BASIC DESIGN #2 Esperienze di progettazione e didattica inclusiva

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DANIELE MANCINI, IRENE RINALDI

Quali competenze dovrà possedere il progettista del futuro? E come si insegnano? E quali sono soprattutto i valori nei quali ci riconosciamo come progettisti e educatori nel nostro presente e che vogliamo coltivare insieme alle nuove generazioni affinché il futuro sia realmente sostenibile? Attraverso la presentazione di ventiquattro esperienze ludico ricreative e didattiche dal forte carattere inclusivo, gli autori illustrano le competenze base della progettazione.

Esperienze di progettazione e didattica inclusiva

Questo è un Diario di Bordo di una Nave Scuola che solca mari molto incerti alla scoperta di Isole Sconosciute. Per tracciare la rotta usiamo più volentieri la bussola della disubbidienza, il sestante dell’impossibile, i cerchi azimutali del gioco, lo scandaglio della solidarietà. Di viaggi ne abbiamo già fatti molti e incredibilmente di Isole ne abbiamo scoperte a migliaia! Nascoste proprio lì dove ci sembrava ovvio non potessero esserci. La Cartografia è complessa e poiché i Mari della Creatività appaiono al momento molto mutevoli, forse non sarà mai possibile definire una mappa conclusiva. Per questo vi lasciamo il resoconto di quello che abbiamo scoperto fino ad oggi. Una parte consistente è contenuta nel nostro primo Diario di Bordo che abbiamo chiamato Quaderno #1. Quello che invece avete tra le mani è il Quaderno #2 che contiene altre 24 incredibili esperienze ludiche e ricreative come fossero un arcipelago di isole da esplorare… Buona Navigazione!

Lo studio UNPACKED ha iniziato la sua attività a Roma nel gennaio del 2005 grazie ai fondi per l’imprenditoria giovanile di “Sviluppo Italia” ed è diretto da Daniele Mancini e Irene Rinaldi, entrambi architetti ed educatori con esperienze in diversi campi della creatività in Italia e all’estero. UNPACKED tenta di disvelare le opportunità nascoste nelle pieghe dell’ovvio e del banale, attraverso progetti di architettura, installazioni effimere, performance, workshop, attività educative, esperimenti di comunicazione e di design relazionale, playground istantanei e spontanei, esperimenti al confine tra il digitale e l’analogico.

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BASIC DESIGN

Quaderno #2

L’attività dello studio è presentata sul sito http://www.unpacked.it






BASIC DESIGN Quaderno #2

Esperienze di progettazione e didattica inclusiva a cura di Daniele Mancini e Irene Rinaldi

Concept e progetto delle esperienze creative Daniele Mancini e Irene Rinaldi (UNPACKED) salvo dove diversamente specificato Testi Daniele Mancini Book Editing e Graphic Design Daniele Mancini Fotografie Dove non diversamente specificato le fotografie sono di Daniele Mancini Prima edizione Dicembre 2020 Fonts Caecilia, PF Din Text Pro Web http://openworkshops.unpacked.it Contatti openworkshops@unpacked.it Pubblicato da UNPACKED http://www.unpacked.it info@unpacked.it Stampa Lulu.com (www.lulu.com) ISBN 978-1-716-78796-6


Anche questo libro è dedicato a Michele e Agostino

le speranze si, so’ come stelle… come le stelle s’accennono, come le stelle se spegneno, ma pur sempre come stelle brilleno, e ce fanno campà der soriso der celo tratto da La stella della speranza (a Trilussa)



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INDICE

p.

BENVENUTI

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MAPPE PER ORIENTARSI

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IDENTITA’ E SGUARDO SU DI SE’

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Il Cielo in una Scuola

#25

47

The Mask

#26

55

Se questa non è (una) classe

#27

71

Cadavre Exquis

#28

87

CARTOLINE DA NAVE TERRA

109

Le Pecora Elettrica e altri Androidi Urbani

#29

115

Suonare la Scuola è come suonare la Città

#30

139

IL GIARDINO PLANETARIO

155

Greta Thumberg Urban Gaffiti:

#31

161

Don Sardelli Garden

#32

185

Il mio giardino (educativo) è un labirinto

#33

219

PLAYGROUND COMMON GROUND

237

Potenze del Pentagono

#34

243

Progettiamo un Playground

#35

257

Playground omaggio a Yona Friedman

#36

287

9



RADICALI

301

La Città del Futuro

#37

303

Warka Tower

#38

317

Molte culture sotto un unico tetto

#39

329

SPAZI MINIMI DI (R)ESISTENZA

335

Cupola Geodetica

#40

343

Relazioni colorate

#41

361

L’Aula in più

#42

373

Giunto reciproci

#43

Iperboloide Iperbolico rigato

#44

405 223 425

LA SCUOLA SENZA MURI

447

La Scuola che vorrei

#45

451

La Scuola in Biblioteca

#46

467

Siamo Noi il Nostro Re

#47

483

Radio Rosmini Stay Tuned Stay Cool

#48

497

RINGRAZIAMENTI

509

SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI

513

CREDITI FOROGRAFICI

519

CREDITI

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GLI AUTORI

523

LICENZA E DIRITTI

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Education for designers (like nearly all education) is based on learning skills, nourishing talents, understanding the concepts and theories that inform the field, and, finally, acquiring a philosophy. It is unfortunate that our design schools proceed from the wrong assumptions. the skills we teach are too often related to the processes and working methods of and Age that has ended. The philosophy is an equal mixture of self-indulgent and expressive bohemian individualism and materialism both profit oriented and brutal. The method of teaching and transmitting this biased information is more than half a century out of date. [‌]

Design for the real world, Victor Papanek, 1971


BENVENUTI!

Quali competenze dovrà possedere il progettista del futuro? E come si insegnano? E quali sono soprattutto i valori nei quali ci riconosciamo come progettisti e educatori nel nostro presente e che vogliamo coltivare insieme alle nuove generazioni affinchè il futuro sia realmente sostenibile? O per lo meno, più simile possibile a come piacerebbe a noi… Anche questo secondo volume che è la naturale prosecuzione del nostro primo quaderno di Basic Design, è un vero e proprio diario di bordo, per lo più una specie di “party” visuale, un playground, che offre delle tracce sparse per possibili risposte a queste domande così apparentemente innocenti.

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The main trouble with design schools seems to be that they teach to much design and not enough about the ecological, social, economic and political environment in which design takes place. [‌]

Design, if it is to be ecologically responsible and socially responsible, must be revolutionary and radical in the truest sense. It must dedicated itself to nature’s principle of least effort, in other words, maximum diversity with minimum inventory or doing the most with the least. That means consuming less, using things longer, and beeing frugal about recycling materials. The insights, the broad, nonspecialized, interactive overview of a team (heritage of early man, the hunter) that the designer can bring to the world must now be combined with a sense of social responsibility. In many areas designers must learn how to redesign. In this way we may yet have survival through design.


È organizzato in maniera pretestuosa e personale e prevede una lettura aperta e anarchica di altre 24 esplorazioni ludiche e ricreative. Infatti, insieme agli esiti dei nostri laboratori, abbiamo proposto in dissolvenza incrociata immagini emblematiche di opere desunte dai più svariati contesti creativi. Lo abbiamo fatto per due motivi. Il primo risiede nella consuetudine di nutrire il nostro immaginario con tutti i saperi provenienti da ogni ambito disciplinare: l’architettodesigner è in fondo una specie di regista che mette in relazione tanti saperi e suggestioni tra loro e con i contesti nei quali si trova ad operare. Poi, crediamo che sia compito degli educatori e dei progettisti dare evidenza in qualche modo delle genealogie delle proprie riflessioni, anche con accostamenti analogici e non sempre consequenziali. A differenza del primo quaderno non ci siamo soffermati solamente sui meccanismi creativi e pedagogici, ma abbiamo cercato di disvelare i valori di civiltà globale che sono veri e propri pezzi di stelle di futuro. Abbiamo insomma evidenziato il carattere “ecologico” e “politico” del nostro operare, che non è mai assolutista, intimo e personale ma aperto, libero, accogliente, democratico, relazionale, giocoso… In questi anni abbiamo compreso che imparare e insegnare sono verbi intransitivi e che non possono essere usati separatamente. Sarebbe più giusto dire: abbiamo imparato-insegnato! E questo è il motivo per cui nei testi di questo libro abbiamo usato sempre il pronome “noi”. Questo “noi” include tutti coloro con i quali abbiamo condiviso i viaggi creativi e le scoperte educative sempre imprevedibili e nelle quali molto spesso chi insegna impara e chi impara insegna. 15



Crediamo che sia piuttosto sottovalutato nella educazione di base il metodo progettuale. Molte volte si spiega un concetto semplificando la sua complessità e fornendo degli esempi per ricostruire una mappa di senso da mandare a memoria per poi recuperarla al bisogno, nelle circostanze quotidiane. Ma altre volte, e questo è più proprio degli occhi e delle mani, si esperisce una certa attività e non c’è altro da spiegare. Lo sguardo e il tatto imparano in fretta: si prova, si sbaglia, si riprova, si impara, si cercano alternative e si prosegue cercando il senso e i nessi di queste esperienze con la realtà, intuitivamente. Come abbiamo detto alla pretestuosità dell’organizzazione tematica di questo quaderno, consegue una certa autonomia di lettura: si può cominciare a sfogliare il libro da dove si vuole, e non viene compromessa la comprensione dell’insieme. Nel capitolo Playing With The Self presentiamo delle esperienze intime e corali allo stesso tempo. Si impara a riconoscere sé stessi negli altri ma soprattutto che progettare non è altro che una attività di ascolto, di dialogo e di pace. Nel capitolo Cartoline da Nave Terra impariamo ad abitare la nostra città, i nostri quartieri, con affezione, mentre nel capitolo Il Giardino Planetario Bene Comune ci accorgiamo che molto spesso sono proprio gli spazi negletti e abbandonati delle nostre città ad essere delle opportunità di socialità e di rigenerazione urbana se solo ce ne prendessimo cura con dedizione. Playground Common Ground ci ricorda che non si realizzano mai progetti da soli ma che abitiamo questo universo condividendone l’incredibile mistero con altri. Il capitolo Radicali è un invito ad innovare partendo dalla semplicità. Il capitolo Spazi Minimi (R)Esistenza è un invito a realizzare il massimo con il minimo e ritornare a considera ogni azione creativa un rito sacro, destinata al benessere collettivo. 17



Nel capitolo la “Scuola che vorrei” abbiamo accarezzato il sogno di una Suola finalmente Centro Civico di prossimità vivo, pulsante e motore di iniziative sociali coinvolgenti destinate alle comunità di quartiere, abitata tutto il giorno, mattina e sera. Il sogno di una Scuola, insomma, che assolva alla funzione educativa in senso Sostenibile, cioè integrata ai Piani cittadini di gestione dello sviluppo Sociale e di Rigenerazione Urbana. Nella nostra permanenza nella scuola pubblica, è stato un privilegio quello di aver potuto coordinare per due anni, insieme ad altri colleghi, i laboratori civici della Consulta degli Studenti: studenti eletti a rappresentare non solo i bisogni con argomentazioni consapevoli, ma anche per impegnarsi a realizzare progetti e coinvolgere la loro comunità in prima persona, assumendosi delle responsabilità insieme agli adulti. Una palestra di educazione civica che ha costituito, in molte circostanze descritte in questo quaderno, uno sfondo vitale. Basta pensare che ogni singolo progetto nasce da loro richieste: Come faccio a realizzare una aula in più che non c’è mai spazio a scuola, un’aula dove posso rifugiarmi se sono triste? Posso progettare una scuola senza muri e arredarla in modo che si adatti agli eventi e ai progetti anziché alle materie? Vorrei progettare un allestimento per uno spettacolo teatrale in cui la danza e la musica si materializzasse in strisce colorate. Siccome poi lo spettacolo parla di uccelli vorrei realizzare una grande struttura che rassomigli ad una gabbia. Vorrei realizzare un paralume perché la luce della cucina di nonna è troppo forte e non sappiamo più cosa farcene di questi vecchi ferri arrugginiti 19



da maglia. Vorrei realizzare un rito corale a cui possa prendere parte tutta la comunità scolastica: che ne dite di fotografare il cielo domattina tutti insieme alle 7.45 prima di entrare a scuola? Poi ricomporremo le fotografie in un mosaico sul muro dell’aula magna. Vorrei realizzare un playground per incontrarmi con i miei amici nel parco di fronte a scuola. Vorrei realizzare un giardino di essenze aromatiche che abbia il viso di Don Roberto Sardelli per ricordarlo sempre, ora che è salito in cielo. Vorrei partecipare ad un Friday for Future e fare anche io un graffito urbano di grandi dimensioni come quelli che vedo nel quartiere… vorrei rappresentare il viso di Greta Thunberg. Ora che c’è il lockdown non posso più vedere i miei amici, non posso più andare a scuola, non posso più fare un sacco di cose: e se realizzassi una WebRadio? Buona lettura! Daniele Mancini e Irene Rinaldi Roma, 24 dicembre 2020

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#25

Il cielo in una scuola

#27

Se questa non è (una) classe


#26

The Mask workshop

#28

Cadavre exquis

29


#29

La Pecora Elettrica e altri Androidi Urbani

#31

Urban Graffiti


#30

Suonare la scuola è come suonare la cittĂ

#32

Don Roberto Sardelli Garden


#33

Il mio giardino (educativo) è un labirinto

#35

Progettiamo un Playground


#34

Potenze del Pentagono

#36

Playground come Ville Spatiale

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#39

Molte culture sotto un unico tetto

#38

The Warka Tower


#40

La Cupola Geodetica

#37

La CittĂ del Futuro

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#41

Relazioni colorate

#43

Giunti reciproci


#42

L’aula in piÚ

#44

Iperboloide iperbolico rigato

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#45

La Scuola che vorrei

#47

Siamo Noi il Nostro Re


#46

La Scuola in Biblioteca

#48

RadioWebTV Rosmini Stay Tuned Stay Cool

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Una sensazione di felicità che si ha quando si ha quando ci si accorge che una nuova vita alberga in te e che questa vita sta per venire al mondo […] Io scrivo perché voglio dare la voce a qualcosa dentro di me che non riesco a esprimere nessun altro modo. Dentro ognuno di noi ci sono tante opzioni che non mettiamo in atto nella nostra vita quotidiana. E poi sono convinto che ognuno di noi porti dentro tante identità così dire pietrificate, congelate. Intervista a David Grosmann, 26 10 2019, via: Wlodek Goldkorn, La Repubblica


PLAYING WITH THE SELF Identità e sguardo su di sé

La trasgressione della regola, l’attitudine a non conformarsi ad un precetto o ad un comune sentire, disubbidire ad una imposizione, rifiutare un pensiero omologante. È la chiave per costruire un proprio punto di vista, una propria identità. Significa reclamare ad alta voce il proprio posto nell’universo. E ogni gesto provocatorio, dissacrante, critico, è una assunzione di responsabilità. Quale responsabilità? Dover spiegare alla comunità cui appartieni perché quello che fai ha valore. Ogni gesto di tradimento, ogni disubbidienza, ogni anticonformismo è infatti innovare, è costruire il nuovo insieme e quindi paradossalmente un gesto di pace (quasi come giocare!) e di dialogo con sé stessi e con gli altri. In questa sezione vengono raccolte alcune esperienze chiave che fanno ricorso alla demistificazione e all’autoironia come meccanismo creativo. Per esempio, nei ritratti ricombinati, cioè ritratti composti da parti del volto appartenenti a persone diverse, abbiamo voluto ingannare gli algoritmi di riconoscimento facciale e giocare con le regole restrittive del garante della privacy. Anche il laboratorio The Mask, ispirato dal lavoro di Saul Steinberg, contiene una riflessione sulla propria identità, sia singola che di gruppo. E soprattutto il gioco del Cadavre Exquis per il quale abbiamo sezionato il corpo umano e lo abbiamo ricomposto, come collage, con accostamenti ironici e provocatori. Un caso molto speciale invece è rappresentato dal workshop il Cielo in una Scuola che ha richiesto uno sforzo ulteriore cioè quello di riconoscere sé stessi, cioè il proprio sguardo verso il cielo, come parte essenziale di un mosaico come fosse un orizzonte collettivo fatto di tanti singoli sguardi. Datemi un divieto, vi solleverò il mondo!

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#25 IL CIELO IN UNA SCUOLA

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IL CIELO IN UNA SCUOLA Come specchiare mille sguardi in un solo cielo

Oggi 5 dicembre 2018 è la giornata più antiretorica che c’è, proprio non c’è nulla da commemorare e quindi è la giornata perfetta per farla diventare la giornata del Cielo... Milleduecento persone tra studenti, docenti e genitori di una scuola romana si fermano un microsecondo prima di entrare in classe e scattano una foto al cielo, ciascuno con il proprio telefonino. Poi, tutti insieme, in un rito corale, ricostituiremo l’immagine unica dello specifico cielo del 5 dicembre, ore 7.45, alle coordinate di Roma Ovest, composto da 1.200 sguardi diversi... Il Cielo in una Scuola é un esorcismo contro i pregiudizi educativi, un invito a prendere sul serio il proprio punto di vista, ma anche una riflessione sul senso profondo dell’operare collettivo: identificarsi in un mosaico sfaccettato, molteplice, caleidoscopico, non significa omologarsi, ma costruire relazioni con la comunità della quale si esprimono e si interpretano i valori.

Questo progetto nasce con l’intenzione di ribaltare l’esperienza del fotografo Luigi Ghirri che nel 1974 realizza “Infinito”, una serie di 365 scatti al cielo, fatti uno al giorno per un anno, con il suo unico occhio...


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#26 THE MASK WORKSHOP

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USA. Untitled. (from the Mask Series with Saul Steinberg), 1959. Photograph by Inge Morath/MAGNUM PHOTOS. Mask by Saul Steinberg © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY


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THE MASK WORKSHOP Come realizzare una maschera scaccia demoni

Realizzare una maschera usando carta da pacchi, cartone, buste della spesa è un gesto semplice, una attività giocosa, che si fa da soli o in compagnia. Per esorcizzare la paura del … , anzi, per esorcizzare ogni le paure e scacciare i nostri demoni! Quando poi sarà finalmente finito faremo anche un party galattico tutti insieme, le indosseremo e poi…. fiuuu! Le bruceremooooooo Ne fate qualcuna? Per tutta la famiglia, eh … anche per i cani e i gatti e le tartarughe … Da chi possiamo prendere ispirazione? Da quel genio di Saul Steinberg che poi per inciso era anche un architetto e che sicuramente quando faceva maschere con la busta della spesa non pensava al Carnevale ma pensava alla profondità e molteplicità dell’animo umano che escogita espedienti, cambia punto di vista e pelle, per sconfiggere il destino e superare le difficoltà.

Non sapete proprio come fare? Potete andare a vedere il video della diretta instagram di ieri dedicata ai miei studenti su Youtube a questo indirizzo: https://youtu.be/X62RMXYaZtQ


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#27 SE QUESTA NON È (UNA) CLASSE

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SE QUESTA NON È (UNA) CLASSE Come realizzare androidi multi-identità

E se volessimo ingannare i complessi algoritmi digitali per la profilazione delle caratteristiche biometriche personali? Se volessimo eludere gli abusi e gli eccessi dei sofisticati sistemi di super controllo telematici? Se ci volessimo liberare della dittatura invisibile dei social media? Se volessimo insomma usare le restrizioni delle regole della Privacy come condizioni limite creative? Abbiamo deciso allora di realizzare dei ritratti fittizi combinando varie porzioni dei nostri visi di modo che l’intelligenza artificiale non potesse identificare un volto reale e associarlo ad una identità vera. Ne è venuta fuori una serie di umanoidi, di androidi multi-identità, perennemente mutevoli come nel gioco combinatorio di OuLiPo o quello del Cadavere Squisito dei Surrealisti.


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#28 CADAVRE EXQUIS

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CADAVRE EXQUIS Come realizzare collage Surrealisti per una scuola più Realistica

Questo laboratorio esplora la tecnica degli accostamenti per analogia, di narrazioni ironiche e paradossali e trae ispirazione dagli esperimenti di André Breton e di numerosi suoi colleghi artisti, in particolare dal gioco del Cadavre Exquis. Poiché viviamo nell’epoca del digitale abbiamo deciso di rendere vive queste immagini creando delle GIF animate che mostrassero in sequenza le variazioni delle parti del corpo. Non esiste una discontinuità tra il mondo della carta e forbici e quello del digitale, ma una inevitabile e necessaria commistione, ricchissima di opportunità.

Immagini alle pagine precedenti: Jacqueline Lamba, André Breton, Yves Tanguy Cadavre exquis 07 février 1938


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Suonare la città è facile - quasi infantilmente facile è anche molto divertente ma è illegale provate - se non ci credete a suonare la città e vedrete che vi fermeranno subito subito non farete neppure due passi [...] suonare la città significa che un giorno lontano quando vedremo un uomo giocare con un lungo bastone attraverso una cancellata e lo sentiremo fare con gli elementi paralleli della cancellata delle linee tratteggiate di rumore più fitte Citazione: Giuseppe Chiari, Suonare la città, (1969), in Il metodo per suonare, Martano editore, 1976


CARTOLINE DA NAVE TERRA La città la abiti per affezione

Andate in giro per un quartiere a scelta della vostra città, andate a zonzo in quello che vi piace di più o quello che vi piace di meno, oppure perdetevi proprio tra le strade di quello che non conoscete per niente, fate finta di essere dei Monsieur Hulot, fragili e inadeguati e pertanto sensibili ad ogni particolare inconsueto. Lasciatevi ispirare, lasciatevi coinvolgere e incuriosire dagli spazi, dalle luci, dagli odori. Se fate attenzione e vi liberate dell’abitudine di considerare

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o meno fitte non vedremo un poliziotto arrestarlo perché disturbava l’ordine ma passeremo senza badarci e al bambino che ci chiederà qualcosa risponderemo vedi quello suona la cancellata da grande lo saprai fare anche tu ed è a questo vero comunismo comunismo comunismo [...]

Guy Debord, The Naked City, 1957, Illustration de l’hypothèse des plaques tournantes en psychogéographique Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981


ordinario tutto ciò che vedete intorno a voi, potrete invece stupirvi delle potenzialità e delle ricchezze che si celano nel banale, e soprattutto nel negletto, in tutti quei dettagli dello spazio urbano che tendiamo a rimuovere perché li consideriamo appartenenti ad una dimensione estranea, quasi fossero in terra di “nessuno”, quasi non ci appartenessero. Se poi riuscissimo a connettere con un fil rouge questi dettagli, se riuscissimo a dare senso ad alcuni di essi magari con una parola, un pensiero, una metafora, ma anche un gesto semplice, insomma attraverso una narrazione coerente, allora potremmo trovare il modo di liberare la potenza espressiva del nostro sguardo. Una possibile restituzione di questa flânerie, di questa esperienza di attraversamento urbano, potrebbe essere realizzata con una collezione di immagini evocative… che è già un viaggio, un quasi romanzo, un’idea di film! E questo si può fare non soltanto con il proprio sguardo ma anche “suonando” lo spazio che si incontra e si attraversa. Sì, perché “...suonare la città è infantilmente facile”, come ci ricorda Giuseppe Chiari nel 1969 in una meravigliosa poesia sonora: Suonare la Città è l’emblema di tutti i riti collettivi di appropriazione della dimensione pubblica. Un gesto delicato che dura il tempo della sua esecuzione, effimero e immateriale. La celebrazione di tutte le forme di disobbedienza gentile, un inno alla resistenza creativa, una testata termonucleare da n-mila megatoni capace di radere al suolo barriere, muri e confini, omologazioni, pregiudizi. Ci siamo lasciati orientare dall’eco del Situazionismo ma soprattutto dalle azioni delicate di arte civica di Maria Lai, intimamente pubblica e implicitamente relazionale, che ha per davvero cucito case e cose con fili e nastri di stoffa: le nostre passeggiate “disegnate” per i quartieri di Roma sono una delle possibili restituzioni affettive ed immateriali dell’umano sentire, immagini insomma come fossero cartoline spedite dalla nostra Nave Terra! La città la abiti per affezione: la voce del verbo abitare è solo modo solidale e sostenibile ed è quando metti in comune e non quando togli. 113



#29 LA PECORA ELETTRICA E ALTRI ANDROIDI URBANI

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LA PECORA ELETTRICA E ALTRI ANDROIDI URBANI Come disegnare le mie passeggiate in città La libreria La Pecora Elettrica, un presidio culturale molto attivo nel quartiere di Centocelle a Roma, è stata devastata da un incendio doloso il 25 aprile 2018 e poi ancora il 5 novembre 2019. Nei giorni successivi molte comunità sensibili al Bene Comune, si sono trovate a manifestare per chiedere maggiore presenza delle istituzioni. Molti, come me, hanno deciso di testimoniare la propria indignazione e soprattutto il proprio ottimismo con un gesto simbolico: sono andato a Centocelle e ho fatto una lunga passeggiata tracciando un percorso che restituisse sul display del mio telefonino la scritta I LOVE ROMA. Ho usato una app di tracking e quello che vedete è il risultato. Ho ovviamente pianificato il mio percorso con la stampa google della mappa del quartiere e l’ho prima tracciato con un pennarello. Qualche giorno dopo la prima performance a Centocelle, ho coinvolto gli studenti dello IED in una iniziativa in cui chiedevo di tracciare, sempre nello stesso quartiere, delle immagini significative ed evocative o dei testi, usando questo meccanismo della Urban Body-Graphy. È successo che con un gruppetto abbiamo voluto “disegnare” una Pecora “Elettrica”. Una studentessa, dopo aver visto l’immagine sullo schermo ha esclamato:”Però! Dolly ha un certo carattere...” Questa azione di scrittura con il corpo, di Urban Body Graphy, le passeggiate disegnate, è anche questo un modo in fondo di appropriarsi della dimensione pubblica.


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I LOVE ROMA. Passeggiata a Centocelle, oggi 10 novembre 2020, Km 11.57 durata 2:03:15 #Amoroma #Centocelle #Lapecoraelettrica


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Dolly ha un certo carattere: La Pecora Elettrica come la immaginiamo noi Performance con gli studenti del Corso di Metodologia della Progettazione IED Design Roma, 2019/2020. 18 dicembre 2019


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Performance con gli studenti del Corso di Metodologia della Progettazione IED Design Roma, 2019/2020. 18 dicembre 2019


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#30 SUONARE LA SCUOLA

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SUONARE LA SCUOLA È COME SUONARE LA CITTÀ Come Suonare la Scuola

Con una serie indefinita di oggetti di uso comune, possibilmente bottiglie di plastica da buttare, produrre la più grande varietà di rumori possibili interagendo con ogni parte dell’edificio scolastico, compresi banchi, cattedre, sedie, ma anche con persone e cancellate perimetrali, oppure imbracciare un qualsiasi strumento, da soli, o insieme, e cominciare a suonare nelle aule, in presidenza, in corridoio, sul tetto, in palestra... Oggi, infatti, si può. È la giornata del suono senza potere: Suonocr@zy!

Immagine alla pagina precedente: Giuseppe Chiari, Suonate quel che volete, 1969


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Il giardino inteso in senso tradizionale è un luogo privilegiato della mescolanza planetaria. Ogni giardino, fatalmente adornato di specie provenienti da ogni angolo del mondo, può essere considerato come un indice planetario. E ogni giardiniere è un intermediario che favorisce incontri tra specie che erano destinate a non incontrarsi mai. [...] Nel giardino, se non tutto è controllato comunque tutto è conosciuto. Le specie trascurate, nel giardino, lo sono volontariamente, per comodità o per necessità, ma lo spazio trascurato non è necessariamente uno spazio sconosciuto. Il pianeta, interamente sottomesso al controllo satellitare, da questo punto di vista è assimilabile a un giardino.


IL GIARDINO PLANETARIO BENE COMUNE

È celeberrimo l’aneddoto di Bruno Munari sugli spazi pubblici. Se in Giappone chiedi ad un bambino a chi appartiene il prato dove sta giocando, quello ti risponde “è di tutti”. Se invece lo chiedi ad un bambino italiano ti risponde “non è di nessuno!” Lo spazio pubblico in Italia continua ad avere una storia di degrado molto profonda. La scuola stessa, la cui incuria fisica riflette incredibilmente il disinteresse per l’istituzione Scuola e del sistema educativo in generale, è un luogo pubblico, un bene comune, una dimensione di partecipazione negletta e sottovalutata, una no man’s land. L’educazione civica o l’educazione alla cittadinanza globale prevede di estirpare la paura dell’altro, cioè la paura di individui diversi da me, o il disinteresse per luoghi estranei al mio orto, al mio recinto privato ed individuale. Bisogna alimentare la cura del bene comune e la sua condivisione come fosse la risorsa fondamentale per un futuro realmente sostenibile, un investimento e non una spesa. Per fare questo le istituzioni (inclusa la Scuola) affidano ai cittadini, grandi e piccoli, gli spazi pubblici, chiedendo loro di prendersene cura mettendo in atto iniziative di appropriazione più o meno permanenti, che prevedano anche una trasformazione fisica degli spazi.

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Citazione: Gilles Clément, Verso un «giardino planetario», in Gilles Clément, Giardini, paesaggio e genio naturale, Quodlibet, Macerata 2013.

Il giardino planetario è una maniera di interpretare l’ecologia integrando l’uomo, il giardiniere, nel meno importante dei suoi spazi. La filosofia che lo definisce deriva direttamente dal giardino in movimento: “fare il più possibile con, il meno possibile contro”. La finalità del giardino planetario è cercare lo sviluppo della massima diversità senza distruggerla. L’obiettivo è: come continuare a far funzionare la “macchina” planetaria, come far vivere il giardino e, quindi, il giardiniere.”

Immagine: Migrants, Picnic across the border, Tecate, Mexico USA 2017 by JR


Dal cortile di scuola al parco pubblico proprio di fronte al suo ingresso, abbiamo interpretato questa sfida in maniera sperimentale, facendo dei tentativi, delle prove coraggiose che rendessero fluido il rapporto tra quello che succede fuori le aule scolastiche e quello che accade dentro. Alcune esperienze, che sono descritte in questo capitolo, hanno a che vedere con lo spazio fisico, alla sua trasformazione. Altre sono invece descritte nel capitolo La Scuola Senza Muri e si riferiscono ad attività immateriali che prevedono la sperimentazione di un modello diverso di educazione come, per esempio, la creazione e la conduzione di una RadioWeb. Di seguito potrete vedere come ci siamo appropriati per una intera mattinata del cortile per rappresentare sull’asfalto l’icona di Greta Thunberg nel giorno di un #fridayforfuture. Ma potrete anche seguire i passi per immaginare un giardino della memoria fatto di essenze odorose che vorremmo fossero piantumate con la “forma” del viso di Don Roberto Sardelli. Il terzo progetto invece è la realizzazione di un vero e proprio labirinto, disegnato con il gesso e con lo spago proprio sull’erba, grandissimo, visibile solo dall’alto: il labirinto come metafora dell’educazione, luogo perfetto per perdersi ma anche per trovare, attraverso le tracce naturali e la propria specifica e unica intelligenza, la strada per uscirne. Ma anche, un labirinto costruito, disegnato intenzionalmente, con scienza, come fosse traccia artificiale della complessità, pluralità, molteplicità e infinitezza delle nostre potenzialità che aspettano solo di essere esplorate ed espresse.

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#31 GRETA THUNBERG URBAN GRAFFITI

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GRETA THUNBERG URBAN GRAFFITI Come realizzare l’icona di Greta Thunberg nel cortile di scuola

E se provassimo a rappresentare Greta Thunberg, mito dei nostri tempi a scala gigante? Proprio come fosse l’icona del Guerrillero Heroico, Ernesto “Che” Guevara... in fondo oggi è il #fridayforfuture e avevamo già deciso di prendere parte a questa iniziativa con una azione creativa e simbolica. Trasformiamo una fotografia di Greta in uno stencil bicromatico poi procediamo alla sua “discretizzazione” in punti. E come facciamo per disegnare questi punti a scala gigante? Prendiamo un foglio di carta da pacchi delle dimensioni di un metro per un metro e lo foriamo con 100 cerchi di 8 cm di diametro ciascuno. Ci mettiamo nel cortile di scuola, di asfalto nero, e passo dopo passo mappiamo tutti i punti con delle croci di gesso bianche. Ci lavoriamo in ben settantacinque studenti che si alternano meticolosamente e pazientemente di ora in ora.


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Poi chiamiamo Emanuele, che in questi giorni sta portando il suo drone per fare esperimenti di volo. È lo strumento perfetto per vedere come viene il lavoro. Infatti, riprendendo il tutto dall’alto, l’immagine di Greta si vede proprio bene! Ormai la giornata è passata, abbiamo fatto tantissime fotografie! I nostri compagni ora usciranno… chissà se si accorgeranno di questo lavoro? Ma non importa! Il gesto c’è stato, abbiamo capito molte cose e poco importa se poi “quei momenti andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia!”


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#32 DON SARDELLI GARDEN

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DON SARDELLI GARDEN Come realizzare un giardino pubblico di essenze odorose in onore di Don Roberto Sardelli

Il 19 febbraio 2020 un gruppo di studenti di una scuola romana hanno rappresentato il volto di Don Roberto Sardelli per commemorare la sua morte avvenuta il 18 febbraio 2019. Lo hanno rappresentato come fosse una icona a scala gigante, anche lui un’icona dei nostri tempi come Greta, forse più di Greta! Lo hanno disegnato sul tetto dell’edificio scolastico come se questa immagine fosse un Radio Faro Interstellare per le generazioni future, un messaggio di speranza: che l’Educazione per tutti sia l’arma per cambiare l’universo mondo! Il passo successivo sarà quello di piantumare delle essenze vegetali odorose per realizzare un giardino vero e proprio: le piante saranno piantate seguendo la mappa visuale rappresentata dai punti che formano il viso di Don Sardelli. Il giardino verrà realizzato di fronte a scuola, dove c’è un bellissimo parco pubblico cosicché tutti possano prendersene cura. Dopo poco, le piante cresceranno e della forma del viso di Don Sardelli rimarrà solo la memoria.


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#33 IL MIO GIARDINO (EDUCATIVO) È UN LABIRINTO

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Richard Long, A Line made by Walking, 1967


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IL MIO GIARDINO (EDUCATIVO) È UN LABIRINTO Come realizzare un labirinto

Il parco giardino è vitale, è mutevole, cambia con le stagioni e ci cresce non solo l’erba ma anche piante spontanee, fiori selvatici, essenze odorose e alberi. Potrei piantumare zucchine, carote, pomodori e organizzare un bell’orto di prossimità condividendone la sua cura e tutela con gli abitanti del quartiere. È un luogo aperto e grande. Sicuramente non angusto come le aule di scuola che appaiono sempre inadeguate per svolgere attività collaborative e coinvolgenti. Nel parco giardino potrei imparare tutti i nomi delle piante e degli animali che lo popolano. Ne imparerei i colori che sono infiniti. E mi lascerei ispirare per scrivere poesie e racconti. Poi potrei confidare i miei segreti ai tronchi degli alberi più vecchi, anche se per quello ci sono i boschi in verità! Ma quello che potrei sicuramente fare meglio è incontrarmi, come in una piazza, con i miei amici e con tutte le persone che vogliano condividere con me un pensiero, un sentimento, un messaggio di solidarietà. E questo è proprio successo per il giorno della Marcia mondiale della Pace e della Non Violenza del 28 febbraio 2020. Qualche giorno prima abbiamo imparato a riprodurre il simbolo della Non Violenza sul foglio da disegno poi ‘abbiamo realizzato veramente a scala gigantesca nel parco giardino di fronte a scuola! E l’abbiamo usato per disporci ad un’ora prefissata, cioè le undici di mattina tutti lungo le sue linee curve


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Nel quadro della sua vita l’Homo ludens avrà l’esigenza, in primo luogo, che egli possa rispondere al suo bisogno di gioco, di avventura, di mobilità, come anche di tutte le condizioni che possano facilitare la propria vita. Fino ad allora, la sua principale attività era stata l’esplorazione del suo ambiente naturale. L’Homo ludens vorrà lui stesso trasformare e ricreare questo ambiente e questo mondo secondo i suoi nuovi bisogni. L’esplorazione e la creazione dell’ambiente verranno allora a coincidere perché l’Homo ludens, creando il suo territorio da esplorare, si occuperà di esplorare la propria creazione.

Immagine Constant Nieuwenhuys, Mobile Ladder Labyrinth,1967 Gemeentemuseum Den Haag


PLAYGROUND COMMON GROUND

Ad un certo punto ci è stato chiesto se volessimo progettare un playground nel parco pubblico di fronte a scuola. Il Municipio era stato in grado di pulire tutta l’area e piantumare delle essenze arboree. Inoltre, erano riusciti a garantire una certa costanza nella manutenzione. Quale occasione migliore di coinvolgere i ragazzi della Consulta, cioè i ragazzi eletti a rappresentare richieste per conto di altri ma soprattutto, sempre per conto di altri, a farsi carico della responsabilità ad impegnarsi in prima persona per realizzare progetti, a diventare protagonisti di cambiamenti che coinvolgano tutta la comunità, non solo scolastica!

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Si assisterà quindi a un processo ininterrotto di creazione e di ricreazione sostenuto da una creatività generalizzata che si manifesta in tutti i campi di attività. Partendo da questa libertà nel tempo e nello spazio, si dovrà raggiungere una nuova forma di urbanizzazione. La mobilità, il fluire incessante della popolazione, conseguenza logica di questa nuova libertà, crea un nuovo rapporto fra l’urbano e l’habitat. Citazione: Constant Constant Nieuwenhuys (1974), New Babylon, Haags Gemeentemuseum, Den Haag citato da Careri, F. (2001), New Babylon, una città nomade, Roma, Testo & Immagine, p.36 Immagine: Constant Nieuwenhuys, New Babylon, 1974


Quale occasione migliore, dunque, per sviluppare un progetto corale, partecipato, seduti ad un tavolo alla pari con le autorità cittadine, le associazioni di quartiere, il dirigente, i professori, i genitori! E il progetto questa volta non è stato una trasformazione effimera come nel caso delle esperienze illustrate nel capitolo precedente. Questa volta ci è stato chiesto di realizzare una vera e propria struttura che definisse uno spazio di socializzazione per noi ragazzi del quartiere, cioè quello che viene chiamato un vero e proprio allestimento urbano, un playground insomma, un luogo dove poter svolgere delle attività educative proprio come fosse una vera e propria all’aula all’aperto. L’esperienza di confronto per la sua progettazione è stata veramente un common ground, un terreno di lavoro comune. Attraverso la discussione siamo riusciti a definirne tutti gli aspetti e persino a realizzarne un modello a grande scala ispirati dal lavoro di Yona Friedman.

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#34 POTENZE DEL PENTAGONO

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POTENZE DEL PENTAGONO Come esplorare le potenzialità generative del pentagono e dei poliedri derivati A volte il nostro immaginario visuale si alimenta di processi generativi iterativi, ricorsivi, aggregativi, basati sulla ripetizione, sulla variazione, su procedure determinate, dinamiche, indeterminate. Non necessariamente questi processi sono mossi da uno scopo ben preciso, da una necessità funzionale. Il più delle volte queste sperimentazioni risiedono nel campo dell’empirico e della libera esplorazione compositiva (del gioco, insomma!). Se prendiamo un pentagono, per esempio, e lo disegniamo su un foglio di cartoncino bianco, e ne facciamo più copie, lo possiamo incastrare o ne possiamo estrarre delle strisce da incastrare. Possiamo usarlo come struttura di base per processi generativi di simmetria piana, oppure possiamo farlo uscire dal piano bidimensionale ed elevarlo a figura tridimensionale trasformandolo in un dodecaedro. Il dodecaedro è un solido platonico. Il più semplice dei solidi platonici che comincia ad approssimarsi più evidentemente ad una sfera. Dal dodecaedro posso cominciare a realizzare delle stelle incollando sulle sue facce delle piramidi a base pentagonale. Ma possono anche decidere di aggregare i dodecaedri in varie maniere come fossero catene tridimensionali di molecole proteiche. Se penso a queste strutture in una scala più grande, posso immaginarmi un ambiente oppure un paesaggio costruito.


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#35 PROGETTIAMO UN PLAYGROUND

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Victor Papanek, Tetrakaidecahedral, struttura mobile di gioco, 1973-1975 Š University of Applied Arts Vienna, Victor J. Papanek Foundation


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PLAYGROUND Come progettare tutti insieme un playground da realizzare nel parco pubblico

Poiché eravamo intenti ad esplorare le potenzialità delle strutture geometriche che avevano come elemento base il dodecaedro, per realizzare il Playground nel parco giardino di fronte a scuola abbiamo deciso di perseguire quella strada. Abbiamo realizzato innumerevoli modelli aggregando molteplici dodecaedri di diversi tipi. Per prima cosa abbiamo immaginato dodecaedri aperti, semiopachi, con facce di diversa tessitura. Poi abbiamo limitato l’uso dei materiali ad aste fino ad ottenere elementi reticolari. La nostra intenzione era quella di progettare una struttura che potesse definire uno spazio di socializzazione ricco di possibilità e alternative. Una struttura che potesse essere “abitata” e colonizzata in maniera vitale da tutti coloro che frequentano il parco giardino, grandi e piccoli. Volevamo una struttura leggera, semplice da costruire, meglio se fosse stato possibile autocostruirla! Il progetto è questo, tutto nato da un processo di errori e correzioni, prove e tentativi e dal dialogo continuo.


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#36 PLAYGROUND OMAGGIO A YONA FRIEDMAN

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PLAYGROUND OMAGGIO A YONA FRIEDMANN Come realizzare il prototipo del nostro Playground come fosse una installazione di Yona Friedman

Appena terminata la progettazione del prototipo in scala del Playground, abbiamo immediatamente organizzato un evento pubblico coinvolgendo alcune classi della scuola. La sfida è stata quella di giocare a realizzare un prototipo ancora più grande tutti insieme. Ci siamo lasciati ispirare dalle installazioni di Yona Friedman, uno degli architetti più influenti della storia, il maestro della semplicità e della tecnologia a servizio dell’uomo, l’architetto che ci ha insegnato a rendere possibili le utopie! Per realizzare la nostra piccola utopia nel giardino di fronte a scuola, abbiamo studiato il suo libro Roofs, esito di una ricerca operativa condotta nei paesi del Terzo Mondo per conto dell’UNESCO a partire dagli anni ’70. Il libro spiega come con tecnologie semplici e materiali naturali presenti nel contesto, si possono realizzare abitazioni e ripari. In particolare, ci sono molti esempi in cui si fa uso di anelli assemblati fra loro: in palestra ci sono molti hola hoop! Usiamo quelli…


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Le vere utopie sono realizzabili. Credere in un’utopia e essere contemporaneamente realisti non è una contraddizione. Un’utopia è, per eccellenza, realizzabile.

Friedman, Y. (2003) Utopie realizzabili, Macerata: Quodlibet


RADICALI Il futuro siete voi

Provate a chiedere ad una ragazzina di dodici anni come si immagina il suo futuro. Chiedete come sarà la sua abitazione, la sua automobile, la sua città fra trent’anni: come si immagina le sue passeggiate con i propri nipoti? E il lavoro? Come vivrà il suo tempo libero? In quale habitat si svolgeranno i riti vitali dell’esistenza? Abbastanza fortunatamente per noi, quello che uscirà fuori saranno progetti visionari, disegni strepitosi di città ottimisticamente gioiose e giocose che assomigliano ai lavori più profondi e visionari degli architetti, artisti, pensatori, nostri eroi: Yona Friedmann, Paolo Soleri, Constant, John Hejduck, Aldo Van Eyck, Victor Papanek, Giancarlo De Carlo, Buckminster Fuller, Cedric Price, John Cage, Giuseppe Chiari, Annette Tison e Talus Taylor, Charles and Ray Eames, Ettore Sottsass, Richard Long... Maestri, visionari, pensatori radicali, realizzatori di utopie, innovatori: l’innovazione è quando si tradiscono le proprie certezze e si comincia a percorrere strade sconosciute. L’innovazione sostenibile è quella che risponde ai bisogni delle generazioni presenti con sempre maggiore attenzione alle generazioni future Evidentemente quella ragazzina ha avuto un bravo insegnante e da grande potrà fare qualsiasi cosa, forse anche l’Architetto!

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#37 LA CITTÀ DEL FUTURO

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LA CITTÀ DEL FUTURO Come immaginare la città del futuro tramite disegni, modelli e racconti

“Secondo me fra cento anni il mondo finirà e saremo tutti morti. Ma oggi voglio essere positivo. Queste capsule [i dodecaedri aggregati a forma di catene proteiche] saranno il mondo dei nostri personaggi [gli alieni, rappresentati dalle facce realizzate mescolando parti dei nostri volti]. Queste capsule sono realizzate da materiale riciclabile, cosicché non si inquina. Queste capsule sono personali e facilmente (ri) costruibili. Hanno anche energia pulita come pale eoliche. E hanno anche pannelli solari. Queste case verranno costruite dal prof. Mancini con i suoi studenti e ci vivremo benissimo…!” Il futuro come lo vedo io, un alieno della classe I F, 2019-2020

L’immagine alla pagina precedente si riferisce ad un episodio dei Barbapapà di Annette Tison e Talus Taylor


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#38 WARKA TOWER

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The Warka Tower 3, Etiopia, 2015, Foto e progetto di Arturo Vittori


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WARKA TOWER Come realizzare il modello della Warka Tower che ricava acqua potabile dall’umidità dell’aria

Warka Tower is designed to harvest water from the atmosphere (rain, fog, dew) providing an alternative water source for rural populations that face challenges accessing drinkable water. It is a passive structure, it functions only by natural phenomena such as gravity, condensation & evaporation. Easy to maintain it is operated autonomously by the villagers. The design depends on the local meteorological conditions, the geomorphological characteristic of the site, and the local culture. Il progetto di Arturo Vittori è fondamentale: proprio perché l’umanità si è prefissata di colonizzare Marte (o così sembra dalle missioni esplorative recenti), dobbiamo reimparare a sopravvivere in contesti inospitali traendo il massimo vantaggio dalle minime risorse che abbiamo a disposizione.


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#39 MOLTE CULTURE SOTTO UN UNICO TETTO

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MOLTE CULTURE SOTTO UN UNICO TETTO Come realizzare una cupola con cerchi da hula hoop

Fra qualche giorno c’è un Open Day, una giornata in cui la scuola si mette in mostra e accoglie la comunità di quartiere per presentare la proprio offerta formativa. Abbiamo circa centocinquanta cerchi da Hula Hoop a nostra disposizione. Li abbiamo usati per realizzare prototipi di playground, prototipi di città del futuro ispirati da Yona Friedman e Constant Nieuwenhuys, abbiamo costruito cupole geodetiche ispirati da Buckminster Fuller per svolgere eventi e performance come fossero aule all’aperto… E allora oggi proviamo a costruire l’habitat più accogliente di tutti, quello che si può realizzare insieme ai nostri ospiti cioè i ragazzi del quartiere e delle loro famiglie che provengono da tante parti del mondo, ciascuna con i suoi culti e i suoi riti. Una cupola semplice, fatta con dei cerchi per giocare, per accogliere tutte le differenze, tutte le sensibilità, tutte le culture.


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Prendete l’iniziativa. Mettetevi al lavoro e soprattutto cooperate non ostacolatevi gli uni con gli altri e non cercate il guadagno a scapito di altri. Qualsiasi successo raggiunto in questa situazione squilibrata sarà sempre più di breve durata. Queste sono le regole sinergetiche che l’evoluzione sta utilizzando è che sta cercando di spiegarci. Non sono leggi umane. Sono le leggi infinitamente compiacenti dell’integrità intellettuale che governa l’universo.

R. Buckminster Fuller, Manuale operativo per Nave Spaziale Terra, …


SPAZI MINIMI DI (R)ESISTENZA Abitare poeticamente su questa terra

Come abbiamo visto precedentemente, la ricerca di Yona Friedman condotta nei paesi del Terzo Mondo per conto dell’UNESCO a partire dagli anni ’70 ha dimostrato come tecnologie semplicissime e materiali naturali presenti nel contesto ci permettono di realizzare habitat ospitali. Ma anche il Warka Project di Arturo Vittori rappresenta l’emblema di come una comunità può sopravvivere in contesti sprovvisti di risorse. Dopo l’esperienza della cupola con gli hola hoop, condotta in maniera totalmente empirica, ci siamo accorti che questa struttura poteva essere costruita con una regola che avevamo osservato mentre realizzavamo i solidi platonici in particolare il dodecaedro e l’icosaedro con carta e forbici. Ci siamo chiesti che tipi di relazioni ci potessero essere tra questi solidi che sembravano approssimare una sfera e la nostra cupola. Nella nostra ricerca abbiamo incontrato un altro grandissimo innovatore che è stato Buckminster Fuller, un ingegnere noto proprio per aver sperimentato la costruzione di strutture con le quali poter coprire una grandissima superficie con il minor uso possibile di materiale. Vengono chiamate strutture geodetiche e comprenderne il loro funzionamento e le loro potenzialità ha richiesto tempo e molti tentativi che vi presentiamo in questo capitolo.

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#40 LA CUPOLA GEODETICA

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Walter Bauersfeld , Network Lattice–Framework for a Zeiss Planetarium, n.d. Reprinted in László Moholy–Nagy, The New Vision: Fundamentals of Bauhaus Design, Painting, Sculpture, and Architecture (Mineola, NY: Dover, 1938/2005), 203. Source: Zeiss Archiv.


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LA CUPOLA GEODETICA Come si realizza una cupola geodetica

Come si costruisce una cupola geodetica? Prima imparo a disegnare un pentagono e un esagono regolari. Poi imparo a realizzare un dodecaedro, che è composto di dodici facce pentagonali. Poi imparo anche a realizzare l’icosaedro che è composto da ben 16 facce triangolari. Posso usare un cartoncino bianco. Poi comincio ad usare dei lunghi stecchini. Facendo alcuni tentativi mi accorgo che il segreto della costruzione di una calotta sta nella lunghezza delle aste e nella posizione nello spazio dei giunti, dei nodi di connessione. Abbiamo impiegato un anno intero e abbiamo disegnato tanto ma anche fatto tanti calcoli. Alla fine, ci siamo riusciti! Ma cosa è stato veramente importante? Sicuramente l’esito ci ha esaltato, ma è stato il viaggio di scoperta di tutti gli stratagemmi per comprendere dagli errori che rimarrà il vero bagaglio di questa esperienza.


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#41 RELAZIONI COLORATE

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RELAZIONI COLORATE Come realizzare una maschera scaccia demoni

Ora che abbiamo imparato a costruire una cupola geodetica, ora che abbiamo compreso ogni cosa sulla sua geometria, come posso abitare questo spazio? Come posso appropriarmene? Abbiamo portato la cupola a Santa Maria della Pietà per l’evento EducataMente che si è svolto dal 10 al 12 Maggio 2019. Abbiamo immaginato di tessere un vero e proprio nido con dei nastri colorati coinvolgendo più e più bambini fino a creare una fitta rete fino a quasi non poterci più entrare. Nastri che uniscono metaforicamente dimensioni lontane ma che fanno anche vibrare uno spazio di luce.


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#42 L’AULA IN PIÙ

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L’AULA IN PIÙ Come realizzare una maschera scaccia demoni

Veniteci a cercare a Santa Maria della Pietà, staremo di nuovo tutti insieme. Ci vedrete operosi tra gli alberi del parco, e non più ombre inermi e disadatte. Costruiremo l’Aula in Più, aiutateci! L’Aula in Più è quel posto che a scuola tutti cercano ma non si trova mai, non ostante ci siano tanti spazi vuoti e inutilizzati. È quel posto dove se sono triste, posso andare e mi sento subito rassicurato e regalo a tutti sorrisi spensierati. È dove, se non voglio farmi vedere, posso scomparire per sottrarmi dagli sguardi malevoli di chi non mi vuole comprendere, per sentirmi protetto per un poco nell’invisibilità, anche se loro dovrebbero scomparire...


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È dove, se non ho idee per il compito di italiano, mi si illumina la mente e ho subito voglia di scrivere cosa provo, cosa sento, cosa sono e cosa vorrei diventare. Qui vengo perché se la penso diversamente, nessuno mi giudica. Anzi, mi ascoltano con interesse e curiosità, perché io ne ho cose da dire che valgono! Qui posso costruire mondi, fare congetture matematiche, immaginare città e melodie... Insieme ai miei amici ci posso venire a complottare, posso fare finta di essere Napoleone o Lorenz d’Arabia che solca le dune del deserto alla conquista del mondo. Posso insomma immedesimarmi negli altrui panni e sognare un futuro bellissimo. Volete sognarlo insieme a noi? Per realizzare l’Aula in Più, non c’è bisogno di architetti e costruttori! La cosa appassionante è che potremo autocostruirla con semplici canne di bamboo, un po’ di ingegno e l’impegno di tutti. Realizzeremo una grande cupola incastrando le canne con la tecnica del giunto reciproco. Non avremo bisogno d’altro: le canne incastrate si autososterranno tra di loro. Abiteremo poi questo spazio così effimero e leggero nella maniera che ci piacerà di più, poeticamente e allegramente… Potremo organizzare una maratona di lettura, un concerto di chitarre, oppure una coreografia di danze, e corteggiare l’esile struttura con nastri colorati o altri esperimenti espressivi. Così impariamo ad abitare insieme un luogo pubblico, che è a disposizione di tutti e per tutti, ci educhiamo al rispetto delle nostre peculiarità e differenze e alla collaborazione; esploriamo le infinite possibilità creative che possono


nascere solo da una comunità che dialoga, si confronta e procede insieme senza lasciare indietro nessuno…

Il progetto “l’Aula in Più” è stato realizzato da Daniele Mancini (UNPACKED http://www.unpacked.it/ ) con gli studenti dell’ IC Rosmini, in occasione di “EducataMente, l’educazione fa bene alla salute”, Prima festa delle scuole di della ASL 1 di Roma, che si è svolto a Santa Maria della Pietà il 9,10, 11 Maggio 2019. Il progetto è stato ispirato da due grandi geni come Yona Friedman e Richard Buckminster Fuller. Entrambi a loro modo ci hanno insegnato che praticare il mondo delle utopie è un esercizio necessario di civiltà per il progresso comune. Per approfondimenti e altre immagini, si può navigare qui: http://postcardfromutopia.unpacked.it/ https://postcardfromutopia.unpacked.it/index. php/2019/05/10/laula-in-piu-quellaula-che-mancasempre-alla-avuola/ Educata-Mente 2019 è stata una festa che ha coinvolto le scuole primarie e secondarie con attività educative aperte a tutti nello speciale parco pubblico dell’ex manicomio di Santa Maria della Pietà, una vera e propria centralità urbana, una risorsa straordinaria per tutti i cittadini Romani Per maggiori informazioni su Educata-Mente, si può navigare qui: https://www.aslroma1.it/news/educata-menteleducazione-fa-bene-alla-salute-1 Press coverage http://www.biennalespaziopubblico.it/2020/07/laula-inpiu/

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#43 GIUNTI RECIPROCI

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Immagine di Ponte Autoportante, Codice Atlantico, 1487-1489, Leonardo Da Vinci


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GIUNTI RECIPROCI Come realizzare un Ponte di Leonardo e altre strutture La cupola che abbiamo realizzato con le canne di bamboo è basata sulla tecnica del giunto reciproco. Elementi rettilinei di lunghezza limitata possono essere sovrapposti per realizzare un incastro ed autosostenersi. Fare esperienza di questa modalità di autocostruzione è molto stimolante poiché le varianti sono molteplici e possono essere scoperte empiricamente, un passo alla volta. Si parte dal famoso Ponte di Leonardo cioè una struttura ad arco che cresce aggiungendo elemento su elemento, per poi esplorare le strutture a calotta i cui elementi generatori sono di diversa geometria. Cosa si impara attraverso questa esperienza? Innanzitutto, che elementi strutturali rettilinei o aste dritte molto sottili possono generare strutture che hanno complessivamente un andamento curvilineo nelle due dimensioni o a calotta nelle tre dimensioni. Questo significa che posso minimizzare i materiali per costruirle. Inoltre, guardando il problema costruttivo da un punto di vista analitico, si comprende come una curva possa essere ridotta (discretizzata) ad un numero minimo di elementi lineari. È in sostanza la risoluzione del problema costruttivo posto alla base della sperimentazione della cupola geodetica. In quel caso la parte fondamentale è l’elemento di collegamento tra le aste, cioè il giunto, realizzato con degli elementi specifici. In questo caso invece è un incastro senza aggiunta di ulteriori elementi.


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#44 IPERBOLOIDE IPERBOLICO RIGATO

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Vladimir Ĺ uchov, traliccio per telecomunicazioni, sobborgo di Ĺ abolovka a Mosca, 1920-1922


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IPERBOLOIDE IPERBOLICO RIGATO Come realizzare un paralume o una antenna di trasmissioni radiofoniche alta 160 metri!

Una tipologia di superfici strutturali che possono essere realizzate ottimizzando l’uso di materiali è quella degli ipeboloidi iperbolici o ad una falda generati dalla rotazione di “righe”. Se proviamo a costruire una superficie di questo tipo con degli stecchini a piccola scala, oppure a scala più grande con delle lunghe aste, ci accorgiamo che la struttura si autosostiene a patto di fissarne i piedi e le sommità. Un riferimento particolarmente suggestivo è il traliccio alto 160 metri costruito dal 1920 al 1922 in Russia dall’ingegnere Vladimir Šuchov che ci suggerisce che possiamo sovrapporre vari segmenti strutturali per arrivare molto in alto con un relativo dispendio di materiale Un’alternativa interessante è fissare con delle cerniere elastiche i piedi e le sommità di queste strutture, le quali in assenza di vincoli bloccanti, possono chiudersi e aprirsi a piacimento. Sfruttando questa tecnica, abbiamo realizzato un paralume mobile!


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La scuola istituzionale fornisce un’educazione limitata perché consente di compiere soltanto le esperienze ammesse dalle istituzioni mentre esclude quelle che le istituzioni non ammettono. Le esperienze non ammesse sono invece assai spesso le più ricche di insegnamenti se non altro perché contengono germi di rifiuto che le rendono criticamente più attive. […] Che Guevara sosteneva che tutta la società dovrebbe essere un immensa scuola; e aveva ragione purché si intenda – come lui intendeva – che la società non deve essere organizzata sulle basi istituzionali esistenti né su basi diverse che producono però le stesse situazioni autoritarie e discriminanti delle istituzioni esistenti.” […] La città e il territorio, in attesa che la società cambi, sono l’immensa scuola di cui disponiamo. Occorre quindi operare con energia e immaginazione perché la scuola si identifichi con la città e il territorio; […]


LA SCUOLA SENZA MURI Esperimenti per un’altra scuola

Se la scuola fosse senza muri? Se riuscissimo a pensarla per un attimo senza pareti, reali e mentali … Se abbattessimo fisicamente i muri della scuola, allora saremmo in grado di abbattere anche i pregiudizi e i conformismi che deludono di generazione in generazione gli studenti di tutto il mondo sotto lo sguardo altrettanto impotente di generazioni e generazioni di docenti? Se anziché un luogo fisico con tutti i suoi limiti, fosse invece pensata e vissuta più appropriatamente come una condizione permanente per educare sé stessi e gli altri ai valori di civiltà. Non più un luogo di conflitto e di contestazione dell’istituzione omologante e repressiva ma un vero presidio civico di prossimità, di quartiere, che appartiene a tutti, un laboratorio accessibile di ascolto e di dialogo. Soprattutto di sperimentazione operativa e di ricerca. Abbiamo sperimentato questa prospettiva tramite diverse iniziative che ci hanno visto coinvolti in gruppi di lavoro molto eterogenei nei quali ognuno ha contribuito con le proprie competenze e le contaminazioni sono state il necessario carburante per alimentare ogni fase del processo creativo.

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La progettazione di scuola depurate dalle limitazioni istituzionali deve cominciare con la progettazione non istituzionale dell’ambiente fisico. […]

Il luogo meno adatto per l’esplicazione dell’attività educativa è l’edificio scolastico, per il fatto che, incapsulando l’insegnamento e l’apprendimento in uno spazio unitario isolato è concluso, l’edificio scolastico tende a staccare i contatti con il contesto complesso della società. D’altra parte, sembra che le necessità dell’educazione di massa impongano la prolificazione accelerata delle strutture educative. Occorre dunque conciliare le due opposte esigenze che negano o confermano l’utilità delle scuole, consigliano di eliminarle o di moltiplicarle. La soluzione non può essere altro che la disintegrazione dell’edificio scolastico come luogo specifico destinato esclusivamente a una specifica funzione.

Giancarlo De Carlo, La Piramide Rovesciata, 1968


La prima esperienza ha riguardato un processo partecipativo di ripensamento degli spazi scolastici per rendere la scuola un habitat di cooperazione e condivisione. Lo spazio fisico modellato su strategie educative informali senza separazione tra esterno e interno. Nella seconda esperienza la Scuola è diventata una Biblioteca, cioè le attività educative si sono conformate sull’immaginario veicolato dai libri, sia come contenuto, che come oggetto fisico. Una scuola basata sul libro e sulle sue storie, insomma, e svolta negli spazi dove viene celebrato. Ma anche dove il libro viene dissacrato, reinventato, persino espanso e aumentato grazie all’accostamento di altri linguaggi espressivi per esempio coreutici. Nella terza esperienza la Scuola è stata concepita come uno spettacolo teatrale e musicale, una iniziativa educativa corale vissuta in prima persona sia dai docenti che dagli studenti. La Scuola per un anno si trasforma in una geografia immaginaria popolata da un bestiario fantastico, vissuta per finta o recitata per davvero. La quarta, la più coinvolgente, è stata quella in cui la Scuola è diventata una Radio, luogo libero di elaborazione e condivisione di un sapere vivo e in costruzione, che si espande nell’etere. La Scuola si vaporizza e cambia pelle, si conforma ad un medium caldo che libera potenzialità altrimenti inesprimibili. Le usuali pratiche educative basate sull’insegnamento lineare, per accumulazione, di nozioni disciplinari vengono dissolte nell’aria. Si sperimentano invece esperienze che reclamano approcci basati sulla costruzione di relazioni tra i saperi e tra le persone. Per costruire insieme vere e proprie cattedrali di Civiltà.

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#45 LA SCUOLA CHE VORREI

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LA SCUOLA CHE VORREI Come riprogettare la scuola senza muri

Il laboratorio è partito da una richiesta semplice: abbattiamo i muri delle aule, abbattiamo i muri perimetrali dell’edificio, facciamo entrare la città nella scuola e facciamo che la scuola possa invadere la città. Popoliamo questo campo libero di eventi, di situazioni, di momenti che fluidamente possano galleggiare, spostarsi, cambiare, modificarsi e adattarsi alle diverse esigenze. Segni astratti, un arcipelago di oggetti che rappresentano possibilità di fare scuola in molti modi diversi. Modalità basate su attività informali come dibattiti tematici, rappresentazioni corali, attività laboratoriali e cooperative con o senza tecnologia. Segni rossi, gialli, verdi, più o meno grandi, forme di diverse dimensioni: dall’astratto cerchiamo un esito realistico, effettivo.


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E allora immaginiamo pareti retrattili e arredi mobili, una maggiore permeabilità tra esterno e interno. La vita entra nella scuola e per osmosi i valori praticati nella scuola di propagano all’esterno, alle famiglie, nei quartieri, nella città. Non più uno spazio angusto, parcellizzato, costrittivo, ristretto ma un habitat mutevole, adattabile, dinamico, accogliente. Un luogo da abitare come fosse una Casa Comune dove imparare/insegnare insieme. Il laboratorio ha coinvolto i ragazzi rappresentanti delle classi, riuniti in una vera e propri Consulta, un organo responsabile in grado di veicolare richieste e interpretare bisogni, ma anche e soprattutto in grado di assolvere compiti per conto di altri studenti. Il laboratorio, che ha trovato esito in un progetto di rigenerazione dello spazio architettonico che prevede anche una sopraelevazione con ulteriori volumi, è stato condiviso con i rappresentanti delle istituzioni in vari tavoli di lavoro ed è tutt’ora supportato dalla comunità scolastica che è in cerca di interlocutori per la sua più completa realizzazione.


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#46 LA SCUOLA IN BIBLIOTECA

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LA SCUOLA IN BIBLIOTECA Come trasformare la Scuola in una Biblioteca

Ogni scuola deve possedere una biblioteca. Se nelle città, la scuola è il presidio civico di prossimità più capillare che esista, la sua biblioteca, come il teatro d’altronde, ne è uno dei motori più vitali. Intercetta infatti il bisogno collettivo di una ritualità corale situata fuori dal materialismo e dalla scansione temporale del reale. La biblioteca di scuola con i suoi vettori, cioè le storie e i sogni contenuti nei libri, favorisce infatti la costruzione di immaginari proiettati in una dimensione magica, intima, interiore. Immaginari che più delle nozioni e delle competenze educative, alimenteranno desiderio di futuro.


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Siamo partiti da zero. Abbiamo coinvolto tutta la comunità scolastica, studenti, genitori, istituzioni, in ogni singolo passaggio. Per prima cosa abbiamo ripristinato l’agibilità di uno spazio semiabbandonato, ridotto a magazzino. Poi abbiamo realizzato delle scaffalature mobili per configurare lo spazio a nostro piacimento e favorirne una maggiore flessibilità. Poi bisognava riempire queste scaffalature di libri! Abbiamo organizzato delle giornate di crowdfunding coinvolgendo l’orchestra di scuola: eventi pubblici introdotti da letture accompagnate da interventi musicali. Quanta gente! Ogni pomeriggio sembra quasi che il quartiere si riversi a scuola… Con i fondi raccolti abbiamo ridipinto la scala di accesso, comprato tavoli e sedie e adattato l’impianto di illuminazione. E ovviamente il nostro patrimonio librario ha cominciato a crescere fino ad invidiare una biblioteca civica! Abbiamo anche cominciato a presentare i nostri pomeriggi di performance di vario genere da fascicoletti ben impaginati e da manifesti la cui grafica si ispirava alle opere di grandi artisti visuali che nel frattempo gli studenti imparavano a conoscere. Gli studenti si sono impegnati anche a realizzare la decorazione delle pareti della biblioteca con motivi geometrici come fosse un palazzo reale arabo (lo abbiamo descritto nel volume #1 di Basic Design). Poiché gli eventi cominciavano ad essere numerosi, non poteva mancare uno strumento di comunicazione e promozione come il blog,


con la giusta grafica, il logo e persino il catalogo interattivo dei libri! E il blog è diventato presto anche il luogo giusto dove presentare le recensioni dei libri che ci sono piaciuti di piÚ o documentare gli incontri con gli autori che ci sono venuti a raccontare il loro mondo a scuola trasformata in biblioteca. Non essendo ancora soddisfatti abbiamo stravolto il curriculum didattico tradizionale e abbiamo destinato un numero considerevole di ore a favorire la cultura della lettura. In verità non solo letture ma anche sperimentazioni di molteplici linguaggi espressivi per dare vita agli immaginari veicolati dai libri. La trasmutazione della Scuola in Biblioteca è stata definitiva quando abbiamo smesso di considerarla un luogo distinto o una semplice occasione di sperimentazione e gli studenti si sono trovati naturalmente ad imparare facendo gli autori, i curatori, i performer, i grafici, i registi, i musicisti, gli attori e ma anche piÚ semplicemente i lettori e gli interpreti dei sogni contenuti nei libri.



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#47 SIAMO NOI IL NOSTRO RE

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Immagine dal Libro La Conferenza degli Uccelli di Peter SĂ­s, Adelphi, 2013


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SIAMO NOI IL NOSTRO RE Allestimento e Scenografia per la messa in scena dello spettacolo di fine anno, adattamento teatrale da La Conferenza degli Uccelli di Peter Sís

“ Uccelli! Guardate quanti problemi affliggono il mondo! Anarchia – scontento – rivolte! Lotte furibonde per il territorio, l’acqua e il cibo! Aria inquinata! Infelicità! Temo che siamo perduti. Dobbiamo fare qualcosa! Ho visto il mondo. Conosco molti segreti. Ascoltatemi: so di un re che ha tutte le risposte. Dobbiamo andare a cercarlo. […] Così trenta uccelli uniti dalla stessa ricerca, hanno finalmente trovato il loro re. E capiscono che loro sono Simurg il re e che Simurg il re è ciascuno di loro… e tutti loro.”


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#48 RADIO ROSMINI STAY TUNED STAY COOL

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Poster di Radio Alice, 1976


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RADIO ROSMINI STAY TUNED STAY COOL ! Come si realizza una WebRadio scolastica ai tempi del Coronavirus

E se la Scuola fosse una Radio? Vi immaginate, una specie di Scuola come fosse una trasmissione radiofonica che raggiunge tutti! Ma proprio tutti… La scuola più democratica e sostenibile che ci sia! Una Radio Libera inoltre, senza potere, creata, condotta, curata da chi ha qualcosa da dire, qualche idea su cui ragionare. Una sorta di piattaforma aperta, mi viene da dire open source, liberamente colonizzabile, per condividere e costruire sapere. Non c’è più differenza tra studenti e docenti, genitori e ragazzi, artigiani del quartiere o rappresentanti delle istituzioni: ciascuno può insegnare all’altro quello di speciale che conosce o che sta imparando. La radio però deve far base a Scuola, che è l’unico presidio di resistenza civica autorevole e di prossimità, nel quale è facile riconoscerci tutti.


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La Radio è facile: i programmi li organizzi dalla mattina alla sera (anche di notte!). Ogni programma, nel palinsesto giornaliero o settimanale, riguarda un tema specifico. Il conduttore o più conduttori invitano ospiti per la discussione. Si può interagire con gli ascoltatori. Il programma, di trasmissione in trasmissione, costruisce una narrativa, una sorta di racconto, un file rouge che può essere restituito tramite un archivio di podcast, per esempio, o un canale YouTube con le varie puntate video. Ci sarà un sito internet a cui accedere per reperire tutte le informazioni o ingaggiare interazioni. La Radio però va progettata: ogni programma, che avrà una certa durata stabilita, sarà scandito da una scaletta ben precisa che ne definisce il ritmo. Bisognerà inoltre essere molto precisi su cosa si vuole dire, cosa si vuole trasmettere, quale sia lo specifico argomento di cui voler discutere con gli ospiti. E se poi volessi anche mandare in onda lo streaming di cosa succede in regia, allora le cose diventano complesse ma molto intriganti! Oltre al suono e alla voce ci sarà anche l’immagine, con la sua grammatica e le sue regole e complicazioni tecnologiche, ma ovviamente anche innumerevoli possibilità creative! E la regia chi la fa? Come è possibile mettere in piedi una tale magia? Ci viene in soccorso la tecnologia dei social media e di internet che permettono di interfacciare, interconnettere, diffondere palinsesti realizzati con contenuti multimediali in real-time al più vasto pubblico possibile e in maniera semplice, quasi automatica, senza bisogno di grandi risorse. Basta aver un computer, una telecamera, un microfono


e un accesso ad un canale di streaming et voilà! Posso realizzare la WebRadio, anzi, la Scuola come fosse una Radio! A marzo 2020 la scuola ho chiuso i battenti. Studenti e famiglie chiusi in casa per settimane. Didattica di emergenza. Tutti in video conferenza a raccontarci la difficoltà dell’apprendere in un contesto nuovo. Proviamo a fare la Radio? Proviamo ad inventarci un modo di restare uniti e ad alimentare la motivazione per guardare ad un futuro meno incerto? Bisogna inventare tutto! E la radio la faranno i ragazzi. Prepareranno i contenuti, organizzeranno le rubriche, si sfideranno in giochi ricreativi, organizzeranno maratone di lettura, si esibiranno in performance teatrali, musicali... Si occuperanno anche di come si va in onda, per quanto tempo, chi conduce, chi coordina, chi prepara la scaletta e chi produce i contenuti, quali piattaforme usare per coinvolgere i compagni, i genitori e i docenti. Si progetterà anche il logo e la grafica, e ci sarà anche la sigla di apertura e di chiusura, il jingle per le varie rubriche, si suonerà, si canterà e si reciterà… Radio Rosmini, Stay Tuned Stay Cool!

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RINGRAZIAMENTI


Ringraziamo tutti coloro che si sono lasciati coinvolgere in maniera curiosa ed appassionata nelle nostre esplorazioni ricreative, ma soprattutto coloro che ci hanno coinvolto nelle loro iniziative ben conoscendo i rischi che avrebbero corso! Ringraziamo inoltre Giuseppe Fusacchia, Dirigente Scolastico dell’I.C. Antonio Rosmini di Roma, e Maurizio Bonadies, il Vicepreside, che hanno consentito che si svolgessero a scuola attività molto eterodosse. Un ringraziamento speciale va a Loredana De Luca sempre presente e disponile ad ascoltare e guardare con occhio delicato ma critico tutto ciò che facevamo. Ma anche ad Alessandro Santi, un educatore gentile dal quale non finiremo mai di imparare. Un ringraziamento particolare va a Carola Tangari con la quale abbiamo condiviso l’appassionante esperienza della WebRadioTV Rosmini ai tempi del lockdown 2020. Desideriamo ringraziare anche Tina Marilungo la quale, da un altro punto di vista, ci ha sostenuto discretamente. Va tutta la nostra gratitudine inoltre ai nostri affetti che hanno sopportato pazientemente interminabili discussioni sul senso dell’essere progettisti, creativi, educatori, commentando sempre con ironia ogni nostra mania. 509



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SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Questo Secondo Diario di Bordo prende spunto da moltissime fascinazioni di cui il nostro immaginario si è nutrito avidamente. In alcuni casi la suggestione è contenuta in qualche libro in altri casi deriva dalla riflessione sulle opere di artisti o poeti. La sintesi bibliografica che presentiamo in queste pagine si aggiunge a quella già presentata nel Primo libro di Basic Design, ma non essendo questo un saggio accademico o di speculazione astratta, non c’è spazio per commentare questi riferimenti in maniera esaustiva. Ci ripromettiamo di farlo in una prossima specifica pubblicazione.


Abbot, E.A. (2003), Flatlandia: storia fantastica a più dimensioni, Adelphi Ant Farm (1973), Inflatocookbook, [http://www. letsremake.info/PDFs/inflatocookbook.pdf ] Berger, J. (2008), Ways of seeing, London: Penguin Bompiani, E. (a cura di) (1971), Io Gioco, tu giochi, noi giochiamo, Bompiani,

Fitzgerald, S., Shiloh, M., con Igoe, T. (a cura di) (2013), Arduino. Il libro dei progetti, Torino Fletcher, A. (2001) The Art of Looking Sideways, London: Phaidon Gardner, M. (2001), Enigmi e giochi matematici, Milano: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Borges, J. L. (1955), Finzioni, Torino: Einaudi

Hertzberger, H. (1991) Lessons for Students in Architecture, Rotterdam: 010 Publisher

Branzi, A. (2006), Modernità debole e diffusa, Milano: Skira

Hertzberger, H. (1999) Space and the Architect: Lessons in Architecture, Rotterdam: 010 Publisher

Brotchie, A., Gooding, M. (1995) A Book of Surrealist Games, Boston: Shambhala Redstone Editions

Hertzberger, H. (2008) Space and Learning, Rotterdam: 010 Publisher

Buckminster Fuller, R. (2018), Manuale operativo per nave terra, Il Saggiatore Castelnuovo, E. (1993), Pentole, ombre, formiche, Firenze: La Nuova Italia Calvino, I. (1972), Le città invisibili, Torino: Einaudi Calvino, I. (1988), Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano: Garzanti Caramel, L., Mulas, U., Munari B. (1970), Campo Urbano, Interventi estetici nella dimensione collettiva urbana, catalogo dell’evento (21 settembre 1969), Como: Nani editrice Carboni, M., Radice, B. (a cura di) (2002), Sottsass, Metafore, Milano: Skira Careri, F. (2006) Walkingscapes, Torino: Einaudi Clément, G. (2005) Manifesto del Terzo Paesaggio, Macerata: Quodlibet Clément, G. (2011) Il giardino in movimento, Macerata: Quodlibet Clément, G. (2012) Breve storia del giardino, Macerata: Quodlibet Clément, G. (1999) Les jardin planétaire. Réconcilier l’homme et la nature, Albin Michel, 1999, catalogo dell’esposizione Le jardin planétaire, Grande Halle della Villette, Parigi, 1999-2000 De Carlo, G. (1968) La Piramide Rovesciata, Milano Diamond, J. (2014), Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo, Torino: Einaudi Enzensberger, H.M. (1997), Il Mago dei Numeri, Torino: Einaudi Feyerabend, P. (1979) Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, Milano: Feltrinelli

Focillon, H. (2002), Vita delle Forme. Elogio della mano, Torino: Einaudi Friedman, Y. (2003) Utopie realizzabili, Macerata: Quodlibet Global Tools, Bollettino 1 e 2 Hofstadter, D. (1984), Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante, Milano: Adelphi Huizinga, J. (2002) Homo Ludens, Torino: Einauid Iacovoni, A. (2009) Playscape, Melfi: Libria Kubler, G. (2002), La Forma del tempo, Torino: Einaudi La Pietra, U. (2011) Abitare la città, Torino: Allemandi Levi, C., Gruppo Cliostraat (1995), La Mole rovesciata, Torino: stampa alternativa Levi, C. (1985), Una diversa tradizione, Milano: CLUP Lupi, G., Posavec, S. (2018) Osserva, raccogli, disegna! Un diario visivo. Scopri i pattern nella tua vita quotidiana, Corraini Muschio, C. (a cura e traduzione di) (2005) Edward Lear, Senza senso, Viterbo: Stampa Alternativa/ Nuovi Equilibri Maeda, J. (2006) Le leggi della semplicità, Milano: Paravia Bruno Mondadori Editori (ed. originale, The Laws of Simplicity, 2006, Cambridgem, MA: MIT Press) Mancini, D. (2004) The Portable Museum Kit, Master Thesis, Ivrea: IDI Ivrea Mancini, D. (2012) Paesaggi Sensibili, New York: lulu.com Mancini, D. (2012) Urban Fields, esperienze estetiche di appropriazione urbana, New York: 513



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CREDITI FOTOGRAFICI

Il nostro immaginario si nutre di fascinazioni provenienti da vari ambiti creativi. La nostra curiosità non si limita però all’architettura, all’arte, alla comunicazione, ma ci siamo più volte inoltrati nella poesia, nella musica, nella fisica e nella matematica che offrono spunti altrettanto stimolanti. Qui di seguito abbiamo voluto elencare i riferimenti dai quali a volte abbiamo tratto spunto per sviluppare i nostri percorsi progettuali.


Pag. 57 - Untitled. (from the Mask Series with Saul Steinberg), 1959. Photograph by Inge Morath/ MAGNUM PHOTOS. Mask by Saul Steinberg © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY L’immagine è reperibile presso il seguente indirizzo web: http://www.designplayground.it/2020/02/themask-series-saul-steinberg-inge-morath/ Pag. 89-91 - Jacqueline Lamba, André Breton, Yves Tanguy Cadavre exquis 07 février 1938 Le immagini sono reperibili nell’archivio digitale del Centre Pompidou https://www.centrepompidou.fr/fr/recherche Pag. 111 – Guy Debord, The Naked City, 1957, Illustration de l’hypothèse des plaques tournantes en psychogéographique L’immagine è reperibile al seguente sito: https://www.frac-centre.fr/_en/art-and-architecture-collection/debord-guy/the-naked-city-317. html?authID=53&ensembleID=705 Pag. 112 – Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 Immagine tratta da: https://zirartmag.com/wp-content/uploads/2019/09/legarsi-alla-montagna-1140x438.jpg Pag. 141 – Giuseppe Chiari, Suonate quel che volete, 1969 L’immagine è reperibile al seguente link https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2018/01/mostre-giuseppe-chiari-gallerie-firenze-prato/attachment/giuseppe-chiari-suonate-quel-che-volete-1969/ Pag. 158 – JR, Migrants, Picnic across the border, Tecate, Mexico - USA 2017 Immagine reperibile sul sito dell’artista: http://www.jr-art.net/projects/migrants-picnic-across-the-border. Pag. 188 – Fotografia di Don Roberto Sardelli (nonostante molte ricerche non è stato possibile risalire all’autore dell’immagine) L’immagine è reperibile presso: https://twitter. com/BaobabExp/status/1097825375785234432/ photo/1 Pag. 220-221 – Richard Long, A Line made by Walking, 1967 L’immagine è reperibile presso https://www.tate.org.uk/art/artworks/long-a-linemade-by-walking-ar00142

Pag. 258-259 - Victor Papanek, Tetrakaidecahedral, struttura mobile di gioco, 1973-1975 © University of Applied Arts Vienna, Victor J. Papanek Foundation Immagine reperibile alla pagina: https://www. lifegate.it/victor-papanek-vitra-design-museum Pag. 305 – La maison de Barbapapa (La Casa dei Barbapapa), Annette Tison e Talus Taylor, 1970 Pag. 319– The Warka Tower 3, Etiopia, 2015, Foto e progetto di Arturo Vittori L’immagine è reperibile sul sito del progetto Warka Water every drop counts https://www.warkawater.org/ https://lightroom.adobe.com/shares/59cbb413a6cc4c138f01298f189c7683 Pag. 345 - Walter Bauersfeld, Network Lattice–Framework for a Zeiss Planetarium, n.d. Reprinted in László Moholy–Nagy, The New Vision: Fundamentals of Bauhaus Design, Painting, Sculpture, and Architecture (Mineola, NY: Dover, 1938/2005), 203. Source: Zeiss Archiv. Immagine reperibile su: https://press.uchicago. edu/books/excerpt/2015/Diaz_Experimenters.html Pag. 407 – Immagine di Ponte Autoportante, Codice Atlantico, 1487-1489, Leonardo Da Vinci Immagine reperibile su: https://www.cosasdearquitectos.com/2017/07/ puente-autoportante-etsac-replica-leonardo-da-vinci/ Pag. 427 – Vladimir Šuchov, traliccio per telecomunicazioni, sobborgo di Šabolovka a Mosca, 1920-1922 L’immagine è reperibile su: https://it.wikipedia. org/wiki/Torre_%C5%A0uchov Pag. 484-485 – Immagine dal Libro La Conferenza degli Uccelli di Peter Sís, Adelphi, 2013 Pag. 498-499 – Poster di Radio Alice, 1976 L’immagine è reperibile al seguente indirizzo: https://www.wumingfoundation.com/ giap/2016/02/un-mito-di-stamattina-a-40-anni-dalla-prima-trasmissione-perche-vi-interessa-ancora-radio-alice/ e anche presso: https://www.radioalice.org/

Pag. 239 - Constant Nieuwenhuys, Mobile Ladder Labyrinth,1967 Gemeentemuseum Den Haag L’immagine è reperibile presso: https://www. pinterest.it/pin/405042560226690522/ Pag. 241 - Constant Nieuwenhuys, New Babylon, 1974 L’immagine è reperibile alla pagina https://www.artwort.com/2015/06/23/architettura/ new-babylon-lutopia-nomade-di-constant/#jp-carousel-17790 519


CREDITI

Esperienza #4 Cadavre exquis Le fotografie si riferiscono all’omonimo laboratorio che è stato presentato come openworkshop online durante i tempi del lockdown 2020 Esperienza #5 La Pecora Elettrica e altri Androidi Urbani Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale che ha coinvolti diversi studenti di diversi contesti nel 2019 Esperienza #6 Suonare la scuola è come suonare la città Le fotografie si riferiscono a più esperienze laboratoriali prodotte per Suonocr@zy, Festival del Suono Senza Potere, che si è svolto presso l’I.C Antonio Rosmini di Roma a cura di Giuseppe Fusacchia il 14 aprile del 2018 Esperienza #7 Greta Thunberg Urban Graffiti Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #8 Don Sardelli Garden Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #9 Il mio giardino (educativo) è un labirinto Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #10 Potenze del pentagono Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2018/2019 Esperienza #11 Progettiamo un Playground Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #12 Playground come Ville Spatiale Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020

Esperienza #1 Il Cielo in una Scuola: mille sguardi, un solo cielo Le fotografie si riferiscono all’omonimo evento svolto presso l’IC A. Rosmini di Roma, ed ha coinvolto tutta la comunità scolastica il 5 dicembre 2018 Esperienza #2 The Mask Workshop Le fotografie si riferiscono all’omonimo laboratorio che è stato presentato come openworkshop online duranti i giorni terribili del lockdown del 2020 ai tempi della pandemia Esperienza #3 Se questa non è (una) classe Le fotografie si riferiscono ad un percorso didattico svolto presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’Anno Scolastico 2019/2020 con alcune classi.

Esperienza #13 La città del futuro Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #14 Warka Tower Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #15 Un Tetto con gli Hula Hoop Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2019/2020 Esperienza #16 Cupola Geodetica Le fotografie si riferiscono ad una esperienza la-


boratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2018/2019 Esperienza #17 Relazioni colorate Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale e performativa presso il giardino di Santa Maria della Pietà in Roma in occasione dell’evento Educatamente Primo Festival delle Scuole della ASL Roma 1, il giorno 14 maggio 2019 Esperienza #18 L’Aula in Più Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale e performativa presso il giardino di Santa Maria della Pietà in Roma in occasione dell’evento Educatamente Primo Festival delle Scuole della ASL Roma 1, il giorno 14 maggio 2019 Esperienza #19 Giunti Reciproci Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2018/2019 Esperienza #20 Iperboloide iperbolico rigato Le fotografie si riferiscono ad una esperienza laboratoriale presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2018/2019 Esperienza #21 La Scuola che vorrei Le fotografie si riferiscono all’attività laboratoriale della Consulta degli Studenti presso l’IC A. Rosmini di Roma nell’anno scolastico 2017/2018 Esperienza #22 La Scuola in Biblioteca Le fotografie si riferiscono all’omonima esperienza educativa. Il progetto della Scuola in Biblioteca ha visto coinvolto tutto il corpo docente dell’I.C. Antonio Rosmini a partire dall’Anno Scolastico 2014/2015. Il gruppo di lavoro che ha coordinato le varie iniziative e ha curato nel dettaglio i vari aspetti del progetto è stato formato da: Prof.ssa Laura Capogna, Prof.ssa Loredana De Luca, Prof.ssa Simona Del Re, Prof.ssa Rosa Esposito, Prof. Daniele Mancini, Prof. ssa Cristiana Marcosano Dell’Erba, Prof. ssa Daniela Radicchi con il supporto del Dirigente Giuseppe Fusacchia. L’attività della Scuola in Biblioteca è documentata sul blog [ https://loscaffaleinfinito. wordpress.com/ ] dove sono contenute tra l’altro le informazioni specifiche sui vari aspetti del progetto. La Prof.ssa Cristiana Marcosano Dell’Erba, oltre a realizzare una serie innumerevole di attività artistiche e ludico ricreative sul libro inquanto oggetto e preparato manifesti e altro materiale illustrativo insieme ai suoi studenti, ha curato la progettazione dello spazio e degli arredi della biblioteca redigendo inoltre lo schoolkit per conto del MIUR: Come rendere la lettura un volano educativo: la scuola in biblioteca [ http://

schoolkit.istruzione.it/schoolkit/rendere-la-lettura-un-volano-educativo-la-scuola-biblioteca/ ] Il Prof. Daniele Mancini ha curato invece il blog e ha contribuito con alcune iniziative che sono state già descritte nel libro Basic Design #1. Esperienza #23 Siamo noi il Nostro Re Le fotografie si riferiscono allo spettacolo Siamo Noi Il Nostro Re, adattamento teatrale da “La conferenza degli uccelli” di Peter Sìs ideato e diretto dalla Prof.ssa Loredana De Luca presso l’Istituto Comprensivo Antonio Rosmini di Roma nell’Anno Scolastico 2018/19. Dalla quarta di copertina del libretto si legge: “Questo libro raccoglie gli esiti di un esperimento di didattica transdisciplinare e inclusiva, che ha coinvolto tutti i docenti e gli studenti della sezione musicale e gli allievi del coro dell’Istituto Comprensivo Antonio Rosmini in Roma. Il progetto ha preso avvio dalla lettura del libro La conferenza degli uccelli, di Peter Sìs, e si è sviluppato attraverso un percorso in cui sono confluiti il lavoro di ricerca e di studio, la riflessione e l’analisi, la discussione e il confronto delle idee, la progettazione e la scrittura creativa fino alla stesura del racconto Siamo noi il nostro re e al suo allestimento teatrale, il momento conclusivo di tutto il percorso: un’esperienza che, con il contributo qualificante del linguaggio musicale, ha saputo accostare con efficacia una pluralità di mezzi espressivi e stilistici.” Gli autori del presente volume hanno realizzato la scenografia e l’allestimento dello spettacolo e si sono occupati della progettazione grafica e dell’impaginato del libretto. Esperienza #24 Radio Rosmini Stay Tuned Stay Cool Le fotografie si riferiscono alle attività della WebRadioTV Rosmini. Il Progetto della WebRadioTV Rosmini è stato realizzato presso l’Istituto Comprensivo Antonio Rosmini di Roma durante il periodo di sospensione delle attività scolastiche da marzo a giugno 2020. Il coordinamento generale del progetto per conto della Scuola è stato di Daniele Mancini (UNPACKED), come delegato alla funzione strumentale della Comunicazione e Documentazione da parte del Dirigente Giuseppe Fusacchia. La curatela della conduzione, la realizzazione delle scalette quotidiane, la concezione del palinsesto, la messa in onda e la conduzione sono state attività coordinate da Carola Tangari (STARTHINK MAGAZINE), attività alle quali hanno partecipato e collaborato per l’aspetto educativo e didattico Daniele Mancini e Loredana De Luca. Hanno in particolar modo contribuito con attività specifiche e con rubriche settimanali i seguenti professori: Alessandro Santi, Loredana De Luca, Laura Capogna. La realizzazione tecnologia è stata concepita e curata da Carola Tangari con il coinvolgimento anche di Francesco d’Agostino, ITC Manager della scuola. Il progetto non sarebbe stato possibile senza la partecipazione dei docenti insieme agli studenti delle loro classi. Informazioni precise sono desumibili dal canale YouTube che ospita ogni singola puntata [ https://youtube.com/playlist?list=PLz8ni2ckIeHkmJsebRDhdv2rwEwQ1lrfG ] 521


GLI AUTORI

Lo studio UNPACKED ha iniziato la sua attività a Roma nel gennaio del 2005 grazie ai fondi per l’imprenditoria giovanile di “Sviluppo Italia” ed è diretto da Daniele Mancini e Irene Rinaldi, entrambi architetti ed educatori con esperienze in diversi campi della creatività in Italia e all’estero. UNPACKED tenta di disvelare le opportunità nascoste nelle pieghe dell’ovvio e del banale, attraverso progetti di architettura, installazioni effimere, performance, workshop, attività educative, esperimenti di comunicazione e di design relazionale, playground istantanei e spontanei, esperimenti al confine tra il digitale e l’analogico. L’attività dello studio è documenta sul sito: http://www.unpacked.it Gran parte delle esperienze presentate in questa pubblicazione sono documentate con uteriore materiale multimediale all’indirizzo: https://postcardfromutopia.unpacked.it/


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LICENZA

BASIC DESIGN. Quaderno #2 Esperienze di progettazione didattica inclusiva a cura di Daniele Mancini e Irene Rinaldi Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International

Con questa licenza è possibile copiare, riutilizzare, adattare e sviluppare i contenuti di questo libro in modo non commerciale, citando la paternità agli autori dell’opera originale e solo se i risultati sono distribuiti con la stessa licenza CreativeCommons. I termini di licenza sono consultabili qui: https://creativecommons.org/licenses/by-ncsa/4.0/ Poiché lo spirito con cui si è inteso assemblare questa raccolta è puramente non speculativo, questo libro viene distribuito senza alcun ricavo per gli autori. Nel caso della versione digitale essa potrà essere fruita gratuitamente via web dai diversi canali social su cui è diffusa. Per quanto riguarda la versione cartacea, potrà essere stampata on-demand presso lulu.com.

DIRITTI DI TERZI

CONTATTI

Gli autori si sono adoperati per ottenere le opportune autorizzazioni per la pubblicazione di immagini di adulti o minori coinvolti nelle esperienze didattiche, che si sono svolte in vari contesti senza mai percepire compensi specifici. Laddove non sia stato possibile reperire le autorizzazioni, gli autori hanno censurato i tratti distintivi delle persone fotografate, operando delle modifiche alle immagini affinché nessuno fosse riconoscibile e rendendo quindi impossibile risalire alle identità personali, ritenendo così di aver adempiuto al rispetto della privacy. Sono disponibili comunque, per eventuali e presunte mancanze, alle opportune correzioni. Gli autori, per quanto riguarda le esperienze svolte nelle scuole pubbliche, ritengono di aver adempiuto al rispetto della privacy, al dovere di pubblicità, e al decoro della funzione pubblica di docenti, avendo menzionato in appendice il nome della scuola e della classe coinvolta e l’anno di svolgimento, diffondendo così il buon nome dell’istituzione pubblica presso cui hanno prestato servizio. Gli autori inoltre sono disponibili degli aventi diritto per le fonti eventualmente non individuate e marchi eventualmente non correttamente menzionati. openworkshops@unpacked.it d.mancini@unpacked.it


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