Juvarra (1678-1736) uno dei tre architetti che nel corso di tre secoli hanno lasciato un’impronta indelebile della propria creatività in Piemonte. È attraverso la narrazione di storie, la lettura di documenti e lettere, l’osservazione di disegni e progetti che emerge la figura di una personalità unica che sapeva unire l’estetica della perfezione classica alla sperimentazione tecnica. Geniale nelle intuizioni, dalla volontà di ferro, scrupoloso in ogni dettaglio delle sue opere, di cui seguiva personalmente l’avanzamento dei lavori, era attratto sopra ogni altra cosa dalle altezze, una tensione continua verso il cielo come ben testimonia l’opera novarese sua più famosa, la Cupola di San Gaudenzio. Prosegue dunque il racconto del nostro Itinerario Antonelliano, di uno dei nove comuni che ospitano una testimonianza architettonica, anche questa volta descritta da storici locali e studiosi, accompagnata dai bellissimi disegni dei nostri Urban Sketcher.


Itinerari d’arte nel Novarese

La disponibilità finanziaria era al tempo determinata esclusivamente da un lascito di 15.000 lire ricevuto dal benestante ghemmese Francesco Stoppani. Soprattutto la Fabbriceria si preoccupava che la costruzione venisse ultimata in otto anni pena la decadenza del lascito e temeva che la popolazione non potesse contribuire adeguatamente a causa del flagello dell’oidio nei vigneti che in quegli anni aveva avuto uno sviluppo catastrofico. Ma l’appello dell’arciprete Teologo Felice Rossari di portare ogni anno sul sagrato della chiesa una parte del raccolto ebbe un effetto insperato e alla fine fu raggiunta la somma di 23.555 lire che permisero di saldare tutto il debito per la costruzione. Le spese ammontarono a 41,317,23 lire e molte furono le prestazioni gratuite. L’Antonelli si accontentò di un compenso di 400 lire, meno dell’1% del costo di costruzione.

Forse quest’ultimo edificio lo colpì in modo speciale se in effetti ritroviamo i primi disegni di edifici rotondi durante il suo soggiorno a Roma. I suoi progetti di “rotonde” diventano man mano sempre più consistenti: dall’edificio circolare che doveva accogliere il Sacro affresco del Crocifisso di Boca al primo progetto per la Parrocchiale di Oleggio, o della nuova cattedrale torinese nel progetto di risistemazione di Piazza Castello e l’impianto del Caffè del Progresso di Torino primo edificio civile antonelliano realizzato con ambiente a forma circolare. Ma è con gli edifici ecclesiali che il modello a pianta centrale che si identifica la sua opera: Castellamonte, non ultimata per l’enorme esborso richiesto, la Rotonda di Sant’Alessandro a Fontaneto, la chiesa del cimitero di Maggiora e San Gaudenzio a Novara, il più alto edificio in muratura del mondo. Come nel coevo progetto di Vespolate lo Scurolo della Beata Panacea di Ghemme di forma rotonda si inserisce armonicamente nel contesto della chiesa parrocchiale su uno dei due lati della croce latina, staccato da questa ma compenetrato nella stessa, tanto da farne parte importante elevandosi sopra l’antica sepoltura.

Nel progetto di Ghemme Antonelli porta le sue precedenti esperienze progettuali che hanno come riferimento edifici di forma circolare. Chissà se l’influenza di un suo maestro, il Bonsignore che progettò la Gran Madre a Torino, o di Andrea Palladio che nel 1570 progettò “La Rotonda” notissima villa vicentina, ma certamente Michelangelo e Bramante oltre al Pantheon romano possono aver condizionato l’Antonelli.

Al progetto dello Scurolo panasiano Antonelli abbinò anche una proposta di risistemazione dell’intera area della casa parrocchiale e della piazza antistante con la demolizione di antichi edifici e la realizzazione di porticati racchiudenti l’intera area. Era un suo vezzo quello di inglobare nei progetti non solo l’edificio commissionato, ma la sistemazione delle aree circostanti. La mancanza di fondi congelò questo

nativo di Ghemme per tale incarico. Quando l’Antonelli presentò il preventivo di 40.000 lire la Commissione fu molto perplessa, tanto che si ventilò la possibilità di affidare l’opera ad altro tecnico per un progetto più modesto che non superasse la somma di 20.000 lire.

Ghemme Scurolo della Beata Panacea Il 14 Luglio 1798 nella casa di abitazione di famiglia situata nel quartiere Ruga Ferrera sull’attuale Via Novara al n° 8 vide la luce Alessandro Antonelli dal Notaio Costanzo e da Angela Bozzi secondogenito di 11 figli. La casa è ora di proprietà della famiglia Rossi. Il Notaio Costanzo Antonelli (1754-1816), originario di Maggiora, ottenuta la Regia Patente il 14 dicembre 1774 scelse di esercitare la professione a Ghemme. Il primo atto da lui redatto porta la data 5 febbraio 1775. Nel volume Ghemme al tempo degli Antonelli di Piero Zanetta edito a cura dell’Amministrazione Comunale di Ghemme nel 1988, l’autore traccia una ipotesi motivata sulla scelta di Costanzo, legandola a una serie di fatti e di circostanze descritti in modo sufficientemente analitico. In conseguenza degli avvenimenti seguiti alla Rivoluzione Francese Costanzo Regio Notaio non era più ben visto e probabilmente non condivideva appieno le decisioni dei nuovi amministratori per cui il 19 settembre 1800 scrisse una lettera di dimissioni all’Amministrazione comunale accampando ragioni di salute. Circa un mese dopo gli 10

fu comunicata l’interdizione perpetua all’esercizio della funzione notarile. Si ritirò nella casa di famiglia a Maggiora dedicandosi all’amministrazione delle molteplici proprietà. Dopo la nascita degli altri figli il 3 dicembre 1809 si trasferì a Milano anche per dare la possibilità di studiare a tutta la sua prole. Alessandro cominciò a dedicarsi allo studio del disegno frequentando l’Accademia di Brera. Dal 1820 frequentò la Regia Università di Torino laureandosi in architettura civile nel 1824, nonostante un piccolo incidente di percorso: al IV corso fu rimandato all’esame di meccanica. Un lungo soggiorno a Roma ed uno più breve a Firenze gli consentirono di conoscere molte persone e di perfezionarsi nell’attività di Architetto. Dal 1841 al 1856 insegnò architettura, prospettiva e ornato all’Accademia Albertina a Torino e nel 1863, mentre a Novara si stava completando la costruzione della Cupola di San Gaudenzio ebbe l’incarico di porre mano ad un progetto per un imponente scurolo a Ghemme che potesse accogliere degnamente le sante spoglie della Beata Panacea. Si era formata una apposita Commissione che si rivolse all’ormai celebre architetto


Itinerari d’arte nel Novarese

ulteriore progetto e la comunità parrocchiale si limitò a finanziare la costruzione dello Scurolo. La prima pietra fu posata venerdì 6 maggio 1864, festa patronale della Beata Panacea per mano del Vescovo di Novara Giacomo Filippo Gentile; il presule donò in quella occasione la sua croce pettorale. La presenza di Antonelli nel corso dei lavori non fu costante, anzi si può definire abbastanza limitata, ma aveva provveduto a porre alla direzione dei lavori in cantiere Giacomo Calcagni, suo uomo di fiducia. Scelse persone di estrema fiducia anche dove c’era bisogno di maestranze specializzate trasferendole dal suo cantiere di Novara, come lo stuccatore luganese Achille Scala e il fornitore dei graniti Davide Pirovano. Ma la scelta più oculata la fece per la fornitura dei laterizi. Aveva estrema fiducia nei fornacieri Bottacchi che avevano fornaci a Ghemme, Luino, Gargallo e Novara. Una lettera redatta dallo stesso Architetto Alessandro Antonelli indirizzata a Giuseppe Bottacchi testimonia tale fiducia: “[…] Fin dall’anno 1831, tornato da Roma, ebbi occasione di constatare la bontà dell’argilla e la lodevole diligenza con cui suo zio Teodosio si distingueva fra i produttori. Nella costruzione poi della Cupola di San Gaudenzio, dell’Ospedale Maggiore, della rinnovazione del Duomo, e di altri edifizi tanto in Novara che nell’Agro Novarese da me disegnati e diretti fui sempre lieto quando potei di preferenza impiegare materiali della fornace Bottacchi tanto pel buon impasto che per regolare forma e conveniente cottura, cose che contribuiscono efficacemente alla buona riuscita delle costruzioni, massime se slanciate leggiere ed elastiche... Suo dev. affez. Prof. Alessandro Antonelli” A Ghemme si dice che il sommo architetto per verificare la bontà dei mattoni e la loro idoneità ad essere impiegati nelle sue estremamente ardite costruzioni, si recava personalmente in fornace e quando i mattoni venivano sfornati ne prendeva alcuni a campione e li batteva l’uno contro l’altro per sentirne il suono. Se non era di suo gradimento scartava l’intera partita. Il 6 maggio 1869 il Vescovo Giacomo Filippo Gentile impartì la benedizione delle opere murarie ultimate. La presenza dell’Antonelli in quella occasione è testimoniata dal dipinto del pittore Antonio Borgni che ritrasse una sua visita in cantiere. Nel novembre dell’anno successivo si trattenne a Ghemme per dare istruzioni a Pietro Rossi, marmista, per la costruzione del tempietto e dell’altare. Le solenni funzioni per l’inaugurazione dell’opera si tennero dal 16 al 18 agosto dell’anno 1875, presiedute da 12

Mons. Angelo Ballerini, patriarca di Alessandria d’Egitto, con la presenza dei vescovi di Vigevano, di Biella e dell’ausiliare di Novara. La processione transitò per tre ore in tutte le vie del paese accompagnando le reliquie della Beata Panacea che furono poi traslate nell’urna sopra il nuovo altare nel magnifico scurolo. Antonelli era presente ed appose per primo la firma in qualità di testimone in calce all’atto notarile. Altra pregevole opera ideata dall’Antonelli e presente a Ghemme è un tronetto portatile da utilizzare nelle processioni per il trasporto delle statue di San Rocco e della Madonna del Rosario. Intagliato dallo scultore prof. Francesco Sella fu riccamente indorato dal Ravetta di Novara. Nella prima domenica di ottobre del 1888 la statua della Madonna del Rosario, anch’essa scolpita dal Sella, nel tronetto antonelliano veniva portata solennemente in processione, ed in quei giorni l’Architetto Alessandro Antonelli stava concludendo la sua insigne esistenza. Già nel 1878 in occasione del suo 80° compleanno il Conte Tornielli, Presidente del Circolo Vanchiglia invia al Sindaco di Ghemme un telegramma: “Torinesi festeggianti Antonelli mandano fraterno saluto nobile Ghemme patria sommo architetto”. E il 14 ottobre da Torino dove era Sindaco l’avv. Melchior Voli arriva il telegramma che annuncia l’aggravarsi delle condizioni di salute: “Stato salute insigne Antonelli sempre grave minaccioso malgrado lieve miglioramento; comunicai suo telegramma illustre infermo che vivamente commosso affettuosa dimostrazione terra natale ringrazia cordialmente vossignoria e Concittadini”. Morì il 18 ottobre del 1888 nella sua casa di abitazione in via Vanchiglia a Torino. Mauro Agabio Imazio


Passeggiate in famiglia nel Novarese

Suno e l’anello dei cavalli Escursione molto piacevole di media difficoltà che porta tra pascoli di cavalli e filari di viti collinari lungo il territorio del comune di Suno, nel cuore della zona collinare del Pianalto novarese. Località di partenza e di arrivo: Suno (250 m.) Quota massima: 300 m. Dislivello: 60 m totali Lunghezza: 13 km totali Tempo di percorrenza: 4 ore totali al netto delle soste Tipologia di percorso: misto (asfalto, sterrata) Segnaletica: assente, qualche tratto lungo il PercorsoVita; altri lungo il percorso del Suno Wild Race Trail Acqua: fontane solo in Suno Periodo consigliato: tutto l’anno anche con neve Come arrivare: 24 km a nord di Novara; dalla A26 uscita Borgomanero, direzione “SP229 Novara”, a seguire “SP22 Suno”; parcheggi in Via Europa (cimitero). – In autobus linea Novara-Borgomanero (www.safduemila.com). 14

Informazioni: www.turismonovara.it www.comune.suno.novara.it L’itinerario: Dall’ampio parcheggio nei pressi del cimitero si ha una prima visuale di Suno e del suo castello. Si imbocca Via San Michele che parte proprio a fianco del parcheggio per salire verso il borgo. Ad una netta curva verso destra si trova un bell’edificio in mattoni, si continua lungo la via passando davanti ad una edicola sacra fino ad arrivare all’incrocio con la più grande Via Castello. Si prende a sinistra in leggera salita passando accanto agli edifici, alcuni ben restaurati, che facevano parte dell’antico borgo che circondava il castello nel XIV-XV secolo. La via si allarga davanti al castello, costruito nel tardo Ottocento su un precedente forte medievale e circondato da un ampio parco. La parte posteriore, dove si eleva la torre, è oggi una residenza per anziani. Andando per qualche passo verso sinistra lungo Via Olmi si può vedere un antico affresco. Il percorso prende invece a destra lungo la stretta via acciottolata, Via Dottor Brigatti, che in discesa porta ad un bel ponte di pietra. Oltre il ponte si prosegue dritti passando accanto ad un edificio in pietra dall’aria antica per arrivare alla più ampia Via Matteotti che va seguita verso destra per arrivare ad una piazzetta triangolare, Piazza XIV Dicembre, su cui si affacciano il Municipio e la grande chiesa parrocchiale settecentesca dedicata alla Santissima Trinità. Si passa

proprio davanti al Municipio per prendere a sinistra Via San Carlo. Quando la strada si biforca ci si tiene a sinistra su Via Santa Maria passando alle spalle della chiesetta per attraversare Via Vigne proseguendo dritti lungo Via Arona fino a superare l’Enoteca Stile Divino, per prendere la strada a destra (cartello Percorso-Vita a rovescio) nei pressi di alcuni prati, superando la postazione numero 11 del percorso ginnico. La strada asfaltata diventa sterrata all’altezza dell’ultimo edificio e prosegue dritta attraverso i campi. All’altezza di un muraglione si prende a destra passando davanti alla postazione numero 10 del percorso-vita. Sempre dritta, la sterrata porta in località Fornace dove, come dice il nome, si trovava una fornace per la cottura dei mattoni, e dove si cominciano a vedere i primi allevamenti di cavalli. Giunti all’asfalto lo si segue verso destra lungo un bel tratto tra pascoli aperti, toccando la postazione numero 9

del percorso-vita, fino all’angolo con Via Conturbia 4-8, dove si prende a sinistra sulla sterrata. Si supera un agriturismo e sempre tra i campi si procede con andamento sinuoso

fino alla località Andorno, dove si tocca l’asfalto. Si prende ora a sinistra la sterrata che sale dolcemente verso le colline e i primi vigneti, tenendosi sempre sul tracciato più dritto ed evidente. Dopo un breve tratto che passa sull’acciottolato in trincea ci si trova sulle alture, tra i filari di viti. Soprattutto dopo una curva a novanta gradi verso destra, in cui si trova uno dei segni del Suno Wild Race Trail (un omino che corre, indica una gara di corsa con due percorsi: da 21 e 14 km) si percorre un bellissimo tratto tra viti a destra e boschi di betulle a sinistra, magnifico da percorrere in autunno quando i colori gialli e rossi ravvivano il paesaggio, mentre all’orizzonte appare grandioso il

massiccio del Monte Rosa. Quando questa sterrata termina a T, sulla destra si trova l’Osservatorio Astronomico Galileo Galilei, dove vengono organizzati corsi e workshop oltre a serate di osservazioni pubbliche, soprattutto in concomitanza con eventi straordinari come eclissi e passaggi di comete (info: www.osservatoriogalilei.com). Si va a sinistra, sempre su piacevole sterrata, ma quando si


Passeggiate in famiglia nel Novarese

Vino: quello prodotto nella zona attraversata è il Colline Novaresi Nebbiolo DOC, ottenuto da uve nebbiolo in purezza affinato per 18 mesi in botti di rovere francese; il vino rosso si presenta elegante e raffinato con carattere e struttura, ma non eccessivamente corposo, con note fragranti e floreali. Altre tipologie di vini vengono prodotte in questo territorio; tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte www.consnebbiolialtop.it.

entra in un bosco si deve prendere a destra all’altezza di due grossi paracarri che riportano entrambi il logo del Suno Wild Race Trail. La sterrata procede drittissima bordata da viti e boschetti, fino a diventare asfaltata e sbucare su una via più ampia. Si prende l’asfalto a sinistra ma pochi passi dopo lo si abbandona per una sterrata a destra (segno del Suno WRT) che si inoltra lungo un tratto più boscoso del Motto Frei, diventando più stretta e disagevole. Lungo questo tratto una breve deviazione verso sinistra porta alla Preja da Scalavè, un masso erratico (fare attenzione a seguire il sentiero, non sempre chiaro).

Questa via termina contro una sterrata più ampia, seguendo la quale verso sinistra porta alla Cascina Costabella e ai suoi cavalli. Sempre su sterrata si aggira il grande allevamento procedendo ancora dritti. All’altezza della Cascina Colombera la via diventa asfaltata, passa accanto alla frazione Imperio per arrivare alla frazione la Piana. 16

Tra le abitazioni si prende a sinistra Via Toppie, tornando sulla segnaletica del percorso-vita e passando davanti alla postazione numero 5. Dopo la frazione si passa in un altro tratto aperto con vigneti per poi arrivare ad un semaforo sulla SP19. Si prende a destra (attenzione, nessun marciapiede) per un centinaio di metri per poi girare a sinistra verso la Pieve di San Genesio. Si torna ora sulla provinciale ma per fortuna la postazione numero 3 del percorso-vita permette di evitare l’asfalto facendo passare su prato. Dopo la postazione si attraversa la provinciale per entrare nel parcheggio che porta finalmente alla pista ciclo-pedonale e ad un bel parco giochi nei pressi dei campi sportivi (fontana). Attraversato completamente il parco giochi si prosegue su ciclo-pedonale superando le prime postazioni del percorsovita fino ad entrare in paese nei pressi di una rotonda stradale dominata dalla barocca Villa Biscaretti di Ruffia, e dal monumento ai caduti. Alla rotonda si va a sinistra per Via Stazione per prendere quasi subito a destra Via Castello. Pochi passi e ci si ritrova all’imbocco di Via San Michele, già percorsa all’andata e che riporta al parcheggio del cimitero. Consigli per i baby escursionisti Escursione adatta a bambini sopra i 5 anni o così piccoli da poter essere portati a spalla, non accessibile a passeggini. Purtroppo buona parte del percorso all’interno del comune di Suno è privo di marciapiedi: pur essendo vie poco trafficate si presti attenzione, soprattutto ai più piccoli. Per altri suggerimenti di itinerari da fare con i bambini visita il sito www.turismonovara.it

Per saperne di più: mangiare e bere Fidighina: un insaccato ottenuto dal fegato di maiale tritato finemente e mescolato a grasso e altri carni (di maiale o manzo), e insaporito con sale, salnitro, cannella, pepe e zucchero oltre che con vino bianco e qualche volta barbera brulé. Viene stagionato per qualche mese e poi si consuma dopo averla fatta bollire lentamente un paio d’ore e servita calda con un contorno di purea di patate.

Uva Fragola: A Suno, e nella vicina Mezzomerico, si produce l’Uva Fragola Isabella Precoce, riconosciuta come De.C.O. Elisabetta Porporato e Franco Voglino


S.P. 18

S.P. 18

266

Cascine Cargandino

Cascina Bolognini

5

5 P. 10

3 Cascina S.P Cugnolo .

Cascina Mondellina

MOMO

. S.P

10

Davanti alla cascina girare a sinistra sulla sterrata che raggiunge Cavagliano

3

13

Proseguendo sulla SP102 si arriva alla Badia di Dulzago

20,5

Dal centro paese prendendo a destra sulla SP4 si arriva a Oleggio; nel parco zona ottima per pranzo al sacco

1,5

22

Proseguire verso il cimitero del paese per una visita alla Basilica di San Michele

3

25

Dal cimitero procedendo sulla SO 18/a si raggiunge Mezzomerico

5

30

Imboccare la SP105 e scendere a Vaprio d’Agogna

33

Girare a sinistra sulla SP19 e raggiungere Castelletto di Momo In Castelletto di Momo giare a destra dopo 200mt; imboccare la sterrata che sfiorando il cimitero raggiunge la Cascina e l’Oratorio di Linduno

2,5

37,5

Quindi tenendo la destra si raggiunga Alzate

1,5

39

Proseguire, superare l’incrocio con la SS229 e arrivare alla Cascina Mirasole

4

43

Girare a sinistra sulla strada interna parallela alla SS229; si attraversa Sologno per arrivare a Caltignaga

48

Percorso realizza Bici – FIAB Novara. 18

2

o m

CALTIGNAGA 178

1,5 Cascina Moresca

167

S.P. 83

Cascina Codemonte C.na Boscale

Isarno 1km

Laghetto Vittoria

165

C.na Eletto Lualdi

C.na Argine

C.na Grande d’Isarno 3,5 Istituto Agrario Bonfantini

Il percorso si snoda principalmente su strade secondarie o a basso traffico, presentando facili saliscendi. Fare attenzione al tratto della SR229. Si percorrono in totale circa 48 km, di cui circa 9 km su strade sterrate con un discreto fondo.

C.na Bettola

3

S. Salvatore

0

Ripercorrere in senso inverso il percorso da Caltignaga a Novara (Vignale)

C.na Valpensa

186

Morghengo

C.na Pasquali

r ta

35

4

d‘O

2

190

C.na Zanetti

o Lag

3,5

Cavagliano

d el

Proseguire poi sulla SP102 raggiungendo Bellinzago

Sologno

29

17

3

.2 S.R

4

2 S.P. 10

Cascina Acquabona

189

Ss. Nazzaro e Celso

202

o

2

C.na Bellaria Cascina Cesarina

Badia di Dulzago

C.na Merla

4

esticin

Dal centro paese seguire a destra la SP83 fino alla Cascina Codemonte

Stazione di Bellinzago

Ov S.P. 4

8

Oasi WWF

C.na Ballarate

C.na Moretta

1,5

NOVARESE

2 S.P. 10

3

r o C.na Foglina m

198

3,5

C.na Vandona

C.na Bagnascin Bo r

OLEGGIO

BELLINZAGO

eo

Girando a destra si raggiunge la SS229; percorrendola verso sinistra si arriva a Caltignaga

Cascina Mirasole

0 S.P. 10

5

5

ga

vo Ca

3,5

Imboccare la strada sterrata che parte di fianco al Circolo e, passando dietro l’Istituto Bonfantini (strada parallela alla SS229 raggiunge la località Isarno

2,5

208

Cascina Bouscio

S. Maria di Linduno

Cascina Linduno

Alzate

29

Partenza da Vignale (Piazzola della Chiesa)

1,5

3

2

C.na Fiscala

2 S.R.

0

na

3,5

17

Descrizione del percorso

T. Agog

0

Cascina Giamminola o Rit o

232

S.S. 32 Ticin

213

Km progressivi

7 S.P. 1

213

S. Michele 1,5

S.P. 4

Dal paesaggio della piana irrigua al fascino delle colline moreniche del Medio Novarese, alla scoperta delle bellezze artistiche, storiche e naturalistiche di Isarno, Caltignaga, Badia di Dulzago e Linduno e delle opere di Alessandro Antonelli a Oleggio e Bellinzago.

S. Maria in Galnago

le Fornaci

19

Castelletto

/A

230

Ri

Da Novara alle Colline Moreniche

D’AGOGNA

3

C.ne Zani

T. A

o pi op rd T. Te

232

18

C. Mottaiola

S.

VAPRIO

S.P .

S.S. 3 2

C.na Bruera

Bedisco

ese

In bici nel Novarese

Km parziali

246

MEZZOMERICO

Cascina Bollini

Vignale 160

NOVARA

155

Veveri


In bici nel Novarese

Cosa vedi sul percorso Vignale Cascina Isarno Il complesso rurale è ubicato fuori dal centro abitato e se ne ha testimonianza sin dall’840; all’interno si ammira la chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano.

Oratorio di San Salvatore e Oratorio dei Santi Nazzaro e Celso Di particolare interesse sono i due oratori nei cimiteri del paese e della frazione Sologno, entrambi risalenti al periodo romanico, con begli affreschi attribuiti a Giovanni De Campo e alla sua bottega.

Bellinzago Novarese - Cavagliano Chiesa di San Vito Il piccolo oratorio ubicato nel cimitero della frazione di Bellinzago, merita una sosta per lo scenografico affresco del XV-XVI secolo, che copre l’arco trionfale e l’abside, vicino alla scuola di Gaudenzio Ferrari. Da segnalare in posizione dominante il Castello, un edificio rurale con tracce dell’antico fossato e, adiacente, la Chiesa di San Quirico

Caltignaga Acquedotto romano Lungo la provinciale sono ancora visibili i resti di un acquedotto romano che probabilmente alimentava le terme di Novara. Castello Al centro del paese sorge l’antico Castello del XV secolo, oggi proprietà privata, con un bel giardino all’italiana.

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Badia di Dulzago Nel verde della campagna e dalle risaie sorge la Badia di Dulzago, secolare sede di abbazia, ove si può ammirare la chiesa romanica di San Giulio del XII secolo. Da segnalare ogni anno, l’ultima domenica di gennaio, la Festa di San Giulio con la tradizionale Fagiolata.

Chiesa di San Clemente, Casa Parrocchiale e Asilo infantile De Medici Al centro del paese si trova il complesso di edifici ottocenteschi, della cui realizzazione fu incaricato l’architetto ghemmese Alessandro Antonelli.


In bici nel Novarese

Oleggio

Suggestivo è l’itinerario panoramico tra vigneti l e boschi di collina che si ritrova nel percorrere la via che collega Mezzomerico a Vaprio d’Agogna, che conserva in centro la Casaforte del XIII secolo, che fu dimora di Giovan Battista Caccia, detto il Caccetta, personaggio violento a cui si ispirò Manzoni per tracciare le caratteristiche di Don Rodrigo.

Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo Venne progettata da Alessandro Antonelli tra il 1853 ed il 1858 e presenta una tipica facciata neoclassica. Al suo interno trova spazio il Museo d’Arte Religiosa “P.A. Mozzetti”, che raccoglie paramenti sacri, opere e oggetti religiosi delle chiese di Oleggio. Poco distante si trova il Museo Storico Etnografico Archeologico “C.G. Fanchini”, che custodisce in diverse sezioni, reperti archeologici, oggetti storici e d’arte che raccontano la storia del borgo, dalle origini ai giorni nostri.

Da Mezzomerico a Vaprio d’Agogna MEZZOMERICO Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo In posizione panoramica sulla Collina di Mezzomerico, sorge la parrocchiale, costruita nel 1847 sui resti di una chiesa precedente, il suo interno è ad aula unica con volta a botte e cinque altari. Meritano una sosta anche l’Oratorio di Santa Maria Maddalena del XVI secolo e Palazzo Visconti del XV secolo, ancora ben conservato. Basilica di San Michele Arcangelo Presso il cimitero sorge la basilica, citata per la prima volta in un documento del 973. Rappresenta uno degli edifici religiosi più significativi dell’intero territorio padano e conserva interessanti affreschi dell’XI-XII secolo; merita una visita anche la cripta con volte a crociera.

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A Mezzomerico, da qualche tempo, sono comparsi alcuni dipinti sui muri di edifici pubblici e abitazioni: una galleria d’arte diffusa a cielo aperto, sempre accessibile e visitabile dedicata all’importante ruolo che la donna ha avuto, e ha tutt’oggi, in agricoltura.

MOMO, FRAZ. LINDUNO Oratorio di Santa Maria Situato nella campagna fra Bellinzago e Alzate di Momo, presso la cascina Linduno, si trova l’oratorio con pregevoli affreschi di Luca De Campo del 1468.


I Musei del Novarese La sezione archeologica è invece collocata in un’ala ristrutturata del complesso. Fra i reperti provenienti da Pombia, risalenti alla civiltà golasecchiana (VII-V secolo a.C.), si possono ammirare il bicchiere della birra e una splendida collana di ambra. I ritrovamenti della necropoli di Oleggio-Loreto, databili dal II secolo a.C. al IV secolo d.C., documentano la presenza dei Vertamocori, abitanti di origine celtica, e la romanizzazione del territorio. Da segnalare, tra i reperti oleggesi, i corredi dei guerrieri e gli utensili utilizzati nelle attività pastorizie e nella cura della persona.

Vicolo Chiesa, 1 - Oleggio tel. +39 0321.91429 museocivico@comune.oleggio.no.it www.museo.comune.oleggio.no.it Il Museo di Oleggio è aperto da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.00; sabato pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30. Chiuso ultimo sabato del mese. Aperto ultima domenica del mese (15.30-18.30)

Oleggio Museo Civico Etnografico Archeologico “C. G. Fanchini” L’edificio che ospita il museo ha origini antiche: l’ex Convento dei frati Francescani, poi divenuto sede vescovile e asilo comunale, è il risultato di più interventi di ristrutturazione databili dal XVII al XX secolo. Si sviluppa attorno al chiostro rettangolare ed è articolato in due sezioni: l’etnografica e l’archeologica. La prima vanta una ampia e preziosa collezione di oltre 200.000 pezzi, eloquente testimonianza della vita civile, artistica, artigianale e agricola di un passato strettamente connotato col territorio. Attraverso una sessantina di sale espositive, il visitatore ripercorre gli aspetti della vita di fine XIX e inizio XX secolo e rivive nell’ambientazione e negli arredi le tradizioni e gli usi locali. 24

Chiuso domenica 15 agosto 2021


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Il gusto del Novarese

Frittura alla Novarese Ricetta per n. 8 persone Ingredienti • 1 kg di cipolle • 300 gr di salsiccia • 500 gr di lonza di maiale • 200 gr di culatello di maiale • 100 gr di polmone di maiale • vino bianco • brodo • aromi • sale • burro

PREPARAZIONE Sbucciare le cipolle e tagliarle sottili, metterle in una capiente casseruola con il burro e gli aromi e farle appassire. Tagliare la carne, unire le cipolle, sfumare con il vino bianco, aggiungere la salsiccia e bagnare con il brodo. Cuocere a fuoco dolcissimo per 45 minuti e solo se necessario salare, mescolando delicatamente. Se gradite potete unire anche il polmone di maiale (in questo caso cuocere il polmone in acqua per 30 minuti. Unirlo quindi al resto della carne tagliato a fettine sottili). Questo piatto della nostra tradizione si accompagna alla parte fritta di semolino, mela, pera e amaretto.

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