Euroedizioni S.r.l. - Anno VII - n. 2 Apr/Mag/Giu 2013 - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1, CN/BO
2
3
4
5
Organo ufficiale della Uil Polizia, proprietaria della testata Segrateria nazionale: via Belisario, 7 - 00187 Roma Telefono 06.42010307 - Telefax: 06.42011538 e-mail: nazionale@uilpolizia.it - web: www.uilpolizia.it Editore: Euroedizioni Srl via Torri Bianche, 10 - 20871 Vimercate (MB) Sede legale: via Calatafimi, 12 - 20122 Milano e-mail: amministrazione@euroedizioni.eu Direttore politico: Oronzo Cosi Direttore responsabile: Vincenzo Chianese Comitato di redazione: Emilio Carannate, Calogero Mallia, Martino Santacroce Contrattualistica: Alessandro Grilli Ufficio Legale: Carlo De Benedetto Editing: Stefania Simone Segreteria di redazione: Francesca Maria Di Cola Registrazione Tribunale di Roma n. 439 del 23/11/2006 Spedizione in abbonamento postale 45% art.2 comma 20/b, legge n.662/1996 - Milano Grafica ed impaginazione: Euroedizioni Srl Impianti e stampa: Faenza Industrie Grafiche - Faenza (RA)
Ufficio Abbonamenti: Abbonamenti Italia Tel/Fax - 080.4039463 abbonamenti.italia@gmail.com La rivista viene inviata gratuitamente ai quadri sindacali della Uil Polizia, al Ministero dell’interno, alle Questure; Prefetture e Scuole di Polizia. E’ possibile inviare articoli, fotografie, disegni e manoscritti fermo restando che verranno valutati a nostro giudizio insindacabile e che, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. E’ vietata ogni riproduzione non autorizzata. I commenti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali e pertanto non impegnano la proprietà della rivista. Gli addetti alla raccolta pubblicitaria NON appartengono alla Uil Polizia e si sono impegnati a non danneggiare in nessun modo l’immagine della Polizia di Stato. Gli addetti alla diffusione non appartengono alla Polizia di Stato e non possono qualificarsi come tali. Qualunque eventuale comportamento difforme è pertanto da ritenersi completamente estraneo alla nostra volontà e va immediatamente segnalato. L’abbonamento decorre dal mese di sottoscrizione e comprende, oltre al primo numero in omaggio, quattro numeri a periodicità trimestrale inviati in abbonamento postale. Per motivi di organizzazione interna del sistema informatico adottato è gradito che eventuali disdette vengano trasmesse almeno 60 giorni prima della scadenza dell’abbonamento. Ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. n. 185/99 Le comunichiamo che la concessionaria in intestazione alla ricevuta distribuisce in abbonamento la rivista edita dalla casa editrice Euroedizioni S.r.l con pagamento in contrassegno. Salvo il diritto di recesso Art. 64 e successive D.Lgs. n. 206/2005, da attuarsi con comunicazione all’indirizzo della Concessionaria, entro 10 gg. dal ricevimento. Nel rispetto del D.Lgs. n. 196/2003 i dati potranno essere cancellati in qualsiasi momento dietro semplice richiesta scritta. ABBONAMENTI Ordinario Euro 36,00 escluso spese di spedizione. Sostenitore Euro 106,00 escluso spese di spedizione. Benemerito Euro 206,00 escluso spese di spedizione. Spazio pubblicitario da Euro 350,00 in su. Una copia Italia e paesi CEE Euro 9,00 escluso spese di spedizione. Copia arretrata Euro 18,00 escluso spese di spedizione. Gratuito per gli iscritti Uil Polizia. Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è comprensivo dell’imposta assolta dall’editore ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’articolo 74 del D.P.R. n. 633/72 e del D.M. 28/12/1972 e successive modificazioni ed integrazioni.
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
E si può fare? Certo che si può fare! La prima cosa da fare è una riforma fiscale, perché questo è il vero dramma del nostro Paese: noi siamo un Paese unico al mondo - non ce ne sono altri peggio di noi su questo aspetto - dove le tasse pagate dalla media degli imprenditori è più bassa delle tasse pagate dalla media pagata dai loro dipendenti, non succede in nessun paese al mondo! Questo è un paese dove i lavoratori dipendenti
22
hanno solo meno del cinquanta per cento della ricchezza nazionale ogni anno, ma su questa ci pagano l’ottanta per cento delle tasse, e sull’altra metà della ricchezza nazionale, che viene presa solo da coloro che non hanno reddito da lavoro dipendente, si paga il venti per cento di tasse. E poi ci fanno sempre la predica: “Avete ragione, ma dove prendiamo i soldi?” Certo finora i soldi li avete presi dalle tasche dei lavora-
tori dipendenti e dei pensionati, non è arrivato il momento che i soldi li andiamo a prendere negli unici santuari che sono rimasti intoccati in questo Paese? Dalle persone che non pagano le tasse pur avendo redditi dieci volte superiori ai nostri o dalle persone che hanno vissuto grazie alle tasse che abbiamo pagato, la cosiddetta casta! Perché abbiamo anche un problema di uso del denaro pubblico e son tutte cose che non ci pos-
La Uil non accetterà ulteriori rinvii del rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici e del Comparto sicurezza: bisogna ripristinare e riqualificare immediatamente la dinamica contrattuale pubblica, bloccata dal 2009 anche per dipendenti, come quelli delle Forze di polizia, che hanno già ampiamente dimostrato la propria responsabilità e oltretutto, svolgono funzioni altamente a rischio. Non è più procrastinabile un confronto immediato con le organizzazioni sindacali, perché solo attraverso la trattativa è possibile trovare soluzioni, evitando di nascondersi dietro la mancanza di risorse: stiamo elaborando un dettagliato quadro degli sprechi, eliminando i quali potranno essere individuate le risorse per finanziare il miglioramento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione, valorizzandone contemporaneamente i lavoratori. Ad aggravare la situazione c’è il
fatto che il blocco non si è limitato solo ai contratti nazionali, ma ha coinvolto anche quelli aziendali e addirittura sono state bloccate le retribuzioni individuali, aggiungendo al danno la beffa: eventuali promozioni determinano solo maggiori responsabilità, ma non miglioramenti economici. Voglio ricordare al Governo che nel rapporto di lavoro lo scambio si basa su un accordo, da raggiungere attraverso la contrattazione collettiva, fra lavoratore e datore di lavoro: prestazione lavorativa contro retribuzione; per i pubblici dipendenti il datore di lavoro coincide con la Pubblica Amministrazione e quest’ultima si è arrogata il diritto di cambiare unilateralmente le regole del gioco, giungendo addirittura a bloccare anche l’incremento dell’indennità di vacanza contrattuale: se avesse tenuto questi comportamenti un datore di lavoro privato avrebbe
siamo più permettere, sono tutti errori che dobbiamo cancellare, questa è la soluzione! In questo Paese bisogna fare un’opera della ridistribuzione della ricchezza, bisogna rimettere al centro, sul serio, il lavoro, e per rimettere il lavoro al centro occorre fare investimenti ed aumentare il numero di persone che possono acquistare i beni e i servizi prodotti. Questa è la svolta di politica economica che è necessaria nel nostro Paese, e
si può fare! Noi siamo in grado di indicare, con una grande precisione, dove si prendono i soldi per ridurre le tasse e dove si possono ridurre gli sprechi nella Pubblica Amministrazione, facendola funzionare meglio e facendo sì che la gente che produce servizi per il pubblico, come gli impiegati pubblici, siano sul serio valorizzati e non vengano messi alla berlina e mortificati come succede oggi. Questo è il cambiamento
necessario, questo è il messaggio che dobbiamo dare forte e chiaro! Cari Amici e cari Compagni noi siamo stufi di una classe dirigente che ci spiega tutti i giorni che c’è la crisi economica, che chiudono le imprese, che aumentano i disoccupati, anzi adesso ci aggiungono costantemente, con una certa retorica, che il nostro grande problema è la disoccupazione giovanile! Ma dopo tutte queste belle parole si accingono
generato duri conflitti. Il non rispettare questa regola e non adeguare i salari non è solo un problema di legalità relazionale, ma anche di miopia politica, perché le basse retribuzioni di milioni di pubblici dipendenti impediscono che i consumi, loro e delle loro famiglie, aumentino e questo vale anche per il risparmio: se non c’è liquidità non c’è domanda quindi i consumi crollano e diminuisce il gettito fiscale, per cui il debito pubblico invece di decrescere aumenta, mentre il Paese intero si avvia verso l’ineluttabile declino. Con il blocco dei contratti i lavoratori pubblici hanno già contribuito a una riduzione molto forte della spesa pubblica: nel 2011 la spesa complessiva sostenuta dalla Pubblica Amministrazione per erogare le retribuzioni è diminuita di circa 17 miliardi, vale a dire circa il dieci per cento della spesa complessiva del monte salari; il blocco di tutti i con-
tratti, che raggiunge ormai i quattro anni, finora ha portato ad una perdita dell’otto per cento del potere d’acquisto per i lavoratori, perché le retribuzioni non hanno recuperato né l’aumento dei prezzi che si è registrato tra il 2010 e il 2012, né lo scarto tra l’inflazione programmata e quella reale che c’è stato nel biennio precedente. Inoltre la riduzione della spesa complessiva non opera solo sulle retribuzioni, ma anche sul numero degli occupati, passati da circa 3,6 milioni nel 2007 a meno di 3,4 milioni nel 2012, con una diminuzione di oltre il sei per cento in cinque anni: nel settore della Sicurezza il blocco del turnover ha effetti devastanti sui carichi di lavoro e sui livelli di servizio assicurabili, alla faccia della specificità. Nel corso di una riunione che ho avuto a giugno, in qualità di responsabile della contrattazione del settore, con i Segretari generali
delle categorie del pubblico impiego, si è deciso che la Uil proporrà a Cgil e a Cisl una manifestazione unitaria per chiedere al Governo la riapertura delle trattative contrattuali nel settore pubblico; in preparazione della manifestazione la nostra Confederazione attiverà una serie di iniziative a sostegno delle rivendicazioni contrattuali, a conclusione delle quali si terrà, a fine settembre, un attivo dei quadri e dei delegati dell’Organizzazione. Queste posizioni le abbiamo ribadite anche nell’audizione alla Camera presso le Commissioni I e XI e condividiamo le dichiarazioni del Ministro D’Alia sia sul Comparto sicurezza che sui precari della Pubblica Amministrazione; se il Governo sarà disposto ad accoglierle, ciò risulterà utile anche per rilanciare i consumi e quindi dare un po’ di fiato alla nostra economia: per questo abbiamo chiesto un incontro al Presidente del Consiglio.
23
24
25
non hanno commesse quelli buoni e allora dobbiamo dire a questo governo una cosa semplice per favorire, non dico per risolvere, ma almeno per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, bisogna fare in modo che i contratti a tempo indeterminato costino meno di quelli a tempo determinato, perché questo è il modo serio per dire che vogliono incentivare in qualche modo l’occupazione giusta, questo è il messaggio che vogliamo dare!
26
E un’ultima questione la dobbiamo rivolgere pure ai nostri imprenditori, perché è vero che ogni tanto ci dicono che stiamo sulla stessa barca, e ci sono molti imprenditori in Italia che sono persone per bene, che fanno il proprio lavoro, che investono e che cercano di trovare e dare lavoro. Ma ci sono anche altri imprenditori con i quali non ci sentiamo di condividere l’affermazione stiamo sulla stessa barca, ci sono imprenditori in Italia che quando suona l’inno naziona-
le si mettono la mano sul cuore e poi portano i soldi all’estero: con quelli NON stiamo sulla stessa barca. Come vedete questo Paese non va bene per un destino civico, non va bene perché ci sono interessi e politiche che sostengono questi interessi e che sono contro l’interesse del Paese e sta a noi, sta a Cgil Cisl e Uil, sta ai lavoratori italiani vincere questa battaglia! Non sarà facile perché sono molto forti e hanno molti mezzi per convincere una
Le Commissioni Affari costituzionali e difesa del Senato hanno espresso nei giorni scorsi un parere con osservazioni in merito allo schema di regolamento di armonizzazione delle regole previdenziali per il Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico; la Uil per prima, nello scorso mese di novembre, aveva dato vita ad un seminario – insieme all’Ital, alla Uil Polizia ed alle altre categorie interessate dal regolamento – con l’obiettivo di approfondire tutti i problemi contenuti nella bozza presentata dal precedente Governo. Un atteggiamento quindi non di chiusura a priori, ma invece di ricerca del confronto sul merito e sulle proposte, come da sempre nella Uil siamo abituati a fare; oggi anche le competenti commissioni parlamentari rile-
vano come, a quel confronto, sia invece totalmente sfuggito il Governo allora in carica, mancando pertanto qualsiasi percorso di consultazione con le parti sociali che avesse solo il semplice obiettivo di migliorare e rendere più equo il testo. Ora il parere delle commissioni ed il prevedibile rinvio del regolamento - non deve però far calare l’attenzione sui problemi pensionistici del comparto. Occorre, infatti, dare risposta anche ai bisogni del personale più giovane, interessato totalmente dal sistema contributivo al quale - per effetto delle specifiche età pensionabili vigenti - al momento del pensionamento rischia di essere assegnato un coefficiente di trasformazione svantaggioso e quindi una pensione molto scarsa. Il pensionamento anticipato,
parte cospicua degli uomini politici e dell’opinione pubblica che in fondo tante belle riforme si potrebbero fare, ma è meglio non farle perché molto complicate e non ci sono abbastanza soldi, e che quindi bisogna cercare solo di sopravvivere aspettando chissà che cosa? Che il Paese esca dalla crisi per merito di altri. Questo sindacato serve a questo, a sconfiggere questa politica e se abbiamo la forza e la determinazione necessaria - e noi ce l’abbiamo - dobbiamo
stare sereni! I lavoratori in Italia rappresentano sul serio questo Paese, sono loro la parte buona di questo Paese, quella che lo ha fatto diventare un grande Paese, con il proprio lavoro, quello stesso lavoro che noi utilizzeremo nei prossimi anni per farlo tornare un posto dove è bello vivere e dove non puoi dire a tuo figlio: “Guarda che qui non c’è speranza e devi andare in un altro paese per trovare un posto di lavoro”. Questo è il mondo che noi dobbiamo sconfigge-
re, a questo serve il Sindacato, a questo serve una manifestazione come QUESTA! E un’ultima cosa cari Amici e Compagni: questa non è una manifestazione una tantum, che abbiamo fatto tanto per testimoniare che ci siamo, questa è la PRIMA manifestazione che facciamo e la nostra lotta proseguirà, perché questa volta NON possiamo perdere: se perdiamo noi, il Paese non avrà sul serio più speranze… VIVA L’UNITÀ DEI LAVORATORI!
rispetto alla generalità dei dipendenti, risponde ad un’esigenza funzionale dello Stato, come prevede la normativa di settore e non può dunque tradursi in una penalizzazione pensionistica per milioni di lavoratori: bisogna quindi prevedere la possibilità, a domanda dell’interessato, di rimanere in servizio oltre l’età fissata, con reimpiego in ruoli non operativi; oppure deve essere riconosciuto lo stesso coefficiente relativo all’età di pensionamento vigente per tutte le altre categorie di lavoratori iscritte all’Ago - assicurazione generale obbligatoria. Sul versante contributivo chiediamo, inoltre, che venga garantita una vera trasparenza: si parla molto di busta arancione da parte dell’Inps, ma per i lavoratori del Comparto si è
ancora lontani da questo obiettivo e non si può prescindere da una ricostruzione - da parte delle amministrazioni - delle diverse posizioni assicurative, così da permettere all’ente previdenziale di regolare la propria banca dati pensionistica. L’entrata a regime del sistema contributivo deve poi essere accompagnata da una piena fruibilità della previdenza complementare anche per i dipendenti del settore, che oggi sono gli unici ad esserne ingiustamente esclusi: per questo la Uil chiede che venga immediatamente attivato un confronto tra le amministrazioni e le rappresentanze sindacali, al fine di definire ed avviare un processo che consenta alle centinaia di migliaia di lavoratori del Comparto di esercitare un preciso diritto sancito da sedici anni da una legge dello
Stato e che non può essere ulteriormente negato. Per quanto riguarda la forma pensionistica di riferimento come Uil siamo convinti che la stessa possa poi essere opportunamente individuata nel Fondo Sirio, che già comprende nella platea dei potenziali aderenti il settore Stato e Ministeri. Queste sono le principali esigenze che oggi rileviamo, in relazione alle quali chiediamo all’attuale Governo di far ripartire un percorso che, attraverso uno scambio costruttivo con le parti sociali, possa dar vita ad un nuovo schema di regolamento che eviti le attuali iniquità e migliori sensibilmente il futuro previdenziale delle lavoratrici e dei lavoratori del Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.
27
La Legge di Riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza fu, nel 1981, una vera e propria rivoluzione, ma è stata poi superata dalle successive riforme di altre Amministrazioni del Comparto, che non prevedono anacronistici divieti, come quello di aderire alle Confederazioni. Noi riteniamo che 28
sia giunto il momento di riaprire il dibattito su questi divieti, e lei? Sono passati più di trenta anni da quella riforma e ritengo sia lecito ipotizzare l’avvio di una riflessione sugli effetti che ha prodotto e sugli eventuali interventi migliorativi che possono essere immaginati. Ciò
che è assolutamente fuori discussione è la bontà del lavoro svolto dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato che i cittadini hanno sempre riconosciuto, prima e dopo la riforma. Lo Stato deve essere al fianco della Polizia di Stato e può farlo cercando il giusto compromesso tra le aspettative degli ope-
ratori del Corpo e le necessità dei cittadini. Come valuta il ruolo esercitato dal Sindacato? È sempre di grande importanza il contributo che le rappresentanze dei lavoratori apportano alla defini-
zione di leggi di riforma e ancor più importante diventa questo concorso quando la materia è complessa ed entra nel quotidiano della vita dei nostri concittadini, come nel caso delle disposizioni relative alla Polizia di Stato. I benefici sono evidenti e ad avvantaggiarsene è l’intera comunità: bene il confronto, 29
ottimo condividere la sintesi. Non ritiene che il superamento di tutte le barriere possa contribuire alla definitiva integrazione del lavoratore in divisa nel tessuto sociale cancellando così, definitivamente, la percezione del tutore dell’ordine come appartenente ad un corpo separato dello Stato? Da cittadino, prima che da Ministro, mi limito ad osservare e ascoltare le persone che incontro e raramente ho raccolto l’impressione che i “lavoratori in divisa” non siano integrati nel tessuto sociale. Al contrario, ho avuto molto spesso la percezione che anche, al di fuori
30
della loro attività lavorativa, chi veste una divisa diventa un punto di riferimento per chi ha accanto: pensiamo ai vicini di casa, agli amici, ai conoscenti. Rappresenta insomma una risorsa a cui spesso molti ricorrono per risolvere i problemi. Così come l’intera comunità è perfettamente consapevole delle difficoltà che gli operatori si trovano a dover affrontare, difficoltà su cui l’impegno del Ministero dell’Interno è massimo ma che si scontrano con la difficile congiuntura economica della finanza pubblica. Infatti, molto spesso è grazie alla buona volontà degli operatori, dalle qualifiche di base a quelle più elevate, che si riesce comunque a
garantire un servizio di eccellenza. Trovo, inoltre, che il principio dell’equidistanza e dell’imparzialità per chi opera nel comparto sicurezza sia la garanzia primaria per l’efficacia del fondamentale mandato che è chiamato a svolgere, offrendo la migliore delle garanzie a tutti. Vasta eco hanno avuto recentemente le sue parole, pronunziate nel corso dell’audizione alla Camera davanti alle Commissioni riunite affari costituzionali e lavoro, sulle linee programmatiche del suo Ministero, sull’opportunità di affrontare il blocco dei contratti dei pubblici dipendenti “almeno da subito per le categorie le cui
normative di riferimento lo consentano come il comparto sicurezza-difesa”… Nel mio intervento alla Camera ho legato gli interventi possibili, relativi alle problematiche del blocco contrattuale, a ciò che la normativa vigente prevede che possa essere già affrontato. È una legge dello Stato, la 183 del 2010, che riconosce la specificità, non solo delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ma anche delle Forze armate. In particolare è a mio avviso utile ricordare ciò che l’articolo 19 della suddetta legge recita: “Ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad essi appartenente, in dipendenza della peculiarità
dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti”. È partendo da qui che andranno individuati e condivisi quegli interventi normativi necessari a raggiungere gli alti obiettivi che la legge individua con precisione. Il testo del Regolamento Fornero per l’armonizzazione pensionistica, insieme al forte rallentamento del turnover, contribuisce all’invecchiamento dell’età media degli appartenenti alle Forze di polizia. Cosa si può fare per superare questa situazione? Non mancheremo di impegnarci nella ricerca di soluzioni possibili sui temi che correttamente sono stati posti al centro del dibattito
legato alla riforma del comparto “sicurezza”. È uno sforzo che vede al lavoro tutte le Istituzioni, nella consapevolezza della necessità di fornire risposte concrete su un tema tanto delicato. Se diciamo “specificità” Lei cosa risponde? Il primo pensiero è orientato a quanto richiamato dalla legge 183/2010. È tutto in quel termine l’insostituibile lavoro che quotidianamente ogni singolo operatore svolge in favore della comunità. La specificità del ruolo della Polizia di Stato e di tutte le Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è quella di essere i tutori della democrazia: un impegno immenso, svolto al fianco dei cittadini e di garanzia per il futuro del Paese. Un lavoro per cui tanti hanno sacrificato la propria vita, che va onorato, apprezzato e difeso ogni giorno.
31
32
33
La complessità della funzione prefettizia, infatti, secondo Napolitano, è accresciuta dalle difficoltà che stanno incontrando le imprese e il mondo del lavoro, e dalle tensioni sociali. Per affrontare queste difficili situazioni è necessario seguire – ha esortato il Presidente – un forte principio di unitarietà e di interesse nazionale che, ha detto rivolgendosi ai prefetti, «sono sempre stati la vostra bussola nel servizio che quotidianamente prestate alla Repubblica»; inoltre «Il rinnovamento istituzionale non è separabile dal rinnovamento politico. E quest’ultimo non può prescindere da un rinnovamento morale che l’estensione di questa piaga antica della corruzione nella vita politica e amministrativa impone categoricamente». Il capo di Gabinetto del Viminale Giuseppe Procaccini ha poi illustrato i lavori delle due giornate della conferenza, mentre gli onori di casa li ha fatti il Ministro dell’interno Angelino Alfano, che ha sottolineato l’importanza di questo evento e della presenza del Capo dello Stato,
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
34
che attesta il ruolo fondamentale della figura del prefetto per l’ordinamento dello Stato. Funzione prefettizia che, come ha detto Alfano, si intende rafforzare ulteriormente. Dopo aver analizzato il quadro in cui i prefetti si sono dovuti muovere negli ultimi venti anni in una sorta di ‘doppia devoluzione’ verso l’Europa e verso gli enti locali, dimostrando sensibilità nel portare al centro le
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
istanze che giungono dai territori e che si traducono, poi, in politiche pubbliche, Alfano ha proseguito rilevando che i prefetti sono garanzia della coesione sociale sulla base della legalità che incide quotidianamente sulla qualità della vita. Libertà dalla paura, quindi, che si traduce anche in controllo e vigilanza della rete internet e dei social network, lungi da comprimerne la libertà di espressione, ma che
spesso colpisce i più piccoli e più deboli attraverso cybercrime e cyberbullismo. Ma anche attenzione verso la violenza di genere su cui il governo ha già individuato una task force che rafforzi gli strumenti efficaci già esistenti come dimostrano le oltre 35000 denunce per stalking. Altro punto nodale, le leggi contro corruzione e mafia devono andare nella direzione di salvaguardare le leggi di fun-
zionamento del mercato perché altrimenti si comprime il merito delle nostre imprese specialmente quelle in regola e non conniventi con le organizzazioni criminali e il malaffare. Ma i prefetti, ha detto Alfano, sono anche protagonisti di una funzione di sicurezza integrata e sussidiaria realizzata attraverso i protocolli d’intesa che sottoscrivono sul territorio con imprese e attori sociali. 35
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
36
Sull’emergenza immigrazione, il Ministro dell’interno ha lanciato, poi, l’idea - anticipata in sede GAI al Consiglio Ue - di un evento europeo da allestire a Lampedusa che diventerebbe una sorta di ‘checkpoint Charlie’ non più tra Est e Ovest ma tra Nord (rappresentato dall’Italia e dall’Occidente) e Sud del mondo come porta sull’Africa. Si è poi svolta la tavola rotonda sul tema ‘Sviluppo economico nella prospettiva europea, disagio sociale e territorio: il ruolo delle Istituzioni’: il viceministro Bubbico ha aperto i lavori sottolineando che «Con l’evoluzione del nostro ordinamento e con la riforma del titolo V della Costituzione le prefetture hanno assunto un ruolo sempre più strategico sul territorio. Rappresentano i nodi fondamentali delle reti istituzionali e sociali,
oltre che il raccordo, per garantire la sicurezza e la coesione sul territorio nazionale». Il Sottosegretario all’interno Gianpiero Bocci ha invece aperto i lavori della tavola rotonda sul tema ‘Ambiente, territorio e emergenza. La leale collaborazione’: evidenziando come «La nuova governance si basa su una logica di rete del Paese: non più rapporti gerarchici tra Stato ed enti locali, né solo sussidiarietà verticale, ma anche sussidiarietà orizzontale. In questo governo di rete il prefetto ha un ruolo centrale nel fare squadra favorendo sinergie tra Istituzioni». Quale Italia ci aspetta tra trent’anni? La domanda, posta dal sottosegretario Domenico Manzione ai relatori della tavola rotonda sull’integrazione che apre la seconda giornata, riguar-
da tutti e, come emerge dagli interventi, ha una risposta unanime. Sarà un’Italia multietnica. Una parte degli italiani, il trentatre per cento, riporta il sondaggista Nicola Piepoli, vede come un percorso naturale e un arricchimento questa prospettiva, ma altri no, il che è dovuto, secondo Piepoli, soprattutto a stereotipi da superare. Come fare allora per prepararsi ad essere nel tempo una società con una nuova identità coesa, nel rispetto del principio costituzionale di solidarietà e dei diritti civili, richiamati da Manzione in apertura dei lavori? Rafforzando la coesione sociale e favorendo i percorsi d’integrazione con politiche sempre più inclusive, concordano il Presidente Giuliano Amato, i Ministri della salute Beatrice Lorenzin e dell’integrazione Cecile Kyenge
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
37
e il Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora, d’accordo anche nel riconoscere ai prefetti, già definiti da Manzione ‘sensori delle esigenze del territorio per orientare l’azione di Governo’, una funzione essenziale nel ‘fare sistema’. Gli aspetti sono tanti. C’è, in primo luogo quello dell’integra38
zione. Un percorso che va affrontato, secondo il presidente Amato, tenendo conto delle diversità, preferendo modelli flessibili di approccio, e combattendo la clandestinità senza cadere nell’eccesso di legiferazione, visto che il ‘nemico’ è il trafficante, non il migrante. Un percorso che deve partire,
soprattutto nel caso dei ricongiungimenti, dal paese d’origine secondo il ministro Kyenge, che ha ricevuto la solidarietà di tutti i relatori per le frasi offensive pubblicate ieri su Facebook nei suoi confronti. L’Italia, ha detto Kyenge, deve lavorare per una ‘nuova coesione sociale, una nuova identità’. Importante,
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
ricorda il ministro, nel rispetto del bagaglio culturale di ciascuno, è partire dall’apprendimento della lingua italiana, che favorisce l’inclusione soprattutto delle fasce deboli, come le donne, spesso sole all’interno dei gruppi familiari, o i ragazzi che si inseriscono nella scuola. C’è poi l’aspetto della sanità,
quel ‘servizio universalistico che dobbiamo difendere’, secondo il ministro Lorenzin con una ‘cabina di regia’ per ‘produrre salute sui territori’, puntando su mediazione culturale, che facilita l’accesso ai servizi, prevenzione delle malattie e apporto di tutti i soggetti coinvolti, istituzioni e associazioni.
Infine, ma non ultimo, grande attenzione ai bambini e agli adolescenti, stranieri ma anche italiani, chiedendosi quale identità futura possiamo costruire per loro. I ragazzi, infatti, ha ricordato Spadafora, spesso avviano di fatto tra di loro percorsi di integrazione che lo Stato deve sancire con la legge e ‘investendo sul 39
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
futuro’, sulla scuola, e sui servizi. Aspetti, tutti, ripresi nel dibattito post-tavola rotonda, prima dei saluti del Presidente del Consiglio Enrico Letta che, rivolgendosi ai prefetti li ha esortati a «rilanciare l’orgoglio del servizio pubblico» e ad essere sostegno all’azione di riforma, quali «architravi di questo Paese, voi avete modo di ascoltare i vostri territori e dovete far in modo di combattere il pregiudizio». Nella stessa giornata si è svolta la tavola rotonda su ‘Nuove frontiere della criminalità: i reati emergenti (reati informatici, violenza di genere…), la criminalità organizzata e le risposte possibili’, con la partecipazione del
Ministro della giustizia Annamaria Cancellieri, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Marco Minniti, del Presidente di Telefono azzurro Ernesto Caffo, dell’onorevole Mara Carfagna e del Consigliere del Ministro dell’interno per le politiche di contrasto alla violenza di genere e del femminicidio Isabella Rauti; i lavori sono stati coordinati dal Viceministro dell’interno Filippo Bubbico. «Durante questi due giorni davanti ai nostri occhi si sono schiusi tanti e complessi temi ha detto il ministro Angelino Alfano concludendo i lavori alla Ssai -, ma ciò che è uscita pienamente confermata è stata la
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
40
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
41
premessa, ossia il ruolo centrale dei prefetti, come protagonisti della ‘squadra Stato’ sul territorio e come soggetti istituzionalmente competenti e ‘vocazionalmente’ educati a tenere unita quella squadra». Nel dibattito di queste due giornate alla Ssai è emerso il tema della convivenza tra differenti principi dell’ordinamento e della necessità di trovare modalità moderne di coesistenza tra questi principi talvolta in conflitto. Ogni ampliamento dello spazio delle libertà – ha ricordato il ministro - provoca necessariamente una rilettura dei principi che sono a presidio delle libertà stesse. Come esempio Alfano ha citato gli articoli della Costituzione a presidio della libertà di espressione che, a volte, si scontrano con quelli della riservatezza, o come quelli della tutela della dignità della persona nella sub-specie del
diritto alla reputazione, o il diritto alla salute e alla cittadinanza. La globalizzazione e le sfide a cui oggi assistiamo - ad esempio quella della migrazione - la rivoluzione tecnologica di cui siamo testimoni, ampliano i diritti di circolazione, di libertà e di espressione, ma ampliano anche la necessità di evidenziare dei doveri e di trovare limiti e regole che possano consentire la tutela di altri diritti. Un braccio di ferro tra diritti tra loro competitivi e non antagonisti, come ad esempio – ha citato Alfano - il diritto di sicurezza dei cittadini che deve essere messo al centro dell’azione dello Stato, ma che pone a sua volta la questione della tutela della privacy. Il punto di equilibrio tra i diritti è difficile da trovare nella norma scritta, ma è affidata all’interpretazione degli uomini. Queste questioni che sono poste davanti a noi dalla
modernità, servono ad aggiornare i nostri software, cioè il sistema dei nostri valori e la nostra cultura. L’aggiornamento della riflessione del nostro intimo relativamente a temi così sensibili – ha precisato Alfano - è indispensabile per chi si trova al Governo, al Parlamento e a chi come voi ha detto rivolgendosi ai prefetti - si trova in trincea ad affrontare questioni pratiche e crisi sociali. I prefetti, sul territorio sono sempre in primi ad intercettare ciò che succede. Alfano ha rivolto nuovamente un forte ringraziamento al Presidente della Repubblica, al presidente Letta e ai ministri per la loro partecipazione ai lavori. Un particolare saluto di ringraziamento è stato rivolto dal Ministro dell’interno a quello della giustizia, Annamaria Cancellieri, predecessore al vertice del Viminale.
Fonte Ministero dell’interno - Oreste Fiorenza
42
LA SCuoLA SupeRIoRe deLL’AMMINIStRAzIoNe deLL’INteRNo Nasce nel 1980 come istituto di alta cultura e formazione, provvedendo alla formazione, qualificazione, aggiornamento didattico e culturale del personale del Ministero dell’interno e di altre amministrazioni pubbliche nazionali ed estere. L’AttIVItà FoRMAtIVA È rivolta ai funzionari della carriera prefettizia, ai dirigenti ed ai dipendenti contrattualizzati del Ministero dell’interno, a funzionari di Paesi europei, ai Segretari generali delle Comunità montane. La Scuola coordina, altresì le iniziative di formazione decentrata realizzate dalle Prefetture per i propri dipendenti, che affrontano temi più legati alle realtà locali. Promuove altresì iniziative formative rivolte a giovani laureati e l’attività di partenariato con le Università sia pubbliche che private dà luogo alla realizzazione di diversi “ master” su specifiche tematiche. L’AttIVItà INteRNAzIoNALe È molto intensa e significativi sono i periodici “Incontri dei Direttori delle Scuole ed Istituti europei di pubblica amministrazione”, volti al confronto sui rispettivi apparati organizzativi, sui programmi formativi e sulle metodologie didattiche. In tale quadro la Scuola, a supporto del complesso processo di integrazione in atto, partecipa a progetti in partenariato europeo finanziati con fondi comunitari. L’AttIVItà dI RICeRCA e dI StudIo Favorisce l’implementazione e l’innovazione dei processi formativi dell’Amministrazione dell’interno anche attraverso la sperimentazione di nuove metodologie applicate all’organizzazione del lavoro; realizza periodicamente convegni, conferenze, tavole rotonde e presentazione di libri su principali argomenti di interesse istituzionale. L’AttIVItà edItoRIALe Consiste nella pubblicazione di varie collane: i “quaderni della Scuola”, i “manuali della Scuola”, le “monografie” nonché la rivista quadrimestrale di cultura professionale “Instrumenta”. L’AttIVItà dI doCuMeNtAzIoNe geNeRALe e StAtIStICA La Scuola ha anche il compito di promuovere, raccogliere ed elaborare le informazioni per la sistematica ed aggiornata rappresentazione della realtà sociale, civile ed economica del Paese, un patrimonio atto a supportare le decisioni del Governo e l’azione delle varie amministrazioni, enti ed organismi presenti sul territorio. La raccolta dei dati viene effettuata, oltre che presso i Dipartimenti ed Uffici del Ministero, tramite le Prefetture-U.T.G., ove sono incardinati gli Uffici provinciali di statistica. Cura anche “Le statistiche ufficiali dell’Aministrazione dell’interno” inserite nel Programma statistico nazionale in quanto vi è incardinato l’Ufficio centrale di statistica del Ministero istituito nel 1990 ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322 - che ha compiti di promozione, elaborazione e diffusione della produzione statistica di tutte le componenti dell’Amministrazione. Provvede altresì alla funzione di documentazione generale, realizzando la Relazione periodica sullo stato delle Province. Le principali rilevazioni, elaborazioni e studi riguardano inoltre le seguenti materie: droga, sfratti, anziani, extracomunitari, estorsione e usura. Le SedI deLLA SCuoLA ed IL Suo dIRettoRe Della Scuola fanno parte anche alcuni uffici che si occupano delle attività di documentazione e statistica ubicati in via Cavour, al centro di Roma, ma la sua sede didattico-residenziale è ubicata in via Veientana; oggi il suo Direttore è il prefetto Emilia Mazzuca.
43
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
La Forza di Gendarmeria Europea – che indichiamo da ora in poi con la sigla FGE – è una neo organizzazione internazionale, sorta nel 2007 per il volere di alcuni Stati come la Francia, l’Italia, il Portogallo, la Spagna e l’Olanda, mercé la firma di un trattato per la sua realizzazione2, firmato nella cittadina olandese di Velsen. Quest’organizzazione internazionale ha la capacità di divenire un fondamento di rilievo nella sicurezza internazionale ed una credibile risorsa per un ampio gruppo di Stati. L’idea di istituire la FGE venne lanciata, nel 2003, dai ministri della difesa italiano e francese, all’interno dell’incontro svoltosi nella città di Roma, durante il quale è stata posta in essere, mediante una dichiarazione di intenti del 2004,
56
divenendo, così, un apparato ben strutturato, indipendente dall’Unione Europea e, dunque, aperta agli Stati della stessa UE, che disponessero di proprie forze di polizia, prettamente di carattere militare3. Non esiste un’ampia letteratura inerente la FGE, in quanto poco conosciuta e, altrettanto, poco affrontata nell’ambito dei testi universitari di diritto dell’UE. Sebbene lo scopo della sua potenzialità o capacità possa essere esaminato, mescolando l’orientamento della sicurezza per un periodo lungo, le forze di polizia in Europa, a prescindere dalle loro risorse ed esperienze, se la sua capacità può e vuole essere raggiunta, dipende, inoltre, dalle politiche, dalle ambizioni, dall’influenza sugli altri Stati, dalle capacità diploma-
tiche, dagli imprevedibili sviluppi sul piano della sicurezza.
RAFFoRzARe LA CoopeRAzIoNe euRopeA dI SICuRezzA La forza di polizia o di gendarmeria è un’organizzazione di sicurezza con un misto di caratteristiche e compiti sia militare che di polizia. Le sei forze di polizia dell’FGE sono organizzazioni ben consolidate, istituite tra il XVIII e il XIX secolo. In passato, si riteneva che un fondamentale compito delle forze di polizia fosse quello di portare ordine in zone molto remote, poiché il governo centrale aveva un’influenza molto ridotta. Mentre prendevano parte ad operazioni militari oltre il confine, il
loro principale obiettivo era la sicurezza interna. Le forze di polizia – o di gendarmeria – collaboravano con altre forze prima della costituzione dell’FGE, a livello di corpo e, ad esempio, fra i posti di polizia di frontiera, di unità di controterrorismo e, nell’ambito della NATO, per quanto riguarda i compiti di polizia militare. Contatti stretti si svilupparono agli inizi del secolo scorso, quando le forze di polizia iniziarono ad essere dispiegate come parte nella gestione di operazioni di carattere internazionale in aree di crisi ed iniziarono a prendervi parte in operazioni di polizia internazionale4. Nel 1992, il direttore generale della Gendarmeria francese adottò l’iniziativa di proporre una base giuridica e for-
male per lo scambio di informazioni ed esperienze, come pure l’addestramento tra le polizie di Francia, Italia e Spagna, tanto da istituire un comitato fra i tre direttori generali dei rispettivi Paesi, attraverso la firma di una dichiarazione comune – firmata a Madrid nel 1994 –, che aveva come punto primario la cooperazione fra le loro forze. Il loro fine era quello di portare ad un netto miglioramento la sicurezza interna, in particolar modo contrastando il crimine oltre confine, il terrorismo internazionale e l’immigrazione illegale, sia nei loro rispettivi Stati che nell’intera Europa. Il FIEP – composti da Francia, Italia, Spagna e Portogallo – affrontò la questione inerente l’istituzione di una gen-
darmeria europea, sebbene nella sua essenza quest’associazione non ebbe il suo continuo evolversi, divenendo un ente associativo per scambi di esperienze. L’accordo del 1994 venne aperto ad altre forze di polizia di altri Paesi. Quando il Portogallo decise di aderirvi, nel 1996, l’associazione venne denominata, come già sottolineato poc’anzi, FIEP; vi aderirono altri Stati come la Turchia nel 1998, il Marocco e l’Olanda nel 1999 e la Romania nel 2002, mentre l’Ucraina entrò come membro e via discorrendo5. L’intensificazione di cooperazione fra forze di polizia è uno degli elementi dell’aumento dell’integrazione e collaborazione nell’ambito della sicurezza europea. A partire dai primi anni, la
57
cooperazione giudiziaria e di polizia a livello europeo sono divenuti più frequenti. Nel 1994, veniva istituita l’EUROPOL, il cui compito è quello di sopportare e potenziare l’azione delle autorità di polizia e degli altri servizi, incaricati dell’attuazione della legge all’interno degli Stati membri dell’UE e, ovviamente, la reciproca cooperazione nella prevenzione e lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo internazionale e le forme di criminalità che nuocciono un interesse comune oggetto di una politica comune. Il TFUE – Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea – pone in chiaro che ogni azione operativa di quest’organismo di polizia deve essere condotta in stretto contatto con le autorità dello Stato membro o degli Stati membri interessati e che l’attuazione di misure di genere coercitivo resta di esclusiva competenza delle autorità nazionali6. Nel 2001, l’Unione Europea istituiva la Task Force dei Capi delle Polizie europee – il c.d. ECPTF – che ha come obiettivo quello di sviluppare la cooperazione informale e personale fra i responsabili della varie agenzie deputate all’applicazione della legge, di scambiare informazioni e di assistere in stretta collaborazione fra loro7. Poi, vi è l’Unità Europea di Cooperazione Giudiziaria
– c.d. EUROJUST – organo dell’UE, istituita nel 2002, dotata di personalità giuridica, che ha competenze in materia di lotta alla criminalità organizzata, per rafforzare la cooperazione tra le autorità giudiziarie e le altre autorità competenti degli Stati membri responsabili dell’azione penale8. Nel 2004 il Consiglio d’Europa decise di istituire l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’UE, c.d. FRONTEX9, che ha la sede a Varsavia. È un organismo specializzato ed autonomo che ha come compito quello di coordinare la cooperazione operativa fra gli Stati membri per la sicurezza delle frontiere. Sulla base delle loro responsabilità interne, le sei forze di polizia o di gendarmeria, che cooperano nell’ambito dell’FGE, partecipano pure nel mantenere sia i contatti che la collaborazione con altre agenzie di sicurezza europea. Non solamente queste organizzazioni di polizia e gendarmerie europee sono importanti nella comprensione della posizione che occupa l’FGE; come organizzazioni di polizia militare, le forze di polizia operano sia sul piano civile che su quello militare. Infatti, in determinati Stati, tali forze hanno il compito di vigilanza del personale mili-
tare e delle loro strutture; in altri Stati, invece, sia la polizia civile che militare svolgono entrambi i compiti. Durante le operazioni internazionali, le forze di polizia sovente lavorano assieme alla polizia militare degli Stati che contribuiscono con le proprie forze armate. Per fare questo tableau de la troupe è molto complicato, giacché molte forze armate hanno appositamente addestrato unità per gestire le sommosse o i disordini della folla nelle operazioni di gestione della crisi. Le forze di polizia hanno, inoltre, in modo regolare, inviato, per la gestione di rivolte o disordini, unità nelle regioni della Bosnia, del Kosovo e via discorrendo. In aggiunta, le forze militari organizzano delle operazioni per contrastare il contrabbando o il commercio illegale di armi, proprio quello che fanno tali forze. Avendo, almeno sul piano interno, molte esperienze su questo genere d’attività, le forze di polizia competono con la polizia militare e l’esercito riguardo a quale organizzazione dovrebbe essere affidato il ruolo guida e di fornire la gran parte di queste attività di polizia e di stabilizzazione durante le operazioni internazionali. Le forze di polizia regolari partecipano pure alle operazioni internazionali ed in numero molto consistente.
L’IteR peR LA SuA IStItuzIoNe
Gendarmerie, Francia (Ministero dell’interno)
58
In questo contesto, la realizzazione della Forza di Gendarmeria Europea venne proposto nel settembre del 2003 dal ministro della difesa della Repubblica francese. Come è stato già riportato ab initio, una dichiarazione di intenti diede avvio alla nascita dell’FGE, firmata nel settembre del 2004 a Noordwijik, ubicata nei Paesi Bassi10. Anche se il testo non menziona in modo netto la questione, questo neo organismo internazionale venne inoltre destinato ad avere una parte indicativa al rapido dispiegamento di un consistente numero di forze di polizia
Arma dei Carabinieri, Italia (Ministero della difesa) per la gestione della crisi. Il 23 gennaio del 2006, tale organismo internazionale venne inaugurato ufficialmente, durante una cerimonia che si svolse nella città di Vicenza. Venne dichiarata pienamente operativa a partire dal luglio del 2006. L’istituzione della Forza di Gendarmeria Europea fu un processo molto complesso sia sul piano politico che su quello burocratico. Quest’organizzazione internazionale ha ottenuto la propria autonomia rispetto ai già esistenti enti che sono presenti nell’ambito dell’Unione Europea, coinvolgendo unità diverse da quelle già impegnate. Infatti, la stessa Francia espresse l’idea che l’FGE dovesse avere un quartiere generale permanente con compiti di assegnare operazioni di contrasto alle crisi internazionali. Altri Stati, tuttavia, espressero l’opinione che l’organizza-
zione dell’FGE venisse inserita all’interno dell’UE, così da massimizzare le già presenti strutture11. Durante i negoziati, divenne chiaro che sarebbe stato arduo istituire l’FGE dentro la struttura stessa dell’UE, cagionato dall’atteggiamento di riluttanza di alcuni Stati verso le forze di polizia di genere militare, ma non solo, vi erano vari punti di vista fra i cinque Stati circa la dimensione della forza. Da una parte, gli Stati come l’Italia e la Francia posseggono su larga scala forze di polizia e, per di più, entrambi hanno constatato la riduzione delle responsabilità di polizia all’interno dei loro territori; perciò, considerano il loro piano all’estero come uno strumento di crescita del valore aggiunto dell’FGE rispetto alla polizia civile. I Paesi Bassi ed il Portogallo, dall’altra, non hanno tante forze a disposizione; la Spagna, invece, si erge nel
mezzo dei due estremi con una forza che ha una considerevole dimensione. Sulle operazioni su cui la forza (militare) viene dispiegata, vi era unanimità sin dall’inizio, secondo cui l’FGE sarebbe stata in grado di coprire ogni operazione di polizia che sarebbe potuta sorgere nelle zone del conflitto, ivi gli scenari ad alto rischio, le fasi iniziali dell’intervento militare e le situazioni che si erano già determinate. Va da sé che, durante la discussione negoziale inerente la creazione dell’FGE, i compiti, oltre che di attività di polizia nella fase di transizione dalla fase militare a quella civile delle peacekeeping operations, non furono dibattuti in maniera seria. Ad esempio, il governo del Regno dei Paesi Bassi considerò questo organismo internazionale come un ulteriore contributo a favore della cooperazione sul piano europeo, ma anche come
59
strumento di rafforzamento di cooperazione di polizia con la Francia. Infatti, i Paesi Bassi considerarono la partecipazione della sua polizia, la c.d. Koninklijke Marechaussee, per rilanciare il proprio contributo nell’ambito della gestione di crisi nelle operazioni internazionali, come pure quello di creare un generale approccio alle crisi, all’azione diplomatica, economica, umanitaria e agli strumenti di politica militare, in cui l’FGE possa divenire uno strumento importante. Gli olandesi ebbero un ruolo importante che fu quello di mediare fra la Francia e l’Italia, che si trovarono ben presto ad avere diversi punti di vista come, ad esempio, la strutturazione dell’FGE. Il nostro Paese ebbe modo di introdurre il concetto nella NATO di una unità specializzata multinazionale – il c.d. USM o MSU – per prevenire il ministro degli interni dall’avere un’influenza sull’Arma dei Carabinieri in operazioni internazionali12. Le autorità italiane manifestarono profonda preoccupazione sul fatto che l’FGE non avrebbe adottato in toto il concetto dell’USM13, che aveva pure condotto e per la gran parte presidiato nelle operazioni della NATO in BosniaErzegovina dal 1998 in poi14. Durante i negoziati sia i Paesi Bassi che la Francia manifestarono forti perplessità, opponendosi all’istituzione della FGE, avendo già una forza in campo e la totale integrazione del COESPU – il c.d. Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità – nell’ambito della FGE15. Dalle discussioni è parso chiaro che i rappresentanti dei Paesi Bassi si trovarono contrari ad una forza permanente e ad entrare nel COESPU. Le autorità rappresentative dei Paesi Bassi suggerirono, senza ottenere alcun successo, che le forze non di polizia avessero la possibilità di congiungersi con l’FGE. Durante l’istituzione dell’FGE, altri Stati mostrarono un interesse ad esservi partecipi, come l’Austria, il Belgio, la Slovenia e l’Ungheria, che non hanno potuto aderirvi a causa della
60
penuria di forze di gendarmeria pronte ad essere inglobate nell’FGE.
L’obIettIVo e L’oRgANIzzAzIoNe deLLA FoRzA dI geNdARMeRIA euRopeA Gli obiettivi di quest’organismo internazionale sono reperibili proprio nel Trattato di Velsen che enuncia, in virtù del 1° articolo, paragrafo 1°, che è composta unicamente da elementi delle forze di polizia a statuto militare e che l’FGE è destinata ad espletare tutti i compiti di polizia previsti nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi. Mentre tutte le mansioni di polizia vengono specificate, le crisi internazionali non lo sono. L’FGE costituisce la forza di polizia multinazionale, avente un quartiere generale permanente, ubicato nella città di Vicenza, e dalle forze designate ad esso dagli Stati parti. L’FGE ha come organo decisionale l’Alto Comitato Interministeriale – il c.d. CIMIN –, che è costituito dai rappresentanti dei ministeri interessati, quali quelli degli esteri e della difesa, degli Stati membri, cui spetta la nomina e, ovviamente, ha competenze e
dell’amministrazione della Forza di Gendarmeria Europea di quelle politiche. Il CIMIN, a sua volta, si incontra durante l’anno soltanto due volte e, ancora, avendo un gruppo di lavoro di rappresentati di basso spessore che si incontra ogni due mesi16. Osservando l’articolo 4° del Trattato di Velsen, è possibile constatare l’elenco dei compiti mercé cui l’FGE può porre in essere, dove si sottolinea che esso deve essere capace di coprire la totale gamma della missione di polizia mediante la sostituzione o il rafforzamento, durante ogni fase di un’operazione di gestione della crisi. In aggiunta, può essere posto alle dipendenze delle autorità civili o del comando militare. Quest’organismo internazionale, con esclusione di compiti di combattimento o peace-enforcement, può essere utilizzato per condurre missioni di sicurezza ed ordine pubblico, può collaborare con le forze di polizia, può svolgere indagini di tipo investigativo in ambito penale per rintracciare i responsabili e consegnarli all’autorità giudiziaria, può mantenere l’ordine quando ci si trovi davanti a disordini pubblici e, infine, può formare istruttori ed operatori di polizia.
Jandarmeria Română – Romania (Ministero dell’interno)
ad essa, aventi una forza che abbia, come più volte è stato evidenziato, statuto militare e determinate competenze di polizia, possono presentare la domanda per ottenere lo status di partner, dove il CIMIN delineerà quali sono i particolari diritti e doveri dei partner.
L’ARMA deI CARAbINIeRI VeRSo LA FoRzA dI geNdARMeRIA euRopeA
Guardia Civil, Spagna (Ministero dell’interno) L’FGE, come viene delineato nell’articolo 5°, può essere messa a disposizione sia dell’Unione Europea, sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa e, infine, della NATO, come pure può porsi al servizio di altre organizzazioni internazionali o coalizioni ad hoc. Ciascun Stato membro dell’UE, avente una forza di polizia a statuto militare, può inoltrare una richiesta al CIMIN di poter ottenere lo status di osservatore o, meglio, di aderire al Trattato di Velsen, considerato
primo passo per accedervi. Gli Stati candidati a far parte dell’UE, che siano dotati di una forza di polizia di genere militare, possono domandare lo status di osservatore, come pure gli Stati già membri dell’UE, dotati di una polizia a statuto militare, possono presentare la richiesta per lo status di osservatore, come primo passo per divenire parte. Tale status di osservatore, inoltre, comporta il diritto di distaccare un’ufficiale di collegamento nel Quartiere generale dell’FGE. Sia gli Stati membri dell’UE che quelli che vogliono aderirvi
Prima di affrontare il problema inerente i favorevoli ed i contrari nell’avere una forza di polizia nazionale piuttosto che le forze dell’ordine, è d’uopo comprendere quale è il vero significato dell’espressione paramilitare. Tale espressione può essere considerata maggiormente un termine colloquiale, anziché un’espressione tecnica connessa ad una ben delineata categoria. Esso è soggettivo, dipendente su ciò che viene considerato analogo ad una forza militare e come status di una forza viene considerata ad avere17. In ogni modo, il termine paramilitare, sovente, si riferisce ad un gruppo di forze armate illegali e/o gruppi politicamente orientati che sono, talvolta, denominati gruppi di guerriglia. A seconda del contesto, le forze paramilitari possono, inoltre, comprendervi servizi di supporto di forze armate regolari oppure di unità di servizi di intelligence interni che includono agenti segreti civili con mansioni di azioni segrete in zone ardue o, qualche volta, illecite per le forze militari che debbano operare in esse18. È possibile utilizzare l’espressione paramilitare facendo riferimento ad un certo numero di sicurezza interna, di protezione dei confini e l’organizzazione delle forze dell’ordine che, di solito, hanno uno status civile ma sono paragonabili alle forze militari sia nell’addestramento che nell’equipaggiamento. Dato il pericolo potenziale di utilizzare una tale espressione generale e gene-
61
Koninklijke Marechaussee, Olanda (Ministero della difesa) rica – come paramilitare – , va fatta una netta distinzione fra diverse espressioni che si rapportano a concetti simili come, ad esempio, la polizia militare, che è una componente delle forze armate, deputata a garantire il rispetto del diritto e delle norme nell’ambito dell’intera struttura militare; o come la polizia militare che svolge mansioni di polizia, specialmente quando si trova impegnata in operazioni di pace all’estero, e che delle volte possa svolgere una certa gamma di compiti di polizia che possano pure incidere nell’ambito civile dello Stato, dove le forze sono dispiegate, per la ragione che la forza di polizia interna è inattiva o seriamente corrotta oppure inefficiente. Infine, la forza di polizia con lo status di militare è un’autorità competente che svolge o singolarmente o di concerto con le altre forze dell’ordine, con lo status civile, una serie di compiti di polizia di ampio raggio od anche circoscritti. Nell’ordinamento italiano, il sistema di sicurezza pubblica si fonda su due forze di polizia con competenze generali, che sono la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri. La prima, a status civile, è maggiormente presente nei capoluoghi di provincia e nelle grandi città, mentre la seconda ha una presenza più capillare sul territorio. Non vanno dimenticati la presenza di altre forze dell’ordine con specifici mansioni come la Polizia penitenziaria, il Corpo
62
Forestale dello Stato e la Guardia di Finanza. La presenza di diverse forze dell’ordine in Italia costituisce una garanzia democratica per un comportamento corretto e leale nell’espletamento dei doveri di polizia ma, nel contempo, richiede un’attività di coordinamento e pianificazione con l’obiettivo di ridurre i rischi di possibili sovrapposizioni e conflitti d’interesse. Una legge ad hoc assicura un adeguato coordinamento fra tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio italiano19. L’Italia è il solo Stato nell’UE che si avvale di tale legislazione. Questo sistema rappresenta un quadro globale fatto di determinati corpi, individuale o collettivo, a livello nazionale, regionale e provinciale20. L’Arma dei carabinieri ha avuto una lunga tradizione nella partecipazione in terre straniere in operazioni umanitarie e di peacekeeping. Una delle importanti e ben note esperienze è il c.d. MSU – Multinational Specialised Unit21. Il primo reggimento del MSU venne dispiegato in Bosnia-Erzegovina nell’ambito del SFOR – Stabilization Force – in modo da riempire quello che venne delineato come falla nella sicurezza fra lo strumento militare e l’impasse della forza della polizia locale22. Questo vuoto di sicurezza si riferisce al critico periodo di tempo in una missione, nel momento in cui la necessità di utilizzare la coercizione armata per contrastare la crudele violenza, ivi
gli omicidi per vendetta ed ampi disordini civili, è finita, ma l’ambiente è ancora troppo instabile per i militari al fine di consegnare la responsabilità della sicurezza pubblica alla polizia regolare del posto. Se si osserva l’esperienza della Bosnia, l’utilizzo delle Unità di Polizia per la Stabilità – il c.d. SPUs –, nell’ambito delle missioni all’estero, ha avuto un interessante aumento23. La richiesta di questa capacità molto solida del mantenimento dell’ordine si è ampliata al punto che quest’unità di polizia a favore della stabilità costituisce, attualmente, quasi la metà del personale di polizia. Questo sviluppo può essere considerato essere stato il più drammatico nelle missioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Questa unità di polizia è divenuta un partner necessario accanto ai contingenti di forze armate tradizionali e alla polizia individuale, visto che sono importanti per colmare il vuoto della pubblica sicurezza che, inevitabilmente, confronta, e, direi pure, di sovente, confonde le operazioni di pace e di stabilità. Quindi, il successo delle missioni internazionali di oggi e del futuro, intraprese dalla Nazioni Unite, dalla NATO, dall’UE, da altre Organizzazioni internazionali e, di certo, da coalizioni ad hoc, è diventato sempre più dipendente tanto da generare le qualità e le quantità richieste dell’SPUs. I Carabinieri, negli anni, sono stati partecipi, sotto l’egida delle più importanti organizzazioni internazionali, l’ONU, la NATO e via discorrendo, come pure di coalizioni ad hoc, in molte missioni di carattere internazionale. A causa dell’attuale situazione criminale che diviene, in modo crescente, transnazionale e di competenza giurisdizionale, e tenendo in considerazione l’evoluzione, il cambiamento dei moderni strumenti di comunicazione, l’Arma sta continuando a mutare e ad aggiornare la propria struttura gestionale, come pure le procedure operative con l’obiettivo di evolvere le culture interne
per abbracciare la cooperazione e la collaborazione. La Benemerita, inoltre, ha saputo investire in ottime risorse e in addestramenti di qualità di ampio livello.
Le SFIde deLLA FoRzA dI geNdARMeRIA euRopeA deL III MILLeNNIo Esistono nette indicazioni, secondo le quali il futuro sarà fermamente affetto da fattori emergenziali quali nuovi protagonisti e potenze connesse al processo della globalizzazione; per menzionare anche i mutamenti sociali, dipesi da flussi migratori, dalle politiche energetiche come pure dalle nuove tecnologie. Come è ben noto, il processo di globalizzazione ha avuto un enorme aumento in questi ultimi anni e, indubbiamente, che sia stato la causa del mutamento dello status quo quasi ovunque, generando cambiamenti chiari a livello politico, economico e culturale24. Anche se il fenomeno della globalizzazione sta mutando gli standard del modus vivendi nel mondo, e fonda-
mentalmente la crescente interdipendenza sul piano internazionale, le conseguenze della globalizzazione favoriranno anche l’incremento di nuovi protagonisti nello scenario mondiale e sul piano statale e in quello non statale. Sul piano statale, la Cina, il Brasile, l’India e l’Indonesia sono Stati che crescono e che giocano un ruolo circa la costituzione di nuove e, probabilmente, meno stabili alleanze che sono in questione. Per quanto inerente il piano non statale, l’importanza crescente delle organizzazioni non governative è tenuto presente. Gli Stati, che compongono la vita sociale internazionale, diverranno sempre più multietnico ed avranno il compito di affrontare la sfida sula integrazione degli immigranti nelle loro società, nel rispetto del loro credo e della loro etnia. Conseguentemente, l’afflusso migratorio ed i rispettivi mutamenti nella composizione radicale delle società porrà importanti questioni sulla infrastruttura dei settori attinenti il servizio pubblico interno, come il sistema giudiziario penale e la forza pubblica. Il mutamento dei modelli dei popoli determineranno il modo in cui le iniziative politi-
Guarda Nacional Republicana, Portogallo (Ministero dell’interno)
che saranno attuate. Il timore della criminalità diverrà un attento problema in sé, dato che potrebbe in modo potenziale limitare le attività, costringendo i cittadini a rimanere intanati nelle loro abitazioni e contribuire ad avere le strade deserte. Questo clima di declino favorirebbe sia l’insicurezza generale che l’aumento della criminalità. In questo contesto, il crimine organizzato sul piano internazionale continuerà maggiormente a rendere globale le sue attività illecite. Unicamente le corporazioni multinazionali determinano collegamenti nel mondo per trarre vantaggi di lavoro redditizio o mercati di materie prime e ciò che compiono imprese illecite. Tali imprese sono in grado di espandere i propri interessi, sul piano prettamente geografico, di queste nuove circostanze della nuova economia, grazie alla rivoluzione del trasporto internazionale e alla rivoluzione della comunicazione. Il terrorismo si è pure globalizzato; infatti, esso è in grado di favorire quella capacità di reclutare persone da ogni parte del mondo, per essere chiusa alla diaspora di comunità che possono appoggiarli logisticamente e finanziariamente25. In sostanza, e il crimine organizzato e il terrorismo hanno, in modo radicale e drammatico, mutato la tipologia delle minacce alla sicurezza, conseguenza de facto del crollo del concetto tradizionale delle demarcazioni tra gli Stati. La fine della contrapposizione tra gli Stati occidentali e quelli orientali – la c.d. guerra fredda – ha avuto un forte impatto sull’aumento del crimine internazionale. Con la caduta del muro di Berlino, infatti, il potenziale del conflitto su larga scala è diminuito, ma dagli anni ottanta si è avuto un sorgere di conflitti a carattere regionale26. L’aumento nelle attività illecite, sul piano internazionale, è stato supportato dal progresso tecnologico delle telecomunicazioni ed anche dai sistemi informatici e l’affacciarsi della globalizzazione ha reso semplice lo spostamento dei popoli e
63
dei beni. Come ben si sa, la globalizzazione viaggia parallelamente con l’ideologia del libero mercato e del commercio ed un calo del potere dello Stato di intervenire. Le organizzazioni criminali e terroristiche hanno approfittato dell’ampio declino delle norme, dei controlli ridotti alle frontiere e della totale libertà di allargare su tanti fronti le loro attività oltre i confini. Dinanzi a questa situazione, deve esserci un fondamentale mutamento per potersi approcciare alla questione della sicurezza internazionale. Mercé l’adesione delle passate e artificiali distinzioni, quelle criminali sono giustificate unicamente dal profitto ed i terroristi dagli impulsi politici e religiosi, dai politici, dalle forze dell’ordine e dai strateghi militari non riusciranno ad affrontare il fenomeno del crimine internazionale. Le strategie delle forze dell’ordine
vanno migliorate per favorire la loro efficacia nell’identificare e nel dare priorità ai problemi e nell’operare con le collettività per risolverli, ecco la necessità di istituire la Forza di Gendarmeria Europea. Per rendere migliore l’interazione con ogni protagonista istituzionale o non e garantire efficiente il flusso informativo, le forze di polizia, nell’ambito della FGE, dovranno adattare le proprie strutture organizzative. Tanto è vero che i prossimi scenari necessiteranno di una maggiore ed effettiva capacità ed una pianificazione tempestiva, non solo, ma anche di processi decisionali in grado di affrontare le nuove sfide che concernono la sicurezza e l’ordine pubblico. È importante, quindi, delineare in modo netto i compiti della gestione per identificare il campo ed il livello delle differenti responsabilità connesse alla capacità di pianificare
ed alla condotta delle operazioni. Nel contempo, i mutamenti possibili nella struttura del processo decisionale sono anche consigliabili per meglio direzionare le attività di polizia, sia preventiva che giudiziaria, verso obiettivi concreti, identificati e selezionati in virtù dei processi informativi. Il successivo scenario, costituito da rapporti rapidi e mutevoli, richiede, rispetto al passato, che l’addestramento sia complementare alle necessarie operazioni. In aggiunta, particolare attenzione andrebbe rivolta allo sviluppo della specifica dottrina dell’operazione, che potrebbe favorire e promuovere lo stabilimento dei centri di eccellenza, concentrato ed orientato su rilevanti ambiti relative alle esigenze operative. In questo ambito, sarebbe consigliabile rafforzare la cooperazione ed i legami fra diversi centri d’eccellenza, mercé la creazione di una specie di
Note:
frontaliera, in materia di polizia nell’ambito delle competenze dell’UE mercé l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il 1° gennaio del 2010, l’EUROPOL è diventata un’agenzia a servizio dell’Unione Europea. Si veda: E. TRIGGIANI, L’Unione Europea secondo la riforma di Lisbona, Levante Editori, Bari, 2008, p.86; G. TESAURO, Diritto dell’Unione Europea, Cedam, Padova, 2012, p. 61. 7 T. BUNYAN, The EU’s Police Chief Task Force (PCTF) and Police Chiefs Commitee, in www.statewatch.org., 2006; S. HUFNAGEL, C. HARFIELD, S. BRONITT, Cross-border law enforcement: regional law enforcement cooperation – European, Australian, and Asia-Pacific perspectives, New York, 2012, p.116 ss. 8 L’EUROJUST è stata istituita con decisione del Consiglio 2002/187/GAI del 28 febbraio 2002, adottata sulla base del Trattato dell’Unione Europea – oggi con il Trattato di Lisbona articolo 85 –, con il fine di stimolare e migliorare il coordinamento e la cooperazione tra le autorità giudiziarie competenti degli Stati membri per contrastare le forme gravi di criminalità. Si veda: S. O’ DOHERTY, A. GOSINE, Eurojust: a new agency for a new era, in New Law Journal, 2002, p.3 ss.; M. CHIAVARIO, Manuale dell’Estradizione e del Mandato d’arresto europeo, Giappichelli, Torino, 2013, p.187 ss. 9 È stata istituita dal regolamento n.°2007/2004, in GUUE, L.39 del 25 novembre 2004; A. LIGUORI, N. RICCIUTI, Frontex ed il rispetto dei diritti umani nelle operazioni congiunte alle frontiere esterne dell’Unione europea, in Diritti Umani e Diritto Internazionale, 6 (2012), p. 539 ss. 10 La dichiarazione di intenti del settembre del 2004 può essere consultabile nella pagina seguente: www.eurogendfor.org/eurogendforlibrary. Secondo la Dichiarazione di Intenti e il
Trattato, Eurogendfor è costituita come una forza “Operativa, pre-organizzata, robusta ed a reazione rapida”, che contribuisce alla Politica di Sicurezza e Difesa Europea (attualmente CSDP dopo il Trattato di Lisbona), anche quando viene impiegata al di fuori delle strutture dell’Unione Europea. La Forza di Gendarmeria Europea venne fondata il 17 Settembre 2004, in Noordwijk (Paesi Bassi), dove la Dichiarazione di Intenti fu firmata dai Ministri in carica, e fu dichiarata operativa il 20 Luglio 2006 dal Comitato Interdipartimentale di Alto Livello (CIMIN). Il Quartier Generale Permanente della Gendarmeria Europea si trova in Vicenza, presso la caserma intitolata al Generale Antonio Chinotto. 11 P. CESTRA, G. BUTINI, Missioni di Polizia Militare, Roma, 2005, p.14 ss.; F. E. STIFTUNG, Vers une armée européenne, in Analyses et Documents, 2008, p.2 ss. 12 Su richiesta della Nato, a metà degli anni Novanta l'Arma dei Carabinieri progettò, dal punto di vista concettuale e operativo, la formazione di una Unità Multinazionale Specializzata (Multinational Specialized Unit), la cui prima applicazione fu realizzata in Bosnia nel 1998; una unità con compiti articolati, con incombenze di forza militare e di polizia civile in territori con etnie diverse e spesso pesantemente armate. La presenza di questa Unità Specializzata è sempre risultata molto produttiva e nel corso del tempo anche in Albania e in Kossovo sono state inviate delle MSU, con concorso di forze multinazionali. Sulla base delle esperienze maturate nei Balcani, la comunità internazionale ha voluto che una Unità similare fosse inviata in Iraq. Si consulti: M. G. PASQUALINI, MSU: Ordine, sicurezza e stabilità, in Il Carabiniere, 2004; M. GARGANO, Gendarme-
1 Dottore in scienze politiche, esperto di diritto internazionale e dell’UE, di diritto diplomatico e consolare, corrispondente della testata giornalistica La Gazzetta Italo-brasiliana, scrive per il Corriere di Puglia e Lucania e per il trimestrale Pubblica Sicurezza della Uil Polizia e collabora con alcune testate giuridiche online come www.diritto.it, www.diritto.net, www.giuristiediritto.it. 2 Attualmente ne fanno parte i seguenti corpi: KM (Koninklijke Marechaussee - Olanda), GN (Gendarmerie Nationale - Francia), AdC (Arma dei carabinieri), GNR (Guardia Nacional Republicana Portogallo), GC ( Guardia Civil - Spagna) e JR ( Jandarmeria Română - Romania), mentre partner sono Polonia, Lituania e Turchia. 3 N. RONZITTI, La Gendarmeria Europea, quale avvenire per le missioni civili all’estero?, in Osservatorio di Politica Internazionale, 2010, p.1 ss. 4 G. CEVOLIN, L’impiego di forze armate all’estero: Profili procedurali, in S. RIONDATO (a cura di), Diritto e Forze Armate. Nuovi impegni, Cedam, Padova, 2001, p.61 ss.; U. VILLANI, L’ONU e la Crisi del Golfo, Cacucci, Bari, 2005, p.189 ss.; N. RONZITTI, Diritto Internazionale dei Conflitti Armati, Giappichelli, Torino, 2011, p. 104 ss.; S. SILINGARDI, Gli effetti giuridici della guerra sui rapporti economici e commerciali, Giappichelli, Torino, 2012, p.192 ss; A. ANNONI, L’occupazione ostile nel diritto internazionale contemporaneo, Giappichelli, Torino, p.251 ss. 5 J.L. HOVENS, G.A.G. VAN ELK, Gendarmeries and the security challenges of the 21st century, The Hague, 2011, p.9 ss. 6 Con l’introduzione della cooperazione trans-
64
rete che potrebbero meramente rendere semplice il susseguirsi scambio di esperti, di addestratori ed anche di conoscenza. Un aspetto critico da tenere presente si fonda sulla valutazione degli sforzi delle forze dell’ordine sia in termini di raggiungimento delle dovute modifiche all’interno della stessa organizzazione, sia nella concretizzazione di obiettivi esterni. La valutazione in corso contribuisce ad offrire all’organizzazione un netto senso di direzione e consente la possibilità di focalizzare gli sforzi sulla prassi della produttività e dell’efficienza. Tale valutazione, pertanto, è indispensabile nello stabilire quali elementi di polizia mantenuti, alterati od eliminati. La valutazione, in aggiunta, offre la chiave decisionale nel contesto giurisdizionale, un modo per misurare l’impatto dell’efficacia
dei costi e degli sforzi delle forze dell’ordine. La valutazione aiuterà a determinare se i cambiamenti necessari nei sistemi di supporto stiano prendendo posto e se gli appropriati sforzi sono stati compiuti per raggiungere gli obiettivi prefissati. In passato, gli sforzi della polizia venivano esaminati da un insieme di criteri tradizionali e più ristretti. Tutti i metodi tradizionali di valutazione restano validi, ma possono misurare unicamente l’efficacia di tattiche per contrastare il crimine e può misurare l’effetto degli sforzi della prevenzione del crimine. Variazioni, nell’ambito dello scopo del mantenimento dell’ordine pubblico, richiedono un riveduto sistema per valutare la performance degli individui, come pure degli enti. Le attività classiche di controllo del crimine diverrebbero soltanto uno dei modi in cui la
strategia del mantenimento dell’ordine pubblico ed i singoli responsabili di esso vengono valutati. Una serie di indicazioni, che riguardano il successo degli sforzi che le forze dell’ordine attuano, possono considerarsi intangibili. Tre importanti criteri possono essere posti in essere per fornire misure sia qualitative che quantitative, che sono quello dell’efficacia, dell’efficienza e dell’equità e che servono per valutare il successo di una strategia di polizia. Tale strategia potrà ridurre il crimine presente nei quartieri, diminuire i timori dei cittadini ed intensificare la qualità della vita della gente. Un interessante scopo della polizia moderna ovvero dei tutori del mantenimento dell’ordine pubblico è quello di fornire un servi-zio di alto livello nei quartieri.
ria in Europa: il comando in Italia, in Il Carabiniere, 2005, p.1 ss.; D. LIBERTINI, Le prospettive di impiego delle unità multinazionali di polizia a status militare nell’ambito delle missioni di supporto alla pace, in Ce.Mi.S.S., Roma, 2006, p.146 ss. 13 AA.VV., Seminario sulle Multinational Specialized Units, suppl. al n. 4/2004 della Rass. Arma dei carabinieri, pag. 44 ss. 14 Allo scopo di migliorare la presenza multinazionale in Bosnia, in una riunione del 20 febbraio 1998 i sedici Ministri degli Affari Esteri della Nato decidevano di creare una unità di pubblica sicurezza per i casi di emergenza: una Forza di Polizia professionale, a ordinamento militare, particolarmente addestrata per operare in situazioni civili di grande instabilità. Veniva così autorizzata la costituzione di una MSU, formazione a livello di reggimento, da porre alle dirette dipendenze del Comandante delle Operazioni della Follow on Force (Fof, lett.: Forza successiva) in Bosnia-Erzegovina: quella Forza ridotta e con alcune differenze di mandato che avrebbe dovuto sostituire quanto prima la SFOR, nel tentativo di stabilizzare l'area con sempre più finalizzate forme di intervento militare multinazionale, nell'ambito della Operazione Joint Forge. AA.VV., Dal 1998. Un contributo importante: la MSU, in Il Carabinieri, 2008.; E. CANNIZZARO, La nuova dottrina strategica della Nato e gli interventi fuori area, in RDI, 1999, p. 729 ss. 15 Il Centro di eccellenza per le Unità di polizia di stabilità (Center of Excellence for Stability Police Units, CoESPU) è un centro di formazione dell'Arma dei Carabinieri per le forze di pace (peacekeeping troops), o meglio "forze di stabilizzazione di polizia". C. CARLETTI, Il contributo delle istituzioni e della società civile italiana per la protezione e
promozione dei diritti umani, Giappichelli, Torino, 2012, p.108 ss. 16 P. COBINET, The Gendarmerie Alternative: is there a case for police services with a military status in the 21st century European police apparatus?, in ICJS, 2006, p.34 ss. 17 I. D’ANNA, Lo status degli operatori privati della sicurezza agenti in zone di conflitto. Considerazioni in margine al caso dei contractors italiani in Iraq, in L. PANELLA, E. SPATAFORA, (a cura di), in Studi in onore di Claudio Zanghì, Giappichelli, Torino, 2011, p. 123 ss.; L. MARINI, Società militari private e contractors nel diritto internazionale, Giappichelli, Torino, 2012, p.31 ss. 18 G. Di ANDREA, Manuale breve di Diritto Internazionale, Giuffré, Milano,2012, p.419 ss. 19 LEGGE 1 aprile 1981, n. 121, Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, in GURI n.100 del 10-4-1981; V. CALDERARO, Il coordinamento delle Forze di Polizia: riflessione di una esperienza in campo, in Contributi e Saggi, 1983, p.836 ss.; M. SAVINO, L’assetto delle Forze di Polizia in Italia: i problemi esistenti e le prospettive di riforma, in Ministero dell’interno – Dipartimento della pubblica sicurezza, quadro generale di documentazione per la Commissione affari costituzionali. Gennaio 2007. 20 C. MOSCA, Il coordinamento delle forze di polizia. Teoria generale, Cedam, Padova, 2005; P. BONETTI, Funzioni e corpi di polizia: problemi giuridici e prospettive per un riordino costituzionalmente orientato, in www.astrid.eu, 2010. 21 Le missioni all’estero dei nostri Carabinieri può contare sul lavoro, delicato e complesso, dei reggimenti chiamati MSU e cioè Multinational Specialized Unit. Questi reggimenti, per la particolare professionalità ed esperienza acquisita negli anni,
garantiscono una flessibilità operativa che rappresenta il motivo dell’efficacia di queste missioni. Flessibilità necessaria proprio per poter interagire, con il massimo dell’integrazione, proprio con le forze locali dei diversi paesi di intervento. 22 Dopo la firma degli accordi di Dayton, la NATO ha costituito (autorizzata dall’ONU), nei territori della Bosnia-Erzegovina, nel dicembre 1995 la missione IFOR (Implementation Force), cui è succeduta, un anno dopo, l’operazione SFOR (Stabilization Force), con il compito di garantire il rispetto degli Accordi di pace, la libera circolazione di tutte le etnie e di promuovere il consolidamento della pace, il rafforzamento delle istituzioni democratiche e la cooperazione con la popolazione per aiuti sociali. A. DEMURTAS, Bosnia Erzegovina: Le debolezze strutturali del paese e la stabilità nei Balcani, in Equilibri, 2013, p.1 ss. 23 M. DZIEDZIC, C. STARK, Bridging the Public Security Gap: The Role of the Center of Excellence for Stability Police Units (CoESPU), in Contemporary Peace Operations, 2009.; C. JEAN, Italiani e Forze Armate, Franco Angeli, Milano, 2010, p.29 ss.; S. FORTE, A. MARRONE, L’Italia e le Missioni Internazionali, in IAI, 2012, p.8 ss. 24 G. SACCO, Scenari futuri della globalizzazione, in Rivista Italiana di Intelligence, 2002, p.34 ss.; O. KENICHI, Il prossimo scenario globale, Milano 2005, p.20 ss. 25 G. Z. CAPALDO, Terrorismo Internazionale e Garanzie Collettive, Giuffré, Milano, 1990, p.46 ss. 26 E. DI NOLFO, Storia delle Relazioni Internazionali 1918 – 1992, Laterza, Bari, 1994, p.1357 ss.; I. CLARK, Globalizzazione e frammentazione, Il Mulino, Bologna, 1997, p.299 ss.; F. MAZZEI, La nuova mappa teoretica delle relazioni internazionali, L’Orientale ed., Napoli, 2001, p.49 ss.
65
FINANZIAMENTI A DIPENDENTI STATALI, PUBBLICI, PRIVATI E PENSIONATI
800.134.744
www.perteservizifinanziari.it
SERVIZI FINANZIARI SrL
Chiamaci senza problemi ti forniremo una consulenza, ti illustreremo i nostri prodotti e le loro caratteristiche. Su tua richiesta ti forniremo un preventivo immediato, nel caso sia di tuo gradimento inizieremo l'iter della pratica e ti seguiremo passo passo fino alla liquidazione.
IN CONVENZIONE CON
Scopri i prodo otti disponibili:
Cessione del quinto Prestito con delega Prestiti pensionati Prestiti personali Mutui
PER.TE SCOPRI LA LEGGEREZZA DEI NOSTRI SERVIZI SEDE OPERATIVA: Via Roma 20 - Treviso
SIAMO PRESENTI IN TUTTA ITALIA
Per.te servizi finanziari SrL, iscritta all'albo degli agenti in attività Finanziaria col n.A60908. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali, per la Polizza Assicurativa o per quanto non espressamente indicato è necessario fare riferimento al modulo denominato “informazioni Europee di Base sul Credito ai Consumatori” disponibile in fase precontrattuale presso le agenzie di Per.te servizi finanziari SrL. A richiesta verrà consegnata una “copia idonea per la stipula” del contratto per la valutazione del contenuto. Per.te servizi finanziari SrL, nel collocamento dei prodotti (Cessioni del quinto, Prestito con delega di pagamento e Prestiti personali), presso la clientela, opera in qualità di agente in attività finanziaria di intermediari finanziari, questi sono i diretti contraenti e titolari di tutti i rapporti contrattuali e si riservano la valutazione dei requisiti necessari alla concessione del finanziamento.