ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE
Daniele Mancini
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ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE TESI DI RIGENERAZIONE URBANA
Daniele Mancini
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Daniele Mancini
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ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE TESI DI RIGENERAZIONE URBANA
Daniele Mancini
ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE Progetti di Rigenerazione Urbana a cura di Daniele Mancini*
* Daniele Mancini (Roma, 1974), architetto, è Ph.D. in Teorie dell’Architettura presso la Facoltà di Architettura di Roma La sapienza dove ha svolto attività di insegnamento e di ricerca. Ha lavorato in Olanda e in Francia prima di aprire il suo studio a Roma. All’attività professionale affianca l’attività di ricerca praticando la commistione di diverse discipline creative tramite interventi effimeri, microtrasformazioni ed esperimenti di appropriazione urbana. Scrive libri, insegna in Italia e all’estero e documenta la sua attività sul blog: https://postcardfromutopia.unpacked.it/
Selezione dei progetti del Laboratorio di Tesi “Abitare Solidale e Sostenibile” Laurea Magistrale A.I.A. Architettura degli Interni e Allestimenti Corso di Laurea Specialistica in Progettazione, Scenografie, Allestimenti e Architetture di Interno Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli Studi di Roma La Sapienza Anno Accademico 2012-2014 Relatore delle Tesi: PhD, Arch. Daniele Mancini Tutor Arch. Irene Rinaldi Testi di: PhD, Arch. Daniele Mancini Impaginato e Grafica: Daniele Mancini (UNPACKED) Copertina Immagine dalla tesi di Stella Passerini Fonts Caecilia, PF Din Text Pro Prima edizione: Dicembre 2020 Copyright © 2020 Daniele Mancini per i testi Gli autori dei rispettivi progetti di tesi http://www.unpacked.it d.mancini@unpacked.it Stampa: Lulu.com New York www.lulu.com ISBN 978-1-716-28343-7
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SUPPORTIVE AND SUSTAINABLE LIVING Urban regeneration thesis projects Curated by Ph. D. Arch. Daniele Mancini
Abstract This publication presents the results of a thesis laboratory that I conducted at the “Ludovico Quaroni” School of Architecture in Roma La Sapienza, entitled “Supportive and sustainable living”. The premises of the projects collected here lie in the reflections matured in a previous research context, namely the Laboratory of Architectural and Urban Design IV which I held at the same Faculty during the 2010/11 winter semester, and whose results have already been recorded in a previous publication entitled I ♥ PdZ. I Love Zone Plans. Microeconomies in search of cities. The thesis laboratory represented the natural opportunity for further study. The general objective of the thesis laboratory concerned the preparation of design hypotheses and strategies for sustainable urban regeneration in the degraded or unfinished PEEPs (Low Cost Development Plans) of the Roman suburbs. Projects capable of prefiguring an innovative urban and architectural imaginary, that is, more in line with the cultural and social identities of the neighborhood communities that currently inhabit them.
Keywords Architecture, Community, Participation, Solidarity, Urban Regeneration, Social Ecology, Outskirt 5
INDICE
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Abitare solidale e sostenibile Temi della rigenerazione urbana Presentazione dei progetti di tesi La finestra sul cortile Progetto di Residenze Universitarie a Laurentino 38 Tesi di Flavia Verre Lontano dagli occhi lontano dal cuore della città Allestimento per un festival della letteratura di Roma a Laurentino 38 Tesi di Benedetto Turcano Mind the Gap Passerella pedonale e Playground a Laurentino38 Tesi di Margherita Cardoso Arcipelago Tor Bella Monaca Servizi collettivi per la rigenerazione urbana Tesi di Dario Loscialpo Biocity Riqualificazione degli edifici di abitazione a corte e delle aree limitrofe a Tiburtino III Tesi di Donatella Pavia Rituals Riqualificazione urbana dell’area del mercato di Via Sannio a Roma. Tesi di Stella Passerini Questa casa non è un albergo! Residenze per studenti come matrice rigenerativa per il Villaggio Matteotti a Terni Tesi di Giacomo Bevanati
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Elaborati di Progetto Bibliografia
ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE
Le implicazioni ecologiche di questi sistemi [di comando/ obbedienza] sono ancora più rilevanti nelle loro determinazioni economiche in quanto comportano la distruzione dei valori ecologici quali la complementarità, il mutuo appoggio, il senso del limite un profondo sentimento comunitario è una concezione organica affondata su unità nella diversità questi valori e le istituzioni in cui si sono incarnati sono stati rimpiazzati dalla competizione dall’egoismo dalla crescita illimitata dalla anomia e da una razionalità puramente strumentale vale a dire dalla convinzione che la ragione non è altro che uno strumento un’abilità in grado di adeguare i mezzi e fini e non un carattere inerente a una realtà ordinata e comprensibile [1. Bookchin, 1989/2016]
Fotomontaggio di fotogrammi da film Le Mepris (1963) di Jean-Luc Godard. Casa Malaparte (19381943) di Adalberto Libera per Curzio Malaparte (Kurt Sucker), Punta Masullo, Capri Fotomontaggio di Daniele Mancini 8
Questa pubblicazione presenta i risultati di un laboratorio di tesi dal titolo Abitare Solidale e Sostenibile che ho condotto presso la Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” di Roma La Sapienza. Le premesse dei progetti qui raccolti risiedono nelle riflessioni maturate in un precedente contesto di ricerca, cioè il Laboratorio di Progettazione Architettonica ed Urbana IV che ho tenuto presso la stessa Facoltà durante il semestre invernale 2010/11, e i cui esiti sono già stati registrati in una precedente pubblicazione dal titolo I ♥ PdZ. I Love Piani di Zona. Microeconomie in cerca di città [3]. Il Laboratorio di Tesi ne ha rappresentato la naturale occasione di approfondimento. L’obiettivo generale del laboratorio di tesi ha riguardato la predisposizione di ipotesi progettuali e strategie di rigenerazione urbana sostenibile nei PEEP degradati o incompiuti della periferia romana. Progetti in grado di prefigurare un immaginario urbano e architettonico innovativo, cioè più conforme alle identità culturali e sociali delle comunità di quartiere che li abitano attualmente. Le comunità di quartiere vanno alla ricerca di una città “discreta” e non monolitica, fatta di spazi pubblici che permettano la socialità, servizi comuni per un abitare condiviso, laboratori creativi, playground, giardini, piazze, spazi dove possano accadere insomma eventi diffusi e dove potersi autodeterminare. Le comunità di quartiere intendono condividere le scelte dei piani sociali e urbanistici predisposti dalle istituzioni di prossimità e voglio partecipare alla loro attuazione poiché ogni strategia di “rammendo” della periferia, in qualsiasi modo essa avvenga, può rappresentare una occasione per innescare processi microeconomici che vadano oltre la mera sussistenza individuale. 9
Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. Nel centro storico abita solo il 10 per cento della popolazione urbana, il resto sta in questi quartieri che sfumano verso la campagna. Qui si trova l’energia. [2. Piano, 2014]
Stalker (Сталкер),1979 diretto da Andrej Tarkovskij What was it? A meteorite? A visit of inhabitants of the cosmic abyss? One way or another, our small country has seen the birth of a miracle - the Zone. We immediately sent troops there. They haven’t come back. Then we surrounded the Zone with police cordons… Perhaps, that was the right thing to do. Though, I don’t know… 10
Si pensi per esempio alla riconversione dei mercati rionali da mercati di merci a mercati di idee, ad agorà che possono ospitare attività molteplici di baratto e di scambio sociale, oppure la creazione di presidi civici presso le scuole con protocolli di intesa che mettono in contatto istituzioni sanitarie e terzo settore. Ma si considerino anche attività di diffusione di pratiche culturali collettive come orchestre, festival di cinema, letture pubbliche, eventi performativi negli spazi interstiziali delle città, promosse per esempio dalle biblioteche di quartiere e dai Municipi. La città che viene prefigurata dei progetti di tesi non è più dunque la “città alfabeto” [4], cioè la città delle macro composizioni astrattamente disegnate sul territorio dei PEEP nell’epoca dello “sviluppo improprio e speculativo”, ma una città “debole e diffusa”, una costellazione di “common ground” a supporto del dialogo, della socialità, della partecipazione, di processi di condivisione, di microeconomie di prossimità, di solidarietà. Lo sfondo culturale dentro il quale si sono mosse le riflessioni dei progetti di tesi è rappresentato da alcuni nuclei tematici chiave ricorrenti che interpretano una idea di “Ecologia Urbana”. Il pensiero ecologico è un pensiero sistemico e interdisciplinare che tende a mettere in evidenza la fitta rete di dipendenze e connessioni tra fenomeni in continuo mutamento. Un pensiero fluttuante che cerca di catturare, in una rappresentazione istantanea, gli equilibri dinamici dell’ecosistema. Questi temi vengono esposti sinteticamente in una narrazione testuale come fosse una “antologia portatile” minima. Queste tracce intendono indicare sinteticamente e parzialmente le genealogie delle strategie di Rigenerazione Urbana che hanno una forte connotazione sociale ed ecologica, dalle quali hanno preso le mosse i progetti di tesi.
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TEMI DELLA RIGENERAZIONE URBANA
Veduta di Palermo, 1875, Francesco Lojacono The painting Veduta di Palermo by Francesco Lojacono (1875) inspired Manifesta 12 Palermo (The Planetary Garden: Cultivating Coexistence ) to explore the idea of the garden and its capacity to embrace difference as a generative force, and to compose life out of movement and migration. In gardens, nature and culture collaborate, ecosystems negotiate coexistence with the foreign and the toxic. In the twenty-first century, the planetary garden can be seen as a place for humanity to experiment, to rethink its relationship with non-human agents and their needs, and thus to respond to the urgencies of the contemporary world in a shared endeavour of caring. [Testo di OMA per Manifesta 12]] L’immagine è disponibile su https://g.co/arts/ ApMxEQ52N2N45rCk9 12
La periferia è il Terzo paesaggio Le “periferie” della città non sono sempre luoghi specifici o geografie definite, lontane da un centro, ma tessuti urbani negletti e deprivati di cura. Il più poetico inquadramento della “periferia” come luogo dimenticato e senza potere, è il Terzo Paesaggio di Gilles Clément. Presentare il Terzo Paesaggio, frammento indeciso del Giardino Planetario, non come un bene patrimoniale, ma come uno spazio comune del futuro […] Terzo paesaggio rinvia a Terzo stato (e non a Terzomondo). Uno spazio che non esprime né il potere né la sottomissione al potere. […] Il Terzo Paesaggio può essere visto come la parte del nostro spazio di vita affidato all’inconscio. Profondità dove gli eventi si accumulano e si manifestano in modo, almeno all’apparenza, incerto [5]. La periferia ha bisogno di Rammendi La “periferia” che è quindi lontano dagli occhi e dalle cure delle istituzioni perché incompresa, nascosta o rimossa, necessita di rammendi, ovvero di azioni chirurgiche per ricucirla al resto della città: rammendi che in verità vanno considerati come enzimi che innescano reazioni a catena, processi di trasformazione non solo dello spazio ma delle relazioni sociali. Renzo Piano con lucidità e semplicità, nell’assumere l’incarico di Senatore, rende pubblica la dichiarazione di intenti del suo Ufficio con un articolo pubblicato sulla prima pagina del Domenicale del Il Sole24 Ore, che è un manifesto: Alle nostre periferie occorre un enorme lavoro di rammendo, di riparazione. Parlo di rammendo, perché lo è veramente da tutti i punti di vista, idrogeologico, sismico, estetico. Ci sono dei mestieri nuovi da inventare legati al consolidamento degli edifici, microimprese che hanno bisogno solo di piccoli capitali per innescare un ciclo virtuoso. C’è un serbatoio di occupazione. Consiglio ai giovani di puntarci: startup con investimenti esigui e che creano lavoro diffuso. [6] 13
La metafora del rammendo in verità viene costruita per contrastare la posizione di chi vede nella dis-integrazione della periferia, una occasione speculativa anziché una occasione di lavoro e di coesistenza e integrazione: Nelle periferie non c’è bisogno di demolire, che è un gesto d’impotenza, ma bastano interventi di microchirurgia per rendere le abitazioni più belle, vivibili ed efficienti. [7] La periferia è un Giardino Planetario dove co-abitano molte culture. Infatti, la “periferia” è luogo di co-abitazione di culture diverse che richiedono processi di integrazione. L’abitare globale contemporaneo è fluido e indeterminato e le strategie di intervento riguardano, anziché una riflessione sulla tipologia edilizia in senso stretto, piuttosto soluzioni basate sulla possibilità di adattamento e di trasformazione nel tempo degli spazi, siano essi abitazioni vere e proprie, che contesti pubblici condivisi: l’abitare poeticamente su questa terra [8] assume allora una connotazione civica, come fosse una promessa solidale. Gilles Clément in un altro dei suoi celebri scritti, definisce la condizione urbana contemporanea in maniera lirica:
Laboratorio di quartiere Unesco di Renzo Piano a Otranto. 1979-1992 Immagine disponibile presso https://archphoto.it/wp-content/ uploads/2014/01/otranto.jpg 14
Il giardino inteso in senso tradizionale è un luogo privilegiato della mescolanza planetaria. Ogni giardino, fatalmente adornato di specie provenienti da ogni angolo del mondo, può essere considerato come un indice planetario. E ogni giardiniere è un intermediario che favorisce incontri tra specie che erano destinate a non incontrarsi mai. La mescolanza planetaria, originariamente regolata dall’azione naturale degli elementi, si arricchisce dell’apporto dell’attività umana, che è sempre in espansione. [9]
La periferia è Comunità e Partecipazione. La rigenerazione urbana non può che avvenire tramite processi partecipativi: processi che sono delle vere e proprie piattaforme aperte, common ground a disposizione di tutti. Renzo Piano scrive ancora: In questo senso c’è un altro tema, un’altra idea da sviluppare, che è quella dei processi partecipativi. Di coinvolgere gli abitanti nell’autocostruzione, perché tante opere di consolidamento si possono fare per conto proprio o quasi che è la forma minima dell’impresa. Sto parlando di cantieri leggeri che non implicano l’allontanamento degli abitanti dalle proprie case ma piuttosto di farli partecipare attivamente ai lavori.[10] Lo stesso Piano ricorda l’esperienza del Laboratorio di Quartiere di Otranto del 1979 patrocinato dall’Unesco per “rammendarne” il centro storico attraverso un processo di ascolto, partecipazione e autocostruzione. Nel testo Il pubblico dell’architettura (1968), De Carlo sottolineava: Identificarsi con le reali esigenze degli utenti non significa progettare “per” loro, ma progettare “con” loro. […] I quartieri e gli edifici progettati “per” gli utenti degradano perché gli utenti, non avendo partecipato alla loro progettazione, non riescono ad appropriarseli e quindi non hanno motivo per difenderli. […] Svelare i reali bisogni degli utenti significa dunque, in definitiva, fa emergere con chiarezza i lori diritti di cose e, allo stesso tempo, i loro diritti di espressione; provocare una partecipazione diretta e confrontarsi con tutte le conseguenze eversive che essa comporta; mettere in crisi tutti i sistemi tradizionali di valore che, essendo stati edificati sulla non partecipazione, debbono essere revisionati o sostituiti quando la partecipazione entra nel gioco a scatenare energie finora inesplorate. Restituendo all’utente un ruolo creativo, si accetta implicitamente questa basa e si mettono così in crisi le concezioni strutturali e morfologiche e tutti gli 15
strumenti operativi che hanno governato finora la produzione architettonica. [11] Murray Bookchin, ecologista sociale e municipalista libertario, nel suo Remaking Society (Per una Società Ecologica), con uno sguardo radicale sintetizza: esiste una sconfinata massa di dati antropologici che indicano come la partecipazione mutuo soccorso la solidarietà è l’empatia fossero le virtù sociali più apprezzate all’interno dei primi raggruppamenti umani proprio perché l’idea della reciproca dipendenza delle persone ai fini della sopravvivenza era la conseguenza naturale del lungo periodo di dipendenza dei giovani dagli adulti [12] Inoltre rammenta che la partecipazione e la condivisione solidale sono condizioni fondative delle società civili: […] è importante ricordare a quanti si pongono domande che l’umanità non è nata in un mondo hobbesiano in cui “tutti erano contro tutti”; che i due sessi erano un tempo reciprocamente complementari, tanto sul piano culturale quanto su quello economico; che la disaccumulazione, il dono, il minimo irriducibile e l’uguaglianza sostanziale costituivano i fondamenti delle antichi società organiche; che l’umanità viveva in relazione armonica con la natura in quanto aveva relazioni armoniche al proprio interno, in seno alle comunità. [13] La periferia è un playground
Il Giardino dei Tarocchi (The Garden of Tarot) opera realizzata a prtire dal 1979) presso Garavicchio, Grosseto, Toscana di Niki de Saint Phalle 16
La “periferia” è inoltre un immenso playground, abitato da comunità di cittadini che ne scoprono le potenzialità abitandola per “affezione” in ogni suo angolo, giocosamente, per lo più in maniera impermanente, effimera, anche tramite momenti di appropriazione e convivialità. Constant, il quale ci consegna la sintesi dell’utopia della città mobile, in perenne cambiamento, adattabile e autocostruibile (come la Ville
Spatiale di Yona Friedman) e dell’utopia della città nomade, capace di accogliere cioè, popolazioni in movimento e quini multietnica, scrive per New Babylon: L’Homo ludens vorrà lui stesso trasformare e ricreare questo ambiente e questo mondo secondo i suoi nuovi bisogni. L’esplorazione e la creazione dell’ambiente verranno allora a coincidere perché l’Homo ludens, creando il suo territorio da esplorare, si occuperà di esplorare la propria creazione. Si assisterà quindi a un processo ininterrotto di creazione e di ricreazione sostenuto da una creatività generalizzata che si manifesta in tutti i campi di attività. Partendo da questa libertà nel tempo e nello spazio, si dovrà raggiungere una nuova forma di urbanizzazione. [14] E ricorda inoltre come la città ludica dei situazionisti in realtà è una “trascrizione” della città inconscia surrealista: La mancanza totale di soluzioni ludiche nell’organizzazione della vita sociale impedisce all’urbanistica di elevarsi al livello di creazione, e l’aspetto squallido e sterile della maggior parte dei nuovi quartieri ne è una atroce testimonianza. […] Noi possiamo già ampliare la nostra conoscenza del problema attraverso la sperimentazione di alcuni fenomeni legati all’ambiente urbano: l’animazione di una strada qualunque, l’effetto psicogeografico di diverse superfici e costruzioni, il rapido cambiamento di uno spazio attraverso l’introduzione di elementi effimeri, la rapidità con la quale i luoghi cambiano, e le variazioni possibili nell’ambiente generale fra diversi quartieri. [15] L’intera opera di Aldo van Eyck nei territori residuali di Amsterdam degli anni Cinquanta è una summa realista e discreta del periferia come playground.
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La periferia è un sistema di riti fondativi. La coesistenza, la coabitazione e la partecipazione ai processi di trasformazione sono solo le premesse per una architettura “sociale”, vicina ai reali bisogni delle comunità. Tuttavia, nella pratica di Rigenerazione Urbana, che è un atto fondativo come dice la parola stessa, l’architetto non può limitarsi al ruolo di “architetto condotto” come suggerisce Piano. Deve piuttosto trovare la sua motivazione nella natura “magica” della sua missione. Sottsass, che partecipa al MIBI, il Movimento Internazionale per una Bahaus Immaginista (da cui poi si formerà l’internazionale Situazionista), nel 1956 scrive:
Metafore, 14. Disegni per i destini dell’uomo Di Ettore Sottsass Immagine disponibile presso https://www.exibart.com/eventoarte/ettore-sottsass-metafore-2/ 18
Esiste un rito magico con il quale si invoca e ci si propizia la pioggia innaffiando la polvere secca della terra. Allo stesso modo si invoca e ci si propizia l’universo costruendo una casa. La casa è la ricostruzione dello spazio dell’universo come l’acqua versata sulla terra è la ricostruzione della pioggia. L’architettura è sempre stata, e oggi lo è più che mai, un rito magico: e tutte le volte che si perde la realtà magica dell’architettura si perde anche l’architettura. […] Anche nel rito di costruire una casa esistono due tempi. Uno è il tempo dello spazio dell’universo, percorso dai giorni, dalle notti, dalle stagioni, dai mari, dalle foreste e dai deserti: uno spazio incontrollato e misterioso carico di favori e di disgrazie. L’altro è il tempo del rito, quando si costruisce uno spazio artificiale, conosciuto, preparato, e controllato a evocare, a sottrarre favori e fortune al grande spazio dell’universo. L’architettura è rito magico; ed è invocazione e presunzione. È invocazione quando l’uomo solo, stanco e terrorizzato, chiede all’architettura protezione e certezza; è presunzione quando l’architettura si afferma e si impone come simbolo di protezione e certezza contro l’aggressione dell’universo. […] L’architettura vive in questa coesistenza di invocazione e presunzione, vive di volontà magica, ricostruendo secondo gli ordini e le cadenze e la meticolosa procedura del rito, lo spazio grande e caotico dell’universo e vive stabilendo per simboli statici e pietrificati, innalzati contro il cielo, il segno della presenza umana cioè il segno della convenzione umana. L’architettura comincia
dove l’uomo è riuscito a possedere in una qualsiasi maniera lo spazio naturale. […] Il rito dell’architettura si compie per rendere reale uno spazio che prima del rito non lo era. […] Quando saremo convinti che l’architettura è un rito nel quale si punta senza distrazioni e senza pause alla creazione di uno spazio reale, tutti i problemi che oggi sembrano la questione centrale, quella dell’architettura, cadranno come problemi senza senso. [16] E negli stessi anni Paolo Soleri torna negli Stati Uniti e coniuga l’idea di una architettura ecologica e rituale nella sua “Arcology” fondando poi negli anni Settanta Arcosanti, una città autocostruibile di 5.000 abitanti.
Note 1. Bookchin, M. (2016) Per una società ecologica. Tesi sul municipalismo libertario e la rivoluzione sociale, Milano: elèuthera, pag.9 Al contrario, nell’ambito sociale si è andato affermando un dominio reale: il dominio dei vecchi sui giovani nelle gerontocrazie, degli uomini sulle donne nel patriarcato, di un gruppo etnico su un altro gruppo etnico nelle gerarchie razziali, delle città sulla campagna nelle civiltà urbane… Tutte queste forme di dominio hanno origine e una natura comuni: sono sistemi di comando/obbedienza basati su istituzioni gerarchiche. Le implicazioni ecologiche di questi sistemi sono ancora più rilevanti nelle loro determinazioni economiche in quanto comportano la distruzione dei valori ecologici quali la complementarità, il mutuo appoggio, il senso del limite un profondo sentimento comunitario è una concezione organica affondata su unità nella diversità questi valori e le istituzioni in cui si sono incarnati sono stati rimpiazzati dalla competizione dall’egoismo dalla crescita illimitata dalla anomia e da una razionalità puramente strumentale vale a dire dalla convinzione che la ragione non è altro che uno strumento un’abilità in grado di adeguare i mezzi e Fini e non un carattere inerente a una realtà ordinata e comprensibile 19
2. Piano, R. (2014), Il rammendo delle periferie, in Il Domenicale del Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2014. Testo completo online in https://www. archphoto.it/archives/2210 Testo parziale online in Il Sole 24 Ore On Line, 18 giugno 2014 https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-06-18/il-rammendoperiferie-094517.shtml 3. Mancini, D. (2012) I ♥ PdZ // I Love Piani di Zona. Microeconomie in cerca di città, New York: lulu.com 4. Capuano, A. (2005), Temi e figure nell’architettura romana. 1944-2004, Roma: Gangemi 5. Clément, G. (2005) Manifesto del Terzo Paesaggio, Macerata: Quodlibet 6. Piano (2014) 7. Piano (2014) 8. Friedrich Hölderlin, Stuttgarter Ausgabe, 2, 1, p. 372 ss.; Hellingrath VI, p. 24 ss., Citato In Heidegger, 1951, in “Saggi e discorsi”, Marsilio, Milano 1976 9. Clément, G. (2014) Verso un «giardino planetario», in Gilles Clément, Giardini, paesaggio e genio naturale, Quodlibet, Macerata 2013.
Ville Spatiale, 1959 Yone Friedman Immagine disponibile presso https://www.iltascabile.com/linguaggi/architettura-yona-friedman/ 20
Il giardino inteso in senso tradizionale è un luogo privilegiato della mescolanza planetaria. Ogni giardino, fatalmente adornato di specie provenienti da ogni angolo del mondo, può essere considerato come un indice planetario. E ogni giardiniere è un intermediario che favorisce incontri tra specie che erano destinate a non incontrarsi mai. La mescolanza planetaria, originariamente regolata dall’azione naturale degli elementi, si arricchisce dell’apporto dell’attività umana, che è sempre in espansione. La copertura antropica determina il livello di controllo del territorio sottomesso alla regia dell’uomo. Nel giardino, se non tutto è controllato comunque tutto è conosciuto. Le specie trascurate, nel giardino, lo sono volontariamente, per comodità o per necessità, ma lo spazio trascurato non è necessariamente uno spazio sconosciuto. Il pianeta, interamente sottomesso al controllo satellitare, da questo punto di vista è assimilabile a un giardino. Il giardino planetario è una maniera di interpretare l’ecologia integrando l’uomo, il giardiniere, nel meno importante dei suoi spazi. La filosofia che lo definisce deriva direttamente dal giardino in movimento: “fare il più possibile con, il meno possibile contro”. La finalità del giardino planetario è cercare lo sviluppo della
massima diversità senza distruggerla. L’obiettivo è: come continuare a far funzionare la “macchina” planetaria, come far vivere il giardino e, quindi, il giardiniere. 10. Piano (2014) 11. De Carlo, G. (1970) Il pubblico dell’architettura, p.135-172 in De Pieri, F. (2018) Giancarlo De Carlo, La Piramide Rovesciata. Architettura oltre il ’68, Macerata: Quodlibet La partecipazione collettiva introduce infatti una pluralità di obiettivi e di azioni i cui esiti non possono essere previsti in partenza. […] Per poter conservare un ruolo l’architettura deve assumere, nei confronti di questi problemi, posizioni ideologiche chiare e procedure operative precise. […] Infatti, identificarsi con le reali esigenze degli utenti non significa progettare “per” loro, ma progettare “con” loro. […] I quartieri e gli edifici progettati “per” gli utenti degradano perché gli utenti, non avendo partecipato alla loro progettazione, non riescono ad appropriarseli e quindi non hanno motivo per difenderli. […] Svelare i reali bisogni degli utenti significa dunque, in definitiva, fa emergere con chiarezza i lori diritti di cose e, allo stesso tempo, i loro diritti di espressione; provocare una partecipazione diretta e confrontarsi con tutte le conseguenze eversive che essa comporta; mettere in crisi tutti i sistemi tradizionali di valore che, essendo stati edificati sulla non partecipazione, debbono essere revisionati o sostituiti quando la partecipazione entra nel gioco a scatenare energie finora inesplorate. Restituendo all’utente un ruolo creativo, si accetta implicitamente questa basa e si mettono così in crisi le concezioni strutturali e morfologiche e tutti gli strumenti operativi che hanno governato finora la produzione architettonica. 12. Bookchin (2016) p.23 Esiste una sconfinata massa di dati antropologici che indicano come la partecipazione, il mutuo soccorso, la solidarietà e l’empatia fossero le virtù sociali più apprezzate all’interno dei primi raggruppamenti umani, proprio perché l’idea della reciproca dipendenza delle persone ai fini della sopravvivenza era la conseguenza naturale del lungo periodo di dipendenza dei giovani dagli adulti. L’indipendenza, per non parlare della competizione, doveva certamente apparire come qualcosa di estraneo, di inconsueto a una creatura che per molti anni era stata educata in una condizione di grande dipendenza. L’amore reciproco doveva apparire come il prodotto del tutto naturale di un essere altamente acculturato, chiaramente bisognoso di cure continue. La moderna versione dell’individualismo, o più precisamente 21
dell’egotismo, non avrebbe potuto convivere in questa antica concezione basata sulla solidarietà e l’aiuto reciproco, senza la quale, vorrei aggiungere, un animale fisicamente fragile come l’essere umano difficilmente avrebbe potuto sopravvivere, sia nell’età adulta sia, a maggior ragione, nell’età infantile. 13. Ivi, p.83 È importante ricordare a quanti si pongono domande che l’umanità non è nata in un mondo hobbesiano in cui “tutti erano contro tutti”; che i due sessi erano un tempo reciprocamente complementari, tanto sul piano culturale quanto su quello economico; che la disaccumulazione, il dono, il minimo irriducibile e l’uguaglianza sostanziale costituivano i fondamenti delle antichi società organiche; che l’umanità viveva in relazione armonica con la natura in quanto aveva relazioni armoniche al proprio interno, in seno alle comunità. Allo stesso modo, però, non è possibile ignorare che questo mondo innocente, molto vulnerabile di fronte a spinte interne verso la gerarchia o di fronte a invasori che potevano facilmente assoggettarlo al potere di minoranze guerriere, non era esente da difetti che impedivano agli esseri umani di realizzare pienamente le proprie potenzialità. L’idea di una humanitas da tutti ugualmente condivisa, in grado di riunire genti etnicamente e clanicamente differenti e di accomunarle in un progetto teso a costruire, per tutti, una società realmente cooperativa era totalmente assente. 14. Constant (1974), New Babylon, Haags Gemeentemuseum, Den Haag citato da Careri, F. (2001), New Babylon, una città nomade, Roma, Testo & Immagine, p.36 Nel quadro della sua vita l’Homo ludens avrà l’esigenza, in primo luogo, che egli possa rispondere al suo bisogno di gioco, di avventura, di mobilità, come anche di tutte le condizioni che possano facilitare la propria vita. Fino ad allora, la sua principale attività era stata l’esplorazione del suo ambiente naturale. L’Homo ludens vorrà lui stesso trasformare e ricreare questo ambiente e questo mondo secondo i suoi nuovi bisogni. L’esplorazione e la creazione dell’ambiente verranno allora a coincidere perché l’Homo ludens, creando il suo territorio da esplorare, si occuperà di esplorare la propria creazione. Si assisterà quindi a un processo ininterrotto di creazione e di ricreazione sostenuto da una creatività generalizzata che si manifesta in tutti i campi di attività. Partendo da questa libertà nel tempo e nello spazio, si dovrà raggiungere una nuova forma di urbanizzazione. La mobilità, il fluire incessante della popolazione, conseguenza logica di questa nuova libertà, crea un nuovo rapporto fra l’urbano e l’habitat.
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15. Ivi, p.36 La mancanza totale di soluzioni ludiche nell’organizzazione della vita sociale impedisce all’urbanistica di elevarsi al livello di creazione, e l’aspetto squallido e sterile della maggior parte dei nuovi quartieri ne è una atroce testimonianza. […] Noi possiamo già ampliare la nostra conoscenza del problema attraverso la sperimentazione di alcuni fenomeni legati all’ambiente urbano: l’animazione di una strada qualunque, l’effetto psicogeografico di diverse superfici e costruzioni, il rapido cambiamento di uno spazio attraverso l’introduzione di elementi effimeri, la rapidità con la quale i luoghi cambiano, e le variazioni possibili nell’ambiente generale fra diversi quartieri. La deriva per come viene praticata dai situazionisti, è un mezzo efficacie per studiare questi fenomeni nelle città esistenti e per trarne provvisorie conclusioni 16. Sottsass, E. (1956) Per un bauhaus immaginista contro un bauhaus immaginario, in Codignola, M. (2017) Per qualcuno può essere lo spazio, Adelphi, pagg 169-179
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PRESENTAZIONE DEI PROGETTI DI TESI
La casa, la grotta più oscura del più povero abitante di Matera è un congegno infinitamente più complicato e più raffinato di un superbombardiere o di una portaerei: più complicato e più raffinato perché più misterioso e magico – perché la tecnica dell’architettura è la tecnica della magia – nella quale giocano tutte insieme le carte umane dalla pazzia al sesso, dalle lacrime ai sorrisi, dalle emozioni ai ragionamenti. [17, Sottsass (1956)]
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LA FINESTRA SUL CORTILE Residenze Universitarie a Laurentino 38 Tesi di Flavia Verre
E STR A S U L CO R T I L E
r studenti nel quartiere LAURENTINO 38
E T TI VE
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La tesi prevede la realizzazione di un vero e proprio borgo residenziale per studenti universitari, con servizi non esclusivi ma aperti alle comunità del quartiere. Una tesi che si concentra sulla tipologia residenziale per la coabitazione di un’utenza specifica, ma anche sullo spazio di relazione che ambisce a far coesistere più comunità e soddisfare una pluralità di bisogni di un quartiere complesso. Viene recuperato uno spazio privo di funzione, quelle delle piastre tra le torri, interstiziale, lasciato celibe dall’abbattimento dei ponti. L’intervento si configura come un sistema articolati di vuoti e di pieni, non gerarchico ma fluido: piazze verdi e percorsi, luoghi dello stare insieme, attraversano volumi dell’intimità e della riflessione, che vuol dire, per uno studente, abitare la mente. Si possono distinguoere due livelli funzionali: il primo accoglie le residenze ed i servizi di quartiere, il secondo diventa lo spazio di relazione ed interazione tra studenti e residenti, una sorta di area verde che è anche lo spazio intermedio tra il quartiere e la riserva naturale che lo circonda. Dopo l’abbattimento dei ponti, il progetto di Barucci ha perso quella che era la sua caratteristica principale, la separazione dei flussi pedonali e carrabili, distribuiti su diversi livelli. Il progetto si prefigge di ricollegare le due parti dell’insula, riconnettendo le due piazze con due ponti pedonali leggeri, uno a piano terra, uno in quello superiore, e di ripristinare la continuità del progetto originale. 27
LONTANO DAGLI OCCHI, LONTANO DAL CUORE DELLA CITTÀ. Progetto di allestimento per un festival della letteratura di Roma a Laurentino 38 Tesi di Benedetto Turcano
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L’investigazione di questa tesi si concentra sul tema del risarcimento, del riscatto quasi, dall’onta della lontananza di quella periferia che è lontana dagli occhi e dal cuore della città, cioè dai luoghi che si prendono cura dei propri abitanti. Il pretesto è un Festival delle Letterature a Roma, che si immagina diffuso presso i luoghi identitari dei Piani di Zona. In questo caso presso il quartiere Laurentino38. Un Festival dedicato appunto all’identità di Roma, a quell’identità contemporanea che si nutre anche dei valori della prossimità di vicinato della borgata, che diventa poi borgo vitale, accogliente, “romanesco”, solidale, ma mai elitario. Il progetto prevede la realizzazione di una struttura effimera a pali a tubi giunti che visivamente ricompone uno dei ponti demoliti: un “ponte-palinsensto”, una vera e propria scenografia urbana felliniana, su cui proiettare amplificati immaginari letterari. Nell’episodio di Boccaccio 70 (“Le tentazioni del Dottor Antonio”) Fellini ci restituisce una onirica e pertanto gigantesca e portentosa Anita Ekberg in giro per l’EUR, i cui edifici si trasformano appunto in un vero e proprio palinsesto. Ma la scenografia urbana prefigurata dal progetto di tesi non è solo superficie, è anche ponte, cioè spazio abitato, allestito, vissuto, percorso e attraversato. L’allestimento si appoggia sulle piazze rimaste vuote dopo l’abbattimento del XI ponte nella prima insula di Laurento 38, esorcizzando così il distacco sopraggiunto al suo taglio. 29
MIND THE GAP Passerella pedonale e Playground a Laurentino38 Tesi di Margherita Cardoso
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La strategia di intervento nella tesi di Cardoso si è concentrata sulla ridefinizione dell’uso del suolo pubblico, in particolare quelle aree libere (o di nessuno) nell’asse spinale viario che collega le varie Insulae di Laurentino38, cospicua dotazione di verde indefinita, inconclusa e retrocessa per anni ad aiuola di separazione stradale. È la risposta alla richiesta di spazio pubblico organizzato, cioè di servizi per le comunità plurigenerazionali che abitano il quartiere e non riconoscono ormai nessun ‘centro’, nessun polo aggregativo, iconico e identificativo. L’investigazione di tesi è premessa da una prodigiosa documentazione fotografica (che è già uno sguardo, una scelta, un progetto), sulla vitalità sociale delle microcomunità che abitano spontaneamente gli spazi pubblici interstiziali del quartiere. Ambienti di scarto, emarginati dall’incuria del servizio pubblico e della disattenzione progettuale, vengono colonizzati con commovente devozione da abitanti incerti. Ma se lo sguardo indulge sull’estetica e la retorica dell’appropriazione spontanea e dell’autoorganizzazione, il progetto, pur esaltandone la potenzialità e la vitalità, rende il gesto spontaneo di pochi, un sistema replicabile invece ovunque e accessibile a tutti. Una serie di microarchitetture mobili, trasportabili e variamente aggregabili caratterizzava la radicale proposta di Cardoso dal titolo DIY NEIGHBORHOOD: Self Managed parasites for urban appropriation, presentata nel laboratorio I Love Pdz. Questo suo progetto di tesi, a completamento quasi, propone dunque di attivare la partecipazione sociale e fornire nuovi spazi autogestibili colonizzado la quota veicolare con numerose strutture leggere e minimali en-plein-air. Realizza un commonground fertile per i riti di socialità: l’incontro, il gioco, lo stare, l’assistere a manifestazioni, la pratica dello sport o di altre attività ricreative all’aperto. Una passerella pedonale si snoda invece con giaciture variabili e a livelli diversi, mettendo in connessione il piano terra con la quota delle piastre pubbliche tra le torri. Questa no men’s land si può quindi trasformare in un playgound lineare multilivello, accessibile e fruibile da tutti gli abitanti del quartiere. 31
ARCIPELAGO TOR BELLA MONACA Progetto di riqualificazione urbana Tesi di Dario Loscialpo
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La tesi parte dalle premesse già sviluppate nel Laboratorio I Love PDZ. Le aree pubbliche del settore R5 di Tor Bella Monaca appaiono una sorta di arcipelago, frammenti disarticolati che necessitano di essere riqualificati con l’innesto di servizi collettivi messi in rete tramite una infrastruttura leggera, che favorisca tra l’altro una mobilità sostenibile. Le grandi corti destinate attualmente a parcheggio tra le ali di residenze si trasformano in un bazar, un sistema cioè di patii e cortili pubblici multilivello dove si riversano officine creative, biblioteche di prossimità, incubatori di impresa, openspace per il coworking, asili, piccoli spazi performativi. Questo bazar è un luogo di socialità o di passaggio, una reinterpretazione dei mercati coperti rionali, dove il rito del mercanteggiare beni materiali si integra anche con rito della creatività e dello scambio di idee: una sorta di centro civico open source. Le grandi coperture colorate sono il landmark urbano distintivo, si abita tutti, insomma, sotto un unico cielo multicolore. 33
BIOCITY. Progetto di riqualificazione degli edifici a corte e delle aree limitrofe a Tiburtino III Tesi di Donatella Pavia
34
Questo progetto si concentra sugli edifici a corte di Tiburtino III. Le strategie di intervento riguardano in primo luogo il riordino delle tipologie degli appartamenti che possono godere di una cubatura ulteriore per via di un nuovo fronte spostato in avanti rispetto al filo di facciata precedente. Vengono aggiunte cellule abitative “parassite” sul terrazzo per integrare le esigenze abitative emergenti, conferendo tral’altro al complesso immobiliare un rinnovato profilo architettonico. Viene completamente ridisegnato il sistema dei percorsi e del verde per connettere la dotazione di prossimità a quella di sistema dell’intero quartiere. L’intervento strategico, il vero e proprio common ground che attiva le risorse del quartiere e che rigenera gli spazi urbani e le relazioni sociali è il giardino verticale. Nelle previsioni di tesi viene progettato dagli abitanti insieme alla comunità scolastica dell’Istituto d’arte di zona. Ogni abitante ha la possibilità di personalizzare i balconi e porzioni di facciata seguendo linee guida generali. 35
RITUALS. Progetto di riqualificazione dell’area del mercato di Via Sannio a Roma Testi di Stella Passerini
36
Gli emergenti Riti Urbani richiedono spazi per accogliere le loro liturgie, spesso effimere e indeterminate. Il progetto si prefigge di riqualificare e interpretare l’area del mercato di via Sannio come spazio multiforme, capace di ospitare una molteplicità di usi in diversi momenti della giornata, della settimana e dell’anno. La matrice fondamentale è una copertura a più giaciture che è al tempo stesso protezione ma anche occasione vitale per eventi, performance e attraversamenti. L’esito della riflessione progettuale restituisce tutte le potenzialità di un luogo stratificato e complesso, a ridosso delle mura Aureliane e della Basilica di San Giovanni, crocevia metropolitano e centro civico all’aperto dove lo scambio di merci si sovrappone allo scambio di idee. Il progetto vive di una indeterminatezza poetica: le textures della copertura suggeriscono ambiti d’uso, come fossero l’imitazione delle trame di tappeti distesi a terra, quasi scenari di episodi e momenti reversibili. L’interno è costellato di dispositivi mobili per la vendita al dettaglio, e riorganizzabili ogni volta in maniera diversa. L’architettura diventa un dispositivo scenico che favorisce il rito dello scambio di merci, guardando e lasciandosi guardare. Una architettura che supporta il rito dell’ascolto e dell’evasione permettendo di contemplare le vestigia di Roma da un punto di vista inusuale. Ma anche il rito dell’attraversamento e della scoperta di dimensioni corali inaspettate come fossimo in un labirinto, compreso il rito del gioco e della condivisione civica. 37
QUESTA CASA NON Ăˆ UN ALBERGO! Progetto di residenze per studenti come matrice rigenerativa per il Villaggio Matteotti a Terni Tesi di Giacomo Bevanati
8
#4
TTO
[questacasanonèunalbergo!]
a 1:500
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#3
La tesi si confronta con il Villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo a Terni prevedendo la realizzazione di uno studentato in un lotto limitrofo. L’intervento risponde alla necessità di provvedere ad un certo numero di alloggi per studenti universitari per via della crescente richiesta degli anni recenti. Ma la sfida, anche simbolica, consiste nell’innestare un intervento architettonico in un più generale piano di rigenerazione urbana, che prevede anche la realizzazione di servizi di prossimità a vantaggio dell’eterogenea comunità di quartiere. Coinvolti da questo piano di ristrutturazione, i locali a servizio pubblico abbandonati del Villaggio Matteotti, potrebbero entrare in risonanza ed offrire una occasione di rivitalizzazione. Il progetto architettonico prevede alcune stecche con una certa varietà tipologica connesse da ponti aerei, per imitazione della matrice urbana del Villaggio, e intervallate anche da ambienti di socialità, aperti a tutti: piccoli teatrini, ambienti laboratoriali, cucine comuni, spazi per lo studio, lavanderie, sale gioco, asili, spazi di creatività, non sono a disposizione solamente degli studenti ma anche degli abitanti del quartiere. 39
TAVOLE DEI PROGETTI DI TESI
40
41
LAURENTINO 38
TIBURTINO III CASILINO 23
TIBURTINO SUD
QUARTACCIO
VALLE AURELIA
I ♥ PDZ / CORVIALE
TORREVECCH
HIA
SERPENTARA 1
VAL MELAINA
SPINACETO VIGNE NUOVE
TOR BELLA MONACA
LA FINESTRA SUL CORTILE
PROGETTO DI RESIDENZE PER STUDENTI A LAURENTINO38
Tesi di FLAVIA VERRE Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
44
SPAZI COLLETTIVI SERVIZI ALLOGGI
1
La memoria dei pon� abba�u� è raccontata dalla PiATTAFORMA di cemento.
2
Proie�ando la pia�aforma verso l’al
SPAZI COLLETTIVI
SERVIZI
Spazi di relazione ed interazione con il quar �ere
Spazi per i ser vizi funzionali
Pa�o
Spazi per il tempo libero Spazi per lo studio
lto si crea la PIASTRA.
3
Per rendere la piastra permeabile alla luce introduco delle BUCATURE
ALLOGGI Alloggi ostello Alloggi studen�
andosi in parapetto.
U L CO R T IL E
3
tiere LAURENTINO 38
1
no lungo il perimetro del
.
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lamelle diventa bike park ing.
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3
edute ed illuminazione diventano un unico elemento. ALLOGGI LIVELLO 1
L A F I N E S T R A S U L CO R T I L E residenze per studenti nel quartiere LAURENTINO 38 I LAY E R S
1
Le lamelle della facciata proseguono lungo il perimetro del patio trasformandosi in parapetto.
IL CORTILE
un unico elemento.
3 ACCESSO NORD
2 2
Una parete di lamelle diventa bike park ing.
3
Pilastro, sedute ed illuminazione diventano un unico elemento.
ALLOGGI LIVELLO 0
E
TIPO TIPO
A A
TIPO PIANO TERRA
TIPO PIANO TERRA
e o ee oe -
TIPO TIPO
B B
TIPO PIANO TERRA
PRIMO PIANO
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
TIPO
A1 A1
B1 B1
scala 1:100
PIANO TERRA
PIANO TERRA
PIANO TERRA
PIANO TERRA
i
ei
oe
o
TIPO TIPO
C C
TIPO TIPO
C1 C1
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
alloggi di differenti tipologie. MODULI
ALLOGGI
2 camere 2 bagni
2 camere 1 bagno
2 camere
L A FINES T RA S U L CO R TIL E residenze per studenti nel quartiere LAURENTINO 38 cucina camera bagno
LE RESIDENZE cucina bagno
Il complesso residenziale si innesta negli spazi interstiziali del Laurentino 38 come opposizione alla macro scala del contesto urbano e alla ripetizione seriale dello schema compositivo del quartiere. La cifra stilistica del progetto si costruisce attorno cucina ad un modulo che sviluppato e aggregato in differenti modi, a seconda delle diverse esigenze, conferisce un carattere dinamico a tutto l’intervento, conservando una scala umana.
MODULO La matrice per la progettazione delle residenze è un modulo di 30 m2 generato dalla maglia strutturale che sostiene il giardino sospeso.
TIPO
A
TIPO
D
PIANO TERRA
TIPO
D1
PIANO TERRA
PRIMO PIANO
PRIMO PIANO
LA FINE ST RA S U L CO R TIL E residenze per studenti nel quartiere LAURENTINO 38
o di Laurea Magistrale Architettura Interni - Allestimenti
Relatore: Prof. Arch. Lucio Altarelli Correlatore: Arch. Daniele Mancini
Laureanda: Flavia Verre
L E RESIDENZE Il complesso residenziale si innesta negli spazi interstiziali del Laurentino 38 come opposizione alla macro scala del contesto urbano e alla ripetizione seriale dello schema compositivo del quartiere. La cifra stilistica del progetto si costruisce attorno ad un modulo che sviluppato e aggregato in differenti modi, a seconda delle diverse esigenze, conferisce un carattere dinamico a tutto l’intervento, conservando una scala umana.
MODULO La matrice per la progettazione delle residenze è un modulo di 30 m2 generato dalla maglia strutturale che sostiene il giardino sospeso.
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TIPO
A
...ALLOGGIO
SI COMPONE
OSPITA
MISURA
A
60 m2 B
C
90 m2
D
120 m2
E SI DISTRIBUISCE
+ 8.70
+ 5.00
+ 1.00
LIVELLO + 5.00 m
A
0.00
+ 8.70
+ 5.00
+ 1.00
0.00
B
C
A’
C’
B’
A
B
C
A’
C’
B’
L A FI N E S TR A S U L CO R T I LE residenze per studenti nel quartiere LAURENTINO 38 S EZ I O N E D D ’
+ 12.40
A
+ 5.00
+ 1.00
+ 4.90
+ 4.90
+ 8.70
+ 5.00
0
1
5
10 m
Prima Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Roma La Sapienza - Corso di Laurea Magistrale Architettura Interni - Allestimenti
Relatore: Pro
of. Arch. Lucio Altarelli Correlatore: Arch. Daniele Mancini
Laureanda: Flavia Verre
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LONTANO DAL CUORE LONTANO DAGLI OCCHI DELLA CITTÀ PROGETTO DI ALLESTIMENTO PER IL FESTIVAL DELLE LETTERATURE AL LAURENTINO38
Tesi di BENEDETTO TURCANO Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
MIND THE GAP
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO A LAURENTINO38
Tesi di MARGHERITA CARDOSO Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
PONTE
LINEA
TORRE
LINEA
SUPERFICIE 631.868 MQ 475.630 MQ 312.960 MQ 224.625 MQ
LIVELLI
40% RESIDENZE 23% STRADE E PARCHEGGI 20% VERDE PUBBLICO 17% SERVIZI PUBBLICI
EDIFICI A TORRE EDIFICI IN LINEA EDIFICI A PONTE EDIFICI A GRADONI ALTRO
AREE A VERDE ZONE PROTETTE ALBERATURE
ABITANTI
18000 10000
64% ABITANTI AREA PONTI 36% RESIDENTI ZONA IACP
ALLA DEVASTAZIONE E AL DEGRADO.
SERVIZI COMUNALI: PARIOLI VS L38 3
AUTOBUS 2
CHIESE
5
4 6
SCUOLE
29
2
FARMACIE
31
1
SPORT TEATRI
TRASPORTI
6 0 4
LINEA 776 LINEA 779 LINEA 772 FERMATE BUS
SERVIZI AI PONTI
I Ponte
72% UFFICI 21% NEGOZI 02% VUOTO
II Ponte
76% UFFICI 22% NEGOZI 02% VUOTO
TERZIARIO
III Ponte 48% UFFICI 28% NEGOZI 24% VUOTO
IV Ponte 47% VUOTO 30% NEGOZI 23% UFFICI
BAR ALIMENTARI HOTEL ALTRO FARMACIE
SERVIZI AUT V Ponte
76% ABUSIVI 24% VUOTO
VI Ponte 45% ABUSIVI 29% ASS. 13% VUOTO 04% NEGOZI
VII Ponte 81% ASS. 13% ABUSIVI 07% NEGOZI
VIII Ponte 46% ASS. 54% VUOTO
ORTICOLLETTIVISALAPROVEPALESTR
TIMENTO
PROBLEMA
OBIETTIVI
GAP VUOTO URBANO TRINCEA VORAGINE CREPA BUCO NULLA
RICUCIRE IL TESSUTO URBANO DANNEGGIATO DALL’ASSENZA DEI PONTI
STRATEGIA
MODALITA’
CREAZIONE DI UN PERCORSO CICLABILE E PEDONALE ATTREZZATO CHE RICOLLEGHI I SERVIZI
L’USO DEFINISCE LA FUNZIONE: LO SPAZIO E’ PLASMATO DAL COMPORTAMENTO
DEGRADO CHE CARATTERIZZANO I NE COMUNALE A STABILIRNE LO SI COMINCIA CON GLI ULTIMI TRE REA SOGGETTA AL RECUPERO E LA ZONA E’ DIVENTATA PASSAGGIO NUOVO CENTRO COMMERCIALE NTERVENTI DI RIVALORIZZAZIONE DEL CENTRO CULTURALE ELSA
I” RESTA TUTTAVIA DESOLATA E ALE CARENZA DI ATTREZZATURE A MANCANZA DEI COLLEGAMENTI A CREATO UNA TRINCEA URBANA, ESSUTO DEL QUARTIERE.
MAPPATURA
LO SPARTITRAFFICO, ADIBITO A PARCHEGGIO, VIENE IN REALTA’ UTILIZZATO COME UNA VASTA AREA PEDONALE.
DEFINIZIONE DELLA FORMA
DIREZIONE
FOCUS
SPOSTAMENTO
SOVRAPPOSIZIONE
WALKING
AREA BAMBINI SCIVOLO
MEETING
TAPPETO ELASTICO SKATEPARK
CYCLING
SPORT
COLLEGAMENTI BASKET BOCCE
PLAYING
CALCETTO PATTINODROMO
PARKING
SQUASH
pianta scala 1:200
sezione longitudinale
scala 1:200
pianta scala 1:200
sezione longitudinale
scala 1:200
ARCIPELAGO TOR BELLA MONACA
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA A TOR BELLA MONACA
Tesi di DARIO LOSCIALPO Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
BIOCITY
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI A CORTE AL TIBURTINO III
Tesi di DONATELLA PAVIA Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
RITUALS
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA DEL MERCATO DI VIA SANNIO
Tesi di STELLA PASSERINI Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
QUESTA CASA NON È UN ALBERGO !
PROGETTO DI RESIDENZE PER STUDENTI COME MATRICE RIGENERATIVA PER IL VILLAGGIO MATTEOTTI A TERNI
Tesi di GIACOMO BEVANATI Laboratorio di Tesi Abitare Solidale e Sostenibile Laurea Magistrale A.I.A. Architettura Interni e Allestimenti Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Università degli studi di Roma La Sapienza
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villaggio matteotti
il progetto
2
GLI OPERAI NEL VILLAGGIO
[questacasanonèunalbergo!] Terni è una città umbra quale vita economica era ed è incentrata sulla Società degli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni (“la Società” per i dipendenti e gli abitanti di Terni o più generalmente “la Terni”). La Società nel 1927 promosse un programma assistenziale e di edilizia operaia conforme alle esigenze poste dal fascismo che comprendeva la realizzazione di abitazioni per impiegati nelle aree residenziali della città e la costruzione di villaggi operai nelle vicinanze della fabbrica o in altre aree periferiche. Gli interventi di edilizia residenziale per i propri dipendenti era volto al controllo politico ed economico della classe operaia condizionando fortemente lo sviluppo urbano della città. Nel 1934 venne realizzato il villaggio Italo Balbo che negli anni Quaranta venne rinominato villaggio Matteotti., concepito come un “ghetto” in piena campagna che cercava un giusto compromesso tra economicità nella realizzazione e facilità di controllo degli operai. Era composto da 72 lotti: in ogni lotto fu realizzata una casa di due piani che conteneva quattro appartamenti per un totale di 288 alloggi. Ogni alloggio aveva un ingresso indipendente attraverso un orto di pertinenza, che avrebbe dato alle famiglie un margine di sopravvivenza nei periodo di disoccupazione., isolando così il villaggio dalla città.
‘30 programma di edilizia operaia
città e fabbrica dagli anni trenta agli anni sessanta
‘60 il piano regolatore ridolfi giancarlo de carlo e il processo di partecipazione
ferrovia
ferrovia
borgo Brin
borgo Bovio
fiume Serra
fiume Serra
borgo Costa
borgo Battisti
borgo Bovio
borgo Brin
ACCIAIERIA
ACCIAIERIA fiume Nera
fiume Nera
borgo Giardino borgo Cospea
Estensione della città di Terni negli anni Trenta Zone Industriali
borgo San Giovanni
quartiere Italia
Abitazioni costruite dalla Società Terni1884/1900
villaggio Italo Balbo
Abitazioni costruite dalla Società Terni1930/1942
Nel 1960 il PRG redatto dall’architetto Mario Ridolfi mise le basi per una radicale ristrutturazione dell’area prevedendo un aumento di edificabilità dell’area, aumentando il valore potenziale delle aree. Alla fine degli anni ‘60 la città di Terni contava 110.000 abitanti e la Società dava lavoro a 7.000 addetti. La Società Terni aveva appena varato un grosso piano di ristrutturazione e di rinnovamento degli impianti prevedendo una serie di investimenti. Conseguentemente i sindacati rivendicano una maggiore consapevolezza e partecipazione dei lavoratori alla definizione degli indirizzi strategici delle aziende, nonché alla salubrità dei posti di lavoro e in generale alle condizioni di vita degli operai. Il problema della casa era uno dei più sentiti. La classe operaia ternana, attraverso i comitati di quartiere e i consigli di fabbrica, rivendicava la necessità di affrontare il problema del villaggio Matteotti. L’ipotesi di alienare le vecchie abitazioni insieme ai terreni in cui s’insediavano venne scartata per evitare la speculazione edilizia a discapito degli operai. La Società, con i fondi resi disponibili dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (“CECA”) amministrati dalla GESCAL, decise quindi di costruire un nuovo villaggio, nell’area del precedente, nel quale trasferire i vecchi abitanti.
Fu così che “la Terni”, grazie anche al fatto che le norme dei finanziamenti della CECA prevedevano l’esigenza di un certo grado di sperimentazione, decise per un intervento in qualche modo innovativo, promuovendo un iter progettuale di tipo partecipativo con cui valorizzare il ruolo degli utenti, liberarne l’“immagine architettonica” e trasformare le richieste in vincoli effettivi per i tecnici. L’intera operazione, affidata a Giancarlo De Carlo, venne affiancata da una serie di ricerche e di interventi interdisciplinari condotti dall’architetto Cesare De Seta e dal sociologo Domenico De Masi per conto delle acciaierie. In questo modo l’iniziativa vide impegnate nel dibattito preventivo tutte le forze interessate: sindacati, amministrazione comunale e cittadini. Il processo di partecipazione fu rivolto a tutti
‘70 il villaggio matteotti
quartiere Le Grazie
villaggio Matteotti
Estensione della città di Terni negli anni Settanta Zone Industriali
il piano regolatore ridolfi giancarlo de carlo e il processo di partecipazione
progettazione partecipata? partecipazione fallita e capolavoro di architettura
Conseguentemente i sindacati rivendicano una maggiore consapevolezza e partecipazione dei lavoratori alla definizione degli indirizzi strategici delle aziende, nonché alla salubrità dei posti di lavoro e in generale alle condizioni di vita degli operai. Il problema della casa era uno dei più sentiti. La classe operaia ternana, attraverso i comitati di quartiere e i consigli di fabbrica, rivendicava la necessità di affrontare il problema del villaggio Matteotti. L’ipotesi di alienare le vecchie abitazioni insieme ai terreni in cui s’insediavano venne scartata per evitare la speculazione edilizia a discapito degli operai. La Società, con i fondi resi disponibili dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (“CECA”) amministrati dalla GESCAL, decise quindi di costruire un nuovo villaggio, nell’area del precedente, nel quale trasferire i vecchi abitanti.
il villaggio matteotti
Fu così che “la Terni”, grazie anche al fatto che le norme dei finanziamenti della CECA prevedevano l’esigenza di un certo grado di sperimentazione, decise per un intervento in qualche modo innovativo, promuovendo un iter progettuale di tipo partecipativo con cui valorizzare il ruolo degli utenti, liberarne l’“immagine architettonica” e trasformare le richieste in vincoli effettivi per i tecnici. L’intera operazione, affidata a Giancarlo De Carlo, venne affiancata da una serie di ricerche e di interventi interdisciplinari condotti dall’architetto Cesare De Seta e dal sociologo Domenico De Masi per conto delle acciaierie. In questo modo l’iniziativa vide impegnate nel dibattito preventivo tutte le forze interessate: sindacati, amministrazione comunale e cittadini. Il processo di partecipazione fu rivolto a tutti gli operai della Terni che avevano bisogno di una casa (circa 1.800) perché all’inizio non si conoscevano i destinatari dei nuovi alloggi, la cui definizione dipendeva dai meccanismi d’assegnazione dei programmi pubblici. Venne quindi intervistato un campione rappresentativo composto da cento persone per conoscere le esigenze dei futuri abitanti del quartiere e per verificare il grado di consenso verso i criteri indicati dal gruppo di progettazione. Gli incontri si conducevano a ripetizione con piccoli gruppi di operai.
Il Villaggio è presentato nelle riviste come un esempio chiave di architettura della partecipazione, e così compare nei libri di storia dell’architettura caratterizzato da una ricchezza formale quasi casuale e diversità morfologica, sembrando il risultato di decisioni individuali da parte degli abitanti. Il quartiere mostra l’immagine di un’architettura basata su scelte “democratiche”.
Hermann Schlimme afferma che le fonti finora mai considerate fanno vedere che l’architettura del villaggio era stata ben definita da De Carlo già prima di interpellare i futuri abitanti: lo slogan “partecipazione” nel contesto del “Nuovo Villaggio Matteotti” dovrà essere ridotto a quello che era: “partecipazione” era un mero motore di lancio per il quartiere, usato solo in un momento successivo alle elaborazioni del progettista; “partecipazione” era il concetto di moda del momento, ma non è la chiave per capire il “Nuovo Villaggio Matteotti”. De Carlo citava allora esplicitamente Jonas Lehrman quale favoriva edifici con appartamenti aggregati in modo complesso ed alti pochi piani come alternativa alle vaste aree di case singole (soprattutto negli Stati Uniti), che sprecano spazio, e agli edifici a torre con la loro povertà estetica. Queste soluzioni sono economiche ma mancano di «true scale of the individual», non rispettando la volontà di risiedere in case individualmente connotate.
VILLAGGIO MATTEOTTI:CAPOLAVORO DI ARCHITETTURA i sei punti di giancarlo de carlo
1
i percorsi - Movimenti pedonali separati dai movimenti automobilistici. - Facilità di circolazione automobilistica con servizio porta a porta e con annesse attrezzature. - Percorsi pedonali commisurati alle esigenze psicologiche indivuali, come percezione immediata, variabilità e suggestione dei percorsi, presenze naturali, finezza del dettaglio. (visual interesting).
2
il verde
3
servizi interni
4
servizi pubblici
5 6 schema distributivo
5
- Zone rilevanti di verde privato per ogni alloggio, sottratte al controllo collettivo. - Composizione del verde privato tale da poterlo percepire nel complesso come un verde massivo. - Importanza delle terrazze giardino denomiante da Lehrman di “visual interest”.
- Zone verdi collettive ad uso della comunità. - Servizi di quartiere ad uso della comunità. - Servizi agevolatori per gli operai (scuola per i figli, biblioteca, alimentari, bar).
- Formazione di servizi pubblici destinati non solo a risolvere le immediate esigenze degli abitanti, ma tali da attrarre interessi anche dalle zone circostanti. (non realizzato)
organizzazione dell’ambiente
- Tipologia edilizia né frammentaria né a blocco [low-level- high-density] . - Soluzioni tipologiche tali da offrire una chiara organizzazione dell'ambiente senza tuttavia limitare la privatezza di ogni nucleo sociale, anche minimo.
flessibilità interna
- Tipologia degli alloggi variata a seconda delle prevalenti composizioni familiari, organizzazioni interne flessibili, tali da consentire il più alto livello possibile di variabilità d'uso degli spazi.
sezioni trasversali
3
[questacasanonèunalbergo!]
3
2 6 1
schema distributivo
edificio destinato a servizi/asilo
sez
’ambiente
né a blocco [low-level- high-density] . una chiara organizzazione dell'ambiente senza tuttavia limitare anche minimo.
seconda delle prevalenti composizioni familiari, organizzazioni più alto livello possibile di variabilità d'uso degli spazi.
à contemporanea - in questioni di architettura - 1964
sezioni trasversali
esempio tipologia abitativa
planimetrie asilo nido primo piano rialzato
primo piano
primo terra
piano secondo
le grandi trasformazioni contemporanee alterassero i rapporti a stessa struttura organizzativa né lo stesso impianto formale. migliari che concludono in loro stessi limitati processi di produzicune attività marginali a raggruppamento di individui legati da oro attività principali . viduo deve poter trovare le migliori condizioni per il suo isolara, si trovano le emozioni e l’ambiente per la vita di relazioni.”
esempio tipologia abitativa
verde collettivo #servizi di quartiere #servizi pubblici attrattori #chiarezza organizzazione ambiente #variazione tipologie alloggi
4
o sociale
asilo dismesso
3
oteca abbandonata
spazi commerciali dismessi
2 aree collettive vuote
1
aree collettive vuote
1
ra - 1964
ro i rapporti nto formale. i di produzidui legati da
il suo isolarelazioni.”
edificio destinato a servizi/asilo
esempio tipologia abitativa
planimetrie asilo nido
Giancarlo de carlo - funzione della residenza primo terra di architettura - 1964 primo piano rialzato primo pianonella città contemporanea - in questioni “La casa non ha più la stessa funzione che aveva prima che le grandi trasformazioni contemporanee alterassero i rapporti tradizionali tra società e spazio. Perciò non può conservere né la stessa struttura organizzativa né lo stesso impianto formale. Non è più destinata ad accogliere le attività dei piccoli gruppi famigliari che concludono in loro stessi limitati processi di produzione e consumo, ma deve solo consentire lo svolgimento di alcune attività marginali a raggruppamento di individui legati da vincoli di affinità e impegnati altrove , nei grandi gruppi, per le loro attività principali . La casa, lo si voglia o no, è diventata un luogo dove ogni individuo deve poter trovare le migliori condizioni per il suo isolamento , mentre altrove in nuovi organismi urbani mai esistiti finora, si trovano le emozioni e l’ambiente per la vita di relazioni.”
planimetrie asilo nido primo piano rialzato piano secondo
prim
vuoti nel villaggio piano terra
piano rialzato
blocco A
blocco B
blocco C
blocco D
blocco E
condivisione nel villaggio
verde nel villaggio Â
spazi pubblici
verde semipubblico
spazi comuni del singolo isolato
verde privato
spazi comuni del singolo blocco scala
piano primo
piano secondo
collegamenti
percorsi pensili
strade
strade
percorsi pedonali
marciapiedi a quota zero
percorsi pensili
percorsi pensili con funzione di marciapiede
percorsi trasversali
il programma
strade percorsi pedonali interni
servizi nella cittĂ
percorsi pensili esterni
giardini servizi locali urbani
percorsi pensili trasversali
servizi pubblici
7
[questacasanonèunalbergo!]
il realizzato
strade percorsi pedonali interni percorsi pensili esterni percorsi pensili trasversali
1 4
giardini servizi locali urbani
servizi nella cittĂ
1
3
1
6 6
Km [500m]
Km [1minuto]
[centesimi]
[500m]
[1minuto]
[K/Cal]
1 4 3 2
CENTRO STORICO
2 1
1 2 2 1 1
1
3
2 1
5 5
2
3 3 3
VM
4
E
IL PROGETTO
#4
scala 1:500
#7 #2 #6
#8
#10
8
[questacasanonèunalbergo!]
#11 #5
#1
piano pubblico e semipubblico i collegamenti
percorso principale percorso diretto al parco
piano privato e semiprivato percorsi secondari collegamenti verticali
condividere
condivisione pubblica condivisione privata
A
B
C
volumi slittati generatori di spazi comuni
rapporti tra le stecche residenziali
area aggregazione semiprivata area aggregazione privata
sezione A
sezione B
sezione C
A
pubblico e privato
B
pubblico e semipubblico
C
servizi pubblici
nziali sezione A
sezione B
percorsi sezione C
utenti nella residenza
STUDENTE
PERMANENZA CARRIERA UNIVERSITARIA PERMANENZA CARRIERA UNIVERSITARIA
STUDENTE
STUDENTE IN DOPPIA
PERMANENZA CARRIERA UNIVERSITARIA PERMANENZA CARRIERA UNIVERSITARIA
STUDENTE IN DOPPIA
COME HERE COME HERE
COME HERE TOGETHER
STUDENTE PENDOLARE O OSPITE RESIDENTE STUDENTE PENDOLARE O OSPITE RESIDENTE STUDENTI IN COMITIVA STUDENTI IN COMITIVA
L’alloggio è composto da due camere singole da condividere con una camera doppia, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy offrendo la possibilità di condividere momenti di camere convivialità tra L’alloggio è composto da due singole coinquilini. da condividere con una camera doppia, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità tra coinquilini. L’alloggio è composto da una camera doppia da condividere con due camere singole, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy offrendo la possibilità di condividere momenti di camera convivialità tra L’alloggio è composto da una doppia coinquilini. da condividere con due camere singole, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità tra coinquilini. Tipologia ostello, l’alloggio è composto da due posti letto, offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità nel corridoio distributivo . Tipologia ostello, l’alloggio è composto da due posti letto, offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità nel corridoio distributivo .
Tipologia ostello, l’alloggio è composto da due posti letto, offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità nel corridoio distributivo . Tipologia ostello, l’alloggio è composto da due posti letto, offrendo la possibilità di condividere momenti di convivialità nel corridoio distributivo .
COME HERE TOGETHER
VISITING TEACHER
DOCENTE A CONTRATTO MEDIO/BREVE
L’alloggio è composto da una camera matrimoniale, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy.
DOCENTE A CONTRATTO MEDIO/BREVE
L’alloggio è composto da una camera matrimoniale, soggiorno, cucina e servizi. Deve garantire una adeguata privacy.
VISITING TEACHER
servizi annessi
privato
pubblico
semipubblico
servizi annessi
privato
pubblico
semipubblico
area relax
servizi
ristoro
15 mq 15 mq 41 mq 41 mq 14 mq 14 mq 33 mq 33 mq 25 mq 25 mq
biblioteca
laboratori
area relax stenditoio
servizi raccolta
ristoro reception
biblioteca palestra
laboratori piazza
stenditoio lavanderia
raccolta parcheggio
reception uffici
palestra piazza
piazza area ristoro
lavanderia conviviale
parcheggio conferenze
uffici bike-sharing
piazza parco
area ristoro orto
conviviale
conferenze
bike-sharing
parco
orto
tipologi
tipologi
servizi
servizi
collocazione nella residenza tipologia ostello
96 tipologia classica
32 192
tipologia classica
32 tipologia classica
32
utenti nella residenza
tipologie abitative
scala 1:100
tipologia 1
soggiorno servizi
130 mq
tipologia 2
tipologia 3
soggiorno
servizi
soggiorno
servizi
tipologia 3
soggiorno
servizi
soggiorno
servizi
70 mq
conviviale
cucina
lavanderia
45 mq
lavatoio
10,4 mq
il tetto privato
le residenze percorse
il tetto semiprivato
i servizi pubblici
piano terra
il tetto semiprivato
i servizi pubblici
piano terra
i servizi pubblici
piano interrato
i servizi semipubblici
Y5
Y4
Y3
Y2
Y1
XI
17
5,8
X2 6,6
scala 1:200
PIANO TERRA
6,0 6,0 6,0 6,0 6,0
X3 5,8
15
X4
16
5,8
X5
10
5,8
X6 6,6
X7 5,8
X8
14
5,8
X9 5,8
X I0 6,6
X I1 5,8
X I2
9
5,8
X I3 5,8
X I4 6,6
14
X I5 5,8
X I6
11
10
[questacasanonèunalbergo!]
Y10
Y9
Y8
Y7
Y6
6,0 6,0 6,0 6,0 Y11
6,0 Y12
6,0 Y13
6,0 Y14
6,0 Y15
6,0 Y16
6,0 Y17
6,0
17
18
13
5
12
4
0m
19
1
6
11
13
2
3
-0,80m
0m
7
8
1. ingresso 2. area di sosta 3. reception 4. sala conferenze 5. palestra 6. bar 7. uffici 8. inizio percorso aereo 9. orto / serra 10. area aggregazione 11. area ristoro 12. laboratori 13. piattaforme aggregazione 14. raccolta acqua piovana / serbatoio 15. inizio percorso aereo 16. area verde semipubblica 17. piattaforme aggregazione 18. pista ciclabile 19. bike sharing
1
1
scala 1:200
PIANO INTERRATO - PIANO PRIMO
1
2
3
1
4
12 [questacasanonèunalbergo!]
5
+4,0m
1
6
4
3
1 1
4
3
1
1
2
5
1
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1. area aggregazione 2. area di sosta 3. lavanderia 4. conviviale 5. tipologia ostello 6. tipologia visiting teacher 7. tipologia lunga permanenza
1. parcheggi 2. cantine 3. biblioteca
scala 1:200
PIANO SECONDO
13 [questacasanonèunalbergo!]
1
5
6
4
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1. area aggregazione 2. area di sosta 3. lavanderia 4. conviviale 5. tipologia ostello 6. tipologia visiting teacher 7. tipologia lunga permanenza
scala 1:200
PIANO COPERTURA
14 [questacasanonèunalbergo!]
1
3
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1
2
1
2
1. area stenditoio 2. area verde 3. area relax
SINOSSI
ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE Progetti di tesi di Rigenerazione Urbana A cura di Ph.D. Arch. Daniele Mancini
Sinossi Questa pubblicazione presenta i risultati di un laboratorio di tesi che ho condotto presso la Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” di Roma La Sapienza, dal titolo “Abitare solidale e sostenibile”. Le premesse dei progetti qui raccolti risiedono nelle riflessioni maturate in un precedente contesto di ricerca, cioè il Laboratorio di Progettazione Architettonica ed Urbana IV che ho tenuto presso la stessa Facoltà durante il semestre invernale 2010/11, e i cui esiti sono già stati registrati in una precedente pubblicazione dal titolo I ♥ PdZ. I Love Piani di Zona. Microeconomie in cerca di città. Il Laboratorio di Tesi ne ha rappresentato la naturale occasione di approfondimento. L’obiettivo generale del laboratorio di tesi ha riguardato la predisposizione di ipotesi progettuali e strategie di rigenerazione urbana sostenibile nei PEEP degradati o incompiuti della periferia romana. Progetti in grado di prefigurare un immaginario urbano e architettonico innovativo, cioè più conforme alle identità culturali e sociali delle comunità di quartiere che li abitano attualmente.
Parole chiave Architettura, Comunità, Progetto, Partecipazione, Solidarietà, Rigenerazione Urbana, Ecologia Sociale
BIBLIOGRAFIA
240
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243
LICENZA
ABITARE SOLIDALE E SOSTENIBILE Tesi di rigenerazione urbana a cura di Daniele Mancini Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International
Con questa licenza è possibile copiare, riutilizzare, adattare e sviluppare i contenuti di questo libro in modo non commerciale, citando la paternità agli autori dell’opera originale e solo se i risultati sono distribuiti con la stessa licenza CreativeCommons. I termini di licenza sono consultabili qui: https://creativecommons.org/licenses/by-ncsa/4.0/ Poiché lo spirito con cui si è inteso assemblare questa raccolta è puramente non speculativo, questo libro viene distribuito senza alcun ricavo per l’autore. Nel caso della versione digitale essa potrà essere fruita gratuitamente via web dai diversi canali social su cui è diffusa. Per quanto riguarda la versione cartacea, potrà essere stampata on-demand presso lulu.com.
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