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UNICUSANO

giovedì 2 novembre 2017

TERNANA la squadra della ricerca scientifica italiana

Informazione a cura di Sport Network

Ferruccio Mariani, tecnico della Primavera dell’Unicusano Ternana, delinea degli obiettivi del settore: «Crescita personale e valorizzazione del vivaio»

la linea (rosso) verde punta forte sui giovani Per il mister un ruolo delicato: «Bisogna spiegare ai ragazzi che dal divertimento può nascere una professione. Ma al primo posto ci sono impegno e sacrificio»

Dopo un inizio difficile, la Primavera dell’Unicusano Ternana ha finalmente cominciato a raccogliere buoni risultati in campo. E – assicura il tecnico Ferruccio Mariani - anche nella crescita dei ragazzi, che è poi l’obiettivo principale posto dalla società rossoverde per i settori giovanili. Valorizzare dunque i vivai, che possono rappresentare un ottimo tornaconto per il club. Mariani, tecnico di lungo corso, è la persona adatta per questa missione: conosce bene la filosofia Unicusano (ha allenato a Fondi, vincendo playoff e Coppa Italia di D) e ha un curriculum molto ampio, che lo ha visto anche nei panni di vice di un grande come Gigi Simoni. Ai microfoni di Sport Academy, la trasmissione di politica sportiva di Radio Cusano Campus, ha

spiegato il suo ruolo attuale e si è abbandonato ai ricordi di quando giocava nel Pisa, nei tempi in cui al timone della squadra toscana c’era un presidente leggendario come Romeo Anconetani. Mariani, il suo è un ruolo delicato perché chi allena i giovani deve confrontarsi con i loro sogni a occhi

aperti e le aspettative loro e delle famiglie. «Bisogna essere bravi a far capire che dal divertimento può nascere un lavoro. Ma ci vuole comunque un grande impegno e si devono fare tanti sacrifici. Lo dico sempre ai miei ragazzi: siete a un passo dal professionismo, l’importante è provarci con tutti voi stessi senza avere rim-

pianti. Dico loro di pensare alla propria famiglia, ai sacrifici che vengono fatti. Ai giovani va insegnato che si tratta di un episodio della vita, perché dopo i 35 anni ne inizia una nuova. Devo dire che il settore giovanile è divertente: è la mia prima esperienza in questo senso e voglio ringraziare il Patron Bandecchi e la società per questa opportunità. Il mio compito è trasferire ai ragazzi cosa pensa questo club: devono capire in che contesto si trovano e diventare responsabili». La società punta molto sui giovani. «Certo, servono investimenti e la proprietà è propensa a farli. Perché se i giovani crescono e passano in prima squadra diventa un indotto importante per tutti».

Ferruccio Mariani

Anche lei ha debuttato in B da giovane, a 19 anni. Vestiva la maglia del Pisa di Anconetani che nel 1982 conquistava la serie A. Come era il presidente? «Lui per me è il calcio. Senza avere soldi, è riuscito a guidare una società come il Pisa con la sua professionalità e la sua grande organizzazione. Mi ha insegnato tutto, su di lui potrei scrive-

Cristiano Pavarin e suo figlio Pietro, in viaggio da Rovigo a Terni per incontrare Pochesci e i giocatori: «Mai vista tanta disponibilità»

re un libro. Tutti ricordano le sue scaramanzie, non solo quella del cappotto: quando cominciava una partita incrociava le dita fino a quando il Pisa non segnava un gol. Con lui ho vinto la B e la Mitropa Cup. Era molto severo e si faceva detestare dai giocatori per ottenerne il massimo rispetto. Ci controllava sia a casa che fuori. È arrivato a minacciarci di multe se indossavamo i jeans, perché non tenevano le gambe calde. Ma era il massimo in termini di capacità organizzativa. Devo dire che rivedo molto di lui nel Patron dell’Unicusano Ternana: anche Bandecchi è appassionato e ambizioso. E solo l’ambizione ti fa

raggiungere i traguardi. È qualcosa che ripeto sempre ai miei ragazzi». Sempre guardando al passato, è stato anche vice di Gigi Simoni, in avventure come il Cska, l’Ancona e il Napoli. Che persona è Simoni? «Sono stato tre anni con lui in panchina. Sebbene appaia molto silenzioso, Simoni è un grande gestore del gruppo, dotato di personalità. È molto rigido, ma sa creare unità e le sue squadre remano tutte nella stessa direzione. Mi ha sicuramente insegnato tanto nella gestione dei ragazzi e a imparare a capire le caratteristiche di ognuno e sfruttarle».

Fondazione Niccolò Cusano racconta tutti i passi in avanti della ricerca SENO

MOVIMENTO

I centri di senologia, le cosiddette Breast Unit, in molti casi possono salvare la vita: la cura del tumore del seno in queste unità specializzate riduce infatti la mortalità del 18%, In Italia, solo 123 Unit presentano volumi di attività superiori a 150 interventi annui.

L’attività fisica molto intensa induce il rilascio da parte dell’organismo di una molecola ‘’anticancro’’ chiamata SPARC, che potrebbe aiutare a prevenire il cancro del colon. Lo rivela uno studio condotto presso l’università Ritsumeikan a Kusatsu.

RIPOSO

CANCRO

Non l’antibiotico, ma casa e riposo: è questa la ‘ricetta’ che i medici dovrebbero scrivere a molti pazienti. Circa un quinto delle prescrizioni di questi farmaci non sono infatti necessarie. Lo dicono gli esperti di Public Health England (Phe).

Il tumore all’ovaio è una malattia femminile insidiosa: l’80% delle diagnosi avviene infatti in fase avanzata e va garantito un adeguato percorso diagnostico e terapeutico. Otto donne su dieci colpite ricevono dunque la diagnosi molto tardi.

il calcio “sincero” dell’unicusano ternana Cristiano Pavarin e suo figlio Pietro, di otto anni, vivono a Rovigo. Cristiano ha trasmesso al piccolo la passione per il calcio, anzi, più precisamente, per i colori rossoverdi dell’Unicusano Ternana. Padre e figlio seguono tutte le partite della squadra (quando riescono anche dal vivo, come accadrà nella gara contro il Cittadella) e sabato scorso hanno potuto incontrare di persona mister Pochesci e i suoi ragazzi. È proprio Cristiano a raccontarci come: «Ci eravamo organizzati per assistere al match col Carpi, che poi è stato spostato. Eravamo comunque a Terni e siamo andati al Liberati, dove si stava allenando la squadra». Quella rossoverde è una vera missione per Cristiano: la mamma è originaria di Terni e, avendo trascorso tutte le estati in Umbria, è diventato tifoso per le Fere in tenera età («mio zio Aleandro mi portava a vedere le partite»). Dunque, la scelta di portare Pietro dove lui si emozionava da bambino è più che normale. «Stavamo parlando con gli addetti alla sicurezza dello stadio, che sono gentilissimi – prosegue Cristiano – quan-

Varone e Tremolada in una... foto di gruppo

Sandro Pochesci con il piccolo Pietro e Cristiano Pavarin

do si è avvicinato Pochesci, incuriosito dal nostro accento veneto. Sono rimasto di stucco: ci ha salutato, ha preso Pietro in braccio e ci ha detto di entrare. Una cosa così non mi era mai accaduta: non capita quasi mai di vedere così tanta cortesia e disponibilità». Il tecnico rossoverde ha portato i due tifosi speciali tra i ragazzi, dove hanno potuto scattare foto e parlare con tutti: «Pietro ha iniziato a scherzare, redarguendo anche qualche giocatore perché non seguiva

alla lettera le indicazioni del mister. È stato un momento tanto inatteso quanto emozionante, per Pietro e per me» continua Cristiano. Ciò che lo ha colpito è l’estrema tranquillità e sincerità che ha potuto respirare nel gruppo ternano: «Sono davvero momenti unici, il gruppo ci è parso molto affiatato. Da tifoso posso solo dire a tutti di continuare così, con questo atteggiamento propositivo in campo e con questa umanità e disponibilità fuori: sono merce rara».


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