23/12/2010 - Rassegna Stampa

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Doppio corteo

Le manifestazioni studentesche contro la riforma dellTJniversità, a Firenze sono iniziare nel primo pomeriggio cori un "flalirnob" in piazza Santa Croce. "Colori contro la crisi" Qualche decina di studenti universitari (soprattutto della facoltà di Architettura) hanno dato vita a un presidio divertente e colorato per poi muovere in corteo, tra, fischi e musica,, allavolta,

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di piazza Santissima Annunziata. In testa alla manifestazione (autorizzata) lo striscione "Colori contro la crisi". Gli studenti, vestiti da clown, con abiti sgargianti, si sono truccati il viso di verde, bianco e blu. "Noi siamo vestiti da clown, provocatoriamente - ha spiegato uno studente - per testimoniare come, aricera una volta questi parlamentari abbiano confermato di essere niente più che una manica di pagliacci: oggi in piazza portiarne i colori del malcontento". "11 problema non è solo la riforma Gelmini- continua Marco, studente di architettura, truccato come il Bianconiglio diAlice - C'è una crisi più generale che coinvolge anche i teatri, i musei, il mondo della cultura,".

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Vernice contro i negozi La seconda parte della giornata è invece iniziata nel tardo pomeriggio, verso le 18, quando un altro corteo (stavolta non autorizzato), con circa 400 manifestan ti dei collettivi e dei centri sociali, è partito dal Piazza San Marco snodandosi perle vie del centro. Molto più "duro" il trono di questa manifestazione. I giovani, tra rulli di tamburi, hanno avanzato verso piazza Duomo scandendo slogan e lanciando diversi fumogeni. Uno dei primi cori è stato: "Sbirri e giornalisti: liberi i terroristi". Qualche momento di tensione quando, dopo piazza della Repubblica, dal corteo è partito un lancio di uova, e di vernice nera contro banche e molti negozi. (Cr2Y)


di GIUSEPPE VETTORI*

aro direttore, pochi giorni fa il Rettore dell'Università di Firenze ha invitato i docenti a sospendere le lezioni per promuovere una riflessione collettiva sulla riforma. Dopo un dialogo con gli studenti, l'impressione è di non aver affatto perso del tempo. Ciò che ho detto loro coincide in gran parte con le riflessioni di Tomaso Montanari sul Corriere Fiorentino e di Michele Salvati sul Corsero. Posso aggiungere solo qualche suggestione in un momento di profonda incertezza sulla sorte della nostre Facoltà. L'impressione è proprio che parte degli studenti e molti commentatori spesso abbiano sbagliato il bersaglio. L'elenco dei mali dell'Università attuale è lungo. La frantumazione delle sedi e degli atenei spesso privi degli elementi minimi per un'istituzione culturale. Le incredibili vicende delle Università private e telematiche gestite e fondate senza adeguati controlli sulle loro funzioni. Le carenze e le colpe, a volte gravi, di alcuni «baroni». L'eccessivo numero e la bassa qualità dei corsi affidati, in molte sedi, a precari a volte sfruttati, a volte non sufficientemente selezionati. La passività degli studenti contro una deriva del sistema accademico negli ultimi decenni. Tutto vero. Ma c'è

REGI E DIFETTI : IL CATALOGO DELL' UNI VER SITA di più. Mi colpisce da molto tempo che l'Università non sappia attrarre i giovani migliori. Dopo la laurea i più brillanti guardano altrove e considerano la ricerca come un parcheggio temporaneo. Agli esami di ammissione ai dottorati spesso non si presentano candidati sufficienti a coprire i posti. Le professioni legali, pur in grave crisi, sono affollate di «praticant » sfruttati dai loro dorninus per pochi spiccioli. Mala passione per la ricerca langue. Al duro ma impagabile sforzo di conoscere si sfugge. Questo disincanto credo sia uno dei peggiori mali di questa società e le cause sono plurime. Spesso trascurate. Certo le risorse sono poche e tagliarle ancora è folle. Si finirebbe per minare alla radice il sistema universitario pubblico per favorire un sistema privato che non ha in Italia niente della funzionalità anglosassone e ha anzi, in certi casi, solo i difetti di un modello poco efficiente. Ma un giovane bravo e appassionato agli studi ha oggi in Italia possibilità se solo vuole investire su se stesso e

sa scegliere i luoghi e le persone per la propria formazione. Forse a loro non è stato detto che è l'allievo a scegliere il maestro e non viceversa. E' successo così nelle epoche d'oro delle Università medievali ove si girava il vecchio continente alla ricerca dei pensatori migliori. Questo messaggio positivo va rivolto con forza. Gli studenti debbono partecipare alla vita dell'Università e criticare con un dialogo costruttivo le carenze didattiche. Se hanno attitudine e passione per la ricerca debbono nutrire questa vocazione. Ciò esige, una volta scelti, di accettare i costi di un lavoro duro, incerto, poco remunerato ma capace di dare un senso forte alla loro vita. L'università pubblica, d'altra parte, deve garantire l'eguaglianza delle opportunità e la legalità delle selezioni dei migliori, allievi e docenti. Quanto alla riforma Gelmini mi limito a una breve osservazione. Una onesta legge riformatrice non azzera il passato e non può proporsi come unico e solo rimedio ai guasti pregressi. Un'istituzione essenzia-

le e delicata come l'Università non può mutare volto ogni cinque o dieci anni. Occorre un progetto forte da sperimentare e correggere strada facendo con scelte coraggiose. Dopo le riforme del centro sinistra e l'inerzia del ministro Mussi si era capito che occorreva correggere un sistema che aveva molte disfunzioni ma un nucleo da salvaguardare. Occorreva in particolare fermare un meccanismo di accesso dei docenti che ha prodotto molti guasti. Occorreva correggere il meccanismo delle lauree brevi. Fermare la proliferazione di sedi e atenei. Si doveva valorizzare il merito degli studenti ma anche dei docenti e ricercatori per impedire che una volta conquistato un posto di ruolo si potesse non produrre più niente di significativo sino alla pensione. I maestri di un tempo dicevano che un candidato modesto (e spesso raccomandato) poteva forse divenire professore, ma non poteva e non era mai accaduto che un candidato bravo fosse escluso dall'Università. E' ancora così? Credo in parte di sì. Solo che il numero dei non meritevoli rischia di essere tanto numeroso da mutare il volto delle Università e della classe dirigente italiana. Questi problemi non potranno e non dovranno attendere ancora a lungo una soluzione. *Docente Università di Firenze


Vetrine sfregiate bruciaff Tn*COI.ore ,

Studenti in corteo. Uova e vernice sui negozi di via Tornabuoni, banche e Regione La doppia faccia della protesta contro la riforma Gelmini. Gli studenti medi e universitari sono tornati in piazza ieri in tutt'Italia. A Firenze i cortei sono stati due: uno al pomeriggio (autorizzato e del tutto pacifico), l'altro, più movimentato, dalle i8 in poi. E proprio la seconda manifestazione, che già da martedì aveva messo in allarme la questura per la presenza dei centri sociali, ha confermato le preoccupazioni della vigilia. Uova e vernice contro la filiale di Unicredit banca in via Roma e contro il negozio di Valentino, scritte sulle vetrine dei negozi in Via degli Strozzi, Via dei Tornabuoni, Via Cerretani. Obiettivo le grandi firme, i simboli della «borghesia, il cui puzzo invade le vie del centro». Ieri pomeriggio, mentre il ddl Gelmini era in discussione al Senato, gli studenti fiorentini hanno deciso di colpire il salotto buono della città per dire no alla riforma. Sono circa trecento i giovani, quasi tutti universitari, che hanno preso parte al corteo non autorizzato organizzato dalla Rete dei Collettivi. Dopo essersi dati appuntamento in piazza San Marco, di recente dichiarata off limits per le manifestazioni dal prefetto Paolo Padoin, si sono diretti verso il Duomo bloccando il traffico in via Cavour. In testa le bandiere rosse e nere degli anarchici e lo striscione «Blocchiamo la riforma, blocchiamo la città», il serpentone ha iniziato a muoversi verso le sei del pomeriggio, accompagnato dallo scoppio di petardi e dal lancio di fumogeni. «Andremo

sui viali, oppure colpiremo obiettivi sensibili» avevano dichiarato i ragazzi poco prima della partenza. Un percorso prestabilito non c'è, e anche le forze dell'ordine si limitano a scortare i manifestanti, chiedendo di volta in volta delucidazioni sul percorso. Non sono mancati slogan contro la digos e contro i giornalisti, inviati più volte a tenersi lontani. I manifestanti non hanno risparmiato nemmeno Roberto Saviano. Il corteo, preceduto da una ventina di agenti in tenuta antisommossa, ha sostato alcuni minuti davanti alla Prefettura, esponendo lo striscione «la vostra repressione non ci fermerà». Poi, superata piazza Duomo (dove un fumogeno ha raggiunto anche l'albero di Natale), è scattata l'incursione nelle vie dello shopping natalizio, tra gli sguardi stupiti di fiorentini e turisti. All'arrivo del corteo le saracinesche si abbassano: «Questi negozi sono borghesi» accusa una voce al megafono, e dopo pochi istanti parte il blitz: in via Roma alcuni manifestanti, protetti dalla nebbia dei fumogeni, prendono di mira il negozio di Valentino e banca Unicredit con un lancio di uova e vernice. All'ingresso della banca compare anche la scritta «vampire»; dello stesso tono quelle che hanno imbrattato - pochi metri più avan-

ti - le vetrine di Dolce e Gabbana, Bulgari, Bottega Veneta ed altri negozi in via degli Strozzi e via dei Tornabuoni: «Tutto questo lusso è provocazione», «la merce brucerà», «assassini». In via Tornabuoni slogan contro la riforma ed il governo: «I disordini di Roma sono solo l'inizio - minaccia una voce al megafono - continueremo a fare paura», mentre la vernice contenuta in alcune uova non risparmiava i capelli di una turista spagnola ed i cappotti di due ignari passanti . Dopo circa due ore di corteo, gli studenti hanno deciso di attraversare di nuovo piazza Duomo, interrompendo con grida offensive i cantanti del coro gospel «The Pilgrims»» che si stavano esibendo sulla scalinata di Santa Maria del Fiore. Diretti verso la Facoltà di Scienze della Formazione in via Laura, dove gli organizzatori hanno deciso di sciogliere il corteo e valutare ulteriori azioni in vista dell'approvazione rinviata ad oggi, i manifestanti hanno attraversato via degli Alfani. Qui di nuovo violenza: alcuni cassonetti rovesciati, una bandiera strappata dalla vetrina di un negozio e poi bruciata; ne nasce uno scontro tra manifestan-

ti, alcuni studenti intervengono e spengono il tricolore. In Borgo Pinti viene distrutta una telecamera di videosorveglianza. Nel primo pomeriggio una cinquantina di studenti, «armati» di orecchie di coniglio, fischietti e parrucche, a ritmo di tamburi e truccati in maniera stravagante, aveva attraversato alcune vie del centro raggiungendo piazza Santissima Annunziata. Manifestazione autorizzata, partita da piazza Santa Croce con in testa lo striscione «colori contro la crisv»: «Una forma di protesta che rappresenta un avvicinamento alla gente comune, perché la cittadinanza ha sempre condiviso le preoccupazioni sui tagli alla cultura, che a Firenze riguardano anche cinema e teatri, non solo Università » - commentano Marco ed Enrico, studenti di Architettura ideatori di questa particolare protesta - «L'idea dei colori è stata suggerita dalle tragicomiche scene viste in Senato negli ultimi giorni, che hanno confermato per l'ennesima volta che siamo governati da una manica di pagliacci: noi i pagliacci li abbiamo portati in piazza, come gli altri colori di questo corteo che mostra la gioia e la vitalità che questo sistema sta cercando di cancellare».

In Santa Croce una manifestazione pacifica Solo tamburi e colori

Ga etano Cervone Matteo Leoni


Anti-Gelimini Vetrine sfregiate in tutto il centro storico. Qui nella foto la vetrina di un bar in piazza del Duomo. Accanto la manifestazione che in serata ha creato tensioni in via Tornabuoni, in piazza della Repubblica e in via Cavour. Dopo, sono stati attaccato negozi e banche (foto Bramo/Sestini)


Siena, fuoco ai libretti Pisa si incatena PISA - Saranno state le feste di Natale con vacanze programmate. Oppure, come dicono i detrattori, qualche ripensamento da repulsione per una protesta sempre più «istituzionalizzata» e condivisa da parte dell'establishment accademico. Stadi fatto che ieri alle Pisa e a Siena di cortei e serpentoni anti-Gelmini non se ne sono visti. Si, qualcosa si è mosso. Ma molto poco se paragonato a ciò che era accaduto durante la clamorosa protesta di novembre. Non solo (per fortuna) le zone rosse, aeroporto e stazione, non sono state sfiorate, ma a manifestare sono stati poco più di un centinaio (divisi in due iniziative) a Pisa e addirittura una sparuta ventina a Siena. Nella città della Torre pendente la protesta, che ha avuto nuovamente la solidarietà del neo eletto rettore Massimo Augello che ha persino rinunciato ai tradizionali e scaramantici spumante e pasticcini perché come ha detto lui «non c'è niente da festeggiare», è stata divisa in due momenti. Al mattino un centinaio di studenti e ricercatori si sono ritrovati davanti alle Logge dei Banchi. E qui, nel centro storico pisano, hanno srotolato uno striscione con su scritto «Una generazione appesa a un filo». Sara Manghetti, una dottoranda della facoltà di Chimica, si è fatta imbragare con corde assicurate a un balcone del Palazzo dell'Orologio. «Con questa riforma siamo realmente appesi a un filo», ha poi gridato la giovane aiutata da un megafono mentre penzolava tra gli applausi, «e questo filo rischia di spezzarsi. Continuiamo a combattere per difendere l'università pubblica. La riforma colpisce chi fa ricerca, ma noi non ci arrendiamo». Nel pomeriggio il corteo degli studenti e dei precari ha raggiunto la prefettura. Sotto un cartello, «Incatenati al nostro futuro», una trentina di ragazzi si sono incatenati davanti al Palazzo del Governo. Poi due studenti sono stati ricevuti dal prefetto, Antonio De Bonis, al quale hanno consegnato un documento con le ragioni della protesta da inoltrare al governo Berlusconi. «Conoscenza critica, ricerca e diritto allo studio», si legge nel documento, «sono beni comuni, di cui nessun governo e nessuna maggioranza ha la disponibilità. Lo ribadiamo, a maggior ragione, dopo l'indecoroso spettacolo offerto durante la seduta del Senato». A Siena una ventina di studenti ha bruciato quattro libretti universitari nella centralissima piazza Tolomei . «Abbiamo voluto dimostrare», hanno spiegato i ragazzi, «che i nostri studi non valgono nulla e vanno in fumo».

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Nessun blocco del traffleo alla d 1'ommasoGall gan Non hanno bloccato il traffico come avevano promesso, ma hanno attaccato le strade dello shopping-bene del centro fiorentino, bersagliando con lanci di uova, secchiate di vernice e scritte spray le vetrine dei negozi di lusso di via Tornabuoni e del quartiere della moda. Protagonisti del blitz, alcuni manifestanti del corteo, non autorizzato, organizzato ieri pomeriggio dai collettivi universitari per protestare contro la riforma

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Gelmini al quale hanno preso parte circa 300 manifestanti. Nessun incidente né tensioni con la polizia, che ha seguito passo passo la manifestazione: a fare le spese della rabbia dei giovani solo le vetrine di circa 20 negozi di lusso come Ferrari, Dolce & Gabbana. Luis Vuitton, Valentino, Patrizia Pepe, Bulgari, Cavalli, Luisa Spagnoli, Bottega Veneta, Valentino. Hogan e Pomellato. «Boicotta la città vetrina», «questo lusso è una provocazione». «Pagherete tutto», «ruba», «ladri», «vam-

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ii piri» (a Unicredit). queste alcune delle scritte vergate a spray dai graffitari del corteo. Altro momento clou è stato quando i giovani, passando in piazza del Duomoa, hanno incrociato un coro gospel che si esibiva sul sagrato della cattedrale di Santa Maria del Fiore, che i contesta tori hanno bersagliato con slogan di scherno. La marcia degli studenti, partita intorno alle 18 da piazza San Marco, si è conclusa dopo le 20 di fronte alla facoltà di Scienze della Formazione.

CONTRO LA _IFO_ i Gli studenti anti-Gelmini

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Studenti in corteo , uova contro i negozi e fumogeni Circa trecento manifestanti contro la riforma Gelmini. Bruciato un tricolore Slogan e scritte con lo spray di AGATA FINOCCHIARO UNA BANDIERA italiana «rubata a un ristorante del centro, data a fuoco e subito spenta» (come si legge sul sito di informazione universitaria www.unicitta.it). Decine di vetrine del lusso e tre banche, nel quadrilatero d'oro, imbrattate con uova riempite di vernice e con le scritte «Vampiri», «Ladri», «Rubatutto», tracciate con bombolette spray. Alcuni cassonetti rovesciati in via de' Servi e via degli Alfani. E' quello che è rimasto ieri sera, dopo le 20, del corteo non autorizzato contro la riforma Gelmini, partito alle 18 da piazza San Marco e concluso alle 20 in via Laura, nella sede della facoltà di scienze della formazione. Circa 300 manifestanti hanno attraversato il centro, accompagnati da tamburi, slogan scanditi al megafono e dal lancio di fumogeni . E concordando di volta in volta il percorso con le forze dell'ordine (meno di un centinaio tra agenti di polizia e carabinieri). Senza mai arrivare allo scontro. Nonostante alcuni momenti ad altissima tensione, come in via del Brunelleschi, quando una ventina di ragazzi si è allontanata dal corteo e si è diretta verso un gruppetto di finanzieri. Uno degli agenti in testa al cordone di sicurezza si è avvicinato al coordinatore del corteo e ha sibilato tra i denti: «Se toccate la finanza o la banca finisce la pace». Messaggio ricevuto. NESSUNA VIOLENZA se non quella verbale. Gli studenti dei col-

Momenti ad alta tensione con i poliziotti ma nessuna violenza lettivi, che hanno organizzato la manifestazione (ma c'erano anche giovani dei centri sociali, precari e studenti delle superiori) hanno mantenuto l'impegno. «Niente violenza se non ci saranno problemi da parte delle forze dell'ordine», aveva annunciato prima dell'avvio del corteo Matteo Lottini, portavoce del collettivo di Scienze politiche. E così è stato: sangue freddo e nervi tesi da entrambe le parti.

Con le forze dell'ordine che hanno incassato le provocazioni e "incanalato" la rabbia dei manifestanti, concendendogli di sfilare in centro, davanti a negozianti incuriositi e in alcuni casi terrorizzati. Come in via Cavour, dove al passaggio del corteo i dipendenti della libreria Feltrinelli si sono affrettati a chiudere la serranda, stessa scena in altre vie. Stupiti dalla protesta molti turisti e fiorentini; i più non si sono lasciati scomporre da veri e propri comizi e slogan contro il capitale, e hanno continuato imperterriti i loro acquisti natalizi. Stando ben attenti a non finire nel mirino di uova e vernice. UNO DEI MOMENTI di maggiore tensione, quando il corteo, sfilando in via Cavour, alle 18,30, si è fermato sotto la prefettura, sede del consiglio regionale e della provincia e - coperto da una cortina di fumogeni - ha esposto uno striscione con la scritta : «La vostra repressione non ci fermerà». E' stata la sosta più lunga, poi una serie infinita di stop and go. E un ricco campionario di slogan, vecchi e nuovi, che inneggiavano alla lotta politica e di

classe. Accanto ai logori : « Sbirri e giornalisti : liberi i terroristi», «Lotta di classe vincono le masse» e «Che la crisi la paghino i padroni», scanditi a tempo di musica . Ci sono stati i più "creativi" slogan: «Che puzza di merda in questa via, ci sono i negozi della borghesia», che hanno accompagnato il passaggio nelle vie del quadrilatero d'oro. Nessun blocco dei viali, come era stato paventato nel pomeriggio, quando anche Lottini aveva dichiarato: «Sarà un corteo variabile, vedremo se creare blocchi al traffico o concentrarci su alcuni obiettivi sensibili, come i palazzi del potere e le sedi del capitale privato che con questa riforma entrerà nell'università». Per ieri solo obiettivi "sensibili": sedi istituzionali e negozi del lusso. Mentre la viabilità, con la polizia municipale a presidiare i viali, è stata messa a dura prova soprattutto dagli irriducibili dello shopping natalizio . A conclusione del corteo i manifestanti sono rientrati nella facoltà di Scienze della formazione, dove si è svolta un'assemblea per decidere le iniziative per oggi, giornata decisiva per il voto finale sulla riforma Gelmini.

LO SCENARIO «Sono uno studente detta rivista "Riot Van ", facevo delle riprese, i manifestanti mi hanno scambiato per un agente e lanciato oggetti negandomi il diritto atta libertà di informazione»

Quando il corteo ha sfilato in piazza Duomo, sul sagrato detta cattedrale si esibiva il coro gospel " Pilgrims" e i canti natalizi hanno coperto gli slogan scanditi dagli studenti al megafono Studenti in corteo, uova contro i negozi


SCRITTE SULLE VETRINE Durante la manifestazione alcuni studenti hanno imbrattato le vetrine dei negozi del centro BARRICATI In basso due commessi attendono che il corteo si allontani prima di uscire, a sinistra una delle scritte lasciate sulle vetrine

SPAZZATURA Sopra i cassonetti rovesciati in strada dai manifestanti e a sinistra un dipendente che si è chiuso dentro il negozio


Facce colorate e freesbe La sfilata della creatività . TRENTA, forse quaranta. Facce colorate, parrucche da clown, giochi da saltimbanchi, persino un `freesbe'. Nessuna bandiera, ad eccezione di una, con una "A" stile anarchia. Passo scandito da nacchere e tamburi, sono partiti da piazza Santa Croce e, venti minuti dopo, si sono fermati in Santissima Annunziata. Questo è stato

consegnando ai passanti e ai commercianti fuori dalle botteghe il volantino della loro "manifestazione artistico culturale di informazione pubblica". Lungo il percorso, qualcuno ha applaudito, come dalla sede della Cgil, ed altri hanno detto loro "bravi". Forse, per via del maltempo - una leggera pioggia è caduta anche nel cor-

ALLEGRIA E IDEE La prima manifestazione del pomeriggio

l"altro" corteo degli studenti, quello autorizzato dal questore, che si è dipanato, goliardico e colorato, tra le tre e le tre e mezzo, in Borgo dei Greci, via del Proconsolo, via dei Servi. Tutti dietro lo striscione "Colori contro lo crisi", senza intonare cori ma ballando e

so della protesta - i partecipanti sono stati addirittura di meno di quelli preventivati nel corso del tavolo tecnico che si era tenuto il giorno prima in questura. Alcuni di loro, poi, si sono aggregati agli altri, in piazza San Marco, per partecipare al secondo corteo.


Sempre peggio Non si placa la protesta contro la riforma dell' università . Ieri due manifestazioni. Una è degenerata

Gli studenti sporcano il salotto buono Uova e vernice contro i negozi di via Tornabuoni da 300 giovani in un corteo non autorizzato FIRENZE - Due diversi cortei hanno sfilato ieri a Firenze contro la riforma Celmini. E se il primo (autorizzato) ha dato voce a tanti studenti vestiti da clown alla protesta, il secondo (non autorizzato) ha visto i giovani arrivare fino a via Tornabuoni e imbrattare le vetrine del centro con vernice e uova.

Il tutto mentre c'era chi rovesciava cassonetti e tirava petardi e fumogeni, cantando slogan contro giornalisti e polizia. Nessuno è rimasto ferito, ma alcuni negozi hanno chiuso le saracinesche e tanta gente - presente in centro per lo shopping - ha cambiato zona. La polizia sta cercando di fare la stima dei danni del vandalismo contro i negozi. A pagina 3


Slogan e fumogeni Paura e danni nel pomeriggio fra la gente che affollava il centro. Bruciata una bandiera italiana

Lo scempio di via Tornabuoni Vernice e uova sui negozi durante il corteo non autorizzato degli studenti FIRENZE - Due cortei hanno sfilato ieri per la città contro la riforma delle università. Due cortei diversi, uno autorizzato che ha marciato con studenti vestiti da clown e striscioni contro il ministro Gelmini, e uno che invece non era autorizzato ed è servito a chi ne ha fatto parte per fare vandalismi per le strade del centro. I trecento che vi hanno preso parte hanno infatti lanciato uova marce e vernice contro le vetrine di tutti i negozi di via Tornabuoni e di una filiale di Unicredit di via del Brunelleschi, al ritmo di slogan un po' vetusti come "giornalisti terroristi" e altri ripresi dai cortei degli anni `70. Durante questa manifestazione, organizzata dai Collettivi universitari ma non autorizzata dalla questura, sono state percorse le vie del centro storico accompagnati dal lancio di petardi e fumogeni. Arrivati in via Tornabuoni, una delle strade simbolo del commercio e della "Firenze Bene", alcuni giovani adesso in via di identificazione da parte della polizia

(pare che ci fossero anche infiltrati) hanno scritto - con vernice rossa - sulla vetrine di una banca "Vampiri". Sono volate anche uova marce, qualche casco e molte scritte spray che hanno colpito tantissimi negozi di griffe, imbrattate con "Assassini" o "Tutto questo lusso è una provocazione", "Ruba tutto", o "Pagherete tutto", fino a "ladri". Il tutto mentre il centro era pieno di gente per lo shopping di Natale e i commercianti che hanno fatto in tempo hanno chiuso le saracinesche chiudendosi dentro e i manifestanti cantavano "che puzza di m... in questa via, ci sono i negozi della borghesia" e "tutti i padroni appesi a testa in giù". Passando in via Cavour, sotto la sede della Prefettura i manifestanti hanno tirato fuori uno striscione con la scritta "la vostra repressione non ci fermerà". Con i megafoni gli organizzatori hanno urlato "stiamo portando in piazza una generazione che si è rotta i coglioni". Tanti

anche gli slogan contro il ministro Celmini e le famose griffe, mentre in testa al corteo ha capeggiato a lungo uno striscione con la scritta "Blocchiamo la riforma, blocchiamo la città". E' stata anche bruciata una bandiera italiana presa davanti ad un ristorante e rovesciati dei cassonetti. Se questa è stata la manifestazione dei "non autorizzati", due ore prima invece c'era stato anche il corteo autorizzato dalla questura, che ha visto sfilare ragazzi con le facce truccate da clown, gli abiti colorati, e le proposte per la riforma universitaria. "Ci siamo vestiti da clown, provocatoriamente, per testimoniare come, ancora una volta questi parlamentari abbiano confermato di essere niente più che una manica di pagliacci: oggi in piazza portiamo i colori del malcontento". Tra i giovani, alcuni espongono cartelli con scritte come "Colori contro la crisi" e "Perché ogni mese ho l'impressione di essere io che pago la cassa integrazioni di un operaio?" Intanto nel pomeriggio uno studente fiorentino di scienze politiche, Alessio Branciamore, ha incontrato a Roma il presidente Napolitano. (sp)

Rovesciati alcuni cassonetti

e buttati petardi: nessun ferito


Alcuni momenti della manifestazione di ieri Nessun ferito ma molti danni alle vetrine dei negozi imbrattate con vernice spray rossa e uova marce. Lanciati anche caschi e fumogeni


Se 1`alta cultura" finisce nell'oblio ALESSANDRO PAGNINI SI VARA la legge sull'Università e la Ricerca. Ritengo che, insieme a quelli della sanità e dei trasporti, gli interessi generali e le progettualità in essa implicati costituiscano il momento caratterizzante una democrazia e, oserei dire, un'intera civiltà. Parliamone. SEGUEA PAGINAXI


L UNIVERSITA, LA RIFORMA E QUELLA PAROLA: CUL '

ALESSANDRO PAGNINI (segue dalla prima di cronaca) a non prima di aver biasimato che uno dei momenti più delicati e importanti della vita democratica è stato ridotto a un gioco di schieramenti, a un'occasione peri politici di raccattare consensi e infine, come troppe voltein passato, ai in'arenadove si fomentano scontri sociali e si finiscono per radicalizzare e "personalizzare" i torti e le ragioni, perdendo di vista la vera posta in gioco. E dico subito che cosa penso. Che della vera posta in gioco non parli nessuno, neppure quando erano altrigoverni a cumularedecreti elegginepertapparebuchi, per lenire malcontenti, in genere per sancire uno stato di fatto provocato da un'endemica incuria e da mille ritardi. Nessuno nega che al centro di una riforma dell'Università ci debbano essere gli studenti, i professori, i precari, l'entità degli stanziamenti; e poi gli sbocchi professionali, le comDOVE mittenze con l'industria (semmai è SCRIVERE meno condivisibile che i termini delInviate le vostre lettere ladiscussionesuqueiproblemilidettinoil sindacalismo,ilpedagogismo e a La Repubblica un solidarismo troppo spesso tutt'uno conia demagogia). Mac'èungranvia Lamarmora de assente trai temiinquestione: avete mai sentito pronunciare da qual45,50121 cuno, se nonin modo distratto e acriFirenze tico, la parola "cultura"? Qualcuno si è posto il problema che l'Università è da sempre il luogo eletto e insostituibile per la conservazione, la produzione e la trasmissione di "alta" cultura? Qualcuno hafatto una pausa di riflessione per comprendere a fondo che cosa significhi "scienza" (dalmomento che si inflaziona l'offerta formativa con le "scienze" della formazione, della comunicazione, persino con le scienze filosofiche) e che rapporti intrattengano, necessariamente, le scienze congli studi umanistici? Qualcuno si è posto la domanda inversa a quella, ormai rituale, di quale cultura serva agli studenti, per chiedersi quali studenti servano alla cultura, affinché sopravviva e prosperi una civiltà? Eppure una volta l'Università formava le coscienze, insegnava a conoscereilrnondo eia storia per fornire strumenti critici che con-

sentissero non solo di abitare, ma anche di cambiare consapevolmente quel mondo e quella storia. Un giornalista di una testataberlusconiana è andato inTV, purtroppo conilpiauso di alcuni studenti, a assicurare che per fare il suo lavoro non serve studiare la storia. Eccoci al punto: di quella "vecchia" alta cultura se ne può benissimo fare a meno, perché alle classi dirigenti del "fare" si addice la cultura del "saper fare", che immola a una logica efficientista e pragmatica un'autorifiessione consapevole, unariappropriazione critica dei valori. Il senso della meritocrazia sbandierata dalla legge Gelmini è,

purtroppo, un senso che non tiene conto di quale cultura debba stabilire icontenuti e le assiologie di merito. Quella cultura, secondo la legge, dovrebbe "democraticamente" emergere da una sottile dialettica traistanze dalbasso e offerte delmercato; tanto"democraticamente", che saranno le autonomie delle singoleUniversità a farsene carico. Ma l'irrimediabile è già avvenuto a monte, perché la "cultura" ispiratrice di tutto ciò non è l'alta cultura, ma è la sottocultura nefastamente relativistica delle cose che cambiano e che richiedono valori labili e negoziabili. Innome diunamalintesa libertà. I baroni ringraziano, e con loro i figli di papà. L'a utore è docente di storia della filosofia cori lemoranea all'università diFirenze n RIPRODUZIONE RISERVATA


Protesta anti Gelmini in tutta la Toscana. A Pisa ricercatori appesi nel vuoto e incatenati, a Sienagli studenti bruciano i libretti

Università 3 Oo in pia a non autorizzati uova e vemice contro le vetnne.,,., de.,1 ee.,ntro UOVA, vernice e fumogeni nelle strade dello shopping. Gli studentiin lotta contro il ddl Gelmini hanno scelto «il centro vetrina» come bersaglio della loro manifestazione di ieri pomeriggio. Al corteo, organizzato dai collettivi e non autorizzato dalla questura, hanno partecipato circa trecento giovani, tra universitari, medi ed esponenti di centri sociali: assenti le sigle dei rappresentanti studenteschi in ateneo come Studenti di sinistra e Udu. Partiti da San Marco intorno alle 18 con uno striscione con su scritto «Blocchiamo la riforma, blocchiamo la città» imanifestanti si sono diretti primaverso il Duorno, poi verso via StrozzieviaTornabuoni, poi ancorain via degli Alfani e da lì in via Laura, alla facoltà di Scienze della formazione ancora parti almea te occupata. Lungo il tragitto, seguiti d alle forze dell'ordine, hanno acceso pe tardi e fumogeni e, una volta arrivati nei pressi di piazza della Repubblica, lanciato uovae imbrattato conlavernice le vetrine di boutique come 21

Blocchiamo la rifonrna, blocchiamo la città E sulla facciata di Unicredit la scritta "Vampiri" Il sit-in di Architettura: in piazza Santa Croce tutti truccati da clown Sono i colori del nostro malcontento

Valentino e Louis Vuitton. Su quella di una filiale di Unicredit hanno scritto, a caratteri rossi, «Vampiri». Stesso trattamento per i negozi di via Tornabuoni: trale scritte «Tutto questo lusso è unaprovocazione» e «Boicottala città vetrina». Alcuni comnnercianti, al passaggio dei manifestanti, si sono barricati dentro gli esercizi. Mentre, davanti alDuomo, dal corteo sono partiticori di scherno nei confronti di un coro di gospel che si stava esibendo in un concerto natalizio. Scongiurato comunque il rischio di blocco del traffico, annunciato alla vigilia del corteo. Un'altra manifestazione, questa volta autorizzata, si è invece svolta nel primo pomeriggio tra Santa Croce e Santissima Annunziata: a organizzarla un piccolo gruppo di studentidiArchitettura, confaccetruccate da clown elo striscione «Colori contro la crisi». ASiena, intanto, unaquindicina di universitari di Dimensione Autonoma Studentesca hanno dato fueco ailibretti, asimboleggiare gli sforzi degli studenti resi vani dalla nuova riforma. A Pisa alcuni ricercatori hanno invece issato una corda sul balcone di unedificio eunadiloro èrimasta sospesa nel vuoto, per denunciare che« laricercaèappesaaun filo». Sempre nella città della Torre circa trenta studenti si sono legati ai cancelli della Prefettura. Tra di loro anche i dieci che da tre giorni portano avanti lo sciopero della fame. Due portavoce harino poiincontrato il prefetto Antonio De Bonis al quale hanno consegnato un documento di protesta indirizzato al governo. Mentre a Massa i militanti di Forza Nuova, anche loro in lotta contro il ddl, hanno tinto di rosso l'acqua di due fontane.

Fumogeni al corteo di studenti


Centinaia in corteo, uova e vernice contro banche e vetrine dei negozi " (una non autorizzata) hanno sfilato ieri per le vie del centro cittadino. Un fiorentino nella delegazione ricevuta da Napolitano SILVIA CASAGRANDE FIRENZE fircro@unita.it

oppia manifestazione studentesca ieri per le strade del centro di Firenze. Alle 15 circa qualche decina di studenti della facoltà di Architettura truccati da clown e armati di strumenti musicali sono partiti da Santa Croce e hanno sfilato fino a Santissima Annunziata. Durante il corteo, regolarmente preavvisato, i partecipanti distribuivano ai passanti volantini in cui spiegavano che «dopo le tragicomiche in Senato, c'hanno confermato che sono una manica di pagliacci». Tre ore dopo circa, partiva da San Marco un altro corteo, non autorizzato dalla Questura, composto da alcune centinaia di studenti medi e universitari di tutte le facoltà, oltre ai docenti precari del collettivo Cipì. Mancavano gli Studenti di sinistra, collettivo interfacoltà che conta vari rappresentanti negli organi istituzionali d'ateneo, che hanno deciso di non aderire. I partecipanti si definivano, nella partecipazione, i "senza futuro" e dal microfono urlavano: «Siamo la generazione che si è rotta». C'erano alcuni dei clown provenienti dal primo corteo, ma anche ragazzi col volto co-

Il corteo degli studenti a Firenze

perto che hanno lasciato scritte spray sui muri e lanciato uova piene di vernice contro la filiale Unicredit e una boutique Valentino di piazza della Repubblica. Sulla banca è stato scritto "Vampiri": «Le banche salvate dai governi sono il simbolo di una crisi scaricata su di noi», spiegano. Poco prima, sotto la Prefettura, era stato esposto lo striscione "La vostra repressione non ci fermerà", in riferimento alle denunce che stanno colpendo il movimento. Nonostante la scritta che capeggiava sullo striscione d'apertura, "Blocchiamo la riforma, blocchiamo la città", e i timori della Questura, gli studenti non hanno interrotto la circolazione sui viali: hanno percorso via de' Tornabuoni, dove altre vetrine sono state imbrattate, poi sono tornati verso il Duomo e sono arrivati alla Facoltà di Scienze della Formazione di via Laura, ancora occupata, dove verso le otto si è conclusa la manifestazione. «Pieno sostegno» agli studenti è stata espressa dall'Anpi di Scandicci: «Una intera generazione vede da tempo i diritti all'istruzione e al lavoro lesi in maniera pesante, senza avere alcuna prospettiva per il domani». Intanto ieri pomeriggio c'era anche un ragazzo fiorentino, Alessio Branciamore, già rappresentante in Senato, ad incontrare il presidente Napolitano a nome del movimento studentesco. ❖


Incatenati o «appesi a un filo» Studenti ancora mobilitati Una ricercatrice si butta in piazza legata ad una fune. In prefettura gli universitari s'incatenano ai cancelli. Gli scioperi della fame GABRIELE MASIERO PISA toscana@unita.it

La mattina i ricercatori "appesi" a una corda per denunciare che «la ricerca è appesa a un filo», nel pomeriggio gli studenti universitari legati l'uno con l'altro ai cancelli della prefettura. La mobilitazione contro la riforma Gelmini non si ferma e per dieci giovani è già arrivato il terzo giorno di sciopero della fame. I primi ad andare in scena sono stati proprio dottorandi e ricercatori con un autentico blitz nella piazza antistante il Comune: hanno calato giù dal balcone di Palazzo Pretorio una fune e poi una di loro, imbracata, è rimasta sospesa nel vuoto, per denunciare che con la riforma Gelmini la ricerca è «appesa a un filo». Nella piazza erano presenti anche alcune decine di studenti universitari - tra loro anche i 10 giovani in sciopero della fame - che hanno scandito slogan contro il Governo, il Ddl Gelmini e hanno chiesto a gran voce lo sciopero generale. Sciopero generale che è stato poi invocato anche nel pomeriggio quando gli universitari, dopo un breve corteo partito dal rettorato, hanno raggiunto la prefettura e si sono legati ai cancelli esponendo

Ricercatrice appesa a Palazzo Pretorio

un cartello con la scritta "Incatenati al nostro futuro". Per oltre un'ora sono rimasti legati davanti al palazzo del governo controllati a distanza dalle forze dell'ordine. Poi, due di loro sono stati ricevuti dal prefetto, Antonio De Bonis, al quale hanno consegnato un documento con le ragioni della protesta da inoltrare al Governo: «Conoscenza critica, ricerca e diritto allo studio sono beni comuni, di cui nessun governo e nessuna maggioranza hanno la disponibilità. Lo ribadiamo, a maggior ragione, dopo l'indecoroso spettacolo offerto ieri durante la seduta del Senato». Nel documento consegnato al prefetto gli studenti affermano anche che «il disprezzo autoritario del Governo ci ha spinto ad adottare tutti gli strumenti di protesta a nostra disposizione: dall'occupazione delle facoltà alle forme di blocco che hanno interessato ponti, stazioni, aeroporto, autostrada e torre pendente». «La nostra battaglia - concludono - mette il tema della formazione al centro della più ampia e centrale questione della gestione della crisi. Il nostro movimento fa paura proprio per questo motivo: lo smantellamento dell'università, così come il furto di beni comuni come la dignità del lavoro, l'acqua, i territori, sono punti fermi che si impongono al dibattito politico, e sui quali tutti siamo coinvolti e tutti non possiamo arrenderci». ❖







































































































































































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