UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Leggi Concorso in Polizia La Convenzione La Cusano ti prepara sulle armi chimiche per superarlo > A pagina V
ERMAL META
mercoledì 3 maggio 2017 www.corrieredellosport.it
Mass Media Come si parla della disabilità > A PAGINA IV
> A PAGINA V
la mia vita I è musica
il punto
Dalla deflazione all’inflazione: finalmente ci siamo
Sanremo è stato un trampolino per disco e tour, in tv è tra i giudici di “Amici”. E ai ragazzi raccomanda: «Attenzione, popolarità e successo non sono la stessa cosa»
dati pubblicati dall’ISTAT venerdì 28 aprile - relativi allo stesso mese - hanno confermato quelli dei primi mesi del 2017, sancendo definitivamente l’uscita dalla deflazione che aveva caratterizzato il 2016. Lo scorso anno, infatti, si è chiuso in deflazione con un tasso negativo del -0,1%, mentre nell’Area euro si è registrato un incremento dell’inflazione intorno allo 0,5%; ne consegue che da noi la situazione era più preoccupante e non erano stati sufficienti i continui interventi della BCE per scongiurare la deflazione. Cosa si intende con tale termine? La deflazione, o inflazione negativa, è caratterizzata dalla diminuzione generalizzata del livello dei prezzi. A prima vista ciò potrebbe apparire positivo, visto che consente di acquistare beni e servizi a prezzi sempre minori; a parità di risorse da impiegare, quindi, il potere d’acquisto aumenta ma a ciò non corrisponde un incremento dei consumi perché si attendono prezzi sempre più vantaggiosi per procedere agli acquisti. La maggior parte dei prezzi tendono a scendere, generando incertezza nel futuro, un freno alla produttività delle imprese e crisi nel sistema economico in cui la deflazione si insinua come un male oscuro. In una situazione del genere - caratterizzata da una flessione della domanda - le imprese produttrici di beni e servizi sono costrette a collocare i propri prodotti a prezzi sempre minori pur di sopravvivere, insorgono problematiche occupazionali, i lavoratori sono costretti ad accettare condizioni retributive sempre più modeste, il potere d’acquisto si ridimensiona. I possibili acquirenti di beni e servizi attendono prezzi sempre più favorevoli, contribuendo ulteriormente alla riduzione della domanda e alle conseguenti difficoltà dei produttori. L’inflazione, spauracchio di qualche decennio fa, consiste, invece, nell’aumento generalizzato del livello dei prezzi. La stabilità di questi ultimi, condizione importante per il buon funzionamento dei sistemi economici, è più agevolmente realizzabile in presenza di un tasso d’inflazione fisiologico e ottimale per la crescita; la maggior parte delle banche centrali - prima tra tutte la BCE - ne colloca l’entità intorno al 2 per cento. Esistono poi scuole di pensiero che ne auspicano anche un livello superiore, asserendo che un po’ di sana inflazione fa bene ai sistemi economici; tutti gli interpreti concordano comunque che l’iperinflazione, o inflazione galoppante, sia invece dannosa. Oggi sembra anacronistico riferirsi a tassi d’inflazione a due cifre ma dal 1972 al 1983 in Italia si arrivò ad oltrepassare il 20%; dal 1988 in poi si è tornati alla cosiddetta inflazione strisciante che ha caratterizzato gli ultimi anni e, come segnalato, è addirittura sconfinata nella deflazione del 2016. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano
foto Luis Condrò
> A PAGINA II
summer school
A lezione di Business nella Roma Antica > A PAGINA IV
SEGUE A PAGINA III