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giovedì 25 maggio 2017
UNICUSANO FONDI calcio
la squadra della ricerca scientifica italiana INFORMAZIONE A CURA DI SPORT NETWORK
Fondazione Niccolò Cusano informa: le novità dal mondo della scienza medica inquinamento
DIABETE
Fra i tanti effetti negativi dell’inquinamento atmosferico, potrebbe esserci anche quello di farci dormire male. Lo sostiene una ricerca dell’Università di Washington e citata dal britannico Guardian.
DNA
Un team di ricercatori del Campus Bio-Medico di Roma hanno scoperto molecola (l’anticorpo oxPTM-INS-Ab) presente in quasi tutti i bambini destinati ad ammalarsi negli anni di diabete giovanile.
Il meccanismo che ha permesso la stabilizzazione del cromosoma 2 nell’evoluzione dell’essere umano, potrebbe essere alla base dell’insorgenza di alcune patologie, come la sindrome di Down familiare e alcuni tumori ematologici.
un club italiano al 100%
Il patron degli universitari Bandecchi rinnova l’impegno per la costruzione di una società competitiva e che non ricorrerà a giocatori stranieri: «è il modo per creare appartenenza» «L’Università Niccolò Cusano realizza la squadra per continuare il progetto già in moto verso la serie B. Questo è l’obiettivo, qualunque sia il girone in cui saremo inseriti». Con queste parole il patron dell’UnicusanoFondi, Stefano Bandecchi, rinnova il suo impegno nella costruzione di un club solido, dalle grandi ambizioni ma soprattutto italiano al 100 per cento: «Il progetto è e rimane del tutto italiano sia per quanto riguarda la proprietà che per i calciatori, per rifondare una mentalità nel mondo del calcio. Una mentalità italica. A mio avviso mantenere una squadra italiana è semplicemente una scelta oggettiva, parlando di sport e di calcio, perché siamo diventati troppo esterofili. Quando
«Sogno un modello simile a quello dell’Athletic Bilbao basato sulla territorialità» «La squadra andrà in ritiro a Norcia vicino alle popolazioni colpite dal sisma» oggi guardo le squadre di calcio in Italia, le trovo con proprietà non più italiane, quindi anche con una mentalità gestionale che niente ha a che vedere con la mentalità familiare italiana che ci ha portato a essere una potenza industriale. Molti l’hanno rinnegata ma io credo che sia una componente fondamentale di sviluppo. La mentalità italiana poi è fatta dagli italiani e se io ho creato una squadra di calciatori provenienti da ogni parte del mondo ho creato, magari, una squadra prestigiosa e internazionale ma, da italiano, non capisco come si possa tifare per quella squadra». RAPPRESENTANZA. «Faccio un
esempio – prosegue Bandecchi - Se alla finale olimpica dei 100 metri insieme a Bolt e agli altri campioni ci fosse un italiano, mi verrebbe naturale fare il tifo per l’azzurro, perché mi sento italiano. E se la nostra nazionale schierasse Bolt semplicemente perché gli mette addosso una ma-
L’UnicusanoFondi ha chiuso la stagione con la partecipazione ai play off. Sotto, Stefano Bandecchi, patron della società di calcio dell’Università Niccolo Cusano
glia italiana, che cosa potrei condividere io del suo successo pur pensando che sia un ragazzo intelligente e simpaticissimo? Non può rappresentare me o l’Italia. Ne riconosco lo spettacolo atletico e le capacità, lo invidio sportivamente ma spero che nasca presto un nuovo Mennea. Certo che però, se le società italiane o la nazionale facessero correre tutti i Bolt del mondo, un nuovo Mennea non nascerà mai».
tativo della nostra più bella mentalità. Si tratta esclusivamente di una questione sportiva, non si tratta di colore della pelle o altro: se parliamo di sport io voglio giocare la mia partita con gli italiani. È come se giocassimo una partita tra Pisa e Livorno: è un confronto tra chi abita in provincia di Pisa e chi in provincia di Livorno. Non c’entrano nulla gli inglesi, i francesi, i turchi, gli americani o altri.
APPARTENENZA. «È con que-
«L’Università è entrata tra i pro centrando subito i play off: ora l’obiettivo è la B»
sta semplice e logica mentalità di appartenenza, prima alla nazione che alla maglia, che cercheremo di andare in serie B e poi un giorno in serie A – rilancia il patron del club dell’Università Niccolò Cusano - battendo queste squadre che giocano contro di noi che io ritengo spesso “straniere”, o per proprietà o composizione. Mi scuseranno tutti per questo mio alto senso di patriottismo, e lo dico anche a tutti quegli imprenditori che mettono le bandierine italiane sui loro prodotti e che poi nella loro squadra di calcio cercano la vittoria attraverso calciatori che di italiano non hanno mai visto nulla e italiani non sono. Tradiscono quel principio fondamentale che è “comprate il mio prodotto perché è italiano” ma poi daranno i loro soldi a calciatori che di italiano non hanno nulla. Loro i nuovi Mennea, Bettega o Totti non li cresceranno mai». RINNOVI. «Per fare questo co-
minciamo con un contratto di cinque anni al nostro direttore sportivo, Luca Evangelisti, e al nostro allenatore Sandro Pochesci – annuncia ufficialmente Bandecchi - a dimostrazione, come già fat-
to anche con i contratti biennali sottoscritti da quasi tutti i nostri calciatori, che è nostra intenzione creare una famiglia-azienda non imbattibile ma invincibile, con un altissimo spirito italico, rappresen-
È una partita tra due province, e lo dico con simpatia visto che mio padre era di Pisa, e gli ho sempre voluto molto bene». L’AIUTO A NORCIA. «Sono lie-
La sede dell’Università Niccolò Cusano, in via Don Carlo Gnocchi 3 a Roma
to di annunciare che abbiamo già stabilito anche il programma del ritiro estivo e andremo a Norcia. Siamo la prima squadra di professionisti ad aver prenotato lì – rivela il patron rossoblù - Bisogna fare qualcosa di concreto per aiutare la popolazione di quel territorio a risollevarsi, le chiacchere stanno a zero. Tutto quello che diciamo noi proviamo a farlo: non è detto che arriveremo in serie B ma sputeremo sangue per farlo». OLTRE IL CALCIO. «D’altronde per noi il calcio è qualcosa di più, è qualcosa che va oltre – prosegue Stefano Bandecchi - Con una squadra universitaria siamo entrati per la prima volta tra i professionisti e al primo anno siamo andati ai play off. Siamo stati battuti solo dal regolamento, visto che siamo andati a giocare su un campo che non dovrebbe essere omologato per la Lega Pro perché più piccolo e più stretto e che dunque permette un gioco diverso. Lo stesso Livorno si è lamentato per la condizione di questo campo, omologato in deroga, qualcosa che francamente non capisco. Dieci squadre in Lega Pro stanno fallendo, 12 non hanno pagato gli stipendi. Qui c’è il rischio che qualcuno, che non ha pagato quanto dovuto, riesca ad arrivare in serie B e poi con i soldi dei diritti televisivi saldi i debiti. Non gli importa nulla poi dei punti di penalizzazione. Se io faccio una squadra con tutti i calciatori più forti e poi non
li pago, che senso ha? Vendiamo le squadre agli stranieri e poi non paghiamo gli stipendi. Mi viene il dubbio che le squadre vengano vendute per poter scappare con i soldi senza essere più rintracciati». LA SITUAZIONE ITALIANA. «Il
calcio italiano tratta i giocatori come una massa di schiavi, come delle bestie – conclude il patron dell’UnicusanoFondi - Non hanno un futuro, non hanno un domani, vengono pagati quan-
do sono fortunati e questo fa nascere una mentalità mercenaria. Tra i nostri professionisti ci sono tanti giocatori stranieri ma i nostri vengono chiamati “campionati degli italiani”. Di cosa parliamo? Dal momento che ognuno è libero di decidere come vuole, io scelgo di disputare il campionato solo con giocatori italiani. Non ci siamo inventati nulla comunque, penso alla Spal o all’Atletico Bilbao, che ha solo giocatori baschi. Fosse per me la squadra dovrebbe essere composta solo da giocatori della provincia o della regione di appartenenza; con uno spirito comune è più facile vincere. Per questo curiamo con grande attenzione il nostro vivaio e quest’anno entreranno in squadra tre giocatori provenienti dal nostro programma per i giovani. Se potessi farei una squadra solo di giocatori del Lazio, è quello che ci rappresenta. Altrimenti perché il tifo dovrebbe amare una maglia? Prima o poi se ne accorgeranno anche i tifosi che stanno tifando per il niente. Ero interista ma oggi non ha più nulla che rappresenti l’Italia e quindi non vedo perché dovrei fare il tifo per i nerazzurri. Se devo tifare per una squadra straniera allora preferisco il Barcellona, almeno sono allegri».