Uva da Tavola Magazine - n. 5

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Uva da Tavola L'informazione sulla viticoltura da tavola

www. u vad atavol a. com

MAGAZINE

Anno I ­ N. 5 novembre­dicembre 2013

COPIA GRATUITA

Tecnica

Eventi

L'intervista

Tante le varietà apirene, ma

Tutto pronto per il 25° Forum

Presente e futuro dell'uva da

quali certezze?

di Medicina Vegetale

tavola: analisi commerciale del prodotto



SOMMARIO 3

Editoriale

5

Tecnica

Siamo davvero fuori dai giochi?

Tante

le

varietà

certezze?

10

apirene,

ma

quali

Tutto pronto per il 25° Forum di Medicina

Uva da Tavola.com: gli articoli più letti

L’importanza del calcio per la qualità

L'intervista

Presente e futuro dell'uva da tavola: analisi commerciale del prodotto

22

inizio della stagione 2013 è stato entusiasmante almeno

quanto deludente è stato il finale, un trend negativo con se­ gnali di ripresa episodici e deboli che non sono bastati a ri­

al surplus di uva da tavola "di qualità" prodotta in tutto il bacino del Mediterraneo ed alla conseguente sovrapposizione con le prime uve provenienti dall’Emisfero Sud. Risultato: crollo dei prezzi sul mercato. zione, non siamo più competitivi. Siamo quindi fuori dai giochi?

Difficile rispondere a questa domanda, soprattutto quando vige tra i

produttori uno stato di confusione generale. "Non dobbiamo più pro­ durre uva con semi, il futuro è delle apirene", dicono alcuni. "Le uve

Ricerca

post­raccolta dell’uva da tavola

20

'

Mercato in cui noi, a causa (soprattutto) degli elevati costi di produ­

I più letti del 2013

19

Siamo davvero fuori dai giochi?

sollevare la situazione. Gli esperti del settore ne attribuiscono le cause

Eventi

Vegetale

12

L

EDITORIALE

Salute

Il resveratrolo contenuto nell’uva riduce i danni all’udito

UvadaTavola

Rivista di informazione tecnico scientifica sulla viticoltura da tavola Anno I ­ Numero 5

Novembre­Dicembre 2013 Direttore responsabile Domenico Zagaria Redazione

Domenico Zagaria, Mirko Sgaramella,

Giuseppe Colucci, Michelangelo Stolfa

Hanno collaborato a questo numero

A.R.P.T.R.A.­ Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura, Vincenzo Cuoccio

Alberto Sansovini, Antonietta Natuzzi, Marina Amodio, Angela Cortigiani, Pamela Cinquepalmi Direzione, redazione e segreteria

tradizionali garantiscono maggiore sicurezza" controbattono altri. Intanto, la Grande Distribuzione Organizzata diventa ogni stagione più

esigente sugli aspetti residuali. Eppure l’uva italiana è una delle mi­ gliori al mondo in termini di sicurezza e di qualità del prodotto. Questo

grazie anche al grande lavoro dei tecnici specializzati che operano nel nostro territorio e che dal 2014 assumeranno un ruolo sempre più

importante all’interno delle aziende agricole, come evidenzierà il prossimo Forum di Medicina Vegetale.

Da decenni ormai sentiamo parlare dell’importanza dell’aggregazione

in agricoltura. Concetto anche ribadito e promosso dalle politiche

dell’Unione Europea. Ma siamo sicuri che la soluzione possa partire da

queste "politiche dall’alto"? Forse sarebbe più semplice far capire agli agricoltori

l’importanza

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Grafica 080 ­ Modugno (BA) Reg.Tribunale di Bari

n° 723/12 del 22/03/12

l’adozione

di

comprendere l’importanza della sostenibilità ambientale e della salva­ guardia del territorio. Non dobbiamo più limitarci a vendere solo uva. Dobbiamo vendere uva e territorio. Solo se si coltiva in un territorio

sano e pulito si trasmette al consumatore un’immagine di sicurezza.

Immagine che la Grande Distribuzione Organizzata dovrebbe remu­ nerare per avere la nostra uva sui propri banchi di ortofrutta.

L’aggregazione non deve partire dalle politiche, ma dalla volontà di

ogni singolo. E se a questo si aggiungesse un’organizzazione della fi­ liera più efficiente, fatta di meno speculazioni a spese del produttore, si riuscirebbe a trovare la formula vincente. Forse.

Auguriamo a voi tutti un Buon Natale ed un Sereno 2014. La Redazione

info@uvadatavola.com Foto di copertina

mediante

favorire la formazione degli agricoltori, in modo che possano

Via della Costituzione, 20 ­ 70016 Noicattaro (BA)

Giuseppe Sgaramella

dell’aggregazione

"politiche dal basso". Come? Una soluzione potrebbe essere quella di

s eg u i c i a n c h e s u :

w w w . u v a da t a v o l a . c o m


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Tecnica

Tante le varietà apirene, ma quali certezze?

I

La Redazione di Uva da Tavola Magazine ha intervistato Vincenzo Cuoccio (Vivai Cooperativi Rauscedo) per conoscere la sua opinione sui nuovi impianti di varietà apirene

Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR) sono la realtà vivai­

durre anche molto bene. Vorrei però puntualizzare su un

70 milioni di piante l'anno, prevalentemente di viti

mercato con prodotto estero. Le loro produzioni non sono

stica più grande del Mondo, con una produzione di circa

innestate di varietà da vino e da tavola ed una piccolissima

parte di barbatelle selvatiche. Vincenzo Cuoccio è il responsa­ bile tecnico e commerciale VCR negli areali di Puglia, Basili­ cata, Calabria e alcuni Paesi del Nord Africa.

Uva da Tavola Magazine ha posto a lui alcune domande per

conoscere il punto di vista di un esperto circa la diffusione di nuovi impianti in Italia e all'Estero e delle nuove varietà di uva da tavola che sono oggi disponibili sul mercato.

Parlaci di come è organizzata VCR qui in Italia e del ruolo che ricopri

VCR dispone di vari agenti di zona, ciascuno dotato di un de­ posito per lo stoccaggio del materiale vegetale commercia­ lizzato. Io mi occupo sia della parte tecnica che di quella

commerciale. Per conto di VCR, inoltre, curo i contatti con gli

Istituti di Ricerca, le Università e le aziende di sperimentazio­ ne. Mi occupo inoltre personalmente dell'aspetto fitosanitario

delle piante madri da cui preleviamo il materiale per la molti­ plicazione che serve a realizzare le barbatelle innestate che commercializziamo.

Quali sono i Paesi nei quali la richiesta barbatelle inne­

state di uva da tavola è più alta? Quali sono le varietà più richieste?

Nord Africa, soprattutto Marocco e Tunisia, dove le cultivar

tradizionali la fanno ancora da padrone. Esiste una domanda molto alta della cv Italia, perchè è una varietà che non ha

grossi problemi di conduzione tecnico agronomica, dove ci so­ no tecniche note e consolidate. In questi Paesi, grazie ai molti

italiani che si sono recati in quelle aree, si è imparato a pro­

Varietà senza semi Regal: la richiesta è diminuita nel 2013.

aspetto: non deve mai esserci alcuna paura di invasioni di sufficienti neanche a soddisfare il loro fabbisogno interno. Perchè Marocco e Tunisia?

In questi Stati le condizioni climatiche sono consone alla pro­ duzione di uva da tavola e negli ultimi anni si ha possibilità di irrigare con più facilità. Soprattutto nella zona settentrionale

di questi Paesi non vi è alcun problema nel produrre uva da

tavola. Siamo, quanto a condizioni di suolo e di clima, ai livelli della Sicilia.

E in Italia invece che varietà si impiantano?

In Italia, oltre alle varietà classiche, Italia, Vittoria, Palieri,

Black magic, non c'è un mercato stabile, le diverse varietà

durano il tempo di un attimo. Lo scorso anno (2012) si è re­ gistrata una buona richiesta di Regal, ma anche questa è du­ rata pochissimo. In questo 2013 non si sente già più parlare di Regal. Il mercato è veramente difficilissimo da prevedere.

Un altro esempio: fino a 30 anni fa la Crimson seedless era la cv più odiata del mondo. Non si conoscevano a fondo le tecniche necessarie a farla produrre e, soprattutto, colorare in

modo opportuno. Ma nel frattempo che la richiesta sul mercato

aumentava,

gli

agricoltori

hanno

capito

come

intervenire per produrre in modo ottimale. Risultato: se que­ st'anno VCR avesse avuto 300mila piante di Crimson, si sa­ rebbero vendute tutte ad occhi chiusi. È molto difficile

programmare la domanda di piante delle diverse cultivar. Da notare che noi cerchiamo di programmare il tutto con un anno

di anticipo. Ancora un altro esempio: la Vittoria, che oggi tutti danno per morta e che nessuno si sognerebbe di piantare è una varietà che sul mercato viene consumata e apprezzata, se non al pari della varietà Italia, in modo molto simile.

La richiesta di Crimson seedless, invece, è in forte crescita.

UvadaTavola ­ n. 5

novembre­dicembre 2013

5


In sostanza il problema, fin troppo noto, del comparto della viticoltura da tavola è rappresentato dal fatto che tutto viene improvvisato e non c'è alcuna organizzazione del mercato.

Le varietà che il produttore sceglie di impiantare sono dettate dalle mode del momento, una modalità di azio­

ne che può rivelarsi estremamente pericolosa. In breve tempo sono giunte sul mercato molte varietà, di cui si

sa poco o niente, varietà che inizialmente strappano sul mercato prezzi altissimi, ma che poi crollano rovinosa­ mente da un anno all'altro. E la confusione per il pro­ duttore aumenta…

VCR circa 20 anni fa introdusse in Europa dall'Argentina tantissime varietà, tra cui la Perlon, la Rutilia, la Pasilia, l'Imperatrice. Sono queste tutte varietà che non hanno avuto

collocazione sul mercato. Per sperimentare e lanciare una

Apulia Rose seedless: varietà senza semi che in futuro potrebbe diventare

dato territorio. I Vivai Cooperativi Rauscedo per evitare pro­

no favoriti dalle buone condizioni climatiche. La Vittoria ad

alla commercializzazione di nuove varietà. Quest'ultima viene

loro di non dover eseguire l'acinellatura. Gli spagnoli possono

nuova cv servono almeno 10 anni di sperimentazione in un blemi seri ai produttori ha spontaneamente posto un freno

effettuata solo dopo che VCR ha sperimentato in proprio le piante, così da avere informazioni circa la risposta che queste sono in grado di dare in un dato territorio. Solo così VCR può fornire una varietà con un risultato sicuro e di qualità.

In termini quantitativi, quanto si sta trapiantando nelle aree di produzione di uva da tavola del Mediterraneo?

All'estero, nelle zone in cui opero, attualmente VCR vende

ogni anno circa 1 milione di barbatelle innestate ad uva da ta­ vola in Marocco, mezzo milione in Tunisia e un altro mezzo milione di piante tra Algeria e Libia. Indicativamente siamo

perciò sui 2 milioni di viti ad uva da tavola vendute in Nord Africa ogni anno dalla VCR. Ovviamente si tratta sempre e so­ lo di barbatelle innestate. Le varietà scelte in queste aree so­ no principalmente Italia, Vittoria, Palieri, Black magic, ma anche apirene come Supernova seedless, Sublima seedless e

Thompson seedless, che rappresentano il 20% del totale di piante vendute.

E in Puglia quanto si sta impiantando? E quali varietà?

In Puglia ci sono circa 1 milione di piante innestate ogni anno

che vengono vendute da VCR. Anche in Puglia il rapporto uve con seme/apirene è di 80/20. Va detto però che questi sono

dati relativi solo a quello che VCR commercializza, e sono di

certo influenzati dal fatto che in catalogo disponiamo di po­ chissime varietà senza seme. In definitiva, le cv consolidate

sul mercato sono Crimson, Superior, Thompson. Queste tre

varietà hanno un consolidato trend crescente che dura ormai da diversi anni. Non ci sono a mio avviso altre cultivar apirene

che possono vantare la stessa stabilità di mercato di queste

appena elencate. In Italia, nelle zone di produzione di uva da tavola, il 70% è ancora rappresentato dalla varietà Italia. Cosa si produce in Spagna?

In Spagna a mio avviso l'uva da tavola prodotta non è di qua­ lità come quella italiana. La Spagna nella GDO è presente con

uva di qualità molto meno curata della nostra. Gli spagnoli so­

6

UvadaTavola ­ n. 5 novembre­dicembre 2013

una buona alternativa alla Red Globe.

esempio ha un'ottima costanza di fioritura e questo permette

per questo arrivare sul mercato con 15 anche 20 centesimi di euro in meno rispetto all'Italia.

In Spagna si produce molta uva senza semi…

È vero, ma va detto anche che tutte le varietà che producono

sono libere da brevetto. Questo è un modo intelligente di operare. Lo stesso non avviene in Italia: per molte varietà senza semi il produttore deve, prima dell'impianto, firmare un

considerevole blocco di documenti e pagare royalty. Altre royalty le deve poi pagare il commerciante che acquista l’uva.

In definitiva in Spagna si coltivano le uve che il mercato chie­ de tramite un coordinamento attuato da cooperative che, a differenza dell'Italia, funzionano realmente. All'agricoltore non

resta altro che il compito di produrre. A tutto il resto pensa la cooperativa.

Quali varietà di uva da tavola consiglieresti ad un pro­ duttore?

A parte le tre varietà ricordate prima (Crimson, Superior e

Thompson), non ritengo opportuno consigliare altro. E co­ munque ritengo ragionevole, in caso di varietà di nuova intro­ duzone, impiantare su piccole estensioni, così da testare le varietà individuate. Credo sia meglio arrivare sul mercato con

due anni di ritardo che anticipare gli altri con una cultivar di cui però non si sa nulla. Se conosco il comportamento della varietà in un dato areale e la risposta della pianta, posso fare uva di qualità, elemento che mi permette, anche se l'annata è commercialmente negativa, di vendere e ricavare un certo profitto.

VCR ha allo studio nuove varietà di uva da tavola?

VCR ha iniziato circa 20 anni fa ad introdurre nuove varietà in

Italia, grazie alle collaborazioni con Istituti di Ricerca esteri.

Ma dopo alcuni insuccessi ci siamo fermati. Di fatto mancava una più attenta sperimentazione, elemento che è essenziale

prima di mettere nelle mani di un agricoltore una nuova va­ rietà.


In questo momento abbiamo delle selezioni di varietà di uva

Sud­Est Barese in passato non aveva tutti i torti ad avere la

confrontare

scarsa selezione in viticoltura da tavola. Si preferiva allora

da tavola in osservazione in ambienti diversi così da poter la

loro

risposta

ed

avere

risultati

seri

attendibili. L'obiettivo è dare al viticoltore delle notizie certe.

ed

Quali sono le nuove varietà di uva da tavola che si stanno valutando?

Va ricordata la Supernova Seedless, una varietà rosa con

leggero sentore di moscato, molto precoce, senza semi. Poi la Sublima seedless, bianca, precoce, senza semi, sulla quale attualmente si sta lavorando con termoterapia

per il risana­

mento dagli evidenti problemi di natura virale che oggi pre­ senta. Ci sono poi altre varietà provenienti dai Paesi dell'ex Unione Sovietica e dalla ex Jugoslavia.

VCR dispone inoltre di una nuova varietà apirena rossa, il cui nome è Apulia Rose seedless, costituita dal dott. Stefano

Somma di Bisceglie (BA), il quale l'ha concessa ai nostri Vivai Cooperativi in esclusiva per l'Estero. Questa è una varietà che,

in futuro, potrebbe diventare una buona alternativa alla Red Globe. La bacca è un po' più piccola di quest'ultima ma è senza semi.

Per concludere, una domanda di carattere tecnico. Ci sono differenze tra barbatella già innestata e barbatella da innestare in campo?

L'utilizzo della barbatella già innestata è diffuso in tutto il mondo. Anche in Sicilia ormai non si usa più la barbatella

selvatica da innestare in campo. Tuttavia l'agricoltore del

propensione all'uso della barbatella selvatica, in quanto c'era scegliere in proprio le marze più idonee, fidandosi dei propri occhi. Ma oggi continuare ad avere questo atteggiamento è diventato anacronistico. I controlli che VCR esegue sul proprio

materiale sono numerosissimi e il lavoro che noi facciamo per

garantire la qualità sanitaria delle piante è enorme. Disponia­ mo di una squadra di 15 operatori esperti che, in compagnia di un funzionario del ministero, trascorrono l'estate a selezionare

le migliori marze possibili. Le piante vengono sottoposte ad ELISA test ed innestate su barbatelle certificate al 100%. È fondamentale che non solo le barbatelle, ma anche le marze siano certificate esenti da virus e altri patogeni. Questo non può essere garantito se le marze vengono raccolte in campo

dal produttore senza opportuni test preliminari. L'attenzione

che i Vivai Cooperativi Rauscedo ripone nella selezione del materiale di partenza è massima e a livello sanitario non può

esserci garanzia maggiore. Ed è massima anche l'importanza

di disporre di piante esenti da virus, al fine di un risultato pro­ duttivo di qualità protratto nel tempo.

Mirko Sgaramella

Agronomo




Eventi

Tutto pronto per il 25° Forum di Medicina Vegetale

F

Giunge alla sua venticinquesima edizione l’evento organizzato dall’ A.R.P.T.R.A. dedicato alla difesa fitosanitaria e gestione delle colture .

esteggia un quarto di secolo il Forum di Medicina Vege­

Arcangeli – Agrofarma Federchimica, Agostino Brunelli – Uni­

alla difesa fitosanitaria e gestione delle colture organizzato

lamo – Quality Manager di CONAD. A seguire, spazio alle

tale, il tradizionale appuntamento di fine anno dedicato

da A.R.P.T.R.A. ­ Associazione Regionale Pugliese Tecnici e Ricercatori in Agricoltura in collaborazione con Europe Direct – Puglia, C.R.S.F.A. “Basile Caramia” ed il patrocinio di A.I.P.P. ­ Associazione Italiana per la protezione delle piante.

L’evento, che si terrà all’Hotel Sheraton di Bari il 13 dicembre 2013, per questa nuova edizione avrà come tema centrale “La protezione delle colture nel nuovo contesto Europeo – il ruo­

lo dei tecnici tra nuove normative europee, sostenibilità e esigenze della GDO”.

Confermata la formula suddivisa in tre sessioni con l’apertura dei

lavori affidata quest’anno a Fabrizio Nardone, Assessore alle Ri­ sorse Agroalimentari della Regione Puglia, Vittorio Filì – Presidente A.R.P.T.R.A., Vito Savino – Direttore C.R.S.F.A., Ennio Triggiani

– Europe Direct Puglia; mentre la prima sessione vedrà gli interventi di Paolo De Castro – Presidente della Commissione

Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Antonio Guario – Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, Giovanni

versità di Bologna, Francesco Faretra – A.I.P.P., Pietro De Giro­

comunicazioni delle Società agrochimiche con le loro ultime propo­ ste innovative per il settore agricolo. Moderatore delle prime due sessioni, Ivano Valmori – Image Line Network.

Infine “Il complesso del disseccamento degli ulivi nel sa­

lento” sarà il tema di approfondimento della terza ed ultima ses­ sione, moderata da Giuseppe Laccone – Consigliere A.R.P.T.R.A.,

che vedrà gli interventi degli esperti in materia come Francesco Nigro e Francesco Porcelli – Docenti del Dipartimento di Scienze

del Suolo, delle Piante e Alimenti dell’Università di Bari, Donato

Boscia, Maria Saponari e G.P. Martelli – Istituto Virologia Vege­ tale CNR, Antonio Guario – Osservatorio Fitosanitario della Regio­ ne Puglia.

Il tradizionale evento di fine anno saluta dunque il suo 25° anni­ versario guardando al futuro della medicina vegetale in un ottica sempre più internazionale.

Gianluca Chieppa

Vice Presidente A.R.P.T.R.A.



I più letti

Uva da Tavola.com: gli articoli più letti del 2013 Riproponiamo in questa rubrica i 5 articoli più letti sul nostro sito www.uvadatavola.com

D

1°. Sicilia: al via il germogliamento della vite nelle coltivazioni in serra e fuori suolo Articolo pubblicato il 17 gennaio 2013, a cura dell'Azienda Agricola G.E.V.A. s.s. dei F.lli Giuseppe, Emanuele ed Andrea Vita. a circa due settimane (primi giorni di gennaio

2013, n.d.r.) a Favara, comune della provincia di

Agrigento, è iniziato il germogliamento della varie­

tà Vittoria coltivata in serra. A segnalarcelo, sulla nostra pa­ gina Facebook, è Emanuele Vita, titolare con i fratelli Giuseppe ed Andrea dell’Azienda Agricola G.E.V.A.

L’azienda è situata in una zona costiera della Sicilia partico­ larmente vocata per le colture in ambiente protetto, tradizio­ nalmente per le ortive. "La nostra azienda ha un’esperienza

decennale nella coltivazione della vite, sia da tavola che da vi­ no, in cui ci ha preceduto nostro padre Carmelo che è riuscito ad intuire diversi anni fa come si sarebbe evoluto il mercato

ortofrutticolo. Ancora oggi continua a invogliarci ed entusia­

I fratelli Giuseppe, Emanuele e Andre Vita con papà Carmelo.

smarci con la sua infinta passione per l’uva da tavola".

messo in circolo. Inoltre è presente una stazione meteo grazie

riscontri positivi sul mercato, hanno sempre puntato sul mas­

fertirrigazione. Molte sono le apparecchiature di elevato livello

Riguardo la coltivazione dell’uva da tavola, i fratelli Vita, visti i simo anticipo della raccolta, che ha in genere inizio tra il 15 ed il 20 maggio.

"Essendo i primi in Italia a raccogliere uva da tavola, non

abbiamo nessun problema a piazzare il prodotto, richiesto so­ prattutto dai mercati esteri, europei e non", spiega Emanuele Vita. L’azienda è organizzata con tre strutture di coltivazione che garantiscono una produzione scalare:

1­ le serre, che permettono di raccogliere le prime uve a metà maggio;

2­ le strutture ad "archetto", in cui la raccolta avviene i primi giorni di giugno;

3­ le strutture "a teloncino" con raccolta dai primi giorni di lu­ glio in poi.

alla quale viene gestito tutto l’impianto, dalle aperture alla tecnologico

presenti:

il

dissalatore

ad

osmosi

inversa,

l’impianto di riscaldamento basale e fogliare, l’impianto fog per l’umidità (di fondamentale importanza), l’impianto auto­ matico per la sublimazione dello zolfo, etc.

Nella coltivazione fuori suolo sono previsti due cicli in un

anno. Nel primo ciclo le piante vengono sistemate in serra a Gennaio e la raccolta ha inizio a metà Maggio.

Dopo la raccolta, la sperimentazione continua in due set di­ versi:

1­ una parte delle piante che hanno appena prodotto viene

potata e rimandata in produzione e, con la giusta correzio­ ne del piano di concimazione, viene garantita una seconda raccolta a fine ottobre.

La varietà predominante in azienda è la Vittoria, ma si produ­

2­ l’altra parte delle piante, dopo la raccolta, viene sistemata

successi sul mercato delle uve prodotte dall’azienda G.E.V.A.,

nute fino a quel momento in dormienza in celle frigorifere

cono, in quantità minore, anche Black magic e altre varietà. I

nonostante il periodo di particolare crisi, hanno fatto notizia in

all’esterno e sostituita da un’altra serie di piante, mante­ aziendali.

Sicilia. L’Università degli studi di Palermo, infatti, ha iniziato

Tali piante vengono inserite in serra i primi giorni di luglio. In

borazione con l’Università, 4 anni fa abbiamo avviato in serra

dibile, quasi "esponenziale" rispetto alle normali fasi di cre­

delle sperimentazioni in azienda già da diversi anni. "In colla­ una coltivazione di uva da tavola fuori suolo, in cui stiamo te­ stando diverse varietà, dalle più classiche fino alle nuove va­ rietà apirene in cui l’azienda crede". La serra col fuori suolo è

dotata di sistema a ciclo chiuso, quindi il deflusso, ricco anco­ ra di sostanze nutritive, viene sterilizzato (con raggi UV),

integrato con nuovi concimi e, tramite la fertirrigazione, ri­

12

UvadaTavola ­ n. 5 novembre­dicembre 2013

tali condizioni le piante riescono ad avere una crescita incre­ scita della vite. Il tutto avviene con la somministrazione di un’adeguata soluzione nutritiva. La raccolta anche in questo

caso avviene a fine ottobre. Diverse sono, infine, le prove effettuate nei diversi periodi dell’anno, svolte in una parte della serra, in cui si sperimenta la possibilità di cambiare completamente il periodo di produzione.


2°. Pizzutello, Regina e Baresana: varietà di uva ancora coltivate in Puglia e richieste dai mercati del nord Italia

D

Articolo pubblicato il 24 settembre 2012, a cura del Dott. Mario Colapietra.

tavola

urante il mese di settembre (del 2012, n.d.r.) sono

in raccolta e commercializzati in Italia ed in nume­ rosi paesi esteri, diversi milioni di quintali di uva da

delle

varietà

Italia,

Palieri,

Red

Globe,

Crimson

seedless, Thompson seedless, Regal seedless, ecc. Sono

commercializzati anche ridotti quantitativi di nuove varietà

senza semi a bacca bianca e nera, costituite quasi tutte in Ca­ lifornia e proposte recentemente per la coltivazione in Italia.

Le caratteristiche quantitative, qualitative e di presentabilità dell’uva di queste varietà sono ottime e presto sostituiranno alcune di quelle in produzione.

Il 16° Congresso Nazionale Uva da Tavola – 12ª edizione

internazionale, svoltosi il 1° febbraio 2013, ha dedicato parti­

Confezione di uva da tavola della varietà “ Pizzutello bianco” prodotta in

chieste da numerosi consumatori delle grandi città del nord,

In alternativa si potrebbe dare maggior impulso ad alcune

colare attenzione alle varietà tradizionali con semi ancora ri­ ma in forte riduzione produttiva perché non più richieste dai mercati internazionali. Questi preferiscono sempre più uve senza semi con grappoli e bacche molto sviluppate.

Le nuove varietà proposte ai produttori italiani e delle altre

zone del mondo in cui è coltivata l’uva da tavola dei costituto­ ri di multinazionali californiane, sono caratterizzate da elevata produttività, ottima presentabilità dei grappoli e da apirenia

che, in alcuni casi, si manifesta con la presenza di piccoli vi­ naccioli. Le condizioni per la loro coltivazione non sono to­ talmente accettate dai produttori italiani perché ritenute limitative della libertà di scelta dell’imprenditore a produrre e a commercializzare i prodotti ottenuti nella sua azienda. In

pratica si riconosce il diritto delle società ad esigere quanto gli spetta per la costituzione e proprietà delle varietà, purchè tale

diritto si adempi una sola volta e senza più interferire e condi­ zionare la “libertà” del produttore a gestire le fasi della produ­ zione e della commercializzazione. Se non si modificheranno

le condizioni contrattuali di acquisto delle piante, di conferi­ mento obbligatorio dell’uva prodotta soltanto ad alcuni addetti alla commercializzazione e di richieste di un compenso sulla produzione lorda vendibile derivante dalla vendita dell’uva, molti produttori non saranno interessati alle nuove varietà.

Puglia nei vigneti di Adelfia (Ba).

cultivar autoctone, caratterizzate da straordinarie qualità gu­ stative.

Ad Adelfia in provincia di Bari, vi è una interessante realtà produttiva costituita dalla coltivazione della varietà a bacca bianca con semi “Pizzutello”. Questa attività rappresenta per

Adelfia ancora una delle maggiori risorse occupazionali ed economiche. La commercializzazione dell’uva, in parte è ese­ guita direttamente dai produttori che contattano i mercati e

inviano con un solo mezzo in diverse città del nord il quanti­ tativo necessario per la vendita giornaliera. Ulteriore varietà divenuta “tradizionale” è la Regina bianca” perché sostituita

dalla varietà Italia caratterizzata dall’aroma di moscato. Nel 1978

in Italia si producevano 7.656.800 quintali di uva di

Regina bianca ( 55,9% della produzione nazionale) rispetto ai 2.845.100

(20,8%) di uva della varietà Italia. Attualmente

viene coltivata su una superficie ridotta e le caratteristiche

sono ancora apprezzate da numerosi consumatori di Torino e di altre città del centro­nord.

Altra interessante zona di produzione di varietà autoctone tra cui la “Baresana” è il comune di Ruvo di Puglia (BA), zona in

cui la viticoltura per la produzione di uva da vino e da tavola è

ancora la maggiore risorsa occupazionale ed economica. La “Baresana

bianca”,

nota

anche

come

Lattuaria

bianca,

Imperatore, Doraka, ecc., era tra le varietà più coltivata in Puglia.

Si tratta di una varietà molto richiesta dai mercati

nazionali, ma è disponibile soltanto durante il mese di settembre con alcune migliaia di quintali. Baresana,

uva

caratterizzata

da

Anche per la

straordinaria

qualità

numerose

varietà

gustativa, si potrebbe aumentare il numero di ettari in coltivazione, Grappoli di “Baresana bianca” prodotta a Ruvo di Puglia (BA).

come

alternativa

alle

internazionali proposte recentemente. UvadaTavola ­ n. 5

novembre­dicembre 2013

13


3°. Patente per trattori: chiarimenti prima dei corsi di formazione Articolo pubblicato l'8 marzo 2013, a cura della Redazione.

L

o scorso 12 marzo, salvo proroghe (si parlava di fine

La Coldiretti, invece, ha dichiarato che "L’adempimento sta

dei trattori agricoli. Di seguito una dichiarazione della

hanno il timore di non poter più operare con i mezzi. Nelle

2013), è entrata in vigore la norma relativa alla guida

Cia (Confederazione italiana agricoltori): "È stato chiarito che fino al 12 marzo 2013, data di eventuale entrata in vigore della norma, non esiste nessun requisito da dover rispettare.

Pertanto, poiché la situazione è in evoluzione, precisiamo che

al momento è inutile partecipare ad eventuali corsi orga­ nizzati".

Inoltre, nel corso delle riunioni con l’Inail e i ministeri compe­ tenti – ha aggiunto la Cia – si è proceduto ad analizzare la

posizione delle principiali casistiche di coloro che possono uti­ lizzare l’autocertificazione della propria esperienza:

1. Titolare di mezzo agricolo: autocertificazione con l’indica­ zione di utilizzo in maniera continuativa e sostanziale.

2. Collaboratore familiare, con contributi come coadiuvante

familiare: possono vantare con l’autocertificazione il pos­ sesso dei requisiti ed una esperienza pregressa.

3. Operaio agricolo: dichiarazione del datore lavoro in cui il datore di lavoro stesso dichiara che l’operaio utilizza in maniera sostanziale e continuativa i mezzi agricoli.

14

UvadaTavola ­ n. 5 novembre­dicembre 2013

suscitando grande preoccupazione tra gli agricoltori che

campagne serpeggia il timore di contravvenzioni". A tal pro­ posito, la Coldiretti ha precisato che la legge prevede, per chi

sia già incaricato all’uso delle macchine, anche se non provvi­ sto di esperienza documentata, la possibilità di adempiere a quanto previsto dalle nuove regole fino al 12 marzo 2015, mentre chi ha già seguito in passato un corso o è in possesso

di esperienza documentata alla data del 12 marzo 2013 sarà

a posto fino al 12 marzo 2017. "Quindi i lavoratori agricoli

avranno almeno altri due anni di tempo per acquisire il co­ siddetto patentino, attraverso un corso teorico pratico di almeno otto ore. Presto saranno pubblicate le linee guida per

chiarire, ad esempio, se il possesso della patente A o B

rappresenta una discriminante per l’accesso ai corsi di forma­ zione e se questi sono rivolti solo ai maggiorenni oppure anche a chi abbia già compiuto sedici anni".

Alla luce di quanto specificato, si invitano gli agricoltori ad attendere che vengano chiarite definitivamente dai ministeri competenti le modalità di applicazione della normativa prima di aderire a qualsiasi corso di formazione.


4°. Piante biocide e nematocide: contenimento di funghi e nematodi ed aumento della fertilità

L

Articolo pubblicato il 16 maggio 2012, a cura della Redazione. a viticoltura da tavola è caratterizzata da tecniche

chimiche, fisiche e biologiche.

della fertilità biologica del suolo ed una diminuzione

caratterizzate da elevata volatilità, si muovono nei pori del

agricole intensive che, negli anni, provocano degrado

del contenuto di sostanza organica, con conseguente aumento

delle popolazioni di patogeni terricoli e di nematodi di difficile

contenimento. Una delle strategie per il contenimento di que­ sti problemi è rappresentata dall’utilizzo di sostanze naturali aventi proprietà biocida ovvero capaci di contenere lo sviluppo di funghi patogeni e nematodi.

La tecnica mediante la quale apportare queste sostanze (es.

isotiocianati e nitrili) al terreno è molto semplice e si basa

sulla coltivazione e successivo sovescio in fase di piena fiori­ tura di alcune specie vegetali, in genere appartenenti alla fa­ miglia

delle

Brassicaceae,

ad

elevato

contenuto

in

glucosinolati che, in presenza di acqua e di alcuni enzimi

naturalmente presenti nelle foglie (mirosinasi), vengono rapi­ damente idrolizzati e liberano le suddette sostanze ad azione biofumigante.

Si apporta così al terreno, con la pratica del sovescio, non so­ lo sostanza organica ma anche molecole volatili capaci di de­ vitalizzare nematodi e patogeni ad habitat terricolo.

Tale pratica, nota come biofumigazione, si basa sull’utilizzo di piante (dette piante biocide) capaci di produrre glucosinolati

pari a circa 15 grammi per metro quadro utilizzando, in gene­ re, 8–10 kg di seme ad ettaro. Dopo la trinciatura, effettuata con fresa fuori terra, e successivo rapido interramento, le

piante rilasciano composti biocidi per circa 48 ore. L’interra­ mento può essere messo in atto con fresa, erpice a dischi o con un’aratura superficiale.

Da non dimenticare, quindi, che questa pratica permette di apportare, come tutti i sovesci, considerevoli quantitativi di sostanza organica al terreno con conseguente miglioramento

della struttura del suolo e, in generale, delle sue proprietà

Dopo il sovescio, le sostanze rilasciate nel suolo, in quanto suolo fino a raggiungere il fungo obiettivo. Si parla di effetto biofumigante.

Questa azione, non è però in grado di frenare l’attività dei funghi agenti causali di marciumi radicali dannosi per la vite,

come Armillaria e Rosellinia, pertanto se l’obiettivo è il controllo

dei

suddetti

patogeni,

importanza del tutto marginale.

tale

azione

assume

Più interessante è invece il cosiddetto "effetto radice" proprio

di quelle piante biocide caratterizzate da elevato contenuto in

glucosinolati a livello radicale. Tale azione è particolarmente

utile nel controllo dei nematodi cisticoli (ad es. Heterodera schachtii) o galligeni (ad es. Meloidogyne incognita) che, dopo

essere penetrati nella radice della pianta, si alimentano di so­ stane tossiche che impediscono loro di generare progenie, con conseguente riduzione della popolazione di nematodi.

Il controllo di Xiphinema index, nematode responsabile della trasmissione del virus che causa la degenerazione infettiva o

complesso dell’arricciamento (Grapevine fanleaf virus, GFLV), risulta invece più difficoltoso con l’utilizzo di tali sostanze.

In commercio esistono sementi di piante nematocide che, do­ po aver svolto azione di contenimento dei nematodi durante il ciclo di sviluppo, vengono trinciate ed interrate, svolgendo

così anche azione biofumigante nei confronti di patogeni terricoli.

Queste dovrebbero essere coltivate nel periodo primaveri­ le–estivo con semina da metà febbraio a tutto marzo, con

eventuale apporto irriguo di soccorso, perché è in questo pe­ riodo che i nematodi sono più attivi e risalgono nella porzione

più superficiale del terreno, risultando perciò più sensibili all’effetto trappola della pianta.

UvadaTavola ­ n. 5

novembre­dicembre 2013

15


5°. Opzioni biologiche per l'interruzione della dormienza Articolo pubblicato il 29 maggio 2013, a cura della Redazione.

S

econdo un recente studio, condotto dal “Center for

Un'ulteriore prova, i cui risultati sono stati pubblicati recente­

(Messico), esistono metodi alternativi biologici per

stata condotta per valutare gli effetti di un idrolato ottenuto

Research and Development in Food” di Sonora

l’interruzione della dormienza nell’uva da tavola. La prova,

che ha confrontato l’efficacia tra un mix naturale di estratti di aglio e l’idrogeno cianammide, è stata svolta in Messico nel deserto di Sonora, una zona desertica che si estende tra la California ed il Messico caratterizzata da inverni miti (4­24

°C) ed estati calde (32­48 °C) con precipitazioni molto scarse (50­130 mm/anno).

Le prove sono state condotte sulle varietà Superior Seedless,

Red Globe, Flame e Perlette potate nella prima metà di gennaio e trattate il giorno dopo la potatura, bagnando bene le gemme. La prova ha previsto un confronto tra idrogeno

cianammide, estratti di aglio e testimone non trattato. I ri­ sultati ottenuti hanno evidenziato che le parcelle di vigneto

trattate con idrogeno cianammide e quelle trattate con estratti di aglio mostravano entrambe anticipo del risveglio delle gemme in tutte le varietà prese in esame.

Si ritiene che l’effetto dell’interruzione della dormienza degli estratti di aglio sia legato al contenuto di composti contenenti

zolfo, anche se l’esatto meccanismo di induzione dell’interru­ zione della dormienza continua ad essere sconosciuto.

La ricerca ha anche raccolto dati relativi alla qualità del pro­ dotto finale in termini di gradi Brix, peso del grappolo e dia­ metro

della

bacca.

Anche

in

questo

caso

sono

state

riscontrate significative differenze tra le due tesi trattate ed il testimone non trattato a favore delle prime.

16

UvadaTavola ­ n. 5 novembre­dicembre 2013

mente sulla rivista scientifica Acta Physiologiae Plantarum, è

da Gallesia integrifolia (un albero nativo brasiliano) sull’anti­ cipo del germogliamento della varietà Ives.

L’esperimento ha avuto luogo in un vigneto situato a Marialva (Paraná,

Brasile),

per

due

cicli

colturali

consecutivi:

settembre/dicembre 2011 e febbraio/maggio 2012 (in Brasile riescono ad effettuare anche 2 cicli colturali in un anno,

n.d.r.). Il lavoro ha previsto il confronto tra l’utilizzo di idro­ lato di Gallesia alle seguenti dosi: 0, 100, 150, 200, e 250 ml/l, e l’applicazione di estratti di aglio (30 ml/l) e idrogeno

cianammide (20 ml/l). Sono state in seguito valutate le se­ guenti variabili: percentuale di germogliamento per pianta,

numero di grappoli per pianta, grandezza dei grappoli, resa (t/ha), attività della catalasi e della perossidasi.

I trattamenti con idrolato di Gallesia hanno anticipato il germogliamento nella varietà Ives in entrambi i cicli colturali,

soprattutto con la dose a 150 ml/l. Buoni risultati sono stati ottenuti anche sul numero di grappoli per pianta e sulla resa in generale. Ventiquattro ore dopo i trattamenti si è verificato

anche un effetto riduttivo del 57% sull’attività della perossi­ dasi e della catalasi, in particolare col trattamento a 200 ml/l.

Sulla base di questi risultati, l’utilizzo degli idrolati di Gallesia e/o di prodotti a base di estratti di aglio, potrebbe essere in

futuro una valida alternativa ai metodi attualmente utilizzati per l’anticipo del germogliamento e rappresentare, quindi, una scelta più economica e sostenibile per la viticoltura.




Ricerca

L’importanza del calcio per la qualità post­raccolta dell’uva da tavola La rivista scientifica Postharvest Biology and Technology ha

dopo la raccolta, in quest’ultimo caso su grappoli inoculati

del calcio per il controllo dei marciumi e il mantenimento della

sultati

recentemente pubblicato un interessante lavoro sull’efficacia qualità

dell’uva

da

tavola

in

post­raccolta.

La

ricerca,

effettuata dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Agro­ Ambientali e Territoriali dell’Università degli Studi di Bari e del CRA­Unità di Ricerca per l’uva da Tavola e la Vitivinicoltura in

Ambiente Mediterraneo di Turi, è stata condotta in due anni su un vigneto di uva da tavola varietà “Italia”.

La prova ha previsto il confronto tra due diversi periodi di applicazione di prodotti a base di cloruro di calcio: il primo da allegagione a pre­invaiatura ed il secondo da invaiatura a raccolta. Le due tesi sono state poi confrontate con il controllo

non trattato. Dopo ogni applicazione sono stati raccolti alcuni grappoli al fine di misurare le concentrazioni di calcio

all’interno dei diversi compartimenti dell’acino (buccia, polpa,

seme). Sono state valutate, inoltre, alcune caratteristiche

meccaniche e fisiche dell’acino (durezza, consistenza, ecc.) al momento della raccolta e durante la conservazione. Infine è stata valutata l’incidenza di muffa grigia

in pieno campo e

artificialmente e conservati a temperatura ambiente. I ri­ della

prova

hanno

dimostrato

che

le

maggiori

concentrazioni di calcio sono state ritrovate nella buccia e

nella polpa degli acini trattati in pre­invaiatura. È stato verifi­ cato, invece, che l’accumulo di calcio all’interno di buccia e

polpa si arresta dopo l’invaiatura ma continua all’interno del seme fino alla maturazione. Questo perchè il flusso assiale (centrale) collegato al seme, a differenza di quello periferico,

rimane funzionale. In entrambi gli anni di prova, le applica­ zioni di calcio hanno migliorato la consistenza della polpa, ri­ dotto la suscettibilità allo spacco e agli attacchi di Botrytis

cinerea durante il periodo di conservazione, garantendo una

migliore qualità del frutto in post­raccolta. Il lavoro si conclu­ de affermando che le applicazioni più efficaci sono state quelle

effettuate tra l’allegagione e l’invaiatura, quando l’attività stomatica è più funzionale e la traslocazione del calcio, non

direttamente assorbito dai grappoli, potrebbe avvenire per via xilematica.

La Redazione


L'intervista

Presente e futuro dell'uva da tavola: analisi commerciale del prodotto

N

Intervista ad Alberto Sansovini (Naturitalia)

el corso del Macfrut 2013, importante evento fieri­

mercati del mondo rappresentano un contorno, non posso

packaging dell'ortofrutta, che si svolge ogni anno a

commerciale. Facciamo un esempio: Dubai, una piazza che

stico rivolto alla produzione, commercio, logistica e

Cesena, Uva da Tavola Magazine ha intervistato Alberto

Sansovini, operatore commerciale di Naturitalia ­ Area Export dal 1990 ­ e profonda esperienza nella commercializzazione di uva da tavola.

Qual è la tua valutazione sulla commercializzazione dell'uva da tavola nel 2013?

L'analisi che posso fare è esclusivamente legata al settore ex­ port e al prodotto della Puglia. Non trattiamo uva da tavola proveniente dalla Sicilia. Naturitalia non ha associati in Sicilia

quindi non posso fare considerazioni relative al prodotto sici­ liano. Quest'anno, come negli anni precedenti, ho osservato

una perdita di significato commerciale per la varietà Vittoria.

Abbiamo sempre più difficoltà a valorizzare il prodotto desti­ nato all’esportazione, a causa degli afflussi sempre più

importanti nello stesso periodo di uve senza semi bianche: prima quelle che provengono dal Nord Africa, poi le seedless

bianche spagnole, poi quelle italiane. Si sta osservando un

esubero di uva senza semi bianca che arriva con prezzi sempre più aggressivi sui mercati. E quando il consumatore si trova a scegliere tra senza semi bianca e una dolcissima, bellissima uva con semi

basare sui numeri provenienti da questa nicchia un'analisi oggi è sulla bocca di tutti. La realtà è che Dubai non è altro

che una piattaforma di ri­export verso ulteriori mercati. È

impensabile che tutto quello che arriva a Dubai venga consu­ mato in zona. E comunque, tutto compreso, occorrono 25

giorni per arrivare a tale destinazione, più altri tempi neces­ sari alla distribuzione. Non è corretto far credere che Dubai o il Medio Oriente rappresentino una soluzione.

Secondo te non c'è scampo per la Vittoria?

Io credo che la Vittoria oggi mantiene ancora un suo signifi­ cato sul mercato italiano, mercato che è forse oggi quello che

più premia il prodotto uva con seme. Credo però anche che le superfici di produzione di Vittoria dovranno in futuro essere ridotte. Dire con quali varietà dovrà essere sostituita è però

estremamente pericoloso, perché quello dell'uva precoce è un

periodo dove c'è attualmente già troppa merce. A meno di

fare uva con un livello produttivo più alto o a dei costi di pro­ duzione più bassi che permettono di rendere remunerativa la

senza semi anche se venduta a prezzi inferiori, gli stessi degli altri concorrenti, sarà difficile accaparrarsi i mercati e trovare alternative alla Vittoria.

Parliamo delle altre principali varietà con semi: Italia e Red Globe.

bianca, sceglie la senza se­ mi.

I

mercati

in

Su Italia c'è ancora del lavoro da fa­

Europa

re. Da notare però che tutte

orientati verso le senza se­

le aziende sono alla ricerca

mi sono sempre più nume­

di segmenti di mercato per

rosi e noi non possiamo farci

l'uva

niente. L'uva con semi è di­ ventata

una

nicchia,

si

in cestino o per l'Est Europa si

sato. Questo aumento indiscriminato di

capisce

disponibilità di uva apirena taglia fuori l'uva

che

l'uva

ridotta. Sulla Red Globe il discorso è un po' di­

c'è la possibilità di gestire e conservare l'uva un po' più a

lungo.

prodotto finisce sui mercati del Centro­ Nord Europa ed è li

con le uve di cui disponiamo in quantità?

commerciale. Il restante 20 % che finisce sui più diversi

20

UvadaTavola ­ n. 5 novembre­dicembre 2013

qualità

verso. Si commercializza molto verso l'Est, ma in più

Le uve con seme che oggi si inviano in Medio Oriente rappre­

che bisogna concentrare l'attenzione quando si fa un'analisi

di

rappresenta veramente una fascia molto

con seme.

sentano niente più che una nicchia di mercato. Il 70 % del

qualità,

quanta uva Italia si spedisce

invertite le posizioni rispetto al pas­

non possono essere oggi considerati un'alternativa?

di

mentre oggi se si calcola

sono

Quindi i mercati del Medio ed Estremo oriente

Italia

Quali possibilità abbiamo di ampliare i nostri mercati Non è assolutamente facile. Facciamo l'esempio della Red Globe. Naturitalia ha clienti in Estremo Oriente e ne rifornisce


ad esempio ad Hong Kong con numerosi prodotti: kiwi, mele,

stabili. Certo per l'esportazione la quota di prodotto confezio­

giorni di viaggio solo per arrivare, poi c'è la distribuzione.

molto importante. Il motivo per cui si va sempre di più verso

pere e susine. Portare prodotto su questo mercato significa 30 Quando si parla di Red Globe con queste aree, il calibro della

bacca deve essere “28 oltre” (mm). Noi non abbiamo grossi quantitativi di Red Globe con queste caratteristiche.

Possiamo racimolare qua e la un po' di prodotto da inviare

con questo standard, ma non posso disporre di un volume di

vendita tale da poter garantire continuità nel tempo. E co­ munque per le uve bianche con semi non c'è spazio, non c'è nessuna richiesta, forse perché sono abituati a trovare uve

bianche senza semi. Le rosse con semi si trovano rego­ larmente, e vengono inviate in Estremo Oriente da Cile, Perù e California.

Le uve precoci con seme soffrono quindi la concorrenza

delle senza semi che nello stesso periodo arrivano sul mercato. Qual è la tua opinione invece sulle uve con se­ mi commercializzate nelle ultime fasi della campagna?

Ho poca fiducia sul prodotto conservato per fare l'ultima fase della campagna. Un anno va bene, l'anno dopo no. Non è in

quel periodo che dobbiamo puntare ad avere dei risultati. Certo, bisogna occupare quella parte del mercato, ma non possiamo farlo in modo prioritario.

I risultati della commercializzazione sono positivi quando si riesce ad essere presenti sempre, in modo continuativo sul mercato con un prodotto in un dato periodo. Molte aziende

tagliano parecchio prodotto e lo conservano, facendo opera­ zioni di speculazione estremamente rischiose per se stessi ma anche per il settore. Queste aziende però vanno in affanno se nel periodo tardivo non trovano adeguate risposte di prezzo sul mercato.

Capitolo residui e packaging. Come stanno evolvendo le due tematiche?

Ci sono aree che sono particolarmente sensibili al tema dei

residui. È il caso della Germania, forse per via delle forti pres­ sioni esercitate dalla componente ambientalista. In tutta la

Scandinavia la situazione è diversa, forse perché in quest’ulti­ mo mercato si da per scontato che il prodotto sia in “condizio­ ni idonee”; mostrano una sensibilità “verde” meno spinta, e allora è sufficiente rispettare le normative comunitarie. Su

questi temi in generale non vedo le stesse accelerazioni del passato per i prossimi anni.

Per quanto riguarda le confezioni, ci sono catene che cambia­ no imballaggio in continuazione e altre che sono molto più

nato (cestino 500 g, cestino 1 kg, il

carry bag sigillato) è

la confezione chiusa è che in questo modo si riduce di molto lo scarto sullo scaffale e il personale che lo deve gestire.

Qual'è la presenza delle uve Italiane sui mercati euro­ pei?

In generale l'Italia mantiene una discreta presenza in Germa­ nia, tutto sommato ancora buona oggi in Scandinavia, ottima sul mercato italiano.

Poi ci sono mercati che Naturitalia non frequenta perché la­ vorando uve provenienti dalla zona di Bari abbiamo un pro­ dotto tendenzialmente “crudo”, cioè bianco verde. Non siamo

quindi sul mercato francese, che chiede prodotto giallo e che rimane tuttora un mercato molto importante e sempre più occupato dalla Sicilia.

Concludiamo con una considerazione sul mercato delle uve con semi che sembra essere piuttosto stanco...

Si, è un comparto piuttosto spento. E c'è veramente poca no­ vità sul fronte delle uve con semi. Da troppi anni c'è da offrire solo Vittoria, Italia, Red Globe e Palieri, non c'è nient'altro.

Nelle senza semi invece ogni due anni viene fuori qualcosa di nuovo e le sollecitazioni sono veramente tante, anche troppe. E allora trovare degli stimoli sulle uve con seme non è facile.

Tanto è vero che si osserva una proliferazione enorme di

imballaggi. Tipico di un prodotto che tecnicamente si può de­ finire essere arrivato nella fase piena della sua maturazione: si tirano fuori gli imballaggi nella speranza di poter rivitalizza­ re il prodotto. Credo che in futuro sarà necessario ridimensio­ nare le produzioni investite ad uva da tavola con semi. Ci

sono alcune aree di produzione dove non ha più senso pro­ durre e le aree vocate dovranno evolvere come le altre aree

di produzione. Non ci stiamo rendendo conto di che cosa sta succedendo fuori, il cambiamento che si è osservato altrove

negli ultimi anni non si è verificato nelle nostre aree di produ­ zione di uva da tavola. Si continua a produrre e vendere uva

ma, attenzione, il rischio è di anno in anno sempre più pre­ sente. Dai mercati occidentali ci siamo spostati a quelli dell'Est che, come noto, hanno una quota rischio di solvibilità

molto più elevata. Senza considerare che sono mercati che ri­ chiedono prodotto di bassa qualità.

Mirko Sgaramella

Agronomo


Salute

Il resveratrolo contenuto nell’uva riduce i danni all’udito

I

l rumore nell’ambiente di lavoro è causa di danno

maniera

malattia professionale statisticamente più significativa.

ROS (radicali liberi generati in seguito a infiammazioni). Gli

all’udito (ipoacusia e sordità) e in Italia comporta la

La prima alterazione causata dal rumore è il cosiddetto spostamento

temporaneo

della

soglia

uditiva

(STS):

l’esposizione di un soggetto normoudente ad un rumore di una certa entità provoca un innalzamento transitorio della sua soglia uditiva (livello minimo di intensità dei suoni che possono essere percepiti dall’orecchio umano).

Recenti studi effettuati dal Department of Otolaryngology del Michigan (USA), hanno dimostrato l’efficacia del resveratrolo,

costituente dell’uva da tavola noto per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, nella riduzione temporanea della soglia uditiva e nella diminuzione dei danni delle cellule

ciliate interne della coclea (componente dell’orecchio interno) in seguito ad esposizione a rumore. Lo studio è stato effettuato per identificare il potenziale meccanismo protettivo

del resveratrolo misurando il suo effetto sull’espressione della cicloossigenasi­2 (COX­2) e sulla generazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) dopo esposizione al rumore.

proporzionale

al livello

di danno

citotossico

e

neurotossico del processo infiammatorio e alla formazione di studi hanno dimostrato che una protezione parziale dai danni da rumore può essere ottenuta riducendo la generazione di ROS.

In seguito all’esposizione di 20 ratti maschi a rumori acustici si è registrato un progressivo aumento dell’espressione della COX­2 e, allo stesso modo, della produzione di ROS. Tuttavia, l’assunzione presenza

controllo.

di

di

resveratrolo

questi

ha

componenti

ridotto nel

notevolmente

sangue

rispetto

la

al

I risultati indicano che dopo una iperstimolazione acustica prolungata,

l’utilizzo

di

resveratrolo

riduce

in

modo

significativo la generazione di ROS e inibisce l’espressione della COX­2. L’antiossidante contenuto nell’uva, quindi, può

esercitare il suo effetto protettivo dalla patologia, anche se probabilmente meccanismi.

potrebbero

essere

La COX­2 è un enzima inducibile, ed è presente solo durante i

coinvolti

anche

altri

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processi infiammatori. L’espressione della COX­2 si collega in

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