Unicusano focus 170905

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Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Spunti Religione e dignità nel mondo globale

Università Guida alla scelta del master giusto > A PAGINA V

armando rotoletti

Unicusano Ternana Così lo staff rossoverde studia gli avversari > A pagina XI

> A PAGINA VII

marco fratini Il conduttore di Omnibus: «Troppo tardi iniziare a lavorare a 35 anni, la mancanza di turnover è il vero dramma del nostro Paese»

> A PAGINA II

martedì 5 settembre 2017 www.corrieredellosport.it

pensiamo ai giovani il vademecum

Laurearsi lavorando? Questione di metodo > A PAGINA IV

il punto

Una ripresa significativa

Q

ualche giorno fa, il 1 settembre, l’Istat ha reso noti i dati definitivi relativi al Pil italiano del 2° trimestre che confermano quelli preliminari pubblicati il 16 agosto. È maturata, quindi, una crescita dello 0,4% sul trimestre precedente e dell’1,5% su base annua, con un incremento già acquisito dell’1,2%, superiore alla previsione dell’1,1% formulata dal governo nel Documento di Economia e Finanza di primavera. Ciò significa che, anche in mancanza di ulteriori risultati positivi nel 3° e 4° trimestre, noi avremmo ugualmente una crescita del Pil del 2017 maggiore di quella prevista dal governo nel Def. Si tratta del decimo trimestre consecutivo in cui si manifesta un incremento, dovuto soprattutto all’andamento congiunturale del valore aggiunto dell’industria e dei servizi, mentre si registrano diminuzioni sul fronte di agricoltura e costruzioni. Del resto in precedenza, anche i dati prospettici per il 2017 di Banca d’Italia (+1,4%), Centro Studi Confindustria (+1,3%), Istat (+1,2%) sul fronte nazionale e Fmi (+1,3% contro il precedente 0,8%), nonché Standard & Poor’s (+1,2%) e Moody’s (+1,3% contro il precedente +0,8%) nell’ambito internazionale, sono risultati superiori alle aspettative ed esprimono uniformità di vedute domestiche avvalorate da quelle internazionali. Prof. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III


cultura

II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

con il rettore

in tv

Il premio D’Angiò ricevuto da Fortuna

Al Tg responsabile di economia e esteri

Marco Fratini è tra le personalità premiate ad Avezzano con il premio Carlo D’Angiò. Il giornalista di La7 ha ricevuto il riconoscimento dal Rettore dell’Università Niccolò Cusano Fabio Fortuna.

Laureato in Scienze Politiche alla Luiss nel 1990 e giornalista professionista dal 1994, Fratini è caporedattore Economia ed Esteri al Tg di La7. Oltre a Omnibus, conduce le dirette dedicate all’economia.

martedì 5 settembre 2017

marco fratini «è ora di puntare sui nostri giovani» Il conduttore di Omnibus: «In Italia mancano gli investimenti tanto di cappello alla Cusano che valorizza ricerca e sviluppo» glie la possibilità a un giovane di entrare nel modo del lavoro. Non c’è turnover, questo è il vero dramma del nostro paese».

Lavoro, giovani, formazione e università: argomenti delicati, che vengono oggi trattati in Italia in modo molto attento, specifico e rigoroso. Ne abbiamo parlato su Radio Cusano Campus con Marco Fratini, 51 anni, giornalista e scrittore, caporedattore della redazione Economia ed Esteri del Tg La7, autore di libri di successo come Vaffanbanka!, Vaffankrisi! e Mutande di ghisa, nonché ideatore di numerose trasmissioni che si occupano di economia. Un interlocutore privilegiato, conduttore della popolare trasmissione Omnibus su La7, che ci illustra dunque verso quale direzione viaggia il nostro paese e quale momento economico-sociale stiamo vivendo.

Marco Fratini, 51 anni, esperto di economia, conduce Omnibus su La7 armando rotoletti

Dottor Fratini, viviamo sempre più in un mondo globalizzato. E questo si ripercuote anche sulla nostra economia. Tra gli aspetti positivi che la globalizzazione dovrebbe portare, spesso si cita l’opportunità di crescita economica e la riduzione dei costi: è proprio quello che si sta verificando, oppure le cose non stanno andando proprio così? «Purtroppo, non credo che le cose stiano andando in questa direzione. In Italia i giovani continuano a non

trovare lavoro. Ed è questo il dato più allarmante. Nel nostro paese non si crea lavoro. Questo si verifica anche perché mancano gli investimenti. Mi chiedo: stando così le cose, come la globalizzazione potrà mai portare a un’effettiva crescita economica? Tutti ci dicono che aumenta l’occupazione, certo, così come il PIL. Ma forse qualcuno dovrebbe anche dire che il PIL cresce, ad esempio, grazie ai prestiti che le famiglie italiane sono costrette a sottoscrivere per acquistare i beni. Tutto molto fittizio, insomma». Giovani e lavoro: a che punto siamo? Le politiche italiane stanno dando i loro frutti? Quale quadro possiamo tracciare? «Le politiche stanno dando qualche frutto. Ma non basta. Oggi l’accesso al mondo del lavoro avviene mediamente attorno ai 35 anni. Troppo tardi, soprattutto se confrontiamo le tendenze degli altri paesi europei. E sono tutti lavori precari o a tempo comunque determinato. E poi lasciatemi dire un’altra cosa...». Prego, ci dica... «Se una persona va in pensione a 70 anni, non c’è nulla da fare, possono dire quel che vogliono ma così si to-

Secondo lei, le università italiane riescono a garantire uno sbocco professionale ai nostri ragazzi? «No, purtroppo questo non avviene. Ed è un’anomalia tutta italiana: qui l’università italiana prima ti fa laureare ma poi ti scarica in mezzo a una strada. Poi c’è qualcuno che passa e ti chiede se vuoi lavorare per lui. È chiaro che le cose non dovrebbero andare così». Nel panorama universitario italiano c’è però l’Università Niccolò Cusano che da anni è impegnata nella specializzazione. All’interno dell’Ateneo è presente una scuola di specializzazione per le professioni legali, una scuola di formazione aziendale e vengono organizzati corsi di perfezionamento, master e dottorati di ricerca. Cosa ne pensa? «Tutti dovremmo essere grati alla Cusano. Non vi è niente di meglio di un’università che prepara al mondo del lavoro. La Cusano apre una porta sul mondo, garantendo uno sviluppo di vita per migliaia di ragazzi. Tanto di cappello». La Fondazione Università Niccolò Cusano per la ricerca medico-scientifica, inoltre, opera nella ricerca in campo bio-medico e diagnostico, nella formazione e nella divulgazione. Quanto è importante, oggi, investire nella ricerca? «È fondamentale. Un paese che non sviluppa la ricerca scientifica è un paese che non vuole crescere. In Italia si fa troppo poco. Anche qui, la Cusano si differenzia in modo netto, come portatrice di un modello da con-

dividere. Le grandi economie si costruiscono con la scienza e la ricerca». Marco, qual è il suo rapporto con lo sport? «Dico subito che seguo il calcio e sono tifoso juventino. A questo proposito, vorrei dire che la VAR mi sembra proprio la metafora del nostro paese: nessuno si assume più la responsabilità di decidere. Di questo passo finiremo molto male». È anche uno sportivo praticante? «Ho praticato la scherma, con buoni risultati. Quanto al calcio, meglio da tifoso che da sportivo praticante. Provai a fare il portiere, ma mi dicevano che ero troppo basso. E anche negli altri ruoli in campo, le cose non sono andate molto bene. Mi consolo con la mia Juve…». © Copyright Università Niccolò Cusano

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it


economia

martedì 5 settembre 2017

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

italia, segnali di ripresa ma la crisi è alle spalle?

Il rettore della Cusano Fabio Fortuna traccia un bilancio dei dati positivi diffusi dall’Istat SEGUE DA PAGINA I

Le analisi precedentemente richiamate evidenziano che, a partire da giugno, per la prima volta dopo la crisi, assistiamo a una ripresa che presenta elementi di incontestabile significatività, soprattutto in virtù del notevole divario positivo rispetto alle aspettative. È opportuno sottolineare che Moody’s fornisce anche un ulteriore e promettente elemento di novità costituito dal fatto che per il 2018 la prospettiva di crescita rimane immutata, mentre nelle altre indagini si registrava una flessione dell’incremento negli anni successivi al 2017. Probabilmente l’elaborazione di Moody’s, più recente rispetto alle altre, ha consentito di cogliere tendenze che hanno prodotto modifiche nello scenario, tali da portare a previsioni migliori anche per il 2018.

FATTORI. Si discute molto

se i progressi siano dovuti soltanto al favorevole quadro di contesto maturato negli ultimi mesi o se cominci a delinearsi un barlume di ripresa strutturale. In sostanza, ci si domanda se la crescita è congiunturale, cioè originata da fattori di carattere semplicemente temporaneo, oppure strutturale, cioè legata a elementi destinati a durare nel tempo; è difficile rispondere propendendo per la seconda più auspicabile ipotesi. Al momento sembra ancora prevalere la prima; del resto è impensabile che una crisi così profonda possa essere completamente superata nel breve termine e ci vorrà qualche anno ancora per consolidare ulteriormente questa prima fase embrionale, a condizione che si mantengano o, ancor meglio, si rafforzino le condizioni macroeconomiche esistenti.

POSITIVITÀ. Si sono mani-

festati, per il sistema Italia, elementi di sicura positività. Il +5,3% della produzione industriale, il livello raggiunto da indici di fiducia di imprese e famiglie, il primo posto registrato ad agosto del livello dell’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione europea, l’indice Pmi del settore manifatturiero ai massimi da sei anni, uniti ad altri fanno pensare al futuro con minore apprensione. Certamente rimangono in piedi i problemi dell’occupazione con il tasso di disoccupazione all’11,3% contro la media europea del 9,1%, la piaga della disoccupazione giovanile pari al 35,5% contro una media europea intorno al 19%, l’elevatezza del debito pubblico al massimo storico di circa 2.291 miliardi di euro, la lenta crescita dell’inflazione pari all’1,2%, la lotta alla povertà, la necessità di ve-

locizzazione dell’attuazione dei processi riformatori già varati e di porne in essere altri ancora necessari. Non si può e non si deve dimenticare, infine, che i dati positivi inanellati in Italia in coincidenza col periodo estivo riflettono condizioni incrementali di Pil comuni le principali potenze economico-finanziarie del globo, prima tra tutte gli Stati Uniti in cui nel 2° trimestre si è avuto un incremento del 3%, superiore alle previsioni; anche nell’Unione Europea il dato medio è del 2,2% e ci pone in una condizione di inferiorità rispetto ad altri Paesi. OCCUPAZIONE. Di-

scorso a parte meritano i dati sull’occupazione relativi a luglio 2017. Aumenta il numero degli occupati che sono oltre 23 milioni come non avveniva da ottobre 2008, fatto salvo il

superamento di questa soglia già segnalato dai dati definitivi del mese di giugno 2017. Si registra, quindi, un aumento che porta a una percentuale del 58% che riguarda tutte le fasce d’età, tranne quella compresa tra 35 e 49 anni; l’incremento è dovuto alla componente maschile mentre quella femminile registra un decremento. Complessivamente nel trimestre maggio-luglio si rileva una crescita degli occupati pari al +0,3%, alimentata da dipendenti a

tempo indeterminato e determinato di ambedue i generi. Altro dato estremamente positivo è rappresentato dal calo dello 0,3% degli inattivi - cioè di coloro che non hanno lavoro e di quelli che nemmeno lo cercano - che costituiscono il 34,4%, minimo assoluto dal 2004. in cerca di lavoro. Note dolenti sono invece rappresentate dal tasso di d is o ccu paz io n e par i all’11,3% (+0,2% rispetto a giugno) e soprattutto da quello giovanile che è fissato al 35,5% con un incremento dello 0,3% rispetto al mese precedente e un’entità quasi doppia rispetto alla media europea. Da un’analisi più attenta, tuttavia, si deduce che l’aumento del tasso di disoccupazione può essere originato dal calo degli inattivi che, defluendo da tale categoria, alimentano la fascia dei soggetti disoccupati in cerca di occupazione. La preoccupazione maggiore continua a essere la disoccupazione giovanile, anche se dall’esame di ulteriori dati si comprende che, depurando il dato da coloro che sono studenti o che non sono in cerca di lavoro, la percentuale di giovani disoccupati tra 15 e 24 anni è del 9,5%; rimane comunque molto elevata la percentuale in assoluto e, soprattutto, in relazione agli altri Paesi europei, visto che solo Spagna e Grecia fanno peggio di noi. LE PROSPETTIVE. L’estate

sta finendo ma quest’anno ci lascerà con una se-

rie di buone notizie sulla situazione economica del Paese che necessitano tuttavia di conferme e accelerazioni per dar vita a una vera e propria svolta; le accogliamo con grande soddisfazione nella speranza che le tendenze in atto possano continuare e intensificarsi. L’incremento del Pil - che certamente originerà una revisione al rialzo già nella Nota di aggiornamento del Def unito all’ulteriore flessibilità promessa dalla Commissione europea consente di guardare alla Legge di bilancio per il 2018 con prospettive migliori. obiettivi. Lavoro, giovani,

investimenti strutturali, riduzione del debito pubblico, dovranno essere tra gli obiettivi prioritari dell’agenda di governo - come da membri dello stesso già ampiamente dichiarato - e dovranno costituire la base per l’attività dei prossimi governi. Sarà importante, quindi, trovare una giusta combinazione di misure idonee a consolidare l’embrionale ma significativa crescita del 2017, iniziando a porre le fondamenta per renderla strutturale nel corso dei prossimi anni. Si spera, poi, che il notevole risultato del turismo possa tramutarsi nel 3° trimestre in un incremento in termini di Pil; tutto allo stato attuale sembra ipotizzabile e realizzabile. E allora andiamo avanti con fiducia e moderato ottimismo. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

CULTURA E UNIVERSITà

martedì 5 settembre 2017

conciliare è possibile Dal metodo alla gestione del tempo: i consigli della Cusano per gli studenti lavoratori Studiare e lavorare contemporaneamente può, almeno in apparenza, sembrare un’impresa titanica: in realtà, con la giusta pianificazione degli impegni e tanta tenacia, si può riuscire benissimo a conseguire una laurea e a specializzarsi professionalmente. Se si vuole sapere come raggiungere l’obiettivo, si può continuare a leggere la guida dell’Università Niccolò Cusano: ecco come fare per frequentare università e lavoro contemporaneamente e avere successo. Dai consigli per l’organizzazione alle risorse utili per studenti lavoratori, ecco tutto quello che c’è da sapere su come riuscire a studiare e lavorare contemporaneamente. LAUREARSI LAVORANDO. Frequentare università e lavoro contemporaneamente non è così banale: fino a qualche anno fa, infatti, era quasi impensabile riuscire a conciliare efficacemente le due aree, senza che l’una influisse negativamente sull’altra in termini di risultato. Grazie alle nuove tecnologie, studiare e lavorare part time, o addirittura full time, è una missione più che possi-

bile, se si è motivati e si ha voglia di mettersi in gioco. Per riuscire a conciliare studio e lavoro, però, occorre una solida

organizzazione, tanta forza di volontà e quella marcia in più che consente di andare avanti anche nei momenti più difficili.

tante, ma altrettanto importante è lasciare del tempo per se stessi. Anche se sembra superficiale e sacrificabile, per essere felici si ha bisogno di divertirsi e riposare. È bene quindi ritagliarsi dei momenti per uscire con gli amici o guardare un film e non dimenticare di dormire sette-otto ore a notte. Punto tre: bisogna acquisire un metodo di studio efficace. Per apprendere più velocemente, il metodo di studio universitario è un fattore imprescindibile. Occorre cercare di capire quali sono le tecniche di apprendimento più efficaci e coniugarle agli impegni e al tempo che si intende dedicare allo studio. Infine, bisogna imparare a gestire lo stress: a volte la pressione degli impegni può debilitare le giornate, con gravi ripercussioni sull’umore. Cercare di non lasciarsi sopraffare dall’ansia e dallo stress è una necessità, evitando ritmi di studio e lavoro massacranti e concedendosi le giuste pause.

PUNTI CHIAVE. Ecco qualche con-

siglio per riuscire nell’impresa senza impazzire. In primo luogo scandire bene il tempo: il tempo, specie in questo caso, può sembrare il peggior nemico. Se si ha l’impressione che questo sfugga costantemente dalle mani, probabilmente non è stata pianificata bene la giornata. È quindi consigliabile procurarsi un’agenda e iniziare a segnare i propri impegni, così da avere sotto controllo la situazione. Sbagliato, in secondo luogo, trascurare relax e divertimento: pianificare è impor-

L’IMPIEGO. Un consiglio in più: ci sono tantissimi lavori adatti agli studenti e facilmente conciliabili con i ritmi dello studio. Se non ci si sente di affrontare subito università e lavoro full time, è meglio optare per un lavoro che impiega poco tempo, come il baby sitting o il tutoraggio scolastico ai ragazzi delle scuole medie o elementari. © Copyright Università Niccolò Cusano

la didattica della cusano: il master

Jobs Act, come cambia il mondo delle imprese L’Università degli Studi Niccolò Cusano ha attivato il Master di II livello in “La gestione del rapporto di lavoro dopo il c.d. jobs act” afferente alla Facoltà di Giurisprudenza per l’Anno Accademico 2017-18 di durata pari a 1500 h. OBIETTIVI. Il Master in “Diritto

del lavoro” di II livello è focalizzato sulle più recenti modifiche normative nella disciplina della gestione dei rapporti di lavoro, e si propone di formare e aggiornare esperti nella gestione dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali, che appartengano tanto al settore privato quanto a quello pubblico, con una spiccata propensione a governare tutte le problematiche giuridiche e interpretative che le normative del Jobs Act pongono. Nel triennio 2014-2017 sulla materia della gestione del rapporto di lavoro, sia privato che pubblico, si è addensata una serie considerevole di modifiche normati-

ve, che in attesa della formazione di consolidati orientamenti giurisprudenziali, necessita per tutti gli operatori della materia di approfondimenti e riflessioni. Il Master è rivolto sia a laureati che siano già specializzati nelle materie lavoristiche, sia a professionisti del settore quali avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti, sindacalisti, direttori del personale, addetti alla gestione delle risorse umane e alle relazioni industriali, funzionari pubblici. PROFILI. Il Master si propone di

fornire le competenze adeguate a una serie di figure professionali, con i seguenti sbocchi occupazionali: liberi professionisti nelle aree della consulenza del lavoro (avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti e revisori contabili, consulenti d’impresa); dirigenti e altri addetti all’amministrazione del personale e alla gestione delle risorse umane; dirigenti e altri addetti agli uffici

di relazioni esterne e di relazioni industriali; dirigenti e funzionari di associazioni di categoria, di associazioni sindacali, di enti bilaterali; personale ad alta professionalità nelle agenzie di somministrazione di lavoro temporaneo e di placement; dirigenti e funzionari di enti pubblici, in particolare di quelli interni (statali, degli enti locali e previdenziali), comunitari e internazionali, che operano nel campo dei servizi per l’impiego, delle politiche del lavoro, della formazione e delle politiche sociali, delle prestazioni previdenziali e della relativa contribuzione; dirigenti e altri addetti degli uffici legali di imprese; legali dipendenti da enti previdenziali e da autorità di vigilanza; ricercatori e docenti di centri di ricerca e di formazione professionale nelle aree del lavoro; esperti di sicurezza sul lavoro e trattamento dei dati personali; esperti arbitri nelle controversie di lavoro. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 5 settembre 2017

cultura e università

UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

La religione nell’epoca della globalizzazione

Il professor Carlo Cardia, studioso di Diritto ecclesiastico, aprirà i lavori della Scuola estiva in programma ad Arpino dal 7 al 9 settembre. Ecco alcune anticipazioni del suo intervento Il professor Carlo Cardia, uno dei più noti studiosi italiani di Diritto ecclesiastico, conosciuto anche a livello europeo per i suoi studi sulla libertà religiosa, giovedì 7 settembre, aprirà ad Arpino, nella Fondazione Mastroianni, i lavori della terza edizione della Scuola estiva arpinate, con una relazione su “Dignità umana e religione nell’epoca della globalizzazione”. Gli abbiamo chiesto di anticiparci alcune tematiche della sua relazione. Professor Cardia, lei stabilisce un nesso tra religione e dignità umana, ma non le sembra che nelle religioni monoteistiche abramitiche, come il cristianesimo e l’islam, si riconosca dignità, cioè pieno diritto al rispetto solo a quanti condividono la loro fede? «In realtà, quasi tutte le religioni presentano lati oscuri, di intolleranza, che coinvolgono gli estranei e i propri fedeli. Oggi guardiamo con distacco, perfino con ammirazione letteraria, a religioni antiche che praticavano sacrifici umani o schiavitù disumane, ma dimentichiamo che nella loro azione concreta c’era ben poco di letterario e molto di disumano. Per le religioni abramitiche non possiamo dimenticare i secoli violenti del cristianesimo con l’emarginazione degli ebrei, le stragi di pagani, di eretici con ogni forma di inquisizione; infine gli eccidi tra cristiani nelle guerre di religione durate in Europa per secoli. L’Islam, poi, conosce una storia d’intolleranza ancor più drammatica, non avendo vissuto l’evoluzione del cristianesimo prima di amalgamarsi con le culture laiche della modernità».

mento è anche il Dio degli eserciti, però oggi non esistono cristiani (tranne forse i fondamentalisti americani, cultori dell’armageddon), che recitino con fervore le parole del Dio della guerra». In una realtà laica e secolarizzata come quella dell’Europa contemporanea è ancora necessario il rinvio alla religione per fondare valori come la dignità umana? «Certamente. La realtà laica dell’Occidente, con i diritti di libertà, s’è formata anche attraverso la peggiore disumanizzazione. All’inizio libertà e democrazia riguardano i non-schiavi in America e i non rivoluzionari in Francia. Robespierre la mattina si impegnava per la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, il pomeriggio partecipava alle sedute del Comitato di salute pubblica per firmare la condanne alla ghigliottina dei più svariati nemici del popolo. Il terrore ha ispirato la Rivoluzione del 1917 che avvia la pratica staliniana dello sterminio di popoli e nazionalità. Infine, ciò che unisce il terrore alle teorie del razzismo tedesco

Jan Assmann stabilisce un nesso tra intolleranza e “distinzione mosaica”: con la fondazione del monoteismo si fonda l’esclusivismo in materia di fede ma pure nella morale e nel diritto. È accettabile e tollerato solo quanto è conforme alla rivelazione mosaica. È così? «È del tutto vero quanto afferma Jan Assman, ma la sua

osservazione sistemica andrebbe estesa ad altre religioni, anzitutto all’Islam, nel quale la sottomissione alla parola di Dio, non interpretabile dall’uomo, è totale e determina due effetti ancora oggi presenti in molte società islamiche. La parola di Dio coinvolge tutti gli aspetti della vita personale e collettiva, anche perché l’Islam nasce in un’area ge-

ografica dove non esisteva nessuna parvenza di stato o di ordine giuridico quindi crea diritto, diritto civile e penale, diritto di famiglia e commerciale, e via di seguito. Inoltre, gli “infedeli” sono in una condizione ontologicamente inferiore rispetto ai musulmani, sono soggetti alla benevolenza di questi ultimi. Possono essere tollerati, oppure colpiti e sterminati se la convenienza storica lo richiede». L’esclusivismo, allora, fa parte del DNA di ogni religione? «In certa misura sì, un elemento esclusivista è insito nella religione in quanto tale, quando dichiara di possedere la verità. Poi le condizioni storiche, e la lettura dei testi sacri, fanno la differenza. Il cristianesimo è la religione dell’amore, ma anche della condanna degli altri, della benedizione di quasi tutte le guerre fino al Novecento; è la religione della libertà ma per secoli è s’è accompagnata all’assolutismo. Infine, il Dio dell’Antico Testa-

dell’Ottocento, e alle pratiche naziste delle guerre e degli eccidi infiniti, è quella logica (radicata dalle guerre di religione) di amico-nemico che non conosce spazi di accettazione dell’altro, perché l’altro, non essendo neanche figlio di Dio, non merita nulla, non ha diritti, è sottomesso al tiranno. Quando Dio scompare la realtà è peggiore di quella che compiva orrori in nome di Dio». Si può sostenere che non c’è “salvezza” né nella religione e neppure nella razionalità umana? «La storia non garantisce la salvezza, è un processo complicato nel quale con il tempo converge il meglio delle tradizioni umanistiche per ottenere risultati ottimi, alcuni meravigliosi. Un grande risultato sta nelle Carte Internazionali dei diritti del Novecento, auspicate da Hannah Arendt come “una nuova legge sulla terra”, un nuovo Sinai che ridesse speranza all’umanità. Nelle Carte dei diritti, e nell’espansione della democrazia, si situa una terra promessa capace di far vivere i popoli del pianeta nel rispetto della dignità dell’uomo. Ma la condizione è che cultura laica e cultura religiosa abbandonino ciascuno i propri “as-

soluti”, che portano inevitabilmente a nuovi esclusivismi, a nuovi disastri». Diritto e religione dovrebbero appartenere a due diversi ambiti. Non le sembra che con discutibili rinvii a presunti principi assoluti come natura e vita da parte della chiesa cattolica romana si ripropongano le classiche tesi in materia di interruzione della gravidanza, di eutanasia, ecc., con la pretesa di imporle a tutti in quanto principi assoluti, mentre sono solo costruzioni culturali di una parte, di una secta? «Oggi c’è il rischio opposto, cioè che la cultura relativista imponga dei nuovi assoluti. Basta guardare all’approdo dell’empirismo odierno, immemore delle sue origini kantiane, per il quale non c’è più etica, perché nell’etica non c’è verità, e quindi ciascuno può poter fare ciò che vuole. Questo è il peggior assoluto che si possa inventare. Per Charles E. Larmore, l’uomo non deve realizzare una vita buona, come dice Aristotele, perché una vita vale l’altra, e Max Charlesworth pone il valore supremo nella volontà del singolo che agisce come sovrano di sé stesso». © Copyright Università Niccolò Cusano

L’evento si rinnova alla Fondazione Mastroianni accompagnato dalla mostra “Geometrie irrilevanti” Venticinque borsisti, 15 docenti provenienti dall’Italia e da Stati dell’Unione Europea, tre giorni di lavori da giovedì 7 settembre a sabato 9 settembre. Questi sono i dati della terza edizione della scuola estiva arpinate, promossa dal professor Enrico Ferri, docente di Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi Islamici all’Unicusano, in collaborazione con l’Università della Magna Graecia e di Cassino. L’iniziativa avrà luogo nella sede della Fondazione Mastroianni. Il tema di quest’edizione è “Diritto e religioni”. L’iniziativa avrà luogo nella sede della Fondazione Mastroianni in Arpino e ha il patrocinio della Città di Arpino e dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain. Si inizierà giovedì prossimo alle ore 11 con ingresso libero. Nella stessa data, alle ore 12, sarà inaugurata un’esposizione fotografica di Marzio Franco, promossa dalla Fondazione Mastroianni, dal titolo “Geometrie irrilevanti”: fotografie capaci di ribaltare il senso di banali oggetti del quotidiano attraverso originali letture prospettiche.


VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

industria

martedì 5 settembre 2017

martedì 5 settembre 2017

università

UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la scelta del master tra obiettivi e tutor L’Università Niccolò Cusano fornisce 11 consigli chiave per individuare il percorso di studi più adatto alle proprie caratteristiche ed esigenze. Con un occhio al futuro

con amici unicusano la scienza fa sistema

La sinergia tra diverse realtà del mondo delle imprese ha lo scopo di sostenere la ricerca e di valorizzare appieno il talento e la professionalità degli studenti Una rete pronta a sostenere la ricerca scientifica, mettendo in gioco aziende “illuminate”, l’università e gli studenti: tutto questo

Una rete di player variegata ma unita per contribuire al cambiamento economico-culturale è Amici Unicusano. Sono tre, quindi, i protagonisti di questo progetto nato proprio all’Università Niccolò Cusano. Le imprese decidono di far parte di questo progetto investendo nella ricerca; l’ateneo dà la possi-

bilità a questi suoi partner di entrare in contatto con gli studenti con stage pre e post laurea, perché l’elemento primario per la crescita di un’impresa è proprio il capitale umano. A tutti gli Amici Unicusano vengono inoltre proposte diverse iniziative per entrare in contatto con molteplici settori economici a livello internazionale, già parte integrante dell’attività dell’ateneo: dimensioni di mercato e imprese da varie parti del mondo, dall’Europa alla Russia passando per il Canada.

FARE RETE. Come diceva-

mo, Amici Unicusano è anche una rete di scambio e di condizione: le imprese che ne fanno parte sono al centro di un grande scambio di idee, per lo sviluppo sinergico di scelte com-

merciali tra realtà imprenditoriali diverse, che hanno così un’opportunità in più a loro disposizione. Fanno parte e faranno parte della rete degli Amici Unicusano aziende piccole, grandi multina-

zionali, aziende familiari, professionisti e grandi realtà imprenditoriali. RICERCA & SVILUPPO. Obiet-

tivo della neonata associazione è quello di rispondere alle nuove sfide dettate dall’economia globale, in cui c’è bisogno di un cambiamento culturale e organizzativo ma anche di disporre di forme di aggregazione flessibili e innovative, in grado di aumentare la competitività. Ricerca e sviluppo sono oggi più che mai elementi

cruciali di differenziazione e distinzione nel mondo del business e, proprio per questo motivo, Amici della Unicusano mette a disposizione delle aziende il supporto di cui hanno bisogno, usufruendo dei risultati derivanti dall’attività sviluppata dai ricercatori. L’iniziativa ha, inoltre, un importante risvolto sociale: grazie alla ricerca si potrà investire nel futuro delle aziende stesse e dei giovani che nei faranno parte e che un giorno si collocheranno nel mondo del lavoro, dando il loro contributo, quindi, a un Paese migliore. © Copyright Università Niccolò Cusano

C’è poco da aggiungere all’importanza della formazione specialistica in questo scenario moderno internazionale dove le aziende non solo non saranno solo quelle italiane ma, più in generale, saranno connesse senza confini e, quindi, in uno stato superiore di concorrenza. Per starci dentro ci vuole la laurea (e ci mancherebbe) ma ci vuole anche e soprattutto un ottimo corso di specializzazione. Ma come scegliere il master giusto? Effettivamente, l’offerta è vasta e si amplia ogni giorno di più ma non sempre e non in tutti i casi la serietà va di

pari passo con i numeri. Per fortuna la mission aziendale di Unicusano è quella di mettere le esigenze degli studenti al centro del mondo e quindi anche l’esigenza di perfezionare al massimo le competenze. Ecco perché offre una serie di percorsi di specializzazione davvero importante. OPPORTUNITÀ. Non è in di-

scussione che un Master si debba seguire ma si discute l’opportunità che sia quello giusto per le opportunità di crescita futura. Prima di addentrarsi nei consigli per non sbagliare formazione post laurea, però, è il caso di sottolineare che si tratta solo di una prima scrematura. Molto altro c’è da mettere in fila e le informazioni su una corretta selezione nell’offerta dei master sono in rete ma anche, più nello specifico, tra le righe degli articoli che con costanza l’Ateneo pubblica online nel blog tematico Trainingschool.unicusano. È possibile anche dialogare con l’Ateneo attraverso l’apposito form informativo. Ecco le cose da sapere per riconoscere i master migliori. • Controllare le precedenti edizioni: è un interessante parametro di valutazione se si considera, ad esempio, che gli enti preposti a farlo (tipo Asfor) accreditano solo master che hanno alle spalle almeno tre anni di at-

tività perché è considerato «un tempo congruo per l’ente formativo a sviluppare le necessarie relazioni con il sistema delle imprese». • Scoprire quale sia il rapporto col tessuto produttivo: perché, al netto degli intenti alti, il fine ultimo è trovare sbocchi concreti di lavoro e avere connessioni con un’associazione di industriali o con un gruppo di imprese che possano facilitare il successivo passaggio al lavoro, come nel caso dell’Università Niccolò Cusano, aiuta non poco in tal senso. • Sondare se è previsto uno stage a fine ciclo: perché è una piccola porta di ingresso facilitata che è giusto provare ad aprire se si imbocca una precisa strada, ancor più se ci sincera che sia una chance non fine a se stessa ma articolata in modo che sia solo un primo step di valutazione delle potenzialità lavorative. • Pretendere che ci sia la selezione degli studenti: perché è una garanzia importante che vuol dire che si verificano le potenzialità del candidato prima di trasferirgli un prezioso know-how. È una dimostrazione di grande serietà, vi-

sto che non tutti i soggetti sono uguali e non tutti hanno le stesse attitudini verso certe materie.

che vero che c’è da diffidare su costi irrisori che non giustificano un’adeguata offerta formativa.

• Verificare che ci sia chiarezza degli obiettivi: perché un corso che ha massima trasparenza sulle finalità, sui contenuti e sulle metodologie di insegnamento adottate è un corso che non fa perdere tempo.

• Prendere informazioni sui dati di placement: perché è un’informazione chiave conoscere l’esatta percentuale di corsisti che dopo il master hanno ottenuto un vero contratto di lavoro. Attenzione, però, perché in Italia c’è il mal costume di includere nel placement anche i corsisti che hanno ottenuto uno stage o una proroga dello stesso.

• Prendere informazioni sui docenti: perché si sta per affidare il futuro a delle persone che dovrebbero essere un corpo docente stabile nel tempo e che dovrebbero, a rigor di logica, includere determinati esperti. • Individuare il costo: perché, se è vero che un prezzo elevato non è di per sé garanzia di qualità, è an-

• Assicurarsi che ci sia la presenza di un tutor: perché il filtro tra studenti e docenti è fondamentale non solo per evitare muri inutili ma anche per supportare psicologicamente gli iscritti durante i possibili e naturali momenti di scoramento durante lo studio.

• Scoprire se esistono borse di studio: non solo perché, ovviamente, si tratta di un bel risparmio per le uscite ma anche perché darebbero la possibilità di dimostrare i meriti fin da questa fase iniziale. • Proiettarsi nel futuro: perché, messe insieme tutte queste importanti informazioni, è necessario capire se si hanno le caratteristiche giuste per seguire un certo ruolo e se è veramente la strada che si vuole percorrere. Questi undici passaggi sono utili ma saranno ancora più utili se rapportati all’offerta precipua della realtà dell’Università Niccolò Cusano e a come questa sia declinata nel mercato del lavoro. © Copyright Università Niccolò Cusano



martedì 5 settembre 2017

sport, disabilità e università

UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

una famiglia incredibile CON LO SPORT NEL CUORE

Luca è un Atleta di Special Olympics divenuto una star nel biellese per i successi ottenuti sulla neve e nella pallavolo unificata: i suoi primi sostenitori sono i genitori e i tre fratelli Il programma di Special Olympics pone in primo piano lo sport come percorso educativo per ogni atleta e per l’intera comunità. Centrale, in tal senso, è il ruolo delle famiglie che attraverso gli eventi e i Giochi hanno compreso che il bene può e deve uscire dalle mura domestiche. I De Pieri sono l’emblema di una famiglia unita che ha sempre creduto nell’attività sportiva e nella partecipazione agli eventi come opportunità di crescita per tutti. Papà Egidio, mamma Lucia, e i figli Luca, Margherita, Stefania e Raffaello: tutti vivono per l’evento sportivo, a cominciare da Luca, il campione della famiglia, diventato famoso in tutto il Biellese per le sue imprese. IN PRIMA FILA. L’ultima in oc-

casione dei più recenti Giochi Nazionali Estivi, nella pallavolo unificata, che si sono tenuti proprio a Biella, la sua città, e hanno visto tutta la famiglia impegnata, in prima linea, come volontari. «Lo seguiamo sempre, cercando di lasciarlo libero il più possibile - spiega mamma Lucia - come in passato quando partiva di casa al mattino con la sua bicicletta e tornava la sera. Lui sa che c’è sempre qualcuno al suo fianco, pronto a rispondere “presente” ogni volta che ne ha bisogno. La vedo così ancora oggi, confrontandomi con altri genitori. Non li consideriamo diversi, sono ragazzi a cui viene offerta una possibilità e che sono in grado di fare più di quanto si possa pensare».

AUTONOMIA. Luca 28 anni, amante dello sport e della vita, si impegna tantissimo in tutto ciò che fa. La sua autostima corre a mille e non c’è terreno fertile per i difetti: «Non ne ho” dice, con un

alleno tanto, pratico diverse discipline e in occasione degli ultimi Giochi Nazionali Estivi ho giocato a pallavolo».

sorriso complice che stenderebbe chiunque. In effetti non ci sono pensieri negativi che tengano quando hai una famiglia “speciale” al tuo fianco, pronta a supportare sempre il suo campione e a dare una lezione di pura, ed emozionante, normalità. «Per lui lo sport – afferma il papà Egidio - è stata un’ottima chance perché, una volta finita la scuola, per i ragazzi con disabilità intellettive le opportunità sono decisamente scarse. Queste iniziative, invece, gli permettono di occupare in maniera significativa il tempo a disposizione, di vivere in modo pieno. Luca non ha un momento libero durante le sue giornate.

DALLA NEVE AL TEATRO. Il suo ul-

timo amore, sportivo, è la tavola da snowboard, che gli permette di scivolare sulla neve con naturalezza e senza paura. In montagna ci va spesso per le gare, insieme ai tecnici e ai compagni di squadra; un’opportunità per crearsi tante nuove amicizie che coltiva nel tempo, in particolare con i volontari, con cui si sente spesso. Frequenta laboratori occupazionali in cui svolge attività di vario genere e crea prodotti artigianali. Ma c’è anche la passione per il teatro e per la poesia, Luca, infatti, adora Pablo Neruda e dedica strofe d’amore alla sua fidanzata e di grande affetto per la sorella Margherita. L’AMICIZIA. Anche perché

Luca De Pieri in pista e sul parquet. Tra le sue passioni ci sono anche il teatro e Neruda

Non ama annoiarsi e, nelle poche ore che trascorre a casa, collabora alle faccende domestiche, senza tirarsi mai indietro e senza l’assillo dei genitori: quando è necessario cucina un piatto di pasta, organizza la raccolta differenziata dei rifiuti,

sistema la camera da letto e, da buon “smanettone” di computer, si diletta nell’affrontare problemi tecnologici di vario tipo. “Ho sempre sostenuto che la famiglia sia in grado di gestire determinate situazioni - sottolinea Egidio - nel nostro caso lo han-

no fatto Margherita e Raffaello. Per loro era normalissimo aiutare Luca ed era altrettanto normale “dargli una scossa». INCLUSIONE. Pallavolo, snowboard, basket e nuoto: Luca De Pieri, che fa parte del Team Spe-

cial Olympics “Asad Biella”, ha lo sport nel sangue. Ma la sua vita è molto di più: «Ho una ragazza, sono fidanzato dal 2011 - afferma orgoglioso - ci siamo conosciuti in Valle d’Aosta. Lei vive ad Abbiategrasso e la lontananza non è un problema, ci sentiamo su Skype quasi tutti i giorni e la vedo spesso a Milano». L’importanza dello sport per Luca è evidente: «Per me vita, tutti lo possono fare per migliorarsi racconta in prima persona - Mi

il suo cuore è aperto all’amicizia e alla difesa di valori positivi: «Mi è capitato di vedere un mio amico minacciato da un bullo che lo voleva picchiare - afferma - ho detto a quella persona che avrebbe dovuto prendersela con me perché io l’avrei difeso. Ho cercato di aiutarlo perché il bullismo è una cosa brutta che non deve mai accadere». La sorella Margherita è riuscita a trascinare ai Giochi amici e conoscenti: «Il bello – spiega - è che in quel contesto c’è una rivalutazione della persona. Sono sensazioni splendide che, purtroppo, qualche familiare fatica ancora a comprendere». «Lasciare più libertà ai ragazzi - concludono i genitori - non vuol dire eliminare ogni tipo di regola o perdere l’affetto e il rispetto dei figli. © Copyright Università Niccolò Cusano

università

Alla Cusano c’è un test d’orientamento per scoprire il corso di laurea adatto Settembre, tempo d’accademia. Ma come scegliere la facoltà giusta e assicurarsi un percorso universitario godevole e brillante? Uno degli aspetti principali da considerare è la spendibilità del titolo universitario sul mercato del lavoro. I dati del XIX Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati mostrano non solo come la laurea continui a rappresentare un investimento contro la disoccupazione, soprattutto nel lungo periodo, ma anche come alcuni studi universitari possano risultare più utili di altri per trovare lavoro. Dal Rapporto - che ha coinvolto oltre 75 mila laureati magistrali biennali del 2011 a cinque anni dal conseguimento del titolo - emerge

infatti che i laureati delle professioni sanitarie e dei gruppi ingegneria mostrano le migliori un tasso di occupazione superiore al 90 per cento. A seguire, quelli dei gruppi economico-statistico (89%) e scientifico (88%). Il tasso di disoccupazione invece, a cinque anni dalla laurea, rimane su valori più elevati tra i laureati dei gruppi letterario (15%), giuridico e geo-biologico (14%, per entrambi). SALARI. Per quanto riguarda le

retribuzioni invece, sono ancora i laureati di ingegneria e delle professioni sanitarie che possono contare sulle più alte: rispettivamente 1.717 e 1.509 euro. Retribuzioni superiori alla media anche

per i colleghi dei gruppi economico-statistico, chimico e scientifico (superiore ai 1.500 euro). ORIENTAMENTO. Coloro che sono

ancora indecisi sul corso di laurea da seguire possono ricorrere all’UniTest, il Social Test Orientamento dell’Università Niccolò Cusano che aiuta i ragazzi a individuare la facoltà in linea con le proprie inclinazioni e aspirazioni. Si tratta di uno strumento semplice ma efficace - disponibile gratuitamente all’indirizzo www.unitest.unicusano.it - capace di fornire un profilo di studi quanto più possibile in linea con la personalità e le attitudini di chi risponde al questionario. © Copyright Università Niccolò Cusano


X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano e il calcio

martedì 5 settembre 2017

Lo spettacolo dei tifosi dell’Unicusano Ternana sugli spalti dello stadio Libero Liberati foto stefano principi

mezzo secolo di storia nel fortino rossoverde Inaugurato nel 1969, lo stadio Libero Liberati ospita le gare interne dell’Unicusano Ternana L’impianto è dedicato al grande motociclista campione del mondo nella classe 500 nel 1957 Per i tifosi rossoverdi è ormai come una seconda casa, ma forse non tutti conoscono la storia dell’impianto che ospita attualmente le gare della formazione rossoverde. È stato costruito nel 1969, anche se il Comune di Terni e l’ingegner Leopoldo Barruchello (il progettista) lo avevano concepito intorno al 1961. L’amministrazione di allora decise di collocarlo in loca-

lità San Martino, in quella che allora era una periferia verde della città. Il piano regolatore, che era stato appena approvato, destinava all’impianto un’area di circa 10 ettari. Nel 1962, il sindaco commissionò il progetto all’ingegner Barruchello, quindi nel 1969 furono completati i lavori per la costruzione e lo stadio venne aperto e inaugurato con un’emozionante ami-

chevole tra la Ternana e i brasiliani del Palmeiras.

foto stefano principi

LA DEDICA. All’impianto fu dato

il nome di Libero Liberati, lo sportivo più famoso della città di Terni. Motociclista, campione del mondo della classe 500 nel 1957, morì tragicamente nel 1962 a causa di un incidente stradale in allenamento a Cervara.

IL TEATRO DELLA A. In appe-

na due stagioni, proprio sul manto erboso del nuovo stadio, tra i più belli e curati d’Italia, le Fere conquistarono la serie A nel 1971-72 con Corrado Viciani alla guida. Il Liberati poteva contenere quasi 40 mila spettatori e spesso era pieno in ogni ordine di posto, tanto da diventare quasi un catino ribollente di

passione e tifo sfrenato. Quella Ternana non andò fortissimo nella massima serie : il divario con le altre società era troppo netto e i rossoverdi retrocedettero al termine della stagione. Ma in quella successive fu immediatamente promozione, con Riccomini in panchina. L’AMPLIAMENTO. L’impianto

fu ampliato con la costruzione nel 1974 della curva San Martino. Grazie ai recenti lavori di riqualificazione, Il Liberati ha una capienza a circa 21 mila posti, tutti a sedere secondo le vigenti normative di settore, ottenendo quindi l’omologazione dalla Lega nazionale professionisti di serie A e B. © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 5 settembre 2017

la cusano e il calcio

UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

stefano principi

Al centro, Fabrizio Durante con Stefano Furlan (a sinistra) e Sandro Pochesci (a destra) nel corso di una seduta d’allenamento dell’Unicusano Ternana stefano principi

gli avversari delle fere sotto la lente di durante

Nello staff rossoverde, il tecnico Pochesci si affida a lui per studiare le contromisure tattiche: «Non ho mai visto un gruppo così unito, Terni è una città meravigliosa che vive di calcio» Il campionato è appena iniziato. Altre battaglie sportive attendono le Fere. Tra i collaboratori tecnici di Sandro Pochesci alla Unicusano Ternana c’è Fabrizio Durante, 45 anni, professionista con alle spalle anni di valida esperienza come allenatore, tra le altre, di Ternana Primavera, Almas Roma e Allievi Nazionali del Grosseto. Ma non è tutto: Durante è stato anche calciatore di ottimo livello, militando anche nella formazione primavera della Roma, negli anni in cui il “barone” Nils Liedholm allenava la prima squadra. Mister Durante, per lei tanti anni di esperienza come allenatore e calciatore: quali insegnamenti pensa di poter trasmettere ai calciatori dell’Unicusano Ternana? «È la terza volta che torno a Terni per lavorare con questa storica società. Penso dunque di poter trasmettere la mia esperienza, la mia conoscenza dell’ambiente. Insegnerò ai ragazzi a non commettere errori e farò capire loro che Terni è una città meravigliosa, esigente, che sa e vive di calcio». C’è qualcuno al quale deve dire grazie? «Innanzitutto, al presidente e ai dirigenti. Stanno facendo grandi cose per la

città. Ma mi consenta una dedica speciale anche per mister Pochesci: con lui, la Ternana è in ottime mani. Non ho mai visto un allenatore con un intuito così sviluppato. Lui si merita questa bella vetrina della serie B, anzi, direi che per le tante qualità che ha, c’è arrivato anche troppo tardi». Che rapporto ha con Sandro Pochesci? «La sa una cosa? Mi viene quasi da ridere, perché il rapporto che ho con Sandro l’ho costruito sui campi di calcio, affrontandolo tante volte da avversario. È un uomo vero. E ne ho sempre apprezzato il credo e la filosofia». Immagino che ci sia anche dell’altro: il vostro rapporto sembra davvero molto saldo. «E infatti è proprio così. Di lui apprezzo molto la schiettezza, in un mondo come quello del calcio nel quale la falsità regna spesso sovrana. La schiettezza del mister non si mani-

stefano principi

festa solo verso i calciatori, ma anche verso tutto lo staff. Le cose è meglio dirsele in faccia: solo così si andrà sempre d’accordo». Ci sono altri aspetti che lei cura in modo particolare durante la settimana? «Sì, io mi occupo di valutare le caratteristiche della squadra avversaria, so-

prattutto dal punto di vista tattico. Mi soffermo spesso a parlare con i nostri calciatori delle caratteristiche tecniche degli avversari che andiamo ad affrontare, mettendoli in guardia e suggerendo loro le giuste contromisure per fermarli». Mister, quale pensa che sia il miglior pregio di

questa Unicusano Ternana? «Guardi, qui da noi c’è tanta armonia. Non ho mai visto un gruppo così unito. Non sappiamo cosa sia l’invidia. Abbiamo uno staff tecnico e dei preparatori atletici che collaborano in modo splendido. E i calciatori mi hanno stupito: ci seguono in modo ottimale. Quando diamo dei

consigli, spesso cambiano le loro opinioni. E, mi creda, non è mai facile far cambiare idea a un calciatore. Ma lo facciamo per il loro bene, per consentirgli così di migliorarsi». Durante, dopo un mese e mezzo di lavoro, che sensazioni ha? Dove può arrivare l’Unicusano Ternana?

«Possiamo arrivare in alto. Il che, ovviamente, non significa dire che vinceremo il campionato. Ma ci toglieremo senza dubbio le nostre soddisfazioni. In campo vedremo sempre una squadra vera. Se continueremo a lottare su ogni pallone come abbiamo fatto fino ad ora, faremo davvero una bella stagione». © Copyright Università Niccolò Cusano



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