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COTECHINO E LENTI

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EDITORIALE

EDITORIALE

due chiacchiere tra persone semplici

Lino Barbieri

Lino Barbieri, consulente di lenti oftalmiche, è un grande esperto dell’argomento, avendo operato in aziende nazionali ed internazionali in tutto il mondo B2I, B2B, B2C. Attualmente collabora con L. O. V. oftalmica di Varese come consulente tecnico/commerciale. Uomo affabile, curioso e ironico, ci aiuta ad approfondire tematiche e problematiche legate al mondo delle lenti. linobarbieri@tin.it

Introduzione – Prima

Ciao a tutti, benvenuti al primo appuntamento che spero possa proseguire per qualche tempo … se Dio ci assiste, come diceva mio zio Aldo, in un paesino vicino a Bologna, ormai allettato per l’età longeva ma con spirito e cervello perfettamente funzionanti.

Cosa c’entra il cotechino, mi chiederete? Beh, è un titolo, ci sta come omaggio a chi ama la buona tavola, i buoni prodotti, la semplicità della vita e perché no, per lo zio Aldo. E le lenti … non sono le lenticchie, sono le lenti oftalmiche, visto che è dal 1976 che me le giro in mano, ovunque sia stato nei miei tre posti di lavoro differenti, dove ho avuto la fortuna di passare senza tradire l’Azienda precedente, succhiato dalla concorrenza, ad un’altra, dove ho sempre potuto vedere la crescita di un produttore di lenti (a quei tempi) eccezionale, dove ho visto la crescita tecnologica dei macchinari per la costruzione delle ricette, dove ho visto la produzione industriale di materiali speciali per i laboratori (quelli che in gergo si chiamano “blanks” ma in Italia li chiamiamo semifiniti), ma non quelli semplici che vengono dalla Cina, cosucce invece molto particolari di alta tecnologia. Non provengo da questo settore però: per aiutare la famiglia a mantenermi al Politecnico insegnai per tre anni Tecnologia Meccanica ai corsi serali, dove, indirettamente, approcciai il mondo del lavoro. Nel senso di capire come l’amore per il sapere unito alla utilità di avere un pezzo di carta con scritto “Perito Meccanico” avrebbe potuto significare un avanzamento nel posto di lavoro. E soprattutto capire come è duro e impegnativo arrivare a scuola alle 18 dopo 8 ore di lavoro e tener viva l’attenzione per altre 4 ore, vedendo qualcuno appoggiare la testa sul banco ed addormentarsi. Vero è, probabilmente da me annoiato, ma più vero è che, come titolò Cesare Pavese, “Lavorare stanca”, del quale voglio citarvi due versi che mi hanno sempre colpito e rappresentano la fatica di quel vivere:

stufa di andare e venire, e tornare la sera e non vivere né tra le case né in mezzo alle vigne.

Dopodiché, finita questa esperienza e ormai conquistato il mio pezzo di carta, mi risucchiò una fonderia, dove per tre anni vissi in mezzo a ghisa e acciaio odorando il fumo dei forni, subendo i rumori delle pressa-forme, abbagliandomi col colore del metallo incandescente. Cambiai lavoro quasi per caso, sulla Prealpina lessi una ricerca di personale senza essere alla ricerca di un cambiamento. Ricordo il primo giorno in cui incontrai il dr. Gaslini, al quale voglio ora dedicare questi fogli che intendo scrivere, che mi chiese: “Ma lei cosa sa di Ottica?” ed io “Me ne hanno insegnata di più al Liceo che in Università” gli risposi. “Ma le piacerà viaggiare in aereo nella sua vita?” incalzò. “Se mi porterà a conoscere qualcosa di nuovo, sì”. “Va bene, diciamo che d’ora in avanti colerà le lenti e non il metallo”. E così cominciò la mia esperienza nel mondo delle lenti. Ma mi è sempre piaciuto anche il cotechino. Soprattutto perché mi piacciono le cose semplici ed anche io mi considero un semplice. Quello che mi dà una emozione lo odio o lo amo, non ho mezze vie. Amo chi apprezza gli spaghetti aglio e olio, odio chi beve champagne a tavola. Amo chi mi dice direttamente “no grazie”, odio chi mi dice “si magari” e poi dopo una settimana non sa nemmeno più cosa gli ho offerto. Amo le auto classiche, odio le grosse berline coi vetri oscurati. Amo i prodotti sofisticati, se lo sono davvero tecnologicamente. Odio chi li gonfia di parole che hanno un senso solo prese una per una, ma nella loro complessità non dicono nulla. Ogni tanto, torno insegnante e spiego, come meglio posso, quello che qualcuno mi chiede di sapere; vendicchio, ogni tanto, qualche lente. Odio in particolare vendere le cinesate, come le lenti finite monofocali, che ognun “buon” venditore cerca di caricare di valore aggiunto ma, purtroppo, sono tutte uguali o quasi. Amo (abbastanza e come minimo) vendere le stesse lenti monofocali, ma costruite di ricetta, individualizzate e compensate. Se in una lente di quel potere qualcuno guarda solo al prezzo e non al valore, lo considero un ignorante. Esiste un valore per ogni soldo. E lo dico in italiano perché sono un semplice, ma il detto originale sarebbe “there is value for money”! Magari al prossimo incontro vi racconto il perché di questo valore. A rileggermi … torno presto. Semplicemente vostro

Lino

Si dovrebbero usare parole comuni per dire cose non comuni.

(Arthur Schopenhauer)

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