Rivista VENDING NEWS numero 73 (Nov/Dic) 2024

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L’editoriale di Fabio Russo

Il 2024 si avvia alla chiusura con luci e ombre sui risultati operativi delle aziende. I primi 9 mesi dell'anno registrano un lieve ribasso dei consumi (e dei ricavi) attraverso i distributori automatici e le incertezze generate dai venti di guerra in qualche modo influenzano il mood di imprese e consumatori.

A novembre si sono tenuti gli STATI GENERALI DEL VENDING, l'appuntamento annuale organizzato da CONFIDA presso la sede romana di ConfCommercio.

Molti i temi toccati, tanti gli intervenuti con una folta partecipazione anche quest'anno di addetti ai lavori in platea e personaggi politici dell';uno o dell'altro schieramento, egregiamente "bacchettati" dal giornalista e moderatore Sebastiano Barisoni che, in modo puntuale, ha fatto notare quanti impegni e proclami vengano fatti in queste occasionI e in che modo vengano poi disattesi nei fatti con il passar del tempo.

Industria 5.0, mancanza di manodopera per il Vending, dati di settore dei primi nove mesi di quest'anno ne parliamo in questo numero nella prima parte della rivista e trovate la documentazione video sul canale YouTube di VendingTV con tutti gli interventi dei relatori.

Nel numero che chiude l'anno, anche questa volta estremamente nutrito di articoli di approfondimento e interviste a protagonisti del settore, abbiamo deciso di presentare i progetti di aziende italiane ed estere che contribuiscono allo sviluppo e alla crescita del Vending.

Cile e Ucraina le nazioni unite a filo doppio con l'Italia al centro degli articoli proposti. Due avventure oltre confine ben riuscite con ampio margine di ulteriore crescita, come ci raccontano i relativi titolari intervistati per l'occasione.

Tornando in Italia, avrete modo di continuare a seguire la storia di Gianpaolo Bononi che nella seconda parte del suo racconto iniziato nello scorso numero, ci delizia con aneddoti inediti che riguardano questi ultimi 12 anni.

Per il Vending in Rosa, abbiamo intervistato Laura Passalacqua, da anni a capo della storica e pluripremiata torrefazione napoletana insieme alla cugina Paola, in una intervista che mostra la determinazione, la competenza e la forza di volontà di una donna che gestisce un business con attenzione, rigore e professionalità.

E ancora, Salvatore Ferrante, uno dei protagonisti degli anni '80 che attraverso le sue creazioni e in modo silente, ha contribuito alla crescita del settore grazie ad un’intuizione che ha “prodotto” un gruppo caffè dagli eccellenti risultati.

E ancora Compra&Vai24, dalla Sicilia G&GVending, una giovane realtà che propone distributori automatici usati e DB Vending, una rivendita in costante crescita. Infine, la proposta dedicata al Welfare di UNIDEA Assicurazioni.

Non potevano mancare il reportage su TRIESTESPRESSO Expo e la presentazione dello spazio caffè che sarà riservato a SIGEP 2025 Insomma, nelle festività avrete di che leggere!

Da me e dalla redazione di Vending News, un augurio per Buon Natale e un 2025 che sia migliore dell'anno che stiamo abbandonando.

Crediamo fortemente che l’innovazione sia la chiave per
spazio

STATI GENERALI DEL VENDING

INDUSTRIA 5.0 VS INDUSTRIA 4.0

I DATI DI SETTORE DEI PRIMI 9 MESI DEL 2024

LIBERTY UKRAINE - UN PARTNER AFFIDABILE PER UN BUSINESS DI SUCCESSO

INTERVISTA CON ANDREA BRESCIANI

VENDING IN ROSA - LAURA PASSALACQUA

DB VENDING. QUALITÀ E PROFESSIONALITÀ AL SERVIZIO DEI GESTORI

INTERVISTA CON CIRO DE FILIPPO

ACQUASELF 24 - INTERVISTA CON GIACOMO MORBIDELLI

G&G SERVICE. IL MERCATO DELL’USATO NELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA

INTERVISTA CON GIULIO GUIDA

GIANPAOLO BONONI – LE SFIDE DI 40 ANNI DI VENDING – SECONDA PARTE

SALVATORE FERRANTE - PIONIERE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA IN ITALIA

UNIDEA ASSICURAZIONI. UNA PROPOSTA AD HOC PER IL SETTORE DEL VENDING

INTERVISTA CON MAURIZIO BARDELLI

TRIESTESPRESSO EXPO - FOTO-GALLERY

BIOREPACK. LA TRANSIZIONE VERSO LA CAPSULA COMPOSTABILE

FIPLAST. ESTABIO: LA TECNOLOGIA PER UNA CAPSULA COMPOSTABILE

INTERVISTA CON DAVIDE FILOMENO

EUROVENDING. IL VENDING MADE IN ITALY IN CILE

INTERVISTA CON RICARDO RIOSECO

FOOD MARKETING. CONCETTI PER TUTTI A CURA DI LUCIANO RUBINO

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LE BREVI

TELEVEND. GESTIRE CON PIÙ RISULTATI E MENO RISORSE

LAVAZZA. UN PROGETTO DEDICATO AL MONDO DEGLI UFFICI

Periodico bimestrale del Vending e dell'OCS supplemento di vendingnews.it

Direttore responsabile Fabio Russo

Direttore editoriale Flora Seta

Progetto grafico Media4Business

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COMPETENZE INNOVAZIONE SOSTENIBILITÀ

STATI GENERALI DEL VENDING 2024

LA 13MA EDIZIONE DEGLI STATI GENERALI DEL VENDING SI È TENUTA IL 6 NOVEMBRE 2024 PRESSO LA SEDE DI CONFCOMMERCIO A ROMA E SI È CONFERMATA COME UN APPUNTAMENTO MOLTO ATTESO E PARTECIPATO, CON OLTRE 200 IMPRENDITORI DELLA FILIERA PRESENTI.

L’assise si è aperta con i saluti del presidente di ConfCommercio, Carlo Sangalli, sempre molto vicino alla nostra associazione, e con la presentazione dei temi focus dell’incontro da parte del presidente di Confida Massimo Trapletti Numerosi anche i rappresentanti delle istituzioni: il vicepresidente della Camera dei Deputati on. Giorgio Mulè; il sottosegretario di Stato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy on. Massimo Bitonci; il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali on. Claudio Durigon; il vicepresidente alla Commissione Finanze on. Alberto Bagnai; la capogruppo di Italia Viva alla Camera dei Deputati on. Maria Elena Boschi; il presidente alla Commissione Affari Sociali on. Ugo Cappellacci; l’on. Silvio Giovine in rappresentanza della Commissione Affari Sociali; il vicepresidente alla Commissione Bilancio on. Claudio Lotito; la capogruppo Fratelli d’Italia on. Ylenja Lucaselli; il segretario alla Commissione Attività Produttive on. Luca Squeri.

MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2024 - ore 9.30

Confcommercio - Sala Orlando – Piazza G.G. Belli, 2 - Roma

Nel corso degli Stati Generali i rappresentanti delle istituzioni hanno espresso la propria visione rispetto ai temi caldi del settore, confrontandosi anche con i rappresentanti dei Gruppi Merceologici di Confida: Antonio Tartaro, coordinatore della Commissione; Roberto Pace, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori; Pio Lunel, presidente del Gruppo Imprese di Gestione; Mario Majo, coordinatore della Commissione Innovazione di Confida.

Come di consueto, è intervenuto Andrea Alemanno di Ipsos Italia per illustrare i dati di settore relativi ai primi 9 mesi del 2024.

A moderare l’incontro Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo di Radio 24 - Il Sole 24 Ore, di cui abbiamo apprezzato la conoscenza del nostro settore e la capacità di affrontare i temi in maniera obiettiva, accompagnando gli interventi con un pizzico di intelligente ironia, che ha contribuito a tenere viva l’attenzione della platea.

VENDING 5.0 – INNOVAZIONE COMPETENZE SOSTENIBILITÀ

Questi i temi al centro degli Stati Generali del Vending 2024. Molto discusso è stato il Piano Transizione 5.0, deludente per tutti i settori d’impresa del nostro Paese che, proprio da esso, si attendevano un concreto sostegno che desse impulso alla produzione in questo difficile momento storico. Per il settore della Distribuzione Automatica il Piano Transizione 5.0 risulta inadeguato e inapplicabile. Lo spiega il presidente Trapletti nel suo discorso introduttivo, partendo da un dato molto importante: per la prima volta dopo la ripresa graduale dalla crisi del Covid, il nostro Settore registra un calo nei primi 9 mesi del 2024. Una contrazione delle consumazioni pari al 3,4% che preoccupa anche per il futuro per il perdurare delle cause che l’hanno determinata: lo smart working e l’inflazione. Spiega il presidente Trapletti: “Lo smart working è diventato ormai strutturale in grandi imprese, banche e pubbliche amministrazioni e, nonostante una diffusa narrazione che ne vedrebbe una sostanziale riduzione, il lavoro agile in Italia, dopo il picco durante la pandemia e una graduale riduzione nei due anni seguenti, nel 2023 purtroppo è tornato a crescere. Lo mostrano chiaramente i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano che registrano una leggera crescita dei lavoratori da remoto nel nostro Paese dai 3,570 milioni del 2022 ai 3,585 milioni nel 2023. Potrà sembrare poco ma non dimentichiamoci che la crescita dello smart working rispetto al 2019 è del + 541%”.

Allo stesso tempo, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto degli italiani, che in questi 9 mesi dell’anno hanno consumato meno anche ai distributori automatici. Il calo ha riguardato un po’ tutte le referenze, compreso il caffè, che normalmente tiene o cresce, il quale ha subito una riduzione dei consumi di circa il 3% Non dimentichiamo che la tempesta perfetta che si è abbattuta sul caffè, con il rally dei prezzi e le difficoltà a reperire la materia prima, ha determinato aumenti che hanno pesato su tutta la filiera del vending. E il caffè, che rappresenta il 57% delle consumazioni alla vending machine, ha visto, secondo i dati di Assoutenti, un incremento di prezzo del +68% della varietà robusta, la più utilizzata nelle miscele del vending

Se i gestori vendono meno, conseguentemente acquistano meno. In particolare difficoltà sono i produttori di macchine che, secondo i dati Evmma, nei primi 6 mesi del 2024 hanno registrato una riduzione media del fatturato del -20,9%. A determinarla sono stati sicuramente i minori investimenti in nuove macchine da parte dei gestori, ma non va trascurata la concorrenza di imprese extra europee, in particolare cinesi, che stanno entrando nel nostro mercato con prezzi aggressivi, che si possono permettere grazie a costi ridotti rispetto alle nostre imprese, a cominciare dalla manodopera, e ad aiuti economici per l’esportazione da parte dei loro governi. Va sottolineato, inoltre, che in alcuni casi questi distributori automatici non rispettano le norme europee (ecodesign, etichettatura energetica, moca…), ed entrano nei nostri Paesi senza che alle dogane vengano effettuati controlli relativi al rispetto degli standard, che le leggi impongono ai produttori europei, regolarmente e periodicamente sottoposti a controlli.

Su questo contesto si aggancia il discorso della Transizione 5.0. Come dice il presidente Trapletti “speravamo nell’effetto della cosiddetta 'Transizione 5.0' che potesse rilanciare dal punto di vista tecnologico il nostro settore”.

Si sperava, in definitiva, che la 5.0 fosse ancora più vantaggiosa - o almeno altrettanto vantaggiosa - della 4.0 a cui molte imprese del Vending hanno ricorso per accelerare soprattutto il proprio percorso di digitalizzazione. Ma, in realtà, la 5.0 è stata concepita e scritta male, al punto che il numero delle richieste da parte delle imprese italiane è ad oggi irrisorio: dei 6,23 miliardi messi a disposizione dal Pnnr, a metà novembre ne erano stati richiesti solo 99 milioni (solo l’1,6%) da parte di 324 imprese. (*dati Il Sole 24 Ore).

Ricordiamo che il Piano Transizione 5.0 rispetto alla 4.0 si concentra su progetti che abbiano come obiettivo la riduzione dei consumi energetici e sappiamo che i distributori automatici di nuova generazione rispondono perfettamente alla normativa. Ma, a causa di un problema applicativo, le imprese di gestione non riescono ad accedere al beneficio

Così spiega il presidente Trapletti: “Il processo nella distribuzione automatica prevede, infatti, che il bene oggetto di investimento sia di proprietà dell’impresa di gestione, ma installato e operante presso l’azienda cliente. L’art 1 del Decreto Transizione 5.0 lega l’agevolazione alla struttura presso la quale il bene oggetto di investimento è installato. Pertanto, per ottenere il beneficio, l’azienda della distribuzione automatica dovrebbe aprire una procedura, con le conseguenti documentazioni e certificazioni, per ogni singolo cliente presso il quale vengono installati uno o più distributori automatici, comportando costi onerosi che renderebbero antieconomico la richiesta del beneficio stesso”.

Confida ha chiesto un confronto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, al quale intende sottoporre alcune proposte di modifica al testo che ren-

derebbero possibile l’accesso del nostro Settore ai benefici della 5.0. Tra queste, una diversa interpretazione dell’art. 1 su citato, dove per “struttura” dovrebbe intendersi la sede territoriale in cui l’impresa della distribuzione automatica opera e non quella in cui il distributore viene allocato, ovvero la sede del cliente. Sul tema si sono confrontati il dott. Raffaele Spallone, Dirigente del Ministro del Made in Italy e Antonio Tartaro, coordinatore della Commissione Fiscale di Confida. Il punto principale emerso dal confronto è che il governo, essendosi reso conto delle difficoltà all’accesso alla 5.0 dovuta a regole macchinose ed ad un’eccessiva burocrazia delle procedure, ha dato la propria disponibilità all’ascolto ed è già al lavoro per modificare l’impianto della legge.

Per quanto riguarda il secondo tema degli Stati Generali, le competenze, Il presidente Trapletti ha affrontato un tema molto sentito, soprattutto dalle società di gestione, ovvero l’ormai cronica mancanza di personale specializzato e in particolare di due figure professionali che rappresentano circa il 70% delle risorse umane necessarie a tenere attivo un parco macchine: gli addetti al rifornimento e i tecnici

Per individuare una possibile soluzione, CONFIDA ha avviato un progetto chiamato “Tavolo Competenze” affidato al Gruppo Giovani Imprenditori, che si avvale della collaborazione di Randstad, una delle principali agenzie per il lavoro che opera in Italia. Il progetto è stato poi illustrato nel dettaglio dal presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confida Roberto Pace, insieme all’amministratore delegato di Randstad HR Solution, dottor Fabio Costantini.

Infine, il tema della Sostenibilità

Il presidente di Confida precisa subito che il nostro Settore sa bene che la Transizione Sostenibile è di

fatto una necessità, e lo sa da tempo, tanto è vero che già dieci anni fa, quando ancora il tema non era così sentito come oggi, ha dato vita ad un progetto chiamato “Vending Sostenibile”. Lavorando in questa direzione, negli ultimi anni l’associazione ha dato vita a importanti progetti, come RiVending o la partnership con Banco Alimentare, e ha spinto sempre di più le imprese associate ad intraprendere e/o ad accelerare il proprio percorso di transizione sostenibile, di cui la stessa associazione si è fatta esempio, redigendo il proprio Report di Sostenibilità.

Ma le sfide da affrontare sono anche altre. Il presidente Trapletti ricorda che quest’anno “sono entrati in vigore i Criteri Ambientali Minimi (o CAM) per l’affidamento dei servizi di somministrazione di alimenti e bevande tramite distributori automatici nella Pubblica Amministrazione” e che quei criteri erano stati concepiti secondo regole che avrebbero penalizzato il settore causando una perdita di fatturato tra il 15 e il 18%.

Tali regole sono state modificate e migliorate nel tempo, ma ancora non basta. I CAM sono ancora molto sfidanti e, in alcuni casi, i gestori si trovano nella difficoltà di applicarli, sia per la mancanza di alcuni dei prodotti richiesti, sia perché alcune Pubbliche Amministrazioni ne hanno modificato i contenuti per renderli ancora più stringenti.

È quindi un tema caldo ancora aperto e su cui occorre continuare a lavorare.

Il discorso del presidente di Confida si è concluso con un accenno alla recente novità che riguarda Venditalia, la fiera di Settore, ovvero l’accordo stretto con IEG, che ne curerà l’organizzazione in collaborazione con lo staff storico, e il conseguente trasferimento della location presso i padiglioni di Rimini Fiera a partire dall’edizione 2026

LA CRONICA CARENZA DI RISORSE UMANE

Un importante tema affrontato nel corso degli Stati Generali del Vending riguarda la difficile reperibilità di risorse umane qualificate, un problema che accomuna molti settori in Italia. Agli Stati Generali ne ha parlato Roberto Pace, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confida, a cui l'associazione ha affidato un Tavolo Competenze dedicato al tema, per individuare una soluzione per quello che è ormai un problema cronico.

Nello specifico, per quanto riguarda le società di gestione, mancano soprattutto addetti al rifornimento e tecnici, vale a dire il 70% della forza lavoro delle imprese del Settore

Non è facile reperire nel mercato personale già formato o dotato di competenze base, tali da permetterne un rapido inserimento in azienda, per cui le impese del settore devono necessariamente investire sulla formazione di base, con difficoltà oggettive legate alla mancanza di organizzazione per questo tipo di attività. Tutto ciò causa inefficienze, ritardi e costi elevati. Il Tavolo Competenze affidato da Confida al Gruppo Giovani Imprenditori si pone l’obiettivo di creare progetti relativi a cinque temi:

• Partnership con Istituti Tecnici Professionali al fine di favorire progetti di alternanza scuola lavoro;

• Partnership con Agenzie per il Lavoro per selezionare ed ingaggiare potenziali candidati oltre che per accedere a fondi per la formazione;

• Portare negli istituti tecnici e nelle università case stories di aziende del settore al fine di farlo conoscere e renderlo appetibile per l’inserimento nel mondo del lavoro;

• Creare e partecipare a progetti di social innovation come, ad esempio, l’officina di revisione di macchine per il caffè realizzata presso il carcere di Bollate per formare su un mestiere di sicuro sbocco una volta terminata la pena detentiva;

• Importante l’interlocuzione con RANDSTAD HR Solution, presente agli Stati Generali nella persona dell’amministratore delegato dottor Fabio Costantini, grazie alla quale si è consolidata la possibilità di legare tutti questi temi e svilupparli in collaborazione.

Per comprendere meglio lo status quo, agli associati CONFIDA è stata inviata una survey attraverso la quale sono state raccolte informazioni più precise sulle esigenze di risorse delle imprese del Settore.

Al questionario hanno risposto 69 imprese di varie dimensioni. Ne è emerso che la top 5 delle regioni con maggiori esigenze comprende Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lazio

L’87% delle aziende ha dichiarato la necessità di assumere addetti al rifornimento e il 75% circa tecnici nel breve periodo. Il 76% delle aziende è favorevole ad assumere personale senza background specifico, ma che potrebbero essere formati da RANDSTAD.

Quasi la metà delle aziende è disponibile a valutare l’assunzione da altre regioni con progetti di mobilità sostenuti da RANDSTAD e il 50% è disponibile anche a valutare l’assunzione di lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate.

FEDERSOLIDARIETÀ: UN MODELLO DA SEGUIRE

I dati emersi dal panel "Cooperazione sociale e giustizia un ponte tra carcere e società" organizzato al Cnel da Confcooperative Federsolidarietà” risulta che su 100 detenuti inseriti in un percorso di inserimento lavorativo, al ritorno in società torna a delinquere meno del 10%. Sembra evidente che si tratta di un abbattimento della recidiva importante rispetto a chi è sottoposto a trattamenti standard. I numeri dicono anche che sono oltre 1.500 i detenuti ed ex detenuti impegnati in percorsi di formazione, tirocini e borse lavoro. Mentre sono 3.000 gli ex detenuti che, intrapreso il percorso di lavoro in una cooperativa sociale, vi restano anche al termine della pena. Così come un detenuto su 3, tra quelli occupati nel privato, è assunto da una cooperativa sociale associata a Confcooperative Federsolidarietà. Questi risultati portano alla firma del Protocollo d’Intesa tra Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Confcooperative Federsolidarietà con l’obiettivo di creare opportunità lavorative e sociali a favore della popolazione detenuta nelle carceri italiane. L’intesa vede l’apertura di un tavolo tecnico e punta promuovere programmi di intervento a favore dei detenuti, avviando progetti imprenditoriali finalizzati all’inserimento lavorativo intra ed extra-murario e al recupero sociale degli stessi.

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• Riduzione dei costi di manutenzione: Il 30% dei costi di gestione totali di un distributore sono dovuti ai ricambi (caldaie, elettrovalvole, manodopera ed altri componenti). Con Zero, il calcare si elimina, permettendo ai gestori di abbattere questi costi fino al 15%

• Risparmio sui ricambi: Grazie alla protezione efficace contro il calcare, i componenti interni durano più a lungo, riducendo gli interventi tecnici e garantendo maggiore continuità operativa.

• Efficienza costante: garantisce acqua addolcita indipendentemente dalla durezza iniziale, proteggendo caldaie ed elettrovalvole per un funzionamento sempre ottimale, riducendo i fermi macchina

• Manutenzione ridotta: con Zero, puoi dire addio al calcare e alla necessità di sostituire le cartucce. Non avrai più magazzini pieni di cartucce nuove da gestire o vecchie da smaltire, né dovrai preoccuparti di una calendarizzazione complessa per le sostituzioni

• Risparmio e sostenibilità: abbatti i costi operativi, riduci i materiali di consumo e contribuisci a un minore impatto ambientale, grazie all’eliminazione delle cartucce usa e getta

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Con Zero, Balugani ridefinisce gli standard del trattamento dell’acqua nel settore vending, segnando un ingresso rivoluzionario.

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VEDIAMO PERCHÈ RISULTA MENO ATTRATTIVO E POCO

ACCESSIBILE.

VEDIAMO PERCHÈ RISULTA MENO ATTRATTIVO E POCO ACCESSIBILE.

Il "Piano Transizione 5.0", introdotto dall'art 38 del DL n. 19/2024 e ritoccato dal DL n 69/2024 convertito in legge n 67/2024, è una misura del PNRR con una dotazione di 6,3 miliardi di euro ed ha l’obiettivo di migliorare la sostenibilità e la digitalizzazione delle imprese italiane, oltre che rafforzare la crescita economica attraverso un sostegno agli investimenti. Mentre il Piano Transizione 4.0 era incentrato sull'automazione e l'efficienza dei processi produttivi, la 5.0 pone al centro il benessere delle persone e delle comunità, avendo come focus principale il risparmio energetico.

Il "Piano Transizione 5.0", introdotto dall'art 38 del DL n. 19/2024 e ritoccato dal DL n 69/2024 convertito in legge n 67/2024, è una misura del PNRR con una dotazione di 6,3 miliardi di euro ed ha l’obiettivo di migliorare la sostenibilità e la digitalizzazione delle imprese italiane, oltre che rafforzare la crescita economica attraverso un sostegno agli investimenti.

Mentre il Piano Transizione 4.0 era incentrato sull'automazione e l'efficienza dei processi produttivi, la 5.0 pone al centro il benessere delle persone e delle comunità, avendo come focus principale il risparmio energetico.

Il Piano, infatti, offre incentivi sotto forma di credito d’imposta alle aziende (di tutte le dimensioni e con sede in Italia) che dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 effettuino nuovi investimenti in progetti di innovazione che comportino una riduzione dei consumi energetici.

Il Piano, infatti, offre incentivi sotto forma di credito d’imposta alle aziende (di tutte le dimensioni e con sede in Italia) che dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 effettuino nuovi investimenti in progetti di innovazione che comportino una riduzione dei consumi energetici.

Quali sono gli investimenti previsti?

5.0

4.0

• in beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati (es. software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni)

• in beni necessari per autoproduzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (es. pannelli fotovoltaici)

Quali sono gli investimenti previsti? in beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati (es. software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni) in beni necessari per autoproduzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (es. pannelli fotovoltaici) in formazione del personale nell’ambito di competenze utili alla transizione dei processi produttivi

• in formazione del personale nell’ambito di competenze utili alla transizione dei processi produttivi

La dotazione di 6,3 miliardi messa a disposizione dal PNRR viene ripartita tra i progetti oggetto degli investimenti in misure diverse:

La dotazione di 6,3 miliardi messa a disposizione dal PNRR viene ripartita tra i progetti oggetto degli investimenti in misure diverse:

- 3,78 miliardi di euro per i beni strumentali (materiali e immateriali);

- 630 milioni per la formazione

- 1,89 miliardi per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili.

- 3,78 miliardi di euro per i beni strumentali (materiali e immateriali);

- 630 milioni per la formazione

I fondi andrebbero spesi entro la fine del 2025 ma, a distanza di circa dieci mesi dalla pubblicazione dei criteri che sono alla base del Piano (febbraio) e di oltre tre mesi dall’attivazione della piattaforma GSE (settembre), e nonostante le aliquote siano più alte rispetto alla 4.0, il mondo delle imprese sembra poco incline ad aderire: finora sono stati potenzialmente impegnati poco più di 200 milioni.

- 1,89 miliardi per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili.

I fondi andrebbero spesi entro la fine del 2025 ma, a distanza di circa dieci mesi dalla pubblicazione dei criteri che sono alla base del Piano (febbraio) e di oltre tre mesi dall’attivazione della piattaforma GSE (settembre), e nonostante le aliquote siano più alte rispetto alla 4.0, il mondo delle imprese sembra poco incline ad aderire: finora sono stati potenzialmente impegnati poco più di 200 milioni.

Le imprese, infatti, sembrano preferire il precedente Piano Transizione 4.0 che, pur avendo aliquote più basse, sotto molti aspetti è sicuramente più accessibile.

Le imprese, infatti, sembrano preferire il precedente Piano Transizione 4.0 che, pur avendo aliquote più basse, sotto molti aspetti è sicuramente più accessibile.

La principale differenza tra la 4.0 e la 5.0 riguarda il regime di incentivazione in ragione del risparmio ener-

getico previsto. Il credito d’imposta, infatti, è riconosciuto a condizione che si realizzi una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3% per la struttura produttiva o, in alternativa, di almeno il 5% del processo interessato dall’investimento e varia in relazione alla quota d’investimento e alla riduzione dei consumi.

La principale differenza tra la 4.0 e la 5.0 riguarda il regime di incentivazione in ragione del risparmio energetico previsto. Il credito d’imposta, infatti, è riconosciuto a condizione che si realizzi una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3% per la struttura produttiva o, in alternativa, di almeno il 5% del processo interessato dall’investimento e varia in relazione alla quota d’investimento e alla riduzione dei consumi.

L'ammontare del credito d'imposta varia in base all'entità dell'investimento:

L'ammontare del credito d'imposta varia in base all'entità dell'investimento:

tra il 35% e il 45% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, tra il 15% e il 25% per investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro; tra il 5% e il 15% per investimenti superiori a 10 milioni di euro, fino a un limite massimo di 50 milioni di euro di costi ammissibili all'anno per ogni impresa beneficiaria.

• tra il 35% e il 45% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro,

• tra il 15% e il 25% per investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;

• tra il 5% e il 15% per investimenti superiori a 10 milioni di euro, fino a un limite massimo di 50 milioni di euro di costi ammissibili all'anno per ogni impresa beneficiaria.

Il credito d'imposta è cumulabile con risorse nazionali che abbiano ad oggetto i medesimi costi e nei limiti del costo sostenuto; mentre non è cumulabile con i crediti previsti dal Piano Transizione 4.0 nonché con il credito d’imposta per investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES unicaMezzogiorno) e nella Zona Logistica Semplificata (ZLS) e, in generale, con altri incentivi di fonte comunitaria, erogati a livello nazionale e regionale.

Il credito d'imposta è cumulabile con risorse nazionali che abbiano ad oggetto i medesimi costi e nei limiti del costo sostenuto; mentre non è cumulabile con i crediti previsti dal Piano Transizione 4.0 nonché con il credito d’imposta per investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES unica - Mezzogiorno) e nella Zona Logistica Semplificata (ZLS) e, in generale, con altri incentivi di fonte comunitaria, erogati a livello nazionale e regionale.

GLI ONERI BUROCRATICI

L'art 15 del DL MEF/MIMIT specifica che la riduzione dei consumi energetici deve essere attestata con apposite certificazioni tecniche, rilasciate da uno o più valutatori indipendenti

Sono abilitati al rilascio delle certificazioni tecniche:

a) gli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE), certificati da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11339;

b) le Energy Service Company (ESCo), certificate da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11352;

c) gli ingegneri iscritti nella seziona A dell’albo professionale, con competenze e comprovata esperienza nell’ambito dell’efficienza energetica dei processi produttivi.

Due le certificazioni richieste:

a) ex ante, ovvero la riduzione dei consumi energetici conseguibili tramite gli investimenti riportati nel progetto presentato dall’impresa richiedente il beneficio;

b) ex post, ovvero l’effettiva realizzazione degli investimenti conformemente a quanto previsto dalla certificazione ex ante e/o eventuali variazioni rispetto al progetto originale.

L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla certificazione ex ante perché avviene nell’assoluta incertezza sulla ricezione futura dei benefici fiscali, a fronte delle spese che l’impresa dovrà sicuramente sostenere per ottenerla. I contributi previsti per le imprese a copertura delle spese legate alla produzione delle certificazioni non sembrano sufficienti ed efficaci per gli imprenditori.

Burocrazia pesante, impossibilità di cumulo con altre iniziative, difficoltà e lungaggini: sono questi gli elementi che non fanno decollare il piano Transizione 5.0 e spingono le imprese ad utilizzare il vecchio Paino 4.0 che resta parallelamente valido per il biennio 2024/2025.

Di fronte allo scarso appeal della 5.0 e col rischio di perdere la dotazione e doverne rispondere di fronte alle istituzioni europee, il Governo starebbe riflettendo su alcune modifiche al piano Transizione 5.0, con l’obiettivo di aumentarne l’appetibilità. Di fronte alla volontà di non cedere rispetto al cumulo delle agevolazioni, si pensa di agire sulla parte burocratica snellendola e sull’ampliamento della tipologia di impianti finanziabili (impianti per il raffreddamento, illuminotecnica, ecc.) e dei soggetti beneficiabili, includendo ad esempio le società di servizi energetici.

UNA NUOVA ENERGIA PER TE

I DATI DI SETTORE DEI PRIMI 9 MESI 2024

Andrea Alemanno di Ipsos Italia ha illustrato i dati di settore riferiti ai primi 9 mesi del 2024 risultati dall’indagine commissionata ogni anno da CONFIDA.

Dopo due anni consecutivi positivi il settore della distribuzione da gennaio a settembre del 2024 registra la prima frenata sia di fatturato (-1,77%,) sia di consumazioni (-3,41%): in termini assoluti, il ricavato si attesta a

1,19 mld di euro mentre le vendite a 2,9 mld. Un dato attribuibile soprattutto al lo smart working che nel 2024 non ha subito battute d’arresto ma, anzi, è rimasto stabile con oltre 3,55 milioni di lavoratori che lo praticano, e che, secondo l’Osservatorio Smart Working 2024 della School of Management del Politecnico di Milano, crescerà ancora nel 2025.

CONSUMAZIONI PER TIPOLOGIA DI PRODOTTO

IL CALDO

Nel periodo gennaio-settembre 2024 le consumazioni di bevande calde hanno registrato una contrazione pari al 3,44% rispetto allo stesso periodo del 2023. La riduzione è imputabile sia al caffè sia alle altre bevande calde che mostrano rispettivamente un -2,92%

IL FREDDO

e un -7%. Per quanto riguarda il caffè, a conferma dei trend degli scorsi anni, è soprattutto il porzionato che fa registrare la contrazione più sensibile (8,29%), seguito dal caffè in grani (-2,20%) e dal solubile (-5,52%).

Nei primi 9 mesi del 2024 anche le bevande fredde mostrano una contrazione rispetto allo stesso periodo del 2023 (-3,65%). In particolare, sono soprattutto il tè freddo e le bevande gasate che fanno registrare la riduzione più marcata (rispettivamente -11,81% e -8,10%). Nell’ambito delle bevande fredde, il calo dei

consumi è così ripartito: le bevande gusto cola -4,37%, quelle gusto arancia -21,76%, il chinotto -11,46% e la limonata -8,50%

Gli energy drink confermano il trend positivo degli ultimi anni con un +0,89% rispetto al periodo gennaiosettembre 2023.

GLI SNACK

Tra gli snack sono soprattutto i dolci e il confectionery che mostrano l’incremento maggiore rispetto a gennaio-settembre 2023 (+4,77% e +5,21%). Anche le consumazioni di snack salati crescono, seppur lievemente (+0,52%). Al contrario gli snack al cioccolato e i prodotti freschi mostrano un trend negativo con una riduzione del -24,20% e del -3,76%

UN PARTNER AFFIDABILE PER UN BUSINESS DI SUCCESSO

Nel 2004 Martino Bresciani fonda a Kiev, in Ucraina, la società Liberty Ukraine LCC con l’obiettivo di commercializzare nei Paesi dell’Est Europa macchine da caffè made in Italy per i canali Vending e Horeca. In breve tempo l’attività cresce, sia per tipologia di prodotto che per varietà e profondità dell’offerta, capace di coprire tutte le esigenze degli operatori professionali dei canali di riferimento.

Di recente, l’azienda ha dato una forte spinta all’attività e, attraverso la partnership strategica con il leader di mercato Jetinno, produttore cinese di macchine da caffè, mira ad approcciare i Paesi mediterranei.

Per conoscere meglio la Liberty Ukraine, abbiamo intervistato Andrea Bresciani, figlio del fondatore, che nell’azienda occupa il ruolo di vicedirettore

Come e su quale progetto è nata l’azienda?

Liberty nasce circa 30 anni fa durante un viaggio di lavoro che mio padre ed io facemmo a Kiev. A quei tempi il paese era privo di qualsiasi attività commerciale, l’automobile era cosa rara, c’era tanta po-

vertà. D’altra parte, l’Ucraina usciva da un periodo storico difficile, dove veniva garantito il minimo sostentamento ma nulla di più. Eppure, quel popolo si stava aprendo piano piano alle novità e alle opportunità offerte dal mondo occidentale e cresceva sempre di più l’interesse e la richiesta di prodotti made in Italy, sinonimo di qualità a livello mondiale. Ci rendemmo conto che una nazione di cinquanta milioni di abitanti poteva essere un’importante opportunità di business, nonostante tutte le difficoltà. Così avviamo il nostro progetto, sfidando ogni previsione, e il tempo ci ha dato ragione.

Quali sono i marchi italiani del vostro portafoglio?

Oggi ci consideriamo un operatore globale del caffè. I numeri crescenti ci hanno permesso di sviluppare una serie di brand di nostra proprietà con un'ampia gamma di referenze per soddisfare qualsiasi esigenza commerciale. Ne cito qualcuno: Dolce Aroma, Dolce Natura, Dorado, Martino Cfè, Felice Caffè, Dr. Coffe e Liberty's. Importiamo dall’Italia prodotti della Prontofoods, della Torrefazione Poli e della Gimka. Dal Brasile, invece, facciamo arrivare il caffè solubile. Per quanto riguarda le macchine da caffè importiamo dall’Italia Saeco e Necta e dalla Cina Dr. Coffee e Jetinno. Abbiamo stretto recentemente una nuova collaborazione con l’azienda cinese Tcn per la commercializzazione di distributori automatici di snack e bevande, mentre sono in fase di definizione altri accordi commerciali che andranno ad arricchire la già ampia gamma di prodotto.

In che modo siete riusciti a far accettare il nostro caffè in Paesi che non hanno la tradizione dell’espresso? Il mercato era principalmente basato sul consumo del caffè liofilizzato promosso da colossi del caffè, allora già presenti. Come ho accennato prima, quando siamo arrivati noi, c’era nel Paese tanta voglia di aprire all’occidente, alle abitudini e ai piccoli piaceri dell’Italia, famosa nel mondo per le sue eccellenze.

Abbiamo offerto al mercato il chicco di caffè, un prodotto nuovo e di qualità italiana, che oggi rappresenta il 70% del consumo, mentre il caffè liofilizzato che al tempo dominava il mercato, oggi rappresenta il 30% del consumo interno.

La vostra proposta si è via via ampliata, comprendendo anche prodotti e servizi accessori. Quali?

Abbiamo iniziato importando distributori automatici a marchio Saeco, ottenendo il mandato di esclusiva. Conseguentemente ed inevitabilmente abbiamo aperto un reparto dedicato alla riparazione e alla rigenerazione dei distributori di bevande, che oggi si avvale di 25 tecnici esperti ed offre una completa assistenza tecnica e post-vendita. Abbiamo costituito un reparto altamente fornito di ricambistica che oggi conta più di diecimila referenze e possiamo garantire assistenza sulle macchine anche da remoto.

Avete un vostro stabilimento di produzione. Dove si trova e cosa producete?

Sì, in azienda abbiamo un reparto dedicato al confezionamento di caffè liofilizzato destinato al mercato dell’est Europa; un secondo reparto è dedicato al confezionamento di stick di zucchero che personalizziamo e brandizziamo in base alle marche del caffè.

Com’è organizzata la logistica?

La sede principale e il deposito si trovano a Kiev. Da qui garantiamo in tutta l’Ucraina l’evasione degli ordini in 24 ore. Abbiamo un magazzino doganale a Trieste, dove riceviamo le merci provenienti dal mare per poi distribuirle in tutta Europa.

Il vostro quartier generale è a Kiev. Il conflitto in atto ha inciso sul vostro business?

L’azienda ha sempre operato, non si è mai fermata nonostante le difficoltà comportate da una guerra.

Di recente avete stretto un accordo col produttore cinese Jetinno. Com’è nato e quali obiettivi vi ponete?

Tutto è nato dalle richieste del mercato. Noi siamo stati intuitivi e veloci a cogliere, e talvolta anche ad anticipare, le esigenze e i segnali che arrivavano. Il mercato ucraino è sempre alla ricerca di novità ed è molto attento alla tecnologia e alla qualità del prodotto. La partnership stretta con Jetinno nasce proprio dal fatto che i suoi prodotti sono un concentrato di tecnologia, realizzati con materiali di alta qualità e componentistica proveniente dai più importanti produttori a livello mondiale. Le macine vengono prodotte in Svizzera, le pompe in Italia, i boiler in Svezia, i raccordi in Germania.

Jetinno vanta 140 brevetti a livello mondiale, è uno dei primi produttori ad offrire un software avanzato per la telemetria che permette al gestore di verificare a distanza il buon funzionamento dell’apparecchio, i consumi e i dosaggi, oltre a gestire ricette e i parametri generali.

Con quali strategie intendete conquistare i Paesi dell’Europa occidentale?

Con la presenza capillare. È nostra intenzione presidiare ogni nazione con un nostro show room per presentare tutte le novità e testare i nostri prodotti in presenza del cliente.

Siete sul mercato da un quarto di secolo. Com’è cambiato il Vending in Est Europa in questi anni?

Posso dire che il mercato del Vending nei paesi est-europei si è costruito negli ultimi 25 anni. Oggi la tendenza è verso macchine table-top di dimensioni contenute con grandi touch screen, la possibilità di avere più bevande anche fredde, di effettuare transazioni veloci con i nuovi sistemi di pagamento, un trend che, credo, crescerà sempre di più in tutt’Europa.

VENDING IN ROSA. LAURA PASSALACQUA

Laura Passalacqua è amministratore delegato della torrefazione napoletana S. Passalacqua SpA e, insieme alla cugina Paola, che ne è presidente, e alla nipote Serena Montini, guida un’azienda storica del mercato della torrefazione di caffè. È raro trovare donne in ruoli di così grande responsabilità, soprattutto in questo Settore e, per questo motivo, abbiamo voluto approfondire il suo percorso nell’azienda di famiglia.

Sei AD di un’azienda nata oltre 70 anni fa. Come sono avvenuti i passaggi di generazione in generazione di cui tu rappresenti la terza?

L’azienda, fondata da mio nonno Samuele, nasce in un contesto fortemente influenzato da una mentalità patriarcale. In questa prima fase, i ruoli erano rigidamente definiti e riservati esclusivamente agli uomini Con l’avvento della seconda generazione, l’azienda ha iniziato ad espandersi e ad affrontare nuove sfide. Sebbene i valori tradizionali patriarcali continuassero a prevalere, iniziavano ad emergere segnali di cambiamento, con una maggiore apertura verso la diversificazione e l’inclusione. Con la terza generazione, le donne sono entrate attivamente in azienda, portando con sé nuove prospettive. Tuttavia, il percorso verso una gestione più inclusiva si è rivelato complesso, se-

gnato da rapporti conflittuali sulla necessità e il modo di realizzare questa transizione.

Hai respirato l’aroma del caffè sin da bambina. Questo ti ha in qualche modo preparata ad entrare nell’azienda di famiglia?

Assolutamente si, già all’età di sette anni dichiaravo con convinzione, a chiunque me lo chiedesse, che avrei svolto il lavoro di “Papà”.

Quando e con quale ruolo è avvenuto il tuo ingresso in azienda?

Sono entrata in azienda nell’ aprile del 1991 con un IV livello amministrativo, ma nei primi mesi mio padre mi ha assegnato al reparto “logistica”, convinto che fosse fondamentale conoscere e saper svolgere tutti i ruoli. Praticamente ho fatto la gavetta, partendo davvero dal basso. D’altronde “logistica” allora significava portare il caffè ai clienti con il furgoncino.

Quali passaggi ti hanno portata a ricoprire il ruolo di AD?

Sono diventata Amministratore in seguito alla perdita di mio padre. Inizialmente, ho dovuto collaborare con mio zio Biagio il quale, non avendo avuto figlie, era convinto che il ruolo principale delle donne fosse quello di custodi della casa e della famiglia, limitandone così le opportunità di partecipazione alla vita professionale. Non è stato semplice arrivare a ruoli alti

Tua cugina Paola è presidente della Passalacqua SpA. In che modo vivete il vostro rapporto, che non è semplicemente lavorativo?

Il rapporto tra me e Paola è eccellente, caratterizzato da una forte sintonia che va oltre l’ambito lavorativo. Lavoro anche con Serena, la figlia di Paola e mia nipote, con la quale costituiamo un CDA con quote rosa al 100%

Il fatto di essere donna, ti ha creato difficoltà nei rapporti con i collaboratori e con i fornitori?

Essere donna in ambito professionale può comportare sfide legate al pregiudizio di genere, come la sottovalutazione delle competenze o aspettative stereotipate sul proprio ruolo. Nel mio caso, all’inizio ho incontrato qualche difficoltà nel dimostrare che non ero semplicemente “la solita figlia di Papà”.

Oltre ad occupare un ruolo dirigenziale, sei parte attiva dell’attività. Di cosa ti occupi?

Oltre a ricoprire il ruolo di Amministratore, sono direttamente coinvolta nell’operatività aziendale. In particolare, mi occupo della gestione degli acquisti del caffè crudo

Svolgi quindi un ruolo molto delicato, soprattutto in questi ultimi anni in cui il mercato del caffè ha vissuto una grande instabilità. Come l’hai gestita?

Negli ultimi anni, il settore del caffè ha effettivamente affrontato diverse sfide significative, come fluttuazioni dei prezzi, cambiamenti climatici, difficoltà economiche in alcune aree produttive, le guerre. Per gestire questa instabilità, ho adottato strategie mirate, che ti riassumo in 4 punti. In primis, la diversificazione dei

fornitori, perché collaborare con diversi produttori permette di ridurre i rischi legati a eventi negativi locali, garantendo stabilità nella qualità e nella fornitura. In secondo luogo, ho monitorato continuamente il mercato perché rimanere aggiornata sulle tendenze, sulle variazioni dei prezzi e le condizioni climatiche mi permette di prendere decisioni tempestive e informate. Questi approcci si sono rivelati fondamentali per affrontare l’instabilità, mantenendo l’azienda competitiva e responsabile verso clienti e produttori. Terzo punto che ritengo fondamentale è di tenere un rapporto diretto con i Farmers. Ove possibile abbiamo sviluppato relazione dirette e solide con i farmers/ produttori e cooperative locali nei paesi di origine, questo è sicuramente un vantaggio competitivo a cui teniamo molto. Infine, non meno importante, la continua formazione, che è un caposaldo all’interno della direzione che guido. Per acquistare i migliori caffè che la natura possa offrire bisogna conoscerli, saperne individuare le più ricercate caratteristiche organolettiche è la parte più delicata del processo di acquisto.

In questi tempi complessi, il tuo ruolo è diventato ancora più delicato. È così?

Sì, l'acquisto di caffè crudo è un processo estremamente complesso e delicato per diverse ragioni. Bisogna tenere conto di numerosi fattori, come la qualità del prodotto, la sostenibilità della produzione, le pratiche commerciali etiche e le continue fluttuazioni di mercato. Inoltre, la crescente attenzione ai temi ambientali e sociali ha aumentato la domanda di trasparenza lungo l’intera filiera del caffè. Bisogna considerare anche le diverse varietà di caffè, le condizioni di coltivazione e le variabili climatiche, tutti elementi che influenzano direttamente il gusto finale del pro-

dotto. In sintesi, il ruolo di chi si occupa dell’acquisto del caffè crudo richiede oggi una combinazione di competenze analitiche, sensibilità culturale e un forte impegno verso pratiche sostenibili. Questo lo rende certamente più complesso e cruciale che mai.

Un altro macigno che grava sul mercato del caffè è la normativa europea sulla deforestazione. Qual è la tua opinione?

La normativa europea sulla deforestazione rappresenta un tema di grande rilevanza e complessità, soprattutto per settori agricoli come il caffè e il cacao. L’obiettivo principale di questa regolamentazione è contrastare la deforestazione illegale e promuovere pratiche agricole più sostenibili per preservare la biodiversità. Inoltre, la deforestazione influisce direttamente sulle comunità locali, spesso dipendenti dalle risorse naturali per il loro sostentamento. Tuttavia, l’adeguamento ai nuovi standard potrebbe impattare pesantemente sui produttori di caffè, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, con possibili ripercussioni negative su reddito e occupazione. Per questo, pur riconoscendo l’importanza di una normativa di questo tipo per garantire un futuro sostenibile, è fondamentale che la sua attuazione sia equa e supportata da misure che accompagnino i produttori nel processo di transizione. Vorrei chiudere con una mia nota personale: la deforestazione è un problema importantissimo a livello globale e come tale dovrebbe essere trattato! Ancora una volta accade che un problema globale venga gestito a livello esclusivamente europeo e ciò genera disparità e disuguaglianze tra le nazioni, riducendo il vantaggio competitivo delle nostre imprese.

Sarà importante che educhino i clienti riguardo le ragioni di questi aumenti. I consumatori, da parte loro, dovranno affrontare costi più elevati per il caffè di qualità e potrebbero essere spinti a fare scelte più consapevoli riguardo ai marchi o alle varietà di caffè che acquistano.

Voi siete storicamente molto presenti nel canale bar e da qualche anno anche nel Vending. Come mai questa scelta?

L'espansione nel canale Vending è una risposta alle mutazioni del mercato e alle nuove abitudini dei consumatori I clienti cercano sempre più soluzioni pratiche e veloci, ed è qui che il vending si rivela vantaggioso. Le macchine automatiche offrono un accesso immediato a prodotti alimentari e bevande, rappresentando una comoda alternativa ai tradizionali punti vendita. Inoltre, il canale Vending consente una maggiore diffusione del brand, raggiungendo anche aree dove la presenza fisica di un bar o di un negozio potrebbe essere limitata. Questo approccio consente di ampliare la propria clientela e di adattarsi alle esigenze di un pubblico sempre più diversificato.

Avete una miscela vending e cosa proponete in monoporzione?

Sì, offriamo una miscela per il vending e, per il caffè porzionato, disponiamo di cialde, capsule compatibili con i sistemi Nespresso, a Modo Mio e Dolce Gusto.

Quali iniziative si possono intraprendere per valorizzare il Settore e il prodotto caffè?

Come si rifletterà tutto questo sui vostri clienti e sul consumatore finale?

Le caffetterie potrebbero trovarsi costrette ad aumentare i prezzi al pubblico, con potenziali effetti negativi sulle vendite e sulle scelte dei consumatori.

Valorizzare il settore del caffè e il prodotto in sé richiede un approccio che consideri vari aspetti, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumo. Sono tante le iniziative che, a mio avviso, potrebbero essere adottate, tra queste corsi di degustazione e workshop sul caffè per educare i consumatori sulla qualità, le origini e le tecniche di preparazione attraverso esperienze pratiche. Sarebbe importante partire dai più giovani, avviando collaborazioni con le scuole e integrando programmi educativi sul caffè nei curricula per sensibilizzare le nuove generazioni. Altro aspetto importante è far scoprire il mondo da cui nasce il chicco di caffè, raccontando le storie dei produttori e le regioni di origine, per valorizzare l'unicità e la qualità dei loro prodotti. Altri punti importanti sono incoraggiare la ricerca e la sperimentazione di metodi innovativi di preparazione e consumo del caffè e collaborare con i nostri clienti, cioè con titolari di caffetterie e ristoranti proponendo caffè speciali e incentivando l'uso di caffè di alta qualità nei locali per sensibilizzare il pubblico. Queste iniziative possono contribuire non solo a valorizzare il settore del caffè, ma anche a promuovere una cultura del caffè più consapevole e apprezzata a livello globale.

QUALITÀ E PROFESSIONALITÀ AL SERVIZIO DEI GESTORI

La DB Vending srl è una società fondata nel 2024 ma attiva già da una decina di anni come rivendita all’ingrosso di referenze alimentari per le imprese di gestione. Nata in Campania, ha rapidamente esteso il proprio raggio d’azione ed è fermamente intenzionata a cavalcare l’onda di questo successo per diventare il partner ideale per le piccole e medie realtà del Settore in tutta Italia, come ci racconta Ciro de Filippo, il suo fondatore.

Come nasce la DB Vending?

La DB Vending è nata quest’anno come risultato del mio lungo percorso nel settore alimentare. Ho iniziato, infatti, a 18 anni come magazziniere in un’importante azienda dolciaria, la Dol.M.er Dolciaria Meridionale Errico, dove mano mano ho assunto responsabilità sempre maggiori fino a prendere in mano le redini dell’attività. Ad un certo punto, per raggiunti limiti di età, i titolari decisero di chiudere l’azienda e mi proposero di rilevarla, ma l’idea non rientrava nei miei programmi futuri. Non volevo rimanere nel settore dolciario, ma esplorare nuove possibilità. Così, insieme al mio ex socio Pasquale Scognamiglio, per un po’ continuai con l’ingrosso dolciario, che mi permise di entrare in contatto con alcune aziende che si occupavano di distribuzione automatica.

In quale area operavi?

In quel momento il mio raggio di azione era limitato alla zona orientale di Napoli, ma a breve le cose cambiarono. A determinare la svolta fu l’incontro con Raffaele Caprara che all’epoca era agente per marchi come Acqua Lete, Dispensa Zaniboni, ecc. ed aveva un buon portafoglio clienti. Davanti a un caffè, ci confrontammo sulle politiche di vendita e si rese conto che su alcuni importanti marchi, come Ferrero, Pavesi, Nestlé,

Mars, il mio listino era molto competitivo. In realtà, la visione innovativa di fondo, era che avevo avuto l’intuizione di portare l’idea dell’ingrosso all’interno della rivendita, potendo così praticare prezzi effettivamente competitivi rispetto al mercato. Caprara decise, perciò, di diventare mio agente e cominciò a proporre il mio portafoglio prodotti ai suoi clienti. Il riscontro fu immediato in tutti i canali in cui andavamo a proporci e anche nel Vending, dove siamo entrati in modo molto aggressivo.

In che anno siamo?

Era il 2015. Nell’arco di 5/6 mesi eravamo talmente cresciuti che decisi di fondare la mia prima azienda, la DS Vending, in un capannone di 270 mq e di allargare l’area di vendita, aprendo una rete di agenti che curavano Lazio, Toscana, Piemonte e Triveneto. Queste persone erano già attive nella Distribuzione Automatica e questo ci ha permesso di approcciare realtà del Vending fuori Campania e di crescere più velocemente. Naturalmente, lo spazio che aveva-

mo a disposizione diventava sempre meno adeguato ai volumi che sviluppavamo e perciò decidemmo di prendere un altro capannone, adiacente a quello in cui eravamo. Per quanto avessimo più spazio a disposizione, la struttura non era adeguata alle esigenze dell’attività e avremmo avuto bisogno di riorganizzarla in maniera più strutturata. Purtroppo, il ritmo frenetico del lavoro, dovuto alla continua espansione dell’attività, non ci permetteva di fermarci e di riorganizzarci, per cui eravamo sempre in affanno.

Cosa ha determinato il cambiamento?

Paradossalmente, anche se non mi fa piacere, devo dire che è stato il Covid, perché il fermo delle attività ha obbligatoriamente rallentato i nostri ritmi, permettendoci di fermarci e ripensare spazi e procedure, cosa che fino ad allora non ci era stato possibile fare, perché troppo presi dal lavoro quotidiano, che non ci lasciava tempo per altro. Il Covid ci ha dato una mano a strutturarci in maniera più organizzata

In che modo?

Prima di tutto, abbiamo ripensato la logistica, affidandoci a corrieri esterni; poi abbiamo rimodellato le linee di prodotto aggiungendo alla gamma snack, dolci e salati, anche referenze del Beverage, che fino a poco tempo prima non pensavamo minimamente di inserire. E questa è stata una scelta vincente, visto che oggi facciamo un ottimo lavoro anche con le bevande. Infine, l’anno scorso, di comune accordo con il mio storico socio Pasquale Scognamiglio, abbiamo deciso di sciogliere la DS Vending e di separare le nostre strade professionali. Mi sono messo alla ricerca di una struttura ex novo, che meglio rispondesse alle mie esigenze, e così ho trasferito l’attività nell’attuale capannone a Pomigliano d’Arco, alle porte di Napoli. Contemporaneamente, ho fondato la nuova società, la DB Vending, quasi a sottolineare l’inizio di una nuova avventura, senza dimenticare la storia pregressa che mi ha portato a crescere e ad arrivare a questo traguardo.

Quanto siete cresciuti dal 2015 al 2024?

Ti riporto pochi ma significativi numeri. Nel 2015 avevamo un portafoglio prodotti di circa 120 referenze, oggi ne abbiamo 750. Nel 2015 eravamo focalizzati sui prodotti dolciari, oggi abbracciamo tutto il mondo del Beverage, dai classici come le acque, le cole, ecc. fino agli energy drink, con marchi leader nei rispettivi comparti. In più, in seguito al boom degli Shop H24, abbiamo inserito prodotti extra food, come i sexy toys e i prodotti a marchio Durex, come contraccettivi, test di gravidanza, ecc. In altre parole, la nostra gamma è cresciuta guardando al mercato e a quello che il consumatore chiede con l’evolversi delle preferenze.

Rispetto agli esorsi, com’è cambiato il Vending?

Quando ho iniziato in questo settore, soprattutto al Sud c’era una grande frammentazione, tante piccole aziende poco strutturate, per le quali la mia attività di allora era adeguata, perché riusciva a garantire forniture adatte alle loro esigenze e un servizio completo. Oggi, direi che il Settore si sta trasformando in meglio. È vero che alcune piccole realtà stanno vendendo, ma tanti altri gestori stanno facendo il salto di qualità, strutturandosi e migliorando la propria azienda. Anche noi, di pari passo, abbiamo fatto il salto di qualità, riuscendo a porci come partner affidabili anche per realtà più grandi. Questo perché la nostra crescita ci ha permesso di avere un maggior potere di acquisto rispetto alle aziende produttrici e, di conseguenza, di poter continuare ad essere competitivi per i prezzi e per il servizio.

Quali sono i prodotti attualmente più venduti?

Al primo posto sicuramente il Kinder Bueno della Ferrero, subito dopo Twix, M&M's, Kit Kat e ci metterei anche il Brownie della Mondelez. Per quanto riguarda il salato, al di là dei marchi, le referenze più vendute sono le patatine, i tarallini, e di recente le Pipas, uno snack tipico spagnolo, e i Nachos al mais che sono americani. Per quanto riguarda le bevande, c'è stato un boom degli energy drink negli ultimi anni, soprattutto grandi

brand come Monster e Red Bull, ma anche aziende più piccole, che stanno ritagliandosi un proprio spazio nel mercato.

Un altro prodotto che sta andando forte è la linea zero sia di Coca-Cola che di Pepsi perché, se prima il rapporto tra il prodotto con zucchero e senza era 4 a 1, oggi si sta pareggiando. Devo dire che, in generale, cresce molto la tipologia no sugar, mentre calano i consumi di thè.

Secondo te, qual è il trend nel futuro prossimo? Cosa crescerà e cosa calerà?

Io credo che ci possano essere crescite momentanee, perché il prodotto nuovo, quando viene messo sul mercato ed ha un buon appeal, all’inizio riscuote sempre un buon successo. Ma poi dopo si ritorna sempre sui prodotti tradizionali come, ripeto, Ferrero o i Brownies di cui parlavo prima. Certo, poi ci sono prodotti novità che attecchiscono bene e restano, come le referenze al burro di arachide che sono partite un po’ come una moda, ma dopo tre anni dall’esordio vengono ancora richieste.

Quanti collaboratori avete?

Per quanto riguarda i collaboratori, abbiamo un responsabile di magazzino e 4 magazzinieri, mentre la gestione commerciale e amministrativa la svolgiamo io e mia moglie. Poi ci sono due autisti esterni all'azienda che, comunque, sono alle nostre dipendenze e portano il totale degli addetti a 9 persone. A questi bisogna aggiungere i collaboratori esterni. Abbiamo un commerciale che ci cura soprattutto il mondo dei gestori di Shop H24, che hanno bisogno di essere seguiti con particolare attenzione, perché molti sono privati e hanno poca esperienza del Settore. In questo caso, oltre a essere fornitori, diamo indicazioni e consigli su come migliorare l’attività. Poi abbiamo commerciali divisi per regioni, uno sul Triveneto, un altro su Piemonte e Liguria; un’agente su Lazio e Toscana, mentre curiamo direttamente Puglia e Sicilia. Su alcune regioni lavoriamo un po’ a macchia di leopardo perché han-

no comunque poche realtà, come la Calabria, il Molise o la Basilicata.

Che fatturato avete sviluppato nel 2023 e cosa prevedi per il futuro della DB Vending?

Abbiamo chiuso il 2023 a circa 7,5 milioni e abbiamo tutte le intenzioni di continuare a crescere, anche alla luce degli investimenti fatti nella nuova struttura, sicuramente più performante. Grazie alla possibilità di stoccare maggiori quantitativi di merce, abbiamo potuto snellire certe procedure e far crescere il fatturato. Certo è che vogliamo continuare su questa linea e rafforzarci di più al Nord, oltre che espanderci in regioni in cui siamo poco presenti, come le isole.

Ti puoi ritenere soddisfatto di questo percorso?

Sicuramente sì. Mi dispiace non aver fatto prima il passaggio in una struttura più adeguata, perché credo che ci avrebbe permesso di crescere più velocemente. Ma va bene così.

Punteremo tutte le nostre energie nel nuovo anno per fare della DB Vending il partner di riferimento per i gestori dell’intero territorio nazionale.

Non la classica 50 cl ma intere confezioni da 6 bottiglie di diverse marche e formati: è quanto è possibile acquistare ad un Acquaself 24, un distributore automatico fuori dagli schemi, che avvicina il Vending al Retail e, rispondendo ad una esigenza concreta, attrae anche chi è generalmente poco incline a consumare alla vending machine. A spiegarci il concept il suo ideatore Giacomo Morbidelli.

Come sei entrato nel mondo del Vending?

Ho ereditato la passione per l’automazione da mio padre Paolo, che aveva una sua azienda con 60 dipendenti. Da oltre trent’anni, quindi, la mia famiglia si occupa della progettazione, realizzazione e commercializzazione di macchine automatizzate per l’industria del legno. Posso dire che l’automazione è nel nostro DNA e proprio questo motivo, unito alla mia innata curiosità e voglia di cercare nuove opportunità, mi ha spinto verso il mondo del vending. Voglio sottolineare che mio padre, anche dopo essere andato in pensione ed aver passato a me il testimone, ha continuato ad essere parte attiva dell’azienda. Lavoriamo insieme e con noi collaborano altre 7 persone: quattro addetti al montaggio, un ingegnere progettista, due amministrativi. Io sono direttore commerciale e mio padre è un po’ un jolly: data la sua enorme esperienza può dire la sua su ogni aspetto dell’attività.

Com’è avvenuto il passaggio al Vending?

Avevo aperto un negozio automatico come attività parallela. Poi mi sono appassionato e da lì è nata l’idea di fare qualcosa di concreto per il Settore e la scelta è caduta sul progetto di un distributore automatico di fardelli di acqua minerale

Perché questa scelta?

Avendo un negozio automatico avevo potuto appurare che l’acqua è un prodotto molto venduto al distributore automatico, ma sapevo anche quanto fosse scomodo e faticoso acquistare confezioni di acqua al supermercato quando si va a fare la spesa. Ho messo insieme le due cose e da lì è partita l’idea di un macchinario di tipo diverso, che non vendesse semplicemente bottigline d’acqua, ma intere confezioni, in modo da agevolare il consumatore.

Come funziona?

Il nostro distributore, che si chiama Acquaself 24, viene collocato preferibilmente in luoghi ad alta frequenza e facilità di accesso per l’auto. Il cliente si reca al distributore direttamente col proprio automezzo, seleziona sul display touch la tipologia e la marca di acqua che preferisce, il numero di fardelli che gli occorrono, paga e ritira quanto ha richiesto, caricando il tutto direttamente nell’auto. Dopo di che riparte verso casa. Il tutto è molto più semplice e veloce e molto meno faticoso rispetto all’acquisto fatto al supermercato. Pensiamo a tutta la fatica che si fa per caricare l’acqua nel carrello della spesa, che tra l’altro consente un numero limitato di confezioni; spingere il carrello casa.

A chi è andata la prima macchina prodotta?

La prima macchina è stata realizzata 6 anni fa per una fonte di acqua umbra. E da lì, in successione, ne abbiamo realizzate altre per location diverse fino ad arrivare oggi a quota 50 macchine in tutta Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, con una presenza maggiore nelle regioni del Centro Italia.

A chi è rivolto il vostro concept?

Questo business sta incontrando molto il gradimento dei grossisti di bevande, che normalmente non servono il cliente finale. Installando il nostro distributore, possono vendere anche a lui, perché tutta l’operazione di acquisto è demandata allo stesso consumatore, mentre il grossista aggiunge marginalità al proprio business.

Quante confezioni di acqua è possibile inserire nella macchina?

Noi realizziamo sei tipologie di macchine di diversa capacità. La più piccola, la entry level è una 20 corsie, dove si possono stoccare 660 confezioni da due litri, cioè 33 da due litri o 36 da 1,5 litri per ogni corsia. La più grande è una 42 corsie, un vero e proprio container dove si possono caricare 1386 confezioni da due litri.

Il trasporto e montaggio sono complessi?

Noi realizziamo tre modelli che chiamiamo standard: la 20 corsie, la 25 corsie e la 30 corsie. Li chiamiamo standard perché hanno la dimensione esatta per essere caricate all'interno del cassone di un camion, ovvero 2 metri e mezzo di larghezza per 7 metri e mezzo di lunghezza. L'altezza può spaziare da 2 metri fino ad arrivare al massimo di 3.

Queste tre macchine standard sono state realizzate in questo modo perché noi le agganciamo con un camion gru, le carichiamo sul mezzo che dovrà effettuare il trasporto e le spediamo direttamente al punto di installazione. In meno di due giorni la macchina è già operativa. Ovviamente, le standard, cioè la 20, la 25 e la 30, possono essere espandibili soprattutto in larghezza. Nel caso in cui superano i 3 metri, le macchine vengono spedite suddivise in 4 blocchi che vengono

poi montati direttamente all'interno del negozio o del distributore nostro cliente.

È necessario provvedere alla blindatura delle vostre macchine?

No, perché i nostri Acquaself 24 sono dotati di un pannello esterno che ha uno spessore di 4 mm, impossibile da forzare. Poi le macchine vengono poste sempre in zone ad alto traffico e con buona visibilità, che è un deterrente per i malintenzionati.

E per quanto riguarda i sistemi di pagamento?

Le Acquaself accettano sia il pagamento con monete e banconote, che con carte di credito e sono dotate di rendiresto. Tutte le movimentazioni che riguardano i dispositivi di pagamento, cioè le banconote in entrata, le banconote in uscita, le banconote che chiamiamo fondo cassa sono monitorate dal nostro programma, che riporta analiticamente il flusso di cassa e ci informa dell’ammontare sia del fondo cassa che dell’incasso vero e proprio. Per quanto riguarda il lettore di carte di credito, sia NFC che contactless, è della marca MyPOS.

Avete avuto richieste anche dall’estero?

Sì, abbiamo avuto richieste dall'Albania, dalla Romania, dalla Germania ma non abbiamo ancora esporta-

to nulla. Ritengo, però, che i mercati in cui si utilizzano confezioni di acqua minerale da 6 bottiglie, come la Spagna ad esempio, possano essere interessanti per il nostro business.

Come vedi nel futuro questa attività?

Sicuramente ci sarà una forte espansione in Italia, perché tanti grossisti si stanno orientando verso la nostra soluzione e anche alcune catene della GDO cominciano a mostrare interesse. Come spesso accade, quando un’idea comincia ad attecchire, fa da traino attirando altri player.

Se dovessi convincere ad investire in questo business, quali motivazioni addurresti?

Per prima cosa è un’attività che impegna poco tempo al giorno. Per caricare una macchina noi impieghiamo mediamente un’ora/un’ora e mezzo con un doppio passaggio, mattina e pomeriggio. Poi naturalmente dipende dalle vendite effettuate e dalla stagione. Abbiamo clienti che riescono a vendere di media mille confezioni al giorno, con un impegno maggiore in termini di tempo, ma ne vale la pena. Se consideriamo 60 centesimi di margine per confezione, ipotizzando mille confezioni vendute al giorno, arriviamo a 600 euro di utile giornaliero, moltiplicato per 365 giorni all’anno. Fare i conti è facile!

Qual è il capitale minimo da investire per avviare l’attività?

Per la macchina più piccola, la entry level a 20 corsie, siamo intorno ai 90.000 euro. Considerato che rientra nella 4.0, si recupera il 20% dell'investimento fatto e in più è possibile usufruire di forme di finanziamento, come i leasing. Calcolando la media di vendite e i margini di cui parlavamo prima, vediamo che l’investimento viene ammortizzato in tempi rapidi. Anzi, per esperienza, posso dire che, se il nostro cliente ha scelto la giusta posizione, è facile che necessiterà di un’implementazione. Quindi, si può iniziare con una 20 corsie e poi aggiungere moduli per dare maggiore capacità alla macchina ed ampliare il numero e la tipologia delle referenze proposte.

Perché è possibile vendere anche prodotti diversi dall’acqua?

Partiamo dal fatto che si possono inserire fino a 20 tipologie diverse di acqua. Di solito si scelgono 6-7 marchi e 14-15 tipologie diverse, tipo la litro e mezzo naturale e

frizzante, la mezzo litro naturale e frizzante, la due litri e così via. Ma, oltre l’acqua, questa macchina può erogare altri prodotti come confezioni di birra in vetro oppure di vino in bag in box. A proposito di vetro, preciso che anche l’acqua può essere venduta in bottiglia di vetro, oltre che in Pet, e che la macchina gestisce anche il reso del vuoto. Abbiamo alcuni clienti che si sono spinti oltre le bevande ed hanno inserito confezioni di caffè, di carta igienica e di tutti quei prodotti che vengono venduti in blister e che occupano molto spazio nel carrello del supermercato.

Avete previsto una formula in franchising?

Non intendiamo fare franchising. Ai nostri clienti diamo la possibilità di utilizzare il marchio Acquaself 24, che è un marchio registrato, ma anche di utilizzare un marchio proprio, in assoluta libertà, senza vincoli e senza chiedere royalties. Possiamo, inoltre, fare in modo che il nostro cliente acquisti l’acqua direttamente alla fonte, riuscendo così ad ottenere prezzi pari a quelli della GDO, con una scontistica che gli permette di partire subito con margini notevoli. In più diamo un efficace servizio di assistenza h24, 7 giorni su 7.

Come inquadreresti questo tipo di business nell’ambito della Distribuzione Automatica?

Si parla sempre di più di un avvicinamento tra i comparti Vending e Retail, dove il distributore automatico è il mezzo attraverso il quale il consumatore può effettuare acquisti di beni di prima necessità negli orari e nei giorni in cui il negozio di quartiere o il supermercato sono chiusi. Acquaself 24 rientra perfettamente in questo concept e, considerando la costante crescita e le continue richieste in questi 6 anni di attività, mi sento di dire che è un mercato destinato a svilupparsi sempre di più, sia in Italia che all’estero.

IL MERCATO DELL’USATO NELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA

La G&G Elite Group è una innovativa società siciliana, con sede a Milazzo in provincia di Messina, che ha sviluppato un sito web come piattaforma per la vendita e l’acquisto di distributori automatici usati. L’attività, meglio nota con il marchio G&G Service, è iniziata nel 2017 e si è sviluppata rapidamente, riuscendo a ritagliarsi una buona fetta del mercato sia italiano che estero. Ci racconta tutto Giulio Guido, il giovane amministratore della G&G Elite Group, proprietaria del marchio G&G Service, che ha intuito le potenzialità che il mercato dell’usato poteva avere nel settore del Vending.

Ci racconti com’è iniziato il tuo percorso nella Distribuzione Automatica?

La storia di G&G Service ha radici che risalgono a molti anni fa, quando in famiglia si è iniziato a esplorare il settore del vending a Milazzo. Nel 2017, abbiamo aperto il primo negozio automatico della zona, una vera novità per il territorio siciliano, dove gli Shop 24 erano ancora pochi e poco diffusi. Nel 2018, è nata l’intuizione di ampliare il commercio verso il settore dell’usato, intravedendo una crescente domanda e riconoscendo che questa strada avrebbe offerto un modello economicamente più sostenibile rispetto alla gestione di famiglia. Questa intuizione si è rivelata vincente, portando G&G Service a crescere e a espandersi progressivamente, diventando un punto di riferimento nel mercato del vending.

Ti consideri un pioniere di questo tipo di attività?

Non che mi voglia prendere tutti i meriti, ma sicuramente la nostra è stata una delle prime società ad aver sviluppato un sito web per la rivendita di distributori. Nel 2018 non ce n’erano e tuttora restiamo uno dei siti più visualizzati. Pertanto, il nostro mercato si è sviluppato velocemente. La richiesta c'era e i distributori proposti erano interessanti, tanto che i contatti sono presto arrivati anche dall'estero e abbiamo aperto anche

nuovi mercati. Un grande impulso al business è arrivato dopo il Covid, dal 2021 in poi, che ci ha visto crescere molto all’estero, soprattutto nei Paesi est europei che sono molto attivi nella Distribuzione Automatica e, da quest’anno anche negli Emirati Arabi e in alcuni paesi africani. Direi che siamo riusciti a combinare il grande interesse che l’estero ha nei confronti della produzione di distributori automatici made in Italy, di cui come sappiamo siamo leader nel mondo, e la nostra proposta di un usato di buona qualità ed economicamente sostenibile

Sostenibile anche per l’ambiente?

Sicuramente. Il distributore automatico non può essere considerato un prodotto “usa e getta”. Anzi, se ben manutenuto, può avere una vita lunga e può essere rinnovato e aggiornato anche da un punto di vista tecnologico. È quello che noi facciamo: allunghiamo la vita di distributori che altrimenti verrebbero rottamati sebbene ancora utilizzabili. In tal modo riusciamo a ridurre, o almeno a spostare avanti nel tempo, lo smaltimento di componenti in plastica e metallo, oltre che delle parti elettroniche. Contemporaneamente, evitiamo l’immissione nel mercato di nuovi distributori automatici, la cui produzione comporta l’utilizzo di nuovi materiali. Sebbene tutto questo vada contro gli interessi dei produttori di macchine, credo che sia necessario assumere un comportamento sempre più responsabile nei confronti dell’ambiente.

Come funziona la vostra piattaforma web?

Noi acquistiamo e vendiamo distributori automatici usati direttamente attraverso il nostro sito web fruibile in 5 lingue, che a breve verranno ampliate. Selezioniamo in acquisto i migliori che ci vengono proposti, quelli che hanno meno anni di vita e soprattutto quelli non vandalizzati. Trattiamo diversi marchi, tra cui Necta, Bianchi, SandenVendo, Fas, e non trattiamo distributori

prodotti nei Paesi orientali, come la Cina. Siccome il nostro target principale è il gestore, che normalmente ha un suo staff tecnico interno, li rivendiamo tal quali, nello stato in cui si trovano, in modo che il nostro cliente, rigenerandoli in casa, risparmia ulteriormente.

Non fate refurbishment?

Sì, ma solo su richiesta. Normalmente capita con chi non è del mestiere, ma apre un negozio automatico come attività secondaria o per testare questo tipo di business. In questo caso, ci occupiamo noi della revisione e siamo in grado di offrirgli l’intero allestimento del negozio automatico, occupandoci di tutto, dalla progettazione della struttura fino all’installazione dei distributori pronti per essere utilizzati. Sul nostro sito abbiamo delle buone occasioni di negozi automatici chiavi in mano, che possiamo anche personalizzare in base alle esigenze del cliente.

Mi spieghi nel dettaglio?

È il cliente naturalmente a scegliere il locale in cui intende allestire il suo negozio. Una volta ricevuta la piantina, ci avvaliamo di architetti esterni che realizzano il progetto in 3D. Dopo l’approvazione da parte del cliente, procediamo alla messa a punto dei distributori e alla blindatura in acciaio realizzata dai nostri fabbri. Dai pacchetti H24 chiavi in mano che si possono vedere sul sito, salta subito all'occhio il basso prezzo con cui vengono ceduti, sia le blindature, che l'allestimento, che gli stessi distributori. Anche gli optional, come i lettori rendiresto, i monitor, i sistemi di pagamento, ecc. sono proposti ad un prezzo davvero allettante.

Questo vi rende molto competitivi sul mercato… Esatto, noi abbiamo puntato sulla quantità, cercando quindi di abbassare il prezzo il più possibile e questa politica sta funzionando. Naturalmente, cerchiamo di mantenere sempre la qualità dei distributori che proponiamo, tant’è vero che stiamo puntando su macchine di ultima generazione, con illuminazione a Led,

touchscreen, e così via. Con un investimento sostenibile, il cliente può magari permettersi di aprirne due di negozi automatici e noi aumentiamo di conseguenza le nostre vendite.

Avete un magazzino sempre pronto per le richieste?

Abbiamo un vastissimo assortimento di macchine e la maggior parte dei modelli, soprattutto i più recenti, sono di solito disponibili. Ma abbiamo anche distributori con 20 anni di vita, come i Kikko o le Brio3 che hanno ancora mercato e un prezzo molto interessante.

Quali aree della penisola coprite?

Noi copriamo l’intero territorio italiano ed europeo. La distanza non fa paura né a noi né ai nostri clienti. Per fortuna siamo convenzionati con diversi corrieri nazionali e internazionali che offrono un prezzo vantaggioso anche per la spedizione. Quindi chi è lontano può acquistare i distributori senza che il trasporto incida troppo sul prezzo finale anche se è in un altro paese, anche se è all’estero, visto che riusciamo a praticare tariffe convenienti per le spedizioni internazionali, grazie agli accordi stretti con i nostri corrieri.

I privati sono davvero poco preparati in termini tecnici per fare manutenzione alle macchine. Come fate a gestirla a distanza?

Noi cerchiamo di seguire il cliente comunicando con lui in modo assiduo, dando i contatti dei tecnici, quindi dei colleghi, che sono in tutta Italia. Pertanto, se abbiamo un cliente a Bologna, che ha acquistato da noi il distributore, noi gli giriamo il contatto del tecnico dell’area. In quasi tutte le regioni abbiamo tecnici che mettiamo in contatto con il nostro cliente e intervengono tempestivamente quando è necessario. In altre parole, il nostro cliente non rimane mai solo.

Riuscite anche ad estremizzare la personalizzazione dei negozi automatici?

Certo. Se il nostro cliente ha esigenze o idee particolari noi cerchiamo di interpretarle e realizzarle in concreto nell’allestimento. Ti faccio l’esempio di un nostro cliente che ha aperto uno Shop 24 in una piazza dove c’era un particolare monumento e ci ha chiesto di riportarlo nella grafica dell’allestimento. Quindi, come vedi, i nostri pacchetti sono molto personalizzabili.

Giulio, come vedi il futuro del mercato dell’usato, riferito soprattutto ai negozi H24?

In primis, cercheremo di dare al cliente una convenienza sempre maggiore. Vorremmo anche ampliare i nostri agenti sul territorio italiano, anche se comunque quelli attuali riescono a coprire tutte le regioni e a recarsi in breve tempo dal cliente per valutare la fattibilità della sua richiesta. Ma si può sempre migliorare anche da questo punto di vista. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, stiamo valutando l’idea di aprire uffici di rappresentanza in altri paesi, come gli Emirati Arabi e l'Est Europa, per stare più vicini ai clienti che, talvolta e giustamente, vedono la distanza come una insicurezza, un limite. Vogliamo cercare di avvicinarci sempre di più a loro e far scoprire i nostri prodotti ai distributori italiani sul loro mercato.

LE SFIDE DI 40 ANNI DI VENDING

IL RACCONTO DI GIANPAOLO BONONI CONTINUA: DAGLI ANNI IN BIANCHI ALLE NUOVE SFIDE IN FAS, ACCOMPAGNATI DALLA PASSIONE PER LA COLTIVAZIONE DEGLI OLIVI NELLE CAMPAGNE DEL PIACENTINO.

Ripartiamo dalla tua esperienza in Bianchi?

Sono rimasto in Bianchi per 11 anni, cominciando come responsabile commerciale. Ma già dopo un anno, le cose erano destinate a cambiare. Massimo, infatti, mi chiese se volessi contribuire alla creazione della filiale italiana, nell’ambito di un progetto denominato Union Vending. Siccome mi piacciono le sfide, accettai. Nel 2001 venne quindi costituita la Union Vending Italia, dove ero chiamato non solo a fare il manager, ma anche a detenere una quota societaria. Iniziai, così, una nuova avventura. Union Vending Italia aveva una precisa mission “creare un contatto commerciale e tecnico con il mondo del vending/ cliente, un’organizzazione che ebbe tre sedi nel Nord Italia: Cinisello alle porte di Milano, Cazzago di Pianiga vicino Venezia e Torino.

Con i miei soci, Nicola Orzan e la stessa Bianchi, portai avanti questa l’attività come amministratore, partendo da un fatturato pari a zero. Creando strutture, assumendo persone, sviluppando un’area tecnica, commerciale e logistica, nel giro di tre anni riuscimmo a sviluppare un fatturato veramente importante, oltre ad un ottimo presidio territoriale. Alla fine del 2003 questa operazione si concluse con l’incorporazione della stessa Union Vending Italia in Bianchi Vending Group.

Cosa facesti a quel punto?

Rientrai in Bianchi come direttore vendite Italia. Dopo la collaborazione con GE Capital, la società aveva chiuso un’operazione di incorporazione della Tecno-

met. Il direttore commerciale era Fabio Quadrio, con il quale iniziai a lavorare dedicandomi al mercato italiano, che era strategico. La Bianchi Vending cresceva in modo importante grazie ad un team di persone che oggi sono ancora protagoniste del mondo del Vending italiano: la famiglia Trapletti, Antonio Tartaro, Fabio Quadrio, Ernesto Piloni ed altri. Un gruppo coeso che lavorò con entusiasmo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Sulla scia delle operazioni fatte con altri costruttori, Bianchi concluse un importante accordo con un fondo d’investimento e il team rimase al comando, continuando a lavorare e raggiungendo fatturati davvero importanti. Ma non tutte le storie hanno un lieto fine. Con l’uscita nel 2008 di Massimo Trapletti dalla società, il fondo ne prese il comando e molti dei colleghi decisero di cogliere altre opportunità professionali. Io decisi, invece, di rimanere e dalla seconda metà del 2009 ricoprii la posizione di direttore commerciale alle dirette dipendenze del nuovo amministratore delegato, inserito dal fondo finanziario.

Fin quando sei rimasto in Bianchi?

Nel 2011 divergenze di opinione portarono alla conclusione del rapporto di lavoro. Decisi allora di prendere un periodo sabbatico, in cui dedicarmi all'attività di coltivazione di olivi, che avevo avviato qualche anno prima, certo che mi avrebbe aiutato a superare lo stress degli ultimi mesi. Funzionò per poco tempo, fino alla Vending Cruise, quando Fabio Quadrio e Luigi Galli featuring Paolo Caporali, mi chiesero di collaborare, proponendomi la direzione

commerciale di Ge.S.A. Accettai con entusiasmo la proposta, un’interessante opportunità che mi avrebbe permesso di conoscere il Vending anche lato gestione, un aspetto di cui non avevo esperienza.

Alla direzione generale ritrovai Fabio Quadrio, con il quale avevo collaborato in Bianchi e che conoscevo già dalla fine degli anni ’80.

Cosa ricordi di quegli anni?

Furono anni molto interessanti e formativi, in cui ancora una volta cercai di privilegiare i rapporti umani, così come avevo fatto nelle esperienze precedenti. Lavoravo in gruppo con i miei commerciali (e non solo) che ricordo sempre con affetto e soprattutto dedicavo tempo agli appalti, che per me erano una novità. Su tutti ricordo quello di Unicredit Tower, che rimane il primo appalto tecnologico italiano, nel senso

che nel più bel grattacielo italiano, se non europeo, erano state installate le macchine in quel momento tecnologicamente più avanzate del mercato. Un enorme risultato e un’enorme soddisfazione per me e per il team Ge.S.A. con il quale avevo lavorato.

Quanti anni è durata la tua esperienza in Ge.S.A.?

Dal 2011 al 2014, anno in cui Luca Adriani mi fece una proposta di collaborazione per gestire la parte commerciale di Fas International, dove lavoro ancora oggi. Una proposta interessante che mi avrebbe reinserito nel mondo dei costruttori. Accettai, rimettendomi in gioco ancora una volta e valutando anche la distanza da casa, aspetto non secondario e che mi teneva lontano dalla famiglia e dai figli che stavano crescendo. Partì quindi un’altra bella avventura, con Luca che aveva preso in mano le redini dell’azien-

da rimasta orfana in quel periodo di Antonio Adriani, mancato l'anno prima, nel 2013, un uomo che ha contribuito a far diventare grande la distribuzione automatica. Nella sua valutazione iniziale Luca mi disse che aveva ritenuto fondamentale l'esperienza fatta da me in gestione, perché potevo avere sott'occhio il mercato del Vending conoscendone le caratteristiche. In effetti, oggi continuo a pensare che la vera sfida è stata proprio quella di tornare a lavorare per un costruttore, chiudendo il cerchio.

Quale è il tuo pensiero sul mondo del vending rispetto al rapporto gestioni/costruttori?

Secondo me viaggiano su due binari paralleli e dovrebbero incontrare molti “scambi” per poter dialogare meglio! L’esperienza “gestione” anche breve servirebbe a molti costruttori per comprendere meglio il Vending, per poterlo valutare nella sua integrità, nel suo ritmo quotidiano. Chi lavora in aziende di costruzione macchine non ha esperienza diretta e continuativa delle attività quotidiane, che invece è la linfa di chi lavora all'interno di una gestione. La possibilità di comprendere le esigenze di ogni mercato toccando con mano, migliora la capacità di allineare la produzione in virtù di quelle esigenze. Sono due mondi che operano nello stesso segmento di mercato, ma molte

volte parlano lingue diverse. Servirebbe quindi “un traduttore“ capace di mettere in comunicazione i due mondi, di farli dialogare, presupposto fondamentale per portare innovazione. Ma questo è un tema complesso che andrebbe approfondito in altra sede.

Il 25 agosto hai compiuto dieci anni in FAS. Come vedi i prossimi anni di Gianpaolo Bononi tra professione e tempo libero?

In tutti questi anni, specialmente negli ultimi venti, ho portato avanti un'attività parallela, ovvero la coltivazione delle olive, che mi garantisse un futuro dopo il lavoro e mi permettesse di portare avanti una passione, che mi è costata tanto, in termini di tempo e di investimenti. A questo proposito, devo ringraziare mia moglie, che mi ha sempre supportato, e i miei figli, che mi hanno visto molto poco in questi anni in cui ho viaggiato e lavorato tanto, dedicando molti weekend alla gestione di manifestazioni olivicole. Alla fine del 2025, a soli 63 anni, avrò l'opportunità di prendere la pensione anticipata e decidere del mio futuro.

La tua idea è di portare avanti la produzione olivicola?

Sì, perché è un'attività che negli ultimi due anni mi ha permesso di entrare nelle guide nazionali, come Slow Food, di raggiungere un'eccellenza, creando

e sviluppando un progetto per il quale nei primi anni 2000 sono stato additato come un “matto” soprattutto nella mia zona, il piacentino, dove ho l’impianto e la mia azienda agricola. Ma io ho la testa dura e sono andato avanti contro tutto e tutti. Magari, cercherò di moderare l’impegno, perché vorrei dedicare un po' più di tempo alla mia famiglia.

Mi parli della tua attività di coltivazione delle olive?

Ti riporto la citazione della guida Slow Food 2023, riferimento per il segmento Evo italiano: “per la prima volta, un olio della Provincia di Piacenza entra in guida, grazie ad un agricoltore che con un po’ di testardaggine ha sempre creduto che la “Terra di passo” come la definiva Leonardo Da Vinci nel Codice Atlantico” fosse una zona vocata per l’olivicoltura.” In questa citazione della guida c’è tutta l’essenza del mio lavoro. Lo scorso anno ho scritto il libro “Olivicoltura di confine”, nel quale ho raccontato i primi anni del mio progetto, che ti riassumo in breve. A metà anni ’90, comprai una casa a Gropparello, sull’Appennino piacentino, circondata da un terreno di circa due ettari e mezzo coltivato a vigna. Non ero interessato a produrre vino, quindi sulla base delle varie esperienze fatte in giro per l'Italia, valutai la possibilità di inserire degli olivi, che misi a dimora nei primi anni 2000 e negli anni successivi. Oggi il mio oliveto conta circa 600 piante e produce un'extravergine di alta qualità, secondo il panel di degustazione al quale ogni anno invio i campioni di produzione. Sto valutando con un mio amico

agronomo ed altri imprenditori, un nuovo progetto finalizzato alla creazione di un consorzio che si chiamerà “Olio del Ducato” con l’obiettivo di valorizzare una produzione che ha storia antica, perché risale al 1250, abbracciando le provincie di Piacenza, Parma e parte della provincia di Reggio Emilia e cavalcando il cambiamento climatico, sul quale avevo già scommesso nel 2000. Potremo contare su una superficie olivettata più ampia, atta a garantire una produzione di alta qualità che soddisfi la domanda e che unisca i coltivatori di quest’area, creando un progetto sostenibile sia i termini ambientali che economici. Per il momento posso dedicare a questa attività solo qualche ora a settimana, perché sono completamente assorbito dal mio lavoro in FAS in fase di crescita e con grandi obiettivi.

Hai comunicato a Luca Adriani la tua idea del prepensionamento?

Sì, certo! Ho spiegato a Luca la mia volontà di accedere alla finestra pensionistica anticipata entro il 2025, quando avrò maturato i requisiti “legge Fornero” legata a versamenti effettuati per 43 anni. Sempre che il governo non si inventi qualcosa di nuovo. Valuterò poi eventuali proposte di consulenza, nella mia carriera professionale mi sono rimesso in gioco molte volte quindi ci sarà sempre spazio per progetti interessanti e divertenti da gestire. Vedremo…

Pensi di essere parte della storia del Vending?

Credo che oggi poche persone possano raccontare la storia della Distribuzione Automatica in Italia. Le mie esperienze professionali nelle società dove ho collaborato, hanno contribuito a sviluppare il Vending in Italia lasciando tracce indelebili. Credo perciò, senza falsa modestia, d’essere riuscito, in 40 anni di attività, a dare un piccolo contributo alla storia del settore.

SALVATORE FERRANTE

PIONIERE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA IN ITALIA

La Sal-Fer di Salvatore Ferrante è un’azienda nata agli esordi della Distribuzione Automatica in Italia, che ha avuto il merito di progettare, realizzare e brevettare un gruppo caffè dalle eccellenti prestazioni, tutt’oggi considerato il migliore del mercato. Il suo ideatore Salvatore Ferrante è ormai in pensione, ma continua a lavorare e soprattutto a seguire l’evoluzione tecnologica del Settore, con la stessa passione con la quale ha realizzato il suo gruppo caffè. Oggi, il suo “passatempo” preferito è studiare le parti interne dei distributori automatici in commercio.

Come è cominciata questa avventura?

Tanti anni fa, agli inizi degli anni ‘80, quando ho brevettato il mio gruppo caffè per le superautomatiche, un gruppo sul quale ho lavorato per 4 anni. Infatti, lo considero il mio bambino e l’ho difeso da competitor che mi hanno attaccato legalmente perché, naturalmente, davo fastidio.

Ha esordito nel mondo del lavoro producendo macchine per il caffè?

No, in realtà commerciavo in abbigliamento, più precisamente in maglieria. Oltre ad avere un negozio che

gestivano due commesse, giravo con il mio camion e vendevo all’ingrosso agli ambulanti dei mercati. Ho macinato chilometri per un anno e mezzo senza fermarmi mai, guidando a 170 Km all’ora quando il limite era 120/130, senza fare mai ferie, finché il fisico ha ceduto e mi sono reso conto che avevo perso la brillantezza del commerciante, andavo avanti a forza d’inerzia. Decisi perciò di fermarmi e vendetti l’attività per quattro soldi.

Cosa fece?

Per puro caso scoprii la Lio Faemina, la macchina da caffè prodotta dalla Faema che funzionava con caffè in polvere e ha dato avvio alla distribuzione automatica in Italia. Ne comprai alcune usate e le portai nel negozio dove prima vendevo maglieria e che avevo trasformato in officina. Lì ho cominciato a studiare il meccanismo, a cercare di capire come funzionava. Ma non avevo alcun dépliant, non avevo un libretto di istruzioni o un esploso e soprattutto, non capivo nulla di macchine per il caffè. In un primo momento pensai di lasciar perdere, ma poi decisi di costruire da me una macchina del genere e mi lanciai in questa nuova avventura. Ho impiegato 4 anni per raggiungere l’obiettivo, cercando di risolvere le difficoltà che via via mi si presentavano. Una di queste era la realizzazione degli stampi. Dovevo fare tutto a mano, incollare, trapanare, un lavoro che portava via mesi e sembrava non arrivare mai a fine.

Come è riuscito ad arrivare al prototipo?

Credo che nella vita si debba avere quel pizzico di fortuna che ti fa incontrare la persona giusta al momento giusto. Così conobbi uno stampista al quale commissionavo i miei stampi senza neanche portargli un dise-

gno, spiegandogli semplicemente cosa volevo.

Lui infatti si arrabbiava molto, finché non si appassionò e da lì cominciò una stretta collaborazione tra noi che portò al prototipo della prima macchina, proprio in tempo per presentarlo ad una fiera del settore del Vending che si svolgeva a Milano. Non facemmo una bella figura con quel modello grezzo, con i pezzi palesemente fatti a mano e incollati, la carrozzeria con i segni delle martellate… Chi la vedeva mi prendeva in giro, ma intanto, se non avessi avuto il coraggio di presentarla in quella fiera avrei dovuto aspettare ancora due anni. Il miracolo accadeva quando facevo un caffè e lo offrivo ai visitatori. Lì rimanevano stupiti dal caffè che quel catorcio riusciva ad erogare.

Dov’era il trucco?

Nessun trucco. Il merito era tutto del gruppo caffè che avevo progettato e realizzato, che a mio avviso è tutt’ora il migliore gruppo al mondo.

Che cos’ha di geniale?

È un gruppo che non dà problemi, non ha bisogno di manutenzione, si estrae in 30 secondi, lavora incessantemente senza fermarsi mai e dà un caffè eccellente sin dalla prima erogazione. Si sa che il primo caffè erogato da un distributore è blando. Io ho risolto il problema usando due termostati, in modo da alzare la temperatura direttamente sulla caldaia. Grazie a questo, il mio gruppo si vendeva benissimo anche ad altri costruttori di macchine, come la Omnimatic o la ABS Coffee Machine, che hanno montato il mio gruppo per anni.

Continua a lavorare?

Non attivamente ma la curiosità e la passione mi tengono legato al mondo delle macchine per caffè Studio i nuovi modelli, i meccanismi, l’elettronica e di tanto in tanto vado a riguardare le mie vecchie mac-

chine che ho conservato e che mi rendono orgoglioso del lavoro che ho svolto.

A 77 anni e con la voglia di fare di un ventenne, cosa vede nel suo futuro?

Conservo gelosamente i miei brevetti e tutti gli stampi originali. Oggi, il mio più grande desiderio è quello di trovare un’azienda a cui affidare tutto il know-how, i brevetti, gli stampi e la mia lunga esperienza con un accordo commerciale che mi metta nelle condizione di iniziare una collaborazione in grado di soddisfare la mia grande passione e quello che chiamo “mio figlio”: il gruppo di erogazione caffè che tanti gestori hanno utilizzato con successo e soddisfazione per anni e che, come dicevo prima, resta per me forse il migliore al mondo!

UNA PROPOSTA ASSICURATIVA AD HOC PER IL SETTORE DEL VENDING

UNIDEA Assicurazioni nasce a Brescia nel 1994 sotto la guida esperta di Alessandro Squizzato. La sua missione è chiara sin dall’inizio: offrire soluzioni assicurative indipendenti e personalizzate, capaci di rispondere alle più diverse esigenze. Grazie a questa visione innovativa, l’azienda è riuscita a conquistare una posizione di rilievo, partendo dal contesto regionale per poi affermarsi in tutta Italia.

Ad oggi, UNIDEA conta su quasi 50 filiali e una rete di oltre 500 consulenti assicurativi e finanziari, supportati da un team di back office altamente qualificato. Nei prossimi tre anni, UNIDEA prevede un’espansione significativa con l’apertura di nuove filiali e il consolidamento delle sue divisioni commerciali. Parte centrale di questa strategia è la costruzione di una nuova sede a Brescia: un moderno edificio su cinque piani che diventerà il cuore operativo del gruppo.

La forza di UNIDEA risiede nella capacità di proporre soluzioni assicurative flessibili e personalizzate, in grado di rispondere a tutte le richieste assicurative. Proprio per il suo approccio “tailor-made” l’azienda ha scelto di rivolgersi anche al settore del Vending, certa di poter disporre di soluzioni ad hoc per il comparto.

Da settembre 2024 UNIDEA Assicurazioni è consociata a CONFIDA, per un progetto di consulenza a tutto tondo fortemente voluto da Maurizio Bardelli, consulente di UNIDEA Assicurazioni con una pregressa ed intensa esperienza nel settore della Distribuzione Automatica. Nell’intervista che segue illustra le soluzioni assicurative proposte alle aziende della filiera.

Ci racconti del tuo percorso nel Vending?

Ho lavorato nel Vending dal 1993 al 2017 e, prima ancora, mio padre è stato un imprenditore del Settore dal 1968 al 1993. Ho ricoperto ruoli manageriali in Union Caffè srl, successivamente sono stato socio in M&M Vending, una società nata da Go Express srl, una delle prime aziende di Vending entrata anche nel settore della ristorazione. Sono poi stato consulente commerciale e fornitore di ricambistica per ATEL, che fa parte del Gruppo REPA, e per la Micromic Sono approdato successivamente alla pura consulenza Vending per poi proseguire il cammino nella consulenza finanziaria ed assicurativa che mi ha portato alla UNIDEA Assicurazioni. Come vedi, il mio percorso nel Vending è lungo e variegato ed è il motivo per cui mi propongo al Settore come consulente assicurativo, un approdo quasi naturale.

Qual è il progetto UNIDEA per il Vending?

Il progetto UNIDEA nel Vending è stato da me fortemente voluto ed ha come obiettivo di poter offrire quelle protezioni aggiuntive alle imprese del comparto, che la maggior parte delle compagnie assicurative non vuole accollarsi, fondamentalmente per mancanza di conoscenza di questo Settore.

Quali soluzioni offrite?

Siamo in grado di diversificare ogni protezione, oltre alla normale protezione RC e danni. Te ne elenco le principali. Al primo posto c’è sicuramente la copertura per gli atti vandalici e i furti ai distributori, se richiesto dal capitolato della gara d’appalto, con massimali da calcolare sulla base del conto economico preventivo o consuntivo dei primi 6 mesi di incasso. Preciso che tale polizza copre solo se i distributori sono stati preventivamente messi in sicurezza. Un’altra copertura riguarda i furti che si possono verificare lungo il tragitto del denaro, dal prelievo al distributore fino al ritiro da parte di agenzie specializzate nei servizi di sicurezza come la Mondialpol, ad esempio. Abbiamo soluzioni assicurative che coprono rischi relativi a magazzini e uffici e polizze a protezione di uomini chiave nella gestione dell’azienda, come amministratori delegati, CEO e proprietari.

Offrite anche servizi di consulenza?

UNIDEA, tramite l’agenzia di Monza, si propone anche come agenzia esterna di consulenza per ogni esigenza aziendale, anche finanziaria, puntando tutto il suo know-how anche su quello che definiamo il Welfare Aziendale Evoluto.

Di cosa si tratta?

Diamo la possibilità di utilizzare i contributi welfare totalmente defiscalizzabili, per ogni progetto pro o non pro tempore. Sono varie le condizioni in cui è possibile applicare questo tipo di agevolazione. Ad esempio, nella gestione di gare di appalto con innovazioni tecniche, i cui costi relativi alla progettazione dell’appalto, preparazione del personale, acquisizione di nuovo personale e gestione dei tempi porterebbe ad un iniziale conto economico poco favorevole. Basti pensare al costo delle trasferte e degli straordinari. Altra possibilità quella di gestire il welfare aziendale erogato ai dipendenti sul suolo pubblico, con la collaborazione di strutture pubbliche, per l’utilizzo del bonus da parte dei collaboratori tramite i consumi alla vending machine o ai bar automatici o presso strutture pubbliche e servizi pubblici a pagamento. Inoltre, l’utilizzo del welfare da parte dei collaboratori può essere effettuato su diverse piattaforme di pagamento sia aziendali che esterne, tramite convenzioni territoriali con la Pubblica Amministrazione o con privati. A questo aggiungo servizi di consulenza per la partecipazione a bandi europei per le erogazioni di sovvenzioni a fondo

perduto, su progetti speciali ed ogni altro eventuale servizio che il mondo del Vending abbia in mente di implementare in futuro. Allo scopo, organizziamo webinar di aggiornamento dedicati al welfare nel mondo del Vending.

Come definiresti il core della UNIDEA Assicurazioni? Siamo una società proiettata verso la totale consulenza, finalizzata nel caso del Vending, a far prosperare un Settore a me, e a mio padre prima di me, così caro.

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TRIESTESPRESSO EXPO SI CONFERMA PUNTO DI RIFERIMENTO DEL SETTORE DEL CAFFÈ

Triestespresso Expo 2024, l’unica fiera mondiale interamente dedicata al caffè espresso, svoltasi a Trieste presso il Generali Convention Center ha consolidato il proprio ruolo come punto di riferimento per il settore del caffè, attirando professionisti da ben 68 Paesi, con un'affluenza stimata di oltre 10 mila visitatori Organizzata dalla Camera di Commercio Venezia Giulia tramite Aries Scarl, la fiera ha visto il supporto del Comune di Trieste e dell'Associazione Caffè Trieste. Questo appuntamento “verticale” riunisce ogni due anni esperti e operatori della filiera, dalla lavorazione del caffè crudo alla realizzazione di prodotti finiti, e si è confermato un evento strategico per il mercato del caffè espresso italiano

Secondo Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, la fiera ha riscontrato un’ampia soddisfazione tra gli espositori, che hanno notato un incremento dell’interesse all’acquisto rispetto alla scorsa edizione. “In molti sono rientrati soddisfatti anche se inizialmente indecisi a partecipare. Questo testimonia l’importanza della fiera in un momento delicato per il settore”, ha dichiarato Paoletti. Per consolidare ulteriormente il proprio impatto internazionale, si ipotizza per il 2026 un’edizione speciale di Triestespresso Expo itinerante in Asia, in particolare nel Far East, per raggiungere i nuovi mercati emergenti, con l’obiettivo di ampliare il business nei Paesi che non ospitano la fiera biennale.

LA TRANSIZIONE VERSO LA CAPSULA COMPOSTABILE

A TRIESTESPRESSO IL CONVEGNO DI BIOREPACK

IIn occasione dell’undicesima edizione di TriestEspresso Expo, il Consorzio Biorepack ha organizzato un convegno per affrontare il tema della sostenibilità della capsula di caffè. Un tema sempre più sentito dal momento che le capsule e le cialde di caffè si sono ormai affermate come un'abitudine quotidiana per milioni di italiani, grazie alla loro facilità d'uso e alla garanzia di un prodotto sempre fresco.

Diverse aziende stanno investendo nella transizione verso materiali compostabili.

LA TRANSIZIONE VERSO LA CAPSULA COMPOSTABILE

A TRIESTESPRESSO IL CONVEGNO DI BIOREPACK

In occasione dell’undicesima edizione di TriestEspresso Expo, il Consorzio Biorepack ha organizzato un convegno per affrontare il tema della sostenibilità della capsula di caffè. Un tema sempre più sentito dal momento che le capsule e le cialde di caffè si sono ormai affermate come un'abitudine quotidiana per milioni di italiani, grazie alla loro facilità d'uso e alla garanzia di un prodotto sempre fresco.

I dati forniti da Mediobanca nel 2022 rivelano che oltre il 37% del caffè torrefatto venduto in Italia è rappresentato da capsule monouso, con altre cialde a coprire un ulteriore 6%. Questo significa che quasi la metà del caffè acquistato proviene da queste pratiche forme di consumo, un trend che si riflette a livello globale.

I dati forniti da Mediobanca nel 2022 rivelano che oltre il 37% del caffè torrefatto venduto in Italia è rappresentato da capsule monouso, con altre cialde a coprire un ulteriore 6%. Questo significa che quasi la metà del caffè acquistato proviene da queste pratiche forme di consumo, un trend che si riflette a livello globale.

Secondo AMI Consulting, infatti, il mercato delle capsule è in costante crescita, con previsioni che supereranno i 90 miliardi di unità vendute entro cinque anni. Di queste, circa 50 miliardi si consumano in Europa, e 2,8 miliardi solo in Italia.

Tuttavia, la diffusione delle capsule non è priva di conseguenze ambientali. È fondamentale sviluppare sistemi di gestione efficaci per il corretto smaltimento di cialde e capsule, riducendo così l'impatto ecologico.

Secondo AMI Consulting, infatti, il mercato delle capsule è in costante crescita, con previsioni che supereranno i 90 miliardi di unità vendute entro cinque anni. Di queste, circa 50 miliardi si consumano in Europa, e 2,8 miliardi solo in Italia. Tuttavia, la diffusione delle capsule non è priva di conseguenze ambientali. È fondamentale sviluppare sistemi di gestione efficaci per il corretto smaltimento di cialde e capsule, riducendo così l'impatto ecologico. Attualmente, solo il 6% delle capsule è compostabile, mentre il 22% è in alluminio e il 72% in plastica. Questo solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di queste soluzioni.

Alberto Castellanza di Novamont ha presentato tecnologie che consentono di produrre capsule compostabili in Mater-Bi, caratterizzate da un alto contenuto rinnovabile e una carbon footprint certificata secondo gli standard internazionali. Anche startup, come la torrefazione bolognese GISE Caffè, stanno contribuendo a questo cambiamento. Investire nella sostenibilità non è solo un obbligo, quindi, ma una scelta strategica per il futuro del caffè in Italia e nel mondo. Per questo motivo, il mercato mondiale dei compound BIOCOMPOSTABILI è in costante crescita trainato, tra l’altro, anche da settore dell’imballaggio. Da qui lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono di avere prodotti ed imballi a ridotto impatto ambientale e con un “fine vita” sostenibile.

Attualmente, solo il 6% delle capsule è compostabile, mentre il 22% è in alluminio e il 72% in plastica. Questo solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine

Diverse aziende stanno investendo nella transizione verso materiali compostabili. Alberto Castellanza di Novamont ha presentato tecnologie che consentono di produrre capsule compo, caratterizzate da un alto contenuto rinnovabile e una carbon footprint certificata secondo gli standard internazionali.

Anche startup, come la torrefazione bolognese GISE Caffè, stanno contribuendo a questo cambiamento.

Ulteriore spinta è rappresentata dalle norme sempre più stringenti rispetto alla riciclabilità e alla compostabilità dei materiali, come quelle dettate dal regolamento europeo sul Packaging e i rifiuti da Packaging (PPWR), che ha messo in moto, soprattutto nel settore alimentare, diversi progetti innovativi tesi a seguirne i dettami verso un sistema circolare. Un regolamento che coinvolge anche le capsule per il caffè, considerate ufficialmente un imballaggio.

ESTABIO: LA TECNOLOGIA PER UNA CAPSULA

APPROFONDIAMO IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ DELLA CAPSULA DI CAFFÈ CON

DAVIDE FILOMENO SALES MANAGER DELLA FIPLAST SRL CHE DA CIRCA UN DECENNIO HA

SVILUPPATO UN MATERIALE PERFETTAMENTE ADATTO ALL'APPLICAZIONE.

Investire nella sostenibilità non è solo un obbligo, quindi, ma una scelta strategica per il futuro del caffè in Italia e nel mondo. Per questo motivo, il mercato mondiale dei compound biocompostabili è in costante crescita trainato, tra l’altro, anche da settore dell’imballaggio. Da qui lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono di avere prodotti ed imballi a ridotto impatto ambientale e con un “fine vita” sostenibile

Ulteriore spinta è rappresentata dalle norme sempre più stringenti rispetto alla riciclabilità e alla compostabilità dei materiali, come quelle dettate dal regolamento europeo sul Packaging e i rifiuti da Packaging (PPWR), che ha messo in moto, soprattutto nel settore alimentare, diversi progetti innovativi tesi a seguirne i dettami verso un sistema circolare. Un regolamento che coinvolge anche le capsule per il caffè, considerate ufficialmente un imballaggio

Approfondiamo il tema della sostenibilità della capsula di caffè con Davide Filomeno Sales Manager della Fiplast srl che da quasi un decennio ha sviluppato un materiale perfettamente adatto all’applicazione, l’ESTABIO.

Come siete riusciti ad introdurre la vostra tecnologia nel mondo del caffè?

Quando nel 2015 abbiamo lanciato l’ESTABIO sul mercato delle capsule monodose eravamo decisamente in anticipo sui tempi. Solo una scelta di marketing poteva giustificarne l’utilizzo, decisamente costoso. Grazie ad alcuni imprenditori del caffè illuminati, Estabio è riuscito ad entrare da subito nel mercato, acquisendo ben presto una diffusione di riferimento nel settore specifico.

Nel frattempo, avete lavorato ancora su questo Progetto?

Da allora la tecnologia si è sviluppata enormemente ed anche i costi sono diventati decisamente meno onerosi. Oggi quindi Estabio si propone rispetto ai materiali tradizionali, alluminio e plastica, come un’alternativa non solo sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche tecnologicamente competitiva e con un impatto decisamente minore, rispetto al passato, sui costi.

Quanto incide il PPWR sulla necessità di ricorrere a materiali come ESTABIO?

Con il PPWR, che introduce la definizione di imballaggio per le capsule monodose, le dinamiche che pos-

sono portare alla scelta di avere capsule compostabili sono sostenute da diversi fattori, in primis ovviamente la sostenibilità di un imballo che non solo possiede un LCA (impronta di Co2) inferiore ai materiali tradizionali, ma che ha anche origine rinnovabile. Oltre al ridotto impatto ambientale gode di una tracciabilità verificabile del fine vita, con il consorzio Biorepack, e di un minor impatto in termini di costi di gestione dello stesso. Infine, non dimentichiamo l’infinitamente più semplice gestione del rifiuto casalingo da parte dei consumatori che possono tranquillamente gettare la capsula erogata nell’umido senza ulteriori separazioni.

Quanto vi è costato in termini di ricerca e sviluppo?

Fi-Plast ha investito nell’ultimo decennio risorse importanti nello sviluppo di ESTABIO, tanto da arrivare a creare un laboratorio congiunto con le università di Roma La Sapienza e Roma3 dove stiamo sviluppando le prossime generazioni di prodotti sostenibili per il mercato del food packaging e dell’igienico.

Come vede i prossimi anni?

I prossimi anni saranno una sfida per il mercato del packaging. Riteniamo che sia necessario dare ai nostri clienti tutto il supporto possibile, non solo migliorando continuamente i nostri compound ma aiutandoli a sviluppare i loro prodotti sulla base dei nostri materiali.

Il 70% della produzione di distributori automatici Made in Italy viene esportato nel mondo, facendo del nostro Paese un leader del comparto. Un esempio viene dal Cile dove la Eurovending di Ricardo Rioseco è portavoce della nostra eccellenza.

IL VENDING

Qual è la storia dell'azienda?

MADE IN ITALY IN CILE RICARDO RIOSECO

Eurovending è nata nel 2009 a Santiago del Cile, ma la mia esperienza nel Vending è iniziata una decina di anni prima, quando ho scoperto questo fantastico settore e ho deciso di entrarci, poiché ritenevo che potesse avere un interessante futuro nel mio Paese

Cosa facevi prima?

Nel 2000 ero operation manager presso la società di gestione Cafacaldi. Lì ho visto per la prima volta un distributore automatico aperto e sono rimasto affascinato dalla sua struttura interna. Lo vedevo come una sorta di robot che consegnava il caffè a chi lo richiedeva. Al tempo la distribuzione automatica in Cile non era molto sviluppata e quell’esperienza fece nascere in me la curiosità per questo Settore. L’azienda in cui lavoravo mi mandava spesso in Italia, dove ho anche vissuto e frequentato dei corsi al Politecnico di Milano. In occasione di uno dei miei viaggi in Italia volli incontrare Massimo Trapletti, allora proprietario della Bianchi Vending. Sapevo che l’Italia era ed è il maggior produttore al mondo di distributori automatici e la Bianchi mi sembrava il miglior referente che potessi trovare. Conobbi così Massimo Trapletti e, frequentando le fiere, tanti altri player del settore, in particolare Felice Milani, con il quale nacque subito una bella amicizia.

Poi cosa accadde?

Nel 2004 la Cafacaldi fu acquisita da un’altra azienda più grande che aveva già un suo operation manager. Ero di troppo e così mi mandarono a casa. Trovatomi senza lavoro, proposi a Massimo Trapletti di aprire in Cile un’azienda che si occupasse dell’assemblaggio

delle macchine, cosa che lui accettò. Però poi nel 2008 Massimo vendette la Bianchi ad un fondo d’investimento ed io mi sentii un po’ disorientato, perché avevo perso il mio punto di riferimento e temevo per il futuro. Massimo mi disse che avrebbe parlato con i nuovi proprietari, proponendo la mia figura come manager, perché credeva che sarebbe stata fondamentale per i nuovi proprietari ai fini dello sviluppo del business che avevo in mente, cioè il mio nuovo progetto di aprire una società che desse ai gestori un servizio completo di macchine e prodotti accessori, come bicchieri, palette, latte ecc. made in Italy. Mi ascoltarono ma non ritennero che l’dea di ampliare l’attività andando oltre il semplice assemblaggio delle macchine fosse interessante e alla fine non se ne fece nulla. Poiché in realtà con i nuovi proprietari non stavo più bene in quella società, decisi di lasciare. Era la fine del 2008.

Come hai reagito?

All’inizio del 2009 ripresi i contatti con tutte le persone del Settore che avevo conosciuto in Italia, in particolare con Maurizio Chiechi di Necta che mi accordò fiducia dandomi la responsabilità di rappresentare l’azienda in Cile. Così fondai la Euro Vending. All’inizio ero da solo. Poi il mio amico Felice Milani mi propose di entrare in società con una piccola quota, in modo da avere un suo punto di appoggio in Sud America ed infatti ancora oggi sua figlia Evelina mantiene le quote nella mia società.

Che ricordi hai di Felice?

È stata una bella amicizia. Se ricordi, nelle fiere eravamo sempre insieme, ce ne andavamo in giro lavoran-

do e, contemporaneamente, divertendoci come era nel suo carattere. Mi manca molto.

Com’è cresciuta la Euro Vending?

All’inizio eravamo solo tre persone: io, un tecnico e una venditrice. Abbiamo iniziato a vendere le macchine Necta che all’epoca costavano di più rispetto alle macchine dei competitor. Quindi, all’inizio la Euro Vending era una realtà di modesta entità, in cui avevo impegnato il piccolo capitale che mi aveva lasciato in eredità mio padre. Poi, lavorando in maniera rigorosa, passo dopo passo siamo cresciuti, anche grazie alla nostra offerta di un portafoglio prodotti completo e di qualità, garantito dal fatto che erano tutti made in Italy: i distributori Necta, le palette Ni.Si., i solubili della Ristora, i bicchieri della Flo, ecc. Il mio slogan era: Eurovending è il vending dell'Europa, cioè alla Euro Vending potete trovare le stesse macchine e gli stessi prodotti con i quali lavorano i gestori in Europa e in Italia. Da formiche che eravamo all’inizio, siamo diventati leader di mercato.

Come avete vissuto la crisi della pandemia?

Il 2020 e il 2021 sono stati anni molto duri, ma il peggio doveva ancora avvenire. Il 16 gennaio del 2022, una domenica mattina sono entrati dei ladri in azienda, facendo il classico foro nel muro del capannone. Hanno usato un attrezzo che ha provocato scintille e da quelle si è sviluppato un incendio che ha distrutto tutto. Quando sono arrivato, ho visto le fiamme alzarsi e mi sono reso conto che non sarebbe rimasto nulla. Cosa faccio domani? È la prima cosa che mi sono chiesto. Il lunedì mi sono tirato su le maniche e mi sono messo a lavorare. Mi ricordo che ho chiamato il mio socio Felice per comunicargli quello che era accaduto ed anche per lui è stato un colpo molto duro perché ha rivissuto quello che anni addietro era accaduto alla sua azienda.

Hai ricostruito tutto?

Avevo un altro capannone nei pressi dell’azienda bruciata e insieme al mio team ci siamo messi a lavorare senza respiro, senza fermarci un attimo e, nel giro di un anno, abbiamo ricostruito tutto. Adesso ab-

biamo un bellissimo capannone nuovo e abbiamo cominciato quella che, secondo me, è la parte più bella della nostra storia, commercialmente parlando.

Oggi che marchi avete?

Soltanto le macchine Evoca Group: le linee complete Vending e Horeca, con le quali riusciamo a coprire tutte le richieste del mercato. Per quanto riguarda i prodotti, abbiamo i solubili a marchio Ristora della Prontofoods e il caffè a marchio Garibaldi, che appartiene al gruppo Gimoka, e quello prodotto dalla SpecialCoffee di Sondrio. Per le palettine, logicamente, usiamo quelle della Ni.Si.; dalla Flo acquistiamo i bicchieri in plastica, Hybrid e la linea Maori in cartoncino; i sistemi di filtrazione dell’acqua sono della BWT e quelli di pagamento della Coges. Come vedi, tutti i nostri prodotti vengono dall’Italia!

E gli snack?

In realtà ne trattiamo pochi e preferibilmente usiamo snack salutari, i cosiddetti healthy, che acquistiamo da una piccola azienda cilena. Sono prodotti di nicchia, molto particolari. Ma sto valutando l’idea di contattare produttori italiani di snack la prossima volta che verrò in Italia, perché so che producono snack

di qualità. Vedi, noi cerchiamo di differenziarci dai competitor ricercando la qualità. Infatti, tornando al caffè, devo precisare che oltre ai marchi italiani citati prima, anche noi produciamo caffè in grani. D’altra parte, siamo così vicini ai paesi produttori che ci è sembrato naturale aprire una piccola torrefazione a nostro marchio. Il nostro è un caffè gourmet che si chiama Cabo de Hornos ed è di altissima qualità.

Com’è il consumatore di caffè cileno?

È molto cambiato nel tempo. Prima qui si consumava molto tè in foglia, il caffè è arrivato intorno agli anni ’50 ed era caffè istantaneo. Il Cile non è un paese che produce caffè e allora non c’era una grande cultura su questo prodotto, per cui il caffè istantaneo andava benissimo. Negli anni ‘90 le abitudini sono iniziate a cambiare. Le persone hanno cominciato a viaggiare fuori dal paese, in Europa, in Brasile, e hanno iniziato ad apprezzare molto di più il caffè in grani. Di conseguenza, sono arrivati in Cile i torrefattori italiani, come Lavazza, Segafredo e, ovviamente, Nespresso e Starbucks. Direi che soprattutto Nespresso ha fatto sviluppare nel consumatore il bisogno di un caffè diverso e non solo di caffè, ma anche di latte, cappuccino. Il nostro caffè si è via via italianizzato ed è stato sempre più apprezzato. Si è sviluppata l’abitudine di prendere il caffè nei luoghi di lavoro, nelle università, per strada con il coffee-to-go nei bicchieri grandi. Questo anche perché Santiago è una città molto grande e per spostarsi la gente fa percorsi molto lunghi. Un caffè onthe-go è di aiuto per affrontare la giornata.

Qual è il prezzo medio di un caffè in Cile?

Oggi l'euro vale circa 1000 pesos, pari a 50-60 centesimi di euro. Rispetto al costo della vita e allo stipendio medio di un cileno, che si aggira intorno ai 750 euro, non è un prezzo economico, tutto sommato. C’è un però. Nelle aziende più grandi, i dipendenti godono di alcuni benefit, tra cui anche quelli legati alla vending machine che è in azienda. Per esempio, l’Enel ha un palazzo di 10 piani con 2000 dipendenti e regala loro

un caffè al giorno, come omaggio, come beneficio. Lì il prezzo è un po’ più basso perché funziona con la chiavetta che ogni dipendente ha, dove è incluso un tot di caffè al mese che i dipendenti si gestiscono. Poi, ci sono strutture come gli ospedali o le università, dove le persone vanno direttamente alla macchina e lì il prezzo è un po' più alto, può arrivare anche a un euro. In generale, il prezzo medio di un caffè in una postazione “normale” oscilla tra i 35 e i 40 centesimi

Quante sono le gestioni che servite?

Ci sono tre grandi aziende che coprono approssimativamente il 70% del mercato, mentre il restante 30% lo hanno una ottantina di aziende piccole e medie. Sono nostri clienti che lavorano nel pubblico, come gli ospedali dove devono fornire pasti a infermieri, medici e pazienti, per cui hanno bisogno anche di vending machine. Abbiamo circa 2000 clienti vending a cui diamo tutto, anche i ricambi e il servizio tecnico, sottolineando che abbiamo prodotti italiani e un servizio tecnico molto efficiente e rapido. Noi abbiamo uno slogan che dice “Siamo complici dei risultati dei nostri clienti” perché ce la mettiamo tutta per contribuire al loro successo.

Vi rivolgete esclusivamente al settore Vending o anche all'Horeca?

L’Horeca sta crescendo molto, è uno dei settori che cresce di più. Il vending dopo la pandemia è calato molto in Cile, tanto che alcuni operatori sono dovuti uscire dal business perché non ce l'hanno fatta. Adesso il nostro sviluppo è tutto concentrato sul coffee-togo, sul take away.

Dopo tutti questi anni in cui sei riuscito a far crescere l'azienda in maniera significativa, c'è qualcosa che hai fatto e che magari oggi non faresti più?

Quello che non rifarei è di dare credito a tutti senza preoccuparmi fino in fondo della puntualità dei pagamenti di certi clienti. Soprattutto con la pandemia, ci

sono stati clienti a cui ho affidato merce e non sono riusciti a saldare il conto, creandomi qualche difficoltà. Oggi, però, ho in azienda un manager che si occupa della parte finanziaria e le cose vanno sicuramente meglio.

Un’ultima domanda: come vedi il futuro del Vending nel tuo Paese?

Credo che la vendita automatica di caffè, di prodotti alimentari e anche di non food sia destinata a crescere. Il Vending avrà sempre più spazio, ho molta fiducia e sono fermamente convito che i distributori automatici italiani continueranno ad essere i migliori. C’è solo una cosa che vorrei dire ai costruttori italiani di distributori e di macchine per il caffè: quando progettate le vending del caldo non pensate solo al mercato italiano ed europeo, ma al mercato globale L’espresso è la bevanda preferita nei paesi mediterranei, ma c’è il resto del mondo dove il caffè si prende anche in forme diverse, più lungo, magari anche fred-

do, con diversi tipi di topping, ecc. Ecco, dico loro di pensare a un consumatore globale e offrire un ventaglio più ampio di opzioni per il caffè.

Perché queste pillole di comunicazione?

La nostra missione è di fornire spunti utili e concreti per tutti i professionisti del settore alimentare, dai piccoli produttori ai grandi marchi. Ogni dettaglio del marketing, dal design del packaging alla scelta dei materiali, fino alla coerenza del brand, è essenziale per costruire una strategia di successo. Vogliamo condividere con voi le migliori pratiche, le tendenze emergenti e gli errori comuni da evitare, per aiutarvi a navigare con successo nel mondo del food marketing.

FOOD MARKETING: CONCETTI PER TUTTI

a cura di Luciano Rubino

In un mercato sempre più competitivo e dinamico, conoscere e applicare le giuste strategie di marketing può fare la differenza nel successo di un prodotto alimentare. Attraverso gli articoli della nostra nuova rubrica dedicata al Food Marketing, vogliamo offrirvi pillole di comunicazione e marketing pratiche e immediate, che potrete utilizzare per migliorare la visibilità e l'appeal dei vostri prodotti.

Cosa aspettarsi da questa rubrica?

In ogni numero, troverete approfondimenti su diversi aspetti del marketing alimentare, con esempi concreti e consigli pratici. Affronteremo temi come il design del packaging, la sostenibilità, l'innovazione e molto altro. L'obiettivo è di fornirvi strumenti efficaci e ispirazioni che possano essere subito applicati per ottenere risultati tangibili e migliorare l'esperienza dei vostri clienti sul vostro brand o per pura conoscenza e curiosità.

Siamo entusiasti di iniziare questo viaggio insieme a voi e di esplorare le infinite possibilità che il marketing alimentare offre. Restate sintonizzati per non perdere i nostri prossimi articoli ricchi di insight e consigli preziosi!

PRIMA PILLOLA: COSTRUZIONE DEL DESIGN DEL PACKAGING

TRATTO DAL LIBRO - FOOD MARKETING: AGISCI, CREA, DOMINA DI LUCIANO RUBINO

Il packaging nel settore alimentare rappresenta molto più di un semplice contenitore per il prodotto: è uno strumento di marketing potente che comunica l'essenza del tuo brand direttamente al consumatore. Il successo del packaging si basa su vari fattori, dalla scelta dei materiali al design, passando per la coerenza con l'identità del brand.

Il primo aspetto cruciale è l'elemento visivo. Colori, tipografia, immagini e altri elementi grafici devono non solo catturare l'attenzione del consumatore, ma anche trasmettere i valori del brand in modo coerente. Ad esempio, un brand che punta sulla tradizione potrebbe preferire colori caldi e tipografie classiche, mentre un brand moderno potrebbe scegliere linee pulite e colori brillanti. Questa coerenza visiva è fondamentale per costruire una forte identità di marca e fidelizzare il consumatore

• Materiali e Sostenibilità •

La scelta dei materiali è un'altra componente fondamentale del packaging. Non solo i materiali devono essere tangibili e gradevoli al tatto, ma possono anche comunicare messaggi importanti. L'utilizzo di materiali biodegradabili o riciclati, ad esempio, può rafforzare l'immagine di un brand attento all'ambiente e alla sostenibilità. Questa scelta non solo risponde alle esigenze ambientali, ma può anche attrarre un segmento di consumatori sempre più sensibile a queste tematiche.

• Funzionalità e Innovazione •

Un packaging deve essere prima di tutto funzionale Deve proteggere il prodotto, garantirne la durata e facilitare l'uso per il consumatore. Aziende innovative nel settore alimentare stanno sperimentando con si-

stemi di apertura e chiusura avanzati e indicatori di freschezza, offrendo un valore aggiunto che va oltre l'estetica. L'innovazione nel packaging può migliorare significativamente l'esperienza del consumatore, rendendo il prodotto più pratico e attraente.

• Storytelling e Informazione •

Il packaging è anche una piattaforma informativa per il consumatore. Oltre alle informazioni obbligatorie come i dati nutrizionali e la provenienza, può essere utilizzato per raccontare la storia del prodotto. Questo può essere fatto attraverso brevi racconti o icone che rappresentano le fasi della produzione, creando un legame emotivo con il consumatore e aumentando la percezione del valore del prodotto.

• Dettagli che Fanno la Differenza • Infine, i piccoli dettagli possono fare una grande differenza. Un sigillo di qualità, una frase accattivante o un piccolo gadget all'interno della confezione possono rendere memorabile l'esperienza d'acquisto. Questi dettagli aiutano a differenziare il prodotto dalla concorrenza e a creare un'esperienza positiva per il consumatore.

• Errori Comuni nel Design del Packaging •

Oltre a seguire le best practices, è fondamentale essere consapevoli degli errori tipici nel design del packaging. Ecco alcuni dei più comuni:

• Ignorare la Coerenza di Brand •

La mancanza di coerenza tra il packaging e l'identità del brand può confondere i consumatori e diluire l'impatto del messaggio di marca. Ogni elemento del packaging deve essere allineato con i valori e la mission del brand.

• Sottostimare l'Importanza dei Materiali •

Optare per materiali economici per ridurre i costi può sembrare una scelta intelligente, ma può trasmettere

HAPPY FARM - Linea Gluten Free Visual & Pack Design

un messaggio negativo circa la qualità del prodotto. Investire in materiali di qualità è essenziale per mantenere una percezione positiva del brand.

• Tralasciare la Funzionalità •

Un packaging accattivante ma difficile da aprire o che non conserva adeguatamente il prodotto può risultare in una scarsa soddisfazione del cliente. La forma deve seguire la funzione, garantendo praticità e protezione.

• Sovraccaricare di Informazioni •

Un packaging troppo affollato di testi, immagini o loghi può essere controproducente. Le informazioni devono essere presentate in modo chiaro e facilmente assimilabile per non confondere il consumatore.

• Non Testare con il Pubblico • Lanciare un nuovo packaging senza testarlo con un campione rappresentativo del target è rischioso. I feedback dei consumatori sono fondamentali per apportare eventuali correzioni prima del lancio su larga scala.

• Trascurare l'Aspetto Ecologico • La sostenibilità è una questione sempre più importante per i consumatori. Ignorare questo aspetto può compromettere la reputazione del brand e limitare l'accesso a segmenti di mercato sensibili a queste tematiche.

IN SINTESI

Il design del packaging non è solo un esercizio stilistico, ma una strategia mirata per costruire e rafforzare il brand nel competitivo mercato alimentare. Ogni scelta, dal colore ai materiali, deve essere fatta in modo consapevole per contribuire a questo obiettivo più ampio. Prestare attenzione ai dettagli, mantenere la coerenza di brand e rispondere alle esigenze dei consumatori sono passi fondamentali per il successo del tuo prodotto.

CASE STUDY

Per i prodotti gluten-free, come Crumbly e Snakis, abbiamo sviluppato una visual identity che mette in risalto la qualità e la golosità del prodotto. Ad esempio, per Crumbly, abbiamo creato un design ispirato ai top player del settore con un appeal visivo forte e immediato. Questo approccio garantisce che i consumatori con intolleranze al glutine non si sentano penalizzati ma attratti da un packaging accattivante e di alta qualità.

• Sostenibilità • L'uso di materiali che rispettano l'ambiente è stato una priorità per Happy Farm. Abbiamo optato per materiali biodegradabili e riciclati, rafforzando l'immagine di un brand eco-friendly e rispondendo alle crescenti preoccupazioni dei consumatori riguardo la sostenibilità.

KNAM

Per la linea di cereali e barrette per la colazione, destinata ai bambini, abbiamo lavorato con la style guide del licensor Paw Patrol per creare un design che fosse approvato e apprezzato immediatamente. L'immagine coordinata combina l'anima POP di Dolci Preziosi con l'appeal giocoso dei personaggi Paw Patrol, assicurando che il prodotto sia attraente per il target di riferimento.

e Visual Design

Per Dolci Preziosi, in collaborazione con il celebre "Maestro Cioccolatiere" Ernst Knam, abbiamo creato una visual identity che riflette l'estro e la raffinatezza del maestro. Utilizzando la texture "Marble", che richiama le venature del marmo, il design è concettuale, artistico e contemporaneo. L'obiettivo era stimolare la curiosità dei consumatori attraverso un mix di colori e contrasti. La scelta del design non solo cattura l'attenzione ma veicola anche l'essenza del brand, garantendo coerenza e riconoscibilità immediata.

Per la linea di tramezzini proteici Sandwich PRO, il design doveva attrarre un target preciso: consumatori attenti alla salute e al fitness. Utilizzando colori

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I RETISTI DEL NETWORK IN VISITA PRESSO LA BIANCHI INDUSTRY

Il 7 e l’8 novembre, i membri della rete È Ora Academy si sono riuniti presso la sede di Bianchi Industry a Bergamo. Questo incontro, che si inserisce in un percorso di crescita continua per i retisti del network, ha rappresentato una tappa fondamentale per approfondire conoscenze tecniche, condividere esperienze e rafforzare i legami professionali tra aziende che condividono la stessa visione di innovazione e sviluppo.

La due giorni si è aperta con la presentazione della Bianchi Industry, un’azienda che da anni si distingue nel panorama italiano per la qualità e l’innovazione dei suoi distributori automatici. Durante la visita guidata allo stabilimento, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di scoprire il cuore del processo produttivo: tecnologie all’avanguardia, standard di eccellenza e una filiera produttiva curata nei minimi dettagli.

L’incontro non si è limitato a un’esplorazione tecnica. Grazie al coinvolgimento diretto della famiglia Trapletti, proprietaria di Bianchi Industry, i partecipanti hanno potuto instaurare un dialogo aperto e costruttivo, ricevendo risposte alle proprie domande e osservazioni. Questo momento è stato un’occasione unica per comprendere da vicino i valori che guidano l’azienda.

Uno degli elementi centrali dell’incontro è stato il contributo formativo di Gianpietro Vallorani, presidente e fondatore della rete È Ora. Nel corso del primo giorno, Vallorani ha proposto spunti di riflessione su come affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione,

sottolineando l’importanza di adottare strategie innovative e strumenti moderni per migliorare le performance aziendali. Il suo intervento ha evidenziato la necessità di coniugare tecnologia, efficienza operativa e una visione strategica per guidare il settore verso un futuro di successo.

La giornata si è conclusa in un’atmosfera rilassata e conviviale, con una cena che ha visto la partecipazione di Angelo Maria Trapletti, Direttore Vendite Italia di Bianchi Industry. Il momento è stato prezioso per consolidare i rapporti tra i partecipanti e celebrare la condivisione di un obiettivo comune: la crescita del settore.

La seconda giornata, tenutasi presso un hotel della zona, è stata dedicata a un approfondimento formativo guidato ancora da Vallorani, che ha delineato le opportunità offerte dal mercato e i mezzi per coglierle. Il focus è stato posto sull’importanza di adottare strategie o operative innovative, migliorare la comunicazione aziendale attraverso il marketing e sfruttare le risorse a disposizione per rafforzare il posizionamen-

to sul mercato. Vallorani ha stimolato i partecipanti a guardare oltre i confini del settore, proponendo una visione strategica orientata alla crescita e al rinnovamento. Con esempi pratici e un approccio pragmatico, ha offerto strumenti concreti per affrontare le sfide quotidiane e prepararsi a cogliere nuove opportunità. L’evento si è concluso con uno spirito di entusiasmo e collaborazione.

I membri di È Ora hanno rinnovato il loro impegno a perseguire obiettivi comuni, gettando le basi per una crescita condivisa che non si limita al presente, ma guarda con determinazione al futuro.

Questo incontro non è stato solo un momento di formazione, ma una vera esperienza di connessione e ispirazione. La rete È Ora si conferma un punto di riferimento per il settore, offrendo ai propri membri l’opportunità di crescere insieme.

Grazie a giornate come questa, il settore del vending italiano si dimostra sempre più forte, dinamico e pronto ad affrontare le sfide di domani, con la consapevolezza che il progresso passa attraverso la collaborazione, la conoscenza e l’innovazione.

Televend è un sistema di telemetria e pagamento a moduli che sta rivoluzionando la gestione della distribuzione automatica rendendo più semplici ed efficienti le operazioni su percorsi e personale.

Con strumenti come Dynamic Routing e Staff App, l’app per gli operatori, le società di gestione possono ottenere di più impegnando meno risorse e garantendo efficienza. Inoltre, Staff App è certificata per l’invio dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate.

PERCORSI INTELLIGENTI E SEMPLICI CON TELEVEND

Il Dynamic Routing di Televend pianifica automaticamente i percorsi basandosi su dati in tempo reale, dando priorità alle macchine con prodotti alto rotanti in esaurimento e posticipando gli interventi su quelle con scorte sufficienti. Questo consente alle aziende di risparmiare tempo e costi operativi, riduce le visite non necessarie, i costi per il personale e il consumo di carburante, oltre che le spese legate alla manutenzione dei veicoli. Il sistema tiene conto anche del traffico, selezionando i percorsi più veloci per risparmiare tempo e ridurre i costi di viaggio. Analizzando le tendenze di vendita, il sistema di Televend è in grado di prevedere quali macchine necessiteranno di attenzione nei giorni successivi, aiutando a creare in automatico efficienti programmi di visite. Raggruppando le fermate in base alla posizione e considerando la disponibilità del personale, il routing di Televend mantiene efficienti i percorsi, permettendo alle aziende di concentrarsi sulla crescita anziché sulla logistica quotidiana.

ATTIVITÀ QUOTIDIANE SEMPLIFICATE CON STAFF APP

La Staff App di Televend semplifica le attività quotidiane dei caricatori e dei tecnici fornendo una panoramica chiara di percorsi, dettagli delle macchine e materiali necessari per ogni fermata. Grazie agli aggiornamenti in tempo reale su posizionamenti dei prodotti e variazioni di prezzo, gli operatori possono lavorare con maggiore precisione, riducendo errori e garantendo che gli articoli più richiesti siano sempre disponibili e ben posizionati.

GESTIRE CON PIÙ RISULTATI E MENO RISORSE

Le giacenze nei distributori sono disponibili in tempo reale. In questo modo, gli operatori possono consultare Staff App prima di entrare nella location in cui sono posizionate le macchine e preparare la merce in anticipo.

Televend risolve anche un problema importante nel settore della distribuzione automatica: la difficoltà di trovare ARD esperti. Con Televend, anche i nuovi assunti possono rapidamente acquisire le competenze necessarie a svolgere il ruolo. Il design intuitivo dell’app consente a chiunque di diventare un ARD efficace in breve tempo.

SOLUZIONE FISCALE AD HOC PER IL MERCATO ITALIANO Televend offre una soluzione fiscale essenziale per il mercato italiano, supportando due modelli per aiutare gli operatori a soddisfare i requisiti fiscali e aperto a supportarne di nuovi in base alle necessità.

Nel primo modello, il Televend Box funge da sistema “Master” per telemetria e pagamenti, integrandosi con i VMS esistenti e fornendo dati EVA DTS tramite IrDA a qualsiasi palmare. In questo caso, il Teleport R di Televend è connesso al Televend Box e fornisce comunicazione IrDA con qualsiasi palmare, come accade per qualsiasi altro dispositivo master.

Nel secondo modello, gli operatori possono inviare i corrispettivi con Televend e utilizzare la Staff App, un’app mobile che gli ARD possono installare sul loro smartphone Android. La Staff App legge le informazioni fiscali EVA DTS dal Televend Box tramite comunicazione Bluetooth proprietaria o da altri dispositivi master tramite IrDA. L’app trasmette poi i dati fiscali direttamente all’Agenzia delle Entrate (AdE). In questo caso, il Teleport è connesso al telefono del caricatore, facilitando la lettura dei dati da qualsiasi dispositivo master tramite IrDA. Questa flessibilità rende facile per gli operatori soddisfare i requisiti fiscali senza interrompere le operazioni.

UN PROGETTO DEDICATO AL MONDO DEGLI UFFICI

Grazie ad una profonda conoscenza e comprensione delle esigenze di chi vive quotidianamente l’ufficio, Lavazza ha sviluppato un progetto mirato per rispondere ai bisogni dei suoi consumatori e garantire loro un’esperienza di caffè eccellente anche durante le giornate lavorative.

Al centro del progetto il Sistema Firma, ideato e sviluppato per le piccole realtà, e la Coffee Manager Academy per la formazione di una figura esperta di caffè all’interno dell’ufficio, definita appunto Coffee Manager.

I clienti del mondo degli uffici che utilizzano il Sistema Firma possono accedere ad un innovativo percorso di formazione online, suddiviso in tre livelli: il primo li porterà a scoprire le origini del caffè, il secondo la sua lavorazione con l’approfondimento delle diverse fasi come la tostatura e la miscelazione, fino ad arrivare al terzo livello dedicato agli aromi che caratterizzano le diverse miscele.

Dietro ad ogni tazzina di caffè c'è la formazione di un Coffee Manager. La nuova figura professionale che attraverso la scelta del Sistema Lavazza Firma porta in ufficio una nuova esperienza di gusto.

un concorso esclusivo per vincere un weekend a Torino, alla scoperta del mondo del caffè grazie alla Lavazza Tour Experience.

Questa esperienza immersiva comprenderà una visita guidata al Museo Lavazza, per conoscere la storia della torrefazione torinese, un viaggio esperienziale all’interno della Factory 1895 Coffee Designers by Lavazza e, infine, una cena stellata presso il ristorante

Al termine di ciascun livello verrà richiesto di completare alcuni brevi quiz per testare l’apprendimento, ottenere l’attestato di Coffee Manager e diventare così un profondo conoscitore della materia, capace di condividere con i colleghi la conoscenza che si cela dietro il mondo del caffè per vivere un’esperienza di gusto rinnovata e arricchita.

Coloro che termineranno la Coffee Manager Academy avranno anche l’opportunità di accedere ad

Per il secondo anno consecutivo, Lavazza ha ricevuto il riconoscimento di Best Commercial Coffee Roaster - Europe, distinguendosi per qualità, costanza e portata globale. Questo riconoscimento, frutto di migliaia di nomination da parte di professionisti del settore e oltre 6.000 voti, riflette la passione dell’industria e riconosce i brand che si distinguono per qualità, servizio, innovazione e sostenibilità, e conferma l'impegno di Lavazza nel perseguire l'eccellenza del caffè, che spinge l’azienda a innovare continuamente. Durante la cerimonia di premiazione dei prestigiosi European Coffee & Hospitality Awards, Lavazza ha ricevuto il riconoscimento dagli esperti di Allegra Group, organizzatori dell’evento, a cui hanno partecipato leader e senior manager delle più importanti aziende sul mercato per celebrare l’eccellenza nei settori del caffè, della ristorazione e dell'ospitalità in tutta Europa.

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Inoltre, Lavazza ha voluto valorizzare l’unicità della propria offerta anche nelle realtà di dimensioni maggiori, spostando il racconto su storie di successo di alcuni C-level di prestigiose aziende, i quali hanno spiegato, tramite aneddoti professionali e personali, quella che è l’importanza del ruolo del caffè all’interno delle loro realtà. Queste interviste nascono all’interno di un format chiamato “Ci prendiamo un caffè?” dove, prendendo spunto da una delle domande più frequenti in ufficio, viene sottolineato come la pausa caffè sia un momento di condivisione, un rituale che arricchisce la vita lavorativa, favorendo momenti dal forte valore sociale ed umano.

Questo interessante progetto conferma l’impegno e l’attenzione di Lavazza verso il mondo degli uffici, con un’offerta che al prodotto affianca soluzioni innovative e di formazione focalizzate sull’importanza di valorizzare l’esperienza del caffè in ufficio.

CAFFÈ ESERCITO 1659 DA DL CAFFÈ E FORZE ARMATE UN PRODOTTO ITALIANO D’ECCELLENZA

DL Caffè, storica azienda torinese, ha collaborato con l’Esercito Italiano per creare il marchio di caffè “Esercito 1659”, con l’obiettivo di celebrare l’eccellenza e la tradizione del nostro Paese.

Il caffè a marchio “Esercito 1659”, realizzato grazie alla partnership con Difesa Servizi S.p.A., società in house del Ministero della Difesa con il compito di valorizzare gli asset di tutte le Forze Armate, è stato presentato al Circolo Unificato di Torino, alla presenza di importanti esponenti delle Forze Armate e da Valter Schiavone e Ivan Tanzariello della DL Caffè.

Il brand nasce dalla passione per il caffè e dalla volontà di creare una miscela che rispettasse i valori di italianità che accomunano i due partner, ed è frutto di una meticolosa selezione e di prove sul campo e dell’esperienza nella torrefazione del caffè dell’azienda piemontese.

Nello specifico, nella miscela “Gran Corpo” di Caffè Esercito 1659 la robusta dell’Asia meridionale e dell’Africa centrale e orientale si uniscono in una miscela corposa, dalla tostatura prolungata, che sprigiona un gusto audace e persistente.

Il progetto è stato fortemente voluto da Ivan Tanzariello, nonostante le sue precarie condizioni di salute che non hanno mai impedito al suo vulcanico estro di esprimersi. Purtroppo, dopo soli pochi giorni dalla presentazione del progetto, Ivan ci ha lasciati, sopraffatto dalla malattia contro la quale combatteva da anni. Caffè Esercito è l’ultimo atto del suo lungo percorso professionale che lo ha visto protagonista di tante iniziative nel settore della Distribuzione Automatica, realizzate insieme a Valter Schiavone con il quale Ivan ha sempre avuto un rapporto simbiotico. Ciao Ivan, ti ricorderemo sempre con affetto.

PARTNERSHIP TRA VENDAIO E FENTEC

Vendaio, leader croato nelle soluzioni di vending industriale ha stretto una partnership strategica con FENTEC, innovatore finlandese nelle tecnologie RFID. Attraverso questa collaborazione, Vendaio rappresenterà a livello globale le soluzioni vending e il portfolio prodotti di FENTEC, segnando un passo importante nella visione condivisa di entrambe le aziende per promuovere l’innovazione e l’efficienza in diversi settori.

Vendaio è specializzata in sistemi avanzati di vending industriale che integrano intelligenza artificiale e software operativi per ottimizzare l’accesso a strumenti, dispositivi di protezione individuale (DPI) e materiali di consumo. Razionalizzando la gestione dell’inventario e riducendo i costi, le soluzioni di Vendaio aiutano le fabbriche a migliorare l’efficienza, garantendo al contempo sicurezza e benessere per i lavoratori L’esperienza di FENTEC nelle soluzioni RFID intelligenti completa questo approccio, automatizzando processi critici di identificazione e raccolta dati. I sistemi basati su RFID di FENTEC, che ha una reputazione consolidata come una delle principali aziende tecnologiche della Finlandia, sono progettati per migliorare la produttività e la competitività negli ambienti industriali e di servizio. Insieme, queste innovazioni rivoluzioneranno la gestione degli inventari, permettendo il monitoraggio in tempo reale, riducendo i tempi morti e fornendo ai clienti informazioni utili per le l’operatività.

La partnership tra Vendaio e FENTEC si concentra sul raggiungimento di diversi obiettivi chiave:

1. Espansione sui Mercati Globali: Vendaio faciliterà la distribuzione del portfolio prodotti innovativi di FENTEC nei mercati internazionali, garantendo un’integrazione senza intoppi in nuove regioni.

2. Integrazione Tecnologica: combinando sistemi RFID avanzati con le soluzioni di vending basate sull’intelligenza artificiale di Vendaio, la partnership mira a creare un nuovo standard per il vending industriale.

3. Sostenibilità ed Efficienza: entrambe le aziende si impegnano ad aiutare le industrie a ridurre gli sprechi, ottimizzare la gestione degli inventari e supportare pratiche più sostenibili.

4. Soluzioni Personalizzate per i Clienti: insieme, Vendaio e FENTEC daranno priorità alle esigenze uniche dei clienti in settori diversi, offrendo soluzioni su misura che portano risultati tangibili.

CASE HISTORY PER LA LOGISTICA AUTOMATIZZATA

Il 12 novembre 2024 SPINEL è stata protagonista al convegno “Osservatorio Contract Logistics Gino Marchet” presso il MiCoMilano Congressi.

Argomento del convegno “La Logistica al centro della transizione della domanda“ organizzato per presentare i trend del mercato e le direzioni di lavoro per il futuro della Logistica.

L’Ing. Mino Fiorito, Responsabile Operativo di Spinel srl, ha presentato il suo intervento dal titolo “L’automazione come strumento di sostenibilità del territorio” per portare al convegno la case story dell’azienda salentina.

Spinel, infatti, ha costruito a Tuglie (LE) un nuovo stabilimento produttivo, interamente progettato in ottica automatizzata 4.0, altamente flessibile e scalabile in cui il fattore umano ed il prodotto, governano il processo industriale.

Grazie alla collaborazione con Linde Material Handling, è stato realizzato un innovativo spazio automatizzato a corsia ridotta, con 630 posti pallet in appena 500 metri quadrati che, con l’aiuto di tre robot mobili autonomi e di un trilaterale AGV, gestirà con efficienza la logistica interna e supporterà anche le linee di produzione, grazie a un approccio lean che ottimizza la movimentazione dei materiali su tutti i 2400 metri quadri dello stabilimento.

"Nuove metodologie produttive in cui l’impronta “artigianale umana” si combina con quella “industriale economica”, generando il concetto di “sartorialità meccanica”, per produrre macchine “cucite su misura” che soddisfano le esigenze dei nostri clienti" commenta Mino Fiorito.

"Grazie a questa collaborazione con Linde Material Handling, siamo stati invitati a portare al convegno la nostra idea di innovazione sostenibile (ambientale, sociale ed economica) con l’uomo al centro dell’industria".

"Se avessimo dovuto pensare al mero business, sarebbe stato facile riservare al Salento l’elaborazione delle sole idee e delocalizzare nei Paesi terzi la produzione dei macchinari, tutto sarebbe stato più semplice e redditizio, ma in tal modo avremmo snaturato la nostra filiera a km 0 e impoverito il territorio - ribadisce Cesare Spinelli Direttore Generale di Spinel srl. "Ventisei anni fa Spinel è stata la prima azienda a produrre macchine da caffè nel Mezzogiorno d’Italia, ci siamo letteralmente inventati questo settore. Con sacrifici, passione e responsabilità, controcorrente navighiamo determinati verso l’orizzonte del futuro".

Pubblicata

su “Nutrients” la ricerca scientifica dell’associazione O.R.A.

supportata da Lollocaffè

"Conosciamo bene le difficoltà che incontrano i ricercatori per carenza di strumenti e di disponibilità economica - dichiara Ciro Lollo, AD Lollocaffè –. Sostenere l’associazione O.R.A. ETS nelle sue attività è stata una scelta che l’azienda Dical Srl ha operato nell’ambito dei progetti di responsabilità sociale realizzati anche con azioni a tutela dell’ambiente. La salute della persona e la salute dell’ambiente sono priorità nella nostra agenda. Siamo imprenditori ma la nostra volontà è da sempre quella di fare azienda in modo sano e responsabile. Siamo orgogliosi di aver potuto permettere al dottore Carlo Buonerba e al professore Giuseppe Di Lorenzo di condurre questa importante ricerca, che, per la sua validità, ha conquistato spazio su una rivista internazionale".

È stata pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “Nutrients”, la ricerca scientifica realizzata dall’associazione O.R.A. Oncologia, Ricerca, Assistenza ETS, grazie al supporto di Lollocaffè, che un anno fa ha siglato con l’associazione una convenzione a sostegno della ricerca scientifica e di programmi di prevenzione del cancro.

"Lo studio, approvato dalla Commissione Etica di ORA ETS, ha dimostrato che i cittadini che assumevano per via orale un complesso nutraceutico a base di flavonoidi, sostanze naturali presenti in molti alimenti di origine vegetale, come la frutta, la verdura, il caffè, il tè e il cioccolato, presentavano livelli di stress ossidativo significativamente inferiori dopo solo due settimane di utilizzo - spiega il dottore Carlo Buonerba, direttore scientifico dell’associazione ORA ETS E aggiunge:

"Lo stress ossidativo è un fattore di rischio per malattie gravi, come quelle vascolari, metaboliche e il cancro. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Nutrients è condotta da me e dal professore Giuseppe Di Lorenzo."

JUST THE ESSENTIAL

IL VENDING CHE VA DRITTO AL PUNTO: SCEGLI L’ESSENZIALE PER LA TUA ATTIVITÀ

La nuova linea Essential ti offre ad un prezzo competitivo tutte le funzionalità che ti servono per proporre un’offerta di prodotti ampia e variegata e conquistare i tuoi clienti.

EVERLY: LA SOLUZIONE PER BEVANDE CALDE CHE DURA NEL TEMPO E RISPONDE AD OGNI BISOGNO

Nel corso dell’ultima edizione di Venditalia, Bianchi

Vending ha svelato in anteprima la sua nuova linea di macchine per il vending, le Essential Solutions, tra cui troviamo anche l’innovativa Everly.

Fedele a quelli che sono gli hallmark della linea Essential, Everly è un distributore di bevande calde che coniuga qualità dell’offerta, tecnologia avanzata, cura del design e accessibilità economica: una soluzione ideale per chi desidera entrare nel settore del vending o ampliare il proprio parco macchine con un modello affidabile e versatile, in grado di rispondere alle esigenze del mercato di oggi e di domani.

UN DESIGN ESSENZIALE PER IL VENDING MODERNO

Il design sobrio di Everly, con finiture nero opaco su lamiera pre-verniciata, è facilmente personalizzabile e offre un impatto estetico contemporaneo che ben si adatta a qualsiasi ambiente, dai più intimi a quelli più frequentati. L’interfaccia touch da 10 pollici, orizzontale e intuitiva, rende semplice configurare e gestire la macchina direttamente on board. E grazie alla GUI personalizzata, l’interazione risulta fluida e immediata anche sul lato utente: per preparare la propria bevanda preferita bastano pochi secondi.

UN’OFFERTA COMPLETA PER OGNI DESIDERIO

Perfetta per servire uffici e grandi spazi pubblici come aeroporti, stazioni, scuole e ospedali, Everly si caratterizza per un layout versatile, completo ed espandibile, che include, di partenza, una tramoggia per caffè in grani (singola o doppia), quattro contenitori per prodotti solubili e un contenitore per lo zucchero. Inoltre è dotata di un dispenser per bicchieri in diverse misure, del sistema Caffè Sottovuoto (opzionale) e supporta la gestione delle tazze mug, per venire incontro alle esigenze degli utenti più attenti alla sostenibilità e alla riduzione degli sprechi.

TECNOLOGIA IOT E CONNETTIVITÀ BIDIREZIONALE

Attraverso l’opzione BI-Master, un avanzato sistema di connettività IoT e gestione remota tramite cloud, Everly consente agli operatori di monitorare e gestire la macchina anche a distanza, grazie alla connessione bidirezionale che permette di aggiornare il software, configurare nuove ricette e ricevere dati in tempo reale sulle performance del distributore e sulle preferenze dei consumatori. Una nuova elettronica concepita per offrire all’utente un’esperienza sempre aggiornata e ottimizzata.

L’ECCELLENZA BIANCHI VENDING PER UN NUOVO TARGET

Semplicità di utilizzo, interfaccia intuitiva, innovazione e gusto: le caratteristiche di Everly rispecchiano a pieno la filosofia progettuale di ogni macchina targata Bianchi Vending. Una filosofia che oggi trova un nuovo posizionamento di mercato con la linea Essential, soluzioni dal prezzo competitivo, e dunque rivolte ad un target più ampio, ma che dispongono di tutte quelle caratteristiche tecnologiche fondamentali per restare all’avanguardia e durare nel tempo.

QPAY LA RISPOSTA A 3 GRANDI PROBLEMI DEI GESTORI

Coges, partner di fiducia nelle soluzioni di pagamento per i settori Vending e Retail, ha lanciato in collaborazione con WiPay, il suo nuovo terminale Qpay. Progettata per rispondere alle sfide che i gestori si trovano ad affrontare, questa soluzione di pagamento avanzata semplifica le operazioni, migliora la sicurezza e la soddisfazione dei clienti. Con oltre 40 anni di esperienza nel campo dei sistemi di pagamento, Coges continua a innovare con Qpay, un terminale versatile, in grado di soddisfare le esigenze del Vending in continua evoluzione.

Riduzione al minimo dei tempi di inattività

Per gli operatori del vending, ogni minuto in cui una macchina è fuori servizio a causa di malfunzionamenti del sistema di pagamento si traduce in vendite perse e clienti insoddisfatti. I distributori automatici tradizionali, in particolare quelli con tastiere e lettori di schede esterni, sono spesso soggetti a guasti meccanici. Queste interruzioni portano a costose riparazioni e chiamate di assistenza.

Qpay affronta questo problema con la sua funzione PIN integrate nel display, eliminando la necessità di tastiere esterne, più suscettibili all'usura. Inoltre, la tecnologia contactless del terminale riduce il rischio di guasti associati ai tradizionali sistemi di inserimento delle carte. Queste funzionalità garantiscono un'esperienza di pagamento fluida e ininterrotta per i clienti, riducendo i tempi di inattività e i costi di manutenzione.

Raccolta e gestione avanzata dei dati

Oltre all'elaborazione dei pagamenti, Qpay offre funzionalità avanzate di gestione dei dati che sono preziose per gli operatori del vending. Molti operatori hanno difficoltà a raccogliere e analizzare i dati delle transazioni, che sono fondamentali per ottimizzare le prestazioni della macchina, lo stoccaggio e la strategia aziendale nel suo complesso.

Qpay si integra perfettamente con il sistema MyKey di Coges, consentendo il monitoraggio in tempo reale dei dati di vendita, della cronologia delle transazioni e delle preferenze dei clienti. In questo modo, consente agli operatori di prendere decisioni informate, migliorare la gestione dell'inventario e adattare meglio le offerte di prodotti alla domanda dei consumatori. Inoltre, l'integrazione sicura con WiPay garantisce che tutte le transazioni siano monitorate e tracciate, migliorando la trasparenza della rendicontazione finanziaria.

"Gli operatori hanno bisogno di qualcosa di più di un semplice sistema di pagamento: hanno bisogno di informazioni dettagliate sulle prestazioni della loro attività. Qpay fornisce dati in tempo reale che aiutano

gli operatori a tenere sotto controllo le vendite, l'inventario e le tendenze dei clienti, migliorando in ultima analisi la redditività", spiega Stefano, product marketing manager di Coges

Sicurezza avanzata per ambienti ad alto rischio

La sicurezza è sempre una delle principali preoccupazioni per gli operatori dei distributori automatici, in particolare per quelli che si trovano in ambienti ad alto traffico o ad alto rischio. I distributori automatici che contengono ingenti quantità di denaro contante sono i principali bersagli di furti e atti vandalici. Anche i terminali di pagamento tradizionali con lettori di carte esterni sono a rischio di manomissioni e frodi. Qpay offre funzionalità di sicurezza superiori, tra cui una comunicazione sicura e crittografata con i server bancari per ogni transazione. La funzione PIN sullo schermo aiuta a proteggere dai dispositivi di skimming e, per le località più impegnative, Coges sta anche sviluppando una versione antivandalo (Q6000) del terminale. Queste caratteristiche rendono Qpay l'opzione migliore per gli operatori che desiderano proteggere i propri asset e fornire un'esperienza sicura e affidabile ai clienti. Il terminale Qpay è molto più di un semplice dispositivo per l'elaborazione dei pagamenti: è una soluzione completa che risolve alcune delle sfide più significative che gli operatori del vending devono affrontare oggi. Riducendo i rischi di gestione del contante e i malfunzionamenti del sistema, migliorando la raccolta dei dati e aumentando la sicurezza, Qpay rappresenta un nuovo standard nella tecnologia di pagamento dei distributori automatici. Con la continua evoluzione del settore della distribuzione automatica, Qpay garantisce che gli operatori possano rimanere competitivi, efficienti e sicuri.

lorenzo.giuliani@coges.eu

SIGEP WORLD AMPLIA LO SPAZIO DEDICATO AL CAFFÈ

Le migliori tecnologie legate alle macchine del caffè, focus sulle ultime tendenze dell’approvvigionamento e della sostenibilità, oltre ai talk di riferimento all’interno del Sustainability District. Sono solo alcune delle principali novità dedicate al caffè che andranno in scena a Sigep World - The World Expo for Foodservice Excellence, il salone organizzato da Italian Exhibition Group alla fiera di Rimini dal 18 al 22 gennaio 2025.

Per la 46esima edizione la manifestazione si presenterà con una veste rinnovata, a partire dal pay-off dove la parola ‘World’ rimarca la centralità globale dell’evento riminese, affiancato recentemente da due nuovi show satellite in mercati di grande potenzialità come la Cina meridionale e l’area di Singapore. Un nuovo capitolo del progetto di espansione globale, che in fiera andrà a concretizzarsi attraverso i programmi strategici di business matching. Al Top Buyer Program hanno già aderito 520 top buyer da 91 Paesi: oltre ai principali paesi europei si segnalano presenze da Stati Uniti, Sud America, Sud Est Asiatico e Paesi del Golfo. Un processo che passa dal coinvolgimento diretto dei principali decision makers del settore aderenti anche al Premium Program, riservato principalmente a buyer europei, che l’anno scorso ha visto la partecipazione di oltre 1.400 buyer e quest’anno ne prevede circa 2.500, con in testa operatori da Germania, Spagna, Romania, Francia, Gran Bretagna, Croazia, Grecia, Polonia, Slovenia e Serbia.

Lo spazio dedicato al caffè avrà una grande importanza a Sigep World. Anche grazie a una delle principali novità dell’edizione 2025, ovvero il Sustainability District Collocato nel padiglione B1, sarà dedicato alla promozione di pratiche sostenibili lungo le filiere del caffè e del cacao. La presenza di paesi d'origine come Ecuador, Costa Rica, El Salvador, Venezuela, Colombia, Etiopia, Tanzania, Uganda, Costa d'Avorio e Kenya arricchisce ulteriormente l'iniziativa, offrendo un'opportunità unica per valorizzare le origini del caffè e del cacao e costruire relazioni etiche lungo la filiera e sensibilizzare gli operatori.

All’interno del distretto, ci saranno due progetti esclusivamente dedicati al caffè. Il primo è il Micro Roaster Village, dove i micro-torrefattori presenteranno le loro

miscele uniche. L'area offre ai visitatori l'opportunità di scoprire le ultime tendenze nell'approvvigionamento, nella manipolazione, nella tostatura, nella preparazione e nella distribuzione del caffè, oltre a degustare caffè di alta qualità.

Il secondo invece è dedicato alle Fully Automated Coffee Machinery, ovvero a una selezione di macchine da caffè automatiche che rappresentano il futuro della preparazione del caffè anche nel segno della sostenibilità, grazie a sistemi intelligenti di gestione energetica e alla riduzione degli sprechi che contribuiscono a minimizzare l'impatto ambientale, garantendo al tempo stesso un'eccellente qualità del caffè.

Per Sigep World 2025, inoltre, Italian Exhibition Group ha già predisposto un ampliamento degli spazi espositivi, aggiungendo due padiglioni per un totale di 138mila metri quadrati: un incremento necessario considerando l’apertura al mondo della pizza oltre alle filiere del gelato, al centro della manifestazione, della pasticceria, della panificazione e del già citato caffè.

DALLA FUSIONE DELLE 4 SOCIETÀ NASCE

DALLA FUSIONE DELLE QUATTRO SOCIETÀ NASCE

VEA Group SpA. è la NewCo nata dalla fusione per incorporazione in Carimali SpA, di Elektra Srl, Heylo Srl e Bellezza Srl. A partire dal 1 novembre 2024, VEA Group subentra nei diritti e negli obblighi delle società incorporate, assicurando la continuità di tutti i rapporti giuridici, attivi e passivi, precedenti alla fusione. Questo traguardo rappresenta un passo importante nel percorso di innovazione e consolidamento del Gruppo, che rafforza la sua posizione di leadership nel settore delle tecnologie per il caffè.

VEA Group SpA è la NewCo, nata dalla fusione per incorporazione in Carimali SpA, di Elektra Srl, Heylo Srl e Bellezza Srl. A partire dal 1 novembre 2024, VEA Group è subentrata nei diritti e negli obblighi delle società incorporate, assicurando la continuità di tutti i rapporti giuridici, attivi e passivi, precedenti alla fusione.

La fusione favorirà ulteriormente l’efficienza operativa, potenziando le sinergie e semplificando l’offerta commerciale dei brand. Il Gruppo VEA continuerà a valorizzare i punti di forza di ciascun brand, ampliando il suo portafoglio di prodotti e servizi.

Questo traguardo rappresenta un passo importante nel percorso di innovazione e consolidamento del Gruppo, che rafforza la sua posizione di leadership nel settore delle tecnologie per il caffè. La fusione favorirà ulteriormente l’efficienza operativa, potenziando le sinergie e semplificando l’offerta commerciale dei brand. Il Gruppo VEA continuerà a valorizzare i punti di forza di ciascun brand, ampliando il suo portafoglio di prodotti e servizi.

Ferrarelle Società Benefit e Sanidrink, startup partecipata dall’acceleratore napoletano Materias, hanno inaugurato a Riardo un laboratorio d’avanguardia, dove portare avanti la ricerca scientifica relativa ad una tecnologia brevettata che mira a creare una superficie antimicrobica, sfruttando i peptidi ispirati al sistema immunitario umano.

Tale tecnologia rappresenta una frontiera innovativa nella prevenzione delle infezioni, poiché permette di creare superfici attive contro i microrganismi patogeni senza innescare la resistenza batterica che oggi rappresenta una delle più gravi sfide sanitarie.

Ferrarelle Società Benefit e Sanidrink, startup partecipata dall’acceleratore napoletano Materias, hanno inaugurato a Riardo un laboratorio d’avanguardia, dove portare avanti la ricerca scientifica relativa ad una tecnologia brevettata che mira a creare una superficie antimicrobica, sfruttando i peptidi ispirati al sistema immunitario umano,.

Tale tecnologia rappresenta una frontiera innovativa nella prevenzione delle infezioni, poiché permette di creare superfici attive contro i microrganismi patogeni senza innescare la resistenza batterica che oggi rappresenta una delle più gravi sfide sanitarie.

L’attivazione a Riardo del laboratorio di ricerca conferma il ruolo di Ferrarelle SB nel promuovere iniziative che favoriscono il progresso tecnologico e industriale della Campania.

L’attivazione a Riardo del laboratorio di ricerca conferma il ruolo di Ferrarelle SB nel promuovere iniziative che favoriscono il progresso tecnologico e industriale della Campania.

Umberto Doglioni Majer, CEO del Gruppo VEA, ha commentato:

“Questa riorganizzazione rappresenta un’evoluzione naturale per la nostra azienda. Ci permette di ottimizzare le nostre competenze, le risorse e la passione che accomuna i nostri brand. Con l’unificazione, saremo in grado di offrire soluzioni ancora più avanzate ai nostri clienti, mantenendo al contempo l’identità e l’eccellenza distintive di ogni brand.”

Umberto Doglioni Majer, CEO del Gruppo VEA, ha commentato: "Questa riorganizzazione rappresenta un’evoluzione naturale per la nostra azienda. Ci permette di ottimizzare le nostre competenze, le risorse e la passione che accomuna i nostri brand. Con l’unificazione, saremo in grado di offrire soluzioni ancora più avanzate ai nostri clienti, mantenendo al contempo l'identità e l’eccellenza distintive di ogni brand.."

Particolare attenzione è stata posta nell’assicurare una transizione fluida per clienti, partner commerciali e dipendenti, mentre resta inalterata la struttura azionaria. Questa fusione segna l’inizio di un nuovo capitolo per il Gruppo VEA, che continuerà a perseguire la sua visione di innovazione, sostenibilità e crescita globale.

Particolare attenzione è stata posta nell’assicurare una transizione fluida per clienti, partner commerciali e dipendenti, mentre resta inalterata la struttura azionaria. Questa fusione segna l’inizio di un nuovo capitolo per il Gruppo VEA, che continuerà a perseguire la sua visione di innovazione, sostenibilità e crescita globale.

“Come presidente di una Società Benefit, sono persuaso che l’innovazione debba andare di pari passo con l’etica aziendale e l’impatto positivo su ambiente e società. La collaborazione con Sanidrink e l’inaugurazione di questo laboratorio a Riardo sono esempi concreti di come intendiamo contribuire concretamente in questa direzione” ha dichiarato Carlo Pontecorvo, Presidente di Ferrarelle SB

“Come presidente di una Società Benefit, sono persuaso che l’innovazione debba andare di pari passo con l’etica aziendale e l’impatto positivo su ambiente e società. La collaborazione con Sanidrink e l’inaugurazione di questo laboratorio a Riardo sono esempi concreti di come intendiamo contribuire concretamente in questa direzione” ha dichiarato Carlo Pontecorvo, Presidente di Ferrarelle SB.

“Sanidrink crede fermamente che un approccio preventivo basato su soluzioni antimicrobiche efficaci possa migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di infezioni in ambienti particolarmente vulnerabili. Continuiamo a investire in ricerca e sviluppo per anticipare le sfide sanitarie del futuro, contribuendo a un mondo più sicuro e protetto per tutti" è quanto affermato da Caterina Meglio, CEO di Materias

“Sanidrink crede fermamente che un approccio preventivo basato su soluzioni antimicrobiche efficaci possa migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di infezioni in ambienti particolarmente vulnerabili. Continuiamo a investire in ricerca e sviluppo per anticipare le sfide sanitarie del futuro, contribuendo a un mondo più sicuro e protetto per tutti" è quanto affermato da Caterina Meglio, CEO di Materias.

Fiorentini Alimentare investe sull’ampliamento della gamma snack con nuovi formati adatti al consumo fuoricasa, in particolare vending e Horeca.

Le nuove Chips ai ceci e le Mini Chips con lenticchie in formato monoporzione da 20 grammi sono, infatti, pensate per la vendita nei distributori automatici. Ricche di proteine vegetali e fonte di fibre, lChips ai ceci e le Mini Chips con lenticchie sono lo snack sempre adatto a una pausa leggera e nutriente, anche per chi soffre delle principali intolleranze, perché prive di glutine e frutta a guscio

Le nuove Pastallegre Bonduelle sono la soluzione ideale per chi ama la pasta, ma non vuole rinunciare alla leggerezza delle verdure. Quattro gli abbinamenti proposti:

KitKat rivoluziona ancora una volta il momento del break con KitKat Ball, piccole palline di cereali croccanti ricoperte di cioccolato al latte, in un formato pratico e veloce. KitKat Ball non è solo sinonimo di piacere, ma anche di responsabilità. Queste deliziose palline sono realizzate con cacao certificato Rainforest Alliance, sostenendo una produzione più responsabile e rispettosa dell’ambiente. Disponibile nei formati da 140g e 36g.

• Anelli siciliani con tonno, pomodorini, olive e capperi.

• Gramigna con cime di rapa, pomodori secchi, Quartirolo lombardo DOP e nocciole.

• Tubetti rigati con radicchio e nocciole al profumo di zafferano.

• Gnocchetti sardi con broccoli e pomodorini secchi.

Frullà 100% Kiwi Nergi® nasce dalla partnership esclusiva tra Frullà, lo specialista della frutta frullata, e Nergi®, il baby kiwi dalle importanti caratteristiche benefiche, oltre che ovviamente buonissimo.

Concentrato di vitamine, oligoalimenti e fibre, il Kiwi Nergi® è, infatti, un autentico alleato della salute, che da oggi diventa frullato - il primo in Italia con questo frutto -, senza zuccheri aggiunti, da consumare in qualsiasi momento della giornata grazie al pratico sacchetto richiudibile - dalla grafica colorata e accattivante - che conserva integre tutte le caratteristiche del frutto.

Müller ha lanciato una novità nel settore degli snack: il Müller Proteico Mini Snack, progettato per rispondere alle esigenze di consumatori sempre più attenti alla salute, con un formato pratico che offre due pezzi per confezione

Disponibile con un delizioso rivestimento di cioccolato e nei gusti caffè e cocco, questo snack combina nutrizione e piacere in un’unica esperienza.

Caratteristiche distintive del Müller Proteico Mini Snack sono l’assenza di zuccheri aggiunti e un valido sup-

porto nutrizionale grazie all’alto contenuto di proteine e fibre, essenziali per chi pratica regolarmente attività fisica o desidera mantenere una dieta equilibrata.

Due novità per Caffè Borbone. La prima è Miscela Oro in capsula Don Carlo compatibile con macchine a marchio Lavazza® A Modo Mio® smaltibile nell’umido. Realizzate in biopolimero con un top in carta filtro, le capsule hanno ottenuto la certificazione del Consorzio Italiano Compostatori® (CIC), che ne attesta la piena compostabilità. I materiali biodegradabili possono essere smaltiti nell’umido trasformandosi in compost per diventare un fertilizzante naturale. L’incarto senza alluminio è ancora più sostenibile e può essere riciclato nella raccolta della plastica. Anche il packaging esterno è realizzato con carta certificata FSC®, proveniente da foreste gestite in maniera responsabile.

La seconda novità è il Cappuccino al Bailey’s in capsule compatibili con macchine Nescafè® Dolce Gusto® nato dall’accordo di licenza con BaileysTM. La nuova capsula Nescafè® Dolce Gusto® arricchisce l’ampio assortimento di Caffè Borbone per questo sistema e rappresenta un’opzione di acquisto ideale per i consumatori che cercano un’offerta diversificata.

Germinal Bio ha lanciato la nuova linea di snack salati Triangolini, studiata specificatamente per il canale vending, per completare un assortimento già esaustivo di merende e biscotti ripieni, anche nelle versioni senza glutine.

I

Triangolini, come il resto dell’assortimento prodotti Germinal Bio, si distinguono per la ricettazione pulita, le materie prime biologiche certificate, senza conservanti, coloranti e grassi idrogenati Due e versioni.

I Triangolini Lenticchie e Riso Nero sono preparati con il 70% di farina di lenticchie e il 20% di riso nero. Non fritti, rappresentano un’appagante fonte naturale di fibre e proteine.

L’altra versione dei Triangolini è fatta con Mais Integrale biologica. Non fritti, sono una proposta “croccante”, ricca di fibre e proteine.

La confezione da 20 grammi si distingue per la grafica dai colori brillanti e dal tono energico pensata proprio per catturare l’attenzione di chi, in pochi secondi, deve scegliere la propria merenda al distributore automatico.

Debutta TIC TAC MENTA ICE, un confetto dal gusto vibrante di menta intensa, con una sensazione di freschezza potenziata rispetto all’iconica menta di Tic Tac®. Bastano pochi istanti perché il gusto di menta si diffonda in bocca e, quando accade, è un respiro di freschezza intensa e duratura.

TIC TAC MENTA ICE rappresenta una novità nel territorio della freschezza funzionale: un confetto che sprigiona un gusto travolgente e intenso, unito al tipico suono delle caramelle all’interno della confezione, che rende immediatamente riconoscibile il prodotto, esaltando quel piccolo rituale che solo Tic Tac® sa creare.

Nestlé Fitness presenta le nuove barrette FITNESS Fiber al miele e FITNESS Protein al cacao, la soluzione perfetta in qualsiasi momento della giornata, senza rinunciare al gusto. Le barrette sono proposte in due varianti: la prima a base di frumento, avena e quinoa integrali, arricchita da gocce di cioccolato bianco e al gusto miele, ricca in fibre; la seconda, invece, aggiunge al frumento, avena e quinoa integrali, un delizioso sapore di cacao e una glassa al cioccolato, ed è fonte di proteine. Senza zuccheri aggiunti.

Le barrette FITNESS Fiber al Miele e FITNESS Protein al Cacao sono disponibili nel formato da 20g

Galak, l’iconica tavoletta al cioccolato bianco nata sotto lo storico brand di Nestlé e lanciata per la prima volta in Francia nel 1967 celebra quasi sessant’anni di storia e rimane un must nel mondo del cioccolato distinguendosi per qualità, innovazione e tradizione.

Quest’anno, con il lancio della nuova tavoletta Choco Milk, ricoperta di cioccolato al latte e ripiena di crema al latte, Galak diventa un prodotto per tutta la famiglia e si presenta con una nuova visual identity per comunicare al consumatore la ricetta e la presenza del latte che da sempre contraddistingue Galak. La tavoletta di Galak choco Milk è disponibile nel formato da 100g.

Nutrifree, azienda toscana con la mission di portare innovazione nel mercato del senza glutine, continua a innovare, presentando prodotti adatti a una vasta gamma di consumatori. Con l’intento di offrire soluzioni rapide e nutrienti, l’azienda ha recentemente introdotto due nuove varianti di porridge per la colazione: Ecco Fatto! Porridge con Cioccolato ed Ecco Fatto! Porridge con Fragole e Mirtilli. Questi nuovi prodotti mirano a soddisfare le esigenze di chi cerca un pasto veloce e gustoso, sia a casa che fuori.

Due varianti gustose. La versione al Cioccolato è perfetta per chi desidera iniziare la giornata in modo avvolgente, mentre quella con Fragole e Mirtilli offre un’opzione fresca e fruttata, arricchita con pezzi di frutta liofilizzata. Entrambe le varianti contengono fiocchi di avena ricchi di fibre, che favoriscono un’energia duratura e un corretto funzionamento del metabolismo.

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