UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Arte Perché le opere perdono colore
Fumetti Dietro le quinte di Topolino > A PAGINA IV
il punto
La nostra bellissima lingua italiana
> A pagina V
valeria solarino
la ricerca
L
a lettera inviata da 600 docenti universitari al Governo in relazione alla scarsa conoscenza della lingua italiana e alla difficoltà dei giovani in merito al suo corretto utilizzo mi dà lo spunto per trattare un tema da sempre - già come studente - a me molto caro e assolutamente rilevante per la formazione e la crescita culturale delle nuove generazioni. Nella frenetica ma giustificata corsa all’internazionalizzazione, spesso si è perso di vista il fatto che rimaniamo a tutti gli effetti italiani e si sottovaluta la bellezza e l’importanza della nostra lingua. Ci si preoccupa, giustamente, di sottolineare la necessità di apprendere l’inglese e, se possibile, altre lingue straniere. Ci si dimentica sempre più spesso, però, della valenza del buon utilizzo della nostra. Le due cose non sono alternative ma assolutamente complementari e integrabili: l’una non esclude l’altra! È necessario essere al passo coi tempi e curare la conoscenza delle lingue straniere ma, nel contempo, anche imparare nel modo dovuto la nostra che continuerà a esistere ed essere utilizzata all’interno dei nostri confini e non solo. Saper parlare, comunicare, scrivere bene in italiano rimane elemento fondamentale e risulta aspetto decisivo per noi docenti per chiarire in modo efficace anche i concetti più difficili delle discipline oggettivamente più ostiche; per gli studenti, è lo strumento fondamentale di adeguata comprensione nella fase formativa per trasformarsi successivamente in mezzo insostituibile per imporre la propria personalità nelle vicende umane e culturali della vita. Credo che quest’ultimo sia un dato di fatto incontestabile che molti di noi hanno potuto verificare nella propria esperienza. è quindi un nostro dovere trasmettere ai giovani la giusta attenzione al corretto modo di esprimersi in forma verbale e scritta.
diventa humour L’attrice è nelle sale con “Smetto quando voglio Masterclass”: «Si ride partendo da storie vere»
Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
> A PAGINA II
SEGUE A PAGINA III
università
Laurea e lavoro due mondi a contatto > A PAGINA V Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
Personaggi Al Giana il mister non si discute mai
> A PAGINA VI
foto antonello&montesi
LA VIGNETTA
martedì 7 febbraio 2017 www.corrieredellosport.it
II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 7 febbraio 2017
cultura
NEL FILM
la carriera
Interpreta il ruolo di Giulia
Una lunga serie di successi
Nel film “Smetto quando voglio - Masterclass”, diretto da Sydney Sibilia e sequel di Smetto quando voglio del 2014, Valeria Solarino interpreta il personaggio di Giulia, compagna di Pietro (Edorado Leo) incinta.
Il debutto sul grande schermo arriva nel 2003 con Mimmo Calopresti. Poi una carriera brillante che l’ha portata anche nel 2008 tra i candidati al David di Donatello per il film Signorina Effe di Wilma Labate.
foto EMANUELA SCARPA
foto EMANUELA SCARPA
valeria solarino il fascino discreto della commedia
ficoltà comune a tanti giovani ma poi non c’era morale né tentativi di fare lezioni su cosa sia giusto e cosa no. «L’intenzione di Sibilia era proprio far divertire le persone. Non aveva intenzione di fare un trattato di sociologia. È solo partito da uno spunto vero, quello dei laureati che sono costretti a fare le cose più insensate per tirare avanti». Il discorso, però, se preso in modo serio è delicato. Tu che opinione hai sulle difficoltà di ricercatori e dottorandi italiani? La strada è l’estero? Bisogna ingegnarsi in modi legali? «Mi dispiace pensarlo, ma sembra proprio che in Italia non ci siano presupposti per fare una carriera universitaria. Ho degli esempi molto vicini a me a riguardo. Un mio caro compagno di università, che si è laureato a Torino con dignità di stampa, fece domanda per lavorare nella stessa università, ma senza successo. La Sorbona, senza che lui facesse un passo, lo è andato a cercare e lo ha voluto. Ora insegna lì. È paradossale che l’Italia lo abbia lasciato andare. Nel nostro paese manca attenzione per le eccellenze, e credo che sia grave».
è al cinema con “Smetto quando voglio - Masterclass” secondo episodio dell’epopea dei ricercatori-criminali Non ha smesso con il teatro – la sua prima passione recitativa – e se volete potete trovarla in turnée fino a marzo nel ruolo di Antonietta che fu di Sofia Loren in “Una giornata particolare” di Ettore Scola, in un adattamento da palcoscenico del capolavoro del 1977. E non ha smesso neanche con il cinema, anzi: Valeria Solarino questi giorni è sul grande schermo con “Smetto quando voglio - Masterclass”, episodio numero due della saga comica dei ricercatori più delinquenti d’Italia. Valeria, siamo al secondo episodio di “Smetto quando voglio”. Il manifesto recita così: “Fa ridere più del primo”. «Ed è vero, e un po’ l’esplosione della prima parte. La stessa banda si ritrova, prende elementi nuovi e riceve una proposta da parte della polizia: aiutarli a sgominare e questo comporta altre vicende divertenti, perché il gruppo è formato da geni che però sono tali solo nel loro habitat. In altri contesti, sono inadatta e questo scatena la comicità. Io sono Giulia, la moglie di Pietro (Edoardo Leo, ndr), che aspetta paziente il suo ritorno in una parvenza di
nella carriera attoriale. Sei riuscita a smettere quando hai voluto o hai dovuto contrattare con i tuoi genitori? «Studiavo Filosofia a Torino ma quando ho iniziato la Scuola dello Stabile l’impegno era di otto ore al giorno dal lunedì al sabato. Dopo un anno di scuola, ero riuscita a dare solo un esame, purtroppo. Forse avrei potuto continuare a laurearmi, anche perché mi mancavano appena cinque esami, e tutti complementari ma la nuova vita si era già fatta avanti. Come in tutte le scelte, è stata una decisione solo mia. Devo dire che i miei genitori, come un po’ in tutta la mia vita, non mi hanno ostacolata e sono stati felici della mia felicità».
famiglia. Il il film è scandito dalla gravidanza di Giulia e dalle scuse che Pietro accampa per non farla preoccupare, e che complicano sempre di più le cose». Quando lo spettatore guarda le commedie, spesso si chiede se gli attori si siano divertiti girando quel film. In quelli corali ancora di più. A voi come è andata? «Per ragioni legate alla vicenda, io ho interagito principalmente con Edoardo Leo, e devo ammettere che mi sono molto divertita. È davvero simpatico e ho fatto sempre fatica a restare seria durante i ciak». Il regista, Sydney Sibilia, tempo fa aveva detto qualcosa come «Se dobbiamo fare un sequel, facciamo una vera americanata e arriviamo a tre». C’è già un terzo episodio? «Sì, abbiamo girato il secondo e il terzo insieme. Consideriamo questa una vera e propria trilogia, è un film che è concepito in tre parti. Anche se non era stata pensata in questo modo, la storia ora si sviluppa nell’arco di tre film e si completa in questo modo». Hai lasciato l’università per impegnarti appieno
Valeria Solarino ha esordito al cinema con Mimmo Calopresti
Sei un’appassionata di tennis. C’è un “vecchietto” che di smetterla non vuole proprio saperne… « E per fortuna! Mi piace come è tornato a giocare Federer, mi piace la sua mentalità e la sua testa. Vincere uno slam a quasi 36 anni è incredibile, poi dopo che tanti commentatori dicevano che non sarebbe tornato ai suoi migliori livelli. Anche se io sono una grande tifosa di Nadal, e mi è dispiaciuto molto per la sua sconfitta agli Australian Open, considero Federer un grandissimo. È l’unico personaggio famoso al quale io abbia chiesto una foto in vita mia, neanche al Boss l’avevo chiesta…».
Del primo film si era apprezzata molto la bidimensionalità: la vicenda comica partiva da una dif-
«L’università italiana deve valorizzare al meglio le eccellenze»
foto antonello&montesi
politica
Trump e le opportunità di dialogo con l’Alleanza atlantica Fra le novità che si attribuiscono al neo presidente americano, anche una maggiore tiepidezza se non sfiducia nei confronti della Nato e della sua utilità al suo “America first”. Se è vero forse lo si scoprirà abbastanza presto. La Nato negli ultimi anni ha udito raramente una forte voce europea. La funzionalità alle esigenze strategicomilitari Usa è evidente a molti fin dalla guerra alla Serbia e dall’11 settembre. La sua perdita di centralità è sempre dietro l’angolo e a volte sembra si sia smarrita la sua stessa ragion d’essere. SICUREZZA GLOBALE. Eppure l’alleanza euro-americana ha saputo traghettare il disordine mondiale post guerra fredda per diventare nel bene e nel male una orga-
nizzazione di sicurezza a livello globale. Anche se a Bruxelles preferiscono parlare di approccio globale alla sicurezza. La trasformazione, a partire dagli anni ‘90, ma ancora in corso, ha riguardato membership, strutture, compiti. Ora la Nato è strutturata in due soli Comandi - per
le operazioni e per la trasformazione - segno dei tempi. STRATEGIE. I concetti strate-
gici adottati nei vari vertici ne perfezionano continuamente la dottrina per gli interventi operativi che secondo Washington devono ri-
guardare non più solo il Vecchio Continente. Con buona pace della UE la cui politica di sicurezza e difesa – nel quadro di una chiara divisione dei compiti nelle capacità militari – è tollerata dagli Usa solo se saldamente agganciata alla Nato, che, paradossalmente, ha ritrovato grinta e determinazione nei nuovi Stati membri dell’Europa orientale ed ex avversari del Patto di Varsavia. Allargamento che ha progressivamente eliminato l’ipotesi che nella tutela di una sicurezza globale potesse cooperare anche la nuova Russia. Il timore verso il gigante russo a ridosso dei confini vede polacchi e baltici premere (e ottenere) notevoli rinforzi Nato sui loro territori. Forse per riprendersi una sua identità la Nato non fa che
rispondere positivamente a queste richieste. E dopo le migliaia di soldati vicino ai confini russi anche l’esercitazione di navi da guerra nel Mar Nero. LA QUESTIONE RUSSA. Mosca protesta ma è accusata a sua
volta di violare spazi aerei e territorialità marittime e di attuare un puro e semplice hackeraggio nei sistemi di difesa, senza dimenticare il Donbass e i bombardamenti che periodicamente (sempre più dimenticati) infiammano il fronte russo-ucraino. Dopo
l’elezione di Trump che farà la Nato e che farà Trump della Nato? Soprattutto come si inserirà la Germania in tutto questo, alla luce dei recenti attacchi a Berlino e alla Ue da parte del neo presidente? Forse di fronte a una temuta perdita di centralità agli occhi del nuovo inquilino della Casa Bianca qualcosa si muove nella stessa Nato: il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato di recente che con la Russia «è possibile avere rapporti operativi ed essere buoni vicini» e che l’Alleanza atlantica non cerca lo scontro ma opportunità di dialogo. Vedremo nei prossimi mesi. Giuliano Caroli Ordinario di Storia delle relazioni internazionali Università Niccolò Cusano
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Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it
martedì 7 febbraio 2017
Unicusano FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
cultura e università
il valore assoluto Alla Cusano si parla di della nostra lingua unioni civili il convegno
L’italiano è il fulcro della nostra cultura: l’analisi del rettore Fortuna Lo spirito delle osservazioni che seguono - che da anni espongo con forza in ogni occasione pertinente, compresa la Relazione inaugurale dell’Anno accademico - non è quindi improntato al timore manifestato in merito alle carenze linguistiche che rendono più difficile la prosecuzione degli studi nel percorso universitario ma ha un valore assoluto; mi sembra riduttivo e pericolosamente limitativo, infatti, preoccuparsene soltanto in riferimento alle difficoltà connesse a tale aspetto. L’esperienza maturata sul campo, avendo insegnato per tanti anni nelle scuole secondarie superiori per poi approdare alla carriera universitaria, mi consente di avere una visione ad ampio spettro sulla problematica ben nota e mai affrontata nel modo dovuto.
vi che si snodano con soggetto, verbo e complemento oggetto, con una consecutio temporum inappuntabile; evitiamo l’uso di intercalari del tipo “diciamo”, “praticamente”, “quelli che” e “quelle che”, “come dire” che servono solo a prendere tempo, non hanno alcun significato, appesantiscono il periodo e costituiscono prolissità che danneggiano la chiarezza espositiva; curiamo la costruzione del periodo con attenzione al congiuntivo e al condizionale; alleniamo gli studenti all’utilizzo di frasi incidentali e periodi ipotetici; e così via. chiarezza. In sostanza, dob-
biamo abituare i giovani a parlare e scrivere con chiarezza espositiva e proprietà di linguaggio; con un po’ di pazienza, virtù non nota purtroppo a tutti pur costituendo elemento primario nell’attività di un buon docente, riusciremo a produrre effetti positivi aiutandoli a migliorare. I miracoli non si possono fare ma il nostro impegno è determinante.
formazione. È evidente che
le lacune accumulate nel corso del processo di formazione maturato nella scuola primaria e secondaria sono difficilmente recuperabili e che si debba intervenire in tali fasi della scolarizzazione degli studenti. Negli ultimi decenni, l’innovazione e i processi di modernizzazione della didattica non sono stati accompagnati da un adeguato mantenimento di metodologie che, contemperando tali aspetti con modalità tradizionali, potessero consentire il corretto apprendimento degli elementi fondanti della lingua; opportuno, quindi, il richiamo dei colleghi e il grido d’allarme lanciato tardivamente qualche giorno fa. Come si può pensare, infatti, all’abbandono completo delle tecniche di apprendimento tipiche del passato ma valide nel presente e nel futuro; spesso si è sottovalutato il problema e si sono affermate mode e metodologie tendenti al superamento dei metodi tradi-
Deve essere data nuova importanza al suo corretto utilizzo: è il nostro biglietto da visita zionali - come, ad esempio, analisi logica e del periodo e delle prove - come temi, riassunti, ecc. - trascurandone gli effetti deleteri. Non si può nemmeno pensare al riguardo che la lettura, tanto invocata da professori e studiosi, possa supplire pienamente al graduale apprendimento da realizzare sui banchi di scuola; può essere, a mio giudizio, un elemento di rafforzamento, miglioramento e affinamento ma assolutamente non sostitutivo. amore per la lingua. Non
sono un professore d’italiano ma sono onorato di esserne un cultore appassionato, sicuro che il brillante utilizzo della nostra lingua sia foriero di soddisfazioni e determinante per il raggiungimento
di risultati di equivalente livello. Spesso mi è successo e mi succede di fare lezione di grammatica, sintassi e lessico in virtù dell’amore per la nostra lingua e della convinzione della sua importanza per i giovani; ho sempre ritenuto e ritengo tuttora, infatti, che - per loro come per tutti fosse e sia più determinante acquisire buona padronanza nell’esprimersi correttamente piuttosto che conoscere una nozione in più - o sacrificarne qualcuna - all’interno delle discipline che insegno. I nostri giovani devono crescere ritrovando la passione per la nostra lingua così ricca di opzioni per illustrare i medesimi concetti con differenti termini ed espressioni; dico sempre di sentire le parole nelle proprie orecchie per valutarne pertinenza, eleganza e raffinatezza. Credo che tali convincimenti debbano maturare in ogni docente ed essere interiorizzati - se ciò ancora non fosse avvenuto - da tutti coloro che svolgono attività formativa a qualsiasi livello, senza rimanere ancorati alla ristrettezza dei propri contenuti disciplinari. all’università. Allora an-
che noi docenti universitari, a prescindere dal settore scientifico-disciplinare di nostra competenza, non culliamoci sollevando critiche ai precedenti cicli d’istruzione e scaricando le responsabilità sul passato: rimbocchiamoci le maniche e contribuiamo fattivamente in questo senso, senza evocare continuamente le carenze accumulate nella scuola primaria e secondaria. Diamo l’esempio utilizzando correttamente e con grande appropriatezza espressioni e termini; costruiamo periodi bre-
IDENTITà. È necessario rivita-
lizzare il corretto utilizzo della lingua italiana e attribuirle l’importanza che le spetta e merita; come dico sempre agli studenti, quest’ultima ha costituito, continua a costituire e secondo me costituirà sempre il biglietto da visita di ciascun individuo nella vita personale e professionale. Ciò, peraltro, non contrasta assolutamente con l’esigenza di apprendere adeguatamente le lingue straniere, in particolare l’inglese la cui conoscenza approfondita, come già sottolineato, è oggi assolutamente indispensabile.
Il prossimo 16 febbraio, l’Aula Magna del Campus dell’Università Niccolò Cusano (a Roma, in via Don Carlo Gnocchi 3), ospiterà l’interessante convegno di studi dal titolo “Unioni civili, omogenitorialità e convivenze di fatto: tra diritto e psicologia”. L’appuntamento nella sede romana dell’ateneo è fissato per le ore 15. Gli interventi di saluto sono affidati al professor Fabio Fortuna, rettore della stessa Università Niccolo Cusano, e al professor Giovanni Puoti, preside della facoltà di Giurisprudenza, che introdurrà e coordinerà l’evento. GLI INTERVENTI. I partecipan-
ti del convegno sono nume-
rosi e prestigiosi. Ci sarà la senatrice Monica Cirinnà, con un intervento dal titolo “Introduzione alla legge 20 maggio 2016 n.76 e i recenti decreti attuativi” e l’avvocato Maria Giovanna Ruo, con “A proposito di omogenitorailità: spunti, appunti, contrappunti”. Tra i docenti della Cusano, interverranno anche la professoressa e avvocato Margherita Oliva, con “La disparità di trattamento giuridico tra unione di fatto e contratti di convivenza”; il professore Alessandro Martini con “Inizio e fine della convivenza di fatto”; le professoresse Gloria Di Filippo Caterina D’Ardia, Unicusano con “I figli ai tempi delle unioni civili”. © Copyright Università Niccolò Cusano
Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano
Università niccolò cusano: il master
Data Analyst, il lavoro del futuro Proseguendo nella sua azione di offrire percorsi di studio professionalizzanti funzionali allo svolgimento di effettive attività di lavoro, l’Università degli Studi Niccolò Cusano ha istituito il Master di I livello in “Data Analyst”, afferente alla facol-
gne di dati». Il suo lavoro è specificatamente quello di gestire e analizzare dati per fornire al management delle aziende (dalle Pmi alle multinazionali) e della pubblica amministrazione le informazioni utili alla sfera decisionale e strategica. I DESTINATARI. Il Master pro-
L’Economist lo ha definito la professione più interessante del XXI secolo tà di Economia, per l’anno accademico 2016-17. Avrà una durata pari a 1.500 ore, corrispondenti a 60 crediti formativi, e si svolgerà in
modalità e-learning con piattaforma accessibile 24 ore su 24. LA PROFESSIONE.
Il Data
Analyst, una delle figure professionali più ricercate nel mondo del lavoro, è stato definito dall’Economist «il lavoro più interessante
del XXI secolo, che unisce le competenze dell’informatico, dello statistico e del narratore per estrarre le pepite d’oro nascoste sotto monta-
posto dall’Unicusano si rivolge sia a neolaureati in diverse discipline (statistica, informatica, ingegneria, economia) interessati a formarsi e specializzarsi nell’utilizzo delle tecniche di Business Intelligence e Big Data Analytics sia a professionisti del settore che intendano riqualificare e aggiornare la propria formazione professionale.
Il percorso di studi, della durata di un anno accademico, tratterà le seguenti aree tematiche: elementi di economia aziendale; fondamenti e tecniche di Business Intelligence; BigData; Web Data Analytics; Customer & Marketing Analytics; statistica e analisi dei dati; Project Management; progettazione di un piano di analisi: BI Analysis, Text Analysis, Sentimental Analysis; realizzazione della presentazione delle analisi; Project Work finale. I TEMI.
INFO. Per ricevere informa-
zioni, si può inviare una email all’indirizzo master@ unicusano.it o telefonare al numero 06/45678355. © Copyright Università Niccolò Cusano
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 7 febbraio 2017
cultura, SPORT E disabilità
alla ricerca dei colori perduti
Il professor Chiti della Cusano spiega i fattori principali che sono alla base del deterioramento delle opere d’arte E se la Gioconda avesse avuto i capelli biondi? Dietro a questa provocazione si cela un fondo di verità. Più concretamente, dovrebbe far riflettere ogni individuo intento nell’osservare e contemplare un’opera d’arte se, effettivamente, l’opera che si sta osservando è davvero come l’aveva concepita l’artista. Sono molte le cause del deterioramento, ma alcune sono proprio inevitabili. L’aria e la luce rappresentano i primi rischi, che nel corso degli anni, possono far mutare i colori di un quadro.
STABILITÀ. Il problema asso-
IL TRATTO DISTINTIVO. Gli arti-
sti sono legati a un segno distintivo. Vincent Van Gogh, pittore olandese attivo nel XIX secolo, è particolarmente famoso per aver dato vita ad alcuni capolavori ricchi di colori, con una intensità unica. Tra questi, c’è il giallo cromo. Si pensi alla serie de “I Girasoli”: sono tante le sfumature di giallo utilizzate, al fine di rendere ogni quadro un’esplosione di colore. Tut-
tavia, i girasoli che osserviamo oggi, e molti dei dipinti di Van Gogh, non hanno più lo stesso giallo che lui utilizzò durante la sua carriera artistica. Il suo tratto distintivo, quel giallo cromo, nel tempo sta mutando. Questo comportamento dipende dalla natura chimica dei pigmenti utilizzati da van Gogh.
LA LUCE. L’umidità è uno dei fattori in grado di velocizzare il deterioramento di un colore. Ecco allora che un accurato monitoraggio è in grado di opporsi, non del tutto, a questo effetto. L’effetto della luce però, rappresenta la maggiore preoccupazione. La luce è essenziale per mettere in risalto i colori di
un’opera d’arte, ma allo stesso tempo pende come una spada di Damocle sull’opera d’arte stessa. Perché proprio il giallo de “I Girasoli” di Van Gogh però? Questo giallo è un pigmento a base di cromato di piombo. Il suo basso costo rappresentò una motivazione in più per utilizzarlo in quell’epoca.
ciato con questo pigmento è la sua bassa stabilità: l’esposizione alla luce innesca una serie di reazioni che alterano la composizione originale del pigmento, facendo tendere il giallo cromo a colori più scuri. Non tutti i gialli, però, si scuriscono allo stesso modo. Questo dipende dalle diverse tinte utilizzate, ed è stato recentemente dimostrato che il giallo cromo assuma colorazioni più o meno scure a seconda della sua composizione chimica. È noto come Van Gogh non utilizzasse un solo giallo cromo, ma che si servisse di più fornitori, e questo potrebbe spiegare il mistero.
di solfato di piombo piuttosto che cromato di piombo, oltre che a modificare la struttura cristallina, conferisca stabilità fotochimiche diverse. Questo studio pone le basi verso lo sviluppo di nuove metodologie in grado di migliorare la conservazione delle opere d’arte, soprattutto quelle soggette a un inesorabile deterio-
ramento. Le luci a led rappresentano il passo iniziale per la migliore conservazione dei colori, non vogliamo mica che tra cinquant’anni qualcuno non possa ammirare il giallo cromo di Van Gogh. Stefano Cinti Docente di Chimica Generale Università Niccolò Cusano
SOLFATO DI PIOMBO. In-
fatti, in un recente studio pubblicato sulla rivista “Angewandte Chemie”, la dottoressa Letizia Monico, dell’Università di Perugia, ha spiegato come la presenza di diverse percentuali
inclusione
L’importanza della coerenza nel valutare la disabilità Quando si parla della non di- VALUTAZIONE. Quindi, non scriminazione e delle situa- è raro trovare situazioni in zioni di vulnerabilità è comu- cui un determinato contene trovare riflessioni parziali sto di disabilità viene valutato in modo dispregiafocalizzate su uno specifico problema che tivo da coloro che si alla fine si risolve trovano in un’altra senza considerare situazione. Normalmente, dalle le sue conseguenze. A volte il discorquattro principali so contro la discrisituazioni di disabiminazione nei conlità - cioè psico-sociafronti di un grup- Rafael de Asis le, intellettuale, fisipo di persone può ca e sensoriale - è la risultare discriminatorio ri- disabilità mentale la più stigspetto a un altro gruppo. E lo- matizzata; probabilmente a gicamente questo si verifica causa dell’importanza che anche nel campo della rifles- generalmente attribuiamo sione sui diritti delle persone alla razionalità e al rapporto con disabilità ove, in aggiun- che storicamente si è verifita, questo fenomeno è anche cato tra la ragione e la dignità. Purtroppo, questa visione proiettato verso l’interno.
PER LO SPORT. Il Comitato Pa-
sociale che, come sappiamo, è la fonte di molte delle disabilità, è presente anche nello sport in generale e in particolare nello sport delle persone con disabilità. SINDROME DI DOWN. Un esem-
pio di quanto detto si trova nella discriminazione contro le persone con sindrome di Down (più di 9 milioni di persone in tutto il mondo) per quanto riguarda la loro partecipazione ai Giochi Paralimpici; discriminazione che ha determinato, nel luglio 2016, che si siano tenute a Firenze (al di fuori del quadro del Comitato Paralimpico) i giochi Olimpici per le persone con sindrome di Down (Giochi Trisome).
Un’atleta impegnata nei Trisome Game di Firenze
ralimpico Internazionale utilizza un sistema di classificazione per determinare quali atleti possono partecipare in ogni sport. Questo sistema prevede dieci categorie: (I) Diminuzione della forza; (II) Diminuzione dei ritmi di movimento; (III) Deficienza degli arti (amputazioni); (IV) Differente lunghezza degli arti; (V) Ipertonia (Anomali aumenti della tensione muscolare e una ridotta capacità nell’allungare il muscolo); (VI) Atassia (mancanza di coordinazione nei movimenti); (VII) Atetosi (movimenti incontrollati con difficoltà a mantenere una postura stabile); (VIII) Bassa statura
(nanismo); (IX) Disabilità visive; (X) Disabilità intellettive. LIMITAZIONI. Quest’ultima ca-
tegoria viene definita come «una disabilità caratterizzata da significative limitazioni nel funzionamento intellettivo e nel comportamento ad adattarsi, che si esprimono nelle abilità concettuali, sociali e pratiche di adattamento. Questa disabilità insorge prima dei 18 anni di età (Associazione Americana sulla disabilità intellettuale e lo sviluppo, 2010)». La diagnosi sul funzionamento intellettivo e sul comportamento adattativo, secondo quanto affermato dal Comitato, dovrebbe essere fatta con procedure rico-
nosciute a livello internazionale e gestita da professionisti riconosciuti dall’INAS (Federazione Sportiva Internazionale per gli atleti paralimpici con disabilità intellettiva). In teoria, gli atleti con sindrome di Down dovrebbero appartenere a quest’ultimo gruppo. Oggi, però, non è così e il Comitato Paralimpiaco si è rifiutato di creare una categoria specifica. Questo, è senza dubbio un compito per tutti coloro che concepiscono lo sport come uno strumento destinato all’inclusione. Prof.Rafael de Asís Università Carlo III - Madrid Traduzione dal castigliano dell’Avv. Katerine Solorzano
martedì 7 febbraio 2017
università e ricerca
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
tra laurea e lavoro la distanza è breve La Cusano ha istituito l’ufficio “Stage e Job Placement” per favorire la collocazione dei suoi studenti. Ecco la testimonianza di uno di loro Accorciare quella distanza che si frappone tra i centri di alta formazione e il mondo dell’impresa, mettere in sinergia due realtà complementari allo scopo di trasferire le competenze acquisite all’interno di un percorso di formazione accademica, nella concretezza di una realtà lavorativa. Questa è la missione che si è posta l’Università Niccolò Cusano e al fine di perseguirla quotidianamente ha istituito l’ufficio “Stage
La referente è la dottoressa Modugno: «Diamo assistenza prima e dopo la tesi» e Job Placement” di cui è referente la dottoressa Marta Modugno che, ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha illustrato i progetti più rilevanti messi in campo in questi mesi e ha presentato Daniele Tora, studente UniCusano al secondo anno di Economia, e uno dei primi a beneficiare del lavoro di questa nuova realtà. Dottoressa Modugno, per cosa si caratterizza l’uffi-
cio che lei stessa dirige, di cosa vi occupate quotidianamente e quali sono le finalità del vostro lavoro? «L’ufficio “Stage e Job Placement” nasce per avvicinare i nostri laureandi o neo laureati al mondo del lavoro. Ci avvaliamo di una sezione del nostro sito all’interno della quale vengono pubblicate offerte lavorative da parte di una rete di aziende alle quali possono candidarsi i nostri studenti, siano essi laureandi o già laureati. Il contesto rappresentato dal mondo del lavoro risulta essere sempre più esigente e selettivo, per questo chi si candida, per qualunque tipo di offerta, deve essere ben preparato ad affrontare un colloquio di lavoro. In linea con questo obiettivo, il servizio di consulenza offerto dal nostro ufficio fornisce assistenza ai nostri studenti che si apprestano al loro primo ingresso nel mondo del lavoro una serie di strumenti utili. Lo scorso mese di giugno, coerentemente con le premesse fatte, abbiamo organizza-
aver già conseguito il titolo di laurea. Durante il colloquio ho conosciuto la responsabile del settore risorse umane di Leroy Merlin che ha voluto incontrarmi una seconda volta presso un loro punto vendita. Nel giro di due o tre settimane sono stato inserito all’interno dell’azienda con un contratto semestrale da stagista. L’aspetto che mi rende più soddisfatto è che ho già avuto più di un incontro per prolungare la mia esperienza lavorativa di altri sei mesi, magari con la possibilità di essere stabilizzato».
to quello che può definirsi un Job Day, un momento di incontro cui hanno partecipato i nostri studenti e alcuni rappresentanti di Leroy Merlin, un brand internazionale e ampiamente riconosciuto. Dopo una breve presentazione aziendale, tutti i presenti hanno avuto l’occasione di sostenere un colloquio conoscitivo cui avrebbe potuto far seguito un secondo colloquio più dettagliato. Daniele, che è qui presente, può esse-
re considerato come il risultato positivo di quella lunga giornata». Daniele, ricordi come è andata quella giornata? Raccontaci che seguito ha avuto quel colloquio che si è svolto nella nostra aula Magna. «Quello è stato il mio primo colloquio lavorativo e ho voluto fortemente sostenerlo malgrado non rientrassi appieno nei criteri posti alla base della selezione, ovvero
Daniele, in questa esperienza che stai portando avanti hai avuto modo di trasferire le competenze che stai acquisendo durante il tuo percorso formativo universitario? «Si, è tutto molto attinente a ciò che sto studiando ma noto un notevole beneficio anche rispetto alle competenze che acquisisco quotidianamente nel mio lavoro e che riesco a riversare in ciò che sono chiamato approfondire a livello teorico». Daniele, sei stato bravo a cogliere l’occasione che ti è stata presentata come lo sei stato due anni fa quan-
do, con altrettanta determinazione, ti aggiudicavi una delle borse di studio “Click Days” grazie alla quale studierai gratuitamente all’UniCusano fino al termine del tuo percorso accademico. L’iniziativa è stata rinnovata anche per quest’anno, dal 15 al 28 febbraio: quanto è importante non perdere un’occasione del genere? «Per me è stato fondamentale aggiudicarmi una delle borse di studio messe in palio attraverso l’iniziativa Click Days, lo è stato dal punto di vista economico e non è poco ma lo è stato anche per ciò che riguarda il mio percorso formativo. Il primo anno è andato benissimo, il secondo è attualmente in corso e sto mantenendo gli stessi risultati anche con un impegno lavorativo che mi coinvolge quotidianamente. Mi sento seguito, riesco a stabilire un rapporto con i docenti che, di volta in volta, incontro nel sul mio cammino accademico e, soprattutto, c’è un’organizzazione tale che mi consente di fare tutto quello che devo fare nell’arco della giornata. Io consiglio vivamente di provare a inviare una mail secondo i termini posti nel bando: è un’occasione imperdibile». © Copyright Università Niccolò Cusano
Special olympics
L’attività sportiva diventa slancio per l’autonomia «Il momento della nascita di Martina è stata una gioia grandissima, era molto piccola ma bella, con un visetto tondo. Poi, dopo pochissimo, arrivarono le prime preoccupazioni. Mangiava poco e male, rigurgiti in continuazione, tanti esami e nessuna risposta. Martina, anziché crescere, continuava a perdere peso. Dalla gioia più grande siamo sprofondati in un attimo nell’incubo più nero». Il ricordo è di Anna e Ciro, genitori di Martina Casagrande, 27enne di Viterbo: «In ospedale di dissero che la bambina era Down e non sarebbe mai stata come gli altri. Più che una comunicazione, seppur priva di sensibilità, è stata una vera e propria sentenza, una sorta di condanna che non lasciava scampo».
Nel 2011 Martina Casagrande ha partecipato per la prima volta ai Giochi Mondiali OLTRE LE DIFFICOLTÀ. «Tornati
a casa, abbiamo cercato conforto nelle persone care ma lo sconforto lasciava rapidamente il posto al pensiero di quella bambina piccola e indifesa che aveva bisogno di tante cure e attenzioni. Martina continuava a stare male ed era arrivata a pesare circa 1,9 chili, vittima di una stenosi duodenale per la quale una notte fu costretta all’intervento chirurgico. Si riprese bene e non è stato difficile accettarla: è sempre stata la nostra bambina, dolce, buona e molto attenta a suo fratello Michele, di un anno più
grande. Lui è stato uno stimolo importante ai fini della sua crescita». LA SCUOLA E IL LAVORO. «Poi è
arrivata l’età della scuola. La difficoltà più grande è stata all’inizio delle elementari, a causa dei continui cambi di insegnanti di sostegno – spiega la madre - Non mi sono arresa e le tante ore pomeridiane impegnate su libri e quaderni hanno dato i loro frutti. Martina legge e scrive sia in stampatello che in corsivo e ha sempre frequentato la scuola con impegno svolgendo tutti i compiti. Alle superiori abbiamo trovato un bellissimo ambiente inclusivo che ricordiamo con grande gioia, così come l’impegno preso dalle insegnanti di una scuola materna dove tuttora, da otto anni circa, svolge un tirocinio lavorando con i bambini».
LO SPORT. «Con le scuole ele-
mentari è iniziata anche l’attività sportiva di Martina. Il primo approccio, dato che amava moltissimo l’acqua, è stato con il nuoto, poi il pattinaggio e l’atletica leggera. L’incontro con un team Special Olympics, «Sorrisi che Nuotano”, è stata una meravigliosa opportunità. Martina è passata dalle lezioni private a far parte con entusiasmo di una squadra. Ha iniziato le prime gare, sempre molto sentite, con tanta voglia di vincere. I suoi progressi, grazie a un impegno costante, sono stati continui». I GIOCHI MONDIALI. Martina Casagrande oggi è una ragazza solare e determinata che ama stare in compagnia, le piacciono le sfide attraverso le quali ricerca un miglioramento continuo di se stessa che le infonde coraggio
e sicurezze. «Un passaggio fondamentale della sua crescita – prosegue la mamma – è rappresentato dalla partecipazione ai Giochi Mondiali Estivi di Atene nel 2011. Martina per la prima volta si è staccata per un lungo periodo dalla famiglia. Non ha mai avuto un momento di cedimento emotivo, dimostrandosi matura e responsabile. Anche l’insuccesso della prima gara non l’ha turbata e anzi, le ha dato la carica per vincere la medaglia d’oro in quella successiva, nella gara dei 25 metri stile libero. Sono già diversi anni che Martina partecipa anche ai Giochi Nazionali Invernali correndo con le racchette da neve. Quando l’anno scorso, a Bormio, le è stata comunicata la sua convocazione, ha mostrato tutta la sua sicurezza e con orgoglio è salita sul palco per raccogliere l’applauso dei tanti compagni e atleti presenti. Queste sono gratificazioni che fanno crescere». SICUREZZA E AUTONOMIA. «È
indubbio – conclude Anna – che l’attività sportiva abbia dato un fortissimo slancio all’autonomia di Martina. L’impegno, la preparazione della borsa, il vivere lo spogliatoio, gli allenamenti con l’obiettivo di una gara. Tutto questo ha influito positivamente. Noi genitori, siamo molto orgogliosi di lei e felici che nostra figlia abbia l’opportunità di vivere questa nuova esperienza di sport. Siamo convinti che le servirà per arricchire il suo bagaglio di vita, consolidare la sua personalità e accrescere le sue capacità». © Copyright Università Niccolò Cusano
VI Unicusano FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 7 febbraio 2017
FUMETTI, sport e disabilità
di uomini e di un topo anzi di un topolino
Tito Faraci è uno degli sceneggiatori delle vicende di Mickey Mouse «è un personaggio disposto a lottare per il senso della giustizia» La storia di un mestiere ma soprattutto la storia di un grande amore: quella tra un personaggio e il suo sceneggiatore. “Mickey. Uomini e topo” di Tito Faraci, pubblicato da ADD Editore, è un viaggio nel mondo di Topolino con una guida particolare: Tito Faraci, uno degli sceneggiatori delle vicende del topo disneyano. Come nascono le storie di Topolino? Come si fanno muovere e interagire i personaggi di Topolina attorno al loro eroe? Chi decide che cosa davvero succede nel mondo del fumetto più amato da grandi e piccini? Tito Faraci ha risposto a queste
«Non è antitetico a Paperino, anzi Nei loro universi rappresentano l’uomo comune» domande intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma “Giochi a Fumetti”, raccontando il suo lavoro e giocando al tempo stesso con la fantasia in un dialogo con un personaggio troppo spesso vittima di pregiudizi. Salve Maestro. «Non chiamatemi Maestro, non esageriamo. Sono già in un’epoca in cui uno si preoccupa un po’ dei problemi di età e poi mi piacerebbe essere un po’ il bidello del fumetto italiano, sono lì se-
rappresentano l’uomo, non raccontano, per dirlo alla Hemingway, le semplici vite delle persone normali. Invece nelle storie di tutti i personaggi classici Disney si raccontano storie in cui possiamo immedesimarci. Anche qui c’è il posto esotico o il pianeta lontano ma è ancora più miracolosa la storia che racconta le piccole disavventure quotidiane, i rapporti tra personaggi e le loro relazioni e questa è una possibilità gigantesca negata a moltissimi altri personaggi del fumetto. È vero, non puoi mettere in scena la morte ma nel libro io racconto di come si può raccontare la perdita di una persona a cui vuoi bene, in modo molto drammatico ed evocativo e a volte l’evocazione è molto più forte dell’atto di mostrare semplice e diretto».
duto tranquillo all’ingresso ed entrano quelli nuovi e mi chiedono da che parte devono andare, posso anche distribuire panini all’intervallo». Spesso Topolino viene accusato di essere antipatico e perfettino. È così? «Topolino è un personaggio su cui ci sono tanti pregiudizi, proprio nel senso di giudizi dati prima di conoscerlo. Tutti sono convintissimi di sapere chi sia e si sono fatti un’idea che per certi versi è anche legittima e dovuta a storie uscite per molti anni, soprattutto negli anni 80, in cui lui era un “perfettino” e primo della classe. Ma se si va a conoscere meglio il personaggio guardando al suo lungo passato e al presente degli ultimi venti anni, è tornato alle sue radici che sono ben diverse. Topolino è un personaggio non antitetico a Paperino, rappresenta il chiunque di noi, un personaggio in cui identificarsi non ha particolari poteri ma riesce sempre a sfangarla, un personaggio che è disposto a lottare per un senso di giustizia più alto. Topolino è anche un ribelle e ha un passato da attaccabrighe. In questo libro ho raccontato il mio rapporto con lui, come l’ho scoperto e riscoperto e come io lo difenda sempre con grandissimo impegno perché questo si merita». All’inizio del libro lei spie-
Tito Faraci è stato autore tra gli altri di Topolino e Dylan Dog. A sinistra, la copertina del suo nuovo libro
sita dai limiti, mi dicono: “So che non potete parlare di sesso o di violenza”. Ma quando abbiamo esaurito queste cose - che devo dire non si fanno anche per un Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la po’ di buon senso in realtà trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al - appare tutto un universo mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su di possibilità. I temi affronRadio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in tati dai personaggi Disney streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati sono temi colossali che radalle 11 alle 12. ramente il fumetto popolare affronta, perché spesso ga, rispondendo a chi le possibilità. Cosa intende? si parla di personaggi imchiede com’è scrivere per «La gente è sempre mol- possibili, improbabili che Disney, che i limiti sono to preoccupata e incurio- non sono vicini a noi e non
GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS
Come è stato negli anni il rapporto con Topolino, ci ha mai litigato? «No, ho litigato più per Topolino che con Topolino. È uno dei pochissimi personaggi con i quali puoi avere un rapporto di immedesimazione. Che di per sé non è una cosa normale o giusta per un autore che dovrebbe governare una storia senza necessariamente immedesimarsi nei personaggi. Con Topolino, però, come con altri personaggi Disney ho avuto questo rapporto; per questo le litigate che ho fatto con lui sono le litigate che ho fatto un po’ con me stes-
so e quando mostro le sue debolezze e i suoi difetti, sono gli stessi che trovo in me e nelle persone che mi circondano». Topolino e Paperino, è giusto metterli a confronto? Sono così diversi tra loro come sembra? «Paperino è un personaggio molto ricco umanamente e mi piace tantissimo. Quella tra Paperino e Topolino è una sciocchezza simile a quella dei Beatles e dei Rolling Stones. Onestamente, basta. Da appassionato di musica a me piacciono sia gli uni che gli altri. Cosa vuol dire? Io mi tiro dietro questa leggenda che visto che il mio personaggio preferito è Topolino, non mi piaccia Paperino. Sono due personaggi che, all’interno del loro universo, rappresentano la stessa cosa e cioè l’uomo comune, il suo amico, l’eroe della porta accanto. Sono due personaggi molto meno antitetici di quello che si possa pensare». Com’è il suo rapporto con il tempo pensandolo per i personaggi Disney? «Sono d’accordo con quello che si fa con grande efficacia con tanti altri personaggi seriali del fumetto, come quelli dell’universo Marvel o DC in cui anche se i personaggi non sembrano invecchiare, vedono il mondo intorno a loro aggiornarsi. Secondo me in tutto il dna del fumetto disneyano è contenuta una vocazione nel rac-
contare il proprio mondo e i propri tempi che cambiano. Ho sempre scritto storie di Topolino e incoraggiato anche i giovani autori a scrivere storie ambientate oggi, nel nostro mondo. Congelarli in un’altra epoca vorrebbe dire non aver capito la lezione di grandi maestri del fumetto disneyano, come Gottfredson o Scarpa, che ci hanno indicato questa strada». Che momento è questo per il fumetto in Italia? «Il fumetto d’edicola, nonostante i numeri siano ancora molto alti e le proposte rinnovate, ha avuto sulla distanza una flessione. Però è anche vero che il fumetto ha trovato altri canali, come uno spazio importante all’interno delle grandi librerie. I lettori causali e disinteressati sono di meno ma oggi ci i lettori sono molto appassionati. In passato, quando entravo in una classe a scuola e chiedevo chi leggeva fumetti, tutti alzavano la mano ma nessuno sapeva dirmi chi fossero gli autori. In questo momento, invece, chi segue e ama i fumetti rappresenta una percentuale minore di autentici appassionati, che sostengono in modo forte e appassionato il mondo del fumetto. Se da una parte, quindi, sembra esserci stata una flessione, da un’altra si è ripartiti in una nuova direzione che è molto interessante». © Copyright Università Niccolò Cusano
medicina, parla il prof. tucciarone
Le lesioni capsulo-legamentose del ginocchio nei calciatori Gli studi statistici evidenziano che le lesioni legamentose del ginocchio nel calcio rappresentano circa il 5% del totale degli infortuni. Le lesioni del legamento crociato anteriore (LCA) e del legamento collaterale mediale (LCM) sono le più frequenti soprattutto quelle associate ai menischi e si riscontrano maggiormente nei dilettanti rispetto ai professionisti. Ciò è imputabile al diverso impegno agonistico e di allenamento, alla diversa forma fisica, alle diverse condizioni dei terreni di gioco e delle scarpe. È stato recentemente rilevato che circa il 65% delle lesioni dell’LCA si produce senza trauma da contatto. L’eziopatogenesi della rottura del LCA è multipla, possiamo definire e classificare quattro varietà di meccanismi traumatici più frequenti: valgismo rotazione esterna, varismo rotazione interna, iperestensione e da brusca contrazione del quadricipite in flessione. Se una lesione del LCA non viene trattata, a carico del ginocchio si manifestano alte-
razioni biomeccaniche che portano necessariamente a una lassità cronica costituendo la base per lo sviluppo di una precoce artrosi. Esistono quattro fasi fondamentali della “storia naturale” di una lesione del LCA.
CHI è AGOSTINO TUCCIARONE
LE QUATTRO FASI. La fase acu-
ta, rappresentata dall’episodio distorsivo che determina la lesione del LCA, è caratterizzata da sintomi clinici come il dolore, la tumefazione e l’emartro, che insorge di solito nelle ore seguenti il trauma: questa fase si considera compresa entro i dieci giorni dal trauma. La fase intermedia è compresa nel periodo che va dalla fine della fase acuta alla comparsa del sintomo patognomonico dell’insufficienza del LCA: sensazione di instabilità con episodi di cedimento articolare. La fase cronica consiste in un periodo che precede la comparsa dei segni e sintomi clinici di una precoce artrosi del ginocchio. In questa fase si possono frequentemente instaurare lesioni articolari secondarie, carti-
Una seduta del professor Agostino Tucciarone
laginee, legamentose periferiche ma soprattutto meniscali che conducono il ginocchio verso l’ultima fase del percorso naturale delle lesioni del LCA: la fase artrosica. LE INDAGINI. La diagnosi di una
lesione del LCA si basa sull’esame mediante l’utilizzo di test specifici quali il Lachman, il cassetto anteriore, il varovalgo stress, il Jerk e il Pivot shift. L’artrocentesi rappresenta un’ulteriore metodica invasiva per la valutazione della lesione dell’LCA. Le indagi-
ni strumentali utilizzate per la diagnosi sono, la radiografia standard che rappresenta il primo esame da eseguire per escludere fratture e la risonanza magnetica considerata metodica gold standard per la sua alta risoluzione d’immagine. PrEPARAZIONE. Dalla diagno-
si al trattamento il ginocchio deve essere preparato con un’adeguata riabilitazione. Nella fase acuta si imposta una terapia con FANS, applicazioni locali di ghiaccio e ri-
Agostino Tucciarone, primario ortopedico della 2° Divisione dell’ICOT di Latina, è nato 58 anni fa a Spigno Saturnia (LT), si è laureato all’Università degli Studi di Roma La Sapienza ed è specializzato in Ortopedia e Traumatologia e Medicina dello Sport. Padre di 2 figli Eleonora e Lorenzo, Agostino Tucciarone è stato medico della S.S. Lazio, della A.S. Roma, della Nazionale di Calcio Femminile, della Nazionale di Calcio a 5 e della Nazionale di Basket. Attualmente ricopre il ruolo di Responsabile del settore medico del U.S. Latina Calcio, del Basket Latina e del settore giovanile del Napoli Calcio. Ricopre l’incarico di professore universitario con l’insegnamento di Ortopedia e Traumatologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza e presso le Scuole di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia della Sapienza e di Tor Vergata, inoltre è responsabile della Faculty Sport Medicine della Società Italiana di Artoscopia. Per comprendere meglio chi è e che cosa fa, si può contattare tramite mail agostinotucciarone@ gmail.com o visitare il sito www.artroscopiaesport.it.
poso con tutore a ginocchiera in estensione e arto in scarico, mirata a eliminare l’idrartro e la sintomatologia dolorosa. In seguito si inizierà una preparazione muscolare che
va a rafforzare il quadricipite, in qualità di stabilizzatore articolare, con ginnastica isometrica e recupero dell’articolarità. Quando il ginocchio è pronto per affrontare il tratta-
mento chirurgico di ricostruzione LCA, si procede all’intervento. LE TECNICHE. Esistono molti interventi chirurgici per ricostruire un LCA rotto. Le tecniche attuali prevedono l’utilizzo degli hamstring o del tendine rotuleo, o da un tendine prelevato da un donatore di organi (Allograft) o come altra alternativa un legamento sintetico. I tendini preparati vengono fatti passare attraverso dei tunnel praticati nell’osso del femore e della tibia e poi ancorati in posizione corretta per creare un neoLCA. Con il tempo questo innesto si integra nell’osso ancorandosi in modo definitivo. Con la tecnica artroscopia si è passati a una precisione millimetrica dei tunnel ricercando una angolazione del trapianto per un miglior funzionamento biomeccanico del neo-LCA. I grandi cambiamenti sono avvenuti anche sui mezzi di fissazione tibiale ma soprattutto femorale. RECUPERO. Il ritorno allo sport
post-ricostruzione LCA passa inesorabilmente attraverso il rispetto dei tempi clinici e biomeccanici (6-9 mesi). La somministrazione di un tempo di recupero improprio e inopportuno comporterà un incremento dei fattori di rischio di complicanze che ritarderanno notevolmente il ritorno ai livelli di performance precedenti all’infortunio (con percentuali tra il 35-55% con incremento notevole tra i dilettanti). I criteri di prescrizione degli esercizi e del ritorno allo sport passa attraverso un’attenta analisi posturale, della biomeccanica gestuale e del running oltre alle asimmetrie riscontrabili di forza e flessibilità. Alla luce di quanto sopra, quindi, all’analisi dei dati in nostro possesso possiamo progettare le strategie atte a riportare l’atleta all’attività agonistica. Queste prescrizioni saranno individualizzate e personalizzate anche in relazione all’età, al ruolo occupato sul campo e agli infortuni pregressi che lo hanno accompagnato durante la sua storia sportiva. Prof. Agostino Tucciarone
martedì 7 febbraio 2017
LA CUSANO E lo sport
cesare albè un ferguson all’italiana
Successo con il Foggia per ia formazione Primavera dei club dell’Università Niccolò Cusano
Il tecnico siede sulla panchina della Giana Erminio da 22 anni: «Il segreto è la pazienza della società» Terzo risultato utile consecutivo. Dopo la Cremonese, in rimonta, è caduta anche la Pistoiese. La Giana Erminio, squadra di Gorgonzola, è in piena zona play off e sogna i cadetti. A guidare i giocatori, da più di 20 anni, c’è il
«Tutto il buono che succede qui a Gorgonzola lo dobbiamo al presidente» mister Cesare Albè. Pragmatico, deciso e con una grande passione per il calcio: il tecnico biancazzurro è ormai un simbolo della Giana. «Magari sono anche di più, forse questo è il 22esimo anno che sono allenatore di questo club – esordisce Albè - il segreto di questa longevità è nella società, soprattutto in un grande presidente che ha tanta pazienza».
credit sandro niboli
zione dopo i play out. Quello fu il momento più basso. Credevo molto, però, in quel gruppo. Il giorno dopo parlammo col presidente e vennero tutti confermati. Da lì è partita la nostra scalata e non è un caso che qua-
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si metà del gruppo di allora sia con noi ancora oggi».
siamo passati dalla serie D alla Lega Pro, senza passare per la C2. Fino all’Interregionale, ci allenavamo tre volte di sera. Poi, salendo, abbiamo perso, ad esempio, il capitano Chiappella che non riusciva a conciliare l’impegno con il lavoro in banca».
IL PRESIDENTE. Ma allo-
ra chi è questo presiedente “anti Zamparini” Oreste Bamonte? «È una persona con uno spirito giovane e tutto
LA SCALATA. In tutto questo
tempo ci sono stati momenti difficili ma anche altri entusiasmanti. «In entrambi i casi sono molti, e non facile sceglierne uno. L’approdo in serie C è stato straordinario, avvenuto nel momento in cui avevamo perso una gara in casa all’ultimo minuto su calcio piazzato. Pensavamo che quella partita ci avesse condannato ma i risultati dagli altri campi ci favorirono. I periodi peggiori riguardano le retrocessioni. L’ultima è stata pesantissima perché avemmo un’annata molto buona, resa impossibile da infortuni pesantissimi. Il nostro capitano, ad esempio, smise praticamente di giocare. Non ho praticamente mai avuto la rosa a disposizione. Giocavamo in Eccellenza e retrocedemmo in Promo-
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
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Cesare Albè, tecnico della Giana Erminio credit sandro niboli
quello che succede di buono a Gorgonzola, lo dobbiamo a lui. È la verità. Io ci litigo ogni settimana ma tutto quello che accade di positivo è merito suo. Non a caso è lì da oltre 30 anni. Penso sia l’unica persona indispensabile». La Giana si definisce la terza squadra di Milano: «Non ci penso molto. È stato certamente bello diventare la terza squadra di Milano. È impensabile, però, paragonarci a realtà come Milan e Inter. Noi siamo al terzo anno di Lega Pro. Tempo fa eravamo quasi convinti che saremmo retrocessi perché
UMILTÀ. La Lega Pro di quest’anno è una piccola serie A, visto il blasone di diverse squadre: «Anche in questo caso evitiamo di pensarci. Le squadre che affrontiamo oggi le andavo a vedere a San Siro quando giocavano contro il Milan. Quando le affronti, però, ricordi che tutti scendiamo in campo undici contro undici». La Giana Erminio è in piena zona play off: «Quest’anno abbiamo molte convinzioni. Contro di noi fanno fatica tutti. Siamo arrivati in Lega Pro e dico sempre a tutti gli allenatori che se ci sono arrivato io, senza neanche sognarlo, ce la può fare chiunque. Sognare aiuta. I miei giocatori devono avere l’ambizione di fare qualcosa in più: se ci si riesce con la Giana, meglio ancora. La squadra ha acquisito sicurezza: l’importante, ora, è mantenere l’umiltà». © Copyright Università Niccolò Cusano
UnicusanoFondi
La Berretti guida il settore giovanile degli universitari Berretti a fare da capofila, poi diversi risultati di rilievo dalle altre categorie. Il vasto settore giovanile dell’ UnicusanoFondi cammina e produce, e le singole classifiche ne sono la riprova. Per la seconda squadra del club universitario era troppo importante tornare a far bene e ha rispettato in pieno la sua missione superando senza tanti problemi il Foggia: sei reti, tra le quali la decima stagionale del bomber Di Giacomo, per salutare la prima affermazione del girone di ritorno e tornare di nuovo in testa. Per andare così a vivere, dopo la sosta della prossima settimana, una seconda parte d’annata davvero serrata ed emozionante. LE UNDER. Vanno al riposo an-
che le squadre Under 15 e Under 17, per quello che co-
stituisce il primo break del girone di ritorno. Ci vanno con stati d’animo diversi, seppure la classifica si presenti più che positiva per entrambe le compagini. Vincendo sul campo della Casertana, gli Allievi hanno incamerato la nona vittoria nelle ultime undici uscite, con la quale si è potuta consolidare una leadership a dir poco indiscussa (sei lunghezze sulla seconda, sette sulla terza e otto sulle quarte) che proietta ormai la compagine rossoblù verso i play off. Contro i pari età casertani, i Giovanissimi hanno invece ceduto di misura, per quello che è il secondo stop di fila dopo quello della scorsa settimana. La posizione di graduatoria non sembra averne risentito particolarmente, visto che i ragazzi tirrenici viaggiano al secondo posto, ma chissà che que-
UNA RAGNATELA DI PASSAGGI VINCENTE La marcia dell’UnicusanoFondi è proseguita sabato con la vittoria per 2-1 sul Melfi. La squadra esprime un bel gioco: Mister Pochesci dimostra di lavorare sodo e i suoi ragazzi di mettere in pratica il suo impegno. Ne è esempio un video con i protagonisti i rossoblù che sta diventando virale in rete. Si tratta di uno spezzone dell’ultima partita con i 48 passaggi attraverso i quali gli universitari hanno siglato la seconda rete.
sto riposo non possa essere salutare, in attesa di affrontare la Paganese terza della classe. I REGIONALI. Anche in campo
regionale le cose procedono nel modo migliore, visto che anche le due squadre partecipanti ai campionati Fascia B hanno abituato i propri appassionati alle doppiette. Gli Allievi non hanno avuto difficoltà a superare il Tor de’ Cenci e a infilare la quarta affermazione di fila; 12 punti in quattro gare rappresentano, per il team di Simone Mazzarella, il bottino ideale per chiudere il girone d’andata e presentarsi alla seconda parte di stagione con l’intento di migliorare l’attuale terzo posto. Non si sono fatti sfuggire l’occasione della decima vittoria i Giovanissimi. La vittoria ottenuta sul campo del Racing Club vale infatti per i baby fondani il sigillo numero dieci del loro eccezionale campionato, che consente loro di andare alla sosta di febbraio con il terzo posto in tasca, e con una delle migliori difese dell’intera categoria. I PROVINCIALI. Sorrisi impor-
tanti arrivano anche dalle categorie provinciali dell’UnicusanoFondi, dove Allievi e Giovanissimi vengono da quattro successi in altrettante partite giocate nel giro di pochi giorni; come quelli che vuol ritrovare anche la Juniores nazionale, che sabato tornerà in campo per affrontare l’Ostia Mare. © Copyright Università Niccolò Cusano