Vain Creative Issue no. 6° - ITA

Page 1

e v i t Crea







V

I C E

D

LIX La più piccola stampante 3D al mondo P.8

“PINKO HYBRID EXPERIENCE” P.25

PAULINE VAN DONGEN P.19

I

N

JOSHUA ABARBANEL P.33


LA PIÙ PICCOLA STAMPANTE 3D AL MONDO By Rossella Scalzo

8





I

mmaginate di tenere in mano una penna e di usarla come una bacchetta magica con cui realizzare qualsiasi cosa si possa ideare. Immaginate di realizzare uno schizzo su un foglio di carta e subito dopo che quello schizzo possa essere lì in 3 dimensioni davanti a voi. Oggi non è più immaginazione ma pura realtà grazie a LIX 3D Pen. Se fino a qualche anno fa l’idea di poter stampare in 3D sembrava una cosa tanto lontana quanto impossibile, adesso la tecnologica ha davvero abbassato le barriere dei limiti della creatività. A Londra, un designer industriale, un graphic designer e una giovane designer di scarpe all’avanguardia, tutti appassionati di nuove tecnologie, hanno unito le loro competenze per realizzare qualcosa di unico. LIX è una piccola e maneggevole penna che permette di disegnare nell’aria in pochi secondi qualsiasi cosa si voglia. La tecnologia che usa è la stessa delle stampanti 3D, con il vantaggio di poter essere tenuta in mano. Massimo comfort e massima libertà di movimento sono due caratteri fondamentali di LIX, indispensabili per poter disegnare in modo semplice e agevole. Il suo design elegante e accattivante ricorda quello di una penna stilografica, realizzata in alluminio dal peso di soli 40 grammi. Alimentata con un sottile cavo da inserire nella parte superiore, con la possibilità di poterla utilizzare ovunque grazie ad un sistema interno di carica, LIX al posto dell’inchiostro utilizza un filamento di plastica ABS o PSA, entrambi forti e flessibili, che permette di realizzare vere e proprie sculture. Il filamento passa attraverso la penna in un meccanismo che gli permette di raggiungere l’ugello caldo e si raffredda in pochi secondi una volta toccata l’aria. LIX è uno strumento che può essere utile nei più svariati settori per poter realizzare piccole o grandi strutture con dei semplici gesti. Si pensi al mondo della moda e alle decorazioni dei capi con dettagli in tre dimensioni, ma anche ai gioielli interamente realizzati con LIX. Piccoli prototipi possono essere costruiti in maniera più semplice e veloce rispetto alle moderne stampanti 3D e con un livello di personalizzazione maggiore. Per non parlare poi degli oggetti dell’ home decor realizzati con lo speciale filamento di LIX per bellissime ed uniche strutture. In pochi mesi dal lancio della campagna online di ricerca finanziamenti, LIX 3D Pen ha superato il traguardo prefissato ottenendo più di 730 mila sterline e sono già fissati gli appuntamenti di presentazione di LIX in molte fiere di start up. Il lancio sul mercato è previsto per Ottobre e noi di VAIN Magazines non vediamo l’ora di acquistarne una.








P Pauline van dongen E LA MODA TECNOLOGICA Indossare pannelli solari? Oggi si può. By Rossella Scalzo

ensando all’importanza dell’energia in una società che dipende dalla connettività è nata l’idea di Pauline van Dongen, fashion designer tedesca appassionata di tessuti high-tech ed esperta nel campo della tecnologia da indossare. Lo scopo dell’invenzione della fashion designer è quello di connettere tecnologia e moda dando vita a delle creazioni scientifiche. Lavorando a contatto con un gruppo di ricercatori esperti nel campo della scienza e dell’ innovazione, Pauline ha integrato dei pannelli solari flessibili su capi di abbigliamento, guadagnando così l’attenzione internazionale della stampa e non solo. In una società sempre più tecnologica, Pauline ha pensato a due cose che tutti, uscendo di casa, portano con sé: i vestiti e lo smartphone. La tecnologia ci impone di adoperare il cellulare, ormai non più adatto solo alle funzioni di chiamata, per moltissime cose che agevolano la vita quotidiana, il che comporta la necessità di una batteria costantemente carica. Dunque perché non permettere ai vestiti che indossiamo di fornire la carica necessaria allo smartphone? Wearable Solar dà l’opportunità di caricare il telefono in qualsiasi posto ci si trovi, sfruttando l’energia solare. La linea è composta da due prototipi, un vestito e un cappotto che producono energia sostenibile grazie ai pannelli solari incorporati. L’abito è un elegante tubino con busto in pelle e gonna in lana che contiene ben 72 pannelli solari flessibili. Il cappotto, dal design più futuristico e sartoriale, anch’esso in lana e pelle, contiene 48 pannelli solari rigidi. Entrambi, indossati ed esposti al sole per due ore, permettono una carica del 100% di un normale smartphone. Con la sua idea Pauline van Dongen punta a un mercato in forte espansione, quello della tecnologia da indossare, che dovrebbe raggiungere un guadagno di 12,6 miliardi di dollari nel 2018, un mercato che risponde alla domanda sostenibile di maggiore energia e connettività.

19


Qual è il concetto che sta dietro alla linea Wearable Solar? Wearable Solar consiste nell’integrazione di pannelli solari nella moda, così, arricchendo un abito con pannelli solari, il corpo può essere una fonte supplementare di energia. E’ certamente la vera integrazione della tecnologia e della moda, che trascende il regno dei gadget. Perchè ha pensato proprio alla moda per questa nuova tecnologia? La tecnologia non è solo inseguire nuovi traguardi, si tratta anche di espressione. La moda è un linguaggio che comunica identità ed è importante per creare nuove espressioni intorno al corpo. Come mai ha puntato sul concetto di vestibilità? La vestibilità è molto importante per il mio lavoro perché io sono un designer di moda. Abbiamo a che fare con il corpo umano e non è solo un corpo statico, ha a che fare con il movimento e le espressioni, è una superficie sensoriale, quindi è molto importante insistere sulla vestibilità” Entrambi i capi sono ancora dei prototipi, ma lei crede che un giorno tutti noi nella vita quotidiana indosseremo degli abiti dotati di pannelli solari? Non siamo molto lontani dall’indossare gli indumenti che io realizzo. Penso che sia importante vedere quali tecnologie sono davvero pronte per essere attuate, come la gente si rapporta con esse, come le persone si sentirebbero in quei vestiti, che cosa potrebbe significare per loro. Naturalmente anche guardando il costo di queste tecnologie. Se si integrano 80 celle solari, il costo sale e si deve guardare a quante persone sono disposte a pagare per questo. E’ una strada lunga da percorrere, lo so, ma penso che con tanta ricerca e sviluppo saremo in grado di arrivare a un prodotto commerciabile.






“PINKO HYBRID EXPERIENCE” By Cristina Giannini

S

iamo nell’era del progresso, in cui la tecnologia è ufficialmente entrata a far parte della nostra vita, semplificando e migliorando gesti quotidiani. Ormai le innovazioni ci circondano, sappiamo utilizzarle al meglio, rendendole nostre grandi assistenti, ma come tutte le novità esse hanno anche aspetti negativi. Molto spesso siamo ne siamo in balia, completamente ipnotizzati, come se fossero indispensabili in ogni minimo lavoro che dobbiamo svolgere. Abbiamo perso il gusto e il piacere dei piccoli gesti, come lo sfogliare il ricettario della nonna, scrivere una lettera e altre cose semplici. Dobbiamo renderci conto che la tecnologia, per quanto fondamentale in alcuni campi, va sfruttata e utilizzata per trarne vantaggi, non legami indissolubili.

25



Un brand molto noto che ha saputo sfruttarla al meglio, grazie a un’idea innovativa, è Pinko, che con la nascita della nuova boutique Hybrid Shop, ha mescolato sapientemente l’e-shopping al classico shopping di strada, con il suo fascino sensoriale di accessori e abiti, visti e toccati dal vivo. Come?! Realizzando un vero e proprio spazio digitale, dove grazie a una serie di schermi è possibile esplorare, attraverso immagini, l’intera collezione, scoprendone le varianti, gli accessori e gli abbinamenti. Ci sorprende ancora di più il fatto che si possa toccare con mano il capo scelto, ma anche decidere di acquistarne uno non necessariamente disponibile in negozio, poiché ogni Hybrid Shop dispone di un magazzino centrale fornito di tutta la collezione, quindi la cliente riceverà in brevissimo tempo il suo acquisto direttamente a casa. Un progetto che dimostra come il brand sia in continua evoluzione, sorprendendo la propria clientela, che con l’aiuto di pratici touch screen potrà accedere liberamente alla vasta selezione di capi, aiutandosi nella scelta e nell’acquisto, ma soprattutto avendo a disposizione un ventaglio di scelta molto maggiore rispetto a quello di un normale negozio. Con ciò Pinko cambia l’idea di shopping experience, rivoluzionando le modalità di vendita e conferma il proprio spirito innovativo, con una nuova formula di boutique capace di unire l’immaterialità, l’immediatezza, il ricambio continuo del virtuale con la fisicità e la seduzione del reale. Insomma il giusto binomio tra amore per la tradizione e passione per il progresso.







JOSHUA ABARBANEL Artist and digital media professor. By Angelica Grittani Selena Magni

“La logica ti porta da A a B. L’immaginazione ti porta ovunque.” Albert Einstein

33




L

a bellezza della natura, le forme più disparate che rappresentano l’essere umano e la vita in ogni sua manifestazione: da questo l’artista di Los Angeles Joshua Abarbanel trae ispirazione per il suo lavoro e ci racconta come le sue passioni lo abbiano portato a studiare arte, in particolare a specializzarsi nella tecnica della ceramica e a insegnarla, animato anche dalla passione per la biologia e la natura vivente. In seguito, appassionato di tecnologia, ha iniziato a insegnare digital media, scoprendo una realtà che avvicina al suo mondo in modo quasi viscerale e che può cambiare la natura delle cose.

Le tue creature artistiche e sognanti sono quasi vive. Spiegaci il tuo interesse per le strutture biologiche e per le creature naturali e come le rappresenti tu. Sono sempre stato affascinato dalle forme della natura. In particolare, mi interessano le somiglianze che ci sono fra le immagini minuscole e microscopiche e quelle vaste e macroscopiche, e come sia possibile vedere alcune strutture uguali in forme biologiche differenti. Cerco ispirazione nei modelli frattali, nelle strutture crescenti e nella sequenza di Fibonacci, che si trovano tutti nelle piante (foglie, pigne e semi), negli animali (le corna dei montoni, per esempio) e nelle forme di vita marine (come per esempio la crescita esponenziale del guscio dei Nautili). Nel mio lavoro utilizzo alcune di queste forme come punti di partenza per creare metafore per tutte le relazioni: fra persone, fra singoli individui e comunità, fra il genere umano e il pianeta, e per capire come parti molto diverse possono concorrere a creare un intero in modi sorprendenti e belli. Perché scegli di lavorare con il legno? C’è un significato particolare? Penso che le persone considerino il legno un materiale caldo e naturale e la grana aggiunge profondità e ricchezza su molti livelli. Mi piace il fatto che la grana del legno registri il passare del tempo e il disegno ricorda lo scorrere dell’acqua che nutre la pianta. Lavoro anche con altri materiali. Ho un diploma in ceramica e quindi ho lavorato molto con l’argilla e ho fatto molte serie di lavori digitali, inclusi alcuni che ho decorato con ritagli di carta e altri materiali. Il tuo ultimo lavoro è una combinazione di effetti laser e legno. Puoi spiegarci questa tecnica? In questa serie di lavori, che io chiamo See Life, disegno gli strati di forme usando un computer e poi le forme vengono tagliate con un taglio laser o una macchina CNC [macchina di estrusione gestita da computer ndt]. Poi finisco i pezzi a mano, usando varie tecniche (incastro, fresatura) e li assemblo e li sistemo formando sculture e composizioni finché non sento che vanno bene.




Quando hai deciso di studiare arte? Mia mamma era insegnante di arte e mio papà un antropologo, quindi sono sempre stato circondato da arte e cultura, per tutta la vita. Mi ricordo una volta in cui stavamo viaggiando sull’autostrada e davanti a noi c’era un camion che trasportava tubi. Noi fissavamo la parte finale dei tubi di fronte a noi che creavano un campo di cerchi e mia mamma mi fece notare gli spazi negativi, i piccoli diamanti che si creavano fra un cerchio e l’altro. Vedere all’improvviso una trama di cui ero inconsapevole prima è stata una rivelazione. Ovviamente quell’episodio si fissò dentro di me! Quando andai al college, all’università della California di Berkeley, decisi di studiare Belle Arti insieme a psicologia e in seguito presi un master in Belle Arti alla UCLA. Perché ti sei trasferito negli Stati Uniti? I miei genitori sono americani, io sono nato e ho vissuto in Inghilterra mentre mio papà faceva un master all’Università di Manchester. Quando ebbe finito con gli studi e le ricerche, ci trasferimmo a Los Angeles, dove i mie genitori si erano conosciuti. Tu sei anche professore di Digital Media: pensi che l’arte possa avere un messaggio potente? Certamente. Penso che l’arte sia una delle forme di comunicazione più potenti. Come la danza, la letteratura e la musica, l’arte visuale può esprimere verità che sono sia personali che universali allo stesso tempo, e questa è una cosa rara. Quando hai iniziato a usare il computer per creare i tuoi pezzi? Quando mi diplomai alla UCLA nel 1993 e iniziai a insegnare non c’erano molti posti di lavoro per insegnati di ceramica, che era il mio campo. La tecnologia digitale invece stava prendendo piede e così, un po’ riluttante, imparai a usarla, dal momento che c’erano molte più posizioni in quel campo. Intorno al 2000 iniziai a creare lavori astratti in due dimensioni utilizzando strumenti digitali. Anche in quei lavori dei primi anni si possono vedere i segni della strutturazione e delle trame che sono parte integrante del mio lavoro attuale. Tre anni fa ho ricominciato a fare sculture, utilizzando il computer per creare alcune componenti e rifinendo il resto a mano. Ora credo di riuscire a sposare bene la tecnologia con le tecniche tradizionali.

Qual è il tuo scopo principale nel creare arte e nuove forme? Ho capito che gli artisti fanno arte perché devono, non possono farne a meno. È ciò che faccio io. Per tanti anni ho lavorato per fare oggetti che parlassero alla gente di vita, morte, umanità e delle relazione fra di noi. Penso che molti artisti, siano essi scrittori, musicisti o artisti visuali, raccontino continuamente versioni diverse della stessa storia. La mia tratta del vedere il non visto e prestare attenzione alle connessioni fra tutte le forme di vita e ammirarle con stupore. C’è qualcosa di nuovo a cui stai lavorando che ti va di condividere con noi? Da quando la mia mostra personale a Hinge Parallel Gallery in California ha chiuso, sto lavorando a delle commissioni che sono nate da lì. Ho due pezzi per una mostra che si terrà a breve al Centro culturale Giapponese di Los Angeles, dal 21 agosto al 9 settembre, che si chiama Veranda: contemplando gli spazi nel mezzo. Inoltre, penso che inizierò a esplorare l’idea di mettere un po’ di colore nei bassorilievi di legno che ho creato.





PH GAUTHIER GALLET



La tecnologia adotta l’arte e l’arte si serve della tecnologia. Non esistono limiti per questi due mondi. Il genio di ingegneri e tecnici crea un’arte nuova, cambiando le regole e i metodi.

“Dipingo ciò che non posso fotografare. Fotografo ciò che non voglio dipingere. Dipingo l’invisibile. Fotografo il visibile”. Man Ray Tecnologia contiene nel suo etimo l’ intreccio con l’arte, derivando dal greco techné, ovvero arte intesa come il “saper fare e” logos discorso, trattato. Questo indissolubile legame è sempre esistito, essendo la tecnologia per l’arte un mezzo per mettere a disposizione degli artisti quegli strumenti necessari per rappresentare al meglio le proprie abilità. Allo stesso modo l’arte sprona la tecnologia a ricercare tecniche e strumenti sempre più avanzati per la sua massima espressione. andare in scena.



All rights reserved to Vain Magazines


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.