Unicusano focus 170627

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Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E DI SPORTNETWORK

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Cultura Un condominio a fumetti per raccontare l’umanità

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017 www.corrieredellosport.it

Industria Storia Cusano e Bricofer Portella della Ginestra formazione comune una strage “irrisolta”

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IL PUNTO

MAURIZIO BATTISTA

Cuore e impegno: così comincia l’Unicusano Ternana

Il comico festeggia il traguardo con un mese di show nella sua Roma: «I miei spettacoli tra ricordi e sorprese»

T

erni è molto vicina a Roma pur essendo in un’altra regione. Terni è ancora più vicina a Roma ora che uno dei più grandi atenei della capitale ha scelto di proseguire il suo percorso calcistico con la Ternana Calcio. Anzi, con la Unicusano Ternana. Perché nella competizione sportiva l’Ateneo sarà direttamente coinvolto, mettendo la faccia e presentandosi, sul campo e fuori, con il proprio nome per essere sempre in due: l’Unicusano e la Ternana. Cuore in campo, la nostra radio e le nostre pubblicazioni: continueremo a giocare la nostra partita insieme al mondo del sociale, a quello della durabilità, dell’associazionismo e del volontariato. Insieme a quelle persone forti e vere, con gli sguardi dei tifosi che ho incrociato durante la conferenza stampa di presentazione della nuova proprietà a Terni. «Perché noi abbiamo sempre tribolato», ha detto un tifoso dal fondo della sala. Il riferimento non è solo al calcio. La crisi economica ha infatti colpito duramente il capoluogo umbro. Il caso Ilva ha prodotto effetti diretti sulla Ast di Terni. Un’acciaieria, un tempo uno dei migliori settori industriali italiani. Per tutto questo si darà il massimo senza esitazioni, dentro e fuori dal campo.

UNA RISATA CHE DURA DA 25 ANNI

> A PAGINA II

FOTO PASQUALE CARBONE

I CONSIGLI

Ecco gli esami: allontaniamo le paure e “viviamoli” > A PAGINA XIII

Gianluca Fabi Direttore Radio Cusano Campus


CULTURA

II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

SHOW-ANNIVERSARIO

GLI ESORDI

Uno spettacolo ... a cavallo

Tutto cominciò da Fantastico

Maurizio Battista festeggerà i suoi (quasi) 25 anni di carriera con lo spettacolo “Cavalli di razza e vari puledri”, che debutterà il 20 luglio a Roma al Centrale Live del Foro Italico.

Ha esordito in televisione nel 1989 partecipando come comico e co-conduttore alla decima edizione di “Fantastico” affiancando Massimo Ranieri, Anna Oxa e Giancarlo Magalli.

MAURIZIO BATTISTA CINQUE LUSTRI DI FOLLE IRONIA Il comico festeggerà al Teatro Olimpico di Roma i 25 anni di carriera con un mese di repliche Venticinque anni è un anniversario non certo facile da raggiungere. Maurizio Battista c’è quasi arrivato a braccetto con l’ironia, che lo ha portato a essere uno dei comici più noti nel mondo del cabaret. Per festeggiare queste sue nozze d’argento con la risata, ha già previsto per la fine dell’anno (e l’inizio del 2018) quasi un mese di palco al Teatro Olimpico, dove sarà in scena dal 26 dicembre al 21 gennaio con

FOTO PASQUALE CARBONE

«In questo lavoro racconterò come sono nati i miei alcuni dei miei pezzi storici» “Cavalli di razza e vari puledri”, uno spettacolo che parla proprio della genesi dei pezzi forti del suo repertorio, e che racconta esclu-

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it

sivamente con il sarcasmo che ne ha fatto le fortune. I PEZZI STORICI. «Con tre ma-

trimoni alle spalle, troppi ne ho di cavalli di battaglia… - spiega - Tutti festeggiano i 25 anni di qualcosa ma io sono arrivato a 24 anni e mezzo, quindi anticipo di qualche mese. In questo spettacolo racconterò come sono nati alcuni dei miei pezzi storici. Di tanti, in realtà, non lo ricordo neanche io perché sono passati davvero troppi anni: ci saranno sicuramente degli spettatori che non erano ancora stati concepiti quando ero agli esordi. Chiaramente, lo show sarà contraddistinto dalla mia abituale genuinità. Ci sarà anche una sorpresa ma non diciamo qual è».

SPETTACOLO FIUME. Tra le

caratteristiche degli show di Battista ci sono la durata e il fatto che spesso si intrattiene con gli spettatori anche al termine dello spettacolo: «Tutto solo per non tornare a casa, eh! Dico sempre “Almeno in cinque, sei facciamo tardi”. Scherzi

a parte, parlavo della durata degli spettacoli poco tempo fa a “Stracult” con Enrico Beruschi. Diceva che, secondo lui, uno spettacolo comico dovrebbe durare circa un’ora e quarantacinque minuti, due ore al massimo compreso l’intervallo. Tra me e me ho pensato che io in un’ora e tre quarti forse ho finito il primo tempo... Una volta uno spettatore m’ha detto “A Batti’, tra cinque minuti scattano i termini per il sequestro di persona”». Dice

anche la sua formula sulla durata di uno show comico e basata sull’ironia: «Penso che debba durare almeno due ore più del tempo perso per parcheggiare. Al Teatro Olimpico, poi, se c’è la partita è storicamente difficile trovarlo. Per questo, non si uscirà dallo spettacolo prima delle 4 di mattina». ANCORA ALL’OLIMPICO. Ormai Battista è un habitué al Teatro Olimpico, dove già nella scorsa stagione

aveva ottenuto una grande risposta dal pubblico: «Per me è un piacere tornare all’Olimpico. Mi sento un po’ a casa anche se abito a San Giovanni e arrivarci nel traffico di Roma ogni volta è un’impresa. Mi ricordo che qualche anno fa giravano stavano girando “Spectre”, della saga di 007 sul Lungotevere era tutto bloccato: avevano dovuto rifare una scena perché a James Bond s’era rotto il semiasse della macchina. Ho pensato: “Lo vedi che non sono l’unico a cui si rompe la macchina”». LA CAMICIA. Venticinque

anni di carriera, anche se bisogna arrotondarli per eccesso. La sua simpatia, invece, è ancora strabordante come agli inizi. Solo il colore della camicia cambiato: «Quella rossa non c’è più. Ormai c’è quella blu. Mi piace il colore. E un po’ mi sfina». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Maurizio Battista, uno dei nomi più noti del cabaret nazionale


CULTURA

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

IL CONDOMINIO A FUMETTI DOVE SI CELA L’ANIMO UMANO

Residenza Arcadia è la prima graphic novel firmata da Daniel Cuello: un racconto surreale tra amori non rivelati, nevrosi, liti e incomprensioni tipiche della vita tra vicini di casa nia e come approcciarmi ad una quotidianità che, se non raccontata bene, potrebbe rischiare di essere troppo noiosa e ripetitiva».

Un condominio nella periferia di una grande città. Liti e battibecchi tra condomini tra incomprensioni ataviche e antipatie immotivate. Sullo sfondo, una dittatura militare. Residenza Arcadia (BAO Publishing) è la prima graphic novel di Daniel Cuello, autore argentino trapiantato in Italia.

«Ho fatto molta esperienza sul web e questo mi ha aiutato a capire come usare l’ironia» Amori taciuti, profonde lealtà, dolori indicibili in una storia densa, a volte divertente e a volte straziante, illustrata magistralmente dallo stesso Cuello, che ne ha parlato a Radio Cusano Campus nel corso del programma “Giochi a Fumetti”. Ci anticipi qualcosa di Residenza Arcadia? «La storia inizia in un condominio qualunque che potrebbe essere quello di una qualunque città. All’interno del condominio vivono dei vecchietti tutti un po’ arcigni, arrabbiati e ipocriti che litigano tra di loro per i soliti problemi di vicinanza. Un giorno arriva una nuova famiglia che non è vista bene dagli altri condomini, non è tollerata né accettata. Da qui in poi iniziano a succedere gli eventi che tirano fuori il meglio e il peggio di tutti i personaggi. Il mio scopo era riuscire a far amare e odia-

re allo stesso tempo i protagonisti di Residenza Arcadia». L’esperienza sul web, le molte e divertenti vignette che hai pubblicato online, ti hanno aiutato nella realizzazione di questa graphic novel?

«Facebook, Instagram e Twitter sono stati uno strumento che mi è sembrato naturale usare e sfruttare per farmi conoscere, per far vedere le mie storie e la mia narrativa. Sicuramente è stato utile anche per capire cosa funziona e cosa no, come usare l’iro-

GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www. radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.

Disegni e allo stesso tempo racconti le tue storie. Ne racconteresti una per farla disegnare ad altri? O ne disegneresti una raccontata da altri? «Non mi è mai capitato, ho ricevuto delle proposte ma non l’ho mai fatto, non perché mi sentirei a disagio ma solo perché non ho mai avuto tempo. Non so se ne sarei capace, perché per me è difficile entrare nel racconto di un altro; però è una cosa che mi piacerebbe fare. Tra l’altro il mio è un processo strano: io parto dalla musica. Ascolto da sempre colonne sonore strumentali. Parto da quelle, uso la musica per immaginare le scene e i movimenti che devono fare i personaggi per arrivare a quello a che ho in testa. Quel movimento poi lo riduco a un singolo fotogramma che diventa la vignetta». Come ti sei trovato a lavorare con Bao Publishing? «Veramente molto bene. Il terrore più grande di un disegnatore, ancora prima di essere un fumettista, è la paura di vedere le proprie opere stampate. Vede-

re la differenza tra quello che c’è sul monitor e ciò che poi vedi su carta. Uno dei grandi pregi della Bao è riuscire a fare questi libri di grande qualità che rendono molto bene, e devo dire che tutte le mie paure sono scomparse il giorno in cui ho visto su carta il risultato finale. Con le altre case editrici non sempre hai modo, ad esempio, di poter vedere il risultato finale prima che venga rilegato, qui invece ho avuto questa possibilità». Cosa ti scrivono i lettori di Residenza Arcadia? «Sto ricevendo tante risposte,

e non me lo immaginavo. È stata una sorpresa anche per me vedere quanta gente mi scriva e stia leggendo la storia. La cosa principale che leggo ovunque è la sorpresa, perché da me molti si aspettavano una storia sì divertente, sì disegnata in un certo modo, ma non così impegnata come è Residenza Arcadia». Che momento sta vivendo il fumetto italiano? «Secondo me è in un nuovo periodo d’oro. Si stanno affacciando sul mercato tanti nomi nuo-

vi e questo significa che si sono aperte nuove porte; ora bisogna solo esplorarle». È vero che hai radici di sette nazionalità diverse? Quale di queste senti più tua? «Non le ricordo neanche tutte. Sono sicuramente italiano, spagnolo, argentino, un po’ russo da parte di mio nonno e pettegolezzi di famiglia vogliono che ci sia anche un indiano nelle nostre radici. Sono arrivato in Italia quando avevo più o meno otto anni. Sono stato sradicato dall’Argentina, non ho mai né acquisito una reale italianità ma non ho neanche conservato una reale argentinità». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


CULTURA

IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Il primo maggio del 1947, nei pressi della Piana degli Albanesi, vicino Palermo, durante la Festa del Lavoro, la banda di Salvatore Giuliano sparò sulla folla, uccidendo 12 persone e ferendone più di 30. Un grave fatto di cronaca passato alla storia come “la strage di Portella della Ginestra”. Secondo molti si trattò della prima strage di Stato, una sorta di strategia della tensione anticipata rispetto a quella ufficiale cominciata nel 1969 con Piazza Fontana. Una cosa è certa: la strage di Portella della Ginestra, 70 anni dopo, rimane il primo grande mistero dell’Italia repubblicana. Chi la ordinò? E chi depistò le indagini successive? Quei duemila lavoratori si riunirono a Portella per manifestare anche contro il latifondismo, a favore dell’occupazione dei terreni incolti. Sull’onda della mobilitazione contadina peraltro le sinistre ad aprile avevano ottenuto un successo significativo alle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana. Dei tanti lati oscuri della strage di Portella della Ginestra e del contesto storico nazionale e internazionale di quel 1947, si è parlato recentemente a Radio Cusano Campus in una puntata di “La Storia Oscura”. Tra gli altri, è intervenuto il professor Silvio Berardi dell’Unicusano. REGIA AMERICANA? La strage di Portella una strage di Stato voluta da Washington e dal governo italiano per frenare l’avanzata delle sinistre dopo il successo elettorale di Pci e Psi in Sicilia? Il professore associato di Storia Contemporanea e di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università Niccolò Cusano ha offerto alcune possibili risposte: «Il fatto che una vittoria di una coalizione guidata dal Pci si affermasse in un contesto sia pur regionale, certo non poteva far piacere agli Stati Uniti dell’allora presiden-

L’analisi del docente della Cusano, Silvio Berardi, ai microfoni dell’emittente dell’Ateneo romano te Truman. Ovviamente, di qui a dire che per la strage di Portella della Ginestra ci sia stata una regia occulta di Washington e di chi in quel momento era al governo in Italia, ce ne corre. Anche se alcuni autorevoli storici e osservatori politici hanno sostenuto e continuano a sostenere questa tesi. E lo hanno fatto cercando di dimostrare e di articolare una ricostruzione storiografica che in qualche modo vede il diretto, o indiretto coinvolgimento americano in quanto accadde quel primo maggio del 1947. Ma esiste un solo dato su cui non si può discutere: un’avanzata delle forze comuniste in Italia non poteva che essere osteggiata dagli USA». LO SBARCO “A SINISTRA”. Non

a caso, dopo la vittoria delle sinistre in Sicilia e la conseguente strage di Piana degli Albanesi, ci fu il famoso sbarco di comunisti e socialisti dal governo De Gasperi. «Nel maggio del 1947 - ha spiegato Berardi - iniziò

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

Il Memoriale di Portella delle Ginestra. Sotto, Serafino Pecca, l’ultimo sopravvissuto della strage

DOPO 70 ANNI QUELLA STRAGE PIENA DI MISTERI

di fatto la cosiddetta conventio ad excludendum che durerà fino alla ripresa del dialogo Dc-Pci, Moro-Berlinguer degli anni ‘70. Una conventio che sostanzialmente poneva il veto per l’esclusione dall’esecutivo del Partito Comunista Italiano. D’altronde, l’Italia nel 1947 aveva già fatto la sua scelta di campo, che poi verrà confermata il 18 aprile 1948 dalle prime elezioni politiche. Ma una cosa è certa: il ’47 fu un anno fondamentale per questa scelta di campo italiana in un mondo già diviso in due blocchi contrapposti dalla guerra fredda Usa-Urss. Il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti (gennaio 1947), la dottrina Truman (marzo 1947), il piano Marshall (giugno 1947): insomma, era già evidente in quella fase storica che l’Italia si stava ponendo nel blocco occidentale guidato dall’ombrello americano. Ed è quindi evidente che anche su pressione di Washington, il governo italiano vide da questo momento in poi l’esclusione del Pci. Mentre, i socialisti, come sappiamo, torneranno al governo negli anni Sessanta con il primo esecutivo di centrosinistra ispirato sempre da Aldo Moro. La politica del contenimento nei riguar-

Portella della Ginestra: il 1° maggio 1947 a Piana degli Albanesi vennero uccisi 12 lavoratori che manifestavano Sono ancora molti i lati oscuri della vicenda di dell’Unione Sovietica e dei Paesi alleati dell’URSS, propugnato proprio dalla dottrina Truman, è un altro dei tasselli che certamente ci aiutano a capire come ormai l’Italia in quel periodo guardava con una certa diffidenza non solo a Mosca e ai suoi alleati, ma anche al Partito Comunista Italiano che inevitabilmente si riallacciava proprio alle di-

rettive che provenivano da Stalin». IL MIS. Ma torniamo a Portella. Non bisogna dimenticare che in quella fase storica la mafia ebbe un ruolo decisivo anche nella vicenda del Movimento per l’Indipendenza, il Mis. All’indomani dello sbarco alleato nell’isola, il Mis proponeva addirittura di annettere la Sicilia agli Stati Uniti d’America, come 49esimo Stato. Il movimento attribuiva all’Italia l’arretratezza, la mise-

RACCONTARE LA STORIA PER CAPIRE L’ATTUALITÀ La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 di Fabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

ria e tutti i mali della Sicilia. Ma il suo vero obiettivo era quello di lasciare immutate le secolari condizioni sociali dell’isola: «Sulla strage di Portella della Ginestra in particolare, ma più in generale sull’intera questione siciliana di 70 anni fa, ha sottolineato il professor Berardi - uno degli elementi che devono essere messi in evidenza è certamente la questione separatista e indipendentista. Una questione strettamente legata al problema agrario. Perché

non dobbiamo dimenticare che in quella fase storica c’erano ancora le grandi proprietà dei latifondi, quindi lo scontro sociale era assolutamente evidente tra grandi proprietari terrieri e i piccoli contadini. Le condizioni di vita di questi piccoli contadini infatti erano molto misere. Un aspetto che naturalmente creò un disordine sociale all’interno del quale si inserì inevitabilmente la politica. E poi, i contatti, più o meno ricostruiti anche storiograficamente, tra la mafia di allora e il bandito Salvatore Giuliano erano evidenti. Pertanto, la banda Giuliano giocò un ruolo rilevante nelle manovre delle organizzazioni mafiose, una sorta di braccio armato della mafia siciliana del 1947». LA QUESTIONE AGRARIA. Infine, il professor Silvio Berar-

di dell’Unicusano ha fatto alcune precisazioni a proposito di questione agraria e questione separatista della Sicilia: «Sia quella agraria e quella separatista e indipendentista, sono questioni storiche della Sicilia, preesistenti alla stessa Unità d’Italia del 1861. Ad esempio, il moto del 1820 che riguardò il territorio siciliano, fu un moto che racchiudeva in sé lo stesso problema indipendentista dell’isola. Perché già cinque anni dopo il famoso Congresso di Vienna la Sicilia voleva separarsi dal Regno di Napoli che in quel momento formava il Regno delle Due Sicilie. Quindi, parliamo di un problema atavico nel senso che già prima dell’Unità d’Italia nel contesto siciliano le istanze separatiste erano profondamente avvertite; così come il problema agrario. Non a caso, quando Garibaldi sbarcò in Sicilia nel 1860 con i suoi Mille promise ai contadini la riforma agraria che poi non si realizzò. Questo per ribadire che certe problematiche che poi trovano il loro sviluppo solamente nel secondo dopoguerra erano ben vive già nel XIX secolo prima dell’Unità d’Italia. Pertanto, nel 1947 in Sicilia si viveva una fibrillazione continua, elementi sociali che si contrapponevano. In tutto ciò teneva banco il problema indipendentista e la contrapposizione partitica col Pci che in qualche modo cercò di appoggiare le istanze riformiste e quelle dei piccoli contadini. Ecco, in questo circolo di elementi, si inserirono anche la questione mafiosa, la banda di Salvatore Giuliano e la strage di Portella della Ginestra». LA MORTE DI GIULIANO. Salvatore Giuliano fu ucciso il 5 luglio del 1950 a Castelvetrano, dove il bandito si era recato attratto da Gaspare Pisciotta, il suo braccio destro, successivamente ucciso in carcere con un caffè corretto alla stricnina. I giornali parlarono di uno scontro a fuoco tra i carabinieri e il bandito durato più di mezz’ora. Solo dieci giorni dopo, il settimanale l’Europeo pubblicò un articolo di Tommaso Besozzi dal titolo: “Di sicuro c’è solo che è morto”. Un mistero nel mistero. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


cultura e università

martedì 27 giugno 2017

UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

7d

le relazioni “assolute” dei teenager

i 13

La serie “Tredici” riproduce perfettamente l’intensità dirompente dei rapporti d’amore adolescenziali L’adolescenza è un periodo della vita in cui qualsiasi evento, esperienza o rapporto vengono vissuti in modo assoluto. Tendiamo a parlare degli adolescenti come di ragazzi che non concepiscono le vie di mezzo, il loro universo emotivo e relazionale è scandito da estremi: o il bicchiere è pieno o è vuoto, punto. Questa modalità, che si espande a tutti gli aspetti della vita, caratterizza ogni tipo di rap-

Appuntamento con la settima tematica tratta dal telefilm “13 Reasons Why” porto umano: le amicizie, la relazione con gli adulti, il rapporto con loro stessi e perfino l’amore. Anche da questo punto di vista, “13 Reasons Why” ci offre una rappresentazione quanto mai fedele e autentica di come funzioni il mondo delle relazioni amorose adolescenziali. Ognuno dei protagonisti a modo suo, puntata dopo puntata, è alla ricerca di una persona con la quale condividere la propria vita, qualcuno di simile, in grado di fornire quella stabilità tanto difficile da raggiungere in

adolescenza, quando il bisogno di conferma sembra essere la prima e vitale necessità per ogni ragazzo o ragazza. RELAZIONI. Rapporti di

amore che si creano e si distruggono con la stessa rapidità con cui si invia un sms, rapporti di amore vissuti con un’intensità dirompente e rimpianti con un dolore lacerante, senza un apparente legame con la durata stessa della relazione. Apparente, perché questo è lo sguardo che il mondo degli adulti pone sui rapporti adolescenziali, troppo veloci, troppo intensi, troppo promiscui. Non è questo però quello che avviene nel mondo interiore dei ragazzi: alla costante ricerca di emozioni forti, siano esse belle o brutte,

gli adolescenti non si soffermano su quelle che gli adulti definirebbero “regole per la gestione dei rapporti”, ma si dedicano a viverle, con l’intensità che solo loro sanno sperimentare. E non importa se l’anima gemella viene trovata attraverso un algoritmo prodotto da un computer, come avviene nella serie, perché potrebbe essere quella giusta e ogni adolescente vuole crederci, investire tutto quelle che ha da dare in quel rapporto, senza preoccuparsi delle conseguenze e del futuro. Perché nell’universo degli assoluti il futuro

la didattica dell’università niccolò cusano: il master

non esiste, siamo quello che siamo oggi e solo per oggi. Cantava De Andrè: «Ricordi sbocciavan le viole con le nostre parole “Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”, vorrei dirti ora le stesse cose ma come fan presto, amore, ad appassire le rose così per noi». Punto. Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano

Dalla Carta al Digitale, nascono nuove figure A cosa si pensa quando si sente parlare di digitalizzazione dei musei? Se n’è occupato recentemente il report di Symbola, Fondazione per le qualità italiane, “Museum of the Future”, intervistando Javier Pantoja, Chief Digital Officer e Head of Technology presso il Museo Nazionale del Prado di Madrid. CONDIVISIONE. «Il futu-

ro del museo sarà digitale - ha detto Pantoja, disegnando un museo - capace di cogliere le opportunità legate alla messa in condivisione delle sue collezioni online». L’obiettivo, ha spiegato, è di aumentare l’interazione con i visitatori al di fuori dello spa-

zio della visita: «Per noi è stato davvero importante creare un database digitale delle collezioni, a uso interno ed esterno. E, più di ogni altra cosa, renderlo pubblico senza il pagamento di alcuna commissione. Se non condividi la tua conoscenza, non potrà che scomparire. La condivisione è un’opportunità di crescita. Il processo di digitalizzazione non può che essere un processo di condivisione». RIVOLUZIONE. Sullo stesso

piano si muove anche Google con il progetto “We wear culture”, realizzato attraverso la sua piattaforma dedicata all’arte e alla digitalizzazione delle opere.

In questo caso a essere digitalizzati sono la moda, i costumi e le storie legate alla loro realizzazione: il risultato è un immenso catalogo virtuale con 30 mila tra documenti, foto, video, mappe e percorsi tematici, accessibile da chiunque con uno smartphone. Anche in questo caso si tratta di aprire le porte di un museo rendendolo accessibile anche a chi non ci può entrare. «Una rivoluzione», è il commento di Kathrin Elisabeth Price, direttrice del dipartimento digital del Victoria and Albert Museum di Londra. Grazie alla tecnologia usata da Big G. «È possibile studiare ricami e dettagli avvicinandosi agli og-

getti come non può succedere, per esempio, con un abito dietro un vetro o con un oggetto in una teca», ha raccontano Price. RICHIESTA. Una rivoluzione che per compiersi ha bisogno di professionisti in grado di operare, all’interno delle PA come delle imprese, nei contesti di riprogettazione dei processi, dematerializzazione, formazione, gestione e conservazione di documenti informatici e archivi digitali. Competenze acquisibili grazie al Master di I livello dell’Università Niccolò Cusano dal titolo “Dalla Carta al Digitale – Indicizzazione di documen-

ti cartacei, multimediali ed elettronici”, strutturato nel pieno rispetto degli standard normativi internazionali. Il Master della Cusano consente dunque ai corsisti di ampliare le proprie opportunità lavorative in contesti diversi e di proporsi a enti e aziende inserite nei processi di internazionalizzazione come records manager, responsabile della gestione documentale, digital curator, responsabile del servizio di conservazione digitale e responsabile della funzione archivistica di conservazione. Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo infomaster@unicusano.it © Copyright Università Niccolò Cusano



sport e disabilità

martedì 27 giugno 2017

Rivisitare tutta l’impalcatura della giustizia sportiva, trovare soluzioni alle criticità che sono emerse nella pratica quotidiana dello svolgimento delle attività del Coni. Sono questi gli obiettivi di etica e trasparenza del prossimo quadriennio secondo Roberto Fabbricini, segretario generale del Coni, tra i relatori del convegno “L’evoluzione della giustizia sportiva, spunti e riflessioni a tre anni dall’avvio del nuovo sistema”, patrocinato dal Coni e organizzato dal Panathlon Club di Roma presso il campus

Il segretario generale Fabbricini: «Abbiamo cominciato a snellire procedure che erano difficili da gestire» dell’Università degli studi Niccolò Cusano. Le commissioni del Coni, ha aggiunto Fabbricini, saranno operative e in grado di fornire gli elementi per rendere più agile, più veloce e più produttiva la giustizia sportiva. LA RIFORMA. La riforma

del sistema della giustizia sportiva varata dal Coni, ed entrata in vigore l’1 luglio 2014, ha comportato pro-

UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

giustizia sportiva il futuro è adesso Venerdì scorso al campus della Cusano le riflessioni dei vertici del Coni: «La rivoluzione del sistema inizia a dare i suoi frutti» fonde innovazioni nell’intero settore del contenzioso sportivo, non solo per i procedimenti davanti agli organi istituzionali presso il Coni ma anche per i procedimenti di giustizia endofederali. Il Codice di giustizia sportiva ha introdotto nuove regole procedurali in linea con le esigenze di tempestività e specificità che caratterizzano l’attività sportiva e nel rispetto dei principi di effettività della tutela dei diritti, del diritto di difesa, di imparzialità del giudice, del contraddittorio e del giusto processo. «L’esigenza di modificare o di rivisitare la giustizia sportiva nacque con l’ingresso al Coni del

Il campus della Cusano ha ospitato il convegno sull’evoluzione della giustizia sportiva

presidente Giovanni Malagò – ha spiegato Fabbricini – c’erano molte problematiche forti, fino ad allora la giustizia sportiva era molto lenta, era complessa e diffi-

cile da gestire». «Tutti – ha aggiunto il segretario generale del Coni – pensano alla giustizia sportiva legata al mondo del calcio quando in realtà si applica a tutte le

federazioni e a tutti quanti gli stakeholder che vivono all’interno del Coni. Per cui si è creata una commissione di lavoro che ha portato avanti una rivoluzio-

ne del sistema della giustizia sportiva nel nostro Paese, creando una Procura generale dello Sport all’interno del Coni e un Collegio di garanzia che praticamente agisce come la Cassazione per tutte le vicende giudiziarie che si intrecciano nel nostro mondo. Ha ben lavorato, certamente dopo tre anni alcune criticità sono emerse e alcune problematiche sono diventate un po’ più complicate da risolvere rispetto al passato, pur in un contesto di forte miglioramento di quella che era quattro anni fa la giustizia legata al mondo dello sport». NUOVO SISTEMA. Con de-

correnza della stagione agonistica 2014-15, tutte le Federazioni hanno adeguato i propri Statuti e regolamenti ai nuovi principi. A due anni dall’avvio del nuovo sistema, sulla base delle esperienze acquisite e del costruttivo confronto con i rappresentanti delle Federazioni, sono state apportate importanti modifiche al sistema di giustizia sportiva, anche per superare alcuni dubbi e difficoltà verificatesi nella prima fase di attuazione del nuovo Codice. Il seminario ha voluto approfondire il nuovo sistema di giustizia, alla luce delle recenti modifiche del Codice, con un’attenzione anche alle questioni pratiche e procedurali dei procedimenti endofederali e di quelli innanzi agli organi centrali. Un momento di approfondimento e riflessione per tutti coloro che operano con e negli enti sportivi, come dirigenti, impiegati o consulenti, un’occasione importante per tutti coloro che, pur non essendo avvocati o laureati in Giurisprudenza, intendano approfondire lo studio del diritto collegato al fenomeno sportivo, avendo indubbiamente tale ambito dei risvolti professionali di particolare prospettiva. © Copyright Università Niccolò Cusano

radio cusano campus: mezz’ora con l’h

La conquista del “Dopo di noi” Una conquista per un Paese più civile: così si può descrivere la legge sul “Dopo di Noi”, di cui ha parlato a Radio Cusano Campus la deputata Ileana Argentin all’interno dello spazio settimanale dedicato alla disabilità, dal titolo “Mezz’ora con l’h”. L’incontro tra Radio Cusano Campus e la deputata Pd è un’unione nel segno di una battaglia comune: quella per la parità dei diritti per chi è portatore di handicap. Tra questi, l’assistenza e il sostentamento dei portatori di grave disabilità dopo la morte dei parenti o di chi li segue in vita, una delle battaglie che Argentin ha brillantemente condotto fino ad avere una legge – sottolinea lei – «trasversale e votata da tutti i partiti». LA LEGGE. «Le famiglie invecchia-

no – spiega l’onorevole Pd - i ragazzi disabili fortunatamente muoiono meno e quindi si può immaginare la difficoltà psicologica di un genitore per quando verrà a mancare, lasciando il proprio figlio in balia degli eventi. Un’angoscia terribile: si può quasi arrivare a pensare che i disabili non abbiano neanche la possibilità di morire». «Ho sempre trovato questa cosa choccante – prosegue Argentin – Per questo abbiamo affrontato l’argomento con la politica da molti anni. E in questa legislatura, dopo 20 anni di disattenzione verso l’handicap, si è finalmente cominciato a parlare di “dopo di noi” in commissione Affari Sociali e Sanità». FONDI. Questa legge è riuscita a creare una norma per cui ogni

genitore può trovare una soluzione per chi lascia: «Soprattutto – spiega ancora Argentin - il ministero del Lavoro ha concluso positivamente le istruttorie relative alle programmazioni di sedici Regioni, cui ha erogato più di 86 milioni di euro, il 95,6% delle risorse complessivamente stanziate per il 2016, che ammontano a 90 milioni». «Il “Dopo di noi” prevede un Fondo da suddividere che aiuti le famiglie con figli disabili e disabili gravi, i quali saranno accompagnati in percorsi di vita che permetteranno ai genitori il lusso di morire», aggiunge. Una legge che – decisamente – fa dell’Italia un Paese più civile, capace di riconoscere i diritti dei più deboli. © Copyright Università Niccolò Cusano


VIII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

INDUSTRIA

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

UNIVERSITÀ

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

UNICUSANO E BRICOFER INSIEME PER LA FORMAZIONE L’azienda leader del fai da te in Italia è entrata nella rete Amici Unicusano Denis Gava spiega: «I giovani sono il futuro, puntiamo tutto su di loro» Passione, lealtà, determinazione e professionalità. Sono alcuni dei valori alla base dell’attività di Bricofer, azienda italiana leader nel settore fai da te, che è entrata a far parte del grande network degli Amici Unicusano, la rete di imprese a sostegno della ricerca scientifica ideata dall’Ateneo romano. Dell’adesione di Bricofer e dell’importanza della formazione ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus Denis Gava, responsabile della formazione della grande catena di bricolage. Come è nata l’avventura di Bricofer? «Da una piccola ferramenta a Castelverde, 37 anni fa. Il presidente Massimo Pulcinelli ha voluto dare

slancio alla sua visione imprenditoriale, aprendo un primo punto vendita a via Collatina nel 1994. Da lì sono stati aperti altri punti vendita che, ad oggi, sono diventati 30 diretti e 50 in franchising, di altri imprenditori che hanno sposato la nostra idea di business». Quanto conta la formazione per il vostro personale? «È essenziale, perché il nostro scopo è fornire al cliente un’esperienza di vendita positiva. Perciò puntiamo all’eccellenza, trasformando il commesso in un venditore. Per farlo ci vuole molta formazione, molta aula e consapevolezza del proprio ruolo». Anche perché tra la vo-

stra clientela c’è chi è del tutto inesperto, ma anche chi è estremamente preparato sui temi dell’edilizia e del fai da te. «Esatto, ecco perché è sempre più importante non solo la competenza nel conoscere il prodotto tecnico ma anche la costruzione dei rapporti interpersonali col cliente, sulla quale stiamo investendo per elevare la coscienza nei nostri uomini. Ogni cliente ha idee o sogni quando si presenta nel nostro negozio, il commesso ha la responsabilità nella comprensione del desiderio del cliente. E questi desideri si colgono con tanta passione e con le giuste domande da porre». Con la Cusano avete anche avviato una Talent

Academy, che ha per oggetto proprio la formazione. «La talent è nata perché il futuro sono i giovani e sono ciò su cui puntiamo. Ci siamo apposta affiancati a una realtà come la Cusano per dare cassa di risonanza all’esterno. Facendo formazione creiamo dei futuri direttori, attraverso un percorso di molti mesi. Alla fine ci sarà una borsa di studio per i più meritevoli, perché abbiamo fatto dei project work ai quali teniamo molto». Perché avete deciso di aderire alla rete Amici Unicusano? «Per prendere talenti, prepararli e formarli nel mondo del lavoro. Il fai da te che c’era negli anni Novanta oggi non esiste più:

per diventare una figura completa serve la formazione. E questo tipo di figure, che in prospettiva

possono crescere, le trovi proprio in un’ università come la Cusano». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Luca Caracciolo, che attualmente svolge il ruolo di consulente commerciale presso il Credito Emiliano, racconta la propria esperienza formativa e professionale: «Ho conseguito la laurea triennale in Scienze economiche presso l’Ateneo della mia città, e a completamento del percorso di studi ho ottenuto la laurea specialistica in Scienze economiche presso l’Università Niccolò Cusano nel dicembre 2014. Dal novembre 2015 lavoro presso un importante istituto di credito italiano, dopo aver vissuto altre esperienze in ambito commerciale all’inter-

«Ho trovato docenti validi e un metodo didattico che rappresenta il vero valore aggiunto» no del settore bancario e finanziario e aver svolto per un periodo il praticantato presso uno studio di consulenza del lavoro.» LA SCELTA. La decisione di proseguire i suoi studi presso l’Unicusano è avvenuta quasi in maniera fortuita ma si è rivelata assolutamente vincente, come lui stesso confessa: «Al momento di scegliere l’Ateneo per il prosieguo degli studi, ho valutato diverse soluzioni senza però trovare subito quella che meglio potesse soddisfare le mie necessità, finché un giorno ho vi-

PROFESSIONALITÀ MADE IN CUSANO

Luca Caracciolo è laureato in Scienze economiche ed è consulente commerciale al Credito Emiliano sto per strada un cartellone pubblicitario dell’Unicusano e ho deciso di mandare una mail per chiedere delle informazioni. Poco dopo sono stato contattato dal personale dell’università che mi ha spiegato in maniera dettagliata il funzionamento dell’Ateneo e i servizi offerti. Ho scel-

to quindi di intraprendere il percorso di studi in una realtà per me nuova che, posso dire, a distanza di qualche anno si è dimostrata pienamente soddisfacente e che tutto ha fatto meno che disattendere le mie aspettative. L’indiscutibile validità accademica dei docenti, la disponibilità degli stessi oltre che

del personale di segreteria, la possibilità di accedere a video lezioni in qualunque momento e di scaricare il materiale didattico direttamente dalla piattaforma e-learning hanno certamente costituito un enorme valore aggiunto rispetto a un classico ateneo». PASSIONE. Le tre cose che

più lo appassionano del suo

lavoro possono essere sintetizzate così: «Sicuramente il rapporto con i clienti, perché riuscire a offrire loro un servizio di livello è qualcosa di molto appagante; trovarsi spesso di fronte a situazioni complesse e una dinamicità di base che rende le giornate sempre diverse e stimolanti». Luca poi spiega quali sono le competenze che, a suo parere, non possono mancare per chi vuole ricoprire un ruolo analogo al suo: «Credo sia fondamentale avere un’ottima cultura generale di base, grande flessibilità e dinamicità, oltre chiaramente a delle competenze tecniche relative al settore di riferimento seppur non altamente specialistiche, almeno all’inizio». TRAGUARDI. Gli obiettivi

professionali sono molto

chiari per lui: «Crescere professionalmente e fare eventualmente esperienza anche in altri settori. Vorrei sfidare me stesso ancora una volta e acquisire sempre più competenze. Sono fermamente convinto della necessità di migliorarsi sempre, cogliendo le opportunità che di volta in volta si presentano». Il suo ultimo pensiero va a tutti gli studenti di Economia, la sua facoltà: «Il mio consiglio è di sfruttare il tempo per accrescere il più possibile le competenze tecniche e umane, essere curiosi e non fermarsi alla teoria ma studiare l’applicazione pratica delle nozioni tramesse. È importantissimo leggere, informarsi, essere curiosi. Il tempo passato all’università è per molti versi unico e irripetibile, viverlo appieno e col massimo impegno dà sicuramente migliori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

SPORT E DISABILITÀ

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

PRIMI PASSI VERSO L’INTEGRAZIONE

Il programma Young Athletes dedicato ai bambini tra 2 e 7 anni introduce alla realtà di Special Olympics: ecco la storia di Gemma «Quando aspettavo Gemma, di proposito e in accordo con mio marito Gianluca, non ho voluto sottopormi all’amniocentesi perché il risultato, qualunque esso fosse stato, non avrebbe cambiato nulla, avremmo accolto comunque nostro figlio o nostra figlia con tutte le problematiche che, eventualmente, il destino intendeva riservarci». Così racconta Giada Pompili, madre di Gemma. «Arrivati al quarto mese di gravidanza – continua- ci comunicarono che Gemma sarebbe stata una bambina con la Sindrome di Down. Non posso certo dire che sia stata una notizia presa con serenità o leggerezza, né che non abbia provocato sofferenza in noi ma è vero anche che, sin da subito, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo inizia-

to a pensare a chi rivolgerci per avere aiuto e sostegno, o semplicemente per saperne di più. Non avevamo paura, desideravamo solo conoscere a fondo una condizione di cui sapevamo poco. Tra le prime persone che mi sono venute in mente in quel momento, in particolare, c’era la mia professoressa del liceo Silvia Merni». SPERANZA. «Sono oltre trent’anni che svolgo attività di volontariato e da circa 13 sono con Special Olympics. Non ho mai smesso di incoraggiare i miei alunni a vedere la disabilità intellettiva con occhi diversi, come una risorsa - racconta Silvia Merni Nonostante ciò, non mi sentivo molto preparata all’e-

ventualità che una mia ex alunna diventasse mamma di una bambina con disabilità intellettiva. Per un attimo ho avuto un senso di smarrimento, poi ha prevalso la felicità, perché Giada in un momento difficile aveva tro-

vato subito uno spiraglio di speranza, e glielo aveva dato Special Olympics attraverso la sua scuola». PAGINE BIANCHE. Gemma

oggi ha 4 anni e frequenta il primo anno della scuo-

la dell’infanzia. È molto socievole e si ambienta con estrema facilità: è una bambina aperta al mondo. Tutti i bambini, naturalmente anche Gemma, sono pagine bianche, non hanno ancora costruito attorno a loro muri fatti di pregiudizio o intolleranza. Lo sport e il gioco condiviso in questa fase possono diventare lo strumento per scrivere su queste pagine meravigliose storie che poi influenzeranno il loro futuro e quello degli altri. «I bambini hanno molto da insegnare agli adulti – conclude Gia-

da - sono come dei ponti tra generazioni diverse. Sanno prendere per mano i loro genitori che spesso non sanno andare oltre l’evidenza o non sanno rapportarsi nel modo giusto alle diversità di cui tutti siamo portatori». YOUNG ATHLETES. Special

Olympics ha fatto propria questa stessa convinzione coinvolgendo nella sua attività atleti di ogni età. Si può partecipare alle attività sportive tradizionali (per persone con disabilità intellettive) e unificate (persone con e senza disabilità intellettive che giocano insieme) in qualità di atleta a partire dagli 8 anni di età. Ma fin dalla nascita di un bambino con disabilità intellettiva, Special Olympics offre sostegno alle famiglie e alla scuola materna o elementare che lo accoglierà.

Lo fa attraverso un programma specifico, lo Young Athletes Program, per bambini con disabilità intellettiva da 2 a 7 anni d’età. Lo Young Athletes introduce i bambini con disabilità intellettiva e le loro famiglie nel mondo di Special Olympics con l’intento di accrescere la consapevolezza sulle loro potenzialità e capacità, incoraggiando e promuovendo la partecipazione integrata di coetanei in eventi dimostrativi. Lo scorso 30 maggio, Gemma ha partecipato per la prima volta a un evento YAP, organizzato dalla professoressa Silvia Merni a Palestrina. Sono stati i suoi primi passi con Special Olympics. La strada da percorrere è ancora lunga ma è stato il punto di partenza per arrivare molto lontano. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

IL 2 LUGLIO A TEATRO

Lo spettacolo “Incontri” inno alla condivisione

Incontri tra persone, incontri sognati, sperati e qualche volte avvenuti. Intorno al tema dell’incontro ruoterà uno spettacolo teatrale molto particolare in programma domenica 2 luglio a Roma, alle ore 18 al Teatro Casaletto. Il titolo, “Incontri”, non lascia dubbi al soggetto, e la sua nascita e la sua messa in scena sono davvero uniche. Un piccolo passo indietro, però, è necessario per comprendere meglio il progetto che è alla base di questa rappresentazione. Lo spettacolo è frutto del lavoro del laboratorio di espressività che fa parte delle attività di Villa Letizia, comunità terapeutico-riabilitativa per il disagio psichico. E al laboratorio partecipano proprio i pazienti del centro, seguiti da Marco Patitucci, psicologo impegnato nella struttura come operato-

re per conto della cooperativa Spazi Immensi. «Il laboratorio – spiega il dottor Patitucci - cerca di utilizzare tecniche espressive e strumenti di alfabetizzazione teatrale per scopi come l’integrazione e la socializzazione, per far crescere l’autoefficacia e l’autostima, la capacità di stare nel gruppo e ragionare come un gruppo. E dando la possibilità al paziente di esprimere una parte sé e di condividerla». AUTOPRODUZIONE. “Incontri” è solo l’ultimo passo di un percorso ben più lungo, e prende le mosse da un’idea lodevole ma non di semplice realizzazione: «Il nostro lavoro è iniziato a febbraio di quest’anno – conferma lo psicologo – e a differenza del passato abbiamo puntato tutto sull’autoproduzione, intesa

come creazione dei contenuti da parte dei partecipanti del laboratorio. Porteremo in scena tre momenti diversi. Ci sarà una prima parte di semi-improvvisazione. Seguiranno dei reading scritti e letti dagli stessi pazienti. Quindi chiuderemo con una scena finale ideata ancora da uno di loro. Abbiamo deciso di alzare l’asticella per stimolare ragazzi e ragazze, e devo ammettere che alcuni dei testi che hanno prodotto sono davvero toccanti, perché nati da problematiche profonde e intense». Il 2 luglio è domenica e probabilmente molti di noi saranno a godersi un giorno di mare o le proprie ferie. Se non dovesse essere così, però, questi ragazzi e il loro spettacolo meritano una chance. Anche sul palco. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


CULTURA E UNIVERSITÀ

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

STUDIARE IL PASSATO PER CAPIRE IL PRESENTE

3 aP AR

TE

Prosegue il viaggio del professor Ferri nella cultura classica, un riferimento sempre attuale «Greci e Romani ci hanno insegnato il senso del limite e a parlare solo di ciò che si conosce» Qualche anno fa, parecchi anni fa, alla vigilia di Natale mi trovavo con Adriano, un amico d’infanzia, nella stazione ferroviaria di Ceprano, un piccolo centro fra Roma e Napoli. Stavamo aspettando un treno per Roma, quando vediamo arrivare quattro persone, padre e madre, un figlio di 10-11 anni e una figlia di 7-8. La signora e i due bambini salgono su un treno locale, dopo che l’uomo li aveva salutati abbracciandoli in modo affettuoso. Occhi lucidi, cappotti lisi, l’immagine di una famigliola dimessa. Il mio amico, che guardava la scena con me, mi dice: «Conosco questo signore, qualche anno fa ha vinto parecchie centinaia di milioni alla lotteria nazionale». Io commentai

«Niente formule e slogan, ma solo ragionamenti: dall’Antichità c’è molto da imparare» che quella famigliola non dava certo l’idea di essere benestante, addirittura milionaria, ma tutt’altro. Il mio amico mi spiegò che il signore in questione, dopo la vincita milionaria, aveva fatto una serie di investimenti a catena, spesso su sollecitazione di parenti ed amici, arrivando persino ad aprire una casa editrice, attività lontana dalla sue competenze, visto che fino ad allora aveva fatto il barbiere. Alcuni investimenti erano stati fatti per tentare di rimediare a precedenti esborsi che non stavano dando Il Tempio di Apollo a Delfi

Ricostruzione del Tempio di Apollo a Delfi in un’opera di Albert Tournaire del 1894

i risultati sperati. Nel giro di qualche anno il neo-milionario, con una serie di operazioni e di gestioni sciagurate , si era trovato sul lastrico, ridotto al punto di dover vendere persino la casa di famiglia e di riaprire la sua bottega di barbiere. «Non è da tutti sopportare una grande felicità». Ricordo di aver commentato questo racconto con una frase di Aristotele: «Non è da tutti sopportare una grande felicità», considerazione che riprende un insegnamento ricorrente tra gli storici greci.Una grande fortuna a volte ci trova impreparati ed incapaci di governarla. D’altra parte, l’alternarsi delle vicende umane fa sì che in breve

tempo le fortune più grandi possano svanire nel nulla e i casi che sembravano più disperati trovare soluzioni. La variabilità degli eventi e delle fortune non deve farci insuperbire nella buona sorte, che in un attimo può venir meno, come pure non deve farci disperare la cattiva sorte, che grazie alla determinazione umana e per motivi imprevedibili può essere vinta. La tragedia greca, ad esempio, è ricca di situazioni che per un evento imprevisto si capovolgono, determinando nuove realtà con esiti del tutto diversi da quelli sino ad allora immaginabili. Per questo «nessuno può dirsi felice prima della morte» ed è da sciocchi esaltarsi per un’ imprevista fortuna che altrettanto rapidamente può venir meno. Nelle “Storie” di Erodoto troviamo numerosi esempi di questa realtà, di imperi come quello di Creso che nel giro di un giorno, in seguito a una battaglia persa, sva-

niscono nel nulla o vicende come quella di Ciro il Grande, bambino destinato alla morte che divenne il capostipite di una dinastia di sovrani, gli Achemenidi, che governò per secoli l’impero più grande dell’antichità. Storia e natura umana . Lo studio della storia parte dalla convinzione, che troviamo ad esempio in Erodoto e Tucidide, che le vicende umane si ripetono e che la natura degli uomini presenti caratteristiche ricorrenti. La conoscenza degli avvenimenti del passato ci può aiutare ad affrontare meglio quelli del presente, indicandoci ad esempio a che tipo di conseguenze si può andare incontro assumendo certi comportamenti. I Greci ci hanno insegnato non solo a studiare il passato, ma pure il metodo storico, come i fatti vanno indagati per trarne informazioni ed insegnamenti. I Greci ci hanno insegnato a pensare, a riflet-

Il busto di Aristotele conservato a Palazzo Altemps, Roma

tere; la filosofia è “amore per la sapienza”, per la conoscenza: solo l’uomo colto esprime pienamente la sua umanità, perché vive con coscienza di sé e della vita, è in grado di comprendere la realtà ed interagire con essa, con un ruolo attivo e propositivo, senza limitarsi a subirla o ad agire in modo irriflesso, senza conoscere il senso e le conseguenze delle proprie azioni. La conoscenza è comprensione della complessità. I Greci ci hanno insegnato che esiste una relazione tra lo spazio e il carattere degli uomini, determinato non solo dalle relazioni tra l’uomo e l’ambiente, ma pure dalle istituzioni politiche che influenzano a loro volta i comportamenti. È questo il tema di fondo dello scritto di Ippocrate “Sulle arie, le acque e i luoghi”, che è allo stesso tempo un testo di medicina, geografia, psicologia e politica. Il libro ripren-

de un altro insegnamento dei Greci, presente però in tutto il mondo classico: il sapere non esiste nella parcellizzazione ma nella interazione delle scienze e delle discipline, così come l’uomo non è fatto di corporeità, psiche, anima, ragione, passione, quasi che fossero realtà distinte. Tali componenti interagiscono e si integrano fra di loro perché, come dirà Hegel, «il vero è l’intero». Torniamo a quel signore che non riuscì a sopportare una vincita milionaria e finì in bancarotta, per chiederci: se avesse studiato classici come Aristotele e Cicerone, se avesse letto la “Guerra del Peloponneso” di Tucidide e le poesie di Anacreonte, che cosa sarebbe cambiato? Conoscenza e senso del limite. Forse niente, se avesse solo imparato a memoria delle frasi e delle teorie. La cultura classica non è fatta di formule ma di ragionamenti, non insegna a ripetere slogan, ma a pensare e riflettere. I Greci

ed i Romani ci hanno insegnato tra l’altro il senso del limite («nulla di troppo» è scritto sul tempio di Apollo a Delfi, in altre parole «non desiderare l’impossibile») e che «per parlare bene bisogna parlare di ciò che si sa», avvertimento tanto banale quanto disatteso che troviamo nei “Discorsi duplici”. Ne consegue logicamente che bisogna agire solo quando si sa cosa si sta facendo. Se solo si fosse attenuto a questi due precetti, risultato dell’esperienza e della riflessione, lo sfortunato milionario si sarebbe forse rivolto ad un commercialista o a un consulente finanziario per investire l’inattesa vincita, risparmiandosi quel triste precipitare dalle vette agli abissi che la letteratura, la tragedia e la storia degli antichi tante volte ci hanno raccontato. Prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici all’Unicusano



università

martedì 27 giugno 2017

UNICUSANO FOCUS XIII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

ecco gli esami liberiamoci delle paure L’ansia degli studenti è collegata all’ancestrale timore del giudizio altrui: ma i docenti non valutano la persona La cosiddetta ansia da esame è una sintomatologia piuttosto comune tra gli studenti universitari ed è spesso legata alla paura del professore. Qualunque sia il corso di laurea che si frequenti, sarà probabilmente capitato di temere un docente, perché magari ha fama di essere particolarmente esigente e severo, o perché non trasmette particolare simpatia. Tale convinzione, fondata o infondata che sia, porta a una serie di riper-

Consiglio per tutti: la sera prima è meglio evitare di andare a letto tardi e il ripasso selvaggio cussioni negative, sul benessere psico-fisico, sulla preparazione dell’esame e conseguentemente sull’esito della stessa performance. Notti insonni, ansia da esame e un pesante carico di stress le costanti dei giorni che precedono la prova; respiro affannoso, battito accelerato, stomaco chiuso, rigidità muscolare e un vuoto totale di memoria le sensazioni che ti accompagnano per l’intera durata del colloquio. Ma bisogna riflettere su queste sensazioni. La paura del

professore è legata al giudizio; l’eventualità che possa bocciare provoca ansia non soltanto perché significherebbe ricominciare a studiare lo stesso argomento - e quindi rimandare gli altri esami - ma soprattutto perché sarebbe vissuto come un fallimento. IL GIUDIZIO. Attenzione a

non fare confusione: il docente giudica la preparazione in merito a una materia, quindi valuta esclusivamente l’aspetto didattico e un’eventuale bocciatura riguarderebbe il metodo di studio inadeguato, la preparazione approssimativa e superficiale o l’esposizione poco chiara. In nessun caso è messa in discussione, o peggio ancora giudicata, la personalità di uno studente. Il nocciolo della questione è insito nell’ancestrale timore del giudizio altrui. Il segreto per smettere di avere paura del professore, e in generale per vivere seguendo liberamente e serenamente i propri sogni, è liberarsi da tale paura.

facoltà afferisca, capiterà di incontrare docenti più generosi, con i quali si instaura un buon feeling, e docenti più rigidi ed esigenti che probabilmente caricheranno di ansia sia la fase di preparazione dell’esame che la prova stessa. Quindi forse sarebbe più corretto domandarsi: come superare l’ansia, il vero nemico di un fallimento scolastico. Ansia, professore severo, paura di fallire sono in realtà aspetti collegati e correlati tra loro. Per affrontare e superare un

esame orale esistono una serie di accorgimenti e piccole strategie che ti aiuteranno a vivere il percorso universitario con maggiore serenità. MOTIVAZIONE. Bisogna avere ben chiaro il proprio obiettivo. Attenzio-

ne: il proprio e non quello degli altri. Impegnarsi solamente per dare soddisfazioni ai propri genitori non rappresenta, da sola, una motivazione valida e incentivante; è necessario essere convinti in prima persona di voler raggiungere quel traguardo. Per avere successo all’università è indispensabile una discreta dose di autostima e fiducia nelle proprie capacità. METODO DI STUDIO.

Dal punto di vista pratico un

buon metodo di studio può aiutare ad acquisire una sicurezza tale da riuscire a vincere anche l’ansia e la paura di un professore. Il primo passo è pianificare l’attività di apprendimento: programmare, giorno per giorno, le ore da dedicare allo studio e per ognuna di esse gli argomenti da approfondire. Suddividere la mole di lavoro per il tempo a disposizione prima della data del fatidico esame è l’unico modo per evitare le maratone finali, poco produttive ed estremamente stressanti. Non dimentichiamo di includere nel planning an-

che sessioni di ripasso, che aiuteranno a fissare nella mente concetti e informazioni importanti. PRIMA DELL’ESAME. È un momento topico nella vita di ogni studente universitario. Ognuno la affronta in maniera diversa, in base alle proprie esigenze e alla propria personalità. Esistono tuttavia alcuni comportamenti da evitare, notoriamente controproducenti sia dal punto di vista psichico che del rendimento. È assolutamente vietato il ripasso selvaggio dell’ultimo giorno che troppo spesso si protrae fino a notte inoltrata. L’ideale sarebbe dare un’occhiata generale agli appunti il giorno prima, fare una cena leggera e andare a letto non troppo tardi; ma neanche troppo presto per non rischiare una notte insonne. © Copyright Università Niccolò Cusano

NESSUN TIMORE. La paura del professore non va superata, perché in realtà solo gli esami devono essere superati. È pur vero che nell’ambito di un corso di laurea, a qualunque

come studiare

Dalla sedia ai social: i “compiti a casa” si fanno così Vista la forte propensione “digital” dell’Università Niccolò Cusano, lo staff della sede di Genova dell’Ateneo ha preparato dei suggerimenti dedicati a tutti i ragazzi che, intraprendendo lo studio online da casa, hanno necessità di migliorare il proprio ambiente di studio. È scientificamente dimostrato, infatti, che un buon ambiente di studio nel quale vengono seguite delle semplici ma efficaci regole (alcune dettate dal semplice buonsenso), riesce a rendere veloce e facile anche un percorso universitario lungo cinque anni. LA SEDUTA. Questo è il più “fisico” tra i consigli per

migliorare l’ambiente di studio. È importante sedersi in maniera composta, senza tenere le gambe accavallate, non stendersi sulla sedia né contrarre le spalle in modo tale da non creare tensioni a livello della spina dorsale. Una posizione corretta, al contrario, non stanca e non provoca conseguenze a lungo termine quali possono essere scoliosi o mal di collo. Per facilitare la postura corretta è bene studiare davanti al computer sedendosi su una poltrona ergonomica concepita per scaricare al meglio il peso del corpo, forzandolo nella posizione migliore da tenere per tempo prolungato.

LA VISTA. Gli occhi sono uno strumento fondamentale per lo studio, soprattutto quello telematico: ecco perché è bene salvaguardarli. Per farlo, è indispensabile – e forse, è uno dei più importanti consigli per migliorare l’ambiente di studio – regolare le luci della stanza così da non creare riverberi sullo schermo ma garantendo comunque una buona illuminazione, nel caso non si possa usufruire della luce naturale. Inoltre, si deve tenere una giusta distanza dallo schermo del computer e decidere di spegnerlo se si riscontrano degli affaticamenti alla vista.

in background, notifiche di messaggistica istantanea ad alto volume, suonerie: sono tutte distrazioni che possono rendere infiniti i pomeriggi di studio. Per ovviare a questi problemi è bene condensare brevi visite sui social o risposte ai messaggi in alcuni minuti di pausa prefissati dopo almeno un’ora di studio.

DISTRAZIONI. Social network

© Copyright Università Niccolò Cusano

ACQUA E SNACK. In ultimo,

nella carrellata di consigli su come studiare al meglio restando a casa, è bene ricordare che anche lo stomaco vuole la sua parte e bisogna sempre ricordarsi di avere a fianco alcuni snack salutari e una bottiglia d’acqua.


XIV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

SPORT E DISABILITÀ

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

SPORT E INCLUSIONE QUESTIONE DI METODO

In un manuale la proposta di modelli di organizzazione per ragazzi con disturbi del neurosviluppo tra falsi miti da sfatare e considerazioni primarie da osservare La necessità di creare modelli di organizzazione e gestione per bambini e ragazzi con disturbi del neurosviluppo passa anche per la manualistica. È il caso del libro “Sport, Campus e inclusione”, edito da Erickson, nel quale si approfondiscono due aspetti legati tra loro: l’attività sportiva e l’organizzazione di momenti ludico-ricreativi. Gli autori illustrano così i benefici dello sport nei principali disturbi del neurosviluppo e forniscono consigli pratici per strutturare campus che possano andare incontro alle esigenze di pazienti e famiglie. Il tutto analizzando le caratteristiche del disturbo, le peculiarità individuali del bambino, gli aspetti tipici dell’attività sportiva e le necessità organizzative, economiche ed emotive dei genitori. GLI SPORT. Una regola ge-

nerale – si spiega nella scheda a corredo del volume – valida a prescindere dalla presenza del disturbo e dal grado di compromissione del bambino, è quella di partire da ciò per cui egli è motivato, pertanto dalle sue preferenze. È buona prassi, però, evitare gli sport molto caotici oppure in cui sia difficile decodificare il contesto circostante per mettere in atto il comportamento atteso, come ad esempio potrebbe accadere nel baseball. Sono invece da preferire gli sport, individuali o di squadra, in cui le regole si presentano come molto semplici, lo spazio è ben delimitato, gli schemi di gioco non siano modificati di continuo sulla base dell’accordo tra i giocatori e, infine, il successo non sia misurato principalmente sulla base delle abilità di interazione sociale.

FALSI MITI.

La stessa casa editrice, per divulgare i contenuti del libro, chiarisce che esistono alcune errate convinzioni che riguardano i bambini affetti da disturbi del neuro-

sviluppo nel momento in cui si consiglia un’attività sportiva. Uno degli errori più frequenti riguarda i bambini e gli adolescenti affetti da d i s t u rbo dello

spettro autistico. Partendo dal presupposto che il deficit socio-relazionale sia il sintomo su cui occorre incidere in maniera più significativa, sono spesso consigliati sport di squadra tipo calcio e rugby. In realtà, un ambiente caotico e con tante persone – come uno spogliatoio con tanti ragazzi che praticano calcio o rugby – potrebbe inizialmente essere vissuto come frustrante e poco comprensibile. Al contrario, è preferibile iniziare con sport in cui i piccoli gruppi siano privilegiati sia nel setting di allenamento sia all’interno dello spogliatoio e in cui il ragazzo autistico possa mantenere i propri spazi. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Il corso L’Università Niccolò Cusano lancia il corso di preparazione al concorso per allievi agenti della Polizia di Stato. La didattica include video-lezioni e approfondimenti, nonché la simulazione di prove concorsuali. Per ulteriori informazioni 06.45678363, infomaster@unicusano.it e www.unicusano.it


LA CUSANO E IL CALCIO

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2017

UNICUSANO FOCUS XV CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

UNICUSANO TERNANA UNA CITTÀ, UNA SQUADRA E IL SUO FUTURO RADIOSO

L’Ateneo ha legato il proprio nome alla società umbra creando un binomio “d’acciaio” che andrà oltre il calcio per sostenere l’inclusione dei più deboli e la ricerca scientifica Per qualcuno sono meno di cento, per altri molti di più. L’inizio ufficiale della storia della Ternana Calcio si fa risalire al 1925, anche se in realtà le sue radici affondano già nei primi anni del secolo scorso. L’apice di questa storia è sicuramente la doppia partecipazione dei rossoverdi al campionato di serie A, nelle edizioni 1972-73 e 197475, alle quali se ne aggiungono tante a quello di serie B. Nel suo palmares ci sono la vittoria di due campionati cadetti, sei tornei di serie C, la partecipazione a una semifinale di Coppa Italia e una finale di quella di serie C. In questa lunga storia sono stati tanti i protagonisti, in campo e in panchina: da Carapellese a Borgobello, da Viciani a Miccoli, da Ostromann a Grabbi, da Riccomini a Jimenez. I CARDINI. Da pochi gior-

ni, la Ternana ha un nuovo compagno di viaggio con il quale proseguire la sua prestigiosa storia: l’Università Niccolò Cusano. L’ateneo romano ha deciso di legare indissolubilmente il proprio nome a quello del club umbro e insieme, a partire dalla prossima serie B, scenderanno in campo insieme come Uni-

cusano Ternana. Un binomio che sarà solido, d’acciaio come vuole la tradizione della città, e che non si limiterà esclusivamente al calcio. Come tutti sanno, l’Università Niccolò Cusano è infatti impegnata affinché il calcio, oltre a essere un momento di aggregazione, sia uno strumento attraverso il quale veicolare messaggi di alto valore e che spesso non godono della necessaria e giusta attenzione mediatica. Inclusione, solidarietà, sport unificato, ricerca scientifica: sono questi i quattro elementi cardine, le fondamenta del progetto dell’ateneo.

necessariamente avere. E scrivere ancora pagine importanti della storia delle Fere nel mondo del calcio. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

AL LAVORO. L’Università

Niccolò Cusano ha scelto il rossoverde per proseguire questa strada non semplice ma convinta che insieme alla città di Terni e ai suoi tifosi sia possibile raggiungere obiettivi ancora più grandi e importanti. La parola d’ordine è già “lavoro” per regalare ai sostenitori della Ternana grandi soddisfazioni e quella solidità che un club di questa importanza deve

Tre protagonisti della storia ternana: Fabrizio Miccoli, l’allenatore Enzo Riccomini e Corrado Grabbi



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