Pescare in Valtellina 2/2010

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Poste italiane S.p.a. - Spedizionre in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 - DCB Sondrio

Pescare in Valtellina Rivista dell’Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio - Anno XXVI - N° 2 - 2010


Editoriale

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ortate idriche ai minimi termini, Adda in balia di rilasci di limo e gestioni di bacini artificiali effettuate con la presunzione di chi non deve render mai conto a nessuno, acque sporche senza poterne conoscere il motivo, infinite polemiche e un futuro incerto per chi ha la “pesca nel sangue”. Sembra ieri, ma i cambiamenti che si stanno succedendo nella gestione delle acque da un anno a questa parte fanno apparire quel drammatico quadro come un presagio lontano… Da dimenticare al più presto. Cambiamenti che, dati alla mano, stanno smentendo anche i più inguaribili pessimisti. Beh, che dire.. “Meglio così”. Chiusi i conti con un 2009 assai problematico, nel 2010 abbiamo toccato con mano che effettivamente “qualcosa stia cambiando”. Gli accordi siglati a livello politico e una maggiore consapevolezza dell’importanza della salvaguardia del patrimonio ambientale ha permesso un’inversione di rotta drastica e decisa. Non solo, la professionalità dei nostri tecnici e la consulenza di validi collaboratori hanno dimostrato come gli svasi delle grandi dighe siano possibili senza ledere gli ecosistemi dei corsi d’acqua. Risolvere i problemi accumulatisi in 20 anni con un colpo di bacchetta non è possibile, ma è importante aver imboccato una strada diversa. Negli ultimi 365 giorni abbiamo tagliato traguardi importanti. Traguardi che però non devono essere visti come un punti di arrivo; bensì come trampolini di lancio verso nuovi e ancora più ambiziosi obiettivi. Unendo le forze e lavorando congiuntamente potremo toglierci molte soddisfazioni. Negli ultimi decenni una politica gestionale sbagliata ha portato gravissimi danni al nostro ecosistema, ma non tutto è perduto. La nostra provincia ha degli scorci e dei fiumi che tutti ci invidiano. Per capirlo basterebbe prendersi 10’ e sedersi lungo una riva in un angolo appartato. Là, ove il solo scorrere dell’acqua è l’unico rumore. Quello che vi chiedo è di chiudere gli occhi e imprimervi nella memoria quest’immagine. Solo allora avrete chiaro in mente cosa fare: “Collaborare con UPS affinché quell’angolo di paradiso rimanga il più inalterato possibile”! Maurizio Torri

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Pescare Attualità

Il punto sull’acqua

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in Valtellina

La direttiva quadro sulle acque La giornata dell’acqua

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Rivista dell’Unione Sportiva della Provincia di Sondrio F ILO DIR EPesca TTO Anno XXV - N° 1 - 2009

UNIONE PESCA SPORTIVA DELLA PROVINCIA Dl SONDRIO

SONDRIO - Via Fiume, 85 Tel. 0342.21.72.57 (2 linee urbane) Fax. 0342.21.89.69 www.unionepescasondrio.it ups@provincia.so.it Direttore Responsabile: Maurizio Torri Comitato di redazione: Giorgio Lanzi Daniele Bordoni Hanno collaborato per i testi: A. Beltromo P. Gibertoni V. Bianchini G. Lanzi C. Conforto D. Maglione G. Meret A. Sorelli G. Ferrari Hanno collaborato per le foto: M. Moretti A. Galli M. Rutolo V. Bianchini M. Bagiolo G. Lanzi P. Baroni G. Lattuada I. Parolo E. Rivadossi S. Tarabini D. Maglione Dabor A. Corvi V. Pilatti, C. Pasini G. Ferrari A. Sorelli G. Sala G. Calende Foto di copertina: Pierino Baroni Stampa Tipografia Polaris Via Vanoni, 79 23100 SONDRIO Tel. 0342.51.31.96 Fax 0342.51.91.83 info@litopolaris.it Della presente rivista sono state stampate e diffuse 7.500 copie Iscritta al n° 166 Registro Tribunale di Sondrio

Una camolera in America

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Pescato il mostro dell’Acquafraggia

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Maledetta legna

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Magico ottobre

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La mia Sassella

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Un anno di Click

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P RO G E TTI Il Centro Ittogenico

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Progetto Ecoidro

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Tutela acque Resoconto dello svaso dei bacini

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I l pe r s o n a gg i o Franco Cottarelli

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A P P RO F ONDI M E NTI I ripopolamenti e l’orologio fluviale

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V i ta A s s o c i at i va Libretto segnapesci

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P E SCATO & M AN G IATO Temolo e polenta

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L E TT E R E D E I L E TTORI Fortunatamente tutto scorre

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La Valtellina nel cuore

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Concorso fotografico La tua foto in copertina

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Attualità

Il Presidente della Provincia Massimo Sertori e quello della Regione Roberto Formigoni

Il punto sull’acqua Qualcosa sta cambiando...

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l 25 gennaio 2010, dopo aver superato ostacoli di ogni genere, la Provincia di Sondrio, per prima in Italia, ha approvato definitivamente il proprio Piano Territoriale e quindi anche le regole che pongono fine allo sfrenato assalto ai ‘piccoli salti’, ciò ha frenato quella che pareva ormai una corsa inarrestabile all’inevitabile e definitivo prosciugamento di tutti i corsi d’acqua. A chiudere il cerchio, mercoledì 24 novembre, è stato sottoscritto a Milano, tra il Presidente della Provincia Sertori e quello della Regione Formigoni il protocollo d’intesa che rende pienamente efficace il Piano e consegna alla Provincia di Sondrio le competenze per regolare gli usi dei propri corsi d’acqua e introdurre criteri che consentano un pieno rispetto della qualità delle acque e degli ambienti fluviali. Una straordinaria vittoria, un risultato che ancora fatichiamo a comprendere in tutta la sua portata. Viene premiata la determinazione dell’Amministrazione provinciale, la quale ha saputo e voluto interpretare “l’adesso basta” da tempo invocato dai valtellinesi. Nel merito non dovremo mai scordare il determinante

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contributo dello Iaps di Sandro Sozzani: senza anni di inesauribile e appassionato impegno civile di questo uomo, oggi probabilmente non festeggeremmo. Così come va ricordato che la nostra associazione già nell’anno 1982 , unica voce nel deserto di allora, presentò opposizione formale alla prima domanda di derivazione e poi a quasi tutte quelle che seguirono. Il 27 giugno di quest’anno, per la prima volta, settantotto sindaci dei comuni valtellinesi e i rappresentanti di ogni categoria ed associazione imprenditoriale e non, si sono ritrovati sulle sponde dell’Adda per dire che “l’acqua è nostra”, rivendicando di poter compartecipare alle scelte gestionali e agli utili della produzione elettrica. Il parlamento nazionale, nello scorso mese di luglio, ha legiferato il diritto di compartecipazione della provincia di Sondrio alla gestione delle risorse idroelettriche; Il 30 novembre è stata depositata la proposta di legge regionale per la disciplina del rinnovo delle grandi derivazioni idriche. La legge, che sarà approvata nei prossimi mesi, prevede che la Provincia di Sondrio potrà gestire


nel prossimo futuro le dighe tramite una società mista pubblico/privata - con quota di maggioranza pubblica (si spera) - mentre i Comuni diventeranno comproprietari degli impianti insieme alla Regione con una quota di almeno il 30%. Ora bisognerà attendere di conoscere i dettagli di questi cambiamenti epocali che consentono di riappropriarci della vera e unica miniera d’oro della provincia. Si avvicina inoltre la scadenza 2015 stabilita dalla Direttiva quadro europea 2000/60 che obbliga tutti i paesi membri a raggiungere un buono stato ecologico di tutti i corpi idrici entro tale data. L’approccio della direttiva, tra l’altro, è che la qualità del fiume costituisce l’obiettivo che viene prima di tutto. Mancano 5 anni e l’Italia, come al solito in ritardo, dovrà adeguarsi, pena subire le pesanti sanzioni previste. Siamo pertanto al cospetto di un quadro normativo nel suo complesso a dir poco “rivoluzionario”, che obbligherà i nuovi gestori ( pubblici e privati), ad impostare l’attività di produzione elettrica e la gestione dei bacini facendo i conti non solo con le necessità economiche, ma anche con quelle ambientali. La tutela dell’ambiente è compito proprio delle istituzioni pubbliche, ci attendiamo quindi

Sandro Sozzani

che venga svolto fino in fondo dai rappresentanti che abbiamo eletto, ora che, anche nel settore energia, il pallino sarà in buona parte nelle loro mani. In parole povere, in futuro non avremo più come interlocutore l’ing. Bondiolotti di A2A e a lui non rivolgeremo più le nostre maledizioni. I nostri interlocutori saranno coloro che, a vari livelli, abbiamo votato, dal sindaco al parlamen-

tare di casa nostra. Cioè quelli che, a vario titolo, avranno il compito di decidere gli indirizzi a cui le società di gestione e i loro consigli di amministrazione dovranno attenersi. Avremo il ruolo di “azionisti” con il diritto/dovere di giudicare l’operato dei nostri rappresentanti. Tra i vari problemi che ci aspettiamo vengano presi di petto da chi ora è chiamato a governare le nostre acque, dovrà esserci quello dei minimi deflussi vitali e il rispetto degli stessi. Basta dare un’occhiata a quel che è rimasto ultimamente anche del torrente Rezzalasco a valle dell’opera di presa della Società Tecnowatt: un corso d’acqua ridotto ad un rigagnolo. E’ cosi che si persegue l’obiettivo europeo del “ buono stato ecologico di tutti i corpi idrici”? E per di più nel Parco Nazionale dello Stelvio. Una volta esaurita la fase di “sperimentazione” dei DMV concessa ad alcune aziende elettriche dalla Regione, bisognerà quindi tirare le conclusioni e certificare quello che sin da ora è di una evidenza solare, e cioè che in alcune precise realtà l’acqua che scorre è insufficiente a consentire che un corso d’acqua sia definibile come tale. A questo dovranno conseguire i necessari correttivi. Abbiamo molti dubbi anche per quanto riguarda la regolarità dei DMV rilasciati a valle delle “centraline” in particolare. Ma soprattutto, è urgente dare attuazione al sistema di controlli pubblici previsto dalla legge. Nonostante quel che ancora non và e le diverse questioni aperte, sarebbe disonesto non riconoscere gli enormi passi avanti fatti. È bene non dimenticare le funeree prospettive che attendevano i nostri fiumi e torrenti solo pochi anni fa: privi di acqua, soggetti a interventi di regimazione scriteriati in cui l’uso del cemento era una il fiore all’occhiello di una certa ingegneria autostradale applicata ai corsi d’acqua, tutti minacciati dal pericolo incombente delle “centraline”. Avevamo di fronte un bicchiere ormai vuoto. Ora si è invertita la tendenza e in qualche caso abbiamo ottenuto risultati che, francamente, ritenevamo impensabili. Spetterà a noi far si che le nostre aspettative non vengano frustrate, vigilando perché a seguito di questi grandi cambiamenti non prendano il sopravvento coloro che (e ce ne saranno) vorranno ridurre il tutto, ancora una volta, a semplice “business”. Valter Bianchini

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Andrea Galli, Lago Palù

La Direttiva Quadro sulle Acque

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li obiettivi principali della direttiva sulle acque 2000/60/CE si inseriscono in quelli più complessivi della politica ambientale della Comunità che deve contribuire a perseguire salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale, nonché l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e che deve essere fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della riduzione, soprattutto alla fonte, dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”. L’obiettivo di fondo consiste nel mantenere e migliorare l’ambiente acquatico all’interno della Comunità, attraverso misure che riguardino la qualità integrate con misure riguardanti gli aspetti quantitativi. La direttiva acque mira ad ottenere la graduale riduzione delle emissioni di sostanze pericolose nelle acque per raggiungere l’obiettivo finale di eliminare le sostanze pericolose prioritarie e contribuire a raggiungere valori vicini a quelli del fondo naturale per le concentrazioni in ambiente marino di sostanze presenti in natura. Riteniamo la direttiva un passo importante per il miglioramento della gestione delle risorse idriche nel nostro paese, e per lo stato dell’ambiente in generale. Sicuramente una

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corretta applicazione in Italia necessita lo scioglimento di alcuni nodi problematici. Tra questi la suddivisione delle competenze tra i molti enti coinvolti e l’esistenza di strumenti legislativi nazionali che hanno anticipato vari aspetti della direttiva. Solo un lavoro congiunto tra gli enti competenti, le associazioni e le parti interessate potrà portare a una condivisa e coerente applicazione in Italia di tale documento. A questo scopo, il Gruppo 183, con IEFE-Bocconi ha realizzato un convegno di carattere nazionale sul tema, che si è tenuto il 17 ottobre 2003 a Milano, e ha visto la partecipazione di rappresentanti di istituzioni, organizzazioni e associazioni. Per scaricare gli atti e i risultati della conferenza cliccate qui. Ecco, a nostro avviso, i punti principali della direttiva:

1. Bacini e distretti idrografici La direttiva 200/60/CE si propone dunque di istituire un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee che: • impedisca un ulteriore deterioramento, protegga e migliori lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli


bacini idrografici) accorpando eventualmente i piccoli bacini idrografici in un unico distretto. Inoltre gli Stati membri devono adottare disposizioni amministrative adeguate, compresa l’individuazione dell’autorità nazionale competente, per l’applicazione delle norme previste dalla direttiva in esame all’interno di ciascun distretto idrografico presente nel loro territorio (art.3). Per ciascun distretto idrografico interamente compreso nel suo territorio, ogni Stato membro provvede a predisporre un Piano di gestione del bacino idrografico (art. 13). Nel caso di distretti idrografici, facenti capo a più Stati membri, ma che siano interamente compresi nel territorio della Comunità, gli Stati membri si coordinano al fine di predisporre un unico Piano di gestione del bacino idrografico internazionale. II Piano di gestione del bacino idrografico comprende le seguenti informazioni (allegato VII): • Descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico;

Foto Pierino Baroni

ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico; • agevoli un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili; • miri alla protezione rafforzata e al miglioramento dell’ambiente acquatico, anche attraverso misure specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie e 1’arresto o la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze pericolose prioritarie; • assicuri la graduale riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee e ne impedisca 1’aumento; • contribuisca a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. La Direttiva CEE 2000/60 prevede quindi che gli Stati membri individuino i singoli bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnino a singoli distretti idrografici, (definiti come la principale unità per la gestione dei

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• Sintesi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee; • Specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette; • Mappa delle reti di monitoraggio istituite ai fini dell’articolo 8 e dell’allegato V e rappresentazione cartografica dei risultati dei programmi di monitoraggio; • Elenco degli obiettivi ambientali fissati a norma dell’articolo 4 per acque superficiali, acque sotterranee e aree protette; • Sintesi dell’analisi economica sull’utilizzo idrico prescritta dall’articolo 5 e dall’allegato III; • Sintesi del programma o programmi di misure adottati a .norma dell’articolo 11, compresi i conseguenti modi in cui realizzare gli obiettivi di cui all’articolo 4; • Repertorio di eventuali programmi o piani di gestione più dettagliati adottati per il distretto idrografico e relativi a determinati sottobacini, settori, tematiche o tipi di acque, corredato di una sintesi del contenuto; • Sintesi delle misure adottate in materia di informazione e consultazione pubblica, con relativi risultati e eventuali conseguenti modifiche del piano; Elenco delle autorità competenti in base all’allegato I. Tutti i Piani di gestione dei bacini idrografici dovranno essere pubblicati entro 9 anni dall’entrata in vigore della nuova direttiva. Nel corso della riunione dei Direttori delle Acque tenutasi a Copenhagen nei giorni 21 e 22 novembre 2002, si è conclusa la prima fase della Strategia Comune di Implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/ CE con l’approvazione delle linee guida e degli strumenti condivisi predisposti dagli Stati Membri dell’Unione Europea, dalla Norvegia e dalla Commissione per supportare e facilitare l’attuazione della direttiva acque. La seconda fase della Strategia Comune d’implementazione della Direttiva prevede l’applicazione di tali strumenti e linee guida in bacini pilota selezionati tra i bacini idrografici degli Stati Membri e dei Paesi Candidati. Nel corso della stessa riunione è stata formalmente accettata la proposta avanzata dall’Italia di effettuare l’anticipazione sperimentale della Direttiva nei bacini dei fiumi Cecina e Tevere. L’Autorità di bacino del Tevere sta testando

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le linee guida realizzate dalla Commissione Europea sulla propria realtà territoriale.

2. Obiettivi ambientali Per attuare i programmi di misure specificate nei Piani di gestione e indicate all’art. 11 della nuova direttiva in relazione alle acque superficiali, alle acque sotterranee e alle aree protette, gli Stati membri devono adottare tutte le misure necessarie ad impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici, superficiali e sotterranei, e devono altresì proteggere, migliorare e ripristinare tutti i corpi idrici, al fine di conseguire un buono stato delle acque superficiali e sotterranee entro 15 anni dall’entrata in vigore della direttiva (art. 4). Relativamente alle aree protette, gli Stati membri si devono allineare a tutti gli standard e agli obiettivi entro 15 anni dall’entrata in vigore della direttiva. Entro 4 anni dall’entrata in vigore della direttiva gli Stati membri devono predisporre, per ogni distretto idrografico, un’analisi delle caratteristiche del distretto, un’analisi dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e delle acque sotterranee nonché un’analisi economica dell’utilizzo idrico (art. 5). Inoltre gli Stati membri dovranno provvedere, entro lo stesso termine, all’istituzione di uno o più Registri delle aree protette di ciascun distretto idrografico per proteggere più efficacemente le acque superficiali e sotterranee o meglio salvaguardare gli habitat e le specie presenti che dipendono direttamente dall’ambiente acquatico (art. 6). La direttiva prevede inoltre, entro 6 anni dalla sua entrata in vigore, la definizione di programmi di monitoraggio dello stato delle acque nell’ambito di ciascun distretto idrografico al fine di valutare lo stato chimico, ecologico e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee (art. 8). Una temporanea deteriorazione delle masse idriche non costituisce infrazione alla direttiva se è dovuta a circostanze eccezionali e non prevedibili, provocate da un incidente, una causa naturale o un caso di forza maggiore.

3. Politica dei costi per i servizi idrici La direttiva impone agli Stati membri l’obbligo di adottare misure adeguate a fare in modo


che i prezzi dell’acqua riflettano il costo complessivo di tutti i servizi connessi con l’uso dell’acqua stessa (gestione, manutenzione delle attrezzature, investimenti, sviluppi futuri), nonché i costi connessi con l’ambiente e l’impoverimento delle risorse (art.9). A tal fine gli Stati membri dovranno contribuire entro il 2020 a porre a carico dei vari settori di impiego dell’acqua (industria, famiglie e agricoltura) i costi dei servizi idrici, anche sulla base del principio “chi inquina paga”.

all’informazione e alla consultazione pubblica, imponendo agli Stati membri la pubblicazione e la messa a disposizione del pubblico (art. 14): del calendario e del programma di lavoro per la presentazione del Piano di gestione dei bacini idrografici; di una valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione della acque importanti; del progetto del Piano di gestione del bacino idrografico, almeno un anno prima dell’inizio del periodo cui il Piano si riferisce.

5. Controllo di sostanze particolarmente inquinanti e pericolose. Strategie contro l’inquinamento delle acque sotterranee

La direttiva inoltre impone agli Stati membri di redigere, un programma di misure che tenga conto delle caratteristiche del distretto idrografico, dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee e dell’analisi economica dell’utilizzo idrico. Le misure sono articolate in “misure di base” (attuative della normativa comunitaria e finalizzate anche al recupero dei costi del servizio idrico e a garantire un impiego efficiente e sostenibile dell’acqua) e “misure supplementari”, ossia provvedimenti studiati e messi in atto a complemento delle misure di base al fine di perseguire gli obiettivi di qualità ambientale di cui all’art. 4. II dettaglio di tali provvedimenti è contenuto nell’allegato VI, parte B della direttiva in esame. La direttiva attribuisce inoltre grande rilievo

La direttiva prevede che il Parlamento europeo e il Consiglio adottino misure specifiche per combattere l’inquinamento idrico prodotto da singoli inquinanti o gruppi di inquinanti che presentino un rischio significativo per l’ambiente acquatico o proveniente dall’ambiente acquatico, inclusi i rischi per le acque destinate alla produzione di acqua potabile (art. 16). Nell’ambito di tali misure la Commissione ha già presentato una proposta contenente un primo elenco di sostanze pericolose prioritarie, tenendo conto della selezione di sostanze potenzialmente pericolose effettuata nella pertinente normativa comunitaria o nei pertinenti accordi internazionali. Il 20 novembre 2001 la Commissione europea ha presentato una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzione

Foto Norberto Oggioni

4. Provvedimenti di base e provvedimenti supplementari per la riduzione dell’inquinamento. Informazione del pubblico

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Foto Pierino Baroni

di un elenco di sostanze prioritarie in materia di acque. Tale elenco è diventato l’allegato X della Direttiva 2000/60. La decisione modifica parzialmente una precedente proposta del 7 febbraio 2000, adottata sulla base della posizione comune del Consiglio e dei negoziati allora in corso in merito alla proposta di direttiva quadro, per renderla coerente proprio con il testo definitivo. Infatti la direttiva quadro introduce a carico della Commissione l’obbligo di individuare le “sostanze pericolose prioritarie” per le quali si preveda di arrestare o eliminare gradualmente gli scarichi, le emissioni e le perdite entro 20 anni. Successivamente all’approvazione dell’elenco da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, la Commissione deve ora elaborare dei criteri comunitari per la rilevazione della qualità dell’acqua e per il controllo delle emissioni delle sostanze interessate. L’elenco di sostanze pericolose adottato dalla Commissione deve essere riesaminato entro 4 anni dalla data di entrata in vigore della nuova direttiva e successivamente almeno ogni 4 anni. Per le sostanze incluse nell’elenco

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di priorità, la Commissione dovrà presentare, entro 2 anni dall’inclusione, proposte in materia di controlli per la riduzione progressiva di scarichi, emissioni e perdite delle sostanze interessate e proposte riguardanti gli standard di qualità relativi alla concentrazione delle sostanze prioritarie nelle acque superficiali, nei sedimenti e nel biota. La nuova direttiva prevede inoltre che il Parlamento europeo ed il Consiglio adottino misure specifiche per prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee e finalizzate al perseguimento di un buono stato chimico delle stesse (art. 17).

6. Monitoraggio sull’attuazione della direttiva e correlate abrogazioni La Commissione UE dovrà monitorare lo stato di applicazione della nuova direttiva, pubblicando una prima relazione entro 12 anni dalla sua entrata in vigore, e successivamente ogni 6 anni. La nuova direttiva, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 22 dicembre 2003, abroga, a partire dal 22 dicembre 2007, le seguenti direttive:


• direttiva 75/440/CEE, concernente la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri; • direttiva 77/795/CEE, che instaura una procedura comune di scambio di informazioni sulla qualità delle acque dolci superficiali nella Comunità; • direttiva 79/869/CEE, relativa ai metodi di misura alla frequenza dei campionamenti e delle analisi delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri. Le seguenti direttive sono invece abrogate a partire dal 22, dicembre 2013: • direttiva 78/65 9/CEE, sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci; • direttiva 79/923/CEE, relativa ai requisiti di qualità delle, acque destinate alla molluschicoltura; • direttiva 89/68/CEE, concernente la protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato da certe sostanze pericolose.

Foto Pierino Baroni

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Sondrio 27 giugno

la giornata “In Valtellina si producono seicento milioni di energia idroelettrica all’anno e sul territorio resta il 2-3% di questa ricchezza. Ci sono 1533 chilometri di corsi d’acqua, 54 bacini artificiali e 890 milioni di metri cubi d’acqua che danno l’energia a dieci milioni di italiani. Valtellina e Valchiavenna garantiscono il 16% dell’energia idroelettrica italiana.”

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a manifestazione popolare è stata promossa dalla Provincia di Sondrio insieme al Comitato istituzionale acque per rivendicare, con una festa, i diritti del territorio valtellinese in termini di risorse idriche. La nostra Associazione ha partecipato con una folta delegazione. «Bisogna riscrivere il contratto sull’acqua siglato sessanta anni fa – ha spiegato il Presidente della Provincia Sertori nel suo intervento –. Noi vogliamo essere protagonisti in questa partita, nella riscrittura dell’intesa. Vogliamo che il territorio insieme ai concessionari gestisca le dighe e alla fine dell’anno ripartisca gli utili. Una parte delle risorse che derivano dall’utilizzo dell’acqua rimanga in provincia. Si tratta di

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raggiungere un risultato da cui dipenderà il futuro dei nostri figli e nipoti». Oltre ai rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacali, hanno preso la parola anche i sindaci dei capoluoghi di mandamento ed il nostro PresidenteValter Bianchini. La giornata si è conclusa in una piazza Garibaldi gremita, dove si è esibito il “laghee” Davide Van De Sfroos.

Il risultato arriva dal Parlamento e dalla Regione La Camera dei deputati nello scorso mese di luglio, con l’ art.15, comma 8, del Decreto Legge n.78/2010, convertito in legge il 29


dell’acqua

Fotoservizio Giovanni Calende

luglio 2010, recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” ha approvato definitivamente il diritto di compartecipazione alla gestione delle risorse idroelettriche da parte della provincia di Sondrio. Il Consiglio regionale approverà, quasi certamente nel mese di dicembre, la proposta di legge di riforma del servizio idrico, attraverso la quale la Provincia gestirà le dighe e i Comuni diventeranno comproprietari degli impianti insieme alla Regione.

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L’intervento del presidente Ups Valter Bianchini “Da parte nostra, poche parole ma tanta partecipazione a questa iniziativa. Sono venute qui rappresentanze dei pescatori da ognidove, da Livigno alla Valchiavenna e anche da fuori provincia. Oggi, come sempre, qui sulla sponda del fiume noi siamo a casa nostra e siamo felici di vedere per la prima volta al nostro fianco i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e delle associazioni di categoria più rappresentative in una giornata di festa ma anche di riflessione e di rivendicazione. Per troppo tempo, per decenni, abbiamo combattuto da soli contro lo sfruttamento indiscriminato a fini idroelettrici delle nostre risorse idriche nel pressoché totale silenzio e nell’indifferenza di quasi tutti. Ora non è più così e ne siamo felici. Evidentemente di acqua ne è passata tanta sotto questo ponte, alla fine non inutilmente. Da cittadini, prima ancora che da pescatori, non possiamo che condividere le sacrosante rivendicazioni che le competenze sul DEMANIO IDRICO siano trasferite 6-SOND01#-C2

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LA PROVINCIA

SONDRIO

LUNEDÌ 28 GIUGNO 2010

LA PROVINCIA

LUNEDÌ 28 GIUGNO 2

LA GIORNATA Siglato il patto dell’acqua «Ora vogliamo contare» Provincia e Comitato istituzionale chiedono la gestione di dighe e risorse Nel pomeriggio meno gente del previsto, poi in serata le note di De Sfroos «Vogliamo gestire le dighe insieme alle società e tenere in valle una parte rilevante delle risorse». È chiarissimo il punto di vista del presidente della Provincia Massimo Sertori. Lo ha espresso ieri pomeriggio durante la manifestazione popolare promossa da Palazzo Muzio insieme al Comitato istituzionale acque. Un evento organizzato per rivendicare, con una grande festa, i diritti del territorio in termini di risorse idriche. Non è stata una giornata dai grandi numeri, visto che nei pressi della passerella sull’Adda di Albosaggia non c’erano le tremila persone attese. I presenti, infatti, oscillavano infatti tra i cinquecento e i mille secondo le varie stime, in una domenica di sole che ha portato in alta quota una fetta considerevole della popolazione valtellinese. Ma i contenuti sono stati talmente rilevanti da rendere secondaria, sotto diversi aspetti, la partecipazione limitata. Contano molto di più, in questa fase, le cifre legate al settore in provincia. In Valle si producono seicento milioni di energia idroelettrica all’anno e sul territorio resta il 2-3% di questa ricchezza. Ci sono 1533 chilometri di corsi d’ac-

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servizio telefonico tutti i giorni sabato e festivi feriali 9-12,30 - 14-21,30 sabato 8,30-12,30 17,30-21,30 festivi 17-21,30 Tel. 0342.200.382 Fax 031.582.233

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qua in Valtellina e Valchiavenna, a cominciare dai 125 dell’Adda in provincia, con 105 affluenti. Sul fronte dei 54 bacini artificiali, ci sono 890 milioni di metri cubi d’acqua che danno energia a dieci milioni di italiani. «Bisogna riscrivere il contratto sull’acqua scritto sessant’anni fa, un accordo che dava duemila posti di lavoro a fronte dell’utilizzo delle dighe - ha spiegato Sertori -. Oggi poche centinaia di persone sono impiegate in questo comparto. Noi vogliamo essere protagonisti in questa partita, nella riscrittura dell’intesa. La parolina magica è compartecipazione. Un anno fa non si poteva neanche pronunciare questa espressione. Ora sia a Roma sia in Regione ci stanno ascoltando, la politica si sta muovendo. Vogliamo che il territorio insieme ai concessionari gestisca le dighe e alla fine dell’anno ripartisca gli utili. Una parte delle risorse che derivano dall’utilizzo dell’acqua rimanga in provincia di Sondrio per i tanti bisogni che abbiamo. Questo è federalismo e oggi vogliamo dirlo uniti, a gran voce, con una grande prova di responsabilità. Sono convinto che ci ascolteranno». Ma la voce delle istituzioni non è stata portata sulla passerella dell’Adda soltanto dal presidente della Provincia. Ugo Parolo, consigliere regionale della Lega Nord e vicepresidente dell’Uncem, ha ribadito che siamo di fronte a un momento storico. Un’occasione da sfruttare ad ogni costo. «L’opportunità che ci si presenta con il rinnovo delle concessioni idroelettriche ci permette di riscrivere il patto con il territorio - ha detto -. E’ inaccettabile una quota della ricchezza prodotta che va dall’1 al 2%. Quando lo diciamo non ci crede nessuno. Non è una visione egoistica, ma in una strategia di rispetto bisogna pretendere una quota ben maggiore. Bisogna riscrivere il patto e chi lo deve fare sono i soggetti sopra le istituzioni locali: tocca a Stato e Regione. Abbiamo aperto un confronto serrato che potrà portare ai risultati sperati. Bisogna remare uniti e nella stessa direzione. Le tentazioni di potere fare fughe in avanti sono evidenti: qui non si tratta di mettere una bandierina, ma di raggiungere un risultato da cui dipenderà il futuro dei nostri figli e nipoti. Passata quest’occasione, le concessioni non saranno più rimesse in discussione per decenni». Hanno preso la parola anche i sindaci dei capoluoghi di mandamento. Dopo il chiavennasco Maurizio De Pedrini e il tiranese Pietro Del Simone è intervenuto Alcide Molteni. «Non siamo qua a rivendicare esclusivamente un possesso dell’acqua ha spiegato il primo cittadino di Sondrio -. Abbiamo riscoperto un grande patrimonio: ora la nostra comunità ruota intorno ai nostri fiumi, alle nostre acque.

E’ un momento di gioia. L’acqua è un elemento necessario per l’economia e ancora di più per la cittadinanza. Deve essere gestito con attenzione per la valenza che ha a livello universale». Emanuele Bertolini, presidente della Camera di commercio, ha rilevato che «anche il mondo delle imprese partecipa a questa iniziativa che vuole portare il territorio alla vittoria di questa partita, per battere le concorrenze che arrivano da zone avvantaggiate rispetto a noi». Al termine degli interventi, il corteo si è diretto a Sondrio. Una delegazione di sindaci ha con-

segnato in Prefettura il documento condiviso dal Cia: sarà recapitato anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E visto che si è trattato di una giornata di festa, la conclusione migliore non poteva che essere un concerto. Sul palco di piazza Garibaldi si è esibito un cantautore che di acque se n’intende, Davide Van De Sfroos. Il pubblico ha cantato e ballato, con la speranza di vedere diventare più "dulza", per riprendere un’espressione che ha dato il titolo a un album dell’artista lariano, anche l’acqua valtellinese. Stefano Barbusca

[l’affondo di sindacati e centrosinistra ]

«Ma non tutti si mostrano coerenti»

DIRITTI RIVENDICATI

La manifestazione popol da Palazzo Muzio insie to istituzionale acque è sione per rivendicare i ritorio in termini di risors FOTO GIANATTI

(s.bar.) I sindacati chiedono garanzie, il Pd vuole i fatti e critica il voto del consiglio regionale. Non sono mancate le richieste di concretezza negli interventi ufficiali e nei commenti espressi durante la giornata. Quando i sindaci sono saliti sulla passerella, il consigliere del Pd Angelo Costanzo è rimasto sul prato. Poi è salito, con in mano la bandiera del Comitato, più che altro per allontanare eventuali polemiche. «Non è il momento della polemica, perché questa giornata ha un’altra finalità - ha spiegato il consigliere regionale del Pd Angelo Costanzo dalle rive dell’Adda -. Ho mandato una lettera a tutti i sindaci esprimendo le mie perplessità dopo la contraddizione emersa in sede di dibattito in consiglio regionale. Continuo a dire che le manifestazioni servono e sono importanti, ma la coerenza politica si esprime con il voto. Da parte di Lega e Pdl non l’ho vista né in Regione, né in Comune a Sondrio. Credo che le iniziative, se non sono supportate dai fatti, non servono». E se Costanzo si è rivolto soltanto agli amministratori con una missiva per spiegare che «l’esito del voto ha definitivamente affossato» l’ipotesi di trasferimento del demanio idrico alla Provincia, Cgil e Cisl hanno espresso dall’alto della passerella il proprio punto di vista. È toccato a Giocondo Cerri, segretario generale della Camera del lavoro, il compito di manifestare il punto di vista dei due sindacati che hanno aderito al Comitato. «Appartenere al Cia significa avere obiettivi chiari. In primo luogo c’è l’ottenimento della piena titolarità per la Provincia delle competenze e delle risorse che derivano dalla gestione del demanio idrico, così come è avvenuto in altre province in-

teramente montane. La nostra è l’unica che vede negato questo diritto. Poi c’è la compartecipazione, insieme ai concessionari del settore idroelettrico, nella gestione, attraverso una società locale a capitale misto, pubblico e privato». Cgil e Cisl puntano anche su una gestione degli impianti di captazione più attenta e capace di garantire la difesa del patrimonio ambientale della provincia, a cominciare alla certezza di un rigoroso rispetto dei deflussi minimi vitali, valori che devono essere garantiti e costantemente monitorati. Non sono mancate le perplessità per le posizioni di alcune forze politiche di maggioranza, dal Governo alla Provincia. «Apprezziamo l’unità registrata nel Comitato, ma non possiamo non sottolineare la necessità di sciogliere, a livello locale, alcune ambiguità che esistono nella compagine di maggioranza che governa da Palazzo Muzio a Roma, passando per il Pirellone. Sono evidenti le responsabilità che esistono nel negare al territorio di Sondrio le sue legittime richieste». Secondo Cgil e Cisl le mediazioni vanno bene se servono per portare avanti un progetto condiviso, «ma diversi segnali ci dicono che non tutti remano nella stessa direzione. Cercheremo di capire chi è coerente e chi non lo è». Parole chiarissime, che qualcuno dal pubblico ha definito «il solito intervento da sindacalisti», ma che altri hanno applaudito. Perché anche questa, in fondo, è una vertenza, come avviene nell’attività quotidiana di Cgil e Cisl. E in questo caso, secondo la maggior parte dei cittadini della provincia, il territorio sta da una sola parte del tavolo delle trattative.


2010

I

olare promossa eme al Comitaè stata l’occai diritti del terrse idriche

alla nostra provincia e che, quindi, siano i nostri rappresentanti istituzionali a decidere l’utilizzo responsabile delle nostre acque. Sappiamo inoltre che dal raggiungimento di questo risultato dipende anche la possibilità che grandi risorse finanziarie rimangano a disposizione del nostro territorio. Sappiamo che non sarà un’impresa facile ma è quello che vogliamo tutti. Non tocca a noi indicare gli strumenti più idonei per raggiungere il risultato, ma siamo convinti che tali iniziative servano e rendano più incisiva l’attività delle istituzioni publiche e delle rappresentanze dei cittadini. Perché questa è una battaglia che non può essere solo delegata ai Pubblici Amministratori ed ai politici che vogliono farla, ma DEVE essere anche un impegno personale di ciascuno di noi. Vogliamo essere chiari anche sotto un altro aspetto, e cioè ricordare a tutti che la gestione delle nostre risorse idriche non può essere vista e considerata solo sotto il profilo economico. I nostri fiumi e torrenti sono le arterie e le vene di questa valle, la buona salute dei nostri corsi d’acqua sta a significare la buona salute del nostro territorio, che è l’unica vera risorsa che abbiamo. Questo non dovete dimenticarlo. Molte cose ancora non vanno. I minimi deflussi vitali oggi in vigore, in diversi casi sono assolu11 ] [ tamente insufficienti a garantire l’esistenza di corsi d’acqua I pescatori: «Attenti, i fiumi sono a secco» che possano essere definiti tali. Troppi interventi di regimazione idraulica sono progettati ed eseguiti da tecnici ottusi ed incompetenti con risultati disastrosi per la vita degli amSertori sul gommone

PAROLA DELL’ESPERTO

ARBITRI DISASTRO

Meteo: le spiagge italiane spesso sono meglio dei tropici

Inghilterra a casa: sconfitta e beffa Ai quarti la Germania e l’Argentina

Marco Castelli a pagina 29

Lunedì 28 giugno 2010

servizi nello Sport

Anno 119 • N. 176 • € 1,20*

www.laprovinciadisondrio.it

Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L 46/2004, art 1, c 1, DCB Como

[ SU DIGHE, RISORSE E ANCHE DEFLUSSI MINIMI VITALI ]

La Valtellina firma il patto dell’acqua Sulle rive dell’Adda la dichiarazione d’intenti di una provincia che chiede di contare molto di più Il caso Brancher: perché il Colle ha alzato la voce di Pierfrancesco Frerè

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a nota del Quirinale sul caso Brancher, inopinata nella sua inconsueta durezza, è piovuta sul tavolo di Silvio Berlusconi nel bel mezzo del decisivo vertice di Toronto dedicato alla crisi economica mondiale. E certamente ha preoccupato il premier non meno dello scontro al calor bianco che oppone in queste ore i finiani al resto del partito sul ruolo di capocorrente del presidente del Senato Renato Schifani. Ma è il primo punto a rappresentare una potenziale bomba ad orologeria per la maggioranza. Il Colle ha fatto sapere infatti che il neoministro non poteva avvalersi del legittimo impedimento in forza di impegni organizzativi che non esistono nel caso di un ministero senza portafoglio. In altre parole, ha sconfessato la difesa di Brancher nel processo Antonveneta, cogliendo alla sprovvista l’imputato e tutto il centrodestra (che ha giudicato la dichiarazione irrituale). L’implicita irritazione che traspare dalla nota è il segnale che Giorgio Napolitano non poteva e non può accettare di passare per colui che ha ratificato la nomina di un nuovo ministro solo per consentirgli dopo poche ore di eccepire davanti ai magistrati il legittimo impedimento a comparire in processo. Una mossa, del resto, giudicata politicamente inopportuna dai finiani e accolta dal gelo della Lega e che adesso rischia di condurre sull’orlo di una crisi istituzionale. Per il premier il pericolo è che questo disagio profondo finisca per saldarsi alle critiche dell’opposizione che parla di istituzioni usate come «scendiletto», di presa in giro dei magistrati, e chiede con Pd ed Idv le dimissioni del ministro, minacciando in caso contrario la presentazione di una mozione di sfiducia. La strategia dei democratici, in particolare, è quella di punzecchiare il Carroccio invitandolo a silurare (...) segue a pagina 8

La manifestazione sulla passerella di Albosaggia

SONDRIO Gestione delle dighe insieme alle società e una parte rilevante delle risorse che non deve valicare i confini locali. È chiarissimo il punto di vista del presidente della Provincia Massimo Sertori. Lo ha espresso ieri pomeriggio durante la manifestazione popolare promossa da Palazzo Muzio insieme al Comitato istituzionale acque. Un evento organizzato per rivendicare, con una grande festa, i diritti del territorio in termini di risorse idriche. «Bisogna riscrivere il contratto sull’acqua scritto sessant’anni fa - ha spiegato Sertori -. Oggi poche centinaia di persone sono impiegate in questo comparto. Noi vogliamo essere protagonisti in questa partita, nella riscrittura dell’intesa». Una delegazione di sindaci ha consegnato in Prefettura il documento condiviso dal Cia: sarà recapitato anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Attenzione alle concessioni, ma non possiamo dimenticarci dei deflussi minimi vitali». La presa di posizione è arrivata da Valter Bianchini, presidente dell’Ups. E visto che si è trattato di una giornata di festa, la conclusione migliore non poteva che essere un concerto. Sul palco di piazza Garibaldi si è esibito un cantautore che di acque se n’intende, Davide Van De Sfroos. Barbusca alle pagine 10-11

[ LUPOLI (PD) CRITICA IL CENTROSINISTRA ]

«Che errore l’intesa su Passamonti» SONDRIO L’aveva detto l’anno scorso, ora dopo lo scandalo dell’inchiesta "Cm connection" lo ripete: l’alleanza fra Partito democratico e Silvano Passamonti è stata un errore. Renato Lupoli, componente dell’assemblea regionale del Pd, parla chiaro: «Una scelta inaccettabile, perché il nostro programma era alternativo a quello del centrodestra». Barbusca a pagina 12

PROVINCIAWEB

È GRAVISSIMO

Sondrio, trovato uno svizzero accoltellato servizio a pagina 12

FESTA SULL’ARGINE Sul sito le foto della Giornata dell’acqua che si è svolta lungo le rive dell’Adda ad Albosaggia e poi a Sondrio.

Cibi e alimenti: un piano sicurezza Dopo il sequestro delle mozzarelle blu a Chiavenna, si parla dell’attività di vigilanza nel settore del commercio e della produzione alimentare. L’occasione è il seminario promosso dall’Unione commercio e dall’Asl, in programma oggi alle 14 nella sala Martinelli della Camera di commercio di Sondrio. Del Curto a pagina 9 IL DOTTOR FACHIN

Grosio piange lo storico medico Si è spento a Grosio il dottor Claudio Fachin. Era nato nel 1938. Veneto, dai primi anni Settanta è stato il medico condotto del paese fino a qualche anno fa, quando venne l’età della pensione. Per tutti i grosini era il “dutor Fachin”. Mai in visto in camice bianco, era tutto genio e sregolatezza. Ghilotti a pagina 15 CHIAVENNA

Via Bossi, il grazie degli artigiani Non solo critiche, ma anche lodi, quando occorre. E’ il caso degli artigiani, che per bocca del loro presidente Coldagelli hanno voluto dire grazie al Comune per come sono stati svolti - e ultimati a tempo di record - i lavori di ripavimentazione in via Paolo Bossi. «Non siamo stati trattati come una via di serie B». servizio a pagina 18

www.laprovinciadisondrio.it

[ CICLISMO, IN 3MILA AD APRICA ]

Granfondo,divorzio da Pantani APRICA La Granfondo cambia nome: l’anno prossimo non sarà più la “Granfondo Marco Pantani”, anche se rimarranno Gavia e Mortirolo, i due passi catalizzatori dei ciclisti di tutto il mondo. Così è stato ieri per la gara che dalle 7 di mattino, orario di partenza, fino al tardo pomeriggio ha tenuto banco ad Aprica per organizzazione impeccabile di Gs Alpi. Poco più di tremila concorrenti di 28 Paesi suddivisi su tre percorsi (corto 85 km, medio 155 km e lungo 175 km). servizio a pagina 27

le storie IL SEMINARIO

RESSA A CASTELLO

In mongolfiera con Bellini servizio a pagina 13

Tirano per un giorno riscopre i "riti" dei contrabbandieri GARE FINITE

Canoa mondiale, addio e applausi Torri a pagina 28

TIRANO Ottimo successo della “Giornata del contrabbando”, organizzata ieri sopra Tirano e che ha visto finanzieri e contrabbandieri in prima linea – e questa volta insieme – per ricordare un modo di vivere, ma anche una necessità, di anni ormai lontani. Castoldi a pagina 14

[ filo di seta ] L’arbitro non convalida il gol dell’Inghilterra: era dentro per un Capello.

SONDRIO

ACQUE SICURE

Si estende il progetto dell’Asl

(e.d.c.) Si estende alla Valgerola e all’Alta Valtellina il progetto “Uso consapevole e sicuro delle acque” promosso dall’Asl di Sondrio, in collaborazione con Politec e con la Regione Lombardia, e che negli ultimi anni ha interessato le sorgenti degli acquedotti della Valmalenco, della Valmasino e della Valchiavenna. Si tratta di uno studio delle caratteristiche qualitative e quantitative delle acque ad uso umano, di una valutazione di igienicità delle stesse, di un censimento dello stato delle sorgenti e delle dispersioni. Saranno, quindi, eseguiti sopralluoghi, campionamenti di acque e rilevazioni sulle condutture negli acquedotti dei Comuni di Rasura, Pedesina, Gerola, Sondalo, Bormio, Valdisotto, Valdidentro e Valfurva. Se, poi, lo scorso anno l’Asl ha provveduto a mettere a punto un manuale di esercizio e gestione degli acquedotti pubblici della nostra provincia, ad uso e consumo degli enti interessati all’argomento, per l’anno in corso c’è in progetto la realizzazione di un manuale in tema di corretto utilizzo delle acque rivolto a tutti i cittadini. Si potrà così scoprire, per chi ovviamente già non lo sapesse, che bastano davvero pochissimi e facilissimi accorgimenti per risparmiare preziose gocce di oro blu. Una risorsa sempre più importante e strategica nell’economia degli anni Duemila.

[ LA PRESA DI POSIZIONE ]

Bianchini ha insistito sul rispetto dei deflussi minimi

«Attenzione alle concessioni, ma non possiamo dimenticarci dei deflussi minimi vitali». È arrivata dai pescatori una doppia richiesta, una presa di posizione ancora più significativa visto che è stata formulata da chi osserva quotidianamente la situazione e i cambiamenti dei fiumi e dei torrenti della provincia. Valter Bianchini, presidente dell’Ups, è stato accompagnato da numerosi tesserati provenienti dalla Valtellina e dai territori limitrofi. Il maggior afflusso di persone sulla passerella si è osservato proprio con il passaggio dello striscione dell’associazione. Poi i manifestanti con le tipiche giacche verdi hanno preso posto sul prato e hanno dimostrato di avere a cuore il futuro dei corsi d’acqua, partendo dall’Adda e dal Mera per arrivare ai più piccoli ruscelli di montagna. Nel proprio intervento Bianchini ha scelto di racchiudere il punto di vista dell’Ups in poche parole, ma è riuscito ad esprimere una notevole partecipazione. «Sulla sponda del fiume siamo a casa nostra: siamo felici di vedere con noi, per la prima volta, in riva al maggior corso d’acqua valtellinese, i rappresentanti delle associazioni pubbliche e delle categorie più rappresenta-

APRIPISTA DELLE GARE A PIATEDA

tive - ha spiegato -. Per troppo torrenti sono una ricchezza tempo, per decenni, abbiamo della nostra valle. La buona combattuto da soli contro lo salute dei nostri corsi d’acqua sfruttamento indiscriminato, sta a significare quella coma fini idroelettrici, delle nostre plessiva del nostro territorio». risorse idriche, nel pressoché Molte cose però ancora non totale silenzio e nell’indiffe- vanno. «I minimi deflussi virenza di quelli che avrebbero tali sono assolutamente insufdovuto capire e ascoltare. Ora ficienti, in diverse situazioni a garantire l’esistennon è più così e ne za di corsi d’acqua siamo felici». Bianchini ha detto che possano essere «Troppi definiti tali. Troppi di parlare da pescainterventi di interventi di regitore, ma anche da cittadino attento almazione idraulica regimazione sono progettati ed l’ambiente e alla diidraulica fesa degli interessi eseguiti da tecnici sono della provincia. ottusi e incompe«Da cittadini, pritenti con risultati diprogettati da ma che da pescatosastrosi per la vita tecnici ottusi» ri, non possiamo degli ambienti fluche condividere le viali interessati e rivendicazioni sulper lo stesso aspetle competenze da trasferire al to estetico delle opere realiznostro territorio. Sappiamo zate. Inoltre il presidente delanche che da questo dipen- la Regione Lombardia non ha derà la disponibilità di gran- ancora sottoscritto il protocoldi risorse finanziarie. Iniziati- lo d’intesa sul documento del ve come quella di oggi servo- bilancio idrico approvato dalno per rendere visibile la vo- la provincia di Sondrio che lontà dei cittadini». pone fine all’indiscriminato La giornata di ieri ha rappre- sfruttamento a fini idroelettrisentato il momento migliore ci dei nostri torrenti alpini. per ricordare che non manca- Auspichiamo che lo faccia no le situazioni critiche. «Vo- presto. Certamente siamo molgliamo anche essere chiari sot- to, molto preoccupati. Come to un altro aspetto. Ricordia- primi controllori siamo coinmo a tutti che la gestione del- volti e parteciperemo a quele nostre idriche non può es- sto titolo a questa partita desere vista solo sotto il profilo cisiva». economico. I nostri fiumi e Stefano Barbusca

bienti fluviali interessati e per la stesso aspetto estetico delle opere realizzate. Il Presidente della Regione Lombardia non ha ancora sottoscritto il protocollo di intesa relativo al documento del bilancio idrico approvato dalla Prov di Sondrio che pone fine all’indiscriminato sfruttamento a fini idroelettrici dei nostri torrenti alpini. Auspichiamo che lo faccia presto, certo siamo molto preoccupati. Come pescatori quindi, noi non vogliamo semplicemente pescare. Come primi controllori dei nostri fiumi e torrenti noi siamo direttamente coinvolti e parteciperemo a pieno titolo a questa partita decisiva.”

(m.to.) Sertori ieri mattina ha fatto anche da apripista alla gara sprint di Coppa del mondo canoa andata in scena nelle rapide di Piateda. Ad accompagnarlo le guide dell’Indomita Valtellina River, le uniche in provincia ad avere l’attestato di guida di V° livello «L’obiettivo dichiarato è catalizzare l’attenzione del grande pubblico per fare sentire la nostra voce sino a Milano e Roma», ha spiegato il presidente della Provincia.

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P RO G E TTI

Centro ittiogenico... Una S

i prova un po’ di malinconia in questo periodo nell’entrare nelle strutture del nostro centro ittiogenico. Un gran silenzio, non si sente più lo scorrere dell’acqua che sino a poco tempo fa alimentava le 43 vasche della “Nursery” dove 846.700 trotelle fario mediterranea aspettavano solo di essere immesse nei corsi d’acqua della Valtellina e della Valchiavenna. C’erano anche 135.300 temolini nati ed allevati fino a 6/8 centimetri, anche questi ora in Adda e Mera, 134.900 trotelle di iridea che ora nuotano nei nostri laghi Alpini, oltre 10.000 piccole marmorate, 23.200 fario della “Foresta Nera” immesse nelle acque di tutto il Bacino dello Spol di Livigno. Questi sono i numeri della stagione 2010 di un centro che si presenta ormai come una “fabbrica” che funziona a meraviglia. Sono

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numeri che stupiscono gli stessi addetti ai lavori anche di altre realtà simili. In cosa sta la differenza? Cosa rende così produttivo il nostro centro che presenta, tra l’altro, percentuali di mortalità molto basse (tocchiamo ferro per il futuro!) e una resa uova/avannotto straordinaria? Certamente la qualità dell’acqua del Torrente Venina e la dotazione di attrezzature efficienti, ma questo non spiega tutto. Alla base dei risultati c’è un mix di fattori. Tra questi è determinante la costante presenza nelle nursery del personale addetto, giorno e notte se necessario. A tal proposito voglio citare il nostro “Peo” Pierangelo De Paoli. Un’attenzione maniacale ai particolari, un prendersi cura di ogni aspetto della gestione come se ci si stesse occupando di delicate questioni di casa propria; questo è il modo di


“fabbrica” che produce operare a cui va il ringraziamento di noi tutti. Non possiamo certo dimenticarci dei registi, di quelli che ci danno in ogni situazione le direttive: il Dott. Pierpaolo Gibertoni consulente per lo sviluppo del progetto fario mediterranea e il Dott. Gaetano Gentili che, con la sua squadra ed il nostro Camillo Pasini, seguono le campagne di spremitura e di allevamento del temolo. All’inaugurazione del nostro Centro, nell’anno 2007, non avrei mai immaginato di raggiungere in così poco tempo simili risultati. Questo ci sprona a cercare di fare sempre meglio, con passione e competenza e a gennaio si ricomincia... Voglio tornare a sentire quel fruscio nella nostra “Nursery” segno che il “miracolo” della vita a Faedo si sta nuovamente ripetendo. Giuliano Meret Responsabile attività del Centro

Fotoservizio Giorgio Lanzi

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di Davide De Simone

SI EFFETTUANO RIPARAZIONI DI CANNE E MULINELLI SI ESEGUONO MONTAGGI PERSONALIZZATI DI CANNE 23013 COSIO VALTELLINO (SO) - Via Statale, 26 Tel. 0342 63.60.05


Progetto Ecoidro un anno di attività

L

a Provincia di Sondrio Martedì 27 aprile ha organizzato presso il nostro Centro Ittiogenico di Faedo, una conferenza stampa di presentazione dell’attività svolta dai Partner e Sponsor nel primo anno di progetto. Il progetto che si articola in 11 azioni è in piena fase di realizzazione e pertanto riteniamo utile riportare in estrema sintesi le azioni previste ed i risultati raggiunti nel primo anno di attività. AZIONE 1 – “Caratterizzazione degli ecosistemi acquatici provinciali, del complesso degli utilizzi della risorsa idrica e delle criticità presenti”, con l’obiettivo di predisporre un quadro conoscitivo completo degli ambienti acquatici coinvolti e di tutte le strutture idroelettriche produttive presenti. Università dell’Insubria ha raccolto in un unico database i dati raccolti. AZIONE 2 – “Studio delle dinamiche del trasporto solido che interessano i bacini di particolare rilievo e progettazione di interventi di rimozione”, con l’obiettivo di studiare la dinamica dei solidi a valle dei principali bacini e di supportare la predisposizione di progetti esecutivi per le operazioni di svaso di sedimento dagli stessi. Uninsubria, nella primavera 2009, ha proceduto alla raccolta dei dati analitici relativi alla fluitazione del sedimento accumulato nel serbatoio di Sernio; La Concentrazione di Solidi Sospesi, ossia il parametro di maggiore interesse nelle rimozioni di sedimento per fluitazione, è stata misurata con torbidimetro su un tronco del fiume Adda di circa 42 km, presso le quattro stazioni di Sernio, Tresenda, Faedo e Berbenno. Uninsubria ha poi provveduto ad analizzare in laboratorio i campioni prelevati, al fine di verificare ed eventualmente calibrare le misure eseguite in continuo con le sonde da campo. E’ stata inoltre definita analiticamente la composizione granulometrica del materiale fluitato. A seguito delle determinazioni

analitiche si è provveduto alla taratura di un opportuno modello numerico per la descrizione qualitativa e quantitativa del trasporto solido sul tratto di fiume Adda oggetto di indagine. Successivamente sono state eseguite le prime simulazioni di trasporto.

Assessore Regionale Giiulio De Capitani in visita al Centro Ittogenico di Faedo.

AZIONE 3 – “Realizzazione di interventi sperimentali di svaso di sedimento da bacini di particolare rilievo”, con l’obiettivo di dare applicazione pratica alle modellazioni ed alle linee progettuali definite nell’azione 2, quindi di sperimentare modalità di rimozione di sedimenti che possano consentire di ridurre il grado di interrimento in alcuni bacini artificiali. Con il monitoraggio della Provincia di Sondrio, A2A, durante l’estate 2009, ha effettuato una serie di interventi sul bacino di Sernio. Durante le fasi preparatorie, sono stati realizzati interventi volti ad indirizzare le acque, in ingresso al bacino, nelle zone di maggiore accumulo del sedimento; successivamente si è operato per la riduzione dei livelli, con la neutralizzazione del bacino e l’apertura delle paratoie. Contemporaneamente sono state effettuate attività di escavazione meccanica.

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Nell’ultima fase, contemporanea allo svaso della Valgrosina, sono stati eseguiti i lavori di asportazione meccanica del sedimento nella parte superiore del bacino e di realizzazione di opere di protezione spondale. Nella primavera 2010, è stata realizzata un’altra importante operazione di svaso e fluitazione dei depositi presenti nel bacino di Cancano di cui parliamo compiutamente in altro articolo della rivista. AZIONE 4 – “Mitigazione del rischio idraulico e limitazione del trasporto solido sul torrente Lovero”, con l’obiettivo di progettare e realizzare interventi di messa in sicurezza e di limitazione del trasporto solido sul Torrente Lovero nei Comuni di Villa di Chiavenna (So) e Castasegna (CH). Attualmente è in corso la fase di redazione progettuale. AZIONE 5 – “Progettazione di interventi di miglioramento degli habitat fluviali”; in particolare si intende valutare la possibilità di riqualificare e diversificare alcuni tratti fluviali, attraverso interventi di ingegneria naturalistica finalizzati ad aumentare la diversità morfologica dell’alveo di magra.

L’attività, condotta da Blu Progetti, ha preso in esame i due tratti terminali del torrente Mallero e del torrente Masino. Il T. Mallero ospita la più importante popolazione di Trota Marmorata dell’intera Valtellina. Le migrazioni ittiche fra questo tratto ed il fiume Adda sono ostacolate, in risalita, da una briglia posta poche centinaia di metri a monte della confluenza. Anche nel tratto terminale del torrente Masino è stata condotta una prima fase di raccolta dei dati di campo. Successivamente, d’intesa con UPS, sono le modalità procedurali per la redazione dei progetti e la fattibilità tecnico-economica di realizzare gli stessi interventi anche in altri tratti fluviali. AZIONE 6 – “Realizzazione di interventi sperimentali di miglioramento degli habitat fluviali nel bacino dell’Adda, fra l’abitato di Tirano e lo sbarramento di Sernio”, con l’obiettivo di mettere in atto un intervento di miglioramento ambientale, ritenuto prioritario e particolarmente significativo nel tratto di fiume Adda compreso fra l’abitato di Tirano e lo sbarramento di Serio. Unione Pesca Sportiva ha monitorato le condizioni ecologiche dei corsi d’acqua interessati dalla gestione attiva

PELARIN In occasione del di attività verr 45° anno à premiata

La maggior c attura di Trota fario Il Temolo più grosso La Trota iride a più grossa

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MORBEGNO - Via Margna, 12 - Tel. e Fax 0342.614.130 SI ESEGUONO RIPARAZIONI E MONTAGGI DI CANNE E MULINELLI 20


delle comunità ittiche e la progettazione di interventi di miglioramento degli habitat. I rilievi riguardanti le caratteristiche dell’habitat acquatico sono poi confluiti nel progetto di rinaturalizzazione del tratto fluviale interessato. AZIONE 7 – “Allevamento e reintroduzione in natura di specie acquatiche di interesse comunitario e ad elevata valenza faunistica”, con l’obiettivo di produrre in allevamento specie ittiche di elevata valenza faunistica, quali la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus), lo scazzone (Cottus gobio), la trota fario (Salmo trutta trutta) e il temolo (Thymallus thymallus), e di immettere le stesse negli ambienti naturali di maggior pregio, ove tali specie necessitano di sostegno. Per le attività condotte dalla nostra associazione si rimanda all’apposito articolo della rivista. Nell’ambito dell’Azione 7, il Partner svizzero Regione Valposchiavo ha condotto le attività previste presso l’incubatoio ittico del Cantone Grigioni con sede a Poschiavo. AZIONE 8 – “Definizione di tecniche e indicatori per lo studio e la valutazione dei benefici prodotti dell’introduzione dei DMV” con l’obiettivo di sperimentare e fornire strumenti di valutazione degli ecosistemi acquatici montani affidabili e significativi, con particolare riguardo agli effetti ecologici dei DMV. Utilizzando le informazioni disponibili nel Piano di bilancio idrico della provincia di Sondrio Insubria ha individuato 10 tratti fluviali facenti parte dei corsi d’acqua di seguito elencati: Liro, Soè, Scalcoggia, Masino Bagni, Masino Val di Mello, Tartano, Mallero, Roasco Occidentale, Viola Bormina, Gavia. I tratti fluviali individuati, con i loro bacini idrografici sottesi, trovandosi a monte di opere di presa e dighe, possono essere considerati a tutti gli effetti rappresentativi di condizioni naturali e indisturbate. Uninsubria ha realizzato campionamenti biologici di diatomee, invertebrati e fauna ittica. Successivamente è stata eseguita in

laboratorio la determinazione tassonomica dei campioni biologici raccolti durante il primo anno di ricerca. Le attività di laboratorio hanno anche riguardato l’esame del materiale genetico di alcuni campioni della fauna ittica. Sono state inoltre svolte le misurazioni dei seguenti parametri analitici: conducibilità, pH, temperatura, ossigeno disciolto, alcalinità, ammonio, nitriti, nitrati, azoto totale, ortofosfato, fosforo totale, COD, BOD5. I dati raccolti hanno permesso di completare il quadro biologico di riferimento e, nel proseguo del progetto, consentiranno la valutazione degli effetti ecologici del DMV. AZIONE 9 – “Aggiornamento del personale tecnico utile al perseguimento degli obiettivi”, con l’intento di sviluppare le conoscenze specifiche cel personale dei partner e delle Aziende Elettriche, per l’effettuazione delle attività che presentano maggiore contenuto tecnico-scientifico. Durante le attività di studio in campo, Uninsubria ha raccolto in formato elettronico parte del materiale tecnico, utilizzabile sia per la realizzazione degli stage di aggiornamento, sia per la predisposizione della documentazione tecnica delle linee guida previste dal programma. AZIONE 10 – “Iniziative didattico/divulgative sui risultati ottenuti e più in generale sul tema degli ambienti acquatici e dell’uso dell’acqua”, con l’obiettivo di formare, in particolare nelle popolazioni residenti, una maggiore consapevolezza sul delicato tema dell’utilizzo delle acque e delle relative conseguenze per gli ambienti acquatici. IREALP, Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine ha curato lo sviluppo del sito www.ecoidro.net AZIONE 11 – “Coordinamento delle attività e verifica dei risultati raggiunti”, per consentire un pieno coordinamento delle azioni previste. La Provincia di Sondrio ha assicurato costantemente il supporto organizzativo e amministrativo.

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Filo diretto

Una camolera in America

I

eri sera guardavo le onde del Lago Michigan. Quell’acqua fredda e metallica che si spiana pigramente sulla spiaggia, senza segreti da nascondere. Lontano, solo grattacieli e piattaforme interrompevano un orizzonte piatto. Con tutto il bene che voglio alla città di Chicago– ed è tanto –, è in momenti come questi che la nostalgia di casa si fa sentire. Al punto che non so decidere se mi manchi di più la corrente dell’Adda o l’acqua frizzante dei Laghi di Campagneda. Ma l’America è grande e complessa. Per un angolo deprimente ce ne è uno esaltante. Per ogni pianura c’è una montagna. E per ogni lago sconfinato c’è un piccolo fiume pronto a stupire. Per questo, quando si tratta di rinverdire ricordi di trote e natura, non devo sempre e solo pensare alla Valtellina, che pure è la madrepatria. Spesso, mi vengono in mente i fiumi del Montana, o i laghetti della California. Fine settimana da studente affrontati con una cannetta da supermercato e quattro cucchiaini, inseguendo salmerini e trote con bocche enormi

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e colori da acquarello. Oppure, a volte, mi viene in mente un pomeriggio speso sulle rive del Calaveras River, 100 km a est di San Francesco: il giorno in cui, per un istante, l’Oceano sparì, e Valtellina e California diventarono la stessa cosa. Beh, quasi... Era un sabato pomeriggio di marzo inoltrato. Tempo di apertura in zona Sondrio, tempo di pesca ordinario sulla West Coast, dove, con l’eccezione dei corsi d’acqua frequentati dai salmoni, l’attività non chiude praticamente mai. Mi recai col mio amico Matt sulle sponde di un fiume – il Calaveras - di cui avevamo sentito ottime cose. “Iridee grosse e selvagge” mi aveva scritto in settimana il collega, convincendomi senza troppo sforzo ad affrontare tre ore di guida in mezzo alle pianure deserte che separano San Francisco dall’entroterra californiano. Sbarcammo sulla sponda e iniziammo a montare le nostre cose: lui con l’inseparabile frusta, che avrebbe usato anche per pescare nella vasca da bagno; io con la cannetta e i Mepps, pochi ma buoni. Faceva un caldo torrido, estivo, mentre


l’acqua scorreva con una lentezza esasperante, bassa e limpida. In buona sostanza, non si pigliava un tubo. Le ore passavano lentissime, mentre il sole bolliva i riflessi: avevo provato a sondare ogni correntino, ogni buca, ogni masso. Ma la vita in quelle acque sembrava addormentata da un incantesimo. D’altra parte, nemmeno l’amico con la mosca aveva ottenuto grandi risultati, a parte una cattura su una bollata isolata. E così decisi che serviva un cambio di ritmo, perché così non si poteva andare avanti. Aprii lo zaino e frugai tra la mia attrezzatura. I cucchiaini non li volevo più vedere. Però, tra un panino e una bottiglia d’acqua, notai che c’era anche una scatola di mosche che mia madre mi aveva spedito dall’Italia una settimana prima. La aprii, pigramente, ed esaminai le imitazioni una ad una. E quando vidi una fila di camoline da temolo nell’angolo in basso a destra, ebbi finalmente l’illuminazione. D’altra parte, le larve che mangiano queste trote non saranno poi tanto diverse da quelle di cui si nutrono i temoli dell’Adda, no? Fu questione di attimi. Non avevo ovviamente i finali pronti, né i temolini verdi da attaccare in fondo: e così, improvvisai tre nodi scorsoi, ci misi dentro le camole, e schiacciai in fondo alla lenza tre o quattro pallini di piombo. Con quella corrente così fiacca, sarebbero stati più che sufficienti. Il primo lancio fu una liberazione: anche se non avesse abboccato nulla, sentire la lenza che faceva la passata sui sassi del fondo era già una medicina dopo tutti quei lanci e recuperi a vuoto. La camolera non lavorava perfettamente, complici le alghe sul fondo e la tendenza dei piombini a rimanere impigliati in qualsiasi ostacolo: eppure il filo a valle ci arrivava, e questo bastava per tenere vive le speranze di cattura. Immaginatevi lo stupore quando, improvvisamente, sentii la mitica vibrazione: non era esattamente la tirata di un temolo, quanto più una mangiata nervosa e ripetuta. Ferrai, e in pochi secondo un’iridea dai colori sgargianti balzò sulla riva. La misurai con la spanna, istintivamente: sapere che nell’Adda sarebbe stata di misura fu motivo di orgoglio, mentre la liberavo dall’amo e la rimettevo in acqua. Ma la sensazione più bella era pensare che quel pesce era stato preso come un pesce dell’Adda, facendo ricordo alla stessa tecnica e agli stessi riti che dalle nostre parti si tramandano da decenni. Era bastata un’imitazione di portasassi, peraltro ben fatta, a rompere la diffidenza di pesci che parevano morti, indifferenti alle esche più complicate.

La giornata proseguì per altre tre ore abbondanti, che questa volta filarono via speditamente. Matt, di cui avevo perso le tracce da tempo, si ostinava a fare la posta ad alcune grosse pinne che emergevano di tanto in tanto a fianco al pilastro di un ponte. Io continuavo con le passate, spostandomi di quando in quando. Ne catturai altre due, questa volta più vicine al chilo che alla misura minima: appena allamate, strappavano quasi la canna di mano, mentre tentavano di prendere il centro della corrente. Abituato a gestire le puntate metodiche di un temolo, controllare quel vigore così scomposto non era facile. Soprattutto perchè le mangiate erano delle vere e proprie esplosioni di forza. Domarle era un’impresa, ma anche un onore: perché quelle erano le iridee vere, nate lì e cresciute lì, da sempre viste come inarrivabili per chi è cresciuto nel Vecchio Continente. Eppure, grazie a quelle imitazioni, quell’Oceano di differenza era sparito. E così, nella corrente placida del Calaveras rivedevo le buche dell’Adda. Nell’aggressività di quelle trote la classe snob dei nostri temoli. E due mondi splendidi e opposti, grazie a una camolera, erano diventati improvvisamente la stessa cosa. Come nel più bello dei sogni. A fine giornata, mangiando un hamburger all’ingresso dell’autostrada, io e Matt ci raccontammo le rispettive battute di pesca. Fu un riassunto per immagini, grazie alla fotocamera digitale, perché nessuno dei due aveva trattenuto nulla. Alla fine, insistendo, era riuscito a fregare una delle trote sotto al ponte, mentre me la mostrava con orgoglio sullo schermo. Io replicavo con le mie prede, riprese da tutte le angolazioni. “Belle. Ma le hai prese a cucchiaino?” mi chiese. Provai, in due parole, a spiegargli come era andata. Ma era per forza un racconto parziale, piatto: perché il vero segreto di quelle catture non si poteva spiegare così, in pochi minuti. Altro che nodi scorsoi: alla base di tutto c’erano i pomeriggi interi passati sulle rive dell’Adda, imparando a distinguere la vibrazione di un sasso da quella di un pesce. Cambiando continuamente camole e piombi. E cercando di capire la differenza tra un lancio ben fatto da uno sprecato, sul filo della corrente. Lezioni di pesca della camolera, la tecnica che quasi nessuno (fuori dal nord Italia, si intende) conosce, e che anche in America ha saputo lasciare il segno. Sembra una barzelletta, è invece il succo di un ricordo di pesca splendido. Di quelli che mi aiutano sopravvivere, anche guardando le acque mediocri e distaccate del Lago Michigan. Andrea Beltrama

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TUT E LA ACQU E

Resoconto dello svaso Cancano, Valgrosina e “La vasca di decantazione della Valpola ha assicurato il corretto e proficuo esercizio della pesca a valle di Sernio con tutte le tecniche consentite”

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el precedente numero della nostra rivista avevamo dato ampio spazio alle operazioni di svaso 2010 dei bacini di Cancano, Valgrosina e Sernio. Avevamo detto che si sarebbe presa in considerazione l’opportunità di effettuare lo svaso di Valgrosina nel periodo coincidente con le attività previste per il serbatoio di Cancano. Quanto anticipato si è concretizzato. A partire dal 9 marzo la Società A2A ha iniziato le operazioni di svaso del bacino allo scopo di liberare lo scarico di esaurimento della diga

dal materiale sedimentato nel corso degli anni e di verificare la sua funzionalità. Dal 1960, periodo di costruzione del manufatto, non era mai stata effettuata l’apertura di questo importante organo idraulico. il bacino ha quindi subito un progressivo ed inesorabile interrimento calcolato in circa 300 mila metri cubi, per buona parte depositato nella zona morta dell’invaso e in prossimità delle opere di presa e di scarico. Lo scopo della operazione di svaso non era finalizzata a recuperare la capacità utile del

Fotoservizio Giorgio Lanzi

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dei bacini Sernio bacino attraverso la fluitazione di questo volume morto, che rappresenta una porzione insignificante pari allo 0,25% della capacità complessiva del serbatoio (124 milioni di metri cubi), ma diretta a garantire la sicurezza e l’efficienza dell’impianto. L’eventuale fluitazione di tutto il materiale sedimentoso sarebbe risultata insostenibile per il fiume Adda e di conseguenza avrebbe comportato dei gravissimi effetti su tutto l’ecosistema acquatico del medesimo corso d’acqua. Il “Progetto di Gestione” dell’invaso di Cancano, presentato inizialmente dal gestore, è stato quindi rivisto e finalizzato alla sola attività di apertura e di controllo dello scarico di esaurimento. Questo si è convenuto dopo una attenta e approfondita valutazione effettuata delle parti che a vario titolo hanno competenza ad esprimere i pareri, tra le quali anche la nostra associazione. Chiarito lo scopo della attività, il progetto è stato messo in atto predisponendo l’apposito piano di monitoraggio.

Attività di monitoraggio Sono state individuate quattro stazioni di monitoraggio dei solidi sospesi, rispettivamente a Premadio, le Prese, Sernio e Baghetto. Il monitoraggio è stato completato attraverso i prelievi giornalieri di campioni d’acqua dal fiume Adda a valle del Baghetto fino a Morbegno, effettuati dal nostro personale di Vigilanza e analizzati dall’ARPA. Per quanto riguarda le indagini biologiche, si sono svolti campionamenti, prima e dopo lo svaso, sulla fauna ittica, sulla fauna macrobentonica e sulle diatomee in diversi tratti del fiume Adda e nella parte terminale del Roasco.

Sintesi delle operazioni effettuate Lo svaso del bacino di Cancano ha avuto inizio con l’apertura dello scarico di fondo; il giorno successivo, terminata questa fase, è iniziato il

periodo di scolo del bacino. Successivamente è stata attivata una tubazione by-pass con lo scopo di evitare che le portate di scolo e quelle residue venissero a contatto con l’area di lavoro. Nel frattempo, al fine di incrementare le portate in alveo e la diluizione, sono stati effettuati i rilasci delle portate fluenti del Frodoldo a Uzza, da quelle di Adda e Viola a Premadio, dalle derivazioni ubicate sul nuovo canale Viola e della derivazione del canale Forni - Barulio e immesse nelle valle del Braulio. Il giorno 19 marzo è iniziata l’attività di aspirazione del limo con la pompa. Nelle giornate successive sono proseguite le operazioni di movimentazione meccanica del limo nella porzione di invaso prospiciente l’opera di derivazione e lo scarico di esaurimento della diga. Queste operazioni sono state condizionate dalla situazione meteorologica che ha determinato l’arrivo nel bacino di eccessive quantità di acqua. Tutto questo ha comportato una attività continuativa del cantiere per 24 ore, compreso anche le giornate festive e prefestive. Le attività sono terminate il 23 aprile.

L’azione strategica dell’invaso della Val Pola Sul fiume Adda, all’interno della zona di cantiere della Valpola, è stata costruita una tura per consentire la realizzazione di un bacino di sedimentazione del materiale fluitato da Cancano. La scelta di fare transitare il materiale in Valpola è stata fortemente voluta dall’Unione Pesca e dalla Provincia, quale opzione finalizzata alla mitigazione degli effetti dello svaso. Questa soluzione è risultata fondamentale nel controllo dell’azione idrodinamica dei solidi sospesi in arrivo da Cancano e per la loro sedimentazione.

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Dai monitoraggi e dagli elaborati predisposti dalla Società GRAIA e dall’Università dell’Insubria emerge un dato eloquente: la concentrazione media dei solidi sospesi si è abbassata del 91% nel tratto di Premadio a Le Prese, mentre nel tratto tra le Prese e Sernio si è ridotta ulteriormente del 53%; al Baghetto si è registrato un abbattimento di concentrazione pari al 71% del valore transito a Sernio e al 99% di quello iniziale a Premadio. Confrontando i valori medi con i limiti previsti per il fiume Adda (3 g/l a Le Prese e 1,5 g/l a valle di Sernio) si può constatare che le concentrazioni di sono abbondantemente tenute al di sotto dei limiti previsti. L’efficacia della sedimentazione della Valpola è ulteriormente confermata dai dati giornalieri delle concentrazioni dei solidi sospesi, ad esempio in una giornata presa a campione, a valle della tura i solidi restavano sempre al di sotto di 1 g/l , mentre a monte le concentrazioni arrivavano anche a superare i 4 g/l. In termini volumetrici, la valutazione è stata effettuata attraverso la correlazione dei valori rilevati dalle stazioni di controllo con le portate in arrivo sulle stazioni stesse. Sono state stimati circa 12.000 metri cubi a Premadio dei quali circa 5.500 metri cubi sono finiti dell’invaso della Val Pola, che rappresenta il 24% del volume complessivo evacuato da Cancano, 4.500 metri cubi a Le prese e circa 5.500 metri cubi a valle di Sernio, quest’ultimo dato è implementato dallo svaso di Valgrosina. Complessivamente l’operazione effettuata nel bacino di Cancano ha interessato circa 28.000 metri cubi di materiale, dei quali 8.000 metri cubi sono stati escavati e collocati con i camion nella parte superiore del bacino. La vasca di decantazione della Valpola, tra i vari aspetti positivi citati, ha assicurato,nel periodo relativo allo svaso di Cancano, il corretto e proficuo esercizio della pesca a valle di Sernio, con tutte le tecniche consentite.

Lo svaso del bacino di Valgrosina Lo svaso del bacino di Valgrosina è stato effettuato a partire dal giorno 14 aprile 2010 in concomitanza con l’operazione di Cancano. Le modalità di svaso sono avvenute in modo analogo a quelle effettuate negli anni scorsi. Tutte le attività sono terminate il giorno 23 aprile e hanno prodotto la rimozione complessiva di

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circa 7.000 metri cubi di sedimento dall’invaso. La fluitazione del sedimento dal bacino di Valgrosina ha comportato un peggioramento dello stato qualitativo delle acque del fiume Adda facilmente percepibile dal punto di vista estetico in tutto il tratto, dalla confluenza del torrente Roasco fino a Morbegno, anche se le concentrazioni dei solidi sospesi si sono mantenute abbondantemente sotto i limiti stabiliti. Questa situazione ha limitato l’esercizio della pesca, in particolare l’attività della pesca a mosca.

Lo svaso del bacino di Sernio Previsto tra le “Azioni” del progetto Ecoidro, anche questo anno A2A ha effettuato attività di movimentazione del sedimento con l’ausilio delle portate afferenti al bacino e successivamente attività di escavazione meccanica. L’operazione è stata eseguita in tre distinti periodi dell’anno coincidenti con il regime idrologico di morbida. E’ stata rimossa la lente di sedimento ubicata nella zona centrale del bacino e dei depositi accumulati in prossimità delle paratoie della traversa. Anche questa operazione è stata costantemente monitorata con l’installazione di due sonde sul fiume Adda per la misurazione dei solidi sospesi, una a valle della traversa di Sernio e l’altra presso la traversa del Baghetto di Enel Green Power. I dati rilevati hanno confermato il pieno rispetto dei limiti stabiliti.

Conclusioni La capacità nel saper pianificare tutte le attività svolte sui principali bacini artificiali di Cancano, Valgrosina e Sernio e la collaborazione sinergica tra A2A e le istituzioni Regione,Provincia,UPS, e ARPA, con il supporto tecnico e scientifico della Università dell’Insubria e della Società GRAIA hanno consentito di minimizzare gli effetti ambientali che purtroppo queste operazioni comportano. Alcune valutazioni strategiche messe in campo, ad esempio la scelta di veicolare il materiale evacuato da Cancano in Valpola, si sono rilevate fondamentali per la gestione dei sedimenti e per l’attività di pesca. Un ruolo fondamentale nel successo di queste operazioni è stato svolto dal protocollo di intesa intervenuto nel febbraio 2010 tra A2A e UPS. Che ha consentito una programmazione degli interventi in piena sintonia con il gestore in maniera corretta e trasparente, diversamente da quanto avveniva in passato. Giorgio Lanzi


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Pescato il “mostro” dell’Acquafraggia B

ravo il pescatore o trota talmente vecchia e rimbambita da aver scelto alla fine di accorciare una forse troppo lunga esistenza aggrappandosi ad un amo in un momento di sconforto? Questa è la domanda che maliziosamente molti si sono fatti leggendo sulla stampa locale della straordinaria cattura di una trota di kg. 4.800 nel lago dell’Acquafraggia, situato a 2040 mt di altezza in Val Chiavenna. Forse la verità sta nel mezzo. Alcuni dicono che da qualche tempo l’enorme – per quelle altitudini – salmonide girovagasse stancamente vicino alle rive, altri di averla già allamata in passato e persa, altri ancora di averla presa in passato e rilasciata……ma quando mai…. Ciò che conta alla fine è che il più bravo e fortunato è stato l’autore della cattura, il Sig. Alberto Fanoni di Villa di Chiavenna al quale facciamo i dovuti complimenti. Resta da chiedersi: ma quante consimili avrà divorato nella sua lunga vita un pesce così?

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Franco Cottarelli I misteri del laboratorio di Gordona

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l protagonista di questo articolo è il mio (e di tantissimi moschisti non solo italiani) grande amico e geniale costruttore Franz Cottarelli, ideatore del famoso morsetto che dalla Valtellina ha varcato ormai più volte gli oceani, e di tanti altri oggetti per la pesca a mosca. Siamo a Gordona, nella piana di Chiavenna, a pochi metri da un tratto di Mera che è stato definito hidden treasure: tesoro nascosto (nostra rivista 1-2010, “Valtellina: tutti ne parlano ...”)

Le convergenze parallele I più datati di noi ricorderanno bene questo paradosso politico e il suo autore, il povero Aldo Moro, ma non si tratta di questo. Nemmeno dell’ avanzatissimo studio che l’amico Marco Ferraguti, tra i massimi biologi evoluzionisti al mondo, conduce in Università Statale: è una canna da mosca, pochi eletti l’hanno anche provata sul terreno dietro all’officina del Franz. Convergenza perché la mosca è una, parallele perché le canne (i fusti) sono due, con piccoli anelli circolari a fare da ponte: l’attrito coda-canna si riduce in modo davvero notevole guadagnando parecchi metri di shooting. Solo perché siamo lontani dal mare, dall’oceano, dal big game, questo davvero innovativo progetto non ha avuto ancora seguito, malgrado diverse dimostrazioni. Questo è uno dei misteri di Gordona, ma ne sbirceremo altri, come un avvolgitore per code, diversi oggetti da costruzione e soprattutto alcuni mulinelli rivoluzionari: senza manovella, con guida per eliminare l’effetto elica nell’avvolgimento della coda. Come non citare il portamulinello ad assetto variabile e posizione arretrata e tanto altro.

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Un morsetto tra gli orsi La storia del morsetto è emblematica del modo di nascere di tanti oggetti davvero belli. E’, diciamo, un prodotto collettivo, l’unione della formidabile conoscenza della meccanica ed abilità costruttiva, e volontà di perfezione al limite dell’insonnia. Mimmo lo racconta bene: era tutto un andare avanti e indietro in Valchiavenna con la scusa del lavoro, per discutere accanitamente di modifiche apparentemente di poco conto ma essenziali. Quando è nato è stato per anni il morsetto dei valtellinesi, anche se ora è commercializzato ovunque. Era il 2002, il morsetto era alla sua primissima versione, in British Columbia feci amicizia con Bill Starr, poi mio ospite per un mese qui a pescare in Valtellina (vedi rivista 2009). Al ritorno gli spedii un morsetto in regalo. Dopo un mese mi arrivò una mail: Bill era andato insieme a Pete Cavenhill, presidente delle FFFBC (Federazione flyfisher B.C.) a pescare nelle foreste tra gli orsi del Kootenay. Due guide espertissime ed eccezionali. Bene, mi scrissero che in una baita dove avevano trovato rifugio, il tavolo era troppo spesso per le pinze fissamorsetto e quindi hanno innestato il morsetto del Franz sulla base di un Regal. Per chi ha pratica di morsetti è dire tutto !!! Soprattutto la scelta di preferirlo al Regal. Così il morsetto ha avuto tanti corredi ed evoluzioni, oggi ha tantissimi snodi tutti regolabili con un’unica brugola. Ha vinto premi, e infine la benedizione di Ken Whelan (è sua la definizione di “genio” dopo la visita all’officina-laboratorio di Franz), amico pam giramondo, che lavora per il Ministero della


pesca irlandese ed insegna al Trinity College di Dublino: prima in quel di Gordona, durante una delle visite in Valtellina degli amici irlandesi, poi su Trout & Salmon.

Il Franz Una stima così diffusa non può essere solo per l’abilità di costruttore, soprattutto quando si abbina sempre a quella della persona: difficile, per un amico scrivere di questo. E poi la disponibilità: una volta siamo lì col Renato e il figlio che non ha mai preso una trota e non riesco in nessun modo a farlo scappottare. Niente: “vieni con me” e dopo dieci minuti ecco la prima trota, e dandogli la sua canna, una cosa che pochi moschisti sono disposti a fare con un novellino.

Il Letal Weapon Ce ne sarebbero da raccontarne mille, solo una: il Letal Weapon. Il Letal Weapon nasce esattamente in Valchiavenna dalla combinazione di un progetto di Giampaolo Messa, il contributo di Gianluca Sala, di Franco Ferretti del fly di Giussano e dell’officina del Franz per le parti in metallo. Siamo nel 2002, ho la fortuna di fare mesi di collaudo frenetico da sballo con mio padre che così vive la sua ultima stagione di pesca con tante ma tante grosse trote. In agosto lo provo sui dolly varden e le kamloops, l’anno dopo in Svezia, e Franco un modello rinforzato (in parte mutuato come praticamente tutti gli streamer “nuovi” da lucci che si vedono in giro, dal Ballydoolagh bomber nordirlandese) sui lucci enormi dello Yukon. Nel 2004 un giorno dal Paolino vedo il gruppo di amici che discute animatamente col Lalo che ne ha in mano uno: addio è fatta! Non posso tirarmi indietro ed ho la soddisfazione, unica volta nella vita, di spiegare io qualcosa di costruttivo, il motivo del lavoro reverse del Letal. 15 giorni dopo il Marcello becca una fario di 84 cm. alla piana del pioppo.. Da allora centinaia di imitazioni spacciate con mille nomi: il realtà il Letal è stata l’unica importante vera innovazione costruttiva rivoluzionaria nei dressing di questi anni. E c’è di mezzo ancora il Franz. (questa storia è stata oggetto di un racconto lungo che ha avuto per anni ospitalità sul sito UPS, è stato ripreso da molti altri siti e forum e ancora oggi qualcuno lo cerca (vedi Pipam di agosto).

Ho chiesto ad un grande della pesca a mosca italiana di oggi, amicissimo della Mera, finissimo costruttore di canne in bamboo della IBRA: Alberto Poratelli, un commento di chiusura, eccolo: “In questa buca devi usare queste …” e prima di rendermene conto mi sono ritrovato nel palmo della mano due ninfe che sembravano alberi di Natale. Ecco questo è stato il primo approccio con Franco “Franz” Cottarelli: mi è comparso alle spalle sulle rive della Mera appena sotto la “bogia”, silenzioso come quando approccia l’acqua per non spaventare le trote. Mi aveva probabilmente tenuto d’occhio per qualche tempo e poi ha deciso che quel pescatore milanese con la canna di bamboo era ora che prendesse almeno una delle trote che lui sapeva popolavano quella lama …Franco è una fucina di idee, uno sprone a non fermarsi mai e a non considerarsi mai arrivati. Per qualche anno è stato inconsapevolmente il mio collaudatore preferito per le canne in bamboo, quando realizzavo qualche esperimento poi lo facevo provare a lui e facevo tesoro delle sue osservazioni … Lui non ha alcun problema a portarti nel posto “segreto” dove ci sono quelle più belle e non devi essere un suo amico per godere il privilegio di questa sua gentilezza. Lo fa con chi conosce da anni alla stessa maniera di chi trova sul fiume per la prima volta. E’ per tutto questo che sono orgoglioso di essere un suo amico. Doriano Maglione

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Maledetta legna I

l 23 luglio scorso, nel bosco dietro la sua casa, tagliando una pianta di castagno, è mancato Armando Marchetti, cadendo sulle pietre sottostanti dopo un volo di oltre trenta metri. Da sempre pescatore, da sempre vicino alla nostra associazione, un grande amico di tutti e da tutti benvoluto. Lo ricordo felice in occasione dell’ultima apertura dei laghi fatta a giugno con lui su quello di S. Stefano, dopo aver preso una bellissima fario di oltre un Kg e mezzo. Pescava con un vecchio mulinello “Cardinal”, con una canna costruita da lui stesso e come lenza due olivette ed un amo del “5”; pescava sempre così e io lo prendevo in giro, ma i pesci li prendeva sempre e comunque. E’ stata l’ultima volta che abbiamo pescato insieme, ma ora, ogni volta che torno a S. Stefano mi metto lì su quel sasso che l’Armando riteneva fosse il punto “più buono” e il mio sguardo non può fare a meno di cadere su quelle due olivette e un pezzo di filo incastrato tra i sassi del fondo. Ciao Armando, forse pescheremo ancora insieme ...chi lo sa!! Giuliano Meret

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paremine, in ire s e ll e d a LIBRETTO i acquis re la res al fine d i verifica ie e d c e e e p n s m fi a e ll l A vari ove SEGNAPESCI odo di n re delle ioticolar m ativi sulle cattu di magg e rr o p c is d ifi i, dati sign he allo scopo di interventi futur nc ali gnare il ittiche, a ioni per eventu r riconse mente z le a o v m r a o f ri in eribil mente e/o pref e o nuova invitiam simento catture passata stagion n a e ll c e d lo sci modu egna pe rino sMODULO 1è e s s RO e T t E il CODPES  N.  ione 201 i I R agMODULO CENSIMENTO CATTURE 2010 0. t 1 s DI ADESIONE 0 2 VED la r a e ri p nat piscato riconseg CODPES  N.  resì, che o essereCognome lt a , o m 12 Nome arzo 20 Informia ito che dovrann m 5 bil ntro il 1 Residenzaiesta di rilastato sta dIlosottoscritto menti e u c rich i Cognome i ente alla tivo al 2012 . lm a u entramb t s e t que conNome sso annuale rela ATTENZIONE! o comun vo pNato a e erm È  possibile  ottenere  i Tesserini  segna  pesci,  i  perel nuo Codint io messi  Plus  no-kill,    i  permessi  Speciali  di d Piateda,  c s Valmasino, Traona, Samolaco e i permessi zona Tu(da restituire entro il 15 dicembre 2010)

SPAZIO PER APPLICARE LA RICEVUTA DI  VERSAMENTO IN C/C POSTALE

A D DA : Z O N E   D I   C E N S I M E N TO

fario

TROTE Temoli Iridea Salm.

– BORMIO: S. Lucia - by pass

– SONDALO: By pass - Le Prese

– SONDALO: Le Prese - Presa Boscaccia

– SONDALO: Presa Boscaccia - Presa Grosotto

– SONDALO: Presa Grosotto - Sbarramento Sernio

– TIRANO: Sbarramento Sernio - Centrale AEM Stazzona – TEGLIO: Centrale AEM Stazzona - Ponte Baghetto

Residente a

ristica  -  zona  Mosca/Artificiali  con  carta  di  credito  direttamente dal nostro sito:

– TEGLIO: Ponte Baghetto - Ponte Boffetto

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– SONDRIO: Ponte Boffetto - Ponte Faedo – SONDRIO: Ponte Faedo - Ponte Caiolo

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UNIONE PESCA SPORTIVA DELLA PROVINCIA DI SONDRIO Stagione 2010

– SONDRIO: Ponte Caiolo - Invaso Ardenno compreso – MORBEGNO: Invaso Ardenno - Ponte Traona – MORBEGNO: Ponte Traona - Ponte Mantello

Chiede l'adesione a codesta Unione con il rilascio del PERMESSO DI PESCA PER L'ANNO 2010 al fine di poter esercitare la pesca in tutte le acque di cui l'Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio è concessionaria.

– MORBEGNO: Ponte Mantello - Confine Riserva

Il richiedente ..........................................................................

Il richiedente dichiara di conoscere ed accettare in ogni sua parte le norme contenute nel Regolamento di detta Unione per l’anno 2010, ivi incluse le sanzioni previste all'art. 14.

M E R A : Z O N E   D I   C E N S I M E N TO

– CHIAVENNA: Invaso Villa di Chiavenna - Confluenza torrente Liro

Firma ..........................................................................

– CHIAVENNA: Confluenza torrente Liro - Oasi Lago Mezzola

Ai fini di quanto previsto dalla Legge 13-12-1996 n. 675 (c.d. Legge sulla tutela della privacy), si precisa che i dati personali ed altri eventuali dati relativi all’esercizio della pesca vengono raccolti e utilizzati solo al fine del corretto adempimento degli obblighi relativi al rapporto associativo o per l’adempimento di obblighi di legge, oltre che a scopi di ricerca scientifica o di statistica.

Per il ritiro del permesso il sottoscritto sceglie il seguente modo:   ritira personalmente   ritira personalmente   inviare per raccomandata

presso gli Uffici UPS - Sondrio - Via Fiume, 85 - Tel. 0342.21.72.57

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Filo diretto

Magico

ottobre L

e previsioni per quella mattina di metà ottobre annunciavano un bel cielo sereno, ma appena uscito di casa avevo capito che non sarebbe andata proprio così. Erano circa le 7 e una nebbia bassa e umida si era annidata nel fondo valle ed avvolgeva tutto, insinuandosi addirittura fin sotto il ponte, quasi a lambire l’acqua del fiume. L’Adda. Si proprio Lei. Da poco ci frequentavamo e già così tante soddisfazioni mi aveva dato. Ero uscito solo per qualche ora di pesca vicino a casa, perché la sera stessa avrei dovuto partire per le vacanze. Alle sette e mezzo, sulla riva del fiume, dopo aver ritualmente passato la coda negli anelli, legando le ninfe, annusavo tutti gli odori della terra e dell’acqua di quel mattino di bruma e dopo pochi attimi ero già in pesca. Provate ad immaginare quelle situazioni magiche dove sei da solo con te stesso, la tua 10 piedi ed il fiume accanto, avversario e amico. Una magia

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che con le parole non riesco a descrivere, ma temoli e fario venivano su piacevolmente quasi meravigliandomi di tanta grazia, perlopiù tutta insieme. Addirittura spesso su quella ninfetta tutta smangiata che dispiace buttare perché compagna di tante avventure. Sondati raschi e lame, dopo un po’ arriva mezzodì e la magia sembra terminare. Le abboccate si diradano anche se per contro aumentano le dimensioni dei temoli con rare partenze di trote bellissime e coloratissime. Improvvisamente ecco i raggi di un ancora energico sole d’ottobre che pigia fino a squarciare la fitta nebbia, calando il sipario su una magica mattina di autunno. Ma capisco che è stato bellissimo ed è sufficiente così. Col cuore e la mente pieni di belle sensazioni e gli occhi che ancora ridono rientro a casa soddisfatto ringraziando la natura ed il mio amico fiume di questi momenti irripetibili. Antonio Sorelli


Dressing • Amo n 8 • Coda 2 piume di petto di fagiano Maschio • Corpo fibra sintetica bianca • Torace pelo di cervo gialloverde

La mia

Sassella S

ono le 6 di domenica e vado a pescare in zona Sassella, c’è una leggera frescura,l’acqua è color grigioverde, ideale per insidiare la trota di taglia. Cè una leggera nebbietta sopra l’acqua che mi fà quasi paura ma la paura dovranno averla le predatrici. Monto la mia coda 9 piedi CT300 e metto lo streamer adatto per l’occasione che vi mostro su questa rivista; provo con strappi lunghi e qualche pausa ma senza risultato. Nel frattempo vola sopra di me un airone cinerino che cerca di fermarsi ma poi rinuncia e và in un altro posto per nutrirsi delle nostre trotelle mediterranee appena seminate di bellissima qualità. Dopo un ora la prima toccata è una bellisima Fario di 37 cm che chiaramente rilascio; insisto provando altri tipi di recuperi ma senza risultato. Poi arriva un grande strappo e mi accorgo subito che ho attaccato qualcosa di grosso: quindici minuti di combattimento leale poi la spiaggio, è un bellissimo esemplare maschio ibrido di marmorata e fario di 57 cm e pesa un chilo e seicento grammi. Sono soddisfatto, chiudo la canna e lascio posto ai miei più raffinati pescatori con la ninfa. Sono le nove e mi aspetta un altro piacere, la domenica con la mia famiglia. Giuseppe Ferrari (Pino)

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Foto Gabriele Baffero

A P P RO F ONDI M E NTI

I ripopolamenti delle acque a salmonidi Intervista al dott. Paolo Gibertoni

U

na delle domande più frequenti che si ricevono durante conferenze e convegni o attraverso il sito www.medtrout.org, è quella inerente alle tecniche di ripopolamento per le acque a vocazione salmonicola. «Più che di tecniche si dovrebbe parlare di strategie, in quanto i tempi, le modalità e le finalità debbono fondersi sinergicamente con gli equilibri naturali nel contesto degli ecosistemi fluviali o lacustri in cui tali operazioni vengono svolte. Ed ecco

che, come spesso accade, è necessario schematizzare. Pertanto ho messo a punto “l’Orologio Fluviale” che mette in stretta correlazione alcuni essenziali aspetti che in Natura regolano la vita dei pesci ed in particolare l’attività riproduttiva: i mesi dell’anno, le portate medie, le temperature medie e lo stadio biologico od il comportamento tipico di un determinato periodo dell’anno, che altro non è che la fusione delle conseguenze dei vari aspetti citati». Che differenza esiste tra “ripopolamenti” ed “immissioni”? «Molto di frequente si utilizza il termine ripopolamento anche per alludere ad immissioni di specie alloctone; è un errore, in quanto il termine “ripopolamento” si riferisce ad un’azione di incremento o di reinserimento di una specie nativa preesistente. Per tanto, nelle acque italiane, quando si tratta di salmerini di fonte, di trote iridee o di fario atlantiche è corretto parlare di semine oppure immissioni, ma di certo non possiamo parlare di ripopolamento. Quando invece si operano semine o reintroduzioni di specie native, quali le trote mediterranee fario, macrostigma o marmorate o di salmerini alpini (questi solo in alcuni distretti sudtirolesi e trentini) allora sì che possiamo usare il termine “ripopolamento”».

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e l’Orologio Fluviale Quali sono gli stadi di accrescimento tipiche di semine e ripopolamenti? «Gli stadi biologici tipici delle semine di salmonidi sono: trote adulte: con il termine adulto si dovrebbe intendere “sessualmente maturo” ma ormai con le tecniche di allevamento intensivo di linee genetiche zootecniche molto “domestiche”, il pesce di taglia superiore a quella normalmente legale (22 o 24 o 25 cm di lunghezza totale) spesso non supera i 20 mesi di età, non raggiungendo certamente la maturità riproduttiva. In quanto pesci allevati per almeno 18 – 20 mesi, il grado di rusticità spesso scende al di sotto di valori accettabili e allora questa taglia è da considerarsi utile a soli fini prettamente sportivi o ricreativi. Talvolta si fanno semine di materiale realmente adulto, di taglia “trofeo”, ma anche in questo caso la rusticità degli esemplari immessi sarà fortemente compromessa; trotelle di 9-12 cm: questa lunghezza corrisponde a circa 10 mesi di alimentazione attiva presso l’allevamento di origine. Ciò significa che tale taglia è disponibile nei mesi autunnali ed è ormai evidente a tutti che una semina alle porte dell’inverno con rischio nubifragi e acque limacciose è generalmente sinonimo di insuccesso. Inoltre, anche in questo caso, il

periodo di soggiorno nelle vasche di allevamento ha offerto privilegi di alimentazione e protezione che “addomesticano” anche ceppi selvatici o appartenenti a linee genetiche native. Decisamente da evitare. Anche la variante di fine estate, la trotella 6 – 9 cm, seppur meno addomesticata delle precedenti e che può godere ancora di un paio di mesi di cibo e portate “facili”, è comunque da considerarsi parzialmente compromessa ai fini della rusticità e della resa dell’intervento di semina; trotella di 3 – 4 cm: è la taglia che corrisponde a circa 6 settimane di alimentazione attiva nelle avannotterie degli allevamenti o degli impianti ittiogenici di provenienza. Il periodo di semina è ricompreso tra aprile e giugno, quando cioè il fiume fiorisce di schiuse di insetti ed i livelli di disgelo fanno posto a più miti acque tardo-primaverili. Generalmente la ritengo la taglia ottimale per immissioni e ripopolamenti quando l’obiettivo finale è la colonizzazione dell’ambiente in cui viene operata la semina. A questa dimensione le trotelle mostrano ancora un carattere curioso e tenace, e sono in grado di archiviare la pratica “mangime” sperimentando alimenti naturali quali macrozooplancton e larve di invertebrati. I periodi estivi successivi alle operazioni di semina garantiscono anche un ottimale insediamento tra i rifugi

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Foto Pierino Baroni

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Foto Pierino Baroni

offerti dall’alveo del fiume con livelli di morbida o di magra. Ottima variante a tale taglia è la trotella di 2 – 3 cm, che a questo stadio è meglio chiamare avannotto. Per alcune specie, che hanno la tendenza a rifiutare l’alimentazione artificiale e che sono particolarmente insofferenti rispetto alla presenza dell’uomo e degli ambienti di allevamento artificiali, come nel caso di linee genetiche native selvatiche e riprodotte artificialmente in prima generazione, tale taglia garantisce minori perdite durante le fasi in avannotteria, seppur le perdite in natura possono in taluni casi compensare la resa di una semina effettuata con materiale di un paio di cm di lunghezza in più. Generalmente si rende necessario immettere avannotti di specie come la Trota Marmorata, vista anche la nota aggressività, territorialità e cannibalismo ascritti a questa splendida trota alpina; larve a sacco vitellino quasi riassorbito: è decisamente una pessima scelta di stadio biologico per la semina, anche se talvolta è dettata dall’inadeguatezza degli spazi di allevamento in vecchi schiuditoi/incubatoi di valle che non danno opportune garanzie di sopravvivenza nelle fasi di svezzamento e prima alimentazione. Il problema sta nel fatto che le larve non sono ancora pesciolini formati e pertanto hanno grandi difficoltà natatorie, tendendo a penetrare nelle ghiaie dell’alveo con il rischio di essere trascinate a valle e predate da una moltitudine di forme di vita. La tecnica di semina dovrebbe essere la medesima che si opera per la posa di uova embrionate e di cui si tratterà nel prossimo paragrafo. In sostanza si deve costruire una tana-nido simile al “vespaio” di frega con la posa di ciottoli e sassi di varie dimensioni ed occupando una porzione di alveo proporzionata alla quantità di larve da ospitarvi. La resa di tale tipologia di semina è la più bassa in assoluto, anche delle uova embrionate, e perciò la sconsiglio vivamente, ad esclusione di piccole risorgive o ruscelletti prossimi alle sorgenti con alveo pulito ed acque sempre limpide, fresche e controllate; uova embrionate: la facilità di trasporto e di manipolazione, specie se in appositi contenitori, ne ha fatto per decenni una delle tecniche di semina più utilizzate sia nel continente nordamericano che in quello europeo. Generalmente la semina di salmonidi con uova embrionate in ambiente naturale avviene in scatole “Vibert”, e ciò ha nel tempo messo in luce pregi e difetti. Pregi: uova che schiudono nell’ambiente che dovrà ospitare le future trotelle garantiscono


agli esemplari sopravvissuti un’elevata rusticità, poiché la mano della Natura ha modo di plasmare fin da subito le forme di vita idonee a quel determinato habitat. Questo conduce per esempio alla diversificazione di livrea e di morfologia che trote di fiumi vicini possono avere tra loro, pur provenendo dagli stessi parchi riproduttori. Va detto però che il medesimo risultato qualitativo lo si ottiene con la semina di avannotti e trotelle entro i 3 – 4 cm di lunghezza. Difetti: la resa in Natura di una frega spontanea di trote selvatiche si attesta normalmente tra lo 0,5 e l’1 %. Si intende resa quella proiettata a 3 anni di età, quando cioè gli individui via via sopravvissuti possono svolgere la loro prima stagione riproduttiva ed è facilmente intuibile che la resa non può essere mediamente superiore. Infatti se ammettiamo che da una coppia di trote di 3 anni di età, con peso corporeo della femmina di circa 200 gr corrispondenti a circa 400 uova deposte, si possano ottenere 2 o 3 trote sessualmente mature dopo 3 anni, avremo la statistica probabilità che almeno una sia femmina e che assicuri così la sopravvivenza della specie per le future generazioni. E’ evidente che se le rese fossero costantemente superiori si andrebbe incontro ad una vera e propria esplosione demografica con successivi fenomeni di tracollo di popolazione e rischio di contrazione della specie in quell’ambiente. Pertanto ritornando alle Vibert, per avere risultati numericamente interessanti sarà necessario seminare un gran numero di uova che non sempre sono disponibili, specie se appartenenti a salmonidi nativi per i quali si sono iniziati programmi di reintroduzione, incremento o tutela. Infatti, e questo è un grande limite della semina di uova, se non si dispone di quantità importanti di uova embrionate sarà veramente aleatorio avere un risultato certo dalle operazioni di semina visti anche gli elevati rischi di interramento, soffocamento o trascinamento in alveo di scatole Vibert, in occasione di pienette improvvise o di acque limacciose ad alto trasporto di solidi, quali aghi di pino, fogliame, ramaglie e fango. In effetti la posa delle scatole di uova embrionate non è cosa scontata e necessita di esperienza e senso del fiume. Inoltre il nido da costruire deve essere ampio e profondo, condizione non sempre realizzabile nell’alveo di un torrente o di un fiume di fondovalle. Personalmente ho seminato uova di trota in passato, ma l’ho

sempre fatto evitando l’utilizzo delle Vibert a favore della ricostruzione di un ampio e profondo nido tra le ghiaie del fondo con l’ausilio di un tubo tutore e riversando nel vespaio così ricostruito piccole quantità di uova per ciascun sito scelto. Le rese sono così superiori rispetto all’utilizzo delle scatolette plastiche, ma non di certo esaltanti, specie se rapportate al volume di lavoro svolto». Ma allora le uova sono state uno strumento che ha concorso alla perdita dei ceppi nativi di salmonidi italiani? «Esatto. Un importante problema generato dall’utilizzo dell’uova embrionate per la semina dei salmonidi è stata la diffusione capillare di specie non native, quali le trote fario atlantiche, provenienti da allevamenti zootecnici intensivi, che grazie alla rusticità degli individui nati dalla schiusa di uova direttamente in alveo hanno fortemente interagito con le specie native di trote mediterranee generando ibridi fertili con la definitiva perdita, generazione dopo generazione, della purezza delle forme originarie. Basti pensare che sia in ambiente alpino che appenninico la pratica della posa di scatole Vibert ha reiteratamente contaminato riali e ruscelli con iniziale introgressione genetica delle popolazioni native e poi, anche a causa del degrado ambientale e del prelievo, definitiva sostituzione delle popolazioni autoctone. Così facendo, dal dopoguerra sino ai giorni nostri, meravigliose popolazioni di trote mediterranee fario, macrostigma e marmorate si sono perse definitivamente lasciando il posto a popolazioni di fario atlantiche reinselvatichite e a forme ibride».

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Foto Giorgio Lanzi

Pertanto, più che di tecniche di ripopolamento sarebbe bene parlare di “strategie” di semina”? «Concordo, infatti le modalità e le tattiche possono radicalmente cambiare in funzione degli obiettivi a medio e lungo termine che il gestore delle acque, sia questo pubblico o privato, si è dato. Se l’obiettivo è quello di incrementare la pescosità di un tratto di fiume, di torrente o di un laghetto con acque fresche ben ossigenate laddove non vi siano problematiche di conservazione di specie di salmonidi nativi, spesso a causa dell’irrimediabile degrado o artificializzazione ambientale, la scelta della tecnica di semina deve essere quella protesa al miglior risultato quantitativo ed anche qualitativo con la minor spesa, anche in termini di sforzi umani. Allora in questo caso si può non porsi il problema della rusticità, andando così a preferire forme “addomesticate” ed in grado di tollerare le difficili condizioni ambientali, come le trote adulte o il novellame di linee genetiche zootecniche ben tolleranti parametri chimico-fisici altrimenti improponibili». Se negli ambienti oggetto di semine esistono residue popolazioni di salmonidi nativi come dobbiamo comportarci? «In tal caso è davvero indispensabile preferire l’immissione di specie di trote non interfertili con le autoctone ed esclusivamente di taglia.

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In questo tocchiamo un tasto dolente per la normativa vigente in gran parte delle Regioni italiane. Infatti, paradossalmente, è vietata l’immissione della trota iridea e del salmerino di fonte, specie di salmonidi non interfertili con le Trote Mediterranee, favorendo ed incentivando la semina di trote fario zootecniche, ovviamente di ceppo atlantico, invece interfertili ed in grado di generare ibridi fertili sia nella prima che nelle future generazioni. Se invece, ed è quello che io ed il Gruppo di ricerca che ho l’onore di presiedere sosteniamo, l’oggetto della semina è un vero e proprio ripopolamento a fini di reintroduzione, sostentamento e valorizzazione delle popolazioni native di Trote Mediterranee, allora si dovranno preferire le semine di novellame allo stadio biologico di avannotto o trotella di 3-4 cm di lunghezza, che garantisce un ottimo compromesso tra resa e rusticità e che minimamente risente delle manipolazioni umane». Allora con queste premesse possiamo parlare dell’Orologio Fluviale? «Direi che con queste premesse, possiamo ora comprendere gli ingranaggi dell’Orologio Fluviale, in cui ogni scelta o metodologia di ripopolamento prende spunto dalla conoscenza e dalla comprensione dai meccanismi che regolano da millenni la vita nelle acque del nostro pianeta, in cui nulla è lasciato al caso e dove


ogni tassello sorregge il successivo ed è a sua volta sorretto dal precedente». Come funziona l’Orologio Fluviale? «È semplice: ogni fetta della torta è un mese dell’anno e vi sono riportati il nome del mese, l’andamento delle temperature e delle portate medie e lo stadio biologico di salmonide corrispondente; quello qui rappresentato è l’orologio di un torrente dell’Italia centro-settentrionale. Se volessimo schematizzare l’Orologio di un grande fiume alpino o dell’Italia meridionale od insulare basta apportare le dovute correzioni: per esempio i fiumi alpini, come l’Adda, possono avere portate di piena ed acque limacciose nei mesi tardo primaverili e di inizio estate a causa dello scioglimento di nevai e ghiacciai con la frega delle trote a partire dal mese di novembre, mentre in un fiume siciliano avremo livelli di magra già da giugno con frega delle trote a partire dal mese di febbraio. A questo punto possiamo leggere sull’Orologio Fluviale quello che in ciascun periodo dell’anno è lo stadio biologico di riferimento dei salmonidi nativi ed operare così una scelta che tiene in dovuta considerazione tutti i vari fattori che sono in grado di definire il successo dell’operazione, tenendo però sempre ben presente che più un pesce è grosso, più è stato abituato a mangime, disinfezioni e protezione perdendo così progressivamente la sua rusticità, cioè la sua capacità di adattarsi al nuovo ambiente naturale, competere con i propri simili e con altre forme di vita per la spartizione del territorio e delle risorse alimentari, di accrescersi e di riprodursi procrastinando così nel futuro il suo patrimonio genetico. Pertanto se dobbiamo scegliere in che periodo immettere avannotti o trotelle di 3 – 4 cm di lunghezza in un torrente della Provincia di Sondrio, per essere in sincronia con l’ecosistema fluviale, dovremmo farlo tra la maggio e giugno e se dovessimo scegliere di seminare uova embrionate prossime alla schiusa dovremmo farlo tra marzo ed aprile. In questo modo la larva potrà riassorbire il sacco vitellino ed uscire dal nido in cerca di cibo tra maggio e giugno proprio quando il fiume od il torrente brulica di insetti e di microinvertebrati. Se invece operassimo la semina con uova embrionate prossime alla schiusa nel mese di gennaio, queste si schiuderebbero in pieno inverno e gli avannotti andrebbero in cerca di cibo a marzo quando le acque di neve e le portate anche limacciose provocherebbero la quasi certa perdita di tutto il contingente seminato. Parimenti la semina troppo tardiva di avannotti o trotelle in mesi tardo estivi non consentirebbero al novellame

di insediarsi nel nuovo habitat prima delle piene autunnali ed avendo immagazzinato sufficienti scorte di grasso per affrontare il lungo inverno e le gelide acque del torrente». In conclusione… «Il “ripopolamento” è una scienza, magari non esatta, ma che proprio dallo studio degli ambienti e dalla conoscenza delle esigenze delle specie di salmonidi nativi tira le sue linee guida. Spesso a pescatori o gestori che pensano di risolvere il problema della scarsa presenza di “belle” trote mediante semine copiose di materiale ittico di produzione zootecnica sono solito consigliare di sospendere tutto, effettuare indagini conoscitive sulle popolazioni ittiche e sui fattori di vulnerabilità ambientali, creare un piccolo incubatoio di valle e ricominciare proprio dalle trote del fiume, quelle “giuste”, una generazione di avannotti e trotelle idonei all’incremento delle popolazioni ittiche native. Ecco così che, nella più parte dei casi, l’aiuto dato al Fiume a riqualificarsi viene positivamente raccolto da Madre Natura che rapidamente si riprende gran parte di quanto Le è stato tolto nell’era moderna».

Foto Marco Moretti

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Temolo e polenta Ingredienti per 4 persone Temolo, polenta, olio, pomodoro fresco, aromi

Preparazione Filettare 3 temoli di circa 6/800 gr. Infarinare e friggere i filetti con olio e burro. Cuocere per circa mezz’ora 5/6 pomodori medi passandoli con olio, aglio e basilico fresco. A cottura ultimata del pomodoro aggiungere i filetti di temoli fritti. Contemporaneamente preparare la polenta cotta, tagliata a fette e abbrustolita.

Crostini di Temolo al carpaccio Ingredienti per 4 persone Temolo, maionese, aromi.

Preparazione Lessare il temolo con sedano carote, cipolle, porro e spinarlo. Condire il temolo sminuzzato con olio di girasole e limone e lasciare riposare per almeno un paio d’ore. Con base maionese preparare una salsina con aggiunta di prezzemolo. Adagiare sui crostini precedentemente preparati la salsina ottenuta e aggiungere il temolo sminuzzato e guarnire con peperone all’agrodolce.

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L E TT E R E D E I L E TTORI

Fortunatamente... “Tutto scorre” Spett.le UPS: Con la presente mi preme rivolgervi sentiti complimenti per come state gestendo le acque e la fauna ittica ivi compresa e ringraziarvi per il duro, e non sempre compreso, lavoro svolto con perizia e cognizione di causa in questi anni. Mi chiamo Alessandro Sala, licenza 20800, pescatore con la mosca finta, per dovere di cronaca assente, come vostro tesserato dal lontano 1997. Come direbbe il famoso filosofo Eraclito “Tutto scorre come un fiume” (pantarei) e, dalle informazioni avute nel corso degli anni (dal 97al 2010) ,vi siete trovati a dover affrontate varie situazioni e frangenti ad alto grado di criticità come per citarne alcuni, il problema dello sfruttamento delle acque con tutte le conseguenze inerenti (cambiamenti improvvisi dei livelli, acque sporche, deflussi minimi vitali etc...), l’espansione delle colonie di cormorani svernanti sul fiume Adda e non ultimo il tema riguardante gli svasi dei bacini con conseguente deposito di limo sui fondali . Non tutti i problemi, vista l’entità e gli attori in campo sono stati risolti, ma posso affermare grazie all’esperienza di quest’anno che tantissimi lavori sono stati fatti e altri sono in essere. Per citarne due su tutti il bellissimo centro Ittiogenico di Faedo fiore all’occhiello dell’intero territorio valtellinese, nel panorama della conservazione delle risorse naturali e faunistiche di pregio con i suoi due primari progetti (temolo e trota fario “mediterranea”) e l’accordo storico con A2A. Per non parlare poi, dei risultati qualitativi e quantitativi a livello di fauna ittica (temoli e trote): non voglio azzardare paragoni con il passato per mancanza di competenze, ma posso affermare di aver trovato popolazioni di trota fario (oltre alle iridee ) e temolo ben diversificate, con soggetti di tutte le età. Ho potuto pescare quasi tutto l’anno, ottenendo eccellenti risultati anche con acque velate e con livelli non sempre ottimali, avendo l’accortezza di cambiare la metodologia di pesca in base alle condizioni di volta in volta presentatesi; vivendo così la pesca a 360 gradi. Concludo, esortandovi a continuare a lavorare con la medesima dedizione, passione e competenza mostrata fino ad ora, nonostante le lamentele già incontrate o che incontrerete durante il vostro percorso; speranzoso e fiducioso che la continuazione del vostro progetto intrapreso possa far apprezzare questo meraviglioso sport anche alle generazioni future. Arrivederci alla prossima stagione. Alessandro Sala

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La Valtellina nel cuore Gentili Gestori dell’ UPS di Sondrio. Ho sempre bene impressa nella mia mente l’immagine della vostra stupenda valle e del grande fiume ADDA, a me tanto caro, malgrado mi impegni in tanti km ogni sabato o domenica (acque permettendo). Quando arrivo però la stanchezza del viaggio(Brescia) mi vola via alla vista del fiume e mi abbandono alla pesca (mosca) rilassandomi e divertendomi perché in ADDA i pesci ci sono e tanti!!! Il ritorno a casa e’ meno bello pensando alla settimana di lavoro che verrà. Però e’ pieno di bei ricordi che rimando alla domenica dopo. Da diversi anni faccio il permesso annuale e non mi sono mai pentito di averlo fatto. Grazie per tutto quello che fate per noi pescatori e ricordate che non siete inferiori ai tanto blasonati itinerari Europei (che frequentavo anni fa) Un sincero saluto a Tutti Voi e grazie ancora Francesco Manenti

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La Tua foto in copertina I l concorso ha l’obiettivo di stimolare la riflessione sul valore delle risorse ittiche e del loro sviluppo sostenibile attraverso la pesca. Saranno privilegiate le immagini che valorizzano gli ambienti fluviali valtellinesi e i pesci autoctoni delle nostre acque fotografati nel loro ambiente naturale e/o nelle fasi della cattura, rappresentando gli stessi nel modo più naturale possibile. Tutte le immagini non premiate potranno in ogni caso essere utilizzate per la pubblicazione sulla rivista, sul nostro sito internet, o utilizzate per la promozione della pesca in Valtellina. La foto più bella sarà scelta per la prossima copertina della rivista; l’autore dello scatto riceverà invece a propria scelta uno dei seguenti premi: - 1 permesso per la pesca turistica (valore 40 euro); - 1 permesso per la pesca nelle zone a mosca artificiale (valore 40 euro); -2 permessi giornalieri per la pesca nelle zone NO Kill fiume Adda Piateda e Traona, Torrente Masino, Fiume Mera; - Sconto del 30% sul costo del permesso di pesca annuale/ permesso annuale plus No kill. Le foto non premiate potranno essere pubblicate nelle pagine interne della rivista. Le fotografie saranno scelte da un’apposita commissione. Le immagini dovranno essere inviate alla nostra redazione: Unione Pesca Sportiva Della Provincia Di Sondrio Via Fiume, 85 23100 Sondrio oppure via mail a ups@provincia.so.it

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Filo diretto

Un anno di

Click le vostre foto M. Rutolo

G. F. Lattuada

A. Sorelli

S. Tarabini

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A. Sorelli

A. Galli

A. Sorelli

P. Baroni

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