Mondo agricolo febbraio 2017

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L’EDITORIALE nnn

Più Italia in Europa

T

re recenti appuntamenti ci hanno visti impegnati in modo particolare sul fronte della tutela e della promozione del nostro agroalimentare, a livello europeo ed internazionale. Momenti diversi e contesti differenti, accomunati da uno stesso obiettivo: la crescita del nostro settore. Le produzioni agroalimentari italiane – lo sosteniamo da sempre - non possono prescindere dagli altri mercati, né dalla politica comunitaria. E non possiamo parlare di PAC senza ricordare Xavier Beulin, amico e collega, al vertice della FNSEA, prematuramente scomparso. Con lui se ne va un pezzo importante dell’agricoltura europea. L’approccio alla PAC – lo sosteneva anche Beulin - deve essere diverso rispetto al passato, affinché questa possa essere uno strumento realmente incentivante dei sistemi agricoli ed alimentari europei. Questo emerge nel documento che abbiamo presentato a Bruxelles. Abbiamo consegnato, infatti, al Commissario Hogan ed al Parlamento europeo i risultati del lavoro svolto con Farm Europe (con i 200 alti rappresentanti di istituzioni europee e nazionali, amministrazioni, organizzazioni agricole ed esperti del settore) in un documento contenente le priorità chiave per la futura PAC, che dovrà essere più orientata agli obiettivi e poggiare su una vera e propria strategia economica. La PAC post 2020 dovrà inoltre tener conto delle più avanzate tecnologie applicate all’agricoltura, nonché del piano per il clima e l’energia, in cui quindi il “capitolo” sostenibilità dovrà avere un peso significativo. Spostandoci da Bruxelles in Germania, eravamo presenti a Berlino all’evento inaugurale di Fruit Logistica. La Germania è il primo acquirente di frutta e verdura provenienti dall’Italia, rappresenta quindi un mercato fondamentale per il nostro Paese. Presidiare mercati già conquistati, soprattutto in un comparto come quello ortofrutticolo di cui abbiamo la leadership, è importante tanto quanto acquisirne di nuovi. E la nostra presenza a Berlino è funzionale anche a questo. Fare sistema con gli altri Paesi e, nel contempo, tutelare i nostri prodotti all’estero: questo è l’impegno che portiamo avanti e per cui siamo stati anche a Stoccarda, in occasione del secondo anniversario dalla costituzione dell’Associazione “Italian Sounding”, nata per volontà della nostra Confederazione per tutelare il made in Italy e contrastare l’utilizzo dell’italianità per commercializzare prodotti che di italiano non hanno nulla. Uno strumento, “Italian Sounding”, che serve a salvaguardare non solo le nostre imprese, i nostri prodotti, ma anche i consumatori che hanno diritto di conoscere la reale origine di ciò che acquistano. Perché la crescita del nostro settore passa attraverso politiche strategiche e condivise con gli altri Paesi, per la trasparenza e la tutela di quel patrimonio - qual è quello agroalimentare italiano - che tutto il mondo ci invidia. Mario Guidi

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PRIMO PIANO AGGREGAZIONE

La grande orchestra dell’enologia di Gabriella Bechi

Guido Folonari è alla guida di “Philarmonica”, per lo sviluppo armonioso dell’agribusiness

“S

elezioniamo per te i protagonisti di una grande opera”. Così si presenta Philarmonica, il gruppo costituito da Guido Folonari nel 2001 con l’ambizione di portare l’eccellenza dell’enologia nel mondo. I protagonisti di questa orchestra sinfonica sono i grandi vini, a cominciare da quelli prodotti nelle aziende che Guido Folonari, erede di una delle più importanti famiglie del panorama vitivinicolo italiano,

Tenuta L ’Illuminata a La Morra

ha acquistato dopo essere uscito dal gruppo di famiglia. “Mi sono messo alla ricerca di un luogo che mi emozionasse – racconta – e ho avuto la fortuna di incontrarne tre. Tre luoghi dall’alta vocazione enologica, le Langhe, Montalcino e Bolgheri, terre di rinomati vitigni autoctoni le prime due, e di vitigni varietali francesi, ma applicati all’enologia italiana, la terza. Qui sono nate le mie prime ‘tre iglie’, che ho preso bambine e che oggi esprimono grandi vini”. La Tenuta L’Illuminata a La Morra (11 ettari dove si producono Barolo, Barbera Nebbiolo delle Langhe, Dolcetto d’Alba e Moscato d’Asti, con enoteca, ristorante e ospitalità 14 | MONDO AGRICOLO | FEBBRAIO 2017





























F O C U S M A I S C O LT U R A

e chiudere la porta alle innovazioni che vengono messe a disposizione comprometterà ulteriormente la competitività delle nostre imprese. In particolare sarebbe dannoso non poter utilizzare le nuove tecniche di miglioramento genetico che vengono spesso chiamate con l’acronimo inglese di NBT e che consentono interventi di modiica puntuale del codice genetico estremamente precisi. Queste tecniche non sostituiscono il miglioramento genetico convenzionale, che resta fondamentale per i caratteri quantitativi, né sostituiscono alcuni caratteri di resistenza ottenuti tramite gli OGM inora sviluppati, ma li potenziano aprendo orizzonti che sembravano irraggiungibili ino a pochi anni fa. È dificile fare previsioni precise, ma è probabile che uno sbarramento alle NBT possa comportare un danno anche maggiore a quello avuto dal blocco delle biotecnologie negli ultimi 15 anni. L’altro settore che sta dando sviluppi notevoli è la raccolta e gestione dei dati che, grazie allo sviluppo dell’elettronica, consente di ottimizzare i processi produttivi aumentando l’eficienza delle risorse impiegate per ridurre i costi ed aumentare rese e qualità. Qui non abbiamo movimenti d’opinione

Marco Aurelio Pasti

Abolire i pagamenti comunitari rappresenterebbe il colpo di grazia al settore contrari, ma l’adozione va sostenuta per superare la complessità che non rende sempre facile il loro utilizzo. A fronte degli sviluppi promettenti delle NBT che speriamo non ci vengano preclusi, dobbiamo essere consapevoli che aumenteranno la competitività anche di altri Paesi e soprattutto che ci vorranno ancora alcuni anni per loro applicazione concreta. Fra tre anni invece verrà riformata l’attuale PAC, salvo probabili ritardi. Una linea di pensiero spinge

IMPORTAZIONI / ESPORTAZIONI MAIS

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verso l’abolizione dei pagamenti base per concentrare le risorse verso l’assicurazione del reddito che dovrebbe intervenire solo nelle annate sfavorevoli. A parte la complessità di mettere in atto un sistema del genere, è probabile che questo possa rappresentare il colpo di grazia alla nostra maiscoltura: oggi il costo medio di produzione di una tonnellata di mais si aggira complessivamente attorno ai 180 €/T mentre il prezzo di mercato è di circa 165 €/T, quindi abbiamo una perdita di circa 15€/T che viene recuperata grazie al contributo PAC, pagamento base più greening, che equivale a circa 30-35€/T. Questo pagamento andrà riducendosi nei prossimi anni per effetto della convergenza, che sta spostando risorse dalle aziende maidicole ad altri settori come il vitivinicolo o i pascoli. Se dovesse azzerarsi con la prossima riforma, le aziende maidicole andrebbero in perdita costante e il comparto subirebbe un ulteriore tracollo. Del resto la riforma MacSharry aveva previsto un contributo che, aggiornato per l’inlazione, oggi sarebbe pari a 78 €/T. A fronte di questa drastica riduzione del contributo PAC scontiamo anche l’introduzione di regole che, se venissero applicate anche nel resto del mondo, farebbero aumentare notevolmente il prezzo mondiale. Importare i 10-11 milioni di tonnellate che l’Italia consuma costerebbe allora molto di più dei due miliardi calcolabili ai prezzi attuali. nnn


F O C U S M A I S C O LT U R A

Il cereale delle Ande

I maiscoltori stanno sperimentando con interesse la coltivazione della quinoa, anch’essa a semina primaverile

di Gaetano Menna

a nuova Pac prevede che le aziende con supericie a seminativi possano ottenere il supplemento “greening”, al pagamento di base; si tratta di una forma di contributo destinato a chi si attiene a pratiche agricole coerenti con il rispetto dell’ambiente. Fondamentalmente prevede tre obblighi da rispettare: la diversiicazione con la coltivazione di due colture, se l’azienda è tra i 10 ed i 30 ettari, o di tre colture per quelle di maggiore estensione; il mantenimento

L

dei prati permanenti; la costituzione in azienda di “aree ecologiche” per almeno il 5% della supericie aziendale a seminativi. Senz’altro è utile e va previsto l’avvicendamento colturale. Nella rotazione il mais ha il posto del rinnovo. Lo schema tradizionale prevede l’inserimento del mais in rotazione con un prato di lunga durata o con grano e colture miglioratrici. Per quanto riguarda la diversiicazione, in alcuni comprensori si sta sperimentando, con interesse, la coltivazione della quinoa, che è a semina primaverile come il mais. Si tratta di una pianta erbacea annuale della famiglia delle “Chenepodiaceae”, come gli spinaci e la barbabietola, che può essere raccolta con una normale mietitrebbia da cereali facendo particolare attenzione al livello di umidità. I suoi semi, sottoposti a macinazione, forniscono una farina contenente prevalentemente amido, il che consente a questa pianta di essere classiicata merceologicamente come cereale, nonostante non appartenga alla famiglia botanica delle graminacee. La quinoa è originaria del Sudamerica, in parti-

colare dei paesi andini (Perù, Bolivia, Ecuador). Ora, grazie alle norme del greening, potrebbe trovare un certo sviluppo anche se risulta dificilmente coltivabile in ambienti con clima diverso da quello tipico andino. In particolare, per l’Italia, la quinoa mostra i seguenti limiti: le temperature al di sopra di 3234 gradi anche per breve tempo tendono a causare sterilità del polline; le piogge frequenti ed elevata umidità atmosferica causano la germinazione dei semi maturi ancora sulla pianta. L’habitat ideale, nel nostro Paese, sarebbe quindi la media montagna al Sud, con clima estivo caratterizzato da ventilazione frequente, temperature fresche e scarsa piovosità. Ad esempio zone di altipiano appenninico, come in Calabria la Sila. Sperimentazioni sono in corso anche nel mantovano. D’altronde verso questa erbacea c’è un interesse crescente dei consumatori, per le sue molteplici proprietà nutrizionali; è molto ricca di proteine, carboidrati e ibra alimentare e, non contenendo glutine, può essere consumata anche dai celiaci. nnn FEBBRAIO 2017| MONDO AGRICOLO | 43









PROGETTO FIIAF-CONFAGRI “MI-LO-MB”

L’agricoltura nelle scuole parla ai giovani A Milano è partito il progetto “Confagricoltura nelle scuole”. Ideato dalla FIIAF (Federazione delle imprese familiari di Confagricoltura) di Milano Lodi e Monza Brianza e battezzato “A scuola con … Gli agricoltori tornano tra i banchi”. Puntare sui giovani, valorizzare l’agricoltura: questo è il “il cuore” del progetto che la FIIAF di MILOMB ha voluto mettere in campo con l’auspicio che possa essere trasferito su larga scala e raggiungere il maggior numero possibile di studenti. Si tratta di percorso didattico-formativo che gli stessi agricoltori, coadiuvati dai funzionari della struttura e dall’insegnante di Produzioni Vegetali prof. ssa Emanuela Carini, hanno organizzato a beneicio della quinta D dell’Istituto Tecnico Agrario “Tosi” di Codogno. Gli obiettivi sono tanti: far conoscere ai giovani la realtà agricola raccontata in prima persona dagli imprenditori, far scoprire le attività, la “mission” e l’organizzazione di Confagricoltura sul territorio e, inine, rendere gli studenti consumatori critici e consapevoli. Il progettopilota prevede 3 lezioni: nella prima il direttore Luigi Curti ha “presentato” Confagricoltura, la sua storia e il suo ruolo. Una breve analisi del settore dei cereali, in particolare, del riso è stata fatta da Carlo Benetti, presidente regionale della Federazione di prodotto cereali, che ha spiegato il funzionamento delle Sezioni/Federazioni all’interno di Confagricoltura e, poi, ha allargato la discussione ad una illustrazione del mercato dei cereali, in

Italia e all’estero, spiegando anche ai ragazzi il meccanismo dei “futures”. Inine Antonio Garbelli, presidente della sezione provinciale riso, ha fatto un excursus sull’andamento di mercato delle diverse varietà: da interno, da esportazione, sugli investimenti in Italia e in Europa, sulle metodiche di coltivazione. Tutte le relazioni sono state accompagnate da brevi ilmati. La seconda lezione è dedicata ad una illustrazione dei servizi erogati da Confagricoltura e ad approfondire i settori del latte e dei suini. L’ultima verterà sulle carni bovine, si parlerà di UE e PAC, ma soprattutto di futuro, con l’attività dell’Anga e l’esperienza raccontata da due ex-alunni del Tosi. Il preside dell’ITAS, Antonello Risoli, ha messo in evidenza che questi momenti “Sono un seme importante per il futuro degli studenti”, anche perché soltanto il 25% di loro proviene da una realtà agricola. Organizzatore e moderatore degli incontri è stato il presidente della FIIAF MILOMB Amedeo Cattaneo, che ha fortemente creduto in questo progetto e ha voluto presentarlo anche all’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, che sarà presente all’ultima lezione all’ITAS.

GROSSETO, “NUTRIRSI DI MAREMMA”

All’Istituto Leopoldo II di Lorena, indirizzo Enogastronomico, Confagricoltura Grosseto ha organizzato il convegno: “Nutrirsi di Maremma”, con il medico, nutrizionista e omeopata, Luca Bertini, la giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva di Italia7, Annamaria Tossani, il direttore della CAMST, Alessandro Lazzerini, l’assessore ai Servizi educativi del Comune di Grosseto, Chiara Veltroni, il dirigente scolastico del Leopoldo II di Lorena, Alfonso De Pietro e il presidente della Provincia, Antonfrancesco Vivarelli Colonna. I lavori sono stati introdotti dal presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi. “La Maremma – ha spiegato Tocchi – è una terra capace di esprimere il 22% delle produzioni agricole toscane. Come Confagricoltura, favoriamo al massimo le sinergie tra aziende con le reti di imprese e aiutiamo la loro crescita. La scelta di organizzare l’incontro in una scuola come questa è perché qui si formano i professionisti della gastronomia, gli esperti della ricettività, che poi avranno il compito di valorizzare l’uso dei nostri prodotti”.

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LE DENOMINAZIONI INGANNATRICI PENALIZZANO LA ZOOTECNIA

Contrastare il “meatsounding” È giusto utilizzare un nome che ricorda qualcosa di già conosciuto ed apprezzato assimilandolo a qualcosa di profondamente diverso? Se lo chiedono da tempo i Giovani di Confagricoltura, in particolare quando si tratta di prodotti alimentari che richiamano la carne e che, invece, sono rivolti ai consumatori vegani e vegetariani. La questione del ‘meatsounding’, ovvero quella di denominare un prodotto vegetale con lo stesso nome di un prodotto animale, è stata sollevata prima al Parlamento Europeo dagli europarlamentari Giovanni La Via e Paolo De Castro, e recentemente - in una dettagliata interrogazione parlamentare - del senatore Bartolomeo Amidei. Al di là delle scelte alimentari personali, che – in quanto tali – sono libere, il senatore

ha chiesto al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina di approfondire se sia legale commercializzare e denominare prodotti vegetali con termini che si richiamano chiaramente alla carne o al latte, come ad esempio ‘salame vegano’, ‘spezzatino di soia’, ‘hamburger di seitan’, ‘wurstel e bistecche di tofu’ o ‘latte di soia’ e ‘latte

di riso’. In sostanza, sottolinea l’interrogazione, sia sotto l’aspetto commerciale, sia sotto quello nutrizionale, risulta fuorviante per il consumatore presentare un prodotto vegetale come fosse un alimento di origine animale. “E’ stato per noi importante – ha commentato il presidente dei Giovani di Confagricoltura, Rafaele Maiorano – che la questione delle denominazioni ingannatrici per i consumatori continui ad essere sollevata. Più volte, come associazione, abbiamo insistito sulla necessità di intervenire in merito all’aspetto legale, commerciale e nutrizionale di prodotti che si presentano uicialmente con nomi noti e chiaramente riferiti ad altri prodotti, in particolare alla carne e al latte, senza aver nulla a che vedere con questi”.

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OV E R 65

di Elisabetta Tufarelli

«Benvenuti a Firenze». Santori accoglie i senior IL CUORE AIUTA IL CERVELLO Gli anziani in forma hanno un cervello più in salute se vantano buone funzionalità cardiache e polmonari. La conferma arriva da uno studio condotto da ricercatori della Boston University e pubblicato sulla rivista Cortex che hanno sottoposto un gruppo di volontari a test della memoria e osservato l’attività del cervello con la risonanza magnetica mettendo poi in relazione i risultati con le capacità cardiaca e polmonari. Le migliori prestazioni nel gruppo di anziani più in forma, hanno riferito i ricercatori, sono correlate proprio a quelle regioni che tipicamente sono più interessate dal declino cognitivo che si veriica nella Terza Età. “La buona notizia – ha sottolineato Scott Hayes, uno degli autori - è che le funzionalità cardiaca e polmonare sono fattori modiicabili in parte, che possono essere migliorati impegnandosi in attività isiche come camminare, fare corsa, nuotare o ballare».

«Per me è veramente un piacere rivedervi ancora una volta a questo nostro appuntamento, un’opportunità per incontrarci e dialogare in compagnia di amici provenienti da tutta Italia. Ma non solo. Insieme approfondiremo temi economici, agricoli e pensionistici». Questo il benvenuto del segretario nazionale Angelo Santori al trentottesimo Soggiorno Pensionati di Anpa a Calenzano (FI). L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa ed entro il 2030 gli anziani saranno il 26,5% della popolazione. “Stando così le cose – continua Santori – questa nostra fascia di età diventerà uno dei ‘motori’ del Paese, grazie alla maturità acquisita e alla maggiore consapevolezza. Non c’è dubbio che il progresso Angelo Santori, vada governato e questi momenti continueranno ad evolversi, sono segretario occasioni fondamentali per far di aggregazione, che certamente nazionale Anpa crescere il senso di appartenenza all’Anpa ed a Confagricoltura, e progettare insieme iniziative GLI OVER 65 ITALIANI sono future”. L’economia d’argento (o altruisti: sono al primo posto silver economy) ha senza dubin Europa per il volontariato e bio bisogno di una legge quadro l’assistenza ai figli, ai nipoti o che favorisca l’invecchiamento ai genitori anziani. Sono oltre attivo. “Se l’invecchiamento è 3 milioni quelli che si dedicano un’opportunità anche economica, agli altri, con il volontariato o come indica un’analisi condotta aiutando i propri cari. Degli ol- recentemente dal think tank del tre 13 milioni di italiani con più Parlamento europeo, la prioridi 65 anni, ben 6 milioni sono tà – conclude Santori - è riuscire del tutto autonomi e perfino il ad invecchiare in buona salute e 10-15% di chi ha piccole difficoltà e dei 2 milioni in condizioni di salu- come associazione ci stiamo imte scadenti dedica parte del suo tempo agli altri. pegnando anche su questi temi”. 58 | MONDO AGRICOLO | FEBBRAIO 2017


Quando comincia la vecchiaia?

Sophia Loren L’attrice, a settembre, ha compiuto 82 anni

L’idea di vecchiaia è radicalmente cambiata con il secondo ‘900. Come ha ricordato recentemente in un suo saggio lo scrittore e psicogerontologo Jérome Pellissier, nel XVI secolo la vecchiaia cominciava (nel giudizio collettivo) a trent’anni, nel XVII a quarant’anni, nel 1950 a più di sessanta, a ine Novecento a più di sessantacinque. Ma a 65 anni, in un 2017 in cui l’aspettativa di vita per un uomo italiano supera di poco gli 80 anni e per le donne raggiunge quota 85, ci si può ancora deinire «anziani»? In questo mondo in grigio, numerosi sociologi concordano nel deinire oggi la fascia 65-74 anni ormai come «tarda adultità» o al massimo «prima vecchiaia». E quindi si impone una personalissima decisione psicologica a chi ha varcato la soglia dei 65 anni.

Riiutare la qualiica di «anziano», rinunciando a sconti o tarife speciali e proseguendo con uno stile di vita da «tardo adulto» pienamente attivo e libero da incasellamenti. O accettare la targhetta d’argento, con annesse facilitazioni.

EFFETTO PLACEBO Pillole prive di qualsiasi principio attivo sono risultate più eicaci contro il dolore dell’artrite rispetto a integratori assunti per questa patologia. Lo ha rivelato uno studio dell’Università di Madrid, pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatology, che ha dimostrato l’eicacia dell’efetto placebo. L’esperimento ha coinvolto 164 pazienti con osteoartrite del ginocchio suddivisi in due gruppi. Il primo assumeva dosi giornaliere di due integratori, il secondo un’analoga dose di placebo. Dopo sei mesi di terapia i primi hanno percepito una riduzione del dolore del 19% (misurata su una scala ad hoc in uso nella pratica clinica); i pazienti che avevano assunto placebo, invece, hanno visto ridursi il dolore del 33%. Se si considera, però, l’eicacia oggettiva è emerso che né gli integratori né il placebo riescono a migliorare la funzionalità dell’articolazione del ginocchio.

PER MIGLIORARE L’UMORE frutta e verdura sono un toccasana. Uno studio neozelandese, dell’Università di Otago sostiene che aumentarne il consumo migliora il benessere psicologico in due settimane. La ricerca è stata effettuata su 171 persone divise in due gruppi: al primo veniva quotidianamente ricordato di mangiare più frutta e verdura, al secondo veniva data la fornitura diretta di due porzioni giornaliere in più di ortaggi e frutta fresca. Chi riceveva la merce a domicilio non solo aumentava il consumo di ortofrutta, ma migliorava il proprio benessere psicologico, in particolare in termini di vitalità e motivazione. FEBBRAIO 2017 | MONDO AGRICOLO | 59











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