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Anno XV n. 6 - 2014
Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio
Autorizzazione del Tribunale di Roma n.231 del 2/6/2000 - Poste Italiane spa - sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - Art. 1, Comma 1, DCB Roma
SPECIALE: il nuovo regime dei pagamenti diretti Lotta senza tregua ai falsi DOP italiani sul web e nell’UE. Italia leader in Europa Torna valido l’obbligo di utilizzo delle oliere antirabbocco
EDITORIALE:
IL PRESIDENTE:
PRIMO PIANO:
Fine anno tempo di bilanci: agricoltura unico settore strategico
Olio d’oliva, annus horribilis: il Lazio tra le regioni più colpite
Dossier: “Latte un valore che costa”. Aumentata la forbice tra il prezzo del latte al consumo e quello alla stalla
In copertina: SPECIALE: il nuovo regime dei pagamenti diretti
Editoriale di Aldo Mattia
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Il Presidente di David Granieri
Olio d’oliva, annus horribilis: il Lazio tra le regioni più colpite 03 Primo Piano di Alessandra Cori Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio Iscrizione al Roc n° 12420 Editore
Latte “un valore” che costa: aumenta la forbice tra il prezzo al consumo e quello alla stalla
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DOSSIER
Latte: un “valore” che costa. Dati su produzione, importazioni, origine e trasparenza, tutela del “made in”
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SPECIALE
Il nuovo regime dei pagamenti diretti Centro Assistenza Imprese Coldiretti Lazio Via R. Piria, 6 lazio@coldiretti.it www.coldirettilazio.it
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Economia e Finanza a cura di Simone Di Colantonio
Credito agrario, nel 2014 crescono i finanziamenti bancari e diminuiscono le sofferenze 12 L’agricoltura in Europa a cura di Andrea Fugaro
Direttore responsabile Aldo Mattia aldo.mattia@coldiretti.it Redazione Andrea Fugaro Maurizio Ortolani Collaboratori Simone Di Colantonio Gianluigi Terenzi Abbonamenti Ordinario: Eu 10,00 Onorario: Eu 20,00 Sostenitore: Eu 50,00 Tramite c/c postale n. 82689027 intestato a:
Lotta senza tregua ai falsi DOP italiani sul web e nell’UE. Italia leader in Europa L’agricoltura in politica a cura di Andrea Fugaro
Torna valido l’obbligo di utilizzo delle oliere antirabbocco
Progetto grafico e impaginazione Grafiche Delfi Italia s.r.l. Stampa Grafiche Delfi Italia s.r.l.
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EPACA a cura di Gianluigi Terenzi
Le Federazioni Coldiretti del Lazio hanno concluso gli eventi programmati nel 2014 per celebrare il 60° anniversario della nascita dell’EPACA, il patronato della Coldiretti 19 L’esperto risponde a cura di Elio Guarnaccia
Fare impresa: le domande dei nostri soci
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Riflessioni di Paolo Carlotti
La giornata del Ringraziamento Federazione Regionale Coldiretti del Lazio o rivolgersi alle sedi della Coldiretti
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Notizie dalle province
Frosinone, Latina, Rieti, Roma, Viterbo
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Il Punto di Campagna Amica
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Questa rivista è inviata agli oltre 40.000 associati Coldiretti del Lazio, ai principali rappresentanti delle Istituzioni e Amministrazioni locali ed ai più qualificati opinion leaders delle filiere agroalimentari laziali. 1
NOVEMBRE DICEMBRE
Fine anno tempo di bilanci: agricoltura unico settore strategico
EDITORIALE di Aldo Mattia
Fine anno tempo di bilanci: agricoltura unico settore strategico l settore agricolo laziale in un contesto di crisi economica e finanziaria degli ultimi 5 anni ha comunque mostrato segni di grande vitalità ponendosi in controtendenza, per i principali indicatori economici nei confronti degli altri settori produttivi. In particolare la regione si caratterizza per una dinamica strutturale molto marcata che pur vedendo negli ultimi 10 anni un consistente processo di contrazione delle aziende agricole -48,7% nel periodo 2000-2010, ha contestualmente visto crescere la dimensione aziendale media (+75% nello stesso periodo) configurando un processo di ricomposizione fondiaria particolarmente evidente se confrontato con quello delle altre regioni italiane. Pertanto l’agricoltura nel Lazio è oggi fortemente orientata alla programmazione, alla multifunzionalità, alla commercializzazione e alla produzione di cibo di qualità che ha i suoi punti di forza nelle produzioni tipiche di questo territorio (l’olio della Sabina, le nocciole del Viterbese, i kiwi della provincia di Latina, latte e formaggi dell’agro romano). Il tutto in un contesto in cui la nostra regione può vantare 23 prodotti di qualità DOP e IGP che da soli danno un fatturato alla produzione di circa 800 milioni di euro l’anno e di 600 milioni al consumo. A questi si aggiungono oltre 300 specialità tradizionali e tipicità locali iscritte nell’apposito registro nazionale a conferma del forte legame dell’agricoltura con il proprio territorio. È evidente che le prospettive di sviluppo del settore agricolo debbano valorizzare i nostri punti di forza, sia quelli di natura
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Aldo Mattia, Direttore di Coldiretti Lazio
materiale che immateriale, che si chiamano patrimonio storico artistico, paesaggio, biodiversità, origine territoriale, capacità di innovare, capacità di fare comunità. La principale minaccia è rappresentata dalla mancanza di regole commerciali chiare che permettano di valorizzare l’origine e conseguentemente la qualità delle nostre produzioni. Non è possibile sopportare un falso Made in Italy agroalimentare che ancora fattura oltre 60 milioni di euro l’anno. Tutelare l’origine non è una questione di immagine ma è un fatto economico che incide sui rapporti di concorrenza globali tra le imprese. Non a caso nelle attuali negoziazioni degli accordi commerciali tra Stati Uniti ed Europa il punto negoziale non ancora risolto è rappresentato dal capitolo sulla tutela delle indicazioni geografiche. Il tessuto imprenditoriale della nostra agricoltura non permette di reggere un competizione sui costi e per questo deve puntare su origine, qualità e legame con il territorio. Le principali minacce provengono dall’importazione priva di origine di latte, olio e carni fresche. La mancanza di chiare regole sull’origine soprattutto per quanto riguarda latte e olio rappresentano la più forte minaccia per le nostre produzioni non soltanto perché viene spacciato per Made in Italy ciò che non lo è, ma anche perché incidono sui prezzi e quindi sulla competitività delle nostre imprese. Le principali sovvenzioni per il settore agricolo laziale provengono dall’Europa ed in particolare dalla PAC e dalle politiche di sviluppo rurale con finalità diverse e budget diversi. La prima ha come obiettivo 2
quello di sostenere il reddito degli agricoltori, mentre le seconde quello di favorire processi di investimento e di innovazione per il miglioramento della loro competitività. Il problema non è capire se tali sovvenzioni sono sufficienti ma piuttosto se sono funzionali a sostenere un settore che non solo si è dimostrato il più vitale e anticiclico nel corso della crisi ma soprattutto che esprime un modello di sviluppo chiamato a produrre un bene comune per eccellenza vale a dire il cibo (infatti Expo ha come tema proprio il cibo e si intitola “Nutrire il pianeta: energia per la vita”). Il governo europeo ha appena approvato una riforma della politica agricola europea (PAC) e della politica di sviluppo rurale che accompagnerà il settore fino al 2020. Per il Lazio in tal senso si tratta di sfruttare al meglio soprattutto le opportunità che vengono dal Piano di Sviluppo Rurale regionale che dispone di una dotazione finanziaria superiore ai 700 milioni di euro per l’intero periodo. Il governo italiano e quello regionale (ricordiamo che l’agricoltura è materia di esclusiva competenza regionale ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione) sono chiamati non solo ad applicare in maniera efficace ed efficiente le politiche europee ma anche a creare le ulteriori condizioni affinché le imprese agricole possano svolgere la loro attività in maniera competitiva. La legge Campolibero è stato un primo esempio in tal senso con l’introduzione di norme di favore per il settore in materia di accesso alle terre, agevolazioni fiscali, regole di tassazione, semplificazione burocratica.
IL PRESIDENTE di David Granieri
Olio d’oliva, annus horribilis: il Lazio tra le regioni più colpite dati pubblicati da ISMEA nel mese di novembre dicono con chiarezza che per il 2014 si prevede una stagione olearia che “può definirsi pessima in maniera quasi uniforme” con stime che indicano, nel Lazio un prudenziale -37% di produzione, soprattutto a causa del clima che non ha permesso la normale allegagione delle piante. Stime che purtroppo sono destinate a far segnare un ulteriore peggioramento fino ad un -70% alla luce dei consuntivi che giungono dai produttori. Se così fosse si registrerebbe un calo di produzione nel Lazio che porterebbe al quantitativo assolutamente insoddisfacente e preoccupante per il mercato e il prezzo al consumo pari ad appena 5.800 tonnellate di olio, rispetto alle 19.395 tonnellate dello scorso anno. Un dato decisamente scoraggiante che si accompagna ad una stagione della molitura aperta in ritardo e con molte strutture che probabilmente non apriranno affatto per assenza di prodotto. Una previsione allarmante che non riguarda però solo l’aspetto quantitativo ma anche quello qualitativo, anch’esso previsto negativo, a causa dei numerosi attacchi della mosca olearia che hanno determinato una caduta anticipata delle olive. Qualità significa che avremo anche meno olio extravergine made in Italy con quantitativi che al livello nazionale si stimano intorno alle 80 mila tonnellate contro le 150.000 di media nazionale. A tal proposito occorre vigilare affinché sia rispettato l’obbligo di etichettatura dell’origine dell’olio d’oliva per evitare di dover
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David Granieri, Presidente Coldiretti Roma e Lazio
spiegare al consumatore lo strano algoritmo per il quale diminuisce la produzione italiana e aumenta l’olio Made in Italy sullo scaffale. Purtroppo, come sempre accade per effetto delle leggi di mercato di domanda e offerta, tutto ciò ha effetti negativi direttamente sui consumatori visto che già all’ingrosso un litro di olio extravergine d’oliva in Puglia è stato quotato 7 euro. Se l’Italia piange, la Spagna in Europa, e il resto del mondo olivicolo non ridono. Quello che
L’unico segmento che non riesce a beneficiare dei valori della crescita è quello della produzione nonostante il differenziale di prezzo che, in questo momento tra gli oli italiani e quelli spagnoli, è di 1,47 kg, rispetto a 0,43 in media del 2013. Anche se le conseguenze di una campagna anomala hanno accentuato il processo di erosione del reddito delle imprese per far fronte all’emergenza maltempo e mosca olearia, lo spread tra Italia e
colpisce è l’assenza di una visione strategica del sistema Paese sul futuro di settore. ll tutto avviene in uno scenario che vede altri marchi storici del made in Italy volare all’estero, i prezzi della materia prima aumentare (+40% su base annua), le esportazioni di olio Made in Italy pure (+ 13% di cui + 18% gli oli extra vergine), come anche le importazioni (+43% in volume e +12% in valore). Aumentano (+3%) le vendite del prodotto nei primi otto mesi del 2014.
Spagna è il segnale che il mercato chiede più qualità ed è disposta a pagare per ottenerla, il settore ha in se stesso le potenzialità per poter superare la crisi. L’Italia detiene una quota pari al 20% della produzione comunitaria. L’olivicoltura italiana vale 2miliardi di euro alla pianta; si estende su una superficie di 1.123.330 ha e un numero di aziende agricole che sfiora le 900.000 unità che sviluppano circa 50 milioni di giornate di lavoro di assunzione di manodopera agricola all’anno.
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PRIMO PIANO di Alessandra Cori
Latte “un valore” che costa: aumenta la forbice tra il prezzo al consumo e quello alla stalla entre le imprese legate alla produzione del latte vedono scendere la propria redditività per effetto dell’aumento dei costi cui si somma la diminuzione del prezzo al litro corrisposto alla stalla passato da 0,42 all’attuale 0,39, il consumatore continua a pagare un litro di prodotto circa quattro volte di più. È quanto emerso durante l’incontro dell’11 dicembre scorso alla Regione Lazio, dal titolo “Latte: un valore che costa”, organizzato dalla Coldiretti Lazio per richiamare l’attenzione sulla mancanza di trasparenza sulla distribuzione del valore lungo la filiera di un prodotto presente sulle tavole del 99% degli italiani. “Del valore complessivo prodotto dal settore lattiero caseario, solo poco più del 18% al lordo dei costi di produzione è rappresentato dalla quota agricola, il 38% dalla quota industriale mentre il 43,5% è costituito dai margini di distribuzione che si formano tra il cancello dell’azienda agricola e l’acquisto da parte del consumatore. In termini di valore totale del latte immesso nella filiera si passa dai circa 5 miliardi della fase agricola ad oltre il 300% in più nella fase della distribuzione, per un valore vicino ai 15 miliardi di euro”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri nell’illustrare i dati di settore contenuti nel dossier presentato durante l’incontro, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il noto nutrizionista, Prof. Giorgio Calabrese con un intervento sui “valori nutrizionali del latte alimentare e della sua importanza nella dieta”; il Dott. Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori che ha affrontato il tema della “forbice tra prezzi al consumo e prezzi all’origine, le ragioni dei consumatori a sostegno del red-
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dito degli allevatori”; l’Avv. Stefano Masini, dell’Area Ambiente e Territorio di Coldiretti che ha tracciato un profilo dei “consumi ed import di latte: rischi per il Made in Lazio”; il Dott. David Granieri, presidente Coldiretti Lazio, che ha esposto le ragioni per “sostenere il reddito degli allevatori e valorizzare la qualità del latte laziale”. Presente inoltre il nuovo capo della Segreteria tecnica del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che ha portato l’impegno del MIPAAF a considerare strategico il settore lattiero caseario tramite le diverse iniziative a carattere legislativo e regolamentare che il Dicastero di Via XX Settembre sta mettendo in campo per attuare il “pacchetto latte” in vista della fine delle “quote latte”. “A minacciare il lavoro degli allevatori è la mancanza di trasparenza relativa al latte ed ai suoi derivati che provengono dall’estero. Basti pensare che soltanto nel Lazio, dall’inizio dell’anno, sono stati importati latte e crema di latte per un valore di oltre 19 milioni di euro”. Così il direttore di Coldiretti Lazio, Aldo Mattia che ha proseguito “l’incertezza sulla provenienza del latte, oltre che di sottoprodotti e surrogati (cagliate) in violazione della legge sull’origine nonché il mancato superamento del divieto di conoscere gli stabilimenti nei quali finiscono tali prodotti, continuano ad ingannare il consumatore e 4
a mettere a rischio la sopravvivenza degli allevamenti. Consumatori e allevatori devono trovare i motivi di un’alleanza che punti a smascherare il finto “Made in Italy”, combattere le speculazioni e garantire prezzi convenienti al consumo”. “La politica deve fare la sua parte – ha detto Granieri – favorendo politiche che attenuino i costi di produzione sostenendo le imprese nell’accesso al credito, rafforzino i controlli e la trasparenza sulle importazioni e soprattutto attuino la legge sull’obbligatorietà dell’origine”. L’On. Sonia Ricci, Assessore all’Agricoltura Caccia e Pesca della Regione Lazio, che ha chiuso i lavori, ha sottolineato l’intenzione della Regione di attuare una piattaforma di interventi in favore della zootecnia da latte territoriale cominciando da un’attività di promozione del consumo di latte locale attraverso il primo stanziamento di 150 mila euro. Su tale punto il direttore della Coldiretti, Aldo Mattia, ha sottolineato la necessità che tali esigue risorse siano indirizzate su priorità condivise e soprattutto utilizzate efficacemente attraverso bandi trasparenti e procedure snelle.
LAZIO
DOSSIER
Latte: un “valore” che costa. Dati su produzione, importazioni, origine e trasparenza, tutela del “made in” * a Coldiretti del Lazio da anni conduce una battaglia serrata sulla questione del latte mettendo in azione politiche tese da una parte al mantenimento di un prezzo equo alla stalla, ora fermo a 39 centesimi al litro, e dall’altro a ridurre i costi di produzione oltre che valorizzare la qualità del latte laziale e promuoverne il consumo a livello locale. Coldiretti Lazio ha focalizzato, nel tempo, le sue richieste su tre chiare direttrici: programmi di assistenza tecnica alle imprese mirati non solo al miglioramento della qualità del latte prodotto ma anche all’accrescimento delle capacità imprenditoriali e gestionali necessarie per affrontare il mercato; attività di promozione del territorio e del latte laziale quale leva per favorire la diffusione di un marchio territoriale e mantenere prezzi adeguati agli allevatori che conferiscono latte di origine tracciabile laziale; azioni di attuazione del “pacchetto latte” con particolare attenzione al rafforzamento del ruolo delle organizzazioni dei produttori nella negoziazione del prezzo del latte. A queste direttrici si devono aggiungere gli obiettivi fissati nell’ultimo tavolo agroalimentare di settore, riunitosi il 23 settembre scorso presso la Regione Lazio, e contenuti in una bozza di piattaforma di interventi a sostegno della zootecnia laziale da latte che ha accolto in toto le proposte avanzate proprio dalla Coldiretti del Lazio: agevolare l’accesso al credito; sfruttare appieno le risorse del Piano di Sviluppo Rurale (PSR); ancorare al territorio anche l’industria di trasformazione che opera nel Lazio. Un motivo di soddisfazione per la Coldiretti Lazio che ha svolto, in questa partita, un ruolo decisivo non solo per aver fornito un contributo diretto per l’elaborazione della suddetta piattaforma, ma anche per aver vigilato affinché gli accordi presi e gli impegni assunti producessero fatti concreti di vero rilancio del settore rendendolo davvero competitivo. Una partita però ancora aperta. Le pressioni che la Coldiretti ha esercitato soprattutto sulla Regione Lazio affinchè questa svolgesse a pieno il proprio ruolo di propulsione e mediatore, nel rispetto delle normali regole della concorrenza (come avviene nella Regione Lombardia che, come noto, rappre-
senta il mercato di riferimento per tutto il Paese), non sono tuttavia sufficienti visto l’insostenibile stato di sofferenza in cui versava e versa ancora il settore della zootecnia da latte laziale.
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Il contesto Occorre sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema che affligge il sistema allevatoriale laziale che vede la redditività delle proprie imprese diminuire a causa di un aumento dei costi che a stento viene coperto da un prezzo alla stalla ormai sceso a livelli insostenibili. A ciò si aggiunge una iniqua distribuzione del valore lungo la filiera (infatti del valore complessivo prodotto dal settore lattiero caseario poco più del 18% al lordo dei costi di produzione è rappresentato dalla quota agricola, il 38% dalla quota industriale mentre il 43,5% è costituito dai margini di distribuzione che si formano tra il cancello dell’azienda agricola e l’acquisto da parte del consumatore) oltre ad una mancanza di trasparenza che rischia di ingannare il consumatore che continua a pagare il latte fresco oltre 4 volte il prezzo corrisposto all’allevatore. Nel 2013 il valore totale del latte immesso nella filiera è stato di circa 4,8 miliardi di euro, più 700 milioni di euro di materia prima importata, valori che dovrebbero essere confermati anche per l’anno 2014; il valore ai prezzi di fabbrica della produzione industriale è stato di circa 14,8 miliardi di euro, cui vanno ad aggiungersi 2,2 miliardi di prodotti importati. Ciò significa che il valore industriale al netto della materia prima agricola è stato quasi di 9,3 miliardi di euro. Ma ciò che il consumatore ignora è che a fronte di questi valori i margini di distribuzione totale (esportazioni, consumi domestici ed extra domestici) hanno superato i 13 miliardi di euro. Da ciò si evince come il latte sia uno degli alimenti di più largo consumo. Infatti è presente nel 99% delle famiglie italiane che nel 2013 ne hanno bevuto oltre 3 milioni di tonnellate, circa 53 chili procapite. In particolare sono stati acquistati dagli italiani, tra latte fresco e latte UHT, oltre 2,65 miliardi di litri per un valore vicino ai 28 miliardi di euro. Di questi circa 628 milioni di litri sono stati consumati nel Centro Italia per un valore di circa 675 milioni di euro.
* Ufficio Studio Coldiretti Lazio Ufficio Stampa Coldiretti Lazio 5
DOSSIER La produzione
caseifici e centrali del latte (n. 60), stabilimenti di aziende agricole (n. 7), cooperative (n. 17), centri di raccolta (n. 8). La disponibilità complessiva di latte necessaria a soddisfare il fabbisogno nazionale risente poi di importazioni di latte in cisterna piuttosto che di cagliate che tuttavia a causa della mancanza di una chiara legislazione sull’origine delle produzioni intacca il valore del Made in Italy e la qualità delle sue produzioni. Nel solo Lazio vengono importate, ogni anno, circa 12 mila tonnellate di latte sfuso acquistato da 10 fornitori esteri prevalentemente in Germania, Francia, Olanda e Slovenia. La mancanza di trasparenza non consente di sapere in quali stabilimenti laziali finisce questo latte e soprattutto in quali cartoni (prevalentemente UHT). Stime della Coldiretti sui pochi dati disponibili fanno pensare che 1 cartone su 4 di UHT contenga latte di dubbia provenienza. La disponibilità di latte al livello nazionale derivante per l’81,9% dalla produzione nazionale e per la restante parte da import di latte sfuso e cagliate, viene utilizzata per il 76,1% in trasformazioni industriali prevalentemente di formaggi, il 17,2% nell’alimentazione umana (latte fresco e UHT) e un 6,7% per autoconsumo e reimpieghi aziendali.
La produzione di latte vaccino nel Lazio, al 31 marzo 2014, è stata effettuata da 1.413 aziende e 54.048 vacche per una produzione commercializzata di 342.500 tonnellate fra consegne (97,2%) e vendite dirette (2,8%) con una produzione media commercializzata per azienda pari a 242,5 tonnellate. Dal 1 gennaio al 30 settembre 2014 nel Lazio sono state consegnate 246 mila 674 tonnellate di latte con un aumento dell’1,73% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Va sottolineato che tra il 2011/12 e il 2012/13 il numero delle imprese in produzione è calato del 5,9% mentre la produzione commercializzata del 2,6%. Entrambi i dati risultano maggiori delle rispettive medie nazionali -3,7% (aziende in produzione) e -0,4% (produzione commercializzata). L’unico dato in cui il Lazio eccelle è nell’aumento di ben il 10,2% delle aziende con vendita diretta del proprio latte, in controtendenza nazionale (-2,1%). Ma il dato realmente interessante è che a questo numero di nuove imprese che commercializzano direttamente il proprio prodotto corrisponde un incremento delle quantità di venduto totale del 55,8%, quasi 7 volte l’incremento registrato a livello nazionale. Il Lazio rappresenta il 3,1% della produzione di latte commercializzata in Italia, collocandosi al quinto posto a livello nazionale dopo Lombardia ed Emilia Romagna, che da sole rappresentano il 57,8% della produzione nazionale, cui si aggiungono Veneto e Piemonte che insieme alle due precedenti rappresentano il 76,3% della produzione totale nazionale.
L’import Ma il rischio per il consumatore proviene soprattutto dalle importazioni di latte, latticini, formaggi e cagliate spesso anche congelate che finiscono in prodotti e derivati lattiero caseari di casa nostra. Alcuni numeri testimoniano l’importanza di vigilare sulle importazioni. Basti pensare che nel periodo gennaio-agosto 2014 è stato importato oltre 1 milione di tonnellate di latte sfuso. A ciò si aggiunge che, sempre nel 2014, nel solo Lazio sono stati importati, dai Paesi dell’Unione Europea, latte e crema di latte per un valore di oltre 19 milioni di euro che ha avuto come destinazione, per quasi il 60%, la provincia di Latina. È interessante sottolineare che quasi il 50% di queste stesse importazioni nel Lazio, provengono dalla Germania per un valore che si avvicina ai 10 milioni di euro. Ma l’Italia ha importato anche, nel 2014, formaggi e latticini per un valore superiore a 1,2 miliardi di euro. Nel Lazio tali importazioni ammontano ad un valore di 34 milioni di euro, riferito allo stesso periodo. Queste importazioni di formaggi e latticini nel Lazio provengono per quasi il 100% dalla Germania.
I costi di produzione Nel 2014 il costo totale per 100 chili di latte, iva compresa, è stato pari, in media, a 47,14 euro con un aumento dello 0,8% rispetto al 2013 e ben dell’8,5% negli ultimi 4 anni. I ricavi complessivi, sempre per 100 chili di prodotto, nel 2014, è stato, al netto dei premi PAC, di 47,31 euro, con una diminuzione, negli ultimi 4 anni, di ben il 6,7%. L’aumento dei costi di produzione del latte negli ultimi anni è da attribuirsi in particolare al forte aumento delle spese energetiche (+12,3% soltanto nell’ultimo anno) a cui si aggiungono l’aumento dei costi dei foraggi e mangimi acquistati, di quelli prodotti, delle spese generali e fondiarie. Il dato medio va evidentemente letto considerando che ad una consistenza allevatoriale modesta (fino a 40 vacche) si assiste ad un aumento delle perdite per valori superiori ai 40 euro per 100 chili, al quale tuttavia non corrisponde un analogo incremento dei redditi per consistenze che superano i 150 animali dove si registrano ricavi mai superiori ai 10 euro per 100 chili.
I VERI PROBLEMI Prezzo: Dalla stalla al supermercato il prezzo del latte aumenta di ben oltre quattro volte. Infatti agli allevatori vanno in media 0,39 centesimi di euro al litro mentre il consumatore arriva a pagare anche 1 euro e 60 allo scaffale. Origine e Trasparenza: L’incertezza sulla provenienza del latte oltre che di sottoprodotti e surrogati come cagliate e polvere di latte, fenomeno che viola la legge sull’origine, contribuisce da una parte a ingannare il consumatore e dall’altra a mettere a rischio la sopravvivenza degli allevamenti.
L’industria di trasformazione Nel 2014 l’industria lattiero casearia ha fatturato 14,9 miliardi di euro attraverso 2.073 aziende di cui ben 1.460 (70%) operanti nella raccolta di latte vaccino. In particolare nel Lazio si contano 92 stabilimenti di raccolta del latte suddivisi tra 6
DOSSIER OBIETTIVI
1. attenuare i costi di produzione; 2. sostenere finanziariamente le imprese agricole facilitandone l’accesso al credito; 3. attuare il “pacchetto latte”. • Rendere disponibile al pubblico su sito Internet i dati riguardanti le importazioni di latte e derivati lattiero caseari (soprattutto in riferimento a polveri di latte,concentrato proteico, caseine e cagliate) nonché rendere note le ditte di destinazione dei prodotti importati. • Rafforzare i controlli sulle importazioni dall’estero dei prodotti caseari soprattutto per quanto riguarda gli ingressi di latte UHT, polveri di latte e cagliate.
1. Evitare il rischio che il mancato riconoscimento di una remunerazione adeguata agli allevatori provochi la chiusura delle stalle ma anche la delocalizzazione degli impianti di trasformazione con gravissime ripercussioni a livello occupazionale e per i cittadini/consumatori che saranno privati di prodotti insostituibili sul piano della qualità e della sicurezza alimentare. 2. Salvare il vero “Made in Italy” e gli allevamenti laziali dall’importazione di latte, sottoprodotti e surrogati da spacciare come italiani e per combattere le distorsioni nel passaggio del latte dalla stalla alla tavola.
STRATEGIA COLDIRETTI LAZIO Misure di medio periodo
a) smascherare il finto “Made in Italy”; b) combattere le inefficienze e le speculazioni e assicurare acquisti convenienti alle famiglie; c) sostenere il reddito degli agricoltori.
• Etichettatura obbligatoria dell’origine del latte per tutti i prodotti lattiero caseari. • Norme per agevolare le imprese agricole all’accesso nella distribuzione tradizionale ed organizzata, e alla partecipazione a bandi e gare d’appalto per favorire il consumo nelle mense pubbliche di latte e derivati. • Facilitare lo sviluppo delle filiere corte dei prodotti lattiero caseari, mediante la vendita diretta presso i Farmer’s Market, distributori automatici e altro. • Identificazione e definizione degli indici di riferimento nella definizione con l’industria italiana di un prezzo di base del latte alla stalla con riferimento alle caratteristiche e ai prezzi dei prodotti caseari italiani, nonché dei costi di produzione sostenuti dalle imprese di allevamento.
Si chiede: • Un giusto prezzo che remuneri gli allevatori e la qualità del latte che producono (è insostenibile il monopolio dell’industria nella formazione del prezzo); • Trasparenza sull’origine del latte che arriva sulle tavole dei consumatori con l’estensione dell’obbligatorietà dell’etichettatura di origine anche al latte UHT e a tutti i prodotti lattiero caseari. COSA FARE? Misure immediate • Attivazione di ogni strumento d’intervento possibile riferito a:
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Il nuovo regime de
SPECIALE
ei pagamenti diretti ra i pagamenti diretti, quello base è il più importante poichè solo gli agricoltori che ne hanno diritto possono accedere alle altre tipologie di pagamento, ad eccezione di quello accoppiato. I titoli storici scadranno il 31/12/2014 e lasceranno il posto ai nuovi titoli, assegnati sulla base della domanda unica al 15/05/2015. Potranno accedere ai nuovi titoli gli agricoltori che abbiano ricevuto pagamenti diretti o aiuti nazionali in relazione ad una domanda di aiuto nel 2013 e siano agricoltori attivi. Pur in mancanza del requisito 2013, possono richiedere la prima assegnazione gli agricoltori che producevano ortofrutticoli, patate da consumo, patate da seme, piante ornamentali su una superficie minima di 5.000 mq o coltivavano vigneti, quelli che hanno avuto assegnati titoli dalla riserva nel 2014 e gli agricoltori che non hanno mai avuto titoli né di proprietà né in affitto e sono in grado di dimostrare che al 15/05/2013 esercitavano attività di produzione e/o allevamento. Il passaggio dal vecchio a nuovo sistema di pagamento seguirà, in Italia, il modello di convergenza “irlandese”, in base al quale, per il pagamento di base: • gli agricoltori che ricevono meno del 90% del valore unitario nazionale otterranno un aumento graduale, pari ad 1/3 della differenza tra il loro valore unitario iniziale e il 90% del valore unitario nazionale nel 2019;
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SPECIALE
• i titoli di ogni agricoltore non potranno diminuire di oltre il 30% rispetto al suo valore unitario iniziale; • all’anno di domanda 2019, nessun titolo avrà un valore unitario più basso del 60% del valore unitario nazionale al 2019, a meno che ciò dia luogo a perdite superiori al 30% per gli agricoltori che “finanziano” il meccanismo; in tal caso il valore unitario minimo sarà fissato al livello necessario al rispetto della soglia del 30%. Il MiPAAF stima che il valore unitario nazionale sarà compreso tre 168 e 192 euro.
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La nuova PAC ridimensiona l’elenco degli aventi diritto ai pagamenti diretti: nella lista nera degli esclusi dalla categoria di agricoltore attivo finiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti, banche e finanziarie, persone fisiche e giuridiche che svolgono attività di intermediazione commerciale e la PA, ad eccezione degli enti che effettuano formazione e sperimentazione in campo agricolo e quelli che gestiscono gli usi civici. Agricoltore attivo è quindi, in Italia, chi possiede l’iscrizione all’INPS come CD, IAP, co-
lono o mezzadro oppure il possesso della P. IVA attiva in campo agricolo, con dichiarazione annuale IVA a partire dal 2016 per le aziende non ubicate prevalentemente in montagna e/o zone svantaggiate. Inoltre, sono attivi quegli agricoltori che nell’anno precedente hanno percepito pagamenti diretti inferiori a e 5.000, per aziende ubicate in montagna o zone svantaggiate, e e 1.250 nelle altre zone. Il pagamento ecologico, c.d. greening, è concesso solo ai beneficiari del pagamento base che sono tenuti all’applicazione congiunta, su tutti gli ettari ammissibili, delle tre pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente (diversificazione delle colture, mantenimento dei prati permanenti e presenza di un’area di interesse ecologico) o delle pratiche equivalenti. Sono esenti da tali obblighi gli agricoltori biologici, per la parte di azienda sulla quale si pratica l’agricoltura biologica; gli agricoltori che aderiscono al regime semplificato per i piccoli agricoltori; gli agricoltori che, a seguito dell’adesione a misure agro-climatico-ambientali dei PSR, adottano pratiche che danno benefici equivalenti o maggiori rispetto a quelli del greening. Gli agricoltori le cui aziende sono situate in tutto o in parte nelle zone rientranti nelle direttive Habitat, Acqua e Uccelli, hanno diritto al greening, purché applichino le pratiche agricole benefiche nella misura in cui esse siano compatibili con gli obiettivi di tali direttive. Secondo la nuova PAC sono giovani gli agricoltori che si insediano per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di capo azienda o che si siano già insediati nei 5 anni precedenti la prima presentazione di una domanda per aderire al regime del pagamento di base; non hanno più di 40 anni. Il pagamento per i giovani sarà calcolato moltipli-
cando il numero di titoli attivati dall’agricoltore per il 25% del valore medio dei titoli detenuti in proprietà o in affitto dall’agricoltore stesso. L’incremento si applica su una superficie massima di 90 ettari. Il sostegno è concesso per un massimo di 5 anni, calcolati a partire dal primo anno di insediamento. Al pagamento per i giovani è destinato l’1% del massimale nazionale, aumentabile al 2% attraverso la riserva nazionale. Al sostegno accoppiato l’Italia destinerà l’11% del massimale nazionale, pari a circa 429 milioni di euro per il 2015, distribuiti tra 3 macro settori (zootecnia, seminativi e olivicoltura), 10 settori produttivi e a 17 misure di intervento. Il presente articolo rientra nel progetto “La nuova PAC – Tra sostenibilità e innovazione. Impatti sulle aree rurali” cofinanziato dall’Unione Europea – DG AGRI. I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore e non possono essere considerati come costituenti una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea.
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SPECIALE
ECONOMIA E FINANZA a cura di Simone Di Colantonio
Credito agrario, nel 2014 crescono i finanziamenti bancari e diminuiscono le sofferenze analisi Ismea, su dati della Banca d’Italia, segnala un aumento dell’1,2% del credito agrario rispetto ad un anno fa, in controtendenza con la dinamica complessiva dei prestiti, ancora in calo, in tutti i settori. Nel primo trimestre del 2014 il credito bancario, in termini di consistenze, ha registrato una contrazione di 2,7 punti percentuali su base annua, ma una crescita su base trimestrale di 1,9 punti percentuali. Nello stesso periodo il credito assorbito dal settore agricolo nazionale ha registrato una crescita, seppure moderata, sia rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno sia rispetto al trimestre precedente (in ordine di 1,2 e 0,7 punti). E anche per l’industria alimentare, nel trimestre analizzato, l’andamento degli stock di credito concessi al settore attestano un rallentamento della stretta creditizia: se il livello di questo primo trimestre dell’anno risulta allineato a quello dello scorso anno, rispetto al trimestre precedente risulta addirittura in crescita del 3%. L’evoluzione annuale attesta quindi un arresto del trend negativo del credito bancario, osservato già dalla seconda metà del 2011. Approfondendo il campo di osservazione alle linee di finanziamento di medio e lungo termine, la dinamica di converso si conferma negativa: più da vicino, le consistenze bancarie destinate al settore primario hanno registrato, nell’ultimo trimestre di analisi, un’ulteriore contrazione di 1,3 punti percentuali su base trimestrale e di 6,3 punti su base annua, penalizzando tutte le diverse voci di investimento, da quelle per la costruzione di fab-
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Simone Di Colantonio, CreditAgri
bricati rurali e per l’acquisto di immobili rurali a quelle per l’acquisto di macchine, attrezzature e mezzi di trasporto. Quindi diminuiscono i finanziamenti a medio-lungo termine, segno di sfiducia degli operatori del settore verso gli investimenti sul capitale fondiario ed agrario: più che di sfiducia possiamo parlare di “paura” verso l’orizzonte temporale di medio-lungo periodo. Di converso il tasso di decadimento – dato dalla quota di soggetti che trimestralmente vanno in sofferenza sul totale dei soggetti in bonis ad inizio trimestre – nella branca agricola continua ad attestarsi su livelli decisamente migliori di quelli osservati a livello generale e, più da vicino, nel settore dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco: nel primo trimestre del 2014 infatti il tasso di decadimento del settore primario si è attestato intorno allo 0,4%, a fronte di un livello doppio (prossimo all’1%) registrato dall’industria alimentare e dal sistema del credito nel suo complesso. Questo dimostra che gli imprenditori agricoli riescono a coprire gli impegni assunti con sufficiente regolarità e quindi rappresentano un “cliente” valido per gli Istituti di credito, che, altro dato confortante, stanno riaprendo le porte al settore anche attraverso la costituzione di pool operativi specificamente dedicati al settore. Infatti l’offerta degli Istituti di Credito maggiori verso il settore registra un forte aumento di prodotti e di interesse rispetto agli altri comparti produttivi. Altra notizia di rilievo è l’intervento nel mese di settembre 2014 della BCE che ha assegnato alle banche 12
dell’Eurozona 82,6 mld di euro nel primo round dei “Tltro”, il nuovo maxi-prestito alle banche a quattro anni concesso allo 0,15%. Questa volta, però, la banca centrale europea ha condizionato il finanziamento all’erogazione di prestiti all’economia reale. C’è stato poi un secondo round dei prestiti Bce l’11 dicembre scorso, per arrivare a un totale di 400 mld di euro messi a disposizione delle banche. Nel caso in cui le banche non concederanno credito a famiglie e imprese, dovranno restituire i fondi entro due anni. Questi dati ancora una volta evidenziano caratteristiche tipiche del settore quali: • Persistenza del trend anticiclico, riconducibile ad una minore contrazione degli acquisti di prodotti alimentari rispetto ad altri beni di consumo; • Spinta alla multifunzionalità (agriturismo, vendita diretta, energie rinnovabili ecc.), ad acquisire una connotazione sempre più “rurale”, anche attraverso la diversificazione delle fonti di reddito; • Rafforzamento della presenza sui mercati internazionali, per effetto di una progressiva contrazione delle produzioni intensive a favore di produzioni di qualità, territorialmente identificabili (sviluppo della tracciabilità e della filiera corta); I dati confortanti del settore uniti alla recente disponibilità degli Istituti di Credito dovrebbero lasciare sperare in una ripresa più sostenuta nei prossimi mesi, soprattutto in vista della nuova programmazione comunitaria 20142020 sia per la PAC che per i nuovi PSR.
L’AGRICOLTURA IN… EUROPA a cura di Andrea Fugaro
Lotta senza tregua ai falsi dop italiani sul web e nell’UE. Italia leader in Europa a guerra alle contraffazioni agroalimentari riguardanti prodotti Dop e Igp non si svolge solo in Italia ma si allarga, con ottimi risultati, a tutti gli Stati membri dell’Ue e anche oltre Oceano attraverso il web. I nuovi strumenti per contrastare la commercializzazione dei falsi prodotti a denominazione d’origine sono innanzitutto quelli messi a disposizione dalla stessa regolamentazione comunitaria che disciplina i prodotti a tutela geografica. La nuova disciplina comunitaria, infatti, impone ora agli Stati membri di tutelare direttamente sul proprio territorio le frodi e le contraffazioni che riguardano anche i prodotti registrati a nome di altri Stati membri. Si tratta di una difesa cosiddetta ex officio e che sta dando ottimi risultati proprio perché le contraffazioni e le frodi nascono e si sviluppano, molto spesso, fuori dall’Italia. Il Ministero delle politiche agricole ha fatto sapere che solo nei primi undici mesi del 2014 i casi di tutela ex officio sono stati 36 e hanno riguardato alcuni tra i prodotti più rappresentativi del nostro patrimonio agroalimentare e che sono stati rilevati casi eclatanti come, per esempio, la vendita di finto olio toscano Igp in Gran Bretagna, di Aceto balsamico di Modena non certificato in Francia e in Belgio, di “Parmesan” in polvere in Danimarca e di formaggi prodotti in Lettonia denominati “La Grana” e “Asiago”. Lo sviluppo dell’e-commerce ha poi riguardato anche i prodotti alimentari e in particolare i nostri prodotti Dop per cui va sottolineata l’attività di contrasto alle usurpazioni di denominazioni sul web, che sta vivendo una fase nuova grazie soprattutto al Protocollo di intesa che è stato sottoscritto con eBay da parte del Mipaaf. Utilizzando questo secondo strumento di contrasto, si osserva che quasi 90 delle procedure di infrazione rilevate nei primi undici mesi del 2014 sono relative, infatti, a illeciti online. Sono state rimosse moltissime inserzioni e bloccate le vendite di prodotti italian sounding, come il famigerato ‘Parmesan’,
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ma anche dei cosiddetti cheese kit e wine kit “Made in USA”. Il terzo strumento di lotta che riguarda esclusivamente i vini Dop e Igp è costituito dall’attività svolta dall’Ispettorato repressione frodi in qualità di organismo di contatto con l’Ue per segnalare i casi di usurpazione della denominazione che vengono rilevati in altri Stati membri. Si tratta di 19 casi segnalati all’Ue che a sua volta ha sollecitato le autorità degli Stati membri ove era stato segnalato l’illecito, a procedere contro gli operatori scorretti al fine di rimuovere l’illecito stesso. Un terzo delle procedure aperte riguarda il ProPRODOTTI
secco che viene falsificato in Germania, Polonia e nel Regno Unito. Un contributo alla scoperta dei casi di usurpazione di denominazioni realizzate in altri Stati membri è stato fornito dai Consorzi di tutela di ciascuna denominazione attraverso i controlli realizzati dai loro agenti vigilatori riconosciuti e inseriti in un albo tenuto dal Ministero delle politiche agricole. In definitiva 142 casi che hanno incrementato fortemente il contrasto alle frodi sul web e che ci pongono tra i Paesi che più di tutti in Europa utilizza le norme a tutela dei prodotti a denominazione con numeri che segnano un record rispetto al passato.
N. CASI
PAESI COINVOLTI
ATTIVITÀ EX OFFICIO “Prosciutto San Daniele” “Prosciutto di Parma” “Mortadella Bologna” “Parmigiano Reggiano” “Pecorino Romano” “Grana Padano” “Asiago” “Fontina” “Gorgonzola” “Olio Toscano” “Olio Riviera Ligure” “Aceto Balsamico di Modena” TOTALE
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CheeseKit “Parmesan” “Parmesan” Block-Grated “Asiago” “Romano” “Aceto Balsamico di Modena” “Aceto Tradizionale di Modena “Ciauscolo” “Caciocavallo Silano” “Pecorino siciliano” “Wine kit Chianti” “Montepulciano d’Abruzzo” “Soave” “Prosecco” TOTALE
5 20 3 2 10 3 5 1 29 4 2 1 2 87
UK Olanda Spagna UK - Francia - Olanda - Belgio - Danimarca UK Francia - Lettonia Francia - Lettonia - UK - Germania - Belgio Danimarca Belgio UK UK Polonia - Spagna - Germania - Francia
ATTIVITÀ SUL WEB www.ebay.it / www.ebay.com (USA) “ (USA) “ (USA) “ (USA) “ (Germania - Italia) “ (Italia - USA) “ (Italia) “ (Italia) “ (Italia) “ (USA) “ (Italia) “ (Italia) “ (Italia)
VINO: ICQRF ORGANISMO DI CONTATTO UE “Prosecco” “Lambrusco” “Emilia IGT” “Romagna DOC” “Barolo” “Salento IGP” “Primitivo” “Passito” “Mosti d’uva”- irregolarità doc. TOTALE
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6 3 1 1 1 2 1 2 2 19
Germania - UK - Polonia UK - Moldavia Olanda Olanda UK Svezia Danimarca Danimarca Spagna
L’AGRICOLTURA IN… POLITICA a cura di Andrea Fugaro
Torna valido l’obbligo di utilizzo delle oliere antirabbocco a legge comunitaria 2013 bis è stata definitivamente approvata dal Parlamento e con la sua promulgazione arrivano le nuove norme in materia di commercializzazione dell’olio di oliva vergine ed extravergine. In effetti si tratta di alcune modifiche alla c.d. Legge “Salva olio” ancor meglio conosciuta come Legge “Mongiello” dal nome del parlamentare che l’aveva proposta e sostenuta. La legge era stata oggetto di un avvio di procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che, in vista di una revisione della normativa comunitaria riguardante la commercializzazione dell’olio extravergine, aveva chiesto ufficialmente all’Italia di non far entrare in vigore le nuove norme fino al 23 novembre 2013. Tra le norme sospese vi era quella che vietava il rabbocco delle oliere e le relative sanzioni per i gestori di ristoranti che non si fossero adeguati. Visto che entro il termine di sospensione imposto dalla Commissione non si è proceduto da parte della stessa Commissione a formulare una nuova proposta di regolamento, l’Italia ha ritenuto di riattivare le disposizioni contenute nella Legge “Mongiello” introducendole nella legge comunitaria 2013 bis appena approvata dai due rami del Parlamento. Il ripristino delle disposizioni sono contenute nell’articolo 19 della legge comunitaria 2013 bis titolato “Disposizioni in materia di qualità e trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” che vanno a modificare la legge 9/2013 alla quale sono state apportate alcune significative modifiche. Viene modificato l’articolo 1, comma 4, che riguardava l’indicazione dell’origine in etichetta. La nuova formulazione è la seguente: “L’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva originari di più di uno Stato membro dell’Unione europea o di un Paese terzo, conforme all’articolo 4, paragrafo 2, lettera b), del regolamento (UE) di esecuzione
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n. 29/2012 della Commissione, del 13 gennaio 2012, deve essere stampata ai sensi dei commi 2 e 3 del presente articolo e con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita” Viene inserito “o vergini” nell’articolo 4 comma 3 la cui formulazione completa dunque diventa: “È ingannevole attribuire valutazioni organolettiche agli oli di oliva diversi dagli oli extravergini o vergini” e comunque indicare attributi positivi non previsti dall’allegato XII in materia di valutazione organolettica dell’olio di oliva vergine, di cui al regolamento (CEE) n. 2568/91 della Commissione, dell’11 luglio 1991, e successive modificazioni. Viene quindi inserito l’obbligo del tappo anti rabbocco (o anti riempimento), sostituendo il comma 2 dell’articolo 7 con il seguente: “Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta”. Viene introdotta, con la modifica del comma 3 dell’articolo 7,“l’applicazione al titolare del pubblico esercizio di una sanzione amministrativa da 1.000 a 8.000 e la confisca del prodotto ”in caso la bottiglia sia sprovvista di tappo antirabbocco. In effetti dopo il 23 novembre 2013, e cioè al termine del periodo di sospensione imposto dalla Commissione, la Legge “Mongiello” sarebbe stata pienamente applicabile ma dava adito ad interpretazioni che ne limitavano l’applicazione stessa specie per quanto riguarda la norma relativa al divieto di rabbocco delle oliere. La legge comunitaria 2013 bis ha invece riformulato esatta14
mente l’obbligo in modo che non potrà dar luogo a interpretazioni dubbie e, per quanto riguarda le sanzioni ha precisato che si applicano sia ai ristoratori che non rispettano l’obbligo di impiego delle oliere antirabbocco, ma anche a coloro che indicano un termine massimo di consumo superiore a diciotto mesi. Il ripristino della norma antirabbocco per le oliere presenti sui tavoli della ristorazione, riaccenderà senza dubbio la polemica, mai sopita tra le opposte fazioni riformulando i motivi di tale opposizione che sono: • l’olio viene acquistato dai ristoratori sfuso e, quindi, loro stessi non ne conoscono l’origine; • l’olio presentato nelle oliere sui tavoli non ha alcuna funzione particolare e quindi è inutile leggere i dettagli produttivi; • uno stesso olio può essere rimboccato più volte, perché la sua qualità non cambia; • i ristoranti vendono “pasti”, non prodotti preconfezionati; • aumenterebbero i rifiuti; • l’etichetta fa pubblicità ai produttori; • a differenza dell’acqua e del vino, l’olio è offerto gratuitamente e, quindi, una bottiglia etichettata e con tappo anti-rabbocco sarebbe un costo “insostenibile”. Se la preoccupazione fosse quella del costo, si potrebbe proporre di introdurre la bottiglietta antirabbocco, il cui costo è comunque irrisorio, in modo che, il consumatore, potrebbe portare via l’eventuale olio extravergine d’oliva rimasto, e inoltre avrebbe la possibilità di una scelta consapevole, ad un prezzo irrisorio. Si ricorda che nell’Ue anche altri Paesi come Francia e Portogallo sono favorevoli all’obbligo di uso delle oliere antirabbocco e solo Regno Unito e Danimarca si oppongono decisamente a tale norma e tale opposizione indusse la Commissione a bloccare la legge “Mongiello” fino a novembre 2013 facendo intravedere una possibile disciplina comunitaria che non è poi arrivata.
E PAC A a cura di Gianluigi Terenzi
Le Federazioni Coldiretti del Lazio hanno concluso gli eventi programmati nel 2014 per celebrare il 60° anniversario della nascita dell’EPACA, il patronato della Coldiretti on il significativo titolo “EPACA: La storia”, l’11 ottobre si è concluso presso la Camera di Commercio di Frosinone il ciclo di incontri fortemente sostenuti dalla Direzione Generale dell’EPACA -COLDIRETTI nazionale e svoltisi in tutte le province del Lazio, per celebrare il 60° anno di attività di quello che oggi può essere considerato il primo patronato a livello nazionale per quel che riguarda la vicinanza ai bisogni sociali dei cittadini sul territorio di residenza.
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Il Lazio, nel rappresentare la vitalità e l’attualità di un patronato che ha accompagnato con i propri servizi, tutti rigorosamente gratuiti, l’evoluzione dei bisogni delle persone, ha voluto imprimere un percorso, in qualche modo inverso, a quello che tradizionalmente ci si sarebbe potuto aspettare. L’ultimo incontro della serie, denominato “La storia”, ha voluto sancire l’ineluttabilità di un percorso di successi fino a quelli attuali descritti
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negli eventi provinciali, dove al contrario è emersa tutta la modernità e l’adeguatezza delle strutture per affrontare le sfide imposte oltre che dalla tecnologia, anche dalle innumerevoli sollecitazioni intervenute nel sociale.
EPACA: LA STORIA Quindi a Frosinone, con l’ausilio di ampia documentazione storica, è
E PAC A a cura di Gianluigi Terenzi
stato rievocato il posizionamento della “prima pietra” del Patronato EPACA nel marzo del 1957, voluto da Paolo Bonomi per accompagnare ed attuare le conquiste sociali della “Bonomiana” conseguite sul piano sindacale e politico: la prima pensione ai coltivatori diretti, gli interventi sul piano della sicurezza in materia infortunistica, le Casse Mutue Malattia; tutte conquiste attuate nel solco tracciato dalla dottrina sociale della Chiesa cui è ispirato lo Statuto di Coldiretti. È stato un momento di forte commozione quando il direttore regionale della Coldiretti Aldo Mattia ha voluto assegnare targhe, anche alla memoria, a chi nel tempo ha contribuito alla nascita ed all’orga-
nizzazione di una macchina complessa, competente e per alcuni versi affascinante come EPACA.
La presenza e le testimonianze del primo direttore generale Franco Roasio assieme all’attuale direttore generale Fiorito Leo, con dirigenti, funzionari ed impiegati storici del patronato hanno esaltato un evento già di per sé unico.
EPACA: DA PATRONATO DEI COLTIVATORI DIRETTI A “PERSONAL TRAINER” PREVIDENZIALE PER I CITTADINI A dare il via alle celebrazioni era stata a marzo l’EPACA regionale 20
del Lazio sfruttando la splendida cornice del Mercato di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma. In quell’occasione era stato fatto il “Focus” principalmente sulle eccellenze del sistema organizzativo e consulenziale di Epaca che da patronato dei Coltivatori Diretti si è trasformato in “Personal Trainer” previdenziale di tutti i cittadini con una crescita, negli ultimi dieci anni del 70% delle pratiche trattate negli uffici EPACA dislocati sul territorio laziale. Ciò grazie alla lungimiranza con cui Coldiretti ha stretto l’alleanza con tutta la società civile, a cominciare dal “Patto con il Consumatore”. Le testimonianze dirette di dirigenti dell’industria, impiegati pubblici e privati, insegnanti, artigiani e
commercianti oltre che di imprenditori agricoli che hanno fruito dei servizi EPACA, hanno dato atto con grande soddisfazione delle capacità professionali esistenti nel circuito degli uffici territoriali del Lazio ad ogni livello. L’occasione è stata proficua per presentare un progetto all’avanguardia nel sociale nato dalla collaborazione strutturata tra Epaca e l’ufficio tecnico di Coldiretti Roma per la realizzazione della Fattoria Terapeutica di Colle Cesarano finalizzata all’applicazione della Terapia Orticolturale ai malati psichici.
E PAC A a cura di Gianluigi Terenzi
EPACA: LE EMERGENZE INFORTUNISTICHE E NON SOLO A fine maggio l’ Epaca di Rieti, nell’ambito dell’iniziativa della Croce Rossa Italiana Bassa Sabina “Dagli Ambulatori alle Piazze”, ha portato sulla piazza di Passo Corese i propri “personal trainer” previdenziali per un confronto diretto con le strutture tecniche e mediche di pronto soccorso nell’ambito delle varie sessioni riguardanti interven-
pagnamento, attraverso i servizi, oltre che alla guarigione all’ottenimento dei benefici socio-assistenziali collegati all’evento.
EPACA: I BISOGNI PREVIDEZIALI E ASSISTENZIALI DEL TERRITORIO IN CRISI INDUSTRIALE L’inaugurazione di un nuovo ufficio zona dell’Epaca a Civita Castellana, area agricola ma storicamen-
EPACA: LE SPECIFICITÀ PREVIDENZIALI DEI CITTADINI DEI TERRITORI COSTIERI A livello provinciale, ad aprire le iniziative è stata l’Epaca di Latina che a fine mese di aprile, nell’ambito dello Yacht Med Festival tenutosi a Gaeta, ha organizzato l’evento con un incontro, nella suggestiva sala interna ad una imbarcazione trialberi stile antico Galeone. In quell’occasione sono stati presentati i nuovi servizi erogati da Epaca per i lavoratori del mare e dei pescatori in genere, rappresentando le capacità del sistema servizi della Coldiretti in genere di essere al passo con i tempi e con le esigenze dei cittadini legati alle loro attività tipiche nel territorio in cui vivono.
ti su apparato cardiovascolare e respiratorio in cui si è articolata la giornata. Naturalmente lo scopo è stato quello di sensibilizzare sia il personale medico che la cittadinanza sull’importanza dell’accom-
te polo della industria della ceramica, investito recentemente da una forte crisi, è stata l’occasione, a metà luglio, per celebrare il 60° in Provincia di Viterbo dove all’illustrazione dei nuovi servizi offerti dal patronato Epaca, è seguita, in una sala gremita, una serie di interventi e testimonianze sul valore dei servizi alla persona, vero “collante”all’interno dell’organizzazione Coldiretti, in grado di “affezionare” la persona agli ideali condivisi. Sono stati dati riconoscimenti a dirigenti sia di Coldiretti che di Epaca che su Viterbo sono diventati simboli distintivi dell’alta Tuscia.
EPACA: I RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI A fine settembre, l’EPACA di Roma e Rieti, con il forte sostegno delle Federazioni provinciali, hanno organizzato l’iniziativa “I sessan21
E PAC A a cura di Gianluigi Terenzi
t’anni dell’Epaca. In navigazione verso il domani” a bordo di un battello sul lago di Bracciano. Mentre si solcava il lago, toccando i pittoreschi paesi che insistono lungo le sue sponde, una nutrita presenza di autorità locali, funzionari INPS ed INAIL hanno partecipato con attenzione alla illustrazione delle opportunità e competenze offerte da un patronato come Epaca, vicino alle persone ed in grado di colloquiare attraverso tutte le tecnologie possibili con tutti i partners istituzionali e non. Particolarmente seguito, perché denso di passione, è stato l’intervento del Presidente dell’EPACA Gianalberto Luzi che ha sostenuto con forza l’insostituibile mission del Patronato, specie in tempo di crisi. La dr.ssa Sabrina Di Santo esperta nutrizionista ha spiegato quanti e quali danni alla salute possono provocare comportamenti alimentari che si sono allontanati sempre più dai canoni della freschezza, genuinità e territorialità dei prodotti di cui ci alimentiamo. Insomma il 2014 è stato un anno particolare per EPACA e le strutture del Lazio, grazie alla grande sensibilità e disponibilità dimostrata dalle Federazioni Coldiretti
territoriali, hanno messo in campo tutte le opportunità per abbinare il marchio EPACA con terri-
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torio, innovazione, competenze, passione senza dimenticare la tradizione.
L’ESPERTO RISPONDE a cura di Elio Guarnaccia
Fare impresa: le domande dei nostri soci Le considerazioni che seguono sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non impegnano in alcun modo l’Amministrazione di appartenenza.
Elio Guarnaccia, Ispettore del Lavoro Coordinatore
Vorrei assumere un operaio a tempo determinato full time che ha già un contratto di lavoro otd full time con un altro datore. È possibile fare l’assunzione dello stesso? No, perché non può sussistere una duplicazione relativa ai versamenti contributivi e previdenziali a favore dello stesso lavoratore da parte di più datori di lavoro, infatti l’esistenza di un contratto full time, seppure a tempo determinato non può essere diviso tra due aziende, indipendentemente dall’eventuale accordo che possa sussistere tra datori di lavoro. Infatti i datori di lavoro che hanno alle loro dipendenze lavoratori subordinati sono soggetti all’obbligo assicurativo IVS per intero. Il datore di lavoro peraltro è responsabile del pagamento del contributo anche per la parte a carico del lavoratore che recupera applicando una trattenuta sulla retribuzione corrisposta al dipendente. La soluzione al quesito proposto potrebbe essere l’instaurazione di un rapporto di lavoro part-time verticale, fermo restando il tempo determinato, da parte di ciascun datore dove le esigenze dell’uno e dell’altro datore verrebbero soddisfatte con la sottoscrizione da parte del lavoratore di ciascuno dei due contratti.
Vorrei poter vendere i miei prodotti in un mercatino rionale. Posso utilizzare i dipendenti agricoli che ho già assunto per fare la vendita al dettaglio? Si. Se la vendita viene effettuata nell’interesse o per conto del datore di lavoro agricolo da parte dei suoi dipendenti regolarmente inseriti nell’organico aziendale. Infatti sono considerati agricoli sia quei lavoratori impiegati alle dipendenze dell’impresa agricola, anche se esercitata in forma
consortile e cooperativa che quelli occupati addirittura in attività di raccolta di prodotti agricoli alle dipendenze di imprese non agricole. Nel dettaglio sono agricoli e quindi dipendenti dal medesimo datore di lavoro gli addetti alla cura delle piante, all’irrigazione, alla sorveglianza e spurgo delle rogge, alla preparazione, conservazione e trasporto di prodotti agricoli, forestali, armentizi, sempre che tali lavorazioni siano eseguite sul fondo dell’azienda agricola o 23
nell’interesse o per conto di aziende agricole o forestali: insomma tutti i lavoratori che svolgono attività alle dipendenze dell’imprenditore agricolo ai sensi del novellato art. 2135 del Codice Civile. Se un anno supero il fabbisogno riportato nella denuncia aziendale, per sovrabbondanza di raccolto o perche i seminativi hanno avuto più bisogno di cure, cosa devo fare? Il datore di lavoro agricolo entro 30 giorni dall’inizio dell’attività è tenuto a presentare, per via telematica, alla sede INPS competente per territorio, la denuncia aziendale attestante la composizione agroeconomica dell’azienda stessa. Questa denuncia è indispensabile anche a ottenere il rilascio del registro di impresa (ora libro unico del lavoro) necessario per potere effettuare le assunzioni di mano d’opera. Le modificazioni aventi significativa rilevanza nel fabbisogno lavorativo dell’azienda devono essere comunicate entro 30 giorni dall’intervenuta modificazione stessa. L’omessa presentazione o variazione all’INPS della denuncia aziendale è punita con una sanzione amministrativa. Per qualsiasi informazione o approfondimento in materia contattare le Federazioni Provinciali Coldiretti del Lazio (i recapiti sono disponibili sul sito www.lazio.coldiretti.it)
RIFLESSIONI di Paolo Carlotti
La giornata del Ringraziamento gni anno, nella seconda domenica di novembre si celebra la Giornata nazionale del Ringraziamento e poi a seguire fino al 17 gennaio circa, quelle regionali, provinciali, diocesane e locali. È una festa che viene da lontano ed ha le sue origini in Italia nel lontano 1951, per iniziativa della Coldiretti. Nel 1973, con la pubblicazione del documento pastorale La Chiesa e il mondo rurale italiano, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha assunto questa giornata come occasione opportuna di riflessione ed evangelizzazione dell’intera chiesa locale. Si legge nel documento sopra citato: «Si curi la Giornata del Ringraziamento in modo da renderla significativa per l’intera Chiesa particolare, oltre che occasione propizia per l’evangelizzazione del mondo rurale». Così dal 1974, ogni anno, i vescovi italiani offrono un messaggio che guida la riflessione e la preghiera, che per quest’anno ha come titolo: “Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta”. Nel 2005 la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace ha ritenuto opportuno aggiornare il documento del 1973 con la nota Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo Rurale che cambia e Chiesa in Italia. Dal 2000 lo stesso Ufficio, a livello nazionale, coordina e programma questa giornata in collaborazione con tutte associazioni di ispirazione cristiana che operano nel mondo rurale. Soprattutto in quella nazionale, lodevolmente anche nelle altre per quanto si può, accanto alla
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d. Paolo Carlotti, Consigliere ecclesiastico regionale
Celebrazione eucaristica domenicale, momento centrale della festa del Ringraziamento, viene organizzato il giorno precedente un incontro o un seminario di studio sul tema del messaggio dei vescovi e un momento specifico di preghiera in un santuario della diocesi ospitante. Ogni anno il Santo Padre all’Angelus offre la sua illuminante parola e indica le prospettive di un rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo rurale. Così papa Francesco si è espresso all’Angelus del 9 novembre: «Oggi, in Italia, si celebra la Giornata del Ringraziamento, che quest’anno ha per tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, con riferimento all’ormai prossimo Expo Milano 2015. Mi unisco ai Vescovi nell’auspicare un impegno rinnovato perché a nessuno manchi il cibo quotidiano, che Dio dona per tutti. Sono vicino al mondo dell’agricoltura, e incoraggio a coltivare la terra in modo sostenibile e solidale». Mentre a livello provinciale sono in corso le celebrazioni della Giornata del Ringraziamento, quella regionale, quest’anno ha un appuntamento veramente speciale al Santuario del Divino Amore domenica 18 gennaio 2015, con la partecipazione di mons. Filippo Iannone, Vicegerente della diocesi di Roma. Penso che sia una bella intuizione, che dobbiamo al nostro direttore regionale, dott. Aldo Mattia, che ci premettere di ringraziare per ogni dono ricevuto il Signore insieme con la sua 24
e la nostra madre, la beata Vergine Maria. Come le note storiche sopra schizzate, la Giornata del Ringraziamento ci fu e tuttora c’è perché Coldiretti l’ha voluta e la vuole, esprime ancor oggi la sua identità e ci permette di collegarci al passato per conservarne il patrimonio di saggezza e di esperienza. Oggi assistiamo a tante organizzazioni che si inventano daccapo ogni giorno, così dopo un po’ di tempo non sanno più chi sono: questo non capita alla Coldiretti che sa chi è e per questo è strumento efficace per il bene dei coltivatori e le loro imprese e per il bene del nostro paese. Mi verrebbe da dire che dobbiamo esserne orgogliosi, ma non lo dico, perché lo sapete, per noi preti l’orgoglio non è una virtù ma è ancora un vizio, anzi il primo dei sette vizi. Sapete ancora o sapete gli altri sei? Comunque, come dire, la Festa del Ringraziamento è un nostro fiore all’occhiello, oltre ad offrirci l’occasione di un piacere, che sta diventando sempre più raro, quello di dire grazie a Dio prima di tutti e di tutto, ai nostri familiari e ai nostri collaboratori. Riscoprire che non siamo tutto e ammettere che dobbiamo noi stessi a Dio e agli altri, fa bene alla vita, spirituale e temporale. Un augurio di buone Feste del Ringraziamento ovunque si celebrano. Ad alcune potrò partecipare e lo faccio sempre molto volentieri e con commozione, ma sappiate che almeno spiritualmente sono presente a tutte e volentieri partecipo a tutte, basta che me lo facciate sapere, specialmente quelle che, per motivi vari, non hanno o non possono avere il consigliere ecclesiastico.
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ROMA: VELLETRI E L’IMPIANTO A BIOGAS, COME DEVASTARE UN TERRITORIO ontinua forte nella città di Velletri la pressione per renderla centro di stoccaggio, lavorazione e smaltimento di rifiuti. Oltre alle vicende della discarica di Cinque Archi si aggiunge ora la questione Biogas di Lazzaria. “Oggi – afferma Gabriel Battistelli, direttore della Coldiretti di Roma – in quest’area si propone un altro scempio ai danni di quelle aziende agricole che hanno contribuito con le loro produzioni di qualità a far conoscere il nome di Velletri anche al di fuori dei confini regionali e nazionali. Con impianti di questo genere non si porta benessere per la collettività, compito primario delle pubbliche amministrazioni, ma ricchezza e speculazione per pochi a danno di tanti. Non esistono rassicurazioni di non inquinamento che tengano di fronte alla distruzione economica di tante imprese e dell’economia cittadina. Con quale immagine Velletri si propone sui mercati nazionali ed esteri? Non stiamo – continua Battistelli – facendo una battaglia solo contro qualcuno ma una guerra per qualcosa di importante, per dare alle imprese la possibilità di continuare a fare impresa, per dare la possibilità agli agricoltori di continuare a mettere sul mercato prodotti di qualità, per dare alla città la possibilità di vivere di economia reale, per garantire il bene comune e soprattutto per
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garantire un diritto che è il diritto alla salute”. Rincara la dose il presidente di Coldiretti Roma e Lazio David Granieri: “Mai la Coldiretti si nasconde dietro un dito quando viene messo a rischio il futuro delle imprese e del territorio dove le imprese operano. Ci siamo sempre attivati contro tutte quelle forme di speculazione, di consumo di territorio agricolo o di devastazione che mettono a rischio la possibilità delle imprese agricole di svolgere la loro attività. Ci siamo attivati presso gli organi competenti con una forte pressione sindacale affinché questo impianto di trattamento dei rifiuti non si faccia. I veri agricoltori, consumatori, utenti elettrici, residenti nei pressi delle centrali pagano sempre un prezzo troppo alto per favorire ciò che spesso si rivela il bioinganno del biogas che nasconde solo un fenomeno speculativo.
La Coldiretti ha sempre manifestato apertamente il suo dissenso ad una politica agroenergetica che danneggia profondamente i veri agricoltori. Con la nostra azione – conclude Granieri – mettiamo in stretta connessione i problemi dell’uso della terra, della produzione e del consumo del cibo con la tutela ambientale e della salute, a difesa di tutti i cittadini, di chi viene minacciato nella propria serenità, sicurezza, nella propria proprietà (i valori immobiliari in prossimità delle centrali crollano perché il “mercato” tante volte invocato, alle balle non crede, non crede all’assenza di puzza e di disagi), ma soprattutto degli agricoltori, di tutte quelle imprese che producono qualità e che si vedrebbero caricare di costi supplementari mentre l’immagine del loro territorio e dei loro prodotti viene irrimediabilmente compromessa”.
ROMA: COLDIRETTI E CONDIFESA LAZIO IN AZIONE PER LE IMPRESE
comunicazione – afferma David Granieri, presidente della Coldiretti di Roma – si rende ancora più necessario se pensiamo ai cambiamenti climatici e alle avversità atmosferiche che si sono succedute nel corso degli ultimi anni e che anche in questi ultimi mesi in maniera diffusa hanno generato gravi danni alle produzioni agricole e alle strutture su tutto il territorio nazionale. Questo impone agli agricoltori di adottare un atteggiamento orientato a pianificare al meglio interventi di prevenzione e gestione dei rischi a tutela del proprio reddito d’impresa”.
ll’interno del calendario delle attività previste dal progetto “Infopac 2014: gestire i rischi per sviluppare l’impresa” il Consiglio provinciale della Coldiretti di Roma ha incontrato il Presidente Carlo Giorgi ed il Direttore del Condifesa Regionale del Lazio Luca Bacchi per pianificare le azioni di informazione a beneficio degli imprenditori agricoli. “Questo percorso di
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RIETI: INAUGURATA LA NUOVA SEDE PROVINCIALE DI COLDIRETTI oldiretti cambia casa e si trasferisce nella torre A del centro commerciale Perseo, al terzo piano in via Fundania 1. La nuova sede è stata inaugurata, venerdì 5 dicembre, alla presenza del Segretario Generale dott. Vincenzo Gesmundo, dei vertici provinciali e regionali dell’Organizzazione e di tutte le cariche istituzionali, civili, militari e religiose della provincia. Dopo il taglio del nastro da parte del Sindaco Simone Petrangeli e del Presidente provinciale Enzo Nesta, il vescovo di Rieti Mons. Lucarelli ha impartito la benedizione ai locali che ospiteranno la Federazione Provinciale. “Il nuovo Ufficio Provinciale – afferma il direttore della Coldiretti di Rieti Gabriel Battistelli – svolgerà un ruolo di supporto, informazione e di formazione per gli operatori agricoli e diventerà un punto di riferimento e orientamento per le imprese. La nuova struttura permetterà di ampliare ulteriormente la gamma dei nostri servizi che si rivolgono sia alle imprese agricole che alla cittadinanza”. Oltre alla specificità delle consulenze tecniche e fiscali rivolti alle imprese del settore primario, infatti, Coldiretti mette a disposizione dell’intera
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cittadinanza le proprie competenze in materia fiscale e previdenziale grazie allo sportello Caf e a quello del Patronato Epaca. “L’apertura di un ufficio funzionale e moderno – continua Battistelli – rappresenta un’assunzione di responsabilità ed un impegno per tutta la struttura in termini di efficienza ed efficacia. È un’altra testimonianza che Coldiretti intende offrire ad un territorio fortemente vocato all’agricoltura”.
RIETI: COLDIRETTI A CONFIGNI PER PARLARE DI OLIO ffollato incontro a Configni, lo scorso 8 dicembre, presso il frantoio Leonardi per discutere di olio e delle prospettive del settore. Dopo i saluti del sindaco Angelici che ha rimarcato la vocazione territoriale per la coltura e la cultura dell’olivo è stata la volta del dott. De Angelis, responsabile dell’azienda sperimentale dell’ARSIAL che ha ripercorso gli andamenti dell’annata agraria esaminando le cause che nel corso della stagione hanno portato all’azzeramento delle produzioni. L’intervento del direttore della Coldiretti di Rieti Gabriel Battistelli ha evidenziato
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le opportunità che vi saranno con la nuova PAC anche e ancor di più per gli olivicoltori sia con i pagamenti accoppiati che con il greening. “La situazione in generale in tutta Europa non è positiva per quanto riguarda la produzione di olio – afferma Battistelli – ma quello che occorre di più in questo momento è un piano olivicolo nazionale che sappia dare una visione strategica del sistema Paese sul futuro di questo settore. L‘eccezionale attacco di mosca olearia che ha colpito in maniera significativa numerose aree vocate dell’olivicoltura italiana, dopo l’eccezionale ondata di maltempo, mette in evidenza anche la necessità di implementare un sistema di monitoraggio e prevenzione che limiti in futuro i danni sulla produzione. Occorrerà – ha concluso Battistelli – anche saper attingere ai nuovi fondi messi a disposizione con il PSR”. E del nuovo Piano di Sviluppo Rurale ha parlato Amadio Lancia dell’Area Decentrata Agricoltura di Rieti illustrando le linee guida del piano che dovrebbe essere approvato dalla Comunità Europea entro il 22 gennaio evidenziando le opportunità per i giovani che vorranno insediarsi in azienda rimarcando anch’egli il vantaggio dell’aggregazione e le occasioni per le organizzazioni di produttori.
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VITERBO: ERMANNO MAZZETTI NUOVO DIRETTORE l presidente Provinciale Mauro Pacifici ha presentato il neo direttore della struttura nella sede di Viale Francesco Baracca 81. Ermanno Mazzetti, 54 anni, perito Agrario, sposato, con due figli, una vita professionale di oltre 30 anni in Coldiretti Viterbo, a partire dal 1983. Negli anni ha ricoperto vari ruoli, quali il segretario di Zona, il responsabile del settore economico, delle Associazioni di prodotto, il responsabile del credito, dei movimenti Coldiretti, Donne Impresa e Giovani Impresa, di Terranostra e Campagna Amica e infine quello di vicedirettore. Dal dicembre 2013 ad oggi ha ricoperto l’incarico di direttore della Coldiretti di Oristano. Nell’ intervento di insediamento, Mazzetti ha ringraziato il Presidente Pacifici e il consiglio direttivo della federazione di Viterbo per la fiducia accordatagli nell’accettare la proposta di nomina della Confederazione Nazionale Coldiretti, alla presenza anche del direttore della Coldiretti Lazio Aldo Mattia. “Ritorno con grande soddisfazione a dirigere questa importante federazione nel contesto agricolo della regione Lazio, con la consapevolezza del notevole
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impegno che essa richiede ma, questa nuova sfida professionale – ha dichiarato il neo direttore – è un nuovo punto di partenza e non di arrivo, nel mio cammino in Coldiretti, in una Organizzazione che guarda agli interessi dei soci, attraverso una programmazione e pianificazione capace di dare risposte certe”. “Il mio Ufficio – ha proseguito Mazzetti – rimarrà sempre aperto a quanti hanno istanze da sottoporre; il mio impegno sarà totale e determinato per la realizzazione, in un territorio affascinante e virtuoso come quello della provincia di Viterbo, di quel grande Progetto che la Coldiretti ha saputo creare per l’agricoltura e per il Paese”.“In un momento economico così particolare – ha concluso – la nostra Organizzazione ha l’obbligo di ascoltare le Imprese perché, come dice il nostro Presidente Nazionale Moncalvo, viviamo ed esistiamo in funzione del socio e non viceversa”.
VITERBO: VANNINO CAPPELLONI NUOVO PRESIDENTE DEI PENSIONATI urante la prima festa provinciale dell’Associazione provinciale pensionati della Coldiretti di Viterbo, Associazione che annovera oltre 6500 pensionati coltivatori diretti degli oltre 9000 iscritti presso l’INPS di Viterbo, lo scorso 29 ottobre, si è proceduto al rinnovo dei vertici.
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Sono stati eletti: Leonangelo De Santis (presidente onorario); Vannino Cappelloni (presidente); Consiglio Direttivo: Buroni Mario, Calevi Giacomo, Ercolini Pietro, Fava Giulio Cesare, Fetoni Antonio, Fiorucci Mirella, Graziotti David, Pensalfine Agostino, Rosetto Maria Laura, Sciamanna Daniele e Semproni Domenico; il Collegio dei Revisori dei Conti: Cimichella Giuliano, Tiberi Olindo, Luziatelli Luciano, Rosi Alvaro e Casciano Pietro; Segretario Nicola Chiumiento, direttore del Patronato Epaca. Sono state, inoltre, premiate le scuole elementari della città (Ellera, Canevari, Carmine, Merlini e Fantappiè) che avevano preso parte al Progetto di Educazione alla Campagna Amica di Coldiretti. Presenti, oltre al presidente Mauro Pacifici ed il direttore Andrea Renna, il segretario Nazionale dell’Associazione pensionati, Danilo Elia, il presidente della provincia di Viterbo, Marcello Meroi, il Sindaco della città capoluogo, Leonardo Michelini, i responsabili della filiale di Viterbo della BCC di Roma che è stata tra gli sponsor di questa prima festa dei pensionati della Coldiretti. Oltre 200 i pensionati provenienti da tutta la provincia che per un giorno hanno potuto riflettere insieme anche ai piccoli studenti. Proprio alcuni di loro hanno recitato delle poesie dedicate ai nonni prima della Santa Messa officiata dal Vescovo, S.E. Mons. Lino Fumagalli. La giornata si è conclusa con una colazione a base di prodotti a Km 0, con un menù curato nel dettaglio dalle cuoche di Pianoscarano insieme a tutta la struttura Epaca della Coldiretti di Viterbo. “Una giornata di festa” – ha detto Mauro Pacifici presidente Coldiretti di Viterbo – utile a dare adeguato spazio e merito ai nonni senza i quali, oggi più che in passato, tante famiglie sarebbero in difficoltà”.
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LATINA: UN CORTEO DI TRATTORI PER IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO COLDIRETTI ggi ringraziamo il Signore per i frutti della terra, ma siamo qui anche per celebrare e ringraziare chi lavora la terra perché quei frutti arrivino a tutti noi. Ed oggi più che mai tutti noi siamo chiamati a riflettere sul paradosso delle immense quantità di alimenti che sprechiamo mentre altrove, nel mondo, tanti ancora muoiono di fame”. È uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Latina, Mariano Crociata, in occasione della Giornata del Ringraziamento organizzata dalla Coldiretti, celebrata domenica 23 novembre. Ad aprire la manifestazione è stato il
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suggestivo corteo di 60 trattori che hanno attraversato Corso della Repubblica e Piazza del Popolo per poi stazionare davanti alla cattedrale di San Marco, che ha ospitato la funzione religiosa. Presenti il sindaco Giovanni Di Giorgi, il senatore Claudio Moscardelli, il consigliere regionale Enrico Forte, il deputato Federico Fauttilli e i dirigenti provinciali di associazioni di categoria e sindacati. “È stata – ha commentato il presidente Coldiretti Carlo Crocetti – una emozione fortissima vedere sfilare i trattori nel cuore della città. Ho ripensato a quante volte in passato abbiamo sfilato, lungo quelle strade, per protestare e al fatto che invece, questa volta, siamo scesi in piazza per una giornata di festa”. “Abbiamo vissuto una giornata formidabile. Gli agricoltori – ha detto il direttore Coldiretti Saverio Viola sono tornati ad essere 28
protagonisti della città che, per antonomasia, è nata dal sacrificio e dalla passione di migliaia di agricoltori. È come se ci fossimo riappropriati delle nostre origini, come se avessimo voluto rivendicare il nostro legame col territorio. In questa ottica sono stato lieto di ospitare il sit-in del comitato civico che si batte, insieme a noi, contro la discarica e la centrale biogas che minacciano il patrimonio agricolo compreso tra Latina, Aprilia e Cisterna. Aspettiamo – ha aggiunto Viola – che il nuovo presidente della Provincia ci convochi per affrontare quest’emergenza. Non è immaginabile prevedere discariche o centrali biogas in una zona che vanta una doc del vino, una dop dell’olio, che ospita il 24% della produzione mondiale di kiwi oltre a decine di aziende leader in produzioni biologiche”.
TORNA “LA PASTA DELLA BONTÀ”, L’INIZIATIVA BENEFICA DEL FILO D’ORO, ARRIVATA ALLA 3ª EDIZIONE
Fondazione Campagna Amica Via Nazionale 89a Tel. 06/489931 campagnamica.it
conoscere il mercato più vicino, dove trovare il kit solidale, e partecipare al concorso “Ricetta della Bontà”: in palio un corso di cucina presso la Boscolo Etoile Academy di Tuscania. La Lega del Filo d’Oro, fondata nel 1964, è oggi punto di riferimento per l’assistenza, la riabilitazione e il reinserimento, nella famiglia e nella società, delle persone
sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Con oltre 500 dipendenti, 600 volontari, 500 mila sostenitori attivi, è presente in Italia con 5 Centri Residenziali, a Osimo (AN) - Sede nazionale dell’Ente Lesmo (MB), Modena, Molfetta (BA), Termini Imerese (PA) e 2 Sedi Territoriali a Roma e Napoli. Info: www.pastadellabonta.it Numero verde 800904450.
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COMUNICAZIONE
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uona perché fatta solo con grano 100% italiano, speciale perché sostiene l’unica Associazione che in Italia da cinquanta anni è al fianco di chi non vede e non sente: torna, per il terzo anno consecutivo, la “Pasta della Bontà”, l’iniziativa di raccolta fondi promossa dalla Lega del Filo d’Oro in collaborazione con la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti. “Per il terzo anno consecutivo e grazie al sostegno di Coldiretti – ha spiegato Rossano Bartoli Segretario Generale dell’Associazione – torna la Pasta della Bontà, con la quale arriveremo nelle case di migliaia di italiani per coinvolgerli in un’iniziativa di solidarietà e sostegno verso le attività della Lega del Filo d’Oro per l’assistenza e la riabilitazione di bambini, giovani e adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali”. Nei mercati Campagna Amica aderenti all’iniziativa, i clienti troveranno un gazebo della Lega del Filo d’Oro in cui sarà distribuita, a fronte di una donazione, una confezione da 1 Kg di pasta di grano duro 100% italiano. E per l’occasione non poteva mancare il contributo di Renzo Arbore, storico testimonial dell’Associazione: “Dopo 25 anni, la Lega del Filo d’Oro è per me come una famiglia – ha dichiarato il grande artista – e poterla aiutare e sostenere nelle proprie attività è un piacere. Invito tutti a fare lo stesso: ‘Vieni a scoprire il sapore delle buone azioni’, recita lo slogan e con la Pasta della Bontà delizierete il vostro palato e il vostro cuore!”. Con un semplice clic, sul sito www.pastadellabonta.it, è possibile
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FARMER’S MARKET ALL’EUR a sabato 6 dicembre, dalle 9 alle 14, a via dell’Oceano Pacifico n.239 è attivo, con cadenza settimanale il Mercato di Campagna Amica, nei quali è possibile acquistare prodotti agricoli di qualità a KM 0. “Il famoso Made in Italy che tutto il mondo ci invidia e ci richiede, passa anche da qui. Da queste iniziative, dai farmer’s markets (mercati degli agricoltori), i Mercati di Campagna Amica, appunto, dove il cittadino/ consumatore trova prodotti di eccellenza, espressione della migliore agricoltura del Lazio” dice il direttore di Coldiretti Lazio, Aldo Mattia. “I Mercati di Campagna Amica stanno riscuotendo grande successo come dimostrano quelli già esistenti al Circo Massimo, in Via Tiburtina e all’Auditorium Parco della Musica. Un rapporto diretto tra agricoltori e cittadini che garantisce la qualità e la sicurezza dell’origine certa dei prodotti venduti” conclude Mattia. “Questa iniziativa voluta fortemente da Eur Spa – dichiara il presidente della società Pierluigi Borghini – rappresenta un ulteriore arricchimento nella valorizzazione del territorio e nella diffusione di una nuova filosofia ambientale ed eco-sostenibile, che ha
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rappresentato il motore primario per la nascita del “Giardino Didattico”. Ci auguriamo che il Mercato di Campagna Amica possa attrarre in questa area dell’Eur sempre più cittadini, nella convinzione che la condivisione di progetti come questi, improntati alla salvaguardia ambientale e al benessere
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psico-fisico, sia il volano di un processo di crescita culturale diffusa”. Per conoscere le date del mercato, aperto tutti i sabati, scoprire i menù a Km 0 per ulteriori informazioni consultare il sito www.lazio.coldiretti.it oppure www.eurspa.it.
ANCHE A OSTIA LA CAMPAGNA È AMICA al 7 dicembre, ogni prima e terza domenica, nella piazza coperta di Ex(de)po’, presso il nuovo edificio polifunzionale di corso Duca di Genova 22, è aperto il mercato di Campagna Amica dove vengono venduti prodotti agricoli italiani, provenienti dai territori regionali, rigorosamente a km zero, per dare valore aggiunto agli agricoltori italiani, riequilibrare i rapporti di forza all’interno della filiera agroalimentare e consentire ai consumatori di fare acquisti sani e consapevoli. Ex(de)po’ è una struttura realizzata nel luogo che per oltre ottant’anni ha ospitato le officine dei bus pubblici di Ostia e che oggi diventa contenitore aperto all’arte ed al sapere, alle esposizioni, all’intrattenimento, un punto di scambio sensoriale, epicentro tra Roma, l’Eur ed il mare. Le sue linee e le sue radici che affondano nel tessuto sociale offrono una dimensione nuova del vivere, lontano dai ritmi della vita caotica pur nel cuore di Ostia. Questo spazio verde al centro della città, con delicatezza e rispetto, ricorda il riscatto del
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riuso in senso ecocompatibile e sostenibile e vuole avvolgere il processo culturale, favorirne la libera e imprevedibile incubazione,
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la sua nascita ed il suo sviluppo. Campagna Amica - Ex(de)po’, Piazza delle Sculture, corso Duca di Genova 22, Roma – Ore 9,00/14,00
A SCUOLA DI… MERCATO l mercato può essere un’“aula” per fare scuola fuori dalla scuola: per conoscere il territorio, i luoghi della produzione e della distribuzione, la filiera degli alimenti, come scegliere prodotti sani e tipici, che rispettano la stagionalità. Un modo, insomma, per pensare a ciò che si compra e che si mangia, fin da piccoli. Per questo Coldiretti, oltre ai progetti “Campagna Amica” e “Fattorie didattiche”, ha creato per la scuola i percorsi di “Didattica attiva in agricoltura” . “Campagna Amica” è il progetto nazionale che vuole avvicinare il cittadino alla campagna e alle sue problematiche, con la nascita di centinaia di mercati “a km 0”, nei quali i contadini vendono direttamente ai consumatori. Quest’anno, con alcune classi delle scuole primarie ” Maria Ausiliatrice”, “ Casaletto” e “Fiume Giallo” sono stati realizzati incontri e laboratori in aula e visite guidate al Mercato Tiburtino. Un esperto di Coldiretti Lazio ha incontrato i ragazzi per parlare di alimentazione e gusto, di agricoltura e di stili di vita che prevedano attività fisica e movimento, contro sovrappeso e obesità. Questi incontri sono stati inseriti in una serie di iniziative più ampie a livello cittadino (visite in fattoria, seminari, convegni…), gratuiti per le classi partecipanti e conclusi nel mese di dicembre 2014. Ai docenti sono stati forniti strumenti di approfondimento e schede didattiche, per ampliare, in classe, le tematiche di studio affrontate nelle visite al Mercato Tiburtino.
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Una scuola attiva e aperta al territorio Nella società industriale e post-industriale, i nostri sensi si affievoliscono sempre più, i ragazzi man-
giano un cibo che è da loro distante, per i numerosi passaggi che compie “dal campo alla tavola”, o perché trovato pronto al supermercato o al ristorante, o perché mangiato da soli o davanti alla tv. È qui che l’esperienza della “Fattoria didattica al mercato” diventa una palestra per esercitare i sensi: qui i ragazzi sentono, vedono, annusano, gustano e manipolano, relazionandosi con le regole del fare e del fare al momento giusto, del divenire, del crescere e del trasformarsi al passar delle stagioni. Per stimolare l’attenzione e la partecipazione dei ragazzi, si usa una pedagogia attiva, vengono sollecitate forme di apprendimento e di cittadinanza attiva. È la metodologia dell’“imparare facendo”, che armonizza il sapere, il saper fare, il saper essere. Così i bambini sono aiutati a sviluppare il proprio spirito critico di consumatori, a capire che l’uomo è parte integrante dell’ambiente e che è necessario uno sviluppo sostenibile. Si tratta di un apprendimento di saperi “caldi”, che si centrano sulla curiosità, la motivazione, la scoperta individuale di ciascun ragazzo. I contenuti e gli obiettivi Nell’incontro preliminare in classe, si è parlato, di come gli alimenti vengono prodotti e trasformati per arrivare sulla nostra tavola, dell’importanza del lavoro degli agricoltori e dei mercati “a km zero”, di gusto, agricoltura e biodiversità. Poi, è stato realizzato un laboratorio sui 5 colori della frutta e della verdura, che contengono sostanze protettive per il sistemi immunitario, la memoria, la pelle, e per prevenire tumori e malattie cardiovascolari: i phytochemicals. E, al Mercato Tiburtino, si è fatto scoprire ai ragazzi come ricavare da frutta e ortaggi succhi e colori per dipingere ad acquerello su carta o tessuto. Durante la visita fra i banchi, i ragazzi hanno incontrato e fatto domande agli agricoltori, cre32
ando le basi di quell’apprendimento intergenerazionale raccomandato anche a livello europeo. Le “Fattorie didattiche” Da anni Coldiretti segue la filosofia dell’attività multifunzionale delle imprese agricole e, dunque, ha ideato il progetto delle “Fattorie Didattiche”: aziende agricole in cui l’imprenditore sceglie di accogliere i bambini e di farli partecipare alla vita che quotidianamente vi si svolge per produrre gli alimenti. In una regione come il Lazio, in cui l’agricoltura rappresenta un’attività molto importante per l’economia, le fattorie sono ormai diventate mete privilegiate delle scuole. Anche Roma, del resto, è il più grande comune agricolo d’Europa. Il bambino in fattoria – primo anello della filiera agroalimentare – diventa protagonista attraverso laboratori ed esperienze dirette delle fasi produttive che vi si svolgono: impastare e cuocere il pane, assistere alla trasformazione del latte in formaggio, vedere gli animali che popolano le campagne, gustare i sapori forti e genuini dei cibi prodotti… Il mercato Per la prima volta, Coldiretti ha portato la “fattoria didattica” all’interno del ”mercato”: il luogo dove arrivano gli alimenti coltivati o allevati in fattoria. Il mercato, luogo millenario di tradizioni, storia e cultura, fa capire ai ragazzi i rapporti tra sistemi produttivi, consumi alimentari e tutela dell’ambiente. È un luogo ricco di complessità, di reti, di nodi e percorsi che ne fanno un centro “naturale” di educazione alimentare e ambientale. Per queste ragioni, Coldiretti ha scelto di fare del Mercato Tiburtino una risorsa e un motore per l’apprendimento dei ragazzi, sia per lo sviluppo dei cosiddetti saperi trasversali, sia per la valorizzazione dei saperi pratici. Per riannodare la cultura, le tradizioni, l’identità del territorio.