Anno 2009 - Numero 2 - Pescare in Valtellina

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Poste italiane S.p.a. - Spedizionre in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 2 - DCB Sondrio

Pescare in Valtellina Rivista dell’Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio - Anno XXV - N° 2 - 2009


Editoriale Adda, croce e delizia dei nostri pescatori. Anche se la stagione 2009 passerà agli annali per le sporche acque primaverili, per un lungo periodo di disgelo e per le grandi polemiche che ne sono scaturite, a noi piacerebbe ricordarla per la ferma presa di posizione di UPS che ha portato ad un passaggio di svolta epocale. Saremo inguaribili ottimisti, ma in un periodo monopolizzato dalle brutte notizie, a volte, vedere il bicchiere mezzo pieno può pure servire ad andare avanti con rinnovate motivazioni. Per questo mi sento di elogiare la nostra dirigenza che, evitando un controproducente muro contro muro, ha trovato un primo accordo di massima con il più grande produttore idroelettrico della valle; un accordo che porterà benefici per tutti. Preso atto che gli svasi richiedono in alcuni casi una tecnica obbligata per garantire la sicurezza e il corretto funzionamento degli impianti e che quindi anche in futuro continueranno ad esserci, meglio allora regolamentarli al fine di non incappare in ulteriori spiacevoli incomprensioni. Nelle pagine che seguono troverete una dettagliata cronistoria di ciò che è successo e soprattutto di ciò che è stato fatto per garantire un futuro più roseo alle nostre acque. Questo numero avrebbe dovuto uscire tra fine estate ed inizio autunno, ma abbiamo volutamente deciso di farlo slittare di qualche mese per darvi una panoramica chiara e generale di ciò che è successo. Tutela acque è una partita importante, di quelle che meritano di essere giocate sino alla fine con grande intensità e massimo impegno. Una prima stretta di mano non è certo la soluzione finale, ma di sicuro è un ottimo inizio… Maurizio Torri

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Pescare Attualità

Adda 365 giorni di acqua pulita

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Attenzione. Riconsegna modulo censimento catture 2009

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in Valtellina

Rivista S p a dell’Unione z i o a .Pesca . . Sportiva della Provincia di Sondrio Anno XXV - N° 1 - 2009

Acque sfregiate...

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Andiamo a pescare a ninfa

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Tutela acque UNIONE PESCA SPORTIVA DELLA PROVINCIA Dl SONDRIO

SONDRIO - Via Fiume, 85 Tel. 0342.21.72.57 (2 linee urbane) Fax. 0342.21.89.69 http://ups.provincia.so.it e-mail: ups@provincia.so.it

Scatta la salvaguardia delle nostre acque

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Uno splendido traguardo: la salvaguardia delle acque è operante

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L’acqua è vita, difendiamola

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Il personaggio

Direttore Responsabile: Maurizio Torri

Mario Galbusera

Comitato di redazione: Giorgio Lanzi Daniele Bordoni

Progetti

Hanno collaborato per i testi: Michele Ardito Valter Bianchini Antonio Bellioni Mauro Cambiaghi Giulia Casati Pier Paolo Gibertoni Sergio Maggio Doriano Maglione Sandro Sozzani Camillo Piasini Giovanni Valsecchi Hanno collaborato per le foto: Pierino Baroni Valter Bianchini Adamo Corvi Giorgio Lanzi Giuliano Meret Foto di copertina: UPS Stampa Tipografia Polaris Via Vanoni, 79 23100 SONDRIO Tel. 0342.51.31.96 Fax 0342.51.91.83 info@litopolaris.it Della presente rivista sono state stampate e diffuse 7.500 copie Iscritta al n° 166 Registro Tribunale di Sondrio

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Riproduzione del Temolo in Valtellina

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La reintroduzione della trota Mediterranea

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Pe r n o n d i m e n t i c a r e Il disastro del 1978

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Filo diretto Gli irriducibili

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Lettere alla redazione

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V i t a Ass o c i a t i v a Le gare

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La ricetta Trote alla Giacconi

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Concorso fotografico La tua foto in copertina

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AttualitĂ

Adda 365 giorni di acqua pulita

Voltiamo pagina? 4


V

oltiamo pagina? L’Adda, ovvero la maggior attrattiva per la pesca sportiva in Valtellina, non è in pericolo, ma certo vive tempi a dir poco difficili a causa delle conseguenze dell’attività industriale dei produttori elettrici. A ciò si aggiungono precipitazioni “tropicali” che provocano frane e smottamenti di fango. Di riflesso, patrimonio ittico, vita acquatica e attività di pesca ne soffrono le conseguenze; e con loro la nostra associazione che deve far fronte alle sacrosante proteste dei propri associati, oltre ai danni economici dovuti alle giornate di pesca perse. Le operazioni di svaso del bacino di Cancano, effettuate nel mese di aprile da A2A senza che venissero stabilite nelle sedi competenti misure dirette a mitigarne gli effetti negativi, metodo peraltro seguito dallo stesso gestore in precedenti occasioni, oltre ad un insufficiente informazione di quanto stava accadendo, hanno scatenato una marea di giustificate proteste. La nostra associazione, per l’ennesima volta, si è vista costretta a denunciare pubblicamente e con forza un modo di concepire l’utilizzo del bene pubblico acqua tipico di chi pensa che il mondo sia tutto ai propri piedi, ma che non ha ragione di esistere in una realtà dove diversi sono i soggetti che vantano legittimi diritti d’utilizzo. Noi tra i primi. Un modo di concepire la gestione di una risorsa naturale così preziosa che non è più accettabile in una valle in cui il benessere della popolazione sarà sempre più strettamente legato alla tutela del proprio territorio, al turismo e alla qualità dei prodotti che saprà offrire. Non spetta a noi dare giudizi definitivi su quanto accaduto; enti ed autorità preposte ci diranno, come abbiamo formalmente chiesto, se tutto si è svolto nel rispetto della legge o meno. Non per il desiderio di punire qualcuno, ma per avere finalmente un quadro certo di ciò che si possa fare o non fare in una materia delicatissima quale quella degli svasi connessi alla gestione dei bacini artificiali. Da allora, però, qualcosa è cambiato: il generale consenso alle nostre iniziative di denuncia ha creato le condizioni perché questa volta qualcosa si muovesse. In primo luogo, riconoscendo all’amministrazione provinciale di essere stati vicini alla nostra associazione, offrendo in questi mesi il supporto tecnico necessario, abbiamo avuto

l’impressione che Enti ed organismi ai quali sono attribuite competenze e responsabilità di controllo dirette in materia, abbiano cominciato a prestare molta più attenzione alle modalità di gestione dei bacini artificiali, mettendo anche i puntini sulle “i” quando necessario. In secondo luogo, il più importante segnale che viene da questa vicenda lo ha voluto dare proprio A2A, accettando il confronto con la nostra associazione. Ups e A2A hanno cominciato a confrontarsi procedendo ad analizzare le criticità ambientali determinate dalla attività di produzione idroelettrica. Non era mai accaduto in precedenza. La volontà da parte di entrambe le parti, citando il verbale di una prima riunione, è quella “di trovare tutte le possibili soluzioni concrete e condivise da adottare in futuro per una maggiore tutela degli ecosistemi acquatici, dirette inoltre, a garantire un proficuo esercizio della attività di pesca e a salvaguardare gli interessi

Adda: Località Burroni Valdidentro (Foto P. Baroni)

Adda: Località Fontanino Tirano (Foto G. Lanzi)

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Diga Valgrosina (Foto G. Lanzi)

Adda: Località Burroni Valdidentro (Foto D. Bordoni)

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legittimi di UPS, compatibili e sinergiche con l’attività industriale della Società A2A”. Un confronto che ha cominciato a produrre risultati significativi. Tramite appositi progetti condivisi anche con le autorità preposte, A2A ha eseguito nel mese di giugno nel proprio bacino di Sernio a Tirano (vedi foto a pagina 4), operazioni di fluitazione ed escavazione meccanica degli inerti che attendevano da 20 anni, con conseguente miglioramento qualitativo del fiume a valle. Lo svaso estivo del bacino di Fusino è stato effettuato applicando criteri e metodologie che non hanno riscontro in altre realtà anche europee, la sperimentazione effettuata da A2A nei fine settimana, a partire dal mese di settembre, del controllo dell’hydropeaking ha consentito di pescare, con buon successo di tutte le tecniche, in un fiume caratterizzato da portate pressoché costanti. Vogliamo credere di essere sulla buona strada; intendiamo proseguire e ci auguriamo lo voglia anche A2A. Per la società elettrica questa è un’importate occasione per dimostrare di essere, come dice il presidente del consiglio di gestione Zuccoli, un’azienda per la quale “La Sostenibilità ambientale è un approccio nel quale abbiamo sempre creduto ed investito partendo dalla


tradizione di radicamento sul territorio, fatto anche di solidarietà e responsabilità verso le comunità locali”. Lo stesso discorso vale anche nei confronti degli altri produttori elettrici, con i quali abbiamo in corso o intendiamo attivare altrettanti momenti di confronto. Certo, non è facile aprire queste porte. Chiedere ai produttori elettrici che vengano messi in discussione aspetti e modalità di gestioni industriali che producono utili enormi è, quasi sempre tanto, per restare in tema, come andare a toccare i fili dell’alta tensione. Ma non abbiamo alternative, se vogliamo salvaguardare gli ambienti fluviali e la nostra attività, dobbiamo insistere anche e soprattutto su questa strada; senza abbassare la guardia e contando sull’appoggio fattivo delle istituzioni e della gente comune che è sempre più attenta e guarda a noi con simpatia. Voltiamo pagina quindi. Bisogna però nel contempo, su altri aspetti, essere altrettanto chiari con i nostri associati. Il fiume Adda in particolare, l’attività della nostra associazione e la nostra di pescatori, continueranno ad essere condizionati dalle conseguenze dell’attività di produzione elettrica. Non esistono al momento soluzioni

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Adda: Tirano (Foto G Lanzi)

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miracolose in grado di consegnarci un fiume “trasparente per 365 giorni l’anno”, tanto per citare un’affermazione di A2A diventata ormai leggendaria. La mancata manutenzione ordinaria di bacini ed impianti, prolungatasi per 30 anni in parte anche per divieti normativi, ha consegnato situazioni di difficile governabilità degli stessi. I cambiamenti climatici hanno peggiorato la situazione ed ora siamo alla resa dei conti. E tutto ciò in presenza di una normativa comunitaria che ne impone l’adeguamento entro il 2013. Questa purtroppo è la triste realtà e non vi è altra soluzione che affrontarla in modo serio, ciascuno secondo le proprie competenze, gestori, autorità e soggetti interessati, con l’obiettivo di costruire in pochi anni condizioni tali per cui l’ordinaria gestione degli impianti diventi la regola. E con gestioni ordinarie, limitate conseguenze per l’ambiente fluviale e l’attività di pesca. Non vediamo altre via d’uscita, anche tenendo conto che le auspicate escavazioni meccaniche degli inerti dai bacini, in alcuni casi fattibili e praticate, vedi Sernio nel mese di giugno, in altri difficilmente lo sono, non tanto per i costi elevati, argomento che non ci riguarda, ma semplicemente perché oltre a difficoltà tecniche non indifferenti già valutate da più parti, ciò che ne conseguirebbe (prolungato traffico di mezzi pesanti su viabilità montane, attraversamento dei paesi, inquinamento da polveri ed acustico ecc.) non sarebbero sostenibili ed accettate dalle comunità locali

interessate. Fatte queste premesse, abbiamo in ogni caso l’obbligo di essere obiettivi nei confronti del nostro fiume, giudicandolo per quello che è. L’Adda valtellinese, nonostante tutto, è e resta, senza tema di smentite, il miglior fiume per la pesca in Italia. Il fiume che, grazie all’attività della nostra associazione, possiede un patrimonio ittico pregiato che sotto il profilo quantitativo e qualitativo non ha uguali. Difficile andarci a pescare senza prendere pesci, anche in momenti difficili, basta però andarci a pescare. L’Adda è definita da molti di noi croce e delizia; è vero, ma tutti insieme dobbiamo combattere perché ridiventi il miglior fiume possibile. In questa ottica, abbiamo cominciato anche a programmare la realizzazione sull’Adda di alcune significative opere di riqualificazione fluviale d’intesa con l’amministrazione provinciale. Ma uno dei nostri principali obiettivi resta quello di veder cambiare norme assurde che vietano l’escavazioni in alveo: buche realizzate nei posti giusti e gestite con criterio, servendo da vasche di decantazione dei solidi in sospensione, cambierebbero volto al fiume. Abbiamo ritenuto doveroso prestare questa volta la dovuta attenzione all’Adda ed ai suoi problemi, non dimenticando però che il fiume Mera, decine di torrenti e laghi alpini, ci offrono una grande varietà di percorsi di pesca che aspettano solo di essere scoperti. Valter Bianchini


Attenzione Al fine di consentire l’acquisizione di dati significativi sulle catture delle varie specie ittiche, è necessario che in occasione del rinnovo del permesso di pesca venga riconsegnato il libretto segna pesci o, in alternativa e preferibilmente, il modulo per il censimento delle catture. L’elaborazione di questi dati, consentirà di verificare la resa delle semine, specie di novellame, e di disporre quindi di maggiori informazioni per interventi futuri.

✁ E 20099) SIMENTO CATTUR 200

MODULO CEN

(da restituire entro il

CODPES

Cognome

15 dicembre

N.

Nome Residenza

NS IME NT AD DA : ZO NE  DI  CE

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Fario

TROTE Temoli Iridea Salm.

dda - S. Lucia –  Bormio: Burrone d’A pass –  Bormio: S. Lucia - by Prese Le s pas By : –  Sondalo - Presa Boscaccia –  SONDALO: Le Prese caccia - Presa Grosotto –  SONDALO: Presa Bos nio sotto - Sbarramento Ser –  SONDALO: Presa Gro Stazzona AEM trale Cen nio Ser –  TIRANO: Sbarramento o hett Stazzona - Ponte Bag –  Teglio: Centrale AEM o - Ponte Boffetto –  TEGLIO: Ponte Baghett - Ponte Faedo fetto Bof –  SONDRIO: Ponte Ponte Caiolo do Fae te –  SONDRIO: Pon vaso Ardenno compreso - In olo Cai te –  SONDRIO: Pon Ardenno - Ponte Traona –  MORBEGNO: Invaso ona - Ponte Mantello –  Morbegno: Ponte Tra antello - Confine Riserva –  Morbegno: Ponte M NS IME ME RA : ZO NE  DI  CE

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torrente Liro di Chiavenna - Confluenza –  CHIAVENNA: Invaso Villa ola ezz o M Lag nza torrente Liro - Oasi –  CHIAVENNA: Conflue

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Spazio a...

Acque sfregiate, sfruttate, ma comunque pregiate “… Nel bacino dell’Adda valtellinese esistono attualmente almeno 27 specie ittiche autoctone, delle quali 2 endemiche; sono inoltre presenti 10 specie non autoctone. Si può perciò affermare che l’ittiofauna del bacino dell’Adda sopracuale presenta ancora un buon grado di biodiversità, in particolare se confrontata con quella di altri corsi d’acqua regionali. Per gli ambienti fluviali è di particolare rilievo la consistente presenza del temolo e della trota mormorata, due specie indicatrici di buona qualità delle acque che, in questo tratto dell’Adda, trovano una delle aree di maggiore presenza di tutto il bacino del Po. Esistono però molti fattori che limitano la qualità dei popolamenti ittici: le portate idriche, in molti tratti scarse e irregolari, e l’incremento del trasporto solido dovuti alla presenza degli sbarramenti per la produzione idroelettrica, le alterazioni degli alvei, determinate da sbarramenti, arginature e cementificazione, l’inquinamento chimico, provocato dagli scarichi civili e industriali, e l’inquinamento genetico, determinato da errate strategie di gestione della pesca...” 10


Q

uesto risulta dalle indagini tecnicoscientifiche svolte dai consulenti incaricati dalla Provincia di Sondrio: lo si legge a pagg. 3-4 della Carta Provinciale delle Vocazioni ittiche, redatta nel 2002 e ora in fase di aggiornamento. E’ un documento fondamentale e molto interessante, che consiglio a tutti e che può essere consultato integralmente al sito www.provincia.so.it/ ambiente/pesca/carta%20ittica/ e che è tra i link del nostro sito web. Tra l’altro, è molto significativo che, fra vari fattori di degrado, venga chiaramente sottolineato l’incremento del trasporto solido dovuto alle manutenzioni delle opere idroelettriche. Quest’ultime, insieme ai continui sbalzi di portata dovuti ai rilasci, oltre ai danni ambientali, hanno fortemente limitato la possibilità di praticare la pesca, provocando malumori e disaffezione tra gli iscritti, tanto da indurre qualcuno (tra l’altro in Bassa Valle, dove si riscontrano le condizioni di minor alterazione), a richiedere provocatoriamente la restituzione della quota di iscrizione. Credo sia innegabile che le “nostre” acque, nonostante tutti i problemi e gli attentati subiti, dimostrino ancora (anche se non so per quanto), un’incredibile capacità di ripresa, grazie anche al più che trentennale modello di gestione diretta dei pescatori (che se la sono conquistata), che continua a segnare uno

standard -anche a livello di normativa- e che fa scuola a livello nazionale. Ritengo non esista in Italia, e forse in Europa, un comprensorio di acque da pesca così vasto e accessibile (anche sotto l’aspetto economico), con una potenzialità così straordinaria e rivolta alle più diverse tecniche e sistemi. A differenza della stragrande maggioranza degli altri fiumi e torrenti, è ancora ben difficile - se appena le condizioni lo consentono - che un’uscita di pesca si risolva in un nulla di fatto, fermo restando che il “cappotto” deve far parte del guardaroba del pescatore. Le “nostre” acque, sfruttate, ma comunque pregiate, meritano di essere difese, tutelate e coltivate dall’impegno di tutti i pescatori, che come più volte ho scritto, devono sentirsi un po’ più soci e meno clienti di U.P.S. Critici? Senz’altro! Ma sempre con orgoglioso senso di appartenenza, costruttivo e partecipativo a un progetto di gestione all’avanguardia, che ha ancora ampi margini di miglioramento. Per avere fiumi con più acqua più pulita (per tutti), non basta pagare un prezzo, che comunque ritengo ampiamente ricompensato dai “risultati” ottenuti anche nelle condizioni e stagioni più difficili. Del resto: «Certe cose non hanno prezzo, ...per tutto il resto c’è Mastercard!». Antonio Bellini

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Tutela acque

Scatta la salvaguardia delle nostre acque

Bacino Val di Lei - (Foto G Lanzi)

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Si realizza un risultato storico per un traguardo che sembrava irraggiungibile


L’

Autorità di Bacino del Fiume Po’ ha adottato e fatto proprio lo studio sul bilancio idrico contenuto nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Sondrio. Da quel momento è scattata la salvaguardia delle nostre acque e, entro il mese di aprile 2010, con l’approvazione definitiva del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia) da parte del Consiglio Provinciale, non sarà più possibile un ulteriore sfruttamento a fini idroelettrici dei nostri fiumi e torrenti. Un risultato storico sino a qualche anno fa ritenuto dai più irraggiungibile, si concretizza grazie al grande impegno dello Iaps di Sandro Sozzani (Intergruppo acque della Provincia di Sondrio), della nostra Associazione, alla sensibilità di buona parte delle categorie sociali ed economiche della valle nonché delle Istituzioni valtellinesi che hanno saputo e voluto interpretare la volontà popolare, forte di 45.000 firme raccolte a difesa del nostro patrimonio idrico. Un particolare ringraziamento va all’Amministrazione Provinciale che ha saputo portare a termine sul piano istituzionale un percorso irto di difficoltà ed ostacoli creati dalle lobby di settore. L’ importanza di questa decisione si rivelerà con il passare degli anni, perché soltanto nel prossimo futuro si percepiranno i cambiamenti che determinerà. Anche la Regione, dopo molte resistenze, vista la ferma posizione dell’amministrazione provinciale, ha dichiarato di esprimere parere favorevole sullo studio del bilancio idrico. Finiscono finalmente decenni di sfruttamento idroelettrico indiscriminato, in particolare con i cosiddetti “piccoli salti”, la cui realizzazione ha inferto ferite difficilmente rimediabili al nostro territorio in cambio di ridicole quantità di energia prodotta da pochi speculatori avvantaggiati nell’impresa dai benefici pubblici concessi dai cosiddetti “certificati verdi”. A partire dal 22 luglio 2009, con la firma del provvedimento da parte dell’Autorità di Bacino, la salvaguardia dei nostri corsi d’acqua è una realtà. La Provincia di Sondrio diventa quindi un esempio da seguire per l’Italia intera dove, in diverse regioni, è tuttora in corso l’assalto indiscriminato a fiumi e torrenti.

Uno splendido traguardo: la salvaguardia delle acque è operante

Diga Val di Lei - (Foto G Lanzi)

A

nche il più ottimista di noi, quando prendeva avvio la lunga campagna dell’Intergruppo per la difesa delle superstiti acque delle nostre valli - circa quattro anni fa -, poteva immaginare che avremmo conseguito un successo tanto grande e rilevante. Già in precedenti articoli – nel mese di luglio quando l’Autorità di Bacino del Po assumeva il provvedimento di salvaguardia delle nostre acque, abbiamo dato conto del positivo, clamorosamente positivo, esito dei nostri sforzi. Ora, con la firma apposta dal Ministro, le norme del Bilancio Idrico inserito nel Piano Territoriale, sono vigenti e cogenti; sono quindi operative tutte le prescrizioni di tutela poste dall’art.75 delle nome di attuazione che, di fatto, sanciscono il divieto di ulteriori sottrazioni al nostro patrimonio idrico. La sopra citata salvaguardia è posta sino alla stipula dell’Intesa,prevista dall’art.57 del D.Leg: 112/98, che a breve sarà sottoscritta da Autorità di Bacino, Regione Lombardia e Provincia di Sondrio. Allora le disposizioni del Bilancio Idrico assumeranno la definitiva veste di nuovo Piano di tutela delle acque provinciali. In questi quattro anni, ci pare di poterlo dire, è davvero cresciuta nelle Istituzioni, nelle varie componenti sociali e nella gente comune, la consapevolezza e la convinzione che la difesa dei nostri fiumi, torrenti e ruscelli, già tanto compromessi ed immiseriti, era imperativo categorico cui sarebbe stato del tutto irresponsabile volersi sottrarre. Questo ci pare il premio più bello ed appagante per l’intenso lavoro

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Torrente Giumellini Valmalenco Torrente Mengasca Samolaco (Foto G Lanzi)

che ci ha visto impegnati, superando tanti scetticismi ed altrettanti inviti a lasciare perdere perché “battaglia persa prima di iniziarla” in una costante opera di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza attraverso assemblee, incontri, confronti, produzione di documenti, articoli sulla stampa, comparse in

TV ed in un continuo,dialettico rapporto con le Istituzioni. In particolare con la Provincia, titolare della competenze per il rilascio delle piccole concessioni e per l’istruttoria delle grandi, che, nell’intera vicenda, si è resa autorevole e coerente interprete dei bisogni e delle attese

di Davide De Simone

SI EFFETTUANO RIPARAZIONI DI CANNE E MULINELLI SI ESEGUONO MONTAGGI PERSONALIZZATI DI CANNE 23013 COSiO VALTELLiNO (SO) - Via Stelvio, 26 Tel. 0342 63.60.05 14


04/2006 - Documento per richiesta moratoria triennale nel rilascio di nuove concessioni,inviato a Ministeri,Regione, Provincia, C.C.M.M., Comuni, forze politiche, economiche e sociali. 06/2006 - Interrogazione alla Camera sull’emergenza idrica in Valtellina. 10/2006 - Audizioni in Sondrio della Commissione Ambiente del Senato. 11/2006 - Risoluzioni delle Commissioni Ambiente di Senato e Camera con richiesta di intervento al Governo. 12/2006 - Legge 296 - Finanziaria 2007 - Comma 1106 Parere Ministero dell’Ambiente per rilascio nuove concessioni. 08/2007 - Accordo tra Min. Ambiente,Autorità di Bacino del Po,Regione Lombardia,Provincia di Sondrio e APAT per la sostenibilità dell’utilizzo delle risorse idriche in Provincia di Sondrio.

della stragrande maggioranza dei suoi cittadini e con la quale abbiamo ottenuto e mantenuto una interlocuzione costante improntata alla più leale collaborazione. A traguardo raggiunto l’Intergruppo Acque sente il dovere di ringraziare tutti coloro che ci hanno creduto, si sono dati da fare, ci hanno dato una mano,anche nella forma più semplice di una firma apposta in calce ai nostri documenti. Grazie all’UPS per avere assicurato in ogni momento collaborazione e concreto sostegno alle nostre iniziative che non potevano non essere condivise dalla grande famiglia dei pescatori, più di altri in grado di apprezzare la vitale importanza dell’acqua e l’irrinunciabilità della sua difesa, non solo perché necessaria all’esercizio della loro passione. Non dobbiamo però abbassare la guardia; rimangono ancora importanti partite da giocare per ottenere una scrupolosa applicazione della normativa di tutela, il rispetto del Deflussi Minimi Vitali, un deciso miglioramento nella disciplina degli svasi dei grandi bacini, un concordata regolazione delle portate. Di seguito riporto in sintetico dettaglio, con soli titoli e date, le tappe salienti e più significative di una lunga vicenda così felicemente conclusasi e della quale speriamo di poter dare quanto prima compiutamente e diffusamente conto attraverso una pubblicazione dedicata.

12/2007 - Approvazione in Provincia degli indirizzi metodologici per la Valutazione Ambientale Strategica applicata al PTCP. 02/2008 - Integrazione al PTCP adottato e VAS Approvazione linee guida. 01/2009 - Presentazione proposte di PTCP e sue in integrazioni. 03/2009 - Presentazione proposte di PTCP e sue in integrazioni. 03/2009 - Adozione in Comitato Tecnico Aipo delle misure di salvaguardia acque provinciali. 04/2009 - Adozione del Piano Territoriale della Provincia di Sondrio. 07/2009 - Delibera Comitato Istituzionale dell’Aipo per salvaguardia acque provinciali. 09/2009 - Costituzione in Provincia del Comitato Istituzionale per la di fesa delle acque. 11/2009 - Firma Ministro dell’Ambiente a norme di salvaguardia che diventano operanti.

Torrente Casenda Samolaco Torrente Rabbiosa Campodolcino (Foto G Lanzi)

Sandro Sozzani

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Il personaggio

Mario Galbusera

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V

altartano, così selvaggia, così accogliente. Quando alzi gli occhi all’Angelo e vedi minacciosi nuvoloni sopraggiungere carichi di acqua dalla vicina bergamasca, meglio rassegnarsi; una bella lavata è garantita. Sulle Orobie è così; chi le ama le sa apprezzare anche quando il cielo non è terso e il giallastro autunnale ruba la scena all’intenso verde primaverile. La sua imprevedibilità è però ampiamente ripagata da quel senso di pace che, con un colpo di spugna, cancella stress e preoccupazioni. Lo sa bene Mario Galbusera – socio fondatore di UPS Sondrio - che, impegni lavorativi permettendo, è solito rubare qualche ore di sonno per portarsi in Valtartano e dare libero sfogo alla sua grande passione: la pesca. «Sin da piccolo sono stato un grande amante della montagna – ci ha confidato accogliendoci nel suo celebre stabilimento a Regoledo di Cosio -. Con mio fratello si andava spesso a caccia; poi in seguito ad un incidente con il fucile promisi a mia madre di cambiare passione e mi avvicinai alla pesca. Vi parlo di ben 57 anni fa, e fu amore a prima vista. A quei tempi pescare era bellissimo; eravamo già ben organizzati sia con guardie che facevano rispettare le regole, ma anche a livello di semine. Ricordo di essere andato diverse volte a immettere novellame o addirittura avannotti. Allora, li si portava in brente a dorso di mulo».

DOMANDE FLASH:

NOME: Mario COGNOME: Galbusera ETA: 85 compiuti CITTA’: Morbegno PROFESSIONE: Industriale STATO CIVILE: Sposato e Padre di 5 figli ALTRI HOBBY OLTRE LA PESCA: “Da alcuni anni a questa parte? Direi il lavoro” SQUADRA DI CALCIO PREFERITA? “In casa siamo tutti juventini”

 Il pesce catturato che proprio non può dimenticare? «Difficile dirlo, ma se proprio dovessi menzionarne uno in particolare direi la trota fario da 3.5 kg catturata al ponte di Traona. Davvero un bell’esemplare».

 Mario Galbusera che tipo di pescatore è? «Direi da torrente, ma ho pescato tantissimo a “cucchiaino”, “moschera” o “camolera” pure nella vicina Adda. Tra le mie mete preferite per la pesca estiva vi è indubbiamente la Valtartano: sia la Vallunga che la Valcorta. Sempre in estate, si andava anche in Valgerola e Valmasino. In tutti questi anni la passione per la pesca non è mai venuta meno; solo che ora ci vado un po’ meno. A me piace essere solo in queste sortite: magari mi sveglio alle 4 o alle 5 di mattina, prendo la macchina e via. Il problema è che non voglio fare stare in pensiero i mie famigliari e così limito le uscite».  Nel periodo autunnale o primaverile, come non resistere al fascino della vicina Adda. Alla ricerca di? «Non ho dubbi: il temolo. Una volta, mio malgrado, fui pure coinvolto in una polemica. Il professor Curti di Sondalo, sosteneva che fregasse a 28 cm invece che a 32. Io, il contrario. Per un periodo quando se ne prendeva uno inferiore ai 30cm, la battuta in zona era “L’è un Galbusera, laghel nà”».

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del temolo… Ovviamente sotto altri punti di vista era meglio prima. Ricordo ad esempio come fosse bello pescare nell’Adda prima della realizzazione dello sbarramento di Ardenno; cosa più recente, il grave fatto accaduto la scorsa primavera. UPS dovrebbe vigilare perché simili cose non si ripetano».  Sono più bravi i pescatori di oggi o quelli di ieri? «Difficile dirlo; oggigiorno sono sicuramente più smaliziati. Hanno una miglior tecnica e un miglior equipaggiamento»  Secondo lei che soddisfazione c’e’ a usare canne da 9 – 10 metri? E’ una sfida alla pari con il pesce? «Non l’ho mai usata e non saprei nemmeno che rispondere. Una canna così lunga penso sia anche notevolmente pesante; probabilmente non sarei nemmeno in grado di reggerla».  Come è cambiata la pesca nel corso degli anni? «Direi che è notevolmente migliorata sotto certi aspetti; mi riferisco ai piani di semina, a progetti che hanno portato all’allevamento

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 La pesca nell’Adda è pesantemente condizionata dall’attività dei produttori elettrici; cosa direbbe loro? «In parte l’ho già detto prima. Un disastro come quello di questa primavera non dovrebbe più ripetersi. So per certo che molti pescatori


del fondovalle erano, e sono, tuttora infuriati. In quei giorni, ero in bici sulla ciclabile e mi si stringeva il cuore vedendo l’Adda ridotta ad una lunga scia di fango. Ricordo di avere incontrato due brianzoli; senza mezzi termini hanno detto che non sarebbero più tornati in Valtellina a pescare. Come dare loro torto... Il mio intento non è certo fare polemica, ma UPS dovrebbe imporsi e obbligare queste aziende a regolamentare gli svasi».  Zone no kill e ardiglione. Cosa ne pensa delle nuove regole adottate da UPS? «Le condivido, visto che sono regole volte alla tutela del pesce. Rispettandole si reca il minor danno possibile in caso di rilascio. Poi, anche se te ne scappa qualcuno, al giorno d’oggi non si va più a pescare per fame. Il nostro è uno sport a tutti gli effetti».  Domanda finale. Ha premesso di non voler parlare della sua azienda, ma una cosa ce la deve dire: Mario Galbusera si sente di più imprenditore, giocatore di bocce o pescatore? «Pescatore, non ho dubbi». Maurizio Torri

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Tutela acque

L’acqua è vita, difendiamola! No all’esproprio delle competenze della provincia sulle concessioni per le derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico

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el mese di luglio è stata resa pubblica, suscitando grande scalpore, una proposta di legge regionale con cui il Pirellone intendeva scippare alla Provincia tutte le competenze sulle concessioni per le derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico, piccole e grandi. Secondo tale disegno di legge ne sarebbero rimaste fuori esclusivamente le mini derivazioni degli alpeggi o quelle che si realizzano per l’autoconsumo nelle baite. Attualmente, invece, la Provincia ha competenza nell’istruttoria e rilascio di autorizzazione per le piccole derivazioni mentre per le grandi derivazioni competente all’istruttoria è la Provincia e la Regione per il rilascio. Se tale progetto andasse in porto, la Provincia di Sondrio e le altre lombarde verrebbero esautorate di ogni potere in materia, perdendo qualsiasi ruolo nella importante partita che ci si accinge a giocare per il rinnovo delle concessioni elettriche i scadenza nel 2010, a partire da quella di A2A in Alta Valle. Il Presidente della Provincia di Sondrio, Massimo Sertori, venuto a conoscenza del progetto regionale, ha immediatamente preso contatto con i colleghi delle altre provincie lombarde ed insieme hanno chiesto alla Regione l’immediato ritiro della proposta. La Regione, ha successivamente comunicato di ritenere “sorpassata” la propria proposta e pertanto di non più prenderla in considerazione; ha poi riproposto la stessa nel mese di ottobre, seppur annacquata. La forte e chiara presa di posizione dell’Amministrazione provinciale e del suo Presidente, garantiscono un impegno determinato sul tema delle acque ma noi non possiamo dormire sonni tranquilli, perché gli interessi economici in gioco sono enormi e le lobby

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del settore non mancheranno di utilizzare ogni mezzo per raggiungere i loro scopi. Pertanto, dichiariamo sin da ora che i pescatori valtellinesi saranno concretamente al fianco dei nostri amministratori provinciali e di tutti coloro che opereranno in difesa delle nostre acque, del nostro territorio e degli interessi legittimi della popolazione valtellinesi nella difficilissima partita che si andrà a giocare in occasione del rinnovo delle concessioni elettriche.


Progetti

Riproduzione del Temolo in Valtellina? Ora è una realtà! Avviata con successo presso il Centro di Faedo un’attività unica nel panorama della gestione ittiogenica italiana Circa 45.000 temolini valtellinesi stanno nuotando nell’Adda.

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C

ome noto agli appassionati, locali e non, l’Adda valtellinese ospita una delle più importanti popolazioni di temolo italiane. Questa presenza dà lustro al “nostro fiume” e attira moltissimi appassionati che apprezzano le caratteristiche di questa specie, uniche nel suo genere; fra queste c’è, purtroppo, l’estrema sensibilità alle alterazioni del suo habitat ed alle criticità che si verificano nel periodo riproduttivo e post-riproduttivo. Per tale motivo abbiamo ritenuto importante consolidare un’attività sperimentale di riproduzione artificiale della specie che, disponendo oggi di un centro ittiogenico all’avanguardia in Italia, ci consenta di sostenere la specie stesso con opportuni e mirati ripopolamenti. A tal fine, è stata colta la straordinaria opportunità offerta dalla Provincia, a cui va tutto più sentito ringraziamento, di partecipare ad un progetto Interreg dal titolo “Uso dell’acqua e salvaguardia ambientale della biodiversità nei bacini dell’Adda, Mera, Poschiavino e Inn” che, grazie anche all’apporto propositivo e progettuale di UPS, comprende un Azione, la n.7, denominata “Allevamento e reintroduzione in natura di specie acquatiche di interesse comunitario e ad elevata valenza faunistico”. La partecipazione a questo progetto, non solo consente ad UPS di beneficiare dei relativi finanziamenti, ma anche di condividere l’esperienza con tutti i soggetti locali coinvolti sul tema dell’Uso dell’acqua. All’interno della citata Azione, che ha preso avvio nel mese di marzo, la riproduzione artificiale del Temolo ha avuto, per il momento, il ruolo preponderante. Ad oggi, sono state compiute più operazioni di immissione di pesci ormai cresciuti fino alla taglia di 5 – 6 cm derivanti dalle prime uova ottenute. Dalle stime fatte si contano, alla taglia indicata, che siano stati seminati circa 40.000 – 45.000. Nel complesso, si può concludere che, sebbene siamo solo nel primo dei tre anni di attività, l’allevamento del temolo in Valtellina sia diventato una importante realtà, dimostrando la sua fattibilità con numeri di temolini prodotti di tutto rispetto; attività che con orgoglio può essere portata come fiore all’occhiello dalla nostra Associazione e dall’intero territorio Valtellinese, nel panorama della conservazione delle risorse naturali e faunistiche di pregio. L’importanza del progetto e dei risultati ottenuti è anche dimostrata da fatto che sul mercato nazionale non sono presenti allevamenti di temoli ma solo soggetti che commercializzano quelli di provenienza straniera e che nessuna realtà locale, impegnata nella gestione ittica delle acque, ha in essere attività paragonabili per entità e qualità dell’intervento a quanto in corso da parte di UPS. Un ringraziamento va allo staff di GRAIA srl ed in particolare al Dott. Gaetano Gentili e al Dott. Andrea Bucchini per la professionalità, competenza e dedizione dimostrata nell’attività di realizzazione del progetto. A cura Settore Tecnico UPS

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Il progetto Temolo vissuto dai nostri consulenti Intervista a Gaetano Gentili ed Andrea Bucchini

 Per la prima volta l’Unione Pesca ha prodotto il temolo valtellinese; ovviamente avvalendosi della vostra consulenza scientifica. Cosa provate? «L’iniziativa ci riempie di orgoglio, ma anche di responsabilità. Si tratta di un impegno importante e stimolante scientificamente per le note difficoltà connesse con la riproduzione


di questa specie. Da parte nostra e dei nostri colleghi possiamo certamente garantire impegno e passione per la migliore risuscita delle operazioni».  Quale è stato il primo passo nella realizzazione del progetto “temolo valtellinese”? «Le attività hanno avuto inizio con il reperimento dei riproduttori in natura nel periodo prossimo alla deposizione delle uova. Dopo la riproduzione artificiale effettuata direttamente in campo, le attività sono proseguite presso le strutture del Centro Ittiogenico di Faedo e sono ultimate al momento dell’immissione nell’Adda dei semolini che hanno raggiunto la misura di 3,5 cm circa. Abbiamo iniziato lo scorso marzo e siamo tutt’oggi impegnati. In questi mesi gli agenti di vigilanza UPS sono stati coadiuvati e assistiti dal nostro team di professionisti della società G.R.A.I.A. S.r.l. di Varano Borghi».  In cosa consistono queste attività? «Un notevole sforzo è stato dedicato soprattutto al monitoraggio e alla cattura dei riproduttori selvatici, nel momento più opportuno per la spremitura; dato che, come hanno dimostrato le prime esperienze degli anni passati, i risultati migliori si ottengono con

la spremitura e fecondazione delle uova, con il metodo a “secco”, direttamente in campo, senza perciò dover trattenere gli adulti in cattività, attendendo la maturazione delle gonadi. Complessivamente sono state condotte dieci giornate dedicate alla cattura e spremitura dei riproduttori maturi di temolo, distribuite dal 24 marzo al 10 giugno 2009, che complessivamente hanno prodotto più di 200.000 uova di temolo fecondate. Con l’occasione le prime uova ottenute è stato verificato il diametro medio, tramite prelievo di una piccola aliquota e misurazione al microscopio, che mediamente è risultato pari a 3,3 mm. Il dato ottenuto è risultato utile per poter stimare il numero, più veritiero possibile, delle uova spremute in base al volume; in questo modo si può stimare che mediamente in un litro si possono ragionevolmente contare circa 31.000 – 32.000 uova di temolo».  Entriamo nei dettagli; cosa si è fatto dopo la spremitura dei riproduttori sul campo? «L’intero stock delle preziose uova, faticosamente ottenute, è stato incubato, a più riprese, presso il sempre più moderno ed attrezzato Centro Ittiogenico di Faedo. Qui, grazie alle attente ed appassionate cure del personale UPS addetto, sono state costantemente curate sino alla loro schiusa con la fuoriuscita dei piccoli avannotti e al conseguente riassorbimento del sacco vitellino. Per l’incubazione, sono stati utilizzati specifici telaietti in acciaio inox, appositamente realizzati in lamierino forato con fori di 2,5 mm di diametro, per impedire il passaggio dell’uovo fecondato ma consentire il flusso dell’acqua e il passaggio della larva una volta ecclosa. I telaietti immersi nelle vasche rettangolari con un livello d’acqua mantenuto appositamente al minimo, sono stati riempiti di uova, avendo cura di disporle in modo da formare un unico strato, requisito necessario a mantenere una giusta densità ai fini di scongiurare l’insorgenza di patologie dannose o letali (muffe)».  Quando è arrivato il momento della schiusa? «Il 21 aprile si è assistito alla prima consistente schiusa delle uova derivante delle prime spremiture, l’incubazione è durata 20 giorni ad una temperatura dell’acqua di 10 – 11 °C, confermando così un valore di 200 – 220 gradi/ giorno necessari per la schiusa. Si tratta di un indicatore; quello dei gradi-giorno, ottenuto dal prodotto della durata del periodo embrionale per la temperatura dell’acqua».

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 In queste fasi, quanto è importante la temperatura dell’acqua? «Più la temperatura è bassa e più la schiusa delle uova richiede tempo. Questo è il motivo per cui, in pianura, le trote nascono a fine inverno, nei torrenti montani a metà primavera ed in alta montagna anche all’inizio dell’estate. La temperatura dell’acqua è un elemento importante anche per la maturazione sessuale dei riproduttori che, per lo stesso principio, avviene sempre più “avanti nella stagione” in funzione delle quota a cui si trovano gli animali. Si pensi, a tal proposito, che i temoli del Fiume Adda si riproducono a fine marzo, quelli in alta quota (ad esempio la popolazione di Monte Spluga) si riproducono all’inizio di giugno. Tornando alla fase di schiusa delle uova, via via anche quelle derivanti dalle successive spremiture hanno danno alla luce i piccoli avannotti, che, dopo circa 7 - 10 giorni, completano il riassorbimento del sacco vitellino, prima fonte alimentare e unico “sostegno” per i primi giorni di vita».  Quali problemi avete incontrato nel corso del progetto? «Come per tutte le attività sperimentali, che

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devono trovare consolidamento e risposte alle molte incertezze che tutt’oggi riguardano tale attività, non sono mancati i problemi e, insieme alle soddisfazioni, qualche piccola parziale delusione, riguardante, per esempio, la perdita di un certo numero di uova; probabilmente per ragioni gestionali in una delle vasche utilizzate. La finalità di una sperimentazione, è bene ricordarlo, è anche quella di produrre dei risultati, in questo caso allevare dei temoli da ripopolamento, attraverso la definizione di un percorso operativo ottimale. A tal proposito sono in corso di prova diversi tipi di vasca e diverse modalità di gestione delle stesse; la maggior parte hanno dato buoni risultati, altre sono ancora da mettere a punto. Ci tranquillizza comunque il fatto che la sperimentazione ha una durata triennale e quindi in tale periodo sarà possibile mettere in luce questi e molti altri particolari zootecnici».  Il periodo dell’alimentazione artificiale degli avannotti è sicuramente stato tra i più delicati e complessi, vero? «A seguito del riassorbimento del sacco vitellino si è dovuto provvedere a soddisfare la


richiesta alimentare degli avannotti, subito attivamente “a caccia di cibo”; la scelta è ricaduta inizialmente sullo zooplancton surgelato, che rappresentata il miglior compromesso fra caratteristiche del prodotto, esigenze della specie, facilità di reperimento e distribuzione da parte degli addetti all’incubatoio. Infatti l’alimento è risultato molto apprezzato dai giovani temoli dalle esigenze alimentari piuttosto esclusive. Inoltre, essendo un prodotto commerciale, per quanto destinato all’acquaristica, è di semplice reperimento. I problemi maggiori sono arrivati successivamente, in quanto il solo zooplancton non risulta sufficiente alla corretta crescita per arrivare ad ottenere pesci delle dimensioni di 5 – 6 cm idonei alla semina in natura; perciò è stato necessario procedere allo svezzamento tramite il progressivo passaggio, in diverse fasi, ad un’ “alimentazione secca” basata su particolari mangimi aventi granuli di dimensioni e preparazione particolari. In questa fase, purtroppo, si è assistito ad una evidente selezione degli avannotti in crescita, che ha portato al superamento della fase di svezzamento solamente di una parte, seppur consistente, dei pesci».

 Uno dei maggiori pericoli era la possibilità che si diffondessero malattie che potessero incidere sul tasso di mortalità. Ne avete riscontrate? «È stato accertato, tramite analisi di laboratorio, che i soggetti morti non erano affetti da patologie, ma più semplicemente non riuscivano ad adattarsi al nuovo mangime artificiale. Occorre ricordare, infatti, che si tratta di animali selvatici nel senso più pieno del termine, che quindi subiscono gravi effetti negativi dallo stress provocato dalle strutture e dalla modalità proprie dell’acquacoltura. Molti animali non riescono ad adattarsi e, non alimentandosi, si lasciano morire di inedia, o risultano interessati da patologie di tipo secondario. In ogni modo sono state predisposte periodiche iniziative proprio per provenire le principali possibili patologie. Una volta superato questo critico passaggio si è registrata una pressoché totale riduzione della mortalità con un completo adattamento al mangime normalmente utilizzato per l’accrescimento degli altri Salmonidi, con una crescita regolare e costante». Maurizio Torri

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Spazio a...

Andiamo a pescare a ninfa!!! C

onfesso che, da pescatore a mosca, ero convinto che questa stagione di pesca fosse già finita ancor prima di iniziare. I mesi di marzo e aprile sono trascorsi tra livelli di acqua alta e velata; anche la domenica e le feste comandate, si sono perse grazie alla puntuale attività mattutina degli impianti idroelettrici ed ai conseguenti sbalzi di livello delle portate in Adda. Fine aprile sconvolto dal vergognoso e non previsto svaso di Cancano che ha reso impescabile il fiume per quindici giorni. Il tutto accompagnato da una stagione primaverile condizionata dal disgelo dell’enorme quantità di neve caduta durante l’inverno scorso. Poche iniziali uscite di pesca e tante arrabbiature. Pescare a mosca in superficie era una chimera, salvo poche eccezioni. Ad un certo punto, mi sono chiesto se ne valesse la pena arrendersi e passare il tempo a lamentarsi su un divano, oppure darsi una mossa e adattarsi alle condizioni del fiume. Fu così che provai a pescare con la ninfa artificiale. Giugno e luglio sono trascorsi con il fiume caratterizzato da acqua alta e velata, ma assolutamente pescabile. Agosto pure. Acqua tanta ed un fiume quasi sempre in condizioni ottimali, salvo l’ultima settimana a causa del consueto svaso di Fusino. Sarà stata la conseguenza del gran casino sollevato dall’UPS per lo svaso di Cancano o pura coincidenza, ma per molte giornate l’Adda è apparsa in forma stupenda come da anni nel periodo estivo non si vedeva. Adda pescabile con tutte le tecniche, camola e verme, camolera e cucchiaino, mosca secca esclusa; ovviamente in questo periodo è quasi sempre off limits. Salvo la sera tardi è sempre stato così anche negli anni d’oro prima dell’alluvione del 1987.

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Pescare con la ninfa si è rivelato invece una piacevole sorpresa, puro divertimento. Sì, perché ora mi sono deciso a praticare questa tecnica di pesca che fino a ieri snobbavo. Con acqua in ogni condizione ho preso tanti pesci, di ragguardevoli dimensioni e in qualsiasi ora del giorno. Mi sono lasciato convincere a provare questa tecnica dopo le insistenze di amici che vantavano catture iperboliche in condizioni in cui il fiume era pressoché inguardabile (vedi post svaso di Cancano). Ho provato… e ci ho preso un gusto del diavolo. Non ho mai catturato tanti pesci in vita mia in estate sull’Adda. Una tecnica bellissima e redditizia lungo l’intera giornata, anche perché non solo i pesci si nutrono quasi sempre sul fondo, e questo è risaputo, ma anche perché lo fanno in qualsiasi condizione si trovi il fiume; a dispetto di tante nostre credenze tra cui quella secondo la quale con l’acqua sporca il pesce digiuna. “Tutte Balle”!!! Il pesce il cibo se lo va a cercare anche senza vederlo. Ho catturato temoli a fine giugno e luglio di 45 cm e oltre con ninfe grosse come mattoni ed altre di piccole dimensioni, con imitazioni raffinate e “schifezze” da far rabbrividire

anche un mediocre costruttore. Ho catturato pure diverse belle trote. Insomma ho pescato, pescato e ancora pescato, ma domandandomi spesso: come mai con tutto il ben di Dio che abbiamo nel nostro principale fiume molti se ne stanno a casa o affollano i laghetti a pagamento? A riempire il sacchetto di “pesci”, se tali si possono definire questi poveri animali, gonfiati a mangime e forse di quant’altro? Come mai molti passano il tempo a dire stupidaggini sui siti internet di pesca invece di prender l’attrezzatura e mettere un’esca in acqua? “In Valtellina in questo periodo (giugno) è meglio pescare alla mattina presto e alla sera” dice un “esperto” di fuori provincia ad un altro che gli chiede informazioni su un noto forum di pesca. Io i pesci li ho presi spesso dalle 10 di mattina a mezzodì e dalle tre del pomeriggio in poi, dopo il pisolino o a fine gran premio. “In questo periodo meglio rivolgersi sui torrenti laterali” consiglia un secondo esperto; manco a dirlo in quei giorni chi pescava sull’Adda catturava a più non posso. Forse varrebbe la pena di chiedere informazioni ai pescatori locali, quelli a mosca sono molto disponibili in proposito. Ed essere un

Non riesco più a pescare... Non riesco più a pescare... Non...

Giulia Casati

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po’ meno schizzinosi sullo stato delle acque. Ma soprattutto vale la pena di cominciare a considerare la tecnica della pesca a mosca in tutte le sue forme, praticando le quali si possono trascorrere stupende e redditizie giornate di pesca, adattandosi allo stato del fiume ed ai comportamenti dei pesci. Questa è la lezione che ho imparato e questo è un suggerimento che voglio dare a tutti coloro che pensano ancora che solo la pratica della “mosca secca” abbia senso. Ho trascorso tanti anni a pensarla così, ho cambiato idea, ne sono felice e soprattutto pesco. Tre ninfe per l’Adda di G. Meret

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Per non dimenticare

Il disastro del 1978

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ovistando tra vecchie carte, ho trovato gli articoli pubblicati sui quotidiani locali relativi al più grave inquinamento dell’Adda avvenuto nel 1978. Un avvenimento talmente eclatante che scosse non solo i pescatori, ma tutta l’opinione pubblica. Come non impressionarsi, infatti, vedendo pesci morti lungo il tratto che da Piateda arriva sino ad Ardenno. Per la serie non tutti i mali vengono per nuocere, tale disastro servi a scuotere la mentalità dei pescatori relativamente alla segnalazione di eventuali casi di inquinamento, all’attenzione della qualità dell’ambiente e sullo stato dei pesci. Tale fatto servì inoltre a rendere la nostra associazione più combattiva nel cercare di risolvere tutti quei problemi cui è subordinata la sopravvivenza della pesca sportiva. Mauro Cambiaghi

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I progetti Torrente Aprica

La reintroduzione della trota Mediterranea. Cronaca di una stagione di ripopolamenti Abbiamo intervistato per voi il Dott. Pier Paolo Gibertoni collaboratore del progetto per la reintroduzione della trota Mediterranea nelle acque provinciali.  Come ha proceduto l’immissione delle trotelle prodotte a Faedo? «Decisamente come da aspettative. Buona è stata la resa delle uova in schiusa ed eccellente è stato il lavoro svolto dagli addetti alla conduzione dell’impianto ittiogenico di Faedo

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che hanno svezzato gli avannotti e cresciuto le trotelle sino al momento delle immissioni. Va veramente riconosciuta una lode alla dedizione ed alla professionalità messa in gioco per l’applicazione dei protocolli di management igenico-sanitari che ha consentito, non solo di produrre numeri importanti, ma soprattutto di assicurare uno stato sanitario perfetto del materiale ittico allevato; che poi è sinonimo di alta resa sul fronte dei ripopolamenti nelle acque di fiumi, torrenti, merette e laghi».  Il Piano di Semina per la Reintroduzione è stato redatto su quali basi? «Innanzitutto va specificato che, per seminare tutto il reticolo idrografico di competenza UPS servono numeri sicuramente maggiori, pur considerando che la resa effettiva delle Mediterranee è di gran lunga superiore rispetto alla resa ottenuta seminando fario atlantiche di origine zootecnica intensiva; da esperienze personali maturate sia in Appennino che sulle Alpi Pennine (Biella, Vercelli e Verbania) la resa di 1’000 trotelle Mediterranee immesse è superiore a quella di 5’000 Atlantiche a parità di condizioni di semina! Ciò premesso, si sono svolti alcuni incontri tra delegati ed addetti ai lavori per tarare un primo piano di semina. Sono stati presi in considerazione quantitativi a disposizione, sulla base della distribuzione


“politica” del patrimonio biologico, delle reali capacità biogeniche dei corsi d’acqua, nonché delle necessità di creare “serbatoi genetici” per le future operazioni di ricattura finalizzata alla riproduzione artificiale che, già dall’anno venturo (stagione ittiogenica 2010/2011), sarà svolta presso l’impianto di Faedo. Un peso importante lo ha avuto l’asta principale del Fiume Adda, che in quanto grande collettore di fondo valle, nel tempo, anno dopo anno, godrà dei benefici anche delle semine operate nei suoi tributari maggiori e minori».  Ma quanto tempo ci vorrà per notare una differenza quantitativa e qualitativa nelle nostre acque? «In condizioni normali già dopo 2 o 3 anni al massimo si nota prepotentemente il turnover del pesce presente e le Mediterranee, con la prima frega naturale, la fanno poi da padrona. Ciò vale principalmente per i tributari dell’Adda, mentre per quest’ultimo i tempi di manifestazione della colonizzazione della specie nativa possono essere anche di 3 o 4 anni. Ciò è dovuto ad una maggiore complessità di habitat e ad una più marcata interazione con la comunità ittica residente. Come succede per i grandi fiumi, una volta insediatasi, la popolazione di Mediterranee, comincerà a plasmarsi

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al nuovo ambiente modificando ed adattando la propria livrea, la morfologia e soprattutto gli aspetti etologici con particolare riferimento ai periodi riproduttivi. Sarà molto interessante constatare quali differenze emergeranno tra le popolazioni di torrente di alto corso rispetto a quelle di fondovalle. Anche in un lago a 2000 metri è stato introdotto un lotto di Mediterranee, il Lago dell’Acqua Fraggia, così da poter poi osservare l’adattamento e gli accrescimenti a quote così elevate».  Mi sembra di cogliere una forte soddisfazione per le operazioni appena citate… «Sicuramente. Ogni progetto di reintroduzione è una grande sfida, che vede messi in gioco tantissimi fattori diversi alcuni dei quali naturali ed altri legati alle attività dell’uomo. Ed è proprio l’uomo che deve poi gestire adegua-

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tamente il patrimonio biologico quali le Trote Mediterranee sono. Oggi in Italia tanto si parla di reintroduzione di salmonidi autoctoni, ma vi posso garantire che rispetto alle fario native nessuna realtà nazionale sta operando con i numeri messi a disposizione da UPS. E questo è eccezionale! Poi, come già ho avuto modo di dire nelle serate con i pescatori organizzate a Sondrio ed a Tirano, mi sento molto legato ai territori valtellinesi, in quanto ho ricordi ancora vivi degli ultimi periodi trascorsi in compagnia con mio padre che mi portava a pescare a Madesimo, a Livigno piuttosto che a Bormio. Quando morì per una grave malattia, ero ancora ragazzino, ma cominciai a coltivare quella passione trasmessami dal suo amore per la natura e dal suo essere positivo nei confronti dell’intelligenza dell’uomo. Mi interessai di allevamento e di ittiologia intraprendendo così gli studi via via necessari. Non posso nascondere la commozione nell’aver svolto assieme alle guardie le semine nei laghi con l’elicottero e di essere atterrato al santuario di Motta, proprio dove mio padre era solito portarci, per passare qualche ora in allegria, mangiando un panino prima di una nuova avventura di pesca. Sembra proprio vero, come scrive Norman Meclean nel suo più noto romanzo, che “…alla fine tutte le cose si fondono in una sola ed un fiume le attraversa…». Maurizio Torri


Filo diretto

Gli irriducibili

M

ilano, 30 maggio 2009. Per gli irriducibili dell’Adda (e della camolera) l’appuntamento è alle quattro in punto. Il gruppetto, che oggi non è al completo, comprende Massimo, detto Brontolo, il redivivo Franco, detto Cuorcontento, e il sottoscritto, sul cui ingeneroso soprannome sorvolo, anche se inevitabilmente presto saprete. Sono ben più di cento i chilometri tra Milano e la nostra zona d’azione, che va da S.Pietro fino a Tresenda. In auto, l’argomento portante del dibattito verte sulle condizioni del fiume, che la web-cam di Piateda (un vero peccato che da qualche tempo sia fuori uso) ci ha segnalato alto e abbastanza limaccioso. La stagione era partita bene: l’apertura del temolo ci aveva regalato tante catture e qualche bell’esemplare trattenuto. Poi, tra disgelo, weekend piovosi e “i soliti sospetti” di rilasci incontrollati, tutto ha preso a complicarsi un bel po’. Ma non al punto da scoraggiare chi conosce bene un fiume tuttora in grado di ricompensare almeno i più… insistenti. Mentre per strada formuliamo le nostre congetture su come impostare la giornata, il brontolone non può fare a meno di fare la sua sparata “noir”: «Ho qui pronta la gruccia per appendere il cappotto. Oggi ci sono anch’io: quindi, acqua bella o acqua brutta, non si prende un tubo. E se sarà così, giuro che sabato prossimo faccio come Marco (detto Dormimpiedi, oggi non è con noi. Esce molto la sera e ogni volta, se si presenta, ha la faccia da sonno): me ne sto a nanna fino alle undici». Quando Max attacca la sua litania, nessuno di noi gli bada più di tanto. In fondo, anche lui non molla facilmente; però non si decide a rinunciare a un “pessimismo cosmico” che sa di scaramanzia, e che a volte sembra farlo prigioniero. Franco ridacchia, e quando alle prime luci avvista un capriolo in un prato, suona la carica: «Ecco, guarda là, se vedi almeno un capo di selvaggina prima di cominciare a pescare è fatta! Scommettiamo che oggi facciamo un bel cestino di pesci?». Come sempre, durante la sosta per il caffè mattutino alla “Brace”, si decide il posto. Già ad Ardenno abbiamo notato l’acqua di un brutto colore, gli affluenti sono invece tutti alti per il disgelo, ma puliti. Dunque decidia-

mo di saggiare l’Adda a Sondrio, allo sbocco del Mallero. Arriviamo al limite della riserva turistica e cominciamo, sfruttando la potente vena d’acqua chiara che per un tratto, mescolandosi a quella troppo velata del corso principale, permette di pescare in modo decente. 25 grammi di peso e una minuscola camolina rossa compiono il miracolo: proprio Massimo prende la prima grossa iridea, tanto inattesa quanto incavolata. La mattinata scorre tra molti temoli di poco sotto misura, ma combattivi nella forte corrente; altre grosse iridee “piovono” dalla riserva sul Mallero. A questo punto Massimo comincia a lamentare un certo languore e smette di pescare, mentre io e Franco continuiamo ancora un poco prima dei pizzoccheri, che per una volta chiuderanno in anticipo la pescata. Lui prende l’unica bella fario della giornata e io, proprio quando per accontentare l’amico affamato dichiaro l’ultimo lancio, aggancio finalmente un temolo di tutto rispetto che va a completare il cestino. Naturalmente, mentre Brontolo comincia la conta dei pesci e sottolinea che lui ha avuto meno boccate e ha preso meno di noi, Cuorcontento lo incalza e (mi) piazza il colpo letale: «Eh, caro Max, l’aveva detto il Dormimpiedi che questo qui ha... il Culetto d’oro!». Così avete scoperto l’arcano del mio soprannome nuovo fiammante. D’accordo, è uno scherzo e mi tocca abbozzare. Ma sono sempre convinto che siano il senso dell’acqua e la tecnica, la concentrazione e la tenacia a fare (eventualmente), la differenza. Al resto ci pensa l’Adda, che malgrado tutto è ancora, incontestabilmente, pien di pesci. Sergio Maggio

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V i t a Ass o c i a t i v a I vincitori: Fabrizio Carrara (Bergamo) Marino Poloniato (Treviso) Renato Longoni (Cuneo)

Tra le competizioni 2009 meritevoli di menzione vi è sicuramente il Memorial Remo Bonetti disputatosi lo scorso 24 maggio in Bassa Valle. La società “I Sarach” ringrazia UPS Sondrio per la buona riuscita della manifestazione.

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l 20 e 21 giugno 2009 si è disputata in Valmalenco una gara valevole per il Campionato italiano di pesca alla trota in torrente. Per la prima volta una competizione di tale livello viene assegnata alla provincia di Sondrio ed il merito va tutto agli organizzatori: l’Associazione pescasportivi Mallero – Valmalenco, con il patrocinio dell’Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio. Le sfide nelle acque del Mallero hanno visto la partecipazione di 140 concorrenti. L’unico rappresentante valtellinese è stato Angelo Della Marianna, classificatosi al nono posto finale. Soddisfazione per la riuscita della manifestazione è stata espressa anche dal presidente della società organizzatrice, Bruno Lenatti, che ha sottolineato la valenza turistica di eventi di questo genere che hanno fatto registrare circa 200 presenze negli alberghi della Valmalenco. Ups è stata presente con un proprio stand durante la finale a Chiesa Valmalenco. Alla premiazione hanno partecipato, oltre ai responsabili Fips nazionali e provinciali, il Sindaco di Chiesa Longhini e il Presidente di UPS Valter Bianchini.


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La ricetta

Trote alla Giacconi Da ricetta originale del prof. Dott. Giovanni Giacconi libero docente di Tiosiologia presso l’Università di Pavia- Già primario della Div. Broncopneumologia e Allergologia respiratoria presso ospedale Regionale di Sondalo

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

Trotelle di lago alpino naturale, patate, pancetta, rosmarino, prezzemolo, limoni, olio, sale, pepe. Disporre un letto di patate; tagliate a fette sottili, in una teglia ben oliata; aggiungere sale e rosmarino, quindi rosolare per 15 minuti Coprire le patate con pancetta affettata e disporre in bella vista le quattro trotelle, precedentemente pulite salate e pepate, che ricoprirete anch’esse con pancetta e una spruzzata di prezzemolo e rosmarino. Aggiungere le patate tagliate finemente alla julien e mettere in forno a 180/200 gradi per circa 30 minuti e... buon appetito Giovanni Valsecchi

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Filo diretto

LETTERE ALLA REDAZIONE In questi mesi sono giunte una serie infinita di lettere alla redazione di “Pescare in Valtellina”. Vi proponiamo le seguenti che ben fotografano quanto successo nella calda estate 2009. Ovviamente, abbiamo dato spazio a diverse problematiche. Le risposte a tali lettere sono contenute in questo numero; un numero dedicato a quanto è successo e alla decisa presa di posizione presa dalla nostra associazione. Maurizio Torri

Buon giorno, mi chiamo Presezzi Walter licenza 6880 sono un pescatore a mosca del fly angling club di Vimecate (Mi). Viste le condizioni dei fiumi e torrenti (acque alte e sporche) con alcuni amici mi sono recato sul”lago Alpisella” sabato 04/07. Che profonda delusione, dopo tanta strada in macchina mi sono trovato di fronte una vasca da bagno per pesci rossi non un lago alpino per pescare a mosca. Siate onesti per cortesia toglietelo dai luoghi per esercitare questa tecnica.Se proprio volete reinserite il lago Viola mi sembra più corretto. un saluto

Spett.le UPS: Con la presente mi preme farvi presente che io sottoscritto Rossoni Maurizio in tanti anni di pesca come fedele tesserato non mi era mai capitato di trovare una situazione così avversa e per così tanto tempo, è inutile dirvi delle innumerevoli giornate andate a vuoto, dove anche il supporto delle web camere non sono state d’aiuto. Per tanto, vi chiederei di trovare una soluzione per tutti quei pescatori che arrivano da fuori provincia, tale da permettere almeno un parziale recupero delle giornate andate buche e tale anche da non far disinnamorare dei bei siti valtellinesi. Una soluzione potrebbe essere quella di dare la possibilità di qualche uscita nelle zone turistiche o se ci sarà la turistica invernale dare la possibilità di un recupero in quei siti e per le date stabilite del periodo. Nella speranza che questa mia non cada nel vuoto, attendo fiducioso un vs. segnale. Cordiali saluti. Maurizio Rossoni

La presente per sapere se è Vs.intenzione preoccuparVi dello stato del no-kill “speciale” della Val Masino.Le poche trote di misura sopra i 30 cm.rimaste lo scorso anno sono state bracconate ad inizio stagione(rinvenuti cucchiaini e tironi da fondo).Capisco benissimo che non è possibile mettere una guardia che si occupi a tempo pieno del no-kill,penso però che sia meno dispendioso rimettere qualche pesce che giustifichi la denominazione di “Zona speciale riservata alla pesca a mosca no-kill”. L’assurdo è che Piateda, letteralmente imballata di pesce, è sempre meno pescabile a mosca, almeno per chi non ama lanciare”ferri da stiro”. Siccome ogni anno verso regolarmente i 240 euro per il permesso, gradirei sapere che decisioni avete in animo di prendere affinché, prima della prossima stagione, io possa sapere cosa mi aspetta e decidere di conseguenza. Alcuni dei miei compagni di pesca non rinnovano più il permesso ed io lo faccio solo perché pesco a mosca in Valtellina dal 1969, ho avuto casa in Val Masino e sono particolarmente legato a questa bellissima valle. Cordiali saluti Alberto Bringhenti tess.n°33911

Anche Stamattina le acque dell’Adda a Talamona presentavano una concentrazione di materiale in sospensione altissima, rendendo così impossibile la pesca. Basti pensare di mangiare un biscottino mentre ti scaricano addosso un estintore; cosa praticamente impossibile visto che la funzione primaria è quella di tentare di respirare (la cosa vale anche per i pesci). Inoltre, in questi mesi, si sta assestando sui fondali non soggetti a forti correnti e lungo le sponde, una notevole quantità di Limo che va a mutare in modo irreparabile l’habitat ideale dei nostri amici pinnuti. A volte si presta attenzione agli spilli e non ci accorgiamo delle travi. Come diceva il buon Renzo Arbore, meditate gente …. Meditate. Pietro Colombo

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Concorso fotografico

La Tua foto in copertina Il concorso ha l’obiettivo di stimolare la riflessione sul valore delle risorse ittiche e del loro sviluppo sostenibile attraverso la pesca. Saranno privilegiate le immagini che valorizzano gli ambienti fluviali valtellinesi e i pesci autoctoni delle nostre acque fotografati nel loro ambiente naturale e/o nelle fasi della cattura, rappresentando gli stessi nel modo più naturale possibile. Tutte le immagini non premiate potranno in ogni caso essere utilizzate per la pubblicazione sulla rivista, sul nostro sito internet, o utilizzate per la promozione della pesca in Valtellina. La foto più bella sarà scelta per la prossima copertina della rivista; l’autore dello scatto riceverà invece a propria scelta uno dei seguenti premi: - 1 permesso per la pesca turistica (valore 40 euro); -1 permesso per la pesca nelle zone a mosca artificiale (valore 40 euro); -2 permessi giornalieri per la pesca nelle zone NO Kill fiume Adda Piateda e Traona, Torrente Masino, Fiume Mera; - Sconto del 30% sul costo del permesso di pesca annuale/ permesso annuale plus No kill. Le foto non premiate potranno essere pubblicate nelle pagine interne della rivista. Le fotografie saranno scelte da un’apposita commissione. Le immagini dovranno essere inviate alla nostra redazione: Unione Pesca Sportiva Della Provincia Di Sondrio Via Fiume, 85 23100 Sondrio oppure via mail a ups@provincia.so.it

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Bresaola della Valtellina Bresaole Del Zoppo srl

23010 Buglio in Monte Via dell’industria 2 tel. 0342 620019 - fax 0342 620030 e-mail:info@delzoppo.it www.delzoppo.it

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