Servizi ecosistemici

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Servizi Ecos stemici

booklet di progetto


M A S T E R Docenti: Studenti:

Valentina Talu, Alessandro

Gianluca Pulino, Michelangelo


Fosso della noce

Emiciclo

Vista dal cavalcavia

Valle del Rosello

R

P L A N

Plaisant, Nadja Beretic, Tanja Congiu

o Picconi, Filomena Merella, Simone Soro


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Durante lo svolgimento del corso sono stati svolti dei seminari in cui sono stati affrontati degli argomenti volti al comprendere meglio il ruolo, l’importanza e le tipologie della componente vegetale nelle aree urbane. Il secondo seminario è stato esplicitato dal professor Emmanuele Farris, botanico del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università di Sassari, mediante l’utilizzo di concetti già introdotti nel primo seminario svolto da Gianluca Melis incentrato sui servizi ecosistemici. Farris propone un approccio ecologico-funzionale per la gestione del verde urbano, partendo dal principio che non possiamo più stabilire un confine tra città e campagna come accadeva del medioevo. È più opportuno ragionare in modo sistematico ovvero, parlare di territorio come un sistema molto complesso che contiene dei sottosistemi altrettanto complessi che possono essere gli ecosistemi forestali, agricoli, marini, costieri e non di meno sono inclusi gli ecosistemi urbani. La città non è l’antitesi della campagna, essa ha bisogno di essere interpretata come un ecosistema anche se presenta caratteristiche che ben la distinguono dal resto degli ecosistemi. L’ecosistema urbano ha la caratteristica importante di essere l’unico ecosistema veramente e prettamente sempre eterotrofo, rispetto a tutti gli altri che si basano in maniere diverse sulla fotosintesi. Questo significa che gli ecosistemi autotrofi hanno la capacità di sostenersi autonomamente, mentre la città ha continuamente bisogno di energie e materiali che provengono dall’esterno (dagli altri ecosistemi autotrofi). La città, come nel resto degli ecosistemi, ha caratteristiche biotiche per la presenza di organismi viventi quali animali e vegetali, ma ha alcuni fattori abiotici (non viventi) che la distinguono. Un esempio è il fattore climatico (abiotico), negli ecosistemi urbani la temperatura è tipicamente più alta rispetto agli ecosistemi


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che urbani non sono; questo è il fenomeno dell’isola di calore che in questi ultimi anni sta provocando notevoli disagi dovuti al cambiamento climatico ed al costante aumento della temperatura media giornaliera nelle città. La composizione del suolo e del sottosuolo è un altro fattore abiotico che influenza per esempio il ciclo dell’acqua; questo cambia in relazione alla permeabilità del suolo perché, l’acqua che penetra nel sottosuolo diminuisce alla perdita di copertura verde ed all’aumento della copertura urbana. Questo fa sì che una maggiore quantità di acqua scorra sulla superficie e in casi di forti eventi torrenziali causa numerose difficoltà date anche dalle inondazioni. L’aumento della frequenza di questi eventi pone una problematica, e bisogna iniziare a capire in che modo è possibile adattare la città per mitigare il cambiamento climatico. Una risposta ci viene offerta dagli ecosistemi verdi, perché ad esempio, la presenza di vegetazione e di suolo permeabile favorisce un abbassamento della temperatura e un minor accumulo di acqua in superficie. La realizzazione di una infrastruttura verde, mediante cui il verde può essere interpretato come un vero e proprio strumento, renderebbe possibile soddisfare un ventaglio molto ampio di bisogni. Questi possono essere di tipo materiale come la produzione di ossigeno, ombra, alimenti, ma soprattutto di tipo immateriale di cui la popolazione beneficia. Il verde nelle città non produce solo ossigeno, esso ne contribuisce alla produzione solo in minima parte, il vero polmone del mondo sono gli oceani; le vere funzioni che vengono attribuite alle aree verdi dei centri urbani sono intangibili: l’aspetto spirituale, emozionale, salutare, ecc. Il progetto di un’infrastruttura verde però necessità di una conoscenza della componente vegetale molto dettagliata, perché il verde non è tutto


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uguale e non tutto fornisce gli stessi servizi. Innanzitutto, il picco di servizi ecosistemici non si raggiunge negli ecosistemi più naturali, ma in quelli antropogeni in cui l’uomo ha saputo modificare l’ecosistema naturale in modo graduale non troppo radicale; per questo aree coltivate, dedicate al pascolo o anche all’insediamento urbano, oltre ai servizi naturali offrono quelli produttivi e storico culturali. La conoscenza approfondita che necessita la progettazione di una infrastruttura verde, non per forza deve essere acquisita dalla figura tecnica che la pianifica, ma è molto importante che il pianificatore si sappia circondare di esperti (botanico, ecologo, zoologo, antropologo, storico, ecc.), e che abbia la capacità di coordinare e far dialogare tra loro, tecnici e scienziati che parlano linguaggi molto diversi. Per poter progettare una infrastruttura verde si ha la necessità di entrare maggiormente nello specifico, non si può più parlare di solo verde urbano, un approfondimento ci induce alla distinzione in tipologie di verde. Il verde è una realtà complessa e per capire di quale tipologia si ha bisogno per soddisfare una determinata esigenza, bisogna capire come è fatto, quali sono le sue componenti e a cosa serve in una moderna visione ecosistemica. Il verde può essere categorizzato in tanti modi, ma per avere alcuni strumenti operativi è possibile distinguerlo in due categorie: 1. La componente strutturale del verde urbano, ne determina la forma ed il design paesaggistico: - arborea (gli alberi, molto utilizzati) - arbustiva (gli arbusti, poco utilizzati)


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- erbacea (le erbe, utilizzate pochissimo) - lianosa (le piante arrampicanti, non utilizzate) 2. La componente corologica, ne definisce la provenienza geografica; in questo caso si è utilizzato un significato più ampio del termine intendendo non solo la geografia ma anche la componente d’uso: - ornamentale (prevalentemente alloctone, esotiche) - ruderale (prevalentemente autoctone, sterpaglie) - naturale residuale (prevalentemente autoctone, boschetti) - agricola (prevalentemente alloctone, orti) LE COMPONENTI STRUTTURALI - La componente arborea, rappresentata dagli alberi, è la più utilizzata, spesso in modo sbagliato perché il grande apparato radicale e fogliare degli alberi, che si sviluppa dimensionalmente nella stessa misura, entra in collisione con elementi urbani quali strade e marciapiedi. Inoltre, possono ostruire la luminosità e la visibilità dei cartelli stradali. Gli alberi però sono fonte di ombreggiamento e contribuiscono all’offerta di servizi ecosistemici. È meglio evitare alberature monospecifiche perché l’arrivo di un patogeno o di una patologia potrebbe danneggiare tutta l’alberata; inoltre si consiglia l’utilizzo alternato di specie sempreverdi e caducifoglie per un miglior comfort durante i periodi freddi. - La componente arbustiva, di minori dimensioni e utilizzata in misura inferiore rispetto a quella arborea, può svilupparsi linearmente in aiuole non voluminose. A seconda del contesto e della specie, offre un effetto barriera dall’inquinamento atmosferico, acustico e visivo. Inoltre, dal punto di vista ecologico gli arbusti rappresentano un importantissimo corridoio in cui organismi piccoli e grandi possono muoversi e cibarsi. - La componente erbacea, rappresentata dagli organismi vegetali che


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hanno un ciclo di vita annuale, spesso viene interpretata in modo negativo. In questo caso si ha la necessità di un forte cambio culturale, perché questi sono organismi che si sono adattati al clima mediterraneo in cui vivono e svolgono un ciclo di vita che prevede un periodo in cui la pianta è verde e uno in cui le erbe virano al giallo, si seccano e per vari motivi vengono sfalciate. Le erbe urbane derivano dai sistemi di prato, pascolo seminaturali che si trovano nel territorio circostante e rappresentano il legame funzionale tra città e sistemi ecologici agro-silvopastorali tradizionali. - La componente lianosa non viene utilizzata. Le piante arrampicanti sono radicate nel terreno, per mettere le foglie nella posizione più adatta rispetto alla luce, si appoggiano ad altre piante con il fusto o i rami i quali sono troppo deboli per mantenersi autonomamente.   LE COMPONENTI COROLOGICHE - Il verde ornamentale è composto prevalentemente da piante alloctone. Esso è bello, ma è costoso non solo impiantarlo, ma anche mantenerlo e soprattutto molti costi indiretti sono dovuti al fatto che una certa quota di queste piante, se ben si ambienta inizia ad espandersi per conto proprio diventando invasiva ed andando a generare il problema delle piante aliene invasive. - Il verde ruderale ha un’alta naturalità ma una bassa qualità, lo si ritrova nei bordi strada o nelle aree semi-abbandonate. Potrebbe avere una valenza estetica almeno per alcuni periodi e comunque deve essere gestito e non abbandonato. - Il verde naturale residuale, presente in quasi tutte le città, è un serbatoio di biodiversità ed è una testimonianza dei precedenti assetti vegetazionali. - Il verde agricolo è un’altra componente importante perché, anche se


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costituito prevalentemente da piante esotiche non native, queste sono state introdotte ed addomesticate da tempi più o meno lunghi. In ogni caso questa componente è entrata nella componente identitaria (gli orti, gli oliveti), ha un alto valore economico, storico e identitario, ma può avere anche valore ornamentale e sociale in termini di ambienti condivisi. Un errore che è stato fatto sino ai giorni nostri è la valutazione del verde solo da un punto di vista quantitativo: il verde urbano non è la somma dei metri quadrati, degli alberi o il rapporto di alberi per cittadino. Secondo una definizione più funzionale il verde urbano è la somma dei servizi ecosistemici erogati dal verde meno la sommatoria dei disservizi ecosistemici; infatti se il verde urbano funziona bene in tanti ne traggono beneficio, ma se funziona male altrettanti subiscono svantaggi. Il verde diventa un problema quando viene gestito in modi non idonei; per esempio il verde arboreo presenta il problema del tempo, perché il lasso di tempo tra la piantumazione e l’età adulta di una sola pianta è veramente ampio e chi ha pensato di piantarlo non può rendersi conto dei benefici e dei problemi che esso può generare. Per questo bisogna saper utilizzare le altre specie, arbustive, erbacee, lianose. Un problema che si presenta nella gestione delle specie erbacee riguarda lo sfalcio, questo deve essere fatto in un certo periodo (fine stagione) perché, effettuandolo prima si rischierebbe di non rispettare il ciclo biologico dell’organismo e da un punto di vista economico risulterebbe dispendioso perché dovrebbe essere ripetuto più volte.

Alcuni disservizi erogati dal verde non gestito o non pianificato: - Le allergie da pollini


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- La scarsa visibilità dei cartelli stradali - Il dissesto di strade, marciapiedi e tubature - Diminuzione della luminosità - Rischio incendio - Caduta rami - Marciapiedi e strade scivolosi a causa delle foglie Alcune problematiche generate dalla modalità di gestione del verde possono essere risolte come già avviene con il regolamento del verde, ma questo non basta. Si ha la necessità di un piano del verde che sia contemplato come il piano della mobilità sostenibile, il piano energetico, ecc. e deve dialogare con il piano urbanistico comunale e con tutti gli altri strumenti di governo del territorio.   ALCUNE BUONE PRATICHE - Usare tutte le componenti del verde (alberi, arbusti, erbe) - Prevedere aiuole lineari, con siepi arbustive o anche solo erbe laddove non fosse possibile piantare alberi - Recintare le aiuole per evitare il calpestio e il parcheggio abusivo - Piantare almeno un arbusto, liana o bulbosa in ogni aiuola - Puntare molto anche sugli elementi puntiformi (pergolati, singoli alberi) - Usare alberi sempreverdi e caducifogli a seconda dei contesti e delle esigenze - Limitare l’uso di specie impollinate dal vento (potenzialmente allergeniche) e incrementare l’uso di specie impollinate da insetti (che hanno anche il pregio di produrre fiori colorati e talvolta profumati) - Incrementare l’uso di specie che producono frutti carnosi (bacche, drupe) - Limitare l’uso di fitofarmaci e concimi chimici - Non gestire foglie e rami secchi come rifiuti, ma utilizzarli per riportare in


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città catene alimentari legate ai detriti organici - Limitare l’uso di tappeti erbosi sempreverdi da irrigare, orientarsi verso prati secchi mediterranei piÚ naturali e sostenibili - Coinvolgere la cittadinanza non solo ad usare ma anche a gestire e studiare (citizen science) il verde urbano.

Sintesi del seminario a cura di Efisio Chighini


OBBIETTIVO

L’obbiettivo è quello di progettare un infrastrtuttra verde che offra un ampio spettro di Servizi Ecosistemici. Per miglirorare la qualità della vita urbana prestando particolare attenzione alle emergenze climatiche e sociali che richiedano un Sistema Urbano resiliente. PROPOSTA PROGETTUALE

Ridare centralità al Sistema vallivo e ripensare le connessioni tra quest’ultimo ed il Sistema urbano. Stato attuale

Strategia

Planivolumetria sintetica Area di progetto

mobilità Ambo i versi

mobilità

mobilità

Ambo i versi

Ambo i versi

inaccessibilità

accessibilità potenziale

Fisica , visiva e percettiva

Fisica

accessibilità potenziale

Elemento interessante è il primo nucleo edificatorio al di fuori della cinta muraria, sorto intorno agli anni Quaranta dell’Ottocento lungo il Corso Trinità, al fianco della Chiesa della SS. Trinità e della discesa verso la famosa fontana del Rosello. Le abitazioni hanno mantenuto quasi inalterato il loro aspetto originario, caratterizzato da edifici separati da una serie di vicoli chiusi, stretti e paralleli fra loro. Essi riprendono le tipologie edilizie contadine dell’antico centro storico e hanno mantenuto tali i loro caratteri, aspetto non di poco conto, se si considera la loro particolarità di edifici pionieri dopo l’agognato permesso regio di espansione extra muros. Queste costruzioni si affacciano sulla ben nota Valle del Rosello, una delle valli che caratterizzano la morfologia del territorio sul quale sorge la città. Tale sistema vallivo, delineato dal Rio di Ottava, può essere ritenuto una persistenza naturale di elevato valore ambientale e culturale.

C/D/F

A/B

E

Visiva e percettiva

TIPOLOGIA

Lavatoio

Fontana del Rosello

V E R D E

V E R D E

V E R T I C A L E

P R I V A T O

A. I N T E R V E N T O

V E R D E P U B B L I C O

S. P E D O N A L E

vuoto urbano

G

E

D C

B

A

A1

Viale San Don

SS

LL

II

V V

A A

B B

LL

EE

TT

R R

EE

EE

TT

M A S T E R Docenti:

Valentina Talu, Alessandro Plai Studente:

Gianlu


Corso Trinità - prospetto di analisi degli accessi pubblici e privati alla Valle del Rosello

F

D

E

B

C

A

3 tipi ti vicolo cieco

Stato attuale Vicolo C

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

RES.

potenziale accesso alla valle (vicolo cieco)

luogo di culto

RES.

RES.

RES.

spazio pubblico

accesso alla valle

spazio privato

piano residenziale piano commerciale

RES.

EDIFICIO ABBANDONATO

Analisi dimensione stradale

4,8m pedonale

Verde verticale dimensioni

7m 4,8m dimensione pedonale carreggiata doppiodi cui 1,5m utilizzati senso di marcia come spazio per parcheggio

Planimetria d’intervento sul sistema Via San Donato - Vicolo chiuso C - Valle del Rosello

Via San Donato Valle del Rosello

Corso Trinità

Via delle Muraglie

Vicolo chiuso C

P L A N sant, Nadja Beretic, Tanja Congiu ca Pulino

marc.

Corso Trinità

Antiche mura

nato

Via delle Muraglie

Sezione d’intervento

muro marc.

Vicolo Chiuso C accesso alla valle

Valle del Rosello


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OBBIETTIVO: L’obbiettivo è quello di progettare un infrastrtuttra verde che ora un ampio spettro di Servizi Ecosistemici. Per miglirorare la qualità della vita urbana prestando particolare attenzione alle emergenze climatiche e sociali che richiedano un Sistema Urbano resiliente. PROPOSTA PROGETTUALE: Ridare centralità al Sistema vallivo e ripensare le connessioni tra quest’ultimo ed il Sistema urbano della città di Sassari. Quindi dare maggiore connessione ai quartieri tramite il sistema vallivo. Elemento interessante è il primo nucleo edicatorio al di fuori della cinta muraria, sorto intorno agli anni Quaranta dell’Ottocento lungo il Corso Trinità, al anco della Chiesa della SS. Trinità e della discesa verso la famosa fontana del Rosello. Le abitazioni hanno mantenuto quasi inalterato il loro aspetto originario, caratterizzato da edici separati da una serie di vicoli chiusi, stretti e paralleli fra loro. Essi riprendono le tipologie edilizie contadine dell’antico centro storico e hanno mantenuto tali i loro caratteri, aspetto non di poco conto, se si considera la loro particolarità di edici pionieri dopo l’agognato permesso regio di espansione extra muros. Queste costruzioni si aacciano sulla ben nota Valle del Rosello, una delle valli che caratterizzano la morfologia del territorio sul quale sorge la città. Tale sistema vallivo, delineato dal Rio di Ottava, può essere ritenuto una persistenza naturale di elevato valore ambientale e culturale. METODO: L’utilizzo degli strumenti urbanistici introdotti nel Corso di Urbanistica hanno aiutato e pilotato gli studenti nella stesura dei loro lavori. Ad ogni scala di progetto si utilizzava lo strumento adeguato. come per esempio l’utilizzo del PPR (piano paesaggistico regionale), ci ha aiutato a capire e quali erano le azioni che prendevano in considerazione, nel nostro caso, il sistema vallivo.


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Invece a Scala di dettaglio ovvero scala Urbana erano gia piĂš specifici sul particolare.

Sezioni di analisi della morfologia del tessuto urbano

1

2

3

4

5

parcheggio

Corona olivettata

Luoghi di culto S. culturali

strada

Spazio verde

S. ricreativi

ferrovia

corti interne

Lu o g h i d ’i n t e re s s e storico storico

e d i fi c a t o

legenda

Valle

1:2000

Gruppo di Filomena Merella, Gianluca Pulino, Simone Soro, MIchelangelo Picconi


g g r a p h i c


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