Rivista VENDING NEWS numero 72 (Set/Ott)

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L’editoriale di Fabio Russo

L’ascesa dei prezzi del crudo, che prosegue ormai da due anni, non mostra segnali di arresto e, tra alti e bassi, tiene in fibrillazione l’intera filiera del caffè, compressa tra carenza di materia prima, problemi di logistica, speculazioni, gestione dei costi, necessità di ritoccare i listini praticati ai propri clienti, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Qualche mese fa, in occasione della fiera VENDITALIA, ho incontrato più torrefattori e manager di grosse aziende del comparto che mi esprimevano, sia personalmente che ai microfoni di Vending TV, il loro disappunto e un percepibile timore per la repentina crescita delle quotazioni del caffè verde per la qualità Robusta. E in quei giorni, la quotazione della Robusta oscillava tra i 3.610 e i 3.620 dollari a tonnellata.

Nel momento in cui andiamo in stampa, la quotazione della qualità Robusta ha raggiunto quota 5.547 dollari per tonnellata. E sappiamo tutti che la Robusta è molto più utilizzata della qualità Arabica nel settore del Vending e dell'OCS!

Il costante contatto con i player del mercato e l'inarrestabile ascesa delle quotazioni, ci ha fatto comprendere che era indispensabile parlarne in modo approfondito, dare ampio spazio al tema e farci raccontare dagli addetti ai lavori quanto sta accadendo lungo tutta la filiera. Abbiamo dunque cercato di raccogliere, attraverso più testimonianze, pareri e "sentiment" intervistando alcuni protagonisti autorevoli del mercato italiano del caffè, che vivono quotidianamente quanto sta accadendo.

Ci sembra di percepire una visione comune, soprattutto per quanto riguarda sia gli scenari futuri, che le armi da utilizzare per mantenere salda la propria posizione sul mercato.

In questo numero parliamo però anche di tanto altro.

Abbiamo dedicato ampio spazio alla storia di un'azienda di gestione che proprio nel mese di settembre ha festeggiato i 50 anni di attività: la OVDAMATIC. Nel prossimo numero dedicheremo un reportage fotografico proprio al loro evento di fine settembre.

Tra i temi trattati, quello della storia di un addetto ai lavori conosciuto da tanti player del settore e al quale abbiamo voluto rendere merito, chiedendogli di raccontarci il percorso vissuto in questi ultimi 40 anni. Il risultato è stato un racconto genuino, avvincente e a tratti emozionante che vi proponiamo in due parti, vista l'intensità e la lunghezza.

Tra qualche settimana inizia TRIESTESPRESSO EXPO, la fiera interamente dedicata al mondo del caffè, dove il tema di cui vi ho parlato poco fa e al quale dedichiamo la prima metà di questo numero, sarà al centro dei dibattiti. Ve ne racconteremo nel prossimo numero.

Buona lettura!

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BIANCHI INDUSTRY – IL PERCORSO PER UNA TRANSIZIONE SOSTENIBILE

OVDAMATIC – NEL SEGNO DEL FUTURO - INTERVISTA CON PIERPAOLO TUROTTI

CUPS – INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

CIDA SRL - ABBIAMO RICOSTRUITO IL FUTURO - INTERVISTA CON MARCO DI MAGGIO

COMPOPACK – ECOPOD UNA MACCHINA, 3 SOLUZIONI - INTERVISTA CON MARCO VERRI

KIMBO – LA NUOVA STRATEGIA OCS - INTERVISTA CON MASSIMILIANO FARINA

DIDIESSE – INTERVISTA CON FULVIO DI SANTO E MICHELE CASTELLO

COFFEEGEST – IL GESTIONALE DEDICATO AL MONDO DEL CAFFÈ

INTERVISTA CON PIO LUNEL

VENDITALIA SI TERRÀ A RIMINI FIERA - INTERVISTA CON ERNESTO PILONI

SPECIALE MERCATO DEL CAFFÈ – DA PAG. 8

ROSARIO CARAFA - IL POLO DEL CAFFÈ

DANIELA ESTI - LOUIS-DREYFUS GROUP

MARIO RUBINO - KIMBO SPA

MATTEO CASTELLARI - MOKADOR SRL

CLAUDIO PERCUOCO - CAFFÈ MORENO SRL

ALESSANDRO

- MOAK SPA

SRL

GIOVANNI ZACCANTI - GISE CAFFÈ SRL

MARCO SIMONETTI - T CORPORATION SRL

MASSIMO RENDA - CAFFÈ BORBONE SRL

GIANLUCA VENTURELLI - LUCAFFÈ SB SRL

FLAVIO GIOIA - LABCAFFÈ SAS

CIRO LOLLO - DICAL SRL

CLAUDIO PICCI - COVIM SPA

AROMA MACCHINE – PRIMO STORE IN EUROPA

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CEME ENTRA NEL CAPITALE DI DTI

MARS INC. ACQUISISCE KELLANOVA

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LA TEMPESTA PERFETTA

E L'IMPATTO SULLA LOGISTICA DEL CAFFÈ

A CURA DI ROSARIO CARAFA - IL POLO DEL CAFFÈ SPA

Rosario Carafa, con oltre 40 anni di esperienze nella logistica legata al mondo del caffè, è un profondo conoscitore delle dinamiche del Settore. In questo articolo spiega quali meccanismi hanno determinato la crisi che il comparto sta vivendo e in che modo la logistica ne ha risentito. L'essere parte attiva de "Il Polo del Caffè", società specializzata nella supply chain del crudo, fa di Rosario Carafa un osservatore privilegiato.

Per comprendere quanto sta accadendo nella filiera del caffè, bisogna approfondire due questioni. La prima riguarda il mercato del caffè che, negli ultimi due anni, ha visto raddoppiare i prezzi, in particolare per la varietà Robusta, dove siamo passati da una quotazione intorno a 2.000/2.100 dollari a tonnellata di due anni fa, ad oggi che ha superato i 5.000. Le motivazioni per cui i prezzi sono così aumentati dovrebbero essere chiare un po' a tutti, ma vale la pena fare un breve riepilogo.

Il primo fattore è stata la scarsità del raccolto in Vietnam, che è il secondo paese produttore in particolare di Robusta. Venendo meno questo paese così strategico per gli importatori europei, si è creata una forte distonia, non solo in termini di approvvigionamento, ma anche in termini di prezzo. La causa di questa scarsità sta nel fatto che i latifondisti, proprietari dei terreni su cui gli agricoltori coltivavano caffè, hanno aumentato i canoni, costringendo i contadini a non trattare più caffè, ma altri prodotti più convenienti. Alla situazione in Vietnam si è aggiunta a cascata quella in India, anch’esso paese produttore di Robusta, non pari al Vietnam per quantitativi, ma che comunque rappresentava un ottimo zoccolo duro per l’offerta di Robusta sul mercato.

A questo poi si sono aggiunti i problemi legati alla logistica, che hanno aggravato una situazione preesi-

stente. Non dimentichiamo, infatti, che siamo usciti da una pandemia, già distrutti per quello che riguarda la logistica, quando si sono aggiunte due crisi importanti: la guerra tra Ucraina e Russia e poi quella che ha dato il colpo di grazia ai transit time dal Far East, ovvero la guerra nel canale di Suez, attraverso il quale transita la maggior parte delle navi cargo provenienti dai Paesi asiatici. Queste non potevano e non possono attraversare il canale di Suez per il rischio di attacchi terroristici da parte dei ribelli Houti, per cui molte compagnie di navigazione sono state costrette a circumnavigare l'Africa col conseguente allungamento del transit time che è passato da 35-40 giorni a quasi 100 giorni. C’è stata, quindi, una tempesta perfetta: da un lato, la scarsità di offerte di Robusta e, dall’altro, il ritardo delle consegne, cosa che ha messo in crisi il cuore della supply chain, ovvero l'approvvigionamento del prodotto e la logistica degli addetti al settore come noi. La conseguenza è che siamo oggi costretti a ricevere grandi quantità di container in un solo momento, con tutte le problematiche di smistamento veloce sia nei magazzini che per le consegne ai clienti. Posso garantire che l’attività di logistica è diventata veramente frenetica.

Tornando a monte del discorso, è ovvio che questa storia abbia spinto le aziende a cercare caffè alternativi che potessero in qualche modo supportare la mancanza di caffè di Vietnam, India e anche Uganda che si è trovata nella stessa situazione degli altri due paesi. A quel punto, le aziende hanno pensato di rivolgersi al Brasile, primo paese esportatore soprattutto di Arabica, ma produttore anche di Robusta, in particolare della qualità Conilon, che è stata un ottimo ripiego per i torrefattori.

Poiché il Conilon è stato molto richiesto, i porti brasiliani, in particolare quello di Vittoria normalmente deputato all'imbarco di questa qualità di caffè, si sono intasati. Allo stesso tempo, in risposta all’aumentata richiesta, il Brasile ha potenziato le colture di Conilon, tant'è che quest'anno si prevede un raccolto molto più alto rispetto agli anni precedenti. Ma è evidente

che questo non può bastare a soddisfare il mercato.

Poi c'è la questione dei noli. Come si può ben comprendere, se un armatore impiega 100 giorni per arrivare in Europa dal Far East, si creano problemi per il reperimento di container vuoti. Magari il caffè è pronto per la spedizione, ma non può essere imbarcato perché non ci sono container adatti per le derrate alimentari, impegnati in questi lunghi viaggi. Questo ha fatto sì che i noli, nel giro di un anno, un anno e mezzo, sono aumentati in maniera esponenziale: per esempio, dal Vietnam e dall'India i noli valevano tra i 1.000 e i 1.500 dollari, oggi siamo a 5.000 dollari. Quindi, non si tratta solo del prezzo del caffè. A questo bisogna aggiungere anche l'assicurazione e il nolo mare, costi che rendono la situazione insostenibile.

La questione, quindi, non è che il prezzo della tazzina di caffè è aumentato e potrebbe ancora aumentare, ma è di far quadrare i conti delle aziende torrefattrici che hanno un evidente problema di cash flow. Se prima un container costava mediamente 40mila euro, oggi ne costa 100mila e quindi c'è anche un problema finanziario che non è da sottovalutare.

Ad aggravare questa situazione, dal 1° gennaio 2025 andrà in vigore l’EUDR, ovvero il regolamento europeo anti-deforestazione, secondo il quale l'importatore dovrà dimostrare che il caffè proviene da zone che non sono state deforestate dopo il 31 dicembre 2020. Questo ha spinto molte multinazionali e soprattutto tutti i coltivatori e le aziende fornitrici di caffè crudo nel mondo, in particolare in Europa, a mappare tutte le zone di produzione per poter certificare che il caffè da loro acquistato proviene effettivamente da zone non deforestate dopo la data del 31 dicembre 2020. Invece che favorita dal suo Governo, l'Europa è stata penalizzata da questa legislazione perché a beneficiarne saranno gli Stati Uniti o altri paesi consumatori che potranno comprare il caffè da qualsiasi parte del mondo. Questa situazione naturalmente sta mettendo in allarme tutto il comparto caffeicolo, perché la certificazione avrà un prezzo che si aggiungerà ai costi già ora così alti.

Noi come comparto logistico, prevediamo che nei prossimi mesi ci sarà un accumulo di caffè, perché tutto quello che verrà importato entro il 31 dicembre 2024 potrà essere considerato valido da produrre e immettere sul mercato anche in esportazione. Basta dimostrare che il caffè è stato sdoganato nel 2024 Quindi pensiamo – almeno così dicono i rumors e anche molti traders internazionali – che si farà accumulo di scorte sdoganate tecnicamente entro questo anno

EUDR

Chiaramente, questo comporterà per i roasters che magari non sono ancora ben organizzati un ulteriore esborso finanziario. Mi sento di dire in definitiva, e non avendo ovviamente la sfera di cristallo, che entro 5-6 mesi i torrefattori per salvarsi vadano ad aumentare i loro listini di almeno 2-3 euro al chilo per cercare di rimanere nella gestione dei costi. Sempre sperando che non ci siano reali gelate in Brasile che possano far incrementare ulteriormente il prezzo del caffè di quella provenienza. Anche perché il caffè difficilmente, in particolare la Robusta, scenderà nuovamente ai livelli del 2022

Man mano che negli ultimi 12 mesi si sono rotte quelle che tecnicamente si chiamano resistenze, adesso c'è una fase di consolidamento. Infatti, il mercato si è ormai attestato ai 5.000 dollari e più, e continua a stazionare intorno a queste quotazioni, a cui bisogna aggiungere i differenziali, che riflettono il mercato interno. Vedremo cosa succederà l'anno prossimo. Per il momento, fino a quando non usciranno sul mercato nuove frontiere o nuovi paesi disposti a coltivare caffè, bisogna stare sempre in guardia

Secondo me, oggi le industrie hanno un doppio dovere: da un lato quello di risanare i costi e dall'altro aumentare i prezzi al consumo, il che dovrebbe dare loro la possibilità di stabilizzare il cash flow.

Noi de Il Polo del Caffè, fino adesso, abbiamo retto all'impatto di questi picchi di arrivi, riuscendoli a gestire considerando che parliamo oramai di quasi 30-40 mila tonnellate di handling all'anno.

Ci fa piacere, naturalmente, ma questo però comporta sempre di più una maggior organizzazione per supportare le richieste dei nostri clienti e non possiamo prevedere di riuscie a reggere la situazione se l'andamento del mercato resterà quello di oggi.

DANIELA ESTI

SELLER PRESSO LOUIS-DREYFUS GROUP

Broker indipendente nel mercato del caffè crudo per circa 30 anni, da luglio di quest’anno Daniela Esti svolge il ruolo di venditore per Louis-Dreyfus Group, multinazionale francese a conduzione familiare e con sede a Rotterdam, attiva tra l’altro nel trading di food commodities, tra cui il caffè

La lunga esperienza diretta con Paesi produttori e trader e il continuo contatto con le aziende di torrefazione, fanno di Daniela non solo una grande esperta del mercato, ma anche il catalizzatore del sentiment che si respira nel Settore, alla luce di quanto accade nel mercato stesso.

Abbiamo ritenuto che in questo momento storico la sua lettura potesse restituire un quadro delle problematiche che la filiera del caffè sta vivendo, come possiamo evincere dall’intervista che segue.

• Domanda diretta: che aria tira?

Un’aria intrisa di energia negativa, soprattutto nel mondo delle torrefazioni che sono i miei clienti diretti. C’è sconforto soprattutto perché non si sa cos’altro potrà accadere nei prossimi mesi. L’attuale situazione sembra ormai in stallo con i transit che non si sbloccano, il canale di Suez praticamente fermo, le scorte che si riducono, gli allarmi su previsioni di gelate e siccità che continuano ad alternarsi e, non ultimo, l’entrata in vigore dell’EUDR, la normativa europea sulle importazioni di alcune commodities, tra cui il caffè, che darà una nuova stangata alla filiera.

• Per quei pochi che non lo sapessero, ci spieghi meglio cosa contempla l’EUDR?

Si tratta della legge europea sulla deforestazione, secondo la quale dal 1° gennaio 2025 non si potrà più importare caffè ed altri prodotti che non siano certificati come conformi alla nuova diligence, ovvero che non provengano da coltivazioni deforestate dopo il 31 dicembre 2020. Si sta allestendo una mappatura delle aree di coltivazione del caffè, che ne escluderà gran parte, soprattutto se pensiamo ai piccoli coltivatori, riducendo di fatto la quantità di crudo disponibile.

• In che modo si stabilirà chi potrà certificarsi?

Te lo spiego con un esempio. Il lavoro di mappatura viene fatto utilizzando i droni. Immagina di avere un appezzamento di terreno. Il drone lo sorvola e sulla base del concetto di non deforestation e di una serie di parametri prestabiliti, decide se quell’area è certificabile o se lo è solo in parte. Magari alla fine stabilisce che solo il 50% di quell’appezzamento è meritevole della certificazione, riducendo di fatto del 50% la quantità di crudo disponibile. Ti sembra un metodo oggettivo? E poi c’è la tagliola della scadenza, perché stiamo parlando del 1° gennaio 2025, ovvero da qui a qualche mese. Una data che va ad incrociarsi con i tempi di transit e rischia di accendere una miccia che farà esplodere il sistema.

• Spiegati meglio. Il ragionamento è semplice. Abbiamo detto che dal primo gennaio 2025 si potrà sdoganare solo caffè cer tificato non deforastation. Il transit time delle navi oggi varia dai 90 ai 120 giorni, mentre prima era di circa 20 giorni. Questo significa semplicemente e banalmente che un imbarco settembre-ottobre deve già essere certificato per non correre il rischio di non poterlo sdo ganare all’arrivo, in considerazione dei tempi di tra sporto. Se arriva ai primi di gennaio, non si potrà sdo ganare e si dovrà pagare a vuoto 100.000 euro, visto che oggi è questo il prezzo di un container di caffè Robusta a fronte dei 25-30 del pre-Covid.

• Questo vale soprattutto per il caffè proveniente dai Paesi asiatici?

Vietnam e India si sono certificati EUDR, ma l’Indone sia, per esempio, si è precettata dalla certificazione. Situazioni complicate anche in Africa, dove per esem pio, l’Uganda ha difficoltà con le certificazioni, inten do ad organizzarsi per produrre i documenti cartacei e quindi ci arriverà, ma non sappiamo tra quanto tem po. Altrettanto complicata è la situazione del Brasile, che era riuscito a compensare la carenza di Robusta dei Paesi asiatici, ma poi si è ritrovato con problemi di stock e i porti ingolfati.

• Che conseguenze ha la carenza di stock?

Se in origine non ci sono più stock, la Borsa continua a salire, perché nella Borsa i fondamentali sono lo stock in origine del caffè e il differenziale, e non la proiezione del caffè sul futuro. Se i futures aumentano è perché semmai ci sono voci che prevedono che il prossimo raccolto sarà carente. Quello che fa la differenzaperdona il gioco di parole - è il differenziale che conti nua ad essere molto alto. Il differenziale comprende il premio, il valore del caffè che tu stai comprando, il co sto del nolo, la disponibilità di quella tipologia di caffè in origine… Tante cose e questo premio continua ad essere estremamente alto. In un momento come quel lo che stiamo vivendo non è possibile prevedere nulla, ma solo sperare che non si verifichino altre situazioni negative e che quelle attuali non persistano ancora per lungo tempo.

• Qual è la tua percezione dell’attuale situazione del mercato del caffè?

Credo che la mia percezione sia un po’ la stessa dei principali torrefattori. In questo momento dobbiamo far fronte a diverse problematiche, che conosciamo bene perché negli anni si sono sempre verificate, ma mai tutte insieme. Oggi invece facciamo i conti con una compulsione di eventi che hanno reso la situazione ai limiti della sostenibilità. Uno dopo l’altro, senza interruzione. Abbiamo avuto problemi all'origine, sia per siccità sia per allagamenti, e quindi una produttività inferiore rispetto a quella abituale. C’è stato poi un aumento dei costi di trasporto legati soprattutto all'aumento del prezzo dei carburanti e poi al blocco del canale di Suez, che ha costretto le navi a circumnavigare l'Africa, impiegando 15 giorni in più per andare e 15 giorni ancora per poter tornare e riconsegnare i container, senza i quali il caffè non può essere imbarcato. Tutti questi fattori hanno portato il costo del caffè, come materia prima, a cifre oggettivamente esorbitanti, cui si è aggiunta una bolla speculativa, perché sicuramente c'è qualcun altro, al di fuori del mondo delle torrefazioni, che sta speculando su questi aumenti improvvisi, ingestibili con una valutazione del mercato come si faceva qualche tempo fa. Certo, le aziende più grandi, che hanno le spalle forti, riescono ancora a far fronte alle attuali difficoltà, nella speranza che questo momento prima o poi finisca, ma le “riserve auree” necessarie a contrastare questo nefasto momento ad un certo punto potrebbero scarseggiare. E dunque le difficoltà, che oggi riguardano forse più da vicino le piccole aziende, potrebbero cominciare a preoccupare anche quelle più grandi, e quindi anche noi. Questo è fuori di dubbio.

• Tutto questo ha generato l’allarme rispetto all’aumento della tazzina…

Sì, ma va precisata una cosa importante: finora abbiamo pagato un prezzo troppo basso per il caffè e lo dico anche da imprenditore agricolo (viticoltore e olivicoltore per passione), che conosce bene la fatica –e non il semplice lavoro - che bisogna profondere per portare avanti, con successo, qualsiasi tipo di coltivazione. Se parliamo del caffè, dobbiamo considerare che si tratta di un prodotto coltivato oltreoceano da farm che non hanno una vera meccanizzazione della raccolta. La pianta del caffè impiega 3-4 anni per essere produttiva. Per la raccolta bisogna effettuare il picking a mano e bisogna farlo per 3-4 volte per migliaia di ettari. Quindi, immaginiamo quante persone dovranno essere impiegate per questo massacrante lavoro. Poi c’è la fase dell'essiccazione, dell’eliminazione della drupa, del lavaggio ecc. Finalmente, il crudo viene poi ricaricato in sacchi, portati al porto di origine, messi in container e imbarcati

per arrivare nei porti di destinazione e poi alle aziende di lavorazione.

Fino a ieri, per il frutto di tutto questo estenuante e lungo lavoro, ovvero il caffè in tazza, pagavamo al bar la cifra, davvero simbolica, di un euro. E, senza voler fare facili paragoni, io credo che un chilo di patate, comprato al supermercato sotto casa e coltivato in un campo vicino, venga pagato, spesso, di più.

• Quindi ritieni che il caffè vada pagato di più rispetto a ieri in tutti i passaggi della filiera e che sia arrivato il momento di adeguare il prezzo sulla base del valore del lavoro che sta dietro a una tazzina?

Il caffè nasce come una bevanda preziosa che cominciò ad essere particolarmente apprezzata dalle aristocrazie di tutta Europa, Venezia e Vienna in primis, nel Settecento. Aveva un costo altissimo, dunque era in uso soprattutto nei salotti e nei caffè più alla moda. Negli anni, fortunatamente, è diventata una bevanda popolare, il che è cosa buona e giusta, ma ha perso il suo reale valore intrinseco, permettendo a chiunque di vendere il caffè a pochi centesimi, senza più considerare l’importanza della qualità. Oggi, il consumatore va al bar, beve un caffè qualunque, ci mette un po' di zucchero e questo rende, spesso, miscele diverse in uguali. Ma non è così. C’è caffè e caffè, come c’è vino e vino, o olio ed olio, e questa differenza va ben palesata, cercando di far capire che cosa c'è dietro al prodotto caffè, cosa è, dunque, un caffè di qualità, insistendo sulla cultura del caffè che purtroppo, ancora pochi consumatori hanno Credo ci siano troppi improvvisati in questo settore. Continuamente nascono aziende che con un solo ufficio commerciale ed un caffè (talvolta scadente), prodotto da aziende contoterziste, mettono su una proficua attività, andando a compromettere il mercato, mettendo così i torrefattori seri, la maggioranza in Italia, in estrema difficoltà. Il consumatore è, così, disorientato e non riesce a capire come mai il prezzo del caffè abbia una variazione così evidente.

MARIO RUBINO, PRESIDENTE DI KIMBO SPA

Ancora non è comune il sapere quanti tipi di caffè esistono, quanto duro lavoro c’è dietro una semplice tazzina di caffè, e che l’insistere a mantenere il prezzo del caffè ad un euro comporta poi il rischio di bere un caffè scadente. Quindi, oltre ai problemi contingenti, di cui abbiamo parlato prima, esistono anche i problemi interni, la concorrenza sleale che non viene combattuta come si dovrebbe.

• Non credi che per alcune torrefazioni possa verificarsi la necessità di scendere a compromessi e optare per un caffè di minor qualità per far quadrare i conti?

Le aziende nascono, ovviamente, per produrre reddito, perché l'imprenditoria non è beneficenza. Però bisogna dare il valore giusto alla materia prima. Le aziende serie comprano prodotti di qualità e non potrebbero fare diversamente, anche perché sottopongono a mille controlli la loro materia prima di entrare nella fase della produzione. Noi stiamo cercando di dare il valore reale al prodotto, cioè al chicco di caffè Kimbo rispetto agli altri chicchi di caffè. Un’azienda come Kimbo deve necessariamente avere, soprattutto per i costi della materia prima, un prodotto ad un prezzo non basso. Diventa quindi fondamentale far capire al consumatore finale che il nostro prodotto è diverso per qualità, per ricerca, per il tipo di linea produttiva, per servizio, vista la grande attenzione che Kimbo ha nei confronti anche dei lavoratori e ricercatori, nonché del rispetto dell’ambiente. Questo discorso non vale solo per noi, ma per tutti quelli che la pensano come me; tutti coloro che hanno una tradizione e una reputazione da difendere, come Kimbo, che ha oltre 60 anni di storia. Questa azienda è stata fondata da mio padre Elio Rubino con i suoi fratelli Francesco e Gerardo, nel nome dei quali noi, seconda e terza generazione, continuiamo a rispettare valori e procedure che non andremo mai a cambiare.

C’è poi il discorso relativo al rispetto e alla gratitudine

che abbiamo per i nostri clienti, per le famiglie che ci hanno scelto e che abbiamo sempre tutelato con una qualità proveniente da fornitori certificati, che ci garantiscono crivelli ottimali e bassissima difettosità. A questo bisogna aggiungere le analisi approfondite del prodotto eseguite da Interkom e le ulteriori analisi da parte dei nostri laboratori interni. Ne consegue che il nostro caffè è controllato tre volte. Investiamo tanto nella ricerca perché da sempre riteniamo necessaria la diffusione di una vera cultura del caffè, così come da tempo si fa per il vino.

Con le attività del nostro rinnovato Training Center vogliamo oggi contribuire alla formazione di veri professionisti del caffè che possano finalmente offrire una adeguata esperienza di degustazione.

In quest’ottica, difendiamo anche la cultura del caffè napoletano perché l’eccellenza del prodotto da sola non basta: bisogna conoscere a fondo la materia prima, il processo della tostatura e tutte le tecniche di preparazione… in uno: avere la giusta cultura per poter offrire un buon caffè. Abbiamo tentato di spiegarlo anche con l’aiuto comunicativo del prof. Vincenzo Schettini, con il quale abbiamo portato a teatro “La Fisica del Caffè”

• Tutto questo giustifica un prezzo più alto?

Kimbo non sta cercando di giustificare, quanto piuttosto di spiegare, di raccontare. Un prezzo più alto deve essere motivato ed è quello che ogni giorno ci stiamo impegnando a fare attraverso le numerose attività del nostro Training Center, dedicato ai clienti, ai coffee lovers e anche ai professionisti del caffè. Il nostro cliente ideale, oggi, è quello che si interroga sulla qualità del caffè, che si informa, si accultura, e che probabilmente non si scandalizza più di trovare una tazzina di caffè in un bar a 2 euro, nel momento in cui sa riconoscerne la qualità. Nostro fiore all’occhiello è la tostatura napoletana doc, che prevede l'utilizzo di tempi e temperature tali da arrivare al limite di "sopportazione" del chicco al fine di fargli esprimere al meglio tutta l'essenza della miscela tostata molto scura: conferire alla tazza maggiore corpo, note aromatiche più intense, colore della crema tipicamente più scuro.

• Siete molto attenti al sociale e al legame col territorio. In quali progetti si evidenzia?

Tutto il nostro patrimonio aziendale viene oggi condiviso e amplificato da Kimbo attraverso il Kimbo Training Center inaugurato a dicembre 2023 con i Corsi per Coffee Master di I e II Livello e con le Coffee Immersion con i caffesperti, un’esperienza di conoscenza vista poche volte, oggi molto di più, nel mondo caffeicolo. Non a caso abbiamo voluto costruirlo proprio nell’area del nostro stabilimento industriale, a metà strada tra Scampia e Melito di Napoli, dove Kimbo mantiene la sua produzione, il suo quartier generale, il suo cuore operaio. Il Kimbo Training Center è l’unico Premier Training Campus SCA del Centro-Sud, ed è inteso come il luogo dove gli esperti di caffè che fanno continua ricerca per l’azienda condividono le loro esperienze, la loro cultura, i loro piccoli “segreti”. Restituire al territorio che per primo ha premiato le nostre miscele, Napoli, ci spinge a progettare e a mettere in campo, concreta-

mente, progetti di sostenibilità sociale, come le Borse di Studio dedicate ai giovani talenti del Conservatorio San Pietro a Majella. E come il nostro nuovo progetto al quale teniamo molto, “Un Chicco di Speranza”, varato con la Casa Circondariale “Pasquale Mandato”, meglio nota come Carcere di Secondigliano, e con la Diocesi di Napoli. si tratta di un protocollo che ci vede impegnati per il reinserimento degli ex detenuti nel contesto sociale e professionale dell’area metropolitana di Napoli e per la progettazione di una piantagione di caffè all’interno del Carcere in sinergia con la Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli.

Il progetto "Un Chicco di Speranza" nasce con l’obiettivo di offrire ai detenuti opportunità concrete per acquisire competenze professionali nel settore della caffetteria e della manutenzione tecnica

La formazione non si limita a essere un semplice percorso teorico, ma punta a un inserimento lavorativo reale. Il programma, sviluppato in collaborazione con Kimbo, prevede un training per baristi professionisti e tecnici manutentori di macchine da caffè. In questo modo, i partecipanti avranno maggiori possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro una volta concluso il periodo di detenzione.

Grazie all’accordo con i referenti della Casa Circondariale, verrà anche allestito all’interno del carcere un magazzino ricambi per macchine da caffè, dove i detenuti potranno imparare a rigenerare e riparare le macchine utilizzate nel settore Ho.Re.Ca.. Un’opportunità, questa, che si estenderà anche ai detenuti in semi-libertà, che potranno effettuare il trasporto e la consegna delle macchine presso i bar partner di Kimbo. Si sta inoltre valutando la possibilità di istituire un’officina tecnica all’interno del carcere per potenziare ulteriormente il programma.

Un altro aspetto innovativo del progetto riguarda la collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II. È in fase di studio la creazione di una piccola piantagione di caffè all’interno del carcere, sfruttando un appezzamento di terreno di circa 10.000 mq. Questo esperimento si inserisce in un percorso di sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di insegnare ai detenuti nuove competenze nel settore agricolo e favorire una cultura del lavoro orientata all’economia circolare.

Con l’inizio dei corsi di formazione previsto per ottobre 2024, il progetto “Un Chicco di Speranza” si pone come un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato.

"Kimbo è nato a Napoli e la nostra azienda sente il dovere di restituire qualcosa alla comunità che tanto ci ha dato".

Mario Rubino

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• Alla luce di quello che sta accadendo nel mercato del caffè, la tua azienda come si è organizzata per gli approvvigionamenti?

Nell’attuale contesto di continuo innalzamento dei prezzi, è chiaro che il sistema degli approvvigionamenti è cambiato. Anzi, ad essere precisi stava già cambiando da un po’ perché gli aumenti sono partiti da diversi anni. Oggi parliamo di approvvigionamenti molto corti, nel senso che si acquista il minimo possibile per coprire un lasso di tempo breve rispetto al passato, quando si riuscivano ad organizzare rifornimenti che coprivano anche un intero anno. In questo momento, le coperture a lungo termine non si stanno facendo, perché chiaramente si spera che i prezzi del caffè si abbassino.

• Su questo incide anche la normativa EUDR sulla deforestazione?

Sicuramente anche questo è un aspetto importante, che creerà un po' di squilibri, perché c'è ancora molta incertezza riguardo a questo regolamento. Non tanto da parte nostra, che ne abbiamo compreso le dinamiche, ma su come deve essere recepito e questo crea incertezza anche nei nostri importatori di caffè. Non si riesce a capire come comportarsi nei confronti di determinate origini, perché sembra che in alcune aree questo regolamento sia attuabile e che quindi quel caffè sia certificabile, mentre in altri contesti non è possibile. Quindi, sicuramente ci sarà da fare attenzione e ricercare ulteriori origini, rispetto a quelle che normalmente usiamo, per individuare quelle certifica-

bili. La cosa che lascia perplessi è che questa battaglia riguarda solo noi europei, perché ad esserne impattata è l’Europa, mentre gli altri Paesi possono continuare ad acquistare dove desiderano senza problemi. Ne consegue che la politica europea ha stabilito regole che vanno contro un’intera filiera determinando nuove problematiche e nuovi costi. È chiaro, infatti, che ci saranno costi da assorbire, in quanto bisognerà fare delle ulteriori analisi sul caffè, ottenere ulteriori certificazioni per dimostrare che i crudi provengano da foreste non deforestate.

• Come vivono in questo momento i collaboratori lungo tutta l'attività aziendale?

Su questo tema, ci sono alcuni aspetti da valutare. È chiaro che la forza interna produttiva e la forza interna impiegati negli uffici essendo meno a contatto con questi aspetti, ne risente meno, per quanto l'azienda porti loro a conoscenza dell'andamento della situazione che si è venuta a creare.

Viceversa, chi si occupa di commerciale, è un po' più impegnato su queste problematiche, perché deve confrontarsi quotidianamente con i clienti. Le notizie sul mondo del caffè sono diventate ormai di dominio pubblico, perché sono sui giornali, sulle televisioni, sui siti online e quindi anche i baristi, chi è nel settore vending o semplicemente vende caffè, è preoccupato sentendo continuamente parlare dell'aumento dei prezzi. Quindi, sicuramente in questo momento il team commerciale è quello che deve farsi carico di spiegare innanzitutto perché ci sono gli aumenti, visto che spesso gli interlocutori non sono a conoscenza dei motivi che hanno causato tutto questo. Lo sforzo in questo momento è quotidiano, quindi la squadra commerciale è sotto pressione. D’altronde, fa parte del loro lavoro anche far capire e spiegare dinamiche come queste attuali.

• Hai già apportato degli aumenti di listino e prevedi di apportarne ancora?

Per quanto riguarda il settore Vending - e mi riferisco per lo più al caffè porzionato - abbiamo apportato un aumento di listino già nei mesi scorsi e chiaramente, se le cose continuano ad andare in questa direzione, a inizio anno dovremo rifare i conti, ricontrollare che i costi di queste materie prime non impattino in maniera importante sul conto economico aziendale e vedere se si riescono a mantenere dei margini corretti. Se il risultato sarà negativo saremo costretti, nostro malgrado, a ritoccare di nuovo i listini, anche se in minima parte. Anche nell'Horeca da ottobre abbiamo apportato un aumento sul prezzo di listino, cosa che non avremmo mai voluto fare, ma purtroppo si è costretti a riversare una parte degli aumenti anche sui nostri clienti. Ulteriore motivo per cui il commerciale è sotto pressione, dovendo spiegare il motivo degli aumenti, cosa che non piace mai a nessuno, in qualsiasi contesto e settore d’impresa.

• Come recepiscono i clienti questa situazione?

Come dicevo, nessuno è contento di fare e ricevere aumenti e c’è sempre chi cerca di tirare sul prezzo. Da questo punto di vista, come azienda siamo molto rigidi e non scendiamo a compromessi con chi non comprende le ragioni, soprattutto in questo momento. Magari un punto d’incontro lo si può trovare con

una ristretta cerchia di clienti, che vengono chiamati top, ma solo finché è possibile.

Va chiarito che questi aumenti non sono frutto di un nostro capriccio o della smania di guadagnare di più, ma che sono dettati da fattori esterni che sono sotto l'occhio di tutti e riguardano tutte le aziende che si occupano di caffè. Secondo me, chi oggi non fa aumenti sbaglia e rischia di pagarne le conseguenze domani

• Secondo te, cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi/anni?

Secondo me, al di là dei contesti, quando ci sono degli aumenti così importanti è difficile che si ritorni indietro. Ci potrà essere un’attenuazione dell’attuale situazione, che è dovuta ad una concomitanza di eventi che ha scatenato la tempesta perfetta. Per capire come si orienterà il mercato, noi ci affidiamo anche ai nostri importatori di crudi, sentiamo le loro opinioni e, da quel che ci riferiscono, il 2025 sarà ancora un anno impegnativo, dove forse vedremo una leggera flessione, che non basterà a risollevare la situazione in cui si trovano tutte le aziende del settore del caffè.

• Come si porrà Mokador di fronte al prossimo futuro?

A parte sperare in una diminuzione dei prezzi, il nostro intento come azienda è di cercare di preservare le marginalità, cercando di attuare le giuste mosse per riposizionare il prezzo sul mercato. Quello che noi aziende dobbiamo fare è far capire che il mondo del caffè sta cambiando, che stanno cambiando i prezzi, ma anche le qualità. E quest’ultimo è l’aspetto su cui dovremo insistere. Dobbiamo fare sempre più cultura, far capire che l'espresso è un patrimonio e va valorizzato e fatto pagare nel modo corretto. Un discorso che va condiviso e sviluppato anche da chi poi eroga il caffè, chi lo vende al consumatore finale e che coinvolge anche l’aspetto del servizio, che è molto importante. Quindi è tutta una catena che va gestita bene e portata avanti in maniera condivisa da tutti gli attori del settore. Noi aziende cerchiamo sempre di puntare sulla qualità del prodotto e del servizio, come facciamo con la nostra accademia, per far sì che l’operatore sappia come erogare un ottimo prodotto ai nostri clienti, facendone riconoscere la qualità anche attraverso il giusto prezzo.

CLAUDIO PERCUOCO, AD DI CAFFÈ MORENO SRL

• Come si è organizzata l'azienda per gli approvvigionamenti?

Ad oggi, nessuno può fare previsioni a lungo termine. Noi, per nostra filosofia, abbiamo sempre cercato di approvvigionare quantitativi di crudo, ragionando e calcolando le necessità per i mesi seguenti. Negli ultimi periodi, visto l'andamento in continua crescita, abbiamo cercato di approvvigionare qualcosa in più rispetto al passato. Per ora, questa scelta ci sta dando ragione, visto che i prezzi sono in continuo aumento, anche dopo il mese di agosto, quando la gelata in Brasile ha contribuito a far levitare ancora di più entrambe le Borse.

• Quanto può incidere sulle quotazioni del caffè verde la normativa europea EUDR sulla deforestazione?

Forse qualche anno fa avrebbe inciso molto, ma oggi in considerazione degli aumenti delle quotazioni, sembra una cosa irrisoria, perché parliamo di circa 10/15 centesimi al chilo. Poi, va detto, colpirà soprattutto le torrefazioni più grandi che hanno questa scadenza a breve, dal 1° gennaio, mentre le piccole e medie hanno 6 mesi di tempo in più per organizzarsi, visto che la data stabilita per loro è il 1° luglio 2025. In ogni caso, dato il periodo, l’EUDR è l'ultimo dei nostri problemi, è sicuramente un’aggravante, ma meno impattante rispetto agli aumenti della materia prima e delle quotazioni in Borsa

• Come vivono questo momento i collaboratori lungo tutta l'attività aziendale?

Sicuramente sulla parte interna non ha una forte incidenza, mentre la parte commerciale è quella che ne soffre di più, perché ha il contatto diretto con la clientela. Quando si portano degli aumenti, non è mai semplice far recepire le cause. I media di informazione se ne sono occupati molto anche se, secondo il mio punto di vista, non l'hanno fatto in modo chiaro, parlando principalmente degli aumenti della materia prima, ma senza spiegare come questo si ribalta su tutta la filiera e, di conseguenza, anche sul consumatore, che sia al bar, alla macchinetta a cialde o al distributore automatico. È chiaro che poi quando il commerciale si presenta al cliente e dice che c'è un aumento dell’x per cento, nessuno gli salta addosso per la gioia, e sta al bravo commerciale farne capire le motivazioni. È un po’ un lavoro extra rispetto a quel-

lo che già fanno normalmente, ed è stressante perché devono farlo con una certa frequenza, visto i continui aumenti dei prezzi in acquisto e che noi dobbiamo necessariamente, anche se in parte, ribaltare sul cliente. Per dare supporto ai nostri agenti, li abbiamo preparati con delle documentazioni giornalistiche, tipo fotocopie di giornali, che parlano e spiegano questi aumenti della materia prima. Invece, lato clientela, proponiamo qualche offerta extra, teniamo bloccato un prezzo sulla fornitura successiva, cercando di venire loro incontro, per non aggravarli subito di un eventuale ulteriore aumento.

• Avete già portato aumenti di listino e prevedete di apportarne e come li state gestendo?

Negli ultimi 18 mesi abbiamo fatto due adeguamenti del monodose, dove c'è un'incidenza maggiore di Robusta rispetto all'Arabica, e ne è previsto un terzo entro un mese. Per quanto riguarda l'Arabica, dove gli aumenti sono stati un po' più contenuti, sulla miscela bar abbiamo fatto un solo adeguamento di listino, ma ne prevediamo un secondo nel breve termine. Certo, non è mai troppo facile ritoccare i listini, anche alla luce delle speculazioni della concorrenza, per cui se sei uno dei primi ad aumentare, rischi poi di avere qualche riflesso sul venduto. Quindi, bisogna centellinare gli aumenti e farli con massima attenzione.

• Claudio, qual è la tua visione per il futuro del caffè verde in grani?

Non è possibile fare previsioni. A volte faccio un parallelo con altre materie prime, come lo zucchero, che fino a due anni fa aumentava del 10% al mese e poi

negli ultimi 5-6 mesi ha avuto un drastico ridimensionamento delle quotazioni. E pure lì c'erano speculazioni, la guerra in Ucraina, ecc. Per quanto riguarda il caffè, chi fa questo mestiere da tanti anni sa che ci sono sempre stati alti e bassi, ma i super aumenti che abbiamo subito negli ultimi 12 mesi, erano decenni che non si verificavano. Quindi, prendendo come riferimento anche precedenti periodi, si può sperare in un ridimensionamento delle quotazioni, ma direi di non essere troppo ottimisti sul discorso prezzi.

• Che ne pensi di questo allarme generale che prevede il costo della tazzina al bar a 2 euro?

Si è ipotizzato uno scenario non troppo lontano di un costo del caffè al bar che arriverebbe a 2 euro, ma credo che sia stato fatto passare un falso messaggio Il barista sa fare bene i conti e sa che questo aumento della materia prima non può giustificare un costo tazzina a 2 euro. Parliamo di pochi centesimi di incidenza, che il bar può supportare o comunque far rientrare nei suoi costi, già rialzando il prezzo di soli 10 centesimi.

Se però una notizia del genere la mettiamo come titolone in prima pagina, non facciamo il bene del nostro settore, perché spaventiamo il consumatore, abituato a bere 5-6 caffè al giorno, soprattutto qua al meridione, e fa diventare l’espresso un piacere da consumare soltanto quando è necessario.

Sarebbe importante sensibilizzare i consumatori anche tramite gli organi di informazione, per far sentire la nostra voce come operatori del settore che non vogliono spaventare nessuno. Spiegare che sì, ci sono degli aumenti della materia prima, ma sicuramente la tazzina di caffè non arriverà a 2 euro, in modo da tranquillizzare un po' tutti.

ALESSANDRO SPADOLA, CEO DI CAFFÈ MOAK SPA

• Come si è organizzata l'azienda per gli approvvigionamenti?

Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, abbiamo cercato di mantenere le origini che trattavamo prima, parlando con i vari trader e con i vari produttori con cui in alcuni casi lavoriamo in maniera diretta per cercare di avere gli stessi prodotti con continuità

Ci siamo in gran parte riusciti e dove non è stato possibile, avevamo già decappato prima ogni singola origine a magazzino, in maniera tale da poter avere un'alternativa che fosse dello stesso livello. Poi, durante il 2024, ci sono stati dei momenti in cui non arrivava caffè, per via dei problemi dei trasporti. Fortunatamente, noi siamo sempre riusciti ad avere le quantità necessarie per la nostra clientela, anche se minori rispetto a prima.

• Quanto può incidere la normativa europea EUDR sulla deforestazione?

Potrebbe incidere parecchio, più che altro perché, come tutte le norme, anche a questa verranno apportate modifiche prima dell’entrata in vigore e quindi non sappiamo e non abbiamo ancora la certezza di quali paesi siano effettivamente pronti e quali paesi non lo siano. Di conseguenza, ci potremmo trovare - e oggi siamo nella fase di acquisti su quei periodi lì - a non avere la possibilità di acquistare delle origini che

abbiamo sempre utilizzato, perché quel paese magari non si è organizzato per poterci dare tutte le certificazioni necessarie per poter rispettare la normativa EUDR. Quindi, in una fase di mercato come questa con dei prezzi altissimi e con un po' di difficoltà nel reperimento della materia prima, questa normativa tenderà sicuramente a complicare un pò le cose.

• E come gestisci la situazione con i tuoi collaboratori? Guarda, io ho fatto una scelta storica in azienda: condivido mensilmente tutte le informazioni con tutta l'azienda, quindi l'operaio, il magazziniere che sia in sede o fuori sede, l'amministrativo, hanno continue informazioni da parte dell'azienda, che spiega mensilmente quali sono le difficoltà di reperimento della materia prima e il costo, soprattutto, che sta mettendo in difficoltà tutto il mondo del caffè in generale. Quindi, cerco di condividere tanto. Poi è ovvio che c’è la per-

sona che tende a scoraggiarsi di più e quella che, al contrario, trova una maggiore motivazione a far meglio perché si sente coinvolta. Perché oggi, di fatto, è importante che tutti diano il proprio massimo per poter affrontare determinate problematiche, che sono indipendenti dal nostro volere, e agire quindi come un meccanismo perfettamente oliato.

• Hai già portato aumenti di listino e prevedi di apportarne ancora?

Sì, ne abbiamo fatti due e mi auguro che non ce ne siano altri da fare. Però, la situazione del mercato di oggi è talmente incerta da non consentirci di fare delle previsioni su quando tutto si normalizzerà. A ottobre dell'anno scorso si cominciava a ragionare su un aumento e a novembre, l’andamento dei prezzi ci ha costretto ad aumentare e l’abbiamo comunicato alla clientela il primo febbraio. Nel momento in cui l’abbiamo comunicato, già la Borsa ce l'aveva bruciato, cioè il costo del caffè di ottobre-novembre a gennaio era completamente diverso e quindi quell'aumento è stato vanificato. Nel frattempo, la Borsa ha continuato a crescere e noi abbiamo pianificato un secondo aumento, che è partito il primo di luglio. Nel mese di agosto abbiamo avuto ancora delle impennate, che hanno in parte vanificato il margine che avevamo cercato di recuperare. Ti racconto questo per farti capire che ormai navighiamo a vista, cosa a cui le aziende un po' più strutturate non sono abituate a fare

• Come hai gestito gli aumenti rispetto ai clienti?

Parlando con loro, perché ad ognuno di loro devi dare delle spiegazioni, numeri alla mano.

Abbiamo cercato anche di far capire che, così come noi cerchiamo di riportare gli aumenti in parte su di loro, è giusto che anche gli operatori debbano au-

mentare un po' il prezzo della tazzina di caffè al bar, per cercare di recuperare qualcosa anche loro. Questa è una delle soluzioni.

• Qual è la tua visione per il futuro?

Credo che questa situazione porterà ad una grande selezione nel mercato, perché la capacità di resistenza delle torrefazioni italiane oggi è limitata. Non dimentichiamo che questo comparto viene dal periodo Covid e chi lavora nel mondo retail è stato fortemente colpito dal calo dei fatturati. Dopo il periodo Covid non c'è stata mai una ripresa vera e propria, perché è partita la guerra in Ucraina, che di fatto ha comportato tutta una serie di aumenti dei prezzi dei beni più venduti. A seguire, è scoppiata la guerra in Israele, con conseguente aumento del costo delle materie prime, tra cui il caffè, e la problematica dei trasporti. È da quattro anni che la torrefazione italiana vive sotto attacco e la capacità di resistenza di un torrefattore non è illimitata. Il rischio è che alcune torrefazioni decideranno di muoversi in maniera diversa.

Dal canto nostro, oltre ad insistere sulle attività di formazione e informazione che già facevamo prima, cerchiamo sempre di migliorare la qualità dei prodotti, perché pensiamo che oggi il miglioramento qualitativo sia l'offerta migliore da poter fare al nostro cliente e, di conseguenza, al consumatore finale. Probabilmente ci troviamo proprio in un momento storico in cui, per la prima volta nel nostro paese, il consumatore di caffè al bar potrebbe cominciare a dare il giusto valore alla qualità del caffè che beve ogni giorno, partendo dal presupposto che ogni caffè è diverso dall’altro e che, di conseguenza, anche il suo valore dovrebbe essere differente.

Credo che la qualità possa aiutare a uscire da situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo adesso.

• Come state gestendo gli acquisti in questo momento così difficile?

Prima della crisi noi facevamo acquisti per una media di forniture dai 4 agli 8 mesi; quindi, riuscivamo a gestire anche i prezzi, grazie a questa previsione. Sapevamo che quel caffè ci costava quell'importo e di conseguenza il prezzo in vendita era adeguato a quello. Dopo la crisi purtroppo è inimmaginabile fare previsioni del genere perché, se da un lato potrebbe succedere che il prezzo aumenti e quindi ti ritroveresti ad aver fatto degli ottimi acquisti, se non un buon affare, dall'altro può accadere anche il contrario. Avendo raggiunto i massimi storici, potrebbe accadere che ci sia un crollo dei prezzi per il quale il caffè di cui avevi fatto scorta non è più un buon affare. Questo ci porta a muoverci con cautela e a fare scorte sufficienti per 60 giorni di lavorazione

• Quanto può incidere la normativa europea EUDR sulla deforestazione sugli acquisti e sui prezzi a partire dal 1° gennaio 2025?

Premesso che l'aumento che c’è stato fino ad oggi è partito da questa sorta di collo di imbuto che esploderà a fine anno, credo che gli aumenti continueranno dopo quella data. Probabilmente perché non c'è una legge molto chiara, soprattutto come applicarla, dove applicarla; non c'è tantomeno un'associazione

in grado di guidare il settore nel suo insieme. E quando c'è il caos, il primo a risentirne è il prezzo perché, se gira voce che ci sarà meno caffè a disposizione, perché tanti Paesi, a quanto pare, non potranno avere questa certificazione, automaticamente il prezzo continuerà a levitare.

• Come vivono questo momento i tuoi collaboratori lungo tutta la tua attività?

Lato interno all'azienda, quindi operai e amministrativi, il problema è sentito ma in modo marginale; quelli che si sentono un attimino alle strette sono i commerciali. Sono loro che sostanzialmente hanno contatti con il pubblico e quindi sono loro che devono spiegare e giustificare a chi vuol far finta di non sentire o di non conoscere la situazione. Di conseguenza, sono impauriti, pensando a cosa possa ancora accadere, ragion

per cui sono quelli che la stanno vivendo in modo più intenso e preoccupante.

• Hai già apportato aumenti di listino e prevedi di apportarne ancora?

Assolutamente, i listini sono stati aumentati, anche se in parte Caffè Barbaro ha assorbito l’impatto, riducendo le proprie marginalità. Probabilmente a breve dovremo apportare ancora dei ritocchi sui prezzi o sulle confezioni. Mi spiego meglio. Dove è possibile, piuttosto che aumentare il prezzo della confezione, abbiamo ridotto le quantità per cui, ad esempio, la scatola che era da 100, oggi è da 90; quella che era da 150, oggi è da 140.

Per incentivare le vendite, abbiamo poi introdotto delle super offerte, proprio per cercare di avere comunque nell'ambito dell'assortimento e per ogni linea di prodotto, uno che costi di meno.

• Qual è la tua visione per il futuro del caffè in grani?

Probabilmente, per i prossimi due anni dovremo abituarci a questo nuovo trend, perché in questo momento i produttori dall’altra parte del mondo stanno guadagnando tantissimo e non penso siano disposti a rinunciare a buona parte di quello che è un vero e nuovo margine. Tutto questo viaggia su speculazioni

Quello che ritengo possa servire a tutti in questo momento, dai produttori agli operatori, sia di unire la categoria all'interno di una sorta di consorzio perché, se c'è una tempesta e la si affronta tutti insieme, ci sono più possibilità di farcela. Ma, se ognuno pensa di saperne più degli altri, di fare meglio degli altri, la tempesta l'affronta in modo diverso, da lupo solitario e la possibilità di ottenere un qualche risultato è pari a nulla. Quindi, se c'è un aumento dei prezzi e di comune accordo tutti gli operatori, a prescindere da quanto aumentare, concordano la data dell'aumento, ci sono maggiori possibilità che il nostro cliente lo capisca. Se all'interno di un consorzio c'è un aumento e questo è alla portata di tutti e si decide tutti insieme di aumentare dal primo settembre o dal primo dicembre o dal primo febbraio, anche l'operatore dall'altro lato si sente più rassicurato e sa che non c'è il furbo della

situazione, quello che vuole guadagnare di più, ma è una situazione congiunturale condivisa da tutti. Io ci ho provato prima dell’estate quando, avendo deciso di aumentare i prezzi e volendo portare avanti un discorso di trasparenza e di aggregazione, ho chiamato alcuni torrefattori colleghi per comunicare questa mia intenzione e cercare di compiere questo passo tutti insieme. Purtroppo, non ho trovato il riscontro che speravo e sono dovuto andare avanti per la mia strada, prendendo decisioni in base ai risultati delle performance economiche della mia azienda, in modo da preservarne la solidità

È un momento molto difficile con costi altissimi, soprattutto per chi vuole origini e qualità garantite.

La situazione è aggravata dal costo dei noli, dalle speculazioni e dalle guerre che rendono sempre più precario il futuro, complicando qualunque programmazione anche a breve termine.

Grazie ad un’attenta analisi, però, in GISE Caffè siamo riusciti ad organizzare un programma preciso per il 2025, che ci consentirà di avere in casa tutti i prodotti di cui necessitiamo, della qualità da noi selezionata, alla quale ovviamente non intendiamo rinunciare. Gli investimenti fatti in questi primi due anni in tecnologia ci garantiscono una produzione automatizzata, che oltre ad ottenere un prodotto di maggiore qualità, riesce a mantenere bassa l’incidenza del costo lavoro Contemporaneamente, abbiamo garantito alla nostra intera forza vendita che fino al 31 dicembre 2024 non applicheremo alcune modifiche ai nostri listini, già bloccati da gennaio 2024. Iniziativa a protezione dell’utente finale che, durante le riunioni commerciale, è stata apprezzata dai rivenditori.

Dobbiamo poi vedere cosa succederà il prossimo anno. A mio parere, avremo un 2025 durissimo, che ci costringerà ancora a tirare la cinghia, ma poi arriveranno i tempi buoni. Bisogna essere positivi e trasmettere questa positività a chi lavora con te.

GISE Caffè è per noi è una sfida nuova, quindi tutti i collaboratori sono giovani e carichi, perché sanno che abbiamo un prodotto che sul mercato è apprezzatissimo. Sanno che in questo momento stiamo soffrendo, ma che questa è una sfida che vogliono e che vogliamo vincere. È proprio in virtù di questa positività, che progettiamo il futuro, pensando alla crescita e al rafforzamento dell’azienda.

I prossimi investimenti saranno rivolti alle piantagioni di caffè, che stiamo già cominciando a tenere d'occhio per avere almeno 2-3 origini coltivate in piantagioni di nostra proprietà. Sicuramente ci concentreremo sul Brasile, che rappresenterà almeno il 50% dell’investimento, ma stiamo valutando anche altre origini,

come il Nicaragua e altre zone, per avere una più ampia varietà di prodotti direttamente gestiti da noi. Ulteriore sfida sarà, ed è tutt’ora, trasmettere questa cultura del caffè ai nostri clienti. Proprio per questo già da diversi mesi è attiva la nostra Accademia. Ad oggi i prodotti GISE Caffè sono presenti in ormai 400 punti vendita, dove il caffè è il prodotto protagonista, ed i gestori, prima di cominciare a vendere, dedicano una giornata presso la nostra azienda per un corso di formazione. L’obiettivo è trasmettere la nostra passione e conoscenza ai nostri rivenditori, quali principali punti di contatto con l’utente finale. In questi mesi hanno partecipato ai nostri corsi oltre 300 persone da tutta Italia. Vogliamo creare e trasmettere cultura, come per il vino, perché il caffè deve dare soddisfazione al palato e chiudere un pasto con una nota positiva. Mentre molto spesso, purtroppo, si servono caffè di bassa qualità che rovinano anche il miglior pasto.

Per tornare al tema, comunque, nessuno ha la bacchetta magica in grado di riportare il mercato indietro nel tempo. Bisognerà attendere l’evoluzione degli eventi, ma senza demordere, anzi, continuando a portare avanti progetti. Puntare su valori importanti come la qualità, che nel nostro settore significa dare l’onore che merita una bevanda popolare come il caffè, renderla premium, potendo finalmente chiedere un prezzo adeguato, che riconosca lo sforzo e il lavoro dell’intera filiera.

MARCO SIMONETTI, AD T CORPORATION SRL

• Come state gestendo gli approvvigionamenti?

Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, stiamo lavorando con il caffè che avevamo già acquistato e contrattualizzato in precedenza. Tuttavia, data la forte crescita della nostra azienda, stiamo integrando con un ulteriore acquisto di caffè crudo tramite nuovi clienti e contratti. Nonostante le nostre previsioni sugli approvvigionamenti, con i nuovi contratti abbiamo dovuto far fronte agli attuali rincari, che sono stati molto più alti di quanto avessimo previsto. Ciò che preoccupa maggiormente sono le speculazioni in atto, che stanno causando gravi destabilizzazioni su tutto il mercato. È vero che ci sono state varie concause legate all’aumento dei costi, ma ciò che, a mio avviso, destabilizza maggiormente il mercato del caffè è la speculazione sulla materia prima. Si avverte il peso e l'incertezza di questa situazione tra gli operatori del settore.

• Avete apportato aumenti di listino? Abbiamo dovuto aumentare i prezzi a luglio e, al momento, non abbiamo stabilito se e quando ci sarà un ulteriore rialzo. Probabilmente sarà necessaria una variazione entro fine anno, speriamo di entità limitata, anche perché gli aumenti devono essere spiegati ai clienti che, devo dire, sono già in parte preparati grazie all’attenzione che i media, soprattutto di recente, hanno dedicato all’argomento. Nonostante ciò, i clienti sono preoccupati che l'utente finale - sia al bar, con la macchina a cialde o al distributore automatico - possa rinunciare a consumare un caffè in più durante la giornata, a causa dell’aumento del prezzo finale. Personalmente, non credo che si arriverà al prezzo di 2 euro per una tazzina al bar, come si è sentito dire, almeno per il momento. A Milano, un caffè costa in media 1,30-1,40 euro. Penso che, in generale, il prezzo si stabilizzerà intorno a 1,20 euro, almeno al Sud.

• In che modo si può rispondere a questa situazione?

Per quanto riguarda il Vending, nel formato in grani, credo sia arrivato il momento di fare quello che abbiamo sempre sperato, ovvero portare un po' di qualità. La situazione che stiamo vivendo può essere letta come un'opportunità per la Distribuzione Automatica, così come nell'HoReCa, di ripensare e riparametrare le miscele, utilizzando caffè più particolari, di alta qualità, e creando nuovi concept e nuove idee di miscela. Dalle difficoltà possono nascere opportunità. Per i locali, i coffee shop, l'intero settore Horeca e la distribuzione di caffè in cialde e capsule, l'opportunità potrebbe essere quella di riscoprire il caffè con una nuova passione e di approfondirne la conoscenza. In Caffè Toraldo lo facciamo da anni nel settore Horeca e, da quest'anno, stiamo cercando di organizzare approfondimenti sul tema anche per chi opera nel settore delle cialde e capsule. C'è davvero un intero universo da scoprire, e l'obiettivo di questi corsi è offrire a tutti la possibilità di comprendere meglio il mondo del caffè.

• Qual è la tua percezione della situazione in cui si trova il mercato del caffè?

Storicamente, non ho memoria di prezzi come quelli che vediamo oggi e tantomeno di dinamiche come quelle che si stanno verificando: basta la previsione di una giornata di pioggia intensa o di una gelata in Brasile - che magari non riguarda neanche le aree in cui viene coltivato il caffè - a far schizzare i prezzi. Si tratta di condizioni meteo avverse che si verificano ogni anno e che mai prima d’ora avevano generato il panico che vediamo oggi.

La verità è che c’è una tensione pazzesca di natura fondamentalmente speculativa.

Nessun torrefattore, compreso giganti come Nestlé e Starbucks, ha il potere di veicolare la Borsa del caffè. Il problema è che, quando una commodity genera tanto denaro, attira anche speculatori esterni che fino a ieri erano ben lontani da questo settore. Tutto questo mi fa prevedere che i prossimi mesi non vedranno un riequilibrarsi dei prezzi, anzi penso che i livelli raggiunti si manterranno per un bel po’

• Intravedi soluzioni?

Non ci sono soluzioni praticabili per i torrefattori, neanche quella di utilizzare nelle miscele alcune varietà di Arabica che oggi costano meno della Robusta, perché si stravolgerebbe completamente il risultato

in tazza. Tanto meno si può pensare di proporre al mercato italiano un caffè 100% Arabica per inseguire il prezzo. Ne verrebbe fuori un caffè blando, lontano dai gusti del nostro consumatore che vuole un caffè cremoso e intenso che solo la Robusta può dare. A questo proposito, oltre che sul mercato dei crudi, va fatta una riflessione anche sulla filiera che va dal torrefattore al consumatore. Ci sono, infatti, brand anche importanti che, in una situazione come quella che abbiamo appena descritto, stanno facendo inspiegabilmente una guerra al ribasso cercando di salvaguardare la propria fetta di mercato. Mi chiedo come facciano, visto che è opinione ormai comune tra i torrefattori che l’unica soluzione per mantenere la sostenibilità economica delle proprie aziende è di aumentare i listini e farlo subito, senza stare alla finestra in attesa di tempi migliori.

MASSIMO RENDA, PRESIDENTE CAFFÈ BORBONE SRL

• Quali difficoltà state riscontrando per gli approvvigionamenti?

Avendo fatto grandi scorte siamo coperti per molti mesi. Normalmente, facciamo forniture per un anno e ora, data la situazione, magari siamo un po’ sotto scorta, ma riusciamo comunque a garantire le consegne ai nostri clienti.

• Quanto può incidere sulle quotazioni del caffè verde la normativa europea EUDR?

Incide di circa 1.000, se non 1.500 euro e un altro problema sarà la reperibilità della merce. Ma la situazione non è chiara. Tutti cercheranno di comprare caffè certificato EUDR, ma allo stesso tempo molte piantagioni di tanti paesi produttori non sono pronte per la certificazione. Quindi, questo è un altro problema, perché potrebbero aumentare i prezzi e contemporaneamente diminuire la qualità del caffè, in quanto se non si riesce più ad avere determinate origini, si dovrà ripiegare su altri crudi magari di qualità più bassa. È un problema in più che in questo momento, vista la situazione, ci potevano risparmiare o spostare di un anno. In definitiva, secondo me può esserci un calo qualitativo più un aumento dai 10 ai 20 centesimi. A questo aggiungi i ritardi negli sdoganamenti, perché probabilmente i porti di Genova e Trieste andranno in tilt per tutta una serie di motivi, anche di tipo burocratico. Per l’Italia tutto questo non va bene, perché ormai da noi sono arrivati gli svizzeri, gli americani, i tedeschi. Tieni conto che al Nord Italia ci sono molti supermercati, come Aldi o Lidl, che vendono caffè tedeschi in grani e questo toglie quote di mercato ai torrefattori italiani.

• Come vivono questo momento i tuoi collaboratori lungo tutta l'attività aziendale?

Purtroppo, vivono un momento di tensione, perché ogni volta che facciamo un aumento, anche inferiore a quello che dovremmo realmente fare, devono comunicarlo ai clienti. Ci sono dei clienti che capiscono e altri che pensano che te ne stai approfittando e non si rendono conto che, se non si fanno aumenti, andiamo tutti in default. Vendere a un prezzo basso farà morire le aziende e ha distrutto già il valore del made in Italy, perché, a quanto pare, siamo tacciati per quelli che faranno il caffè peggiore. Sarebbe il caso che i torrefattori italiani incominciassero a mettersi insieme e a mettersi d’accordo sul fare qualità, per far valere il made in Italy e farsi pagare di più. Ripartiamo da questo momento buio, visto che l'arabica costa quanto la robusta e incominciamo a fare caffè migliori e a farci pagare di più.

Questa guerra non porta beneficio all’Italia perché continuiamo a svalorizzarci e a incassare sempre di meno. In più c'è il discorso della salute: a forza di mettere dentro caffè di scarto, si mette a rischio la salute dei consumatori. Non fan bene e non ha senso farsi la guerra tra torrefattori italiani e quindi è meglio mettersi d'accordo e fare il bene dell’Italia.

• Come stai gestendo gli aumenti rispetto ai clienti? Ai clienti stiamo semplicemente raccontando la verità, ovvero che c'è un’enorme scarsità di robusta e che rischiamo di arrivare ad un momento nel 2025 in cui non ce ne sarà più. Magari esageriamo, ma così ci dicono i crudisti. Quindi, spieghiamo che, se vogliamo continuare a produrre le miscele a cui sono abituati, dobbiamo aumentare i prezzi. L’alternativa sarebbe ingannarli con un caffè più scadente, ma questa non è la nostra politica. Siamo tutti obbligati ad aumentare i prezzi, dobbiamo metterci d'accordo per mantenere la nostra qualità.

• Per il futuro qual è la tua visione per il caffè in grani?

Questo non lo posso prevedere. Per quanto mi riguarda, credo che punterò sul prodotto tracciabile, sul biologico e, naturalmente, sulla qualità. Magari diminuiranno un pochino i consumi, perché si berrà un caffè in meno al giorno, ma almeno sarà un prodotto di qualità.

Bisogna liberalizzare il prezzo del caffè. Chi stabilisce che un caffè al bar deve costare 1 euro o 2 euro? Se io compro un caffè special a 600 euro, posso venderlo anche a 3 euro. Finora si è adottato un prezzo, sia al bar che nella distribuzione automatica, di tipo politico che non è più sostenibile.

A questo punto, è estremamente urgente dare più formazione possibile sulla qualità e sull’attenzione alla salute dei clienti, che possano scegliere sapendo cosa stanno comprando.

Questo andrebbe sicuramente a beneficio di tutti i torrefattori che potranno vendere qualità e smettere di farsi la guerra del prezzo.

GIANLUCA

• Qual è la tua percezione dell’attuale momento?

Questa crisi è iniziata da tempo e da tempo se ne parla. Le motivazioni ufficiali che l’hanno scaturita le conosciamo tutti, ma bisogna vedere quali sono quelle effettive. I listini sono impazziti e la situazione che si è venuta a creare è a dir poco paradossale. Proprio stamattina (2 settembre) guardavo le quotazioni del caffè e siamo arrivati al punto che un’Etiopia Arabica oggi costa meno di un Robusta vietnamita. In più, e non sappiamo come mai, a fronte dei rincari che stiamo subendo, alcuni operatori non stanno aumentando i prezzi, il che impedisce a tutti gli altri di aumentare i listini per non rischiare di perdere clienti. Molti dei nostri partner commerciali, infatti, non accettano aumenti e non riescono a capire che la situazione attuale, in realtà, ci costringerebbe ad aumentare il Robusta di 3/4 euro al chilo. Altro paradosso è che per poter sostenere tutto questo e mantenere i margini, stiamo aumentando la percentuale di Arabica nelle miscele, visto che oggi costa meno della Robusta, dando così anche una migliore qualità ai nostri clienti.

• Come credi che evolverà in futuro?

Le prospettive per il futuro sono abbastanza oscure, perché tutti aspettavamo il momento in cui il mercato si sarebbe fermato e i prezzi sarebbero rientrati nei parametri, un’attesa condivisa anche dai big player del Settore. Invece, i prezzi continuano a lievitare. In questo contesto, si fa fatica a fare previsioni anche perché, mentre prima si poteva attribuire tutto questo anche alla scarsità, oggi il caffè c’è. Quello che è complicato è fissare il prezzo rispetto ad un andamento così altalenante del mercato. E questo è complicato soprattutto per le torrefazioni medio/piccole che non hanno la forza economica per affrontare gli investimenti e non vengono supportate neanche dalle banche in proporzione agli affidamenti che gli sono stati concessi. Le torrefazioni con minore potere di acquisto, quindi, non sono nelle condizioni di fare grandi scorte di crudo con tutte le conseguenze che ne derivano per la produzione e il servizio al cliente.

Si innescano anche ulteriori meccanismi che complicano la situazione finanziaria. Nel mio caso, ad esempio, avevo comprato una partita di caffè a buon prezzo, che doveva arrivare ad inizio 2024. Causa ritardi legati ai trasporti internazionali, la consegna è arrivata solo pochi giorni fa ed io, per non fermare l’attività, nel frattempo ho dovuto comprare altro caffè ad un prezzo certamente molto più alto.

• Come si può rispondere a tutto questo?

Rispetto all’attuale contesto, noi torrefattori abbiamo poche armi. L’unica strada che mi sono sentito di intraprendere è la comunicazione ai clienti, facendo capire loro che non abbiamo modificato le nostre miscele e non siamo scesi a compromessi sulla qualità, lavorando crudi difettosi, mai come oggi facilmente reperibili sul mercato. Noi abbiamo scelto di mantenere la qualità di sempre, ma non possiamo più darla al prezzo a cui i nostri clienti erano abituati e chiediamo loro di affrontare questo momento, operando in sinergia: noi riducendo i margini e loro aumentando il prezzo della tazzina. Non ci sono alternative.

• Come interpreti la situazione che si è venuta a creare nel mercato del caffè?

Ci troviamo in una situazione difficile da capire, analizzare e valutare. Si è verificato un concatenarsi di problematiche, l’una che richiama l’altra e ne genera di nuove, che in questo momento non si riescono più a gestire e ad affrontare con lucidità

Siamo partiti con i problemi legati alla navigazione nel canale di Suez e ai ritardi nelle consegne, ma li abbiamo assorbiti affrontando nuovi costi, tutto sommato gestibili. Da lì, però, si è generato uno stato di ansia da parte sia dei compratori che dei venditori che, al minimo segnale potenzialmente negativo, come ad esempio una giornata di pioggia in Brasile, hanno fatto presagire chissà quale catastrofe. Questo stato di ansia si acuisce quando si va ad analizzare i report che ricevi dai tuoi trader e si vede che, ad esempio, il Brasile ha prodotto 69 milioni di sacchi, quantità abbondante ma di qualità inferiore, e in risposta la Borsa presenta una quotazione a 5.600 dollari. Non c’è logi-

ca che tenga! La domanda è: quali sono le notizie da interpretare e la linea da seguire, alla luce di quello che sta accadendo nelle ultime settimane?

Questo stato di cose accomuna tutti noi torrefattori, destabilizzando un’intera filiera.

• Ritieni che non ci sia una logica chiara in tutto questo?

A metà agosto la quotazione era sui 4.200/4.300 dollari. Poi è venuta fuori la gelata in Brasile; a seguire la siccità in Vietnam che ha bruciato 60.000 piante, insostituibili per via delle certificazioni sulla deforestazione, che hanno fatto aumentare il prezzo del crudo del 40% nell’arco di due giorni. Subito dopo il prezzo è sceso di 300 dollari. Questo andamento non ha spiegazioni logiche e può essere solo frutto di speculazioni. In definitiva, si tratta di un mix di situazioni che paralizzano l’operatività e ti lasciano alla finestra in attesa di un qualcosa, che non puoi prevedere, né immaginare.

• Quali sono le conseguenze nel Vending?

La conseguenza di tutto questo nel Vending è che oggi un chilo di caffè ai gestori non possiamo venderlo a meno di € 7,30/7,40 sommando al prezzo del caffè (non inferiore a 6 euro) i costi aggiuntivi dati da packaging, trasporto, assicurazione, ecc. Tutto questo marginalizzando non più del 3-4% per non perdere quote di mercato. Di conseguenza, noi torrefattori viviamo sul filo del rasoio e con noi anche i gestori. Se prima con 20.000 euro al mese, compravano 10.000 euro di caffè e con gli altri 10.000 compravano distributori, oggi non possono più investire in macchine, perché le loro risorse sono assorbite completamente dalle forniture di caffè, indispensabili per tenere in vita il parco macchine esistente. Questo mette in tilt un’intera filiera e si riversa di conseguenza anche sui produttori di vending machine.

• Quale potrebbe essere la soluzione?

La mossa giusta sarebbe quella di portare il caffè a 60 centesimi, ma i gestori sono restii e questo vale anche per il comparto cialde e capsule che non si possono

CIRO LOLLO, AMMINISTRATORE DICAL SRL

vendere più a 10 centesimi.

Credo che, invece, noi produttori di caffè, che abbiamo raggiunto uno standard qualitativo impressionante soprattutto nel comparto cialde e capsule, dovremmo agire come i produttori di olio di oliva, quando ci sono stati gli aumenti: hanno fatto cartello e sono riusciti a dare un giusto valore al prodotto. Uno sforzo per la qualità e per il servizio che credo vada premiato con il giusto prezzo, rimanendo solidali tra noi player di un comparto sotto stress.

• Ne risente anche il rapporto con i clienti?

Il problema è far recepire ai nostri clienti/gestori questo tipo di discorso. Per quanta comunicazione tu possa fare, alla fine per loro quel che conta è il prezzo. Nel Vending poi la situazione è ancora più complicata da gestire, perché le miscele create ad hoc per il distributore automatico sono difficilmente modificabili, una volta che si è creato il giusto mix che garantisce gusto e cremosità costanti. Un mix determinato soprattutto dalla Robusta, oggi ai massimi storici. Andare ad inserire una miscela con maggior contenuto di arabica, che oggi è più conveniente, è rischioso, essendo l’arabica difficilmente gestibile nel distributore automatico dove, come sappiamo, fattori come l’umidità e il calore costringerebbero l’operatore ad intervenire ogni giorno per regolare le macine, cosa che nessuno si può permettere. Altrettanto complicato è comunicare con il cliente vending che sosta davanti alla macchina il tempo dell’erogazione e va via.

• In che modo state gestendo questa comunicazione? Quello che mi sforzo di far capire ai miei clienti è che un aumento di 1 euro / 1,50 è necessario per consentire a tutti di andare avanti. Se io torrefattore ho subito aumenti di 3 euro a chilo e ne assorbo la metà, è giusto che il cliente si faccia carico dell’altra metà, che nei fatti si traduce in pochi centesimi in più a caffè Questo tipo di comunicazione col cliente è importante e va sostenuta adducendo motivazioni non legate ai fattori climatici, al canale di Suez ecc., ma semplicemente alla qualità del caffè che gli vendiamo, al suo valore. È arrivato il momento di valorizzare un prodotto che era arrivato ai minimi storici e bisogna farlo in maniera omogenea su tutti i canali: dal bar, ai negozi specializzati, al distributore automatico.

• Cosa prevedi?

Rispetto alle previsioni, posso dire che è vero che ci sono problemi climatici e di trasporto, ma questi non possono determinare un aumento del 300% del Robusta, per cui il vero problema sono le speculazioni in atto Non si tornerà più ai valori del 2022, quando la Borsa cominciò la sua impennata, ma prevedo, forse ottimisticamente, che il prezzo della Robusta di qualità si stabilizzerà intorno ai 3,50/4,00 mentre l’Arabica manterrà la forbice che ha sempre avuto, ovvero un 20% più della Robusta.

• Alla luce di quello che sta accadendo nel mercato del caffè, come si è organizzata COVIM per gli approvvigionamenti?

Per quanto riguarda il caffè fisico, abitualmente sottoscriviamo contratti di acquisto del caffè verde con imbarchi programmati mensili per periodi molto lunghi per ogni singola origine. Questo ci permette di garantirci la costanza delle forniture nel tempo e di fissare i differenziali che andranno a sommarsi al valore di borsa. Per quanto riguarda i prezzi finali di acquisto questi sono soggetti alle fluttuazioni dei futures sulle borse di Londra e New York. Anche se fissiamo le posizioni sui futures con qualche mese di anticipo riusciamo ad assorbire solo oscillazioni del mercato per brevi periodi, non certo aumenti così violenti e duraturi di 4/5 volte il valore della materia prima.

• Quanto può incidere la normativa europea EUDR sulla deforestazione?

Non poco, visto che stiamo già pagando differenziali di almeno 200-300 dollari la tonnellata in più per le programmazioni sul 2025, il sovrapprezzo che chiede

l'esportatore per poter consegnare il caffè certificato EUDR. Stiamo anche assumendo nuovo personale al fine di creare una struttura che sia in grado di verificare tutti i parametri e poterli trasmettere alle autorità preposte ai controlli. L’EUDR non comprende solo il rispetto della natura, ma anche tutta una serie di normative di sostenibilità alle popolazioni che vivono in prossimità delle piantagioni. Certamente è una buona cosa, ma comporta un aggravio di costi, una limitazione alla varietà delle miscele e maggiore difficoltà all’acquisto, dato che non tutte le origini potranno esser disponibili sul mercato Europeo.

• Come vivono in questo momento i collaboratori dell'azienda lungo tutta l'attività?

La parte commerciale è sicuramente quella più sottoposta a stress. Operiamo da tempo in un mercato molto competitivo, in cui le marginalità si sono assottigliate e per cui chiediamo alla nostra organizzazione commerciale il massimo impegno per far comprendere ai clienti le ragioni di questi aumenti. Fino ad oggi, grazie al rapporto franco e cordiale che da sempre ci contraddistingue nei confronti della nostra clientela, siamo riusciti nell’intento di continuare ad operare con la massima regolarità nelle forniture e con un prodotto di alta qualità. Pure dal punto di vista finanziario la situazione risulta essere molto complessa, perché ci troviamo a gestire un magazzino il cui valore è quadruplicato in poco tempo e la cui merce deve essere pagata in anticipo all’esportatore estero.

• Avete già apportato aumenti di listino e prevedete di apportarne ancora?

Abbiamo già dovuto mettere mano ai nostri listini nella prima metà dell’anno in corso ma, purtroppo, dobbiamo continuare con ulteriori adeguamenti perché dalla seconda metà di agosto le quotazioni hanno ripreso la corsa superando record storici in continuazione. Se non riuscissimo ad allineare i listini alle nuove quotazioni saremmo in seria difficoltà ad onorare i pagamenti della merce in arrivo.

CLAUDIO PICCI, CEO DI COVIM SPA

• Come gestite questi aumenti con i clienti?

Come dicevo, siamo abituati a essere trasparenti con la clientela, quindi andiamo ad argomentare la realtà della situazione ed applichiamo aumenti con gradualità, trattamento che naturalmente possiamo riservare solo ai nostri partner che hanno dimostrato fedeltà nel tempo.

• Qual è la tua personale opinione rispetto a questa situazione?

La causa principale, secondo il mio parere, dipende soprattutto dalla forte domanda di caffè robusta che proviene dai paesi in via di sviluppo, ed in particolare dai paesi asiatici dove la crescita delle loro economie sta rendendo accessibile il consumo di caffè ad una popolazione sempre più vasta; la scarsità dei raccolti di robusta degli ultimi due anni ed il problema del passaggio attraverso il canale di Suez è stata la benzina sul fuoco.

• Qual è la tua visione per il futuro del caffè in grani?

Per me ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale. L’aumento dei consumi è alla base dell’aumento dei prezzi ed oggi l’industria della torrefazione si trova ad affrontare incrementi dei costi vertiginosi che probabilmente non caleranno più. Le aziende che sono più strutturate saranno quelle che riusciranno a gestire meglio questa situazione e a dare continuità alle forniture con prodotti di qualità. Vedo in giro colleghi che promettono prezzi particolari, ma che poi non hanno più prodotto per soddisfare le richieste della clientela.

• Come si può fronteggiare tutto questo?

Ritengo che tutta la filiera del caffè dovrà fare uno sforzo per riportare le marginalità al posto giusto per la sopravvivenza delle aziende stesse e per poter offrire al consumo un servizio e un prodotto di qualità. Oggi, la differenza di prezzo tra le varie qualità di caffè si è livellata verso l’alto, favorendo così l’utilizzo di caffè più pregiati. Anche la normativa europea sulla

Deforestation Free (EUDR), se pure onerosa per noi torrefattori, favorisce il rispetto per la natura e per le popolazioni coinvolte nella raccolta ed agisce nel senso di una migliore cura della qualità e cultura del caffè già nei paesi di origine.

In sintesi, occorre migliorare la cultura del caffè, la divulgazione delle nozioni legate alla materia prima e a tutti i processi di tostatura e confezionamento fino alle tecniche di somministrazione.

IL PERCORSO PER UNA TRANSIZIONE SOSTENIBILE

“Perché l’ambiente e le persone sono il nostro domani.”

Nel corso del 2022 Bianchi Industry Spa, azienda leader nella produzione di distributori automatici e di macchine professionali da caffè per il settore del vending e Ho.Re.Ca., ha deciso di consolidare il suo impegno verso l’ambiente e le persone tramite la definizione di un percorso a lungo termine che permettesse di far permeare la cultura della sostenibilità all’interno dell'azienda. Per fare questo, sono state definite una serie di attività e priorità, sia in ambito ambientale che in ambito sociale, con obiettivi basati su quelli che sono stati definiti i “Pilastri della Sostenibilità”: mitigare l’impronta carbonica, aumentare l’efficienza energetica, sviluppare l’economia circolare, ridurre l’impatto dei propri prodotti, incrementare il benessere delle persone.

Bianchi costruisce così il proprio futuro in un’ottica di sostenibilità, rispondendo alle sfide del cambiamento climatico, ottimizzando i processi gestionali e produttivi e trovando soluzioni innovative, nel pieno rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori.

La transazione sostenibile, dal claim “Design Your Sustainable Break” è stata ufficialmente formalizzata tramite l’integrazione dei principi ESG all’interno della strategia dell’azienda e la stesura di un Manifesto della Sostenibilità, che guida le singole iniziative avviate.

Nel dettaglio, Bianchi Industry ha promosso l’installazione di colonnine per la ricarica delle autovetture elettriche (a supporto della nuova car policy relativa all’elettrificazione del parco auto aziendale) e l’implementazione degli impianti fotovoltaici negli stabilimenti di Bergamo e Cisterna di Latina, a cui si aggiungerà in futuro l’impianto fotovoltaico dello stabilimento di Torino, per un totale di circa 1 MWh di potenza.

L’efficientamento energetico dei macchinari e l’incremento delle classi energetiche di prodotto costituiscono due interventi volti a testimoniare l’impegno promosso per aumentare l’efficienza energetica, mentre i progressivi relamping degli uffici, passaggio

dagli imballaggi in polistirolo vergine agli imballaggi in polistirolo rigenerato e riduzione della carta stampata costituiscono invece altri interventi volti all’implementazione dello sviluppo sostenibile aziendale, così come la centralizzazione dell’impianto di riscaldamento e l’adesione al progetto “Rivending” sponsorizzato dall’associazione di settore Confida.

Negli ultimi mesi Bianchi Industry ha concluso il percorso di misurazione della propria Carbon Footprint, rendicontando le proprie emissioni di Co2 secondo i GHG Protocols di Scope 1, Scope 2 e Scope 3, per evidenziare non solo le emissioni direttamente generate durante il proprio processo produttivo, ma anche quelle prodotte lungo l’intera supply chain, a monte e a valle.

Un altro importante progetto da poco avviato è l’analisi LCA (Life Cycle Assessment). Si tratta di un metodo sistematico che permette la valutazione dell’impatto ambientale di un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione e approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento del bene al termine del suo utilizzo. I risultati prodotti dall’analisi aiuteranno Bianchi ad aumentare la consapevolezza sull’impatto generato dai propri prodotti e di conseguenza a progettare soluzioni in grado di ridurlo.

Congiuntamente, è stato avviato il percorso di ottenimento della certificazione ISO 50001, per consolidare l’impegno aziendale in una gestione sempre più efficiente e sostenibile dei consumi energetici.

A livello sociale uno dei principali elementi d’innovazione è costituito dal percorso di Time for Change intrapreso nel Settembre 2023 a seguito di un'analisi del clima aziendale. L’obiettivo è di lavorare sull’organizzazione e parallelamente sul cambiamento culturale, inteso come valori, norme, atteggiamenti, senso di appartenenza e comportamenti degli individui. Le azioni intraprese in un anno sono state molteplici: il “Mese del Feedback” in produzione, l’introduzione di attività extra-lavorative aperte a tutti i lavoratori interessati (corsi inglese, corsi di cucina ecc.), i premi Welfare per nascite figli ed anzianità

In occasione della Festa della Donna, Bianchi ha regalato una tisana confezionata dai ragazzi della Cooperativa Itaca presente sul territorio.

Bianchi Industry ha così iniziato una collaborazione con Itaca, che a breve vedrà coinvolta l’azienda nel volontariato d’impresa. Si tratta di un'occasione preziosa per contribuire alla crescita e al benessere della comunità locale, oltre che opportunità per consolidare ulteriormente i valori di condivisione e solidarietà all’interno di Bianchi.

Un’ulteriore iniziativa sociale è rappresentata dal PMI Day, un evento organizzato da Confindustria volto a promuovere la cultura d'impresa e a sensibilizzare le nuove generazioni sulle tematiche che guidano l'impegno delle aziende nella costruzione di un futuro di sviluppo e benessere collettivo. Inoltre, in collaborazione con Confindustria ed il Banco Alimentare Lombardia, Bianchi ha aderito all’iniziativa NutriAmo Bergamo, una campagna benefica a supporto di coloro che non hanno la possibilità di sostenere la spesa per la loro alimentazione e che si terrà dal 14 al 18 ottobre.

FLESSY

Nel mese di settembre 2024 è stato pubblicato il primo Bilancio di Sostenibilità di Bianchi che racchiude tutte le iniziative ambientali e sociali promosse dall’azienda, ricalcando il concetto che la sostenibilità debba partire dal cuore dell’organizzazione, perché solo così si può generare un impatto misurabile per tutti gli stakeholder. La ricerca continua per una progettazione sostenibile a livello sociale, ambientale e finanziario, si deve riflettere in ogni processo aziendale, in ogni servizio e soluzione che l’azienda è in grado di proporre al mercato, per dare vita a un modello d’impresa che produca valore economico, sociale e ambientale.

IN CLASSE ENERGETICA C

Migliorare le performance energetiche delle macchine per ridurne i consumi e l’impatto ambientale è l’impegno quotidiano che Bianchi Industry ha assunto ormai da diverso tempo nell’ambito del proprio piano di transizione sostenibile e che si traduce in un’importante novità all’interno dell’offerta Bianchi Vending: nasce Flessy in classe energetica C

Il distributore di snack e bevande fredde della rivoluzionaria gamma Phygital Solutions è stato dotato di un nuovo gruppo frigo in classe T che lavora sino a temperature di 43°. Grazie a questa gestione termica avanzata la macchina è in grado di mantenere i prodotti sempre in perfette condizioni, anche nei periodi più caldi dell’anno, con una significativa riduzione dei consumi.

L’introduzione di Flessy conferma la visione di Bianchi Industry di un futuro più green e responsabile. Con il suo impegno nella progettazione eco-compatibile e nella riduzione dei consumi energetici, l’azienda si posiziona come un pioniere nel settore e lavora incessantemente per migliorare le performance delle macchine e per contribuire a un mondo più sostenibile.

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NEL SEGNO DEL FUTURO

Ovdamatic, una delle maggiori società di gestione indipendenti della Distribuzione Automatica, compie 50 anni. Una tappa importante del lungo percorso che ha accompagnato l’azienda dalla sua nascita nel 1974, per intuizione di Giorgio Turotti, ad oggi, sotto la guida del figlio Pierpaolo. Con lui parliamo dei valori che fanno parte della vision dell’azienda sin dalla sua nascita e che continueranno a segnare l’evoluzione futura.

COM'È NATA L'AZIENDA?

La storia di Ovdamatic inizia nel 1974 a Brescia, in un modesto scantinato e in un periodo economico globale difficile, segnato dalla grande crisi petrolifera. In

questo contesto, mio padre, Giorgio Turotti, decide di intraprendere questa avventura imprenditoriale insieme ad alcuni soci, tra i quali Gianni Piscioli, i fratelli Cavalli e successivamente Mille Maci e Luciano Pensante. Gianni Piscioli era agente del Caffè del Moro per il nord Italia, mentre mio padre aveva svolto per 20 anni un ruolo dirigenziale in Faema, che gli aveva permesso di conoscere bene il nascente settore del vending. D’altra parte, all'epoca la Faema era un’azienda mastodontica e questo permise a mio padre di sviluppare una visione commerciale ad ampio raggio, che poi ha fatto la differenza anche nell'organizzazione di Ovdamatic.

Nei primi anni del 1970 Faema entrò in un periodo difficile e a mio padre venne proposto di lasciare Brescia e spostarsi in un’altra città, cosa che rifiutò. La fuoriuscita da Faema fu accompagnata con una liquidazione, fatta da un camion di macchine E61 e da alcuni distributori di liofilizzati Con queste risorse, iniziò il suo percorso nel settore della Distribuzione Automatica, avviando due società: la Dimatic, che seguiva la gestione dei distributori automatici tradizionali, e la OVDA che si occupava di quello che oggi chiamiamo OCS, ovvero le macchine piccole. Le due aziende si sono sviluppate e in particolare il canale OCS, anche grazie al sistema a capsule Unoper di Macchi e dei Foglia e Pavero, di cui siamo stati i tra i primi distributori. Questa fase è durata fino agli anni ’90 quando, venuto meno Piscioli, si decise di far nascere un'unica società, la Ovdamatic, unendo i due business e creando una nuova sede più strutturata rispetto alla precedente. Era stata pensata già allora in maniera particolarmente efficiente e funzionale per il nostro business, tant’è vero che, dopo tutti gli ampliamenti e i cambiamenti fatti nel tempo, ancora oggi quella struttura di base è particolarmente attuale e funzionale.

QUANDO SEI ENTRATO IN AZIENDA?

Sono entrato nel ’95. Allora eravamo in 30 persone, facevamo 65mila erogazioni al giorno per un fatturato di 6 miliardi delle vecchie lire; oggi siamo circa 130 con un fatturato che sfiora i 25 milioni di euro e oltre 200 mila erogazioni giornaliere.

COSA HA DETERMINATO LA CRESCITA?

Sicuramente il ruolo che ha svolto mio padre in Faema come commerciale alla guida di un team di 2000 persone, che gli ha permesso di sviluppare una visione commerciale del Vending, cosa che ha fatto la diffe-

renza rispetto alle altre aziende del settore, dove gli imprenditori avevano una specializzazione tecnica. Noi siamo partiti, invece, con una visione molto più commerciale e penso che questo ci abbia permesso di svilupparci con una visione dell’organizzazione diversa, con la convinzione di creare un marchio, il tratto distintivo di un'azienda con un’alta credibilità e reputazione a garanzia di un servizio efficace ed efficiente.

INTENDI UN BRAND DA COMUNICARE?

Più o meno è così. Siamo stati forse tra i primi ad optare per la brandizzazione grafica dei nostri furgoni e dei nostri distributori; abbiamo sempre cercato di valorizzare l’immagine aziendale nei confronti dei nostri clienti e con questo presupposto, di ottenere la loro fiducia per l’organizzazione che siamo e non per la persona che vedono. E questo è un po' un mantra che ancora oggi caratterizza il nostro sviluppo.

IN CHE MODO IL TUO INGRESSO IN AZIENDA HA CONTRIBUITO ALLA SUA CRESCITA?

Una volta assimilati i meccanismi che guidavano l’organizzazione aziendale, sentii in me la voglia di portare dei cambiamenti che spingessero ancora di più la crescita della Ovdamatic. Grazie alla fiducia riposta da mio padre e non solo, dalla fine degli anni ‘90 inizia un periodo di crescita attraverso la costituzione di nuove società, che andavano nella direzione di offrire al nostro cliente un servizio a tutto tondo. Così nel 1998 fu creata Acquamatic, condotta dal mio socio e caro amico Giuseppe Mezzini; abbiamo allargato l’area di interesse puntando su Verona con la Thematic, che ben presto diventò la terza azienda più importante dell’area; abbiamo costituito la Doblone, un contact center che dà supporto, quale partner operativo, a tutta una serie di azioni legate allo sviluppo commerciale dell'OCS, la cosiddetta customer satisfaction. Poi abbiamo costituito una società, la DOV, che gestisce Bar e un’altra per il commercio elettronico di food. L’obiettivo di tutte queste iniziative è di avere il cliente al centro, di essere fortemente presenti, di presidiare il territorio non puntando bandierine come se si trattasse di una guerra di conquista, ma con una visione e un approccio diversi.

IN QUALI ELEMENTI SI EVIDENZIA QUESTA VISIONE "DIVERSA"?

Noi abbiamo scelto di essere presenti in un territorio relativamente piccolo con un numero importante di personale, siamo forse l'azienda più grande che opera in un territorio così piccolo. Questa scelta strategi-

ca ha fatto la differenza con i grandi gruppi nascenti, perché voleva dire avere una forza sul territorio, che ci garantisse di offrire un servizio all'altezza, se non superiore, alle aspettative. Ciò significa tempi di intervento brevi, risposta rapida alle richieste dei nostri clienti, capacità di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza. Quest’anno, anticipando un obbligo che scatterà dal 2027, avremo il nostro primo Report di Sostenibilità. È la dimostrazione della nostra sensibilità rispetto a quella che riteniamo sia già oggi una necessità del nostro cliente. In sintesi, la nostra visione è mettere al centro il cliente e cercare di essere sempre in anticipo su quelle che saranno le sue esigenze.

QUESTO DISCORSO VALE ANCHE PER LA TECNOLOGIA?

Sicuramente. Abbiamo colto l’opportunità delle agevolazioni del Piano Industria 4.0 fin dall'inizio e questo ci ha permesso di avere oggi oltre la metà del nostro parco distributori già interconnesso. Tutti gli anni investiamo tanto in tecnologia, perché siamo convinti che bisogna costantemente essere al passo con i progressi tecnologici, che devono essere colti perché sostengono la crescita, accompagnano la trasformazione di un’azienda, aiutandola a superare anche i momenti più difficili. Noi guardiamo continuamente al futuro. Le nostre professionalità sono cambiate, si è passati dalla meccanica all'elettronica e oggi siamo nell’era della meccatronica ormai. Per stare sul mercato è necessario aggiornare continuamente la professionalità, intuendo il tempo che ci aspetta domani. Questo sicuramente è una sfida non semplice.

NELL'ULTIMA EDIZIONE DI VENDITALIA È STATO PRESENTATO UN NUOVO SISTEMA CHE CONSENTE AI CONSUMATORI DI PAGARE AL DISTRIBUTORE BOLLETTE, CANONI, MULTE E TANTO ALTRO. PENSATE DI ADOTTARE QUESTO TIPO DI SOLUZIONE?

Come mi ha sempre insegnato mio padre e come è sempre stato nella sensibilità della nostra cultura aziendale, credo che le innovazioni vadano innanzitutto conosciute, capite e poi applicate, in funzione della efficacia che possono avere. Sono convinto che i distributori e il nostro settore siano altamente tecnologici e di conseguenza abbiamo l'opportunità di poter offrire tanti diversi servizi tramite i nostri distributori. L’opportunità di integrare pagamenti Pago-Pa rappresenta una spinta per il settore anche sotto il profilo della credibilità, visto che un partner come Banca Intesa ha scelto di fare questa operazione con il Vending, accordandogli fiducia. Posso dire che noi abbiamo già pensato di rendere man mano operativi i nostri distributori per questa nuova opportunità. Anche se si tratta di uno strumento che non cambierà il nostro conto economico, accrescerà la nostra reputazione. Il rapporto con la concorrenza sul territorio è iniziato molto tempo fa, perché quelli che poi sono diventati grandi gruppi, hanno iniziato già tanti anni fa ed erano quindi già presenti su Brescia. Ed è stato proprio allora che abbiamo maturato l’idea di non crescere andando ad aprire filiali da altre parti, ma di crescere restando sotto lo stesso tetto, operando con un raggio d'azione concentrato, senza disperdere energie altrove. Per intenderci, quando abbiamo deciso di fare alcune acquisizioni, le abbiamo fatte nello stesso ter-

ritorio in cui eravamo già presenti. Al momento, posso dire di essere soddisfatto di questa scelta, perché ci permette di confrontarci con altri gruppi senza sentirci in difficoltà nel servizio che andiamo ad erogare ai nostri clienti. Anzi, spesso siamo noi a creare difficoltà, opponendo la nostra forza commerciale che è ben radicata in questi territori.

PARLIAMO DI NUMERI, OGGI OVDAMATIC COMPIE 50 ANNI, QUALI NUMERI SVILUPPATE?

Prevediamo di chiudere il 2024 con un fatturato vicino ai 25 milioni. La nostra sede è rimasta a Brescia e operiamo su diverse province della Lombardia, riuscendo sostanzialmente a coprirla tutta. Nel 2023 abbiamo aperto una società sulla direttrice della Brebemi, l'autostrada che passa tra Brescia, Bergamo e Milano, per sostenere il presidio del territorio. Ciò non cambia la nostra idea di essere un’azienda sotto un unico tetto e questo ci permette di avere sempre un rapporto molto diretto con tutto il personale. Per questo motivo, la mia porta è sempre aperta, mi piace poter parlare con tutti i miei collaboratori e i miei responsabili, e dò la massima disponibilità al dialogo. Credo che anche questo faccia un po' la differenza.

SIETE ESTREMAMENTE CONCENTRATI E RADICATI SUL TERRITORIO IN CUI OPERATE, DOVE SONO COMUNQUE PRESENTI I GRANDI GRUPPI. COME REGGETE ALLA CONCORRENZA?

Tornando ai numeri e considerando tutte le società, siamo sicuramente oltre le 200 persone. Solo alla Ovdamatic di Brescia abbiamo 60 addetti al rifornimento, 30 addetti nell’area tecnica, 12 commerciali, oltre agli amministrativi.

AVRESTI MAI IMMAGINATO DI DIVENTARE IL MANAGER DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA?

Sai, in genere, soprattutto nell'adolescenza, si sogna di fare altro, ognuno ha un proprio sogno, poi magari si prendono altre strade, un po' per esigenza, un po' per opportunità e, nel mio caso, c'era un'azienda da gestire. Sono certamente orgoglioso del percorso che ho condiviso con mio padre, con il quale ho avuto sem-

pre un bellissimo rapporto. Tieni conto che soprattutto negli anni ‘90/2000 quello del passaggio generazionale, era un problema particolarmente sentito in Italia. Devo dire che io sono entrato in azienda non perché me l’abbia imposto mio padre, che ha lasciato noi figli liberi di scegliere. Però, quando sono arrivato prossimo alla laurea, spinto anche dall’aver vissuto un po’ Il Vending seguendo lui, mi si è acceso il desiderio di fare anch'io quel percorso, portando avanti i valori dei soci fondatori, in primis mio padre. Una delle cose che mi manca di più è il caffè delle 10 e mezza con lui. Era il momento della giornata, nel quale avevamo l'occasione di confrontarci un po' su tutto, di condividere il problema quotidiano, come anche le visioni del futuro e questo conferma che tra noi c'è sempre stata una grande intesa, una grande condivisione e una grande stima reciproca. Oggi continuiamo a mantenere questa cultura aziendale, fatta prima di tutto dai nostri collaboratori. Dico sempre che dobbiamo essere capaci di fare squadra e in Ovdamatic c'è molto attaccamento alla maglia, un sentimento importante che ci guida ogni giorno.

QUALE CAFFÈ UTILIZZATE ALL'INTERNO DELE MACCHINE?

Per 45 anni abbiamo utilizzato due miscele de Il Caffè del Moro. Dico due perché abbiamo sempre favorito il concetto della doppia miscela, una tendenzialmente ricca di arabica e una base, ma sempre di buona qualità. Questo perché crediamo che la buona qualità del prodotto, piuttosto che il prezzo, spinga le consumazioni. Da qualche anno, poiché Il Caffè del Moro è uscito dal settore della distribuzione automatica, stiamo utilizzando Caffè Covim, un partner nuovo scelto dopo aver fatto un'analisi dei prodotti offerti dal mercato.

A PROPOSITO DI CAFFÈ, OGGI LE QUOTAZIONI

DEL CRUDO SONO ALLE STELLE, SOPRATTUTTO LA ROBUSTA CHE LA PIÙ UTILIZZATA NELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA. AVETE EFFETTUATO AUMENTI E COME VIVONO I CLIENTI QUESTO TIPO DI PROBLEMATICA?

Dopo il 2020, anno della pandemia, c'è stato un susseguirsi di situazioni negative e congiunturali, perché siamo passati dal problema della riduzione del fatturato a causa del Covid, alle guerre con l'aumento delle materie prime, alla forte inflazione ed oggi assistiamo al rally che sta subendo il caffè, che è il prodotto più venduto al distributore automatico. Tutto questo ha generato un problema di aggiornamento dei prezzi e negli ultimi 3 anni, 2021-2023, abbiamo già dovuto obbligatoriamente ritoccare i listini per far fronte a queste situazioni. Ma le prospettive future richiederanno un ulteriore aggiornamento del prezzo. È inevitabile Per quanto riguarda i clienti, credo che spesso e volontieri sia più un problema mentale nostro, che del cliente stesso, il quale guarda il prezzo al distributore e lo accetta. È evidente che sia un problema della singola azienda di farsi riconoscere il valore che è dentro il prezzo di vendita, ovvero il servizio che viene fornito Su questo bisognerebbe lavorarci, offrire al consumatore un po' più di informazione e formazione sulla be-

vanda caffè, le sue origini, la lavorazione, le qualità che va a ingerire ogni giorno quando lo beve. Oggi il consumatore è più sensibile e proprio per questo il nostro parco macchine è costituito sempre di più da distributori touch, che permettono di dare molte più informazioni in maniera più immediata, di modo che il nostro consumatore compia scelte consapevoli al distributore automatico.

Tutto questo fa parte di quel concetto di qualità, che ti permette di conseguenza di chiedere il giusto prezzo per il servizio che stai dando. Noi gestori dobbiamo comprendere che solo vendendo a un giusto prezzo potremo continuare a fare investimenti e alzare il livello di qualità del servizio. E questo fa parte della visione del futuro.

DOPO PIÙ DI 30 ANNI NEL SETTORE, QUAL È LA TUA VISIONE DEL VENDING DEL FUTURO?

Io guardo al futuro con ottimismo. Tra qualche giorno celebreremo il nostro cinquantesimo, che ho scelto di festeggiare con tutto il nostro personale presente e passato e le relative famiglie, proprio per condividere quello che è stato il nostro percorso, che è merito di tutti coloro che ne hanno fatto parte. Quando mio padre ha compiuto 90 anni, gli abbiamo fatto una festa a sorpresa e in quell’occasione, lui ha ringraziato i collaboratori per quello che era stato fatto fino ad allora e per quello che avremmo fatto in futuro. Ecco, vorrei fare la stessa cosa anch’io.

Tornando al futuro del vending, che è ancora un bellissimo settore, credo decisamente che sarà sempre più legato alla tecnologia, all'intelligenza artificiale che sto cercando già di inserire in azienda come parte integrante del sistema di lavoro. Credo che l'approccio debba sempre essere costruttivo e con la voglia di affrontare il futuro con ottimismo.

INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

CUPS S.r.l. è una società di produzione e commercializzazione di prodotti monouso per la distribuzione automatica di bevande calde e fredde e l’OCS, i cui sviluppi più recenti sono strettamente legati alla storia di Liberato Glielmi, Amministratore Unico e Rappresentante dell’Impresa, che subentrò come socio maggioritario nell’assetto proprietario dell’impresa nel 2016, anno particolarmente complicato della storia dell’azienda e, da quell’anno, ne gestisce pienamente attività, servizi e personale impiegato. A partire dal suo insediamento, è iniziato un periodo di ristrutturazione della CUPS srl, che è riuscita a superare ogni difficoltà, presentandosi oggi come un player di assoluto riferimento per il comparto della Distribuzione Automatica. Ponendo crescente attenzione alle esigenze di questo specifico mercato, la CUPS si è concentrata sempre di più sulla ricerca di materiali innovativi e sull'uso di tecnologie all'avanguardia per realizzare prodotti che la distinguessero dai competitor. Consapevole del forte impatto ambientale generato dai processi produttivi

in generale e da quelli della plastica in particolare, l’azienda ha lavorato molto in ricerca e sviluppo per individuare materiali e procedure, che limitassero questi effetti dannosi e garantissero un futuro più verde.

Un orientamento che ha portato la Cups a redigere il suo Bilancio di Sostenibilità a partire dal 2022, un resoconto che di anno in anno la vede migliorare le proprie performance nel rispetto dell’ambiente, del territorio e della governance aziendale.

Partendo da questi presupposti, la Cups srl ha progettato e realizzato due diverse tipologie di bicchieri da 166 cc, entrambi destinati al canale della Distribuzione Automatica, che vanno ad incrementare il già ricco portafoglio dei prodotti monouso, che spazia dai bicchieri in plastica tradizionale, a quelli in cartoncino, alle palettine, fino alle ultime referenze che vanno nella direzione dell’innovazione per quanto riguarda design e sostenibilità.

Entrambi i modelli sono certificati per la proprietà intellettuale dall’ufficio dell’Unione Europea.

UN BICCHIERE PER IL FUTURO: LA SOSTENIBILITÀ DI LOVV

Il bicchiere LOVV è progettato per ridurre sensibilmente l'impronta di carbonio: ogni 300.000 pezzi prodotti consentono di risparmiare una tonnellata di CO2 È realizzato utilizzando la tecnologia NEOS (Natural, Ecological, Organical, Sustainable), che riduce l'impatto ambientale grazie all’impiego di polimeri derivati da fonti rinnovabili. Questa innovazione permette di minimizzare l’uso di risorse fossili, garantendo al contempo le stesse proprietà dei materiali tradizionali. Grazie alla tecnologia NEOS, CUPS ha sviluppato un bicchiere monouso che non solo rispetta l’ambiente, ma mantiene standard elevati in termini di resistenza e funzionalità. Il design ergonomico ne facilita l'uso, rendendolo perfetto per distributori automatici e altri contesti di consumo rapido.

A garanzia di tutto questo, CUPS ha ottenuto la certificazione ISO 14067 per il bicchiere LOVV. Questo standard internazionale stabilisce i criteri per la quantificazione dell’impronta di carbonio di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento.

La certificazione ISO 14067 offre ai consumatori la sicurezza che il bicchiere LOVV rispetta i più alti standard di sostenibilità, confermando l'affidabilità dei processi produttivi di CUPS. Ciò significa che ogni volta che si sceglie di utilizzare un bicchiere LOVV si contribuisce a ridurre l’impatto ambientale e si promuove uno stile di vita più sostenibile.

IL BICCHIERE UP: DESIGN E INNOVAZIONE PER UN CAFFÈ PERFETTO

Il bicchiere UP di CUPS rappresenta un'innovazione nel settore del vending, progettato per esaltare l'esperienza del caffè in ogni sorso. Realizzato in plastica riciclabile, leggera e resistente, il bicchiere UP non altera il sapore del caffè, garantendo un’esperienza autentica. Grazie alla sua forma studiata nei minimi dettagli, UP è in grado di amplificare gli aromi e la cremosità della bevanda, offrendo un momento di degustazione unico. Ogni elemento del bicchiere UP, infatti, è stato sviluppato con l'obiettivo di migliorare la percezione del caffè. La sua struttura allungata e il fondo stretto creano un ambiente perfetto per concentrare gli aromi, spingendoli verso l'alto e intensificandone il profumo. Il fondo stretto, inoltre, mantiene la cremosità più densa e persistente, garantendo una consistenza ricca fino all'ultimo sorso. Questo design innovativo non è solo estetico: permette una distribuzione del calore uniforme, mantenendo il caffè caldo più a lungo senza compromettere il gusto. Il bicchiere UP è stato progettato per essere pratico ed ergonomico. La sua forma lo rende facilmente sovrapponibile e impilabile, compatibile con la maggior parte dei bicchieri del settore vending. Inoltre, la sua forma si allontana dal classico bicchiere millerighe e contribuisce a dare un'immagine rinnovata e più moderna ai fruitori della distribuzione automatica.

Con il bicchiere UP, l’azienda ha dimostrato ancora una volta di saper coniugare estetica e funzionalità, offrendo un prodotto che risponde alle aspettative di chi cerca un'esperienza sensoriale superiore.

“Sono tanti i vantaggi per il gestore che sceglie un bicchiere CUPS per i suoi distributori automatici - commenta Liberato Glielmi, amministratore unico della Cups srl - La forma ergonomica e studiata per esaltare l’aroma e la cremosità del caffè, garantisce al fruitore un’esperienza appagante. Inoltre, grazie alla scelta di materiali meno impattanti sull’ambiente, il semplice gesto di prendere un caffè contribuisce a rendere più vivibile il futuro del nostro pianeta. ”

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ABBIAMO RICOSTRUITO IL FUTURO

DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Eravamo rimasti al 26 luglio 2021, quando l’azienda è andata completamente distrutta a causa di un incendio. Non auguro a nessuno di vedere letteralmente andare in fumo anni di sacrifici, progetti, sogni. Eravamo in ginocchio e dovevamo prendere una decisione difficile, che avrebbe coinvolto non solo la proprietà, ma anche e soprattutto tutti coloro che ci avevano accompagnato nel nostro percorso. Il mio socio ed io ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti: cosa dobbiamo fare? Con estrema fermezza, abbiamo deciso di ripartire, con la consapevolezza che sarebbe stato un percorso difficile, ma che non eravamo soli, perché avevamo al nostro fianco una squadra di ragazzi pronti a reagire insieme a noi. Quando parlo di ragazzi non intendo numeri, profili aziendali, ma un gruppo di persone affiatate, che ci ha fatto sentire capaci di affrontare il difficile periodo che ci aspettava.

C’È STATA ANCHE SOLIDARIETÀ DA PARTE DEI COLLEGHI?

Sia da parte dei colleghi che da parte dei fornitori. Ci hanno messo a disposizione macchine, strutture, qualsiasi cosa pur di non farci sentire soli e questo ha significato molto per noi, perché vuol dire che negli anni precedenti abbiamo seminato bene e nel momento del nostro bisogno nessuno si è tirato indietro La considero una grandissima attestazione di stima nei nostri confronti, che ci ha permesso di ripartire.

AVETE ORGANIZZATO SUBITO LA RISTRUTTURAZIONE DELLO STABILIMENTO?

No, siamo ripartiti in una struttura più piccola nel consorzio ASI di Pascarola con la stessa formazione ma con meno macchine. In realtà abbiamo dovuto adattare una struttura preesistente alle esigenze della torrefazione. Macchina dopo macchina siamo riusciti

piano piano a recuperare i clienti e riproporre i nostri servizi. Nel contempo, abbiamo ripreso possesso del nostro vecchio capannone, che abbiamo dovuto in primis bonificare perché, dopo un incendio, la zona va totalmente bonificata, bisogna smaltire tutti i rifiuti e riprogettare un'azienda da capo. Non dimentichiamo che abbiamo avuto tonnellate e tonnellate di caffè bruciato, che sono un rifiuto tossico e quindi vanno smaltite secondo le procedure di legge con tutti i costi che questo comporta.

COM'È STATO L’APPROCCIO CON I CLIENTI?

È stato un percorso impegnativo, perché dovevamo ritrovare i nostri clienti storici nostri, riconquistare la loro fiducia in termini di produzione, perché giustamente avevano bisogno di certezze soprattutto dal punto di vista dei quantitativi che potevamo assicurare. Contemporaneamente, il rovescio della medaglia di questo incendio ha fatto sì che fossimo stati sulla bocca di tutti, facendoci conoscere un po' da tutto il mondo della torrefazione.

Questo ci ha portati a trovare nuove collaborazioni con aziende importanti, che ci hanno anche dato modo di crescere più rapidamente.

IN QUESTO FRATTEMPO, VI OCCUPAVATE ANCHE DELLA RISTRUTTURAZIONE?

Sì, il capannone è stato totalmente ridisegnato in tutte le linee produttive e in tutti gli spazi da Daniele De Simone, che è il mio socio, che è stato un maestro in

questo. Abbiamo creato una struttura molto all'avanguardia, dove nulla è stato lasciato al caso e tutto è stato pensato per offrire quanti più servizi possibile alle torrefazioni, ai negozi specializzati, alla grande distribuzione organizzata che volesse fare un prodotto a marchio. Abbiamo ottimizzato le linee produttive, gli spazi di stoccaggio, il magazzino, insomma ogni reparto e tutti quelli che ci vengono a trovare ci fanno i complimenti per il risultato che abbiamo ottenuto in soli tre anni. Stiamo raccogliendo un po' di soddisfazioni dopo tre anni di sacrifici, in cui non è stato certo facile, ridisegnare uno stabilimento e contemporaneamente produrre in un altro. Oggi possiamo raccontarlo e questa sicuramente è una bella soddisfazione.

QUAL È LA VOSTRA IDEA DI BUSINESS?

Noi ci proponiamo come partner dei nostri clienti, quindi mettiamo a disposizione una struttura che conta, tra tostatici, confezionatici, capsulatrici, macchine per confezionare lo zucchero ben 33 linee di confezionamento. Questo ci permette di poter lavorare in maniera flessibile, con tutti i formati di cialde e capsule Abbiamo una linea di selezione del verde, possiamo lavorare il caffè crudo del cliente, così come quello tostato. Possiamo offrire una delle nostre sei miscele, ma anche studiare e realizzare una miscela ad hoc, poiché abbiamo un laboratorio di analisi e ricerca e sviluppo con tante strumentazioni, che ci consentono di dare e garantire una qualità costante nel tempo. Abbiamo un ufficio creativo che è a totale disposi-

zione dei nostri clienti, dalla semplice etichettatura di una scatola al restyling di un logo, alla proposta di un nuovo formato da mettere sul mercato con un packaging diverso. Ci mettiamo a disposizione di chi vuole produrre a proprio marchio, seguendolo passo dopo passo: dalla realizzazione del marchio alla scelta della miscela, alla formazione del personale. In azienda abbiamo, infatti, una sala corsi con 30 posti a sedere a disposizione dei nostri clienti.

In sintesi, vogliamo fare tanto ma sempre a fianco dei nostri partner, mettendo a disposizione il nostro knowhow, la nostra versatilità e l’ampia gamma di servizi di cui disponiamo, realizzati sulle esigenze dei nostri clienti del comparto caffè.

NELLA RICOSTRUZIONE, AVETE DATO ALLA

VOSTRA AZIENDA UN’IMPRONTA GREEN?

Siamo un'azienda molto green con tutta una serie di certificazioni: dal Rating di Legalità alla certificazione per la Parità di Genere, all’ISO 9000, 14000, Kosher, Halal, Biologico, IFS, BRC. Utilizziamo energia rinnovabile grazie ad un potente impianto fotovoltaico; abbiamo un impianto di recupero delle acque bianche che ci permette di riutilizzarle per irrigare il giardino, per lavare a terra e per i servizi, quindi c'è meno spreco. Abbiamo realizzato un progetto veramente green per abbassare la CO2 negli uffici. Come risultato dello studio da parte di un ingegnere ambientale, abbiamo messo una specifica varietà di piante in ogni ufficio per respirare un’aria più pulita. Per i dipendenti abbiamo creato un'area relax, un'area ludica con un campo di paddle e una palestra. Abbiamo pensato che durante la pausa pranzo, invece di oziare con i cellulari in mano, possono svolgere attività legate al benessere psicofisico, come ascoltare musica, giocare a ping pong, carambola, biliardino, in modo tale che fanno squadra e mentalmente staccano, per poi ritornare sulla loro postazione di lavoro.

E PER QUANTO RIGUARDA LA TECNOLOGIA?

Stiamo facendo tanto. Stiamo lavorando molto con

l'Industria 4.0. Abbiamo creato una app per dare la possibilità ai nostri clienti di poter scaricare gli stati di avanzamento della loro produzione. È un magazzino virtuale della loro merce presso di noi, sia degli imballaggi che della materia prima e del prodotto finito, e contiene schede tecniche e report riguardanti i loro ordini. Insomma, stiamo lavorando per dare la possibilità a tutti di conoscerci come azienda improntata sul futuro, ma sempre con la massima umiltà e la disponibilità di lavorare al loro fianco e mai in concorrenza con loro.

SU QUANTI METRI SCOPERTI E COPERTI SI SVILUPPA LA NUOVA CIDA?

Abbiamo uno stabilimento di 6.000 metri quadrati coperti, di cui 2.000 sono destinati solo alla produzione, il resto è logistica e magazzino. Poi abbiamo altri 7.000 metri scoperti con tre banchine di carico, di capacità adatta anche per gli autotreni. Abbiamo realizzato un bagno con spogliatoio per i trasportatori dandogli la possibilità di sentirsi a loro agio.

PRODUCETE ANCHE PER AZIENDE ESTERE?

Per il momento, solo in seconda battuta, perché ci sono molti nostri clienti che ci commissionano lavori che poi vanno all'estero. Però, il programma CIDA 2025 prevede la nostra partecipazione a quattro fiere internazionali, proprio per provare a farci conoscere anche fuori dall’Italia, per provare a fare conto terzi anche in altre parti dell'Europa.

DOVE ESPORRETE?

Ci stiamo organizzando per Singapore, Chicago, Amsterdam e Dubai. Possiamo dire che la nostra è diventata una grande realtà che però desidera espandersi ulteriormente, mettendo a disposizione il proprio knowhow in qualità di partner.

Ci piace lavorare su progetti con i nostri clienti, mettere a loro disposizione la nostra forza produttiva, la nostra competenza, il nostro know-how per contribuire alla crescita del loro business.

ECOPOD UNA MACCHINA, TRE SOLUZIONI

Steve Lowe e Marco Verri sono i soci fondatori della Compopack srl, azienda romagnola nata nel 2020 con l'obiettivo di sviluppare macchinari eco-compatibili per il confezionamento di capsule di caffè, e non solo. Oggi, sono più che mai impegnati nel dare seguito alla richiesta di diverse collaborazioni con industrie e PMI del settore Food&Beverage, operanti sia in Italia che all'estero.

Dopo un periodo turbolento, causato prima dalla pandemia e poi dall'alluvione che ha flagellato la Romagna nel maggio 2023, Steve e Marco hanno ripreso l'attività presso la nuova sede di Anzola dell’Emilia nel

Bolognese e sono ormai pronti a lanciare ufficialmente Ecopod, una macchina alla quale entrambi hanno dedicato anni di ricerca e tante risorse, come ci racconta Marco Verri, responsabile tecnico della Compopack.

COM'È NATA L'AZIENDA?

Conosco Steve da molto tempo, perché diversi anni fa abbiamo avuto occasione di collaborare nel corso di una mia precedente attività.

Steve, è un ingegnere meccanico, plurilingue e con una grande esperienza anche come manager commerciale. Ci siamo ritrovati e quando ho condiviso con lui l'idea di mettere in piedi una piccola azienda per fare ricerca e sviluppo sul futuro dell'imballaggio, abbiamo subito capito che potevamo fare squadra.

In particolare, abbiamo entrambi esperienza nel settore del packaging e, per quanto mi riguarda, da tempo avevo prestato molta attenzione al campo dei materiali compostabili, nonché delle macchine confezionatrici. Nel 2020, nonostante la pandemia, abbiamo condiviso un programma di lavoro comune per offrire alle aziende del settore packaging nuove soluzioni che fossero più ecosostenibili e in linea con i principi di Agenda ONU 2030.

CON QUALE INTENZIONE?

Volevamo trovare soluzioni tecnologiche che potessero trovare l'applicazione di nuovi materiali, ovvero quelli che hanno un impatto meno pesante possibile sull'ambiente, come i compostabili. Oggi, fortunatamente, questo è un tema molto sentito, ma fino a qualche anno fa nessuno investiva tempo e denaro per portare avanti questo tipo di ricerca. A noi, invece, è sembrato che si potesse aprire uno spiraglio commerciale importante, concentrandoci su queste caratteristiche che non si limitano solo all'utilizzo di materiali, ma anche ad una filosofia di imballaggio inteso come eco design e riduzione dei volumi dei materiali Questo perché, che siano compostabili o no, la quantità di materiale che ognuno di noi deve smaltire è sempre in crescita e l'intenzione era di poter ridurre queste quantità, cosa che avrebbe reso le nostre soluzioni più interessanti.

Nella foto da sinistra Steve Lowe e Marco Verri

STEVE È STATO SUBITO DISPONIBILE?

Sì, anche perché eravamo entrambi in un momento di riflessione, nel senso che avevamo concluso altre attività in altre aziende e casualmente stavamo pensando di creare qualcosa di simile per cui, dopo aver fatto un business plan, siamo partiti e ci siamo concentrati sul settore del caffè. Di lì a poco, abbiamo intrapreso il progetto "Ecopod, una macchina 3 soluzioni".

ME LA DESCRIVI?

Ecopod è una macchina per monodosi di caffè, tè, erbe, tisane, piuttosto che miele, marmellate, estremamente compatta e dotata di tecnologie avanzate che permettono l'utilizzo di questi materiali un po' particolari. Intendo tecnologie che vanno verso ultrasuoni, sistemi laser per il taglio, sistemi laser per le incisioni e presenta quindi una serie di apparecchiature molto adatte per questi materiali. A tutto ciò si aggiunge un concetto innovativo, che è sostanzialmente un transfer, che permette alla macchina di essere attrezzata con diverse tipologie di dosatori, piuttosto che di formatrici, di vaschette, ecc. In altre parole, è possibile gestire con la stessa macchina più configurazioni

A CHI È DESTINATA?

Ecopod è stata pensata in primis per il settore del caffè, ovvero i produttori di capsule e cialde, ma potrebbe trovare spazio commerciale anche per prodotti un po' di nicchia. Ad esempio, in alcuni bar chiedono oggi particolari tipologie di caffè, come la monorigine Columbia, nel formato capsula. In questo caso trattandosi di un caffè speciale, che non ha la stessa richiesta di miscele più tradizionali, avere una confezionatrice dedicata non sarebbe sostenibile, anche perché magari occorre cambiare anche il tipo di capsula in fase di confezionamento, perché c'è chi richiede la capsula compostabile, chi la vuole in plastica, ecc…. Ecopod è una macchina che risolve questa tipologia di problema, essendo stata pensata per poter cambiare formato rapidamente, riuscendo a confezionare i caffè, le erbe, i liofilizzati, ecc. senza dover comprare macchine singole.

PRODUCETE ANCHE ALTRI MACCHINARI?

Al momento restiamo concentrati su Ecopod, in quanto abbiamo scelto di seguire una fascia di mercato che arriva a una produzione dai 5 ai 20 milioni di pezzi all'anno. Quindi il nostro target attuale è il settore caffè/torrefazioni. Siamo infatti determinati a dare una risposta di alta qualità in termini di tecnologia e meccanica al fine di fornire una linea intera, che significa avere tutti i sistemi di alimentazione prima del prodotto e anche il confezionamento a valle, che può essere in sacchetti o in scatole. Questo vale sia per il caffè che per tutti gli altri prodotti, in particolare i solubili, sui quali stiamo lavorando molto, perché richiedono capsule molto scomode dal punto di vista dello smaltimento e, devo dire, sono molto richiesti.

QUANTE VERSIONI DI ECOPOD PRODUCETE?

Come ho già detto, Ecopod è una macchina modulare che può essere upgraded per funzionare con tre velocità (60-120-180). Per quanto riguarda l'imballaggio secondario, laddove sia richiesto dal cliente, Compopack può fornire linee chiavi in mano integrando la propria macchina con altra soluzione oppure fornire una linea completa grazie a partnership con altri costruttori che condividono i nostri valori etico-sostenibili.

COME VI STATE MUOVENDO NEL MERCATO?

Abbiamo avviato delle collaborazioni con aziende che possono utilizzare Ecopod a supporto di macchine specifiche per l'estrazione del caffè. Nel frattempo, siamo entrati nel programma Ecosister Accelerator della Regione Emilia-Romagna che ci permetterà di entrare in contatto con altre imprese del settore, con centri di ricerca (es.UNI BO) e anche con possibili investitori mantenendo il nostro obiettivo finale, ovvero quello di collaborare con piccole e medie imprese del Made in Italy

LA NUOVA STRATEGIA OCS

La torrefazione napoletana affida a Massimiliano Farina la ristrutturazione della divisione OCS

Da oltre 15 anni in Kimbo come direttore vendite Italia Retail e GDS, da alcuni mesi Massimiliano Farina ha in carico un nuovo progetto della torrefazione napoletana, che prevede il rilancio in grande stile della divisione OCS. Ce ne svela i dettagli nell’intervista che segue.

KIMBO HA MESSO IN CAMPO UNA PRECISA STRATEGIA PER RIVOLUZIONARE LA SUA DIVISIONE OCS. CE NE PARLI?

Finora la divisione OCS in Kimbo non ha vissuto uno sviluppo al pari di altri canali in cui siamo molto forti, come il Retail e il canale Bar, tant’è che oggi il canale OCS & Vending rappresenta solo il 3% del giro d’affari dell’azienda. Alcuni mesi fa, l’azienda ha deciso di dedicare nuove energie al canale ed ha pensato di affidarmi questo progetto. Dunque siamo ripartiti con forze nuove, figure che hanno un benchmark importante nel canale, con l’obiettivo di presidiare le circa 4mila rivendite specializzate presenti in Italia e chi fa B2C, ovvero tutti quelli vendono OCS online.

COME SARÀ ORGANIZZATA QUESTA NUOVA STRUTTURA?

Siamo partiti a giugno con un team composto da 6 persone con l’obiettivo di arrivare a 20 agenti dedicati. I risultati già si vedono, dalla partenza del progetto abbiamo già distribuito il prodotto in 500 punti vendita al dettaglio. Miriamo ad arrivare per fine 2024 a 2500 punti vendita, per crescere ancora nel 2025.

UN PROGETTO MOLTO AMBIZIOSO…

Indubbiamente! Per il prossimo quinquennio vorremmo diventare tra i protagonisti del comparto, raggiungendo un fatturato rilevante nella categoria. Oggi abbiamo sicuramente un team adeguato alla sviluppo che vogliamo perseguire, con investimenti importanti sul canale.

COME MAI QUESTA CONCENTRAZIONE DI ENERGIE COSÌ FORTE SUL COMPARTO OCS?

Perché è un canale che, se affrontato bene, ci offre l’opportunità di modificare il mix del fatturato globale dell’azienda. È un po' come avere più gambe, mettiamola così!

PREVEDETE DI EFFETTUARE NUOVI INVESTIMENTI IN MACCHINARI?

Indubbiamente e ti dirò di più: man mano che il fatturato OCS crescerà, la proprietà è pronta a fare ulteriori

investimenti, anche in termini di spazi in ordine all’attuale stabilimento.

COME RIUSCIRETE A RESTARE IN EQUILIBRIO IN UN MERCATO SATURO, DOVE L’ACQUISTO È DETTATO SOPRATTUTTO DAL PREZZO?

Noi continuiamo sulla nostra strada che ha sempre al centro la qualità, sia del caffè che della tecnologia di erogazione. Intendiamo sempre di più presidiare la fascia premium, ma con un posizionamento “affordable” che consenta al consumatore di provarci e di ricomprarci una volta che ha apprezzato la nostra proposta qualitativa. La competizione di prezzo non ci interessa, ci sarà sempre un caffè che costa meno del tuo.

Da sempre lavoriamo sulla qualità: già qualche anno fa, per tutte le nostre cialde compostabili, abbiamo rivisto la geometria del prodotto che abbiamo portato a 7,3 grammi, per ottenere un caffè ancora più cremoso e intenso. Questo, associato ad altre innovazioni tecniche, ci ha consentito di rendere il nostro prodotto tra i migliori del mercato. Quindi il fattore del prezzo è relativo.

A QUESTO PROPOSITO, SU QUALI PRODOTTI INTENDETE PUNTARE?

Noi abbiamo sostanzialmente tutti i sistemi che a livello nazionale sono più in trend. Parto dal Sud Italia con le cialde compostabili, segmento dove siamo presenti da sempre e sul quale puntiamo tantissimo visto che è il sistema preferito di questa parte del Paese. Allo scopo, come dicevo prima, abbiamo fatto un gran lavoro per migliorarla sotto tutti gli aspetti ed ottenere una cialda che potesse dare un'estrazione magnifica nella maggior parte delle macchine in uso sul mercato. Oltre che sulla cialda, puntiamo su tutti i sistemi capsula, a partire dai tre principali ossia Nespresso, A modo mio e Dolce Gusto, per finire con Bialetti, Caffitaly, Lavazza Blue, ecc. Assortimento completato da una linea di bevande solubili in affiancamento al caffè.

COME SI CHIAMA LA LINEA DEDICATA?

Abbiamo creato una gamma che si chiama Meraviglie del Gusto, declinata in più miscele che rispondono ai desiderata dei vari territori, ossia prodotti con percentuali di Arabica e Robusta che variano in base alle esigenze abbinate a profili di tostatura diversi, in modo da rispondere a tutte le esigenze di palato.

RIPRENDERETE IL PROGETTO DELLA MACCHINA CON METAL?

Il progetto Metal verrà sicuramente ripreso e prevede un ampliamento della gamma con più modelli per

quanto riguarda il sistema cialda, che prevediamo di distribuire a 360 gradi anche nella GDS.

COME VERRÀ COMUNICATO TUTTO QUESTO AL CONSUMATORE?

Il nostro marketing è in continua evoluzione. A livello Italia, siamo radicati sul territorio e raccontiamo la nostra tradizione napoletana, il nostro patrimonio culturale, ma la nostra campagna di settembre è una domination dedicata a Milano e a tutta la Lombardia: il focus è sulle capsule compatibili Nespresso in alluminio, che nel Nord Italia è la tipologia di porzionato più richiesta. La campagna passa da attività di forte impatto (come l’enorme murales realizzato per noi dallo street artist milanese ViM! in piazza XXIV Maggio) alle attività di guerrilla e di trial attarverso 3 edicole dislocate nei punti più strategici della città di Milano. Qui il pubblico milanese può assaggiare gratuitamente, per tutto il mese di settembre, le nostre migliori caspule Quest’ultimo aspetto è per noi molto importante, perché riteniamo che sia fondamentale far degustare il prodotto, perché solo assaggiandolo il consumatore si può rendere conto che è migliore degli altri. Non manca il supporto ai punti vendita delle principali catene della GDO che oggi commercializzano il prodotto.

ALLA LUCE DEI RISULTATI CHE PREVEDETE DI OTTENERE, PENSATE DI AMPLIARE LA SEDE?

La proprietà ci sta già lavorando, ma non è semplice perché lo stabilimento è al centro di un’area che già ricca di strutture (Carcere di Secondigliano, grandi stazioni, la statale) e unità abitative che limitano la nostra espansione.

In ogni caso faremo il possibile per restare a Melito, poiché i fondatori di Kimbo hanno scelto questa area, dando possibilità a tante persone di avere un posto di lavoro, e qui ormai siamo profondamente radicati. I progetti allo studio sono diversi.

Massimiliano Farina approda in Kimbo nel 2008 dopo un percorso professionale come manager del food in aziende di certa levatura. Nel 1995 entra nella Famiglia Agnesi, poi Gruppo Danone, come Regional Key Account Campania per i canali GD e GDO. In questo ruolo, Farina gestisce il marchio pasta Agnesi. Dopo 5 anni decide di cambiare per raccogliere una sfida con un brand locale, Valgrì, azienda specializzata nella lavorazione del pomodoro, dove contribuisce all'inserimento del famoso pomodorino del Piennolo, punta di diamante dell'azienda, su tutti gli scaffali in ambito nazionale. Nel 2008 passa in Kimbo, come responsabile commerciale per il Centro-Sud Italia, area di forza dell’azienda napoletana. Il percorso in Kimbo è una continua crescita professionale: nel 2012 è a capo della Direzione vendite Retail Italia, con la responsabilità di un team composto da 60 risorse. Responsabilità che mantiene tutt’oggi per il canale Retail, e a cui si sono aggiunte altre figure professionali che riferiscono a lui, dopo che gli è stata affidata nel 2016 la gestione delle Private Label, nel 2022 della GDS e, da maggio di quest’anno, del canale OCS.

Gli anni in Superradio

Gianpaolo Bononi si racconta. LE SFIDE DI 40 ANNI DI VENDING

Il 25 agosto di quest’anno, Gianpaolo Bononi, classe 1962, ha festeggiato dieci anni in FAS International, dove svolge il ruolo di direttore commerciale. Un ruolo che gli è congeniale, data la sua naturale predisposizione all’interazione, rafforzata da un lungo percorso professionale, che lo ha portato a toccare con mano più segmenti della Distribuzione Automatica. Un mondo che lo appassiona, ma forse non tanto quanto quello dell’olivicoltura, a cui pensa di dedicarsi anima e corpo una volta terminata la carriera lavorativa. Attraverso questa intervista, abbiamo ripercorso le tappe della sua lunga carriera, fuori e dentro al Vending

COM’È COMINCIATA?

A fine 1978, durante gli studi, iniziai ad affacciarmi al mondo radiofonico, lavorando come speaker in una radio privata dell’hinterland milanese. Dopo il diploma in ragioneria nel 1981, la mia attività radiofonica si completò e diventai Station manager di SuperRadio, una radio privata locale con buona diffusione regionale, attività a cui abbinavo qualche serata in discoteche di Milano. Ottima soddisfazione ed interessante risultato economico. La mia idea, perciò, era di continuare a fare lo speaker. Naturalmente, in famiglia faticavo a far comprendere questa mia passione, soprattutto perché mio padre mi diceva continuamente che quello non era un mestiere. Una passione che non è mai tramontata, solo chi ha una passione può capi-

re… La nostra emittente in 13 anni di attività ha forgiato ed incoraggiato ragazzi che oggi sono nel cuore di importanti network radiofonici/televisivi nazionali, un orgoglio per noi che abbiamo dato vita a questo progetto. Recentemente, parlavo con il capotecnico di Radio Capital (uno dei ragazzi cresciuti con noi) e mi diceva che ancora oggi suo padre gli dice: “secondo te quello che tu fai è un mestiere? Ti pagano anche per lavorare in radio?” Sono stati 13 anni fantastici, tra i più belli della mia vita.

POI COSA ACCADDE?

Ero molto giovane e dovevo ancora fare il servizio militare, al quale risultai non idoneo per via di un incidente sciistico occorsomi a dicembre ‘81, i cui strascichi mi hanno accompagnato per molti mesi.

Senza l’alibi del servizio militare e dopo la riabilitazione, secondo qualcuno in famiglia, cioè mio padre, era arrivato il momento di cercarmi un lavoro vero. Et voilà, il primo ottobre del 1982, iniziai la mia carriera in una società satellite che lavorava per Coca-Cola, dove svolsi tante mansioni diverse in più divisioni dell’azienda. Questo fino al 1987 quando entrai a pieno titolo in The Coca-Cola Export Corporation (poi diventata Coca-Cola Italia), filiale italiana che dipendeva direttamente da Atlanta, dove sono rimasto fino al 1995.

LASCIASTI DEFINITIVAMENTE LA RADIO?

Non ancora. Parallelamente, insieme ai miei tre soci,

continuai a portare avanti l’attività radiofonica, anche perché nel frattempo Superradio si era strutturata diventando un punto di riferimento dell’etere milanese. Ma vi potevo dedicare solo il sabato e la domenica e la radio va vissuta 24 ore su 24, bisogna avere interazione con il pubblico, selezionare speaker, tecnici, giornalisti, gestire il palinsesto, vendere pubblicità e coordinare i venditori etc., garantendo, attraverso la struttura tecnica, il funzionamento degli apparati in studio ed in altra frequenza con “trasmettitori” posizionati molte volte in montagna. Insomma, la radio funziona H24 e l’impegno in Coca-Cola non me lo consentiva più

E POI COSA È SUCCESSO IN COCA-COLA?

Come dicevo prima, nel 1987, nonostante lavorassi già per conto di Coca-Cola, entrai nella società principale insieme ad un’élite di persone, con il compito di far crescere il marchio e le vendite dando supporto ai 22 imbottigliatori presenti sul territorio nazionale con aree assegnate, nelle quali con le loro organizzazioni rappresentavano l’azienda/marchio facendo crescere le vendite. Imprenditori blasonati di enorme spessore che gestivano la distribuzione di Coca-Cola in Italia, molti dei quali sono stati parte attiva nella storia del vending in Italia.

QUANDO CI FU L’INCONTRO CON IL VENDING?

Dopo un anno di collaborazione con un imbottigliatore locale, nel 1988 venni affiancato ad un dirigente Coca-Cola che gestiva una grossa parte degli imbottigliamenti per lo sviluppo del Vending in Italia. Il mio primo approccio con la Distribuzione Automatica in Italia avvenne in quell’anno. Avevamo un compito importante, ovvero far crescere i consumi/presenza nel settore, dove c'erano solo macchine da caffè.

Gli strumenti erano due: Vending machine a marchio Coca-Cola e lattina da 25cl, formato specifico per il settore. La politica commerciale venne sviluppata attraverso il comodato d'uso dei distributori automatici e la creazione di strutture commerciali e tecniche per dialogare con gli operatori del vending. Arrivarono così le prime macchine: i primi furono i Diam da 36/48 lattine, poi iniziammo ad importare dagli Stati Uniti i Dixie Narco, i DN180/DN300, a seguire i Tecnomet che vennero dati ai vari imbottigliatori per competenza territoriale. In questo modo, riuscimmo a costruire un’organizzazione che iniziò a sviluppare il mercato del Vending in Italia. Alcuni di questi imbottigliatori utilizzarono le macchine per migliorare il servizio delle loro società sul territorio, e poi diventarono grandi operatori, un passaggio fondamentale per creare un’offerta completa di beverage fino a quel momento assente. Questo lo dobbiamo alla visione lungimirante di un’azienda leader, portata avanti da un grande presidente Gilbert John Marazzini e dal team da lui guidato.

QUANTI ANNI È DURATA LA TUA AVVENTURA IN COCA-COLA?

Fino al 1995, dall’esperienza operativa nei territori d’imbottigliamento nei primi anni, fino allo sviluppo del mercato del vending, nel quale lavoro ancora oggi. È stata un’importante esperienza formativa che mi ha permesso di contribuire, insieme a tanti colleghi, allo sviluppo di un canale di vendita innovativo e strategico, creando un’abitudine al consumo in luoghi di lavoro e tempo libero. In più mi ha permesso di partecipare e gestire grandi eventi. Memorabile fu l’esperienza di ITALIA ’90, nonché il Giro d’Italia, il Motorshow di Bologna. La mia avventura in Coca -Cola ha toccato anche mercati non ancora maturi in Italia, le compagnie petrolifere

partite alla fine degli anni ‘80 con il vending e poi gestite con attività di vendita nei convenience store e nel canale dell’entertainment. Ho organizzato e presidiato eventi, concerti, skybox, discoteche, un mercato apparentemente modaiolo e divertente, dove molte relazioni erano fatte al di fuori del normale orario di lavoro ed il consumo di prodotto era strategico, sviluppato attraverso organizzazioni dedicate sul territorio nazionale.

QUALE ALTRA INNOVAZIONE HA PORTATO COCA-COLA?

In Coca-Cola, per ogni canale veniva fatto un lavoro di ricerca, sviluppo comunicazione, analisi del comportamento del consumatore, che ha portato all’introduzione di nuovi macchinari, come gli erogatori alla spina, e a nuovi prodotti, in collaborazione con aziende leader di mercato, con l’obiettivo di creare fidelizzazione e consumi, cosa che ha portato allo sviluppo di packaging adatti al settore. Nello specifico, è stato interessante il passaggio dal bicchiere Krystal al bicchiere Tumbler in polipropilene che garantiva un contenuto maggiore, che permetteva di aumentare le vendite e, se schiacciato, non causava fuoriuscita del liquido. Fu sviluppato in collaborazione con la ISAP di Verona, che oggi è di proprietà della FLO.

QUESTO FINO AL 1995?

Nel 1995 presi una decisione che spiazzò quasi tutti in Coca-Cola, perché decisi di cambiare. Era abbastanza inusuale che una persona che lavorava per CocaCola desse le dimissioni. Eravamo un ottimo gruppo molto ben selezionato, nella sede di Galleria Passarel-

la a Milano, con uno status importante ed un senso di appartenza ed un legame per un marchio unico e famoso nel mondo che ancora oggi mi accompagna e mi rende orgoglioso.

Ciò nonostante, la mia decisione all'epoca fu quella di dare le dimissioni e di passare al gruppo Sanpellegrino, una scelta che venne identificata da parte dei miei ex colleghi come alto tradimento.

Sicuramente sì, ma non me ne rendevo conto. L’input me lo diede mia moglie, che mi disse: “stai lavorando per una grandissima azienda, riconosciuta a livello internazionale ma ti stai lamentando. Se ritieni di avere le capacità, invece di lamentarti non ti conviene cercare un altro lavoro?” Naturalmente, la sua osservazione colse nel segno. Dopo 3-4 mesi, attraverso un amico che oggi lavora ancora nel Vending, conobbi Roberto Biancardi, che poi diventò il mio capo, con il quale definii un accordo per andare a lavorare in Sanpellegrino. All'epoca, Sanpellegrino apparteneva ancora alla vecchia proprietà per poi diventare l'anno successivo di proprietà di Nestlé.

DI COSA TI OCCUPAVI?

Iniziai a lavorare per un'unità di business “Away from home” un progetto ambizioso per il marchio, considerato il più prestigioso delle acque minerali. Sanpellegrino voleva entrare anche nel fuori casa, nello specifico in canali dove non aveva una presenza rilevante, come il Vending, Compagnie aeree e navali, la Ristorazione autostradale e collettiva. Il canale vending venne sviluppato con un gruppo dedicato costituito da poche persone, suddivise per macroaree geografiche, alcune delle quali hanno lavorato con me per diversi anni, come Angelo Venturella ed Antonio Fioschini. Dal 1996 al 2000 lavorammo intensamente, tanto da quadruplicare il fatturato del Vending con marchi prestigiosi nazionali e regionali, quali Sanpellegrino, Levissima, Panna, Vera, Pejo, Recoaro, San Bernardo, Claudia. Una politica dedicata al vending con la sponsorizzazione delle vending machine che ancor oggi troviamo sul mercato con l’inconfondibile “STELLA Sanpellegrino” sul lexan delle vending machine a caduta. Oltre al vending arrivarono grandi soddisfazioni anche dagli altri canali del fuori casa.

In Sanpellegrino eravamo un grande team, nel quale hanno collaborato persone che oggi ricoprono importanti ruoli guidati da Roberto Biancardi, con il quale abbiamo lavorato coesi e con grande soddisfazione.

POI COSA SUCCESSE?

Il mio capo decise di non continuare a guidare la business unità per dedicarsi ad altro incarico ed io iniziai a guardarmi intorno. Incontrai Massimo Trapletti, all’epoca Nuova Bianchi, durante una fiera, e valutammo una possibile collaborazione che si concretizzò ad ottobre 2000, quando assunsi la responsabilità commerciale di Nuova Bianchi. Dopo un primo breve periodo di orientamento, iniziai a lavorare nel mondo del vending ma dalla parte dei costruttori, e ampliai le mie conoscenze sulle bevande calde, visto che arrivando dal beverage, conoscevo soprattutto le macchine del freddo.

PRIMA DI PASSARE AI TUOI ANNI IN BIANCHI, MI DICI COSA TI È RIMASTO DEL TUO PERCORSO NEL MONDO DEL BEVERAGE?

Due esperienze fondamentali e formative in aziende leader riconosciute al livello internazionale, che hanno lasciato il segno nel mondo del vending e che ho contribuito a divulgare e sviluppare, creando rapporti duraturi con le persone, rapporti interpersonali forti che rappresentano una parte fondamentale del mio percorso lavorativo, credo la più importante, costruita nel tempo al netto dei grandi risultati ottenuti.

Ad oggi rifarei lo stesso percorso cercando di migliorare ascoltando al meglio i tanti suggerimenti avuti.

Il leader del mercato delle macchine da caffè a cialde sta vivendo un’ulteriore evoluzione, che investe sia la struttura commerciale sia la produzione. Con un fatturato in crescita anno dopo anno*, l’azienda si prepara ad un ulteriore salto di qualità, che migliorerà ulteriormente le sue performance sul mercato. In questo contesto, è strategico l’inserimento in squadra di Michele Castello, una nuova figura professionale dedicata al B2B. Abbiamo parlato di queste ultime novità con Fulvio Di Santo e Michele Castello.

QUALI NOVITÀ STANNO CAMBIANDO LA STRUTTURA DELLA DIDIESSE?

Non è certo una rivoluzione, ma una ristrutturazione della parte commerciale che si è svolta su due direttrici: da una parte il parziale smantellamento della forza vendita esistente e, dall’altra, lo sviluppo di una gestione più centralizzata dei rapporti con i clienti, rafforzata dall’inserimento di una nuova figura professionale

COSA VI HA SPINTO IN QUESTA DIREZIONE?

L’analisi del mercato e della nostra evoluzione. Come puoi immaginare, le nostre macchine vengono sempre di più vendute nell'ambito della distribuzione moderna e dell'online. I negozi specializzati, invece, stanno incominciando a vivere una grossa difficoltà, perché non tutti riescono a sostenere la competizione della distribuzione moderna.

Noi allora che cosa abbiamo fatto? Abbiamo parlato con i nostri corrieri, in primis Bartolini, per farci fare delle tariffe interessanti, sia per quanto riguarda le quotazioni che il livello temporale, per poter gestire al meglio un nuovo modo di fare B2B

Infatti, poiché siamo del parere che il rapporto col cliente, filtrato solo dall’interfaccia di un computer, sia efficace fino ad un certo punto, abbiamo deciso di avere una persona dedicata, che dalla scrivania possa gestire questo rapporto in maniera più “umana”, rafforzandolo e contemporaneamente riuscendo ad essere meno invasivo del venditore che si reca in negozio per convincere ad acquistare.

QUESTO ACCRESCE POTENZIALMENTE IL NUMERO DI VENDITE?

Certo. Noi abbiamo 25 rivendite in tutta Italia, che hanno già il ruolo di supportare il canale del retail specializzato; e la nuova figura, unitamente alla mia, sarà dedicata a rafforzare ulteriormente questo supporto alla clientela e alla rivendita stessa. L’idea è quella di elaborare una strategia di attività periodiche, in concomitanza dei momenti topici di vendita, da comuni-

care ai clienti in tempo reale mediante i nuovi mezzi di comunicazione digitale, ma supportandoli, con una persona fisica appositamente dedicata.

CI FAI UN ESEMPIO DELLE ATTIVITÀ CHE ANDATE A SVOLGERE?

A fine settembre partiremo con un'attività legata alla Baby Frog finalizzata ad offrire allo specializzato un prezzo molto competitivo a fronte di piccole quantità di macchine. Successivamente ne faremo altre con la Frog in vista del Black Friday e del Natale Infine, durante i momenti fieristici, proporremo ulteriori attività per cercare di spronare il mercato.

IN QUESTO CONTESTO, COME SI INSERISCE LA FIGURA PROFESSIONALE DEDICATA AL B2B?

Si può interpretare come un'attenzione da parte dell'azienda verso il suo cliente, la quale azienda alla luce di una forte attenzione all'evoluzione del mercato, ha pensato di inserire una figura di comprovata esperienza per essere ancora più vicina al mercato ed offrire nei momenti giusti delle opportunità al cliente. La persona di cui ti parlo è Michele Castello che è entrato a far parte da poco del nostro team nel ruolo di Account Manager.

MICHELE CASTELLO NUOVO ACCOUNT MANAGER

Sono stato una figura commerciale e di accounting per il supporto alla clientela di diverse aziende e ho in passato, da esterno, già collaborato con Didiesse e Caffè Borbone, finché Fulvio Di Santo non mi ha offerto questa opportunità di entrare all’interno dell’azienda in un ruolo a me congeniale.

QUESTO RUOLO TI APRIRÀ NUOVI ORIZZONTI?

Assolutamente sì, non solo perché collaboro con un'azienda leader del mercato delle macchine a cialde, ma soprattutto perché sono al fianco di persone come Fulvio Di Santo e Massimo Renda, che possono insegnare tanto, alla luce della grande esperienza che entrambi hanno in questo Settore.

CHE SENSAZIONE HAI AVUTO IN QUESTO PRIMO PERIODO DI COLLABORAZIONE?

Posso dire che già queste prime settimane di operatività in Didiesse hanno rafforzato ancora di più la convinzione della scelta fatta. Ho percepito sin dal primo momento una forte determinazione da parte dell’azienda a voler riscrivere le pagine nei prossimi 4-5 anni del mondo delle macchine a cialde. Un’evoluzione di

la tendenza a sviluppare macchine innovative, che vedranno la luce nel 2025.

CI PUOI ANTICIPARE IN COSA CONSISTERÀ QUESTA INNOVAZIONE?

Non posso dire molto e questo è comprensibile. Posso solo dire che si darà molto spazio ad implementazioni che riguardano il servizio al cliente, diciamo dei plus che soddisferanno ancora di più le esigenze del consumatore, dell'agente, dell'operatore, di chi lavora con la macchina. In più si farà molta attenzione alla tecnologia in termini di utilizzo della macchina e alle normative, continuando a realizzare solo macchine strettamente a norma, con materiali di pregio, sistemi di deconto, bassi consumi energetici, ecc.

RISPETTO A TUTTO QUESTO, QUAL È IL TUO COMPITO?

Manderò sistematicamente aggiornamenti ai clienti, darò informazioni ai nostri partner, che sono appunto i piccoli operatori web, le piccole aziende, i piccoli torrefattori ecc., affiancando la figura storica di Fulvio Di Santo.

Il Gestionale dedicato al mondo del caffè

SEMPLICE PRATICO EFFICIENTE

ISIGest è un'azienda leader nella fornitura di soluzioni gestionali avanzate per le piccole e medie imprese

In quasi 20 anni di attività, la software house ha conquistato una posizione di rilievo nel settore, grazie alla sua attenzione alla qualità e alla personalizzazione delle soluzioni offerte, posizionandosi oggi come un punto di riferimento per le aziende che cercano soluzioni gestionali digitali avanzate.

Con una presenza consolidata nel mercato italiano, ISIGest si distingue per il suo approccio mirato e per la sua capacità di anticipare le tendenze del settore.

L'esperienza maturata nel tempo copre una vasta gamma di settori, ma è nelle nicchie specifiche, come quella del caffè, che ISIGest ha trovato la sua vocazione più distintiva.

La chiave del successo? Una combinazione di tecnologia all'avanguardia, una profonda comprensione delle esigenze del cliente e un costante impegno nell'innovazione e nello sviluppo.

Fondata con l'obiettivo di semplificare e ottimizzare i processi aziendali attraverso soluzioni software personalizzate, ISIGest è cresciuta rapidamente grazie a una filosofia basata sull'innovazione continua e sull'ascolto attivo delle necessità dei clienti.

A capo di ISIGest tre professionisti con una visione comune di innovazione e sviluppo tecnologico: Maurizio, Massimo e Antonio. Grazie alla loro esperienza decennale nel settore IT e alla loro profonda conoscenza dei processi aziendali, i tre soci sono riusciti nell'obiettivo di sviluppare un'azienda, oggi partner essenziale per centinaia di realtà imprenditoriali.

L’azienda, con il supporto di un team di professionisti, lavora a stretto contatto con le imprese per compren-

dere a fondo le loro necessità e offrire soluzioni che ottimizzino i processi aziendali, aumentino l'efficienza e migliorino la gestione delle risorse.

Specializzazione nel Settore del Caffè

CoffeeGest

Una delle aree di eccellenza di ISIGest è la sua specializzazione nel mondo del caffè, un ambito che richiede una conoscenza approfondita e specifica delle dinamiche di mercato, delle filiere produttive e delle esigenze uniche di questo settore.

Attraverso il suo prodotto dedicato, CoffeeGest, una piattaforma gestionale progettata specificamente per le esigenze di torrefattori, distributori, rivenditori e tutti coloro che operano nella filiera del caffè, è in grado di fornire soluzioni software che permettono una gestione completa e integrata delle attività legate al mondo del caffè.

Storia e Vision

CoffeeGest consente di gestire in modo integrato la produzione, il magazzino, la distribuzione e la vendita, semplificando i processi e ottimizzando l'efficienza operativa. Il software è modulare, consentendo alle aziende di aggiungere funzionalità man mano che crescono e le loro esigenze si evolvono.

Chi dovrebbe scegliere

Con CoffeeGest, ogni operatore del settore del caffè può trovare una soluzione adattabile alle proprie esigenze:

Punti Vendita Autonomi: Rivolta a chi gestisce punti vendita indipendenti, CoffeeGest offre strumenti semplici ma completi per la gestione delle scorte, delle vendite e dei rapporti con i fornitori, garantendo un

controllo totale sull'operatività quotidiana.

Punti Vendita in Franchising: Per i franchising del caffè, CoffeeGest consente una gestione centralizzata delle operazioni, supportando sia i singoli affiliati che la sede centrale nella gestione delle vendite, delle promozioni e del monitoraggio delle performance.

Cash & Carry e Grossisti: CoffeeGest è ideale per grossisti e distributori di prodotti per il caffè. Il software aiuta a ottimizzare la logistica, gestire gli ordini all'ingrosso, monitorare le scorte e garantire una tracciabilità efficace dei prodotti.

Torrefazioni: CoffeeGest offre funzionalità avanzate per il controllo della produzione, la gestione dei lotti, la tracciabilità delle materie prime e l'analisi delle performance. Questo permette di mantenere elevati

Il punto di forza assoluto è però l’impegno a fornire un supporto completo ai clienti

CoffeeGest offre formazione iniziale e assistenza clienti costante e diretta, non rallentata da ticket, ma accessibile in tempi rapidi, così da aiutare le aziende a sfruttare al massimo le potenzialità del software.

Perché Scegliere CoffeeGest

Scegliere CoffeeGest significa affidarsi a un partner che comprende a fondo le sfide e le opportunità del proprio settore. Le sue soluzioni sono progettate per essere flessibili e di facile utilizzo, garantendo un ritorno sull'investimento misurabile

Grazie all'esperienza e all'attenzione ai dettagli, il team CoffeeGest è in grado di offrire supporto continuativo e aggiornamenti costanti per stare al passo con le esigenze in evoluzione dei clienti, rivelandosi un partner strategico per le aziende del settore del caffè che desiderano crescere e prosperare in un mercato competitivo.

Per saperne di più su CoffeeGest e conoscere le sue soluzioni avanzate, per il mondo del caffè vai su

www.coffeegest.it

INTERVISTA CON PIO LUNEL

Pio Lunel è amministratore di We You srl, compagine societaria nata dall’unione di quattro aziende storiche del Vending, e presidente del Gruppo Imprese di Gestione di Confida. Entrambi i ruoli ne fanno il giusto interlocutore per affrontare alcune tematiche calde del settore e in particolare le problematiche relative al caffè che stanno impattando anche il mondo del vending.

QUAL È LA SITUAZIONE NEL MERCATO DEL VENDING IN QUESTO MOMENTO?

Il mondo della distribuzione automatica è molto preoccupato, perché stiamo vivendo un anno difficile. Le consumazioni del vending nei primi sette mesi hanno registrato una flessione circa del -4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Sono diversi in motivi di questo calo. In particolare lo smart working che, dopo i picchi della pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 ha ripreso a crescere. I dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano infatti dicono che i lavoratori da remoto nel nostro paese si assestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. Il secondo motivo del calo delle consumazioni è l’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto degli italiani. A fine 2023, le consumazioni ai distributori automatici rispetto al periodo pre-Covid, erano ancora inferiori del 18%. Ma l’impatto dell’aumento dei prezzi di tutti i beni sui consumatori si è fatto sentire in particolare dall’inizio del nuovo anno e così, anche nel vending, le consumazioni hanno ripreso a scendere.

Questo anche se la distribuzione automatica è uno dei settori che ha aumentato di meno i prezzi al consumo.

IN PARTICOLARE, COME SONO ANDATE LE CONSUMAZIONI DI CAFFÈ NEI PRIMI SETTE MESI DELL’ANNO?

Il caffè, che è da sempre il prodotto più venduto nei distributori automatici, ha contenuto un po’ le perdite ma le consumazioni da gennaio a luglio sono comunque negative di quasi il -1%

Qui i problemi sono altri: la difficoltà di approvvigionamento del caffè e l’aumento del prezzo al chilo. Anzi direi i frequenti aumenti.

A differenza di altri settori, inoltre, le imprese di gestione fanno più fatica di altri canali commerciali ad adeguare i prezzi al consumo perché da un lato li devono negoziare con i propri clienti, ossia le imprese o gli enti che ospitano i distributori automatici, dall’altro perché dal punto di vista tecnico andare su ognuno dei 835 mila distributori automatici installati in Italia a cambiare i prezzi è un’attività che richiede molto tempo.

QUALI POSSONO ESSERE LE SOLUZIONI A QUESTE DIFFICOLTÀ PER LE SOCIETÀ DI GESTIONE?

Beh, la “bacchetta magica” non ce l’ha nessuno. Però in questo momento di grave crisi di consumazioni e aumenti dei prezzi delle materie prime e dei prodotti occorre innanzitutto stare molto attenti alla redditività dell’impresa di gestione. Non possiamo più accettare contratti antieconomici con prezzi del caffè imposti da uffici acquisti che non capiscono che noi mettiamo a disposizione delle loro aziende un servizio di ristoro essenziale per i lavoratori, attraverso dei macchinari, le vending machine, sempre più tecnologiche e facciamo un’attività di refill e di manutenzione completamente gratuita per l’azienda. In particolare, le concessioni pubbliche stanno diventando sempre più antieconomiche perché ai prezzi bassi imposti dalla gara si aggiungono i canoni concessori sempre più alti e, da quest’anno, l’impatto del CAM (Criteri Ambientali Minimi) che richiedono prodotti molto più costosi e di difficile reperimento. Anche perché le Stazioni Appaltanti della Pubblica Amministrazione dimenticano di applicare i CAM in maniera corretta anche laddove (all’art 1.2) dicono che va evitato di “orientare la competizione sulla valorizzazione dei minori prezzi dei

prodotti destinati ad essere messi in vendita, ma ad altri elementi qualitativi”.

A PROPOSITO DEI TANTO DISCUSSI CAM, COSA DICONO SUL CAFFÈ?

I CAM vanne letti bene. Ad esempio impongono la doppia campana ma solo laddove ci siano alti consumi e la tecnologia lo consenta, non ovunque. Laddove è presente la doppia campana, una delle due miscele deve essere biologica oppure equosolidale oppure certificata DTP 114. Quest’ultima certificazione, promossa da Confida con l’ente certificatore CSQA, è la certificazione di qualità per le miscele di caffè in grani destinate al vending. Ad oggi le miscele certificate sono 35 e sono le più comuni utilizzate nel nostro settore. Ma sono ancora poche. Invito pertanto i torrefattori a certificare le loro miscele che sono destinate al vending e i gestori a chiedere ai propri fornitori di caffè di certificarsi. Quello che da sempre invece trovo assurdo e anche pericoloso dal punto di vista della sicurezza alimentare è l’obbligo di installare il sensore per il rilevamento della tazza riutilizzabile che però ricordiamoci che nei CAM è limitato alle sole macchine nuove. La tazza riutilizzabile, l’ho sempre detto, non è adatta per un servizio automatico come quello delle vending machine in cui non c’è nessuno che possa controllare che il consumatore non inserisca nel vano di erogazione una tazza sporca che possa contaminare la macchina. I bicchieri monouso tutelano la sicurezza del consumatore e quindi sono molto importanti per il nostro servizio. Preciso tuttavia che il CAM non li bandisce quindi si possono continuare ad utilizzare.

Per concludere, ci tengo a dire che Confida è intervenuta in maniera decisiva su diversi aspetti dei CAM che se fossero stati pubblicati nella prima versione avrebbero reso impossibile per le imprese di gestione offrire il servizio nella Pubblica Amministarzione.

PER TORNARE AL TEMA DELLA DIFFICOLTÀ DI

APPROVVIGIONAMENTO E DELL’AUMENTO DEI

PREZZI DEL CAFFÈ, COSA SI SENTE DI DIRE DA

PRESIDENTE DEI GESTORI ITALIANI AI TORREFATTORI?

Mi sento di dire loro che tengano conto che il canale del vending è un canale molto importante per la vendita del caffè in Italia e quindi che è anche loro interesse salvaguardarlo, sia approvvigionandolo in modo corretto sia non esagerando con i continui aumenti di prezzo che ci stanno mettendo in difficoltà.

Dobbiamo invece lavorare insieme per offrire al nostro consumatore un caffè di qualità sempre migliore al giusto prezzo

RISPETTO INVECE AL CONSUMATORE QUALE

SONO LE STRATEGIE DA METTERE IN CAMPO?

Occorre far percepire il lavoro costante dei gestori per migliorare l’offerta dei prodotti e il servizio affinché non sia svilito. Le società di gestione sono aziende molto organizzate, che rispettano le procedure haccp per la sicurezza alimentare e molte hanno anche delle certificazioni di qualità volontarie come il TQS Vending. Nelle imprese di gestione ci sono professionisti,

persone che si impegnano tutti i giorni per ottenere il meglio, per dare il meglio, ma questo a volte non è compreso da una parte di utenza, che non ha ancora percepito la professionalità che c'è all'interno delle nostre aziende. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma è una strada che è necessario percorrere, per far apprezzare il nostro lavoro e il nostro Settore.

NON SAREBBE IL CASO DI FARE SU LARGA SCALA UNA CAMPAGNA DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE PROPRIO SU QUESTI TEMI?

È assolutamente auspicabile e da fare e sarebbe importante avere al nostro fianco anche i nostri fornitori perché, se il messaggio lo facciamo passare insieme, sicuramente sarà più efficace che se lo facessimo passare da soli.

ALTRO LUOGO COMUNE DA SFATARE È QUELLO CHE IDENTIFICA I DISTRIBUTORI AUTOMATICI CON IL COSIDDETTO CIBO SPAZZATURA. CHE ARGOMENTAZIONI POSSIAMO OPPORRE?

Qui dobbiamo distinguere tra i nostri consumatori abituali, che non credo abbiamo la percezione che nei distributori automatici ci sia “cibo spazzatura”, e la parte di popolazione che possiamo definire “opinione pubblica” che invece non consuma spesso nelle vending machine e quindi è vittima di un pregiudizio. Il problema è che in questa fetta di opinione pubblica ci sono anche giornalisti che scrivono talvolta articoli poco lusinghieri sul nostro settore. I politici poi alle volte propongono leggi che limitano la nostra attività. Su questi temi però la nostra associazione Confida ha fatto molto negli ulti anni, sia sul versante della reputazione del settore sia sul versante legislativo. Per fare un solo esempio, qualche mese fa un parlamentare ha proposto una legge sulla lotta all’obesità che impediva di vendere alcuni prodotti alimentari nei soli distributori automatici. Dopo più confronti con le parti politiche, Confida è riuscita a far cancellare l’articolo della proposta di legge che voleva limitare il vending.

ACCORDO STRATEGICO TRA CONFIDA E IEG VENDITALIA 2026 SI TERRÀ A RIMINI FIERA

Dalla primavera 2026 la capitale del Vending sarà Rimini, novità che segnerà un nuovo percorso per Venditalia, la più importante fiera della Distribuzione Automatica in Europa. CONFIDA, infatti, ha scelto Italian Exhibition Group (IEG), come partner strategico per lo sviluppo della fiera di settore. A tale scopo, nascerà una nuova società che organizzerà a Rimini le prossime edizioni di Venditalia e ne curerà lo sviluppo sia merceologico che internazionale. Con l’accordo sottoscritto da Italian Exibition Group e Venditalia, nella persona del Presidente della manifestazione Ernesto Piloni e con l’approvazione all’unanimità del consiglio direttivo della fiera e dell’Assemblea di CONFIDA, si è dato avvio all’iter per la costituzione entro l’autunno di una NewCo partecipata al 51% da IEG e al 49% da Confida, che a partire dal 2026 si occuperà dell'organizzazione della manifestazione, sempre a cadenza biennale, nei padiglioni della Fiera di Rimini. Approfondiamo i dettagli con Ernesto Piloni - Presidente di Venditalia Servizi.

COME È NATA QUESTA IDEA?

È nata nel momento in cui ci siamo resi conto che, dopo tante edizioni, Venditalia aveva dato il massimo ed era ormai arrivata a uno stallo di crescita, per cui aveva bisogno di un'iniezione di energia. Per poter crescere abbiamo cercato un partner. Per quanto riguarda gli eventi fieristici, i due partner più performanti in Italia sono chiaramente Fiera Milano e Rimini Fiera e ci siamo approcciati ad entrambi per individuare la migliore soluzione per noi.

A COSA HANNO PORTATO I CONTATTI CON LE DUE ORGANIZZAZIONI?

Fiera Milano ci ha presentato una proposta che non ci convinceva, che avrebbe in qualche modo snaturato l’anima della nostra fiera e non corrispondeva alla nostra ricerca di un progetto che le avrebbe potuto dare nuovo vigore e maggiore visibilità. Invece, la proposta di IEG ci ha convinto proprio perché il progetto avrebbe rafforzato il brand Venditalia, rispettandone l’unicità in quanto evento leader della distribuzione automatica in Europa, in più con la prospettiva di ampliarne gli orizzonti.

COSA VI HA CONVINTO DI PIÙ?

IEG ha una struttura molto forte nell’Hotellerie perché organizza SIGEP, INOUT, SIA, e di conseguenza ha un buon team di lavoro che conosce bene il servizio al pubblico e l’Ho.Re.Ca. Accanto a questo, ci hanno presentato un progetto che punta molto su attività da fare all’estero e un ampliamento fuori canale, che era già nei nostri progetti ma faticoso da mettere in atto. Questo ci permetterà di consolidare il mercato Italia, sia per vendita di spazi che per numero di visitatori, con un potenziale interessante aumento della platea che avrebbe accesso alla nostra fiera.

QUALI SARANNO I BENEFICI PER ESPOSITORI E VISITATORI?

Gli espositori potranno beneficiare della forza delle attività di marketing che verranno attivate da un team esperto, allo scopo di coinvolgere quanti più visitatori

possibile. Altrettanto importante è il costo di hosting che è circa il 40% in meno rispetto a Milano. Tra alberghi, ristoranti, spese di montaggio degli stand, accoglienza di ospiti ecc. direi che il 40% è tanto. Anche i collegamenti soddisferanno espositori e visitatori che potranno raggiungere Rimini in automobile, aereo o treno, col Frecciarossa che durante l'evento fermerà proprio in Fiera

LA DATA RESTERÀ INVARIATA?

Venditalia si terrà sempre nel mese di maggio, cercando di non accavallarci con Tuttofood che si tiene nei primi giorni dello stesso mese.

COM'È STATA PERCEPITA QUESTA OPERAZIONE IN CASA CONFIDA/VENDITALIA?

C’è tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. L’obiettivo che condividiamo con IEG è di far crescere la nostra fiera e con questo scopo si lavorerà nei prossimi mesi, potendo fare affidamento su un team organizzativo allargato, composto dalla nostra squadra storica, profonda conoscitrice del Settore e dei suoi player, e dal team IEG, esperto nell’organizzazione di fiere internazionali e di grandi dimensioni.

CHE PESO AVRÀ LA GOVERNANCE CONFIDA/ VENDITALIA SULLE SCELTE FUTURE?

Avrà una forte valenza, sia perché resta in carica il nostro amministratore delegato, a cui sono conferiti molti poteri, sia perché è stata mantenuta una forte presenza dei nostri associati. Il nostro partner sa bene che per centrare l’obiettivo che ci siamo posti, la forza di CONFIDA è fondamentale

CI PUÒ ANTICIPARE ALCUNE DELLE NOVITÀ CHE CI ATTENDONO NELL'EDIZIONE 2026?

No, non ancora. Sicuramente ci saranno iniziative nuove, ma è presto per parlarne. Posso solo dire che ci concentreremo molto sui mercati esteri e, chissà, se in futuro non riusciremo ad organizzare una Venditalia all’estero, un po’ come oggi c’è Sigep Asia. Noi ce la metteremo tutta!

IL MERCATO DELLE BEVANDE CRESCE GRAZIE A SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE

Secondo una recente analisi condotta dalla società di consulenza Circana l’industria delle bevande ha subito notevoli cambiamenti nell’ultimo anno, aprendo nuove opportunità sia per i brand che per i retailer. Lo studio, intitolato “Sector Spotlight - Cosa beviamo, cosa pensiamo“, evidenzia diverse tendenze emergenti nel settore delle bevande FMCG (Fast Moving Consumer Goods). In un contesto in cui i portafogli dei brand si stanno trasformando e le categorie tradizionali stanno diventando meno definite, stanno emergendo prodotti innovativi che attraversano più segmenti di mercato.

I cambiamenti nelle abitudini di consumo stanno orientando la domanda verso prodotti più salutari, funzionali e convenienti. Parallelamente, la crescita delle private label sta intensificando la competizione e la pressione per i brand, mentre nuovi canali come l’e-commerce e la vendita diretta al consumatore (D2C) stanno creando ulteriori possibilità per raggiungere nuovi pubblici e diversificare i propri canali di distribuzione.

Con l’evolversi delle preferenze dei consumatori, Circana osserva che il mercato delle bevande nelle sei principali economie europee sta crescendo, adattandosi rapidamente alle tendenze legate alla salute, all’innovazione e alla sostenibilità.

Il mercato complessivo delle bevande, che ha raggiunto un valore di 160 miliardi di euro, ha registrato una crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente. Le bevande alcoliche rappresentano la quota di valore più significativa, con il 43% (pari a 69 miliardi di euro), mentre le bevande analcoliche (escluse quelle fresche) dominano in termini di volume, rappresentando il 64% del totale (62 miliardi di euro).

Tuttavia, l’aumento dei prezzi, in particolare per le bevande analcoliche, ha determinato una riduzione dei volumi in più categorie, con una contrazione complessiva dell’1,4%. Le bevande alcoliche sono state maggiormente colpite, con un calo del 2% in volume, mentre le bevande analcoliche hanno registrato una diminuzione dell’1,2%.

Nonostante il calo dei volumi, l’innovazione bevande analcoliche sta guidando la crescita poiché i consumatori, sempre più attenti alla salute, ricercano alternative migliori. Bevande funzionali, a base vegetale e arricchite di proteine vedono la domanda in aumento. In particolare, gli energy drink e gli sport drink si stanno affermando come sostituti delle bevande tradizionalmente contenenti caffeina, soprattutto tra i giovani consumatori più attivi.

La sostenibilità è diventata una priorità centrale per i consumatori. Quasi la metà degli acquirenti europei considera fondamentale la scelta di imballaggi

ecologici. I dati di Circana mostrano che il 55% dei consumatori spagnoli ha cambiato brand a favore di soluzioni di packaging più sostenibili, una tendenza osservata anche in Germania, Francia e Regno Unito. La convenienza economica, influenzata dalle pressioni inflazionistiche, è un altro fattore chiave che sta influenzando le scelte dei consumatori. L’analisi di Circana evidenzia come molti consumatori stiano optando per promozioni, formati più piccoli e prodotti private label, in risposta all’aumento dei prezzi. I marchi private label, in particolare per le bevande analcoliche, mantengono una posizione di vantaggio in diversi paesi europei rispetto ai marchi nazionali, sia in termini di valore che di volume, mostrando una notevole resilienza nonostante il contesto inflazionistico.

GUSTO 8 LIFT

Il brand Necta si evolve con il renaming dei prodotti di tutta la gamma Vending: Gusto 8 Lift è il primo di una nuova serie di modelli Snack & Food destinati a diventare un punto di riferimento nella loro categoria.

Gusto 8 Lift è la prima macchina Necta a essere lanciata sul mercato con il nuovo nome Gusto, che d’ora in poi identificherà la gamma Snack & Food. Questo nuovo nome sarà declinato in base alla capacità di ogni singolo distributore e al suo posizionamento sul mercato: una svolta epocale, che rispecchia appieno l’idea dell’azienda di basarsi sulla semplicità per guidare i clienti nella scelta delle macchine.

ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ

Gusto 8 Lift si distingue subito per l’elevata efficienza energetica (Classe C secondo la scala IEC EN 63252), tra le migliori della categoria. Il sistema di raffreddamento con gas R290 e il perfetto isolamento schiumato del cabinet consentono un rapido raggiungimento della temperatura desiderata. In ultimo, l’utilizzo di plastiche bio-circolari è il segno tangibile di una reale attenzione alla sostenibilità. Inoltre, Gusto 8 Lift offre la possibilità di gestire fino a tre temperature all'interno della cella o di essere impostato con layout 100% Food o Ambiente.

MASSIMA FLESSIBILITÀ

Gusto 8 Lift dispone di una tecnologia che rivoluziona l’utilizzo dei vassoi all’interno del distributore. La macchina è in grado di erogare prodotti più pesanti dai vassoi superiori e, grazie al sistema Vertical Flex (V-Flex), offre la possibilità di spostare facilmente fino a 7 vassoi. Non solo. È prevista la predisposizione per vassoio ad alta capacità Visioshop, gestibile come accessorio, per aumentare il numero di selezioni possibili. Inoltre, Gusto 8 Lift è compatibile con le soluzioni di pagamento Newis: con Breasy è possibile selezionare e pagare il prodotto in modalità completamente touchless.

DESIGN E INTERFACCIA UTENTE

Gusto 8 Lift si fa apprezzare per il design elegante e pulito, caratterizzato dalla illuminazione a LED della cella bianca - che garantisce la massima visibilità dei prodotti esposti - e dall’interfaccia utente realizzata tramite display TFT a colori da 4,3”.

Gusto 8 Lift è progettata per migliorare l'esperienza di vendita, offrendo prestazioni e flessibilità superiori: è la prima macchina a 8 spirali in grado di offrire tutte le funzionalità di un modello premium a un costo contenuto e si pone, da subito, come il modello di riferimento per la categoria Snack&Food.

C’è grande attesa per l’undicesima edizione di Triestespresso Expo, che torna dopo due anni al Generali Convention Center del Porto Vecchio di Trieste.

Dal 24 al 26 ottobre, la città del caffè ospiterà quella che è a tutti gli effetti l’unica fiera mondiale dedicata al caffè espresso. E in quanto fiera mondiale accoglierà visitatori internazionali, quest’anno provenienti da oltre 20 Paesi, tra cui: Corea del Sud, Arabia Saudita, Etiopia, Burundi, Lettonia, Ungheria.

“Un autentico fiore all’occhiello del comparto caffeicolo mondiale - così definisce la fiera Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio Venezia Giulia. - Nonostante il periodo difficile che ha colpito il settore siamo fermamente convinti che Triestespresso Expo sarà un’occasione per fare affari, ma anche l’opportunità di sostenere le imprese e amplificare la loro voce nei confronti del regolamento europeo che entrerà in vigore a fine anno, in tema di deforestazione e certificazione delle produzioni di caffè, perché i burocrati di Bruxelles non possono mettere in ginocchio i mercati”.

Come sempre, la fiera non si limiterà a offrire una delle più complete e variegate esposizioni del settore caffè, ma sarà anche teatro di esperienze sensoriali e momenti formativi, incontri di business e occasioni di aggiornamento sulle ultime novità del comparto. Il programma si apre, infatti, con un convegno dedicato al tema normativo dell’European Deforestationfree products Regulation (EUDR), il regolamento dell’Unione Europea contro la deforestazione che entrerà in

vigore il 30 dicembre 2024 e rappresenta ad oggi una delle principali sfide per il settore. Organizzato in collaborazione con Assocaffè Trieste, il convegno punta a fare chiarezza proprio sulle ripercussioni che ci saranno sia nelle attività di importazione della materia prima, che nelle esportazioni extra Ue del prodotto finito L’incontro sarà di portata internazionale e saranno invitati relatori dell’European Coffee Federation (Ecf), della Commissione Europea e del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.

A differenza delle edizioni precedenti, nelle quali veniva scelto un Paese ospite tra i produttori, quest’anno si è deciso di optare per la Turchia, storicamente mercato di grande consumo di caffè. Il Paese ha connessioni logistiche importanti con Trieste e il suo porto e inoltre gode di un’importante rete di collegamenti commerciali con Afghanistan, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. La Turchia ha ottenuto da diversi anni il riconoscimento Unesco per il suo caffè preparato con Ibrik, un piccolo bricco d’ottone dal manico lungo, secondo la tradizione. Triestespresso Expo ha inoltre introdotto un’importante novità commerciale, l’organizzazione di sessioni di business B2B e workshop con rappresentanti dei Paesi d’origine, coinvolgendo la rete Enterprise Europe Network per predisporre durante la fiera un B2B matching aperto a espositori e visitatori. Questo strumento si rivela particolarmente utile per supportare le aziende del settore in un momento di grande sfida, consolidando il ruolo del Triestespresso Expo quale strumento di marketing per tutte le aziende del caffè.

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PRIMO STORE IN EUROPA: IL DEBUTTO A DARMSTADT

Aroma ha scelto di fare il suo ingresso nel mercato europeo con l’apertura del primo store monomarca a Darmstadt, in Germania. Un momento storico per l'azienda, che ha deciso di espandere il proprio orizzonte e portare la propria visione oltre i confini italiani, approdando in una città vivace e in crescita.

Un'esperienza immersiva nel mondo Aroma

Il nuovo store si propone come un punto di riferimento per tutti gli appassionati del caffè. Situato in Hermannstrasse 1, è stato progettato per offrire un ambiente che riflette la filosofia di Aroma: spazi minimali, luminosi, pensati per esaltare al meglio il design delle macchine da caffè del brand. Ogni dettaglio è stato curato per immergere il visitatore in un’esperienza unica, in cui tecnologia, estetica e tradizione si fondono. Il negozio offrirà ai clienti l’intera gamma di prodotti Aroma, inclusi i modelli della linea HorecAroma, dedicata alle soluzioni professionali per il settore dell'ospitalità e della ristorazione. Le macchine HorecAroma, pensate per rispondere alle esigenze di bar, ristoranti e hotel, si affiancheranno ai modelli classici, dando vita a una vasta offerta che copre tutte le esigenze, dai privati agli operatori commerciali.

I fratelli Marfucci: accoglienza e professionalità

A guidare i visitatori in questo viaggio saranno Gennaro e Marco Marfucci, due esperti del settore, che con la loro esperienza e passione per il caffè sapranno consigliare la soluzione perfetta per ogni esigenza. Il negozio non sarà solo uno spazio di vendita, ma an-

che un luogo di incontro dove i clienti potranno degustare il caffè, scoprire i segreti della preparazione attraverso workshop dedicati e partecipare a eventi esclusivi che celebrano la cultura del caffè italiano.

Un passo importante per l'espansione europea

Questa apertura segna una nuova fase per Aroma, che si affaccia sul mercato europeo con l'obiettivo di far conoscere la propria visione di eccellenza a un pubblico sempre più ampio. Innovazione, qualità e passione sono i valori che guidano il marchio, e questo nuovo store rappresenta il punto di partenza per ulteriori aperture future. Aroma non è solo un brand, ma un’esperienza da vivere, e il nuovo store di Darmstadt sarà il luogo dove tutto questo prenderà vita.

L'azienda è pronta a dare il benvenuto ai suoi clienti, offrendo loro un percorso che unisce gusto e design, innovazione e tradizione, nel cuore della Germania.

QWARZO® VINCE IL TOCCO FUTURE MATERIALS AWARD 2024

Qwarzo®, azienda italiana che sviluppa materiali innovativi ad alto contenuto tecnologico per i settori del food e del packaging, è stata premiata nella categoria Future Materials Visionary al Tocco Future Materials Award 2024, che ha riunito lo scorso 12 settembre a Parigi le più importanti innovazioni nel campo dei materiali sostenibili, con la partecipazione di oltre 200 leader globali e pionieri del settore. Il premio riconosce l’impegno dell’azienda nel creare soluzioni sostenibili capaci di rivoluzionare l'industria e promuovere modelli di circolarità dei prodotti. In questo scenario, il premio Future Materials Visionary ha riconosciuto l'impatto rivoluzionario della tecnologia Qwarzo®: un coating brevettato a base minerale che offre un’alternativa ai rivestimenti plastici tradizionali. Grazie alla sua composizione a base di silice, Qwarzo® può essere applicato su un'ampia gamma di materiali come carta, tessuti, metalli e altri supporti, conferendo resistenza e protezione senza compromettere la riciclabilità o la sostenibilità del prodotto, consentendo ai prodotti rivestiti con Qwarzo® di

esse riciclati come carta o smaltiti tra i rifiuti organici Nello specifico, Qwarzo® va a rivestire le fibre di carta, creando una barriera e aumentandone la resistenza e le performance. La carta risulta, quindi, più robusta, resistente ai grassi, all’acqua e al calore La tecnologia Qwarzo® si sposa molto bene con il comparto food andando a risolvere molti problemi di performance e riciclabilità e adattandosi a oggetti monouso quali cannucce, cucchiaini del gelato, palette per caffè, piatti, bicchieri; nel packaging, invece, contenitori, scatole e molto altro.

Emiliano Caradonna, CEO di Qwarzo®, ha dichiarato: “Questo premio rappresenta un’importante conferma della nostra missione: creare soluzioni innovative che possano rivoluzionare l’industria del packaging e accelerare la transizione verso un'economia circolare. Essere riconosciuti come Future Materials Visionary ci spinge a continuare a innovare per un futuro più rispettoso dell’ambiente e di tutti coloro che lo abitano”.

CEME SPA ENTRA NEL CAPITALE SOCIALE DI DTI E SI RAFFORZA NEL MERCATO DEL CAFFÈ

CEME S.p.A., leader mondiale nel settore delle elettropompe a vibrazione ed elettrovalvole a solenoide con sede a Trivolzio (PV) controllata dal fondo Investindustrial, rileva la maggioranza del capitale di DTI, azienda italiana specializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni di elettronica avanzata dedicate in particolare ai settori delle macchine per caffè, del beverage, del pizza&bakery e del professional food service.

Fondata nel 2009 a Tavagnacco (UD), oggi DTI può contare su due stabilimenti industriali (uno a Tavagnacco e un nuovo impianto produttivo da 5.000 mq in Ungheria inaugurato nel 2024) e circa 90 dipendenti.

L’operazione, che verrà perfezionata nelle prossime settimane, permetterà a CEME di offrire ai propri clienti una gamma completa di prodotti per la gestione dei fluidi, includendo anche il controllo e la gestione elettronica delle macchine e dei cablaggi. Grazie a questa operazione, CEME rafforza ulteriormente la propria capacità di fornire soluzioni integrate e complete al servizio dell’industria delle macchine per caffè, dove è leader mondiale nel mercato delle macchine ad uso domestico e professionale - e del food & beverage.

L’acquisizione di DTI ci permette di aggiungere alla nostra offerta una gamma di servizi totalmente sinergici e complementari a quelli già presenti nel nostro portafoglio” ha dichiarato il President & CEO di CEME, Roberto Zecchi. “Grazie al supporto strategico e finanziario di Investindustrial abbiamo intrapreso un percorso di crescita per linee interne ed esterne che ci ha portato a rafforzare e consolidare la nostra leadership nei segmenti e nei mercati in cui operiamo”.

“L’ingresso nella famiglia di CEME Group rappresenta per DTI una grande opportunità” commenta Alessandro Dalla Torre, CEO di DTI “perché ci consente di mettere a fattor comune i rispettivi knowhow e di consolidare ulteriormente la nostra presenza nei mercati in cui già operiamo da anni, come quello del coffee e del beverage. Questa partnership si fonda su solide basi che accomunano le due realtà imprenditoriali: un’inesauribile spinta all’innovazione e al miglioramento e la volontà di mettere al servizio dei clienti passione, affidabilità e competenze trasversali."

MARS INCORPORATED ACQUISTA I PRINGLES DI KELLANOVA

Kellanova e Mars condividono una lunga storia di creazione di marchi riconosciuti e amati a livello globale, e presto i loro destini saranno uniti all’insegna del futuro dello snacking responsabile.

Mars Incorporated acquisirà Kellanova, azienda leader nel settore degli snack globali, cereali e noodles, oltre che degli alimenti vegetali nordamericani e degli alimenti surgelati per la colazione. Il costo totale dell’operazione è pari a 35,9 miliardi di dollari, 83,50 dollari ad azione.

Con radici che risalgono a più di 100 anni fa, Kellanova ha una ricca tradizione di produzioni di qualità e di grande innovazione. Detiene marchi di snack iconici, tra cui le amatissime Pringles®, ma anche un marchio alimentare affermato da decenni, Kellogg's®

Nel 2023 l’azienda ha registrato vendite nette per oltre 13 miliardi di dollari, con una presenza in 180 mercati e circa 23.000 dipendenti. Il portafoglio di Kellanova integra il portafoglio Mars esistente, che include marchi di snack e dolciumi da miliardi di dollari come SNICKERS®, M&M'S®, TWIX® e KIND®. Mars ha registrato nel 2023 vendite nette per oltre 50 miliardi di dollari.

Mars intende applicare il suo comprovato approccio di brand building per nutrire e far crescere ulteriormente i marchi di Kellanova, tra cui implementare la ricerca e sviluppo per soddisfare i gusti e le preferenze dei consumatori in continuo cambiamento, investire localmente per espandere la portata dei prodotti e introdurre più opzioni nutrizionali per soddisfare le mutevoli esigenze dei consumatori.

COMUNICATO

VENDITALIA SERVIZI NON ORGANIZZERÀ PIÙ

IL VENDING SHOW DI PARIGI

"Dopo un’importante collaborazione che ha contribuito al successo della manifestazione, Venditalia Servizi ha scelto, di comune accordo con Navsa, di interrompere la collaborazione e non dar più seguito al contratto per la gestione delle prossime edizioni dell’evento.

CONFIDA (proprietaria di Venditalia) rimarrà sempre impegnata a supportare e promuovere il settore del vending in Italia e in Europa ma non sarà più in alcun

modo associata al Vending Show di Parigi. Venditalia Servizi ringrazia NAVSA per la fiducia dimostrata e rimane convinta dell’importanza di eventi che valorizzano e promuovono il settore del vending. Con l’auspicio che Vending Show continui a crescere e a rappresentare un riferimento per la filiera della distribuzione automatica, auguriamo a NAVSA e agli organizzatori futuri il massimo successo delle prossime edizioni“.

NEW ENTRY IN BIANCHI INDUSTRY

CHE RAFFORZA IL TEAM VENDITE

Bianchi Industry prosegue il suo percorso di crescita e rafforzamento delle attività commerciali, con l’inserimento di due figure chiave all’interno del team vendite. Questa espansione si colloca nell’ambito della strategia aziendale di potenziamento della presenza sul mercato italiano e di consolidamento della rete commerciale a livello internazionale.

Marco Marcazzani (a destra nella foto), nuovo membro del team Sales Italia, entra a far parte della squadra con un approccio dinamico e orientato al cliente. Forte di un’esperienza pluriennale nel settore del vending, Marco contribuirà significativamente allo sviluppo e all’acquisizione di nuove opportunità commerciali, oltre a consolidare i rapporti con i clienti esistenti. La sua capacità di interpretare le esigenze del mercato e di offrire soluzioni innovative rappresenta un valore aggiunto per la nostra azienda.

Wissam Baker (a sin. nella foto), è il nuovo Export Specialist e fornirà supporto strategico per l’apertura di nuovi canali commerciali e per il rafforzamento delle partnership già esistenti. La sua conoscenza dei mercati globali e la capacità di gestire relazioni complesse in contesti multiculturali saranno fondamentali per la continua crescita internazionale di Bianchi Industry.

Questi nuovi ingressi sono parte di un ampio progetto volto a garantire che Bianchi Industry mantenga la sua posizione di leader nel settore, rispondendo con prontezza e innovazione alle sfide e alle opportunità offerte dal mercato.

Ecco le certi cazioni che confermano la qualità dei nostri prodotti per garantire ai nostri clienti gli elevati standard qualitativi che da sempre ci contraddistinguono.

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FIORE DI PUGLIA PREMIATA NEL PROGRAMMA "IMPRESE VINCENTI"

L'ottava tappa del programma "Imprese Vincenti" di Intesa Sanpaolo, dedicato alla valorizzazione delle piccole e medie imprese italiane, si è svolta a Bari, accendendo i riflettori su dieci aziende di Puglia, Basilicata e Molise.

Per l’edizione 2024, uno degli aspetti centrali riguarda l'allineamento ai principali filoni progettuali del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e alla strategia di Transizione 5.0. Le aziende selezionate si sono distinte per aver saputo coniugare crescita sostenibile e innovazione, allineandosi ai nuovi paradigmi economici e sociali.

Tra le aziende premiate si è distinta Fiore di Puglia, impresa coratina famosa per la produzione del tipico tarallino pugliese, che emerge nel settore alimentare per la qualità e l’innovazione dei suoi prodotti

Oltre che per rappresentare il connubio tra tradizione e innovazione, Fiore di Puglia è stata selezionata per il suo impegno nel rispetto dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance), nella crescita sostenibile e nel contributo all’economia del territorio.

L’azienda, oltre a produrre alimenti di alta qualità, ha puntato su progetti di internazionalizzazione e transizione ecologica, rafforzando la propria presenza sui mercati globali e contribuendo al benessere delle comunità locali. La scelta di Fiore di Puglia tra le 150 imprese selezionate è il riconoscimento di una strategia imprenditoriale solida, orientata alla qualità e alla sostenibilità, che rappresenta un modello di crescita per tutto il comparto alimentare del Sud Italia

OTTIENE LA CERTIFICAZIONE PER LA PARITÀ DI GENERE

Ferrarelle Società Benefit, il quarto maggiore produttore di acque minerali in Italia, ha recentemente ricevuto la Certificazione per la Parità di Genere da SGS Italia. Questo riconoscimento, conforme alla normativa UNI PdR 125:2022, celebra l’impegno dell’azienda nella creazione di un ambiente lavorativo positivo, sicuro e privo di stereotipi di genere.

La certificazione attesta l’efficacia del sistema di equità di genere implementato da Ferrarelle, il quale si fonda su criteri specifici e indicatori per il monitoraggio e il miglioramento del contesto lavorativo. Le aree di intervento comprendono il reclutamento, le opportunità di crescita professionale, la parità salariale, il supporto alla genitorialità e la conciliazione tra vita privata e lavoro. Il riconoscimento è il risultato di un percorso rigoroso e trasparente avviato da Ferrarelle. L’azienda ha sviluppato un Sistema di Gestione in-

tegrato che si concentra sulla parità di genere e sui principi di Diversity, Equity e Inclusion. È stato istituito un Comitato Guida per supervisionare lo sviluppo strategico e il raggiungimento degli obiettivi, inclusi il monitoraggio e la verifica delle politiche adottate. Ferrarelle Società Benefit si distingue anche per il suo forte impegno verso il sostegno alla genitorialità. Dal 1° gennaio 2023, ha introdotto un credito welfare di 500€ per ogni evento di genitorialità, come nascite, adozioni o affido, che può essere utilizzato per spese sanitarie, educative, di assistenza familiare, previdenza e trasporto pubblico. Inoltre, per migliorare la conciliazione vita-lavoro, i genitori di figli sotto i cinque anni e le persone fragili possono richiedere di lavorare esclusivamente in smart working.

La Certificazione per la Parità di Genere conferma la sua missione di Società Benefit orientata al miglioramento continuo e alla creazione di valore condiviso.

Mokador fa un ulteriore passo in avanti con il progetto Diva, il sistema a capsule esclusivo, e lancia M1, il nuovo modello dai dettagli preziosi progettato in collaborazione con un affermato designer italiano, per offrire al Diva Coffee Lover un’esperienza di gusto unica e raffinata, 100% made in Italy

Dal design minimal ed elegante e dalle linee compatte, Diva M1 è perfetta sia per la casa che per l’ufficio e si adatta a qualsiasi ambiente e stile di arredo. Dotata di pulsantiera con tasti dosatori automatici regolabili per espresso e tazza grande, eroga un eccellente risultato in tazza in combinazione con la linea di capsule dedicata: Sophia, Brigitte, Marylin, Grace

Lo scorso Luglio Mokador ha inaugurato un impianto di tostatura IMF Roasters, segnando un’importante pietra miliare nella sua storia aziendale.

Questa nuova acquisizione rappresenta una significativa innovazione nel contesto dell’Industria 4.0, dimostrando l’impegno costante dell’azienda verso l’eccellenza qualitativa.

Grazie al nuovo impianto, Mokador è in grado di mantenere l’alta qualità del suo caffè. La tostatrice IMF consente un controllo preciso dei parametri di tostatura per ciascuna origine di caffè, assicurando risultati che superano le aspettative, anche dei clienti più esigenti.

COCA- COLA HBC ITALIA

IL CINQUANTESIMO DELLO STABILIMENTO DI MARCIANISE

Coca-Cola HBC Italia, il principale imbottigliatore di prodotti a marchio The Coca-Cola Company sul territorio nazionale, ha festeggiato i 50 anni dell’apertura della fabbrica di Marcianise (CE), con un evento dedicato ai dipendenti e alle loro famiglie, alla presenza delle istituzioni locali.

Questo grande traguardo rappresenta un punto di partenza per il futuro di Coca-Cola in Campania, come dimostrano i 21 milioni di euro investiti nel 2024 in innovazioni industriali in ambiti quali ammodernamento e sviluppo, salute e sicurezza, efficientamento idrico ed energetico e circolarità degli imballaggi. Questi 50 anni raccontano la storia del legame speciale di Coca-Cola con la Campania: è proprio a Napoli che nel 1955 è nata Fanta, una bevanda diventata oggi uno dei brand più conosciuti, venduti e amati in tutto il mondo.

Lo stabilimento rappresenta oggi il più grande polo produttivo di Coca-Cola del Sud Italia e negli ultimi 10 anni ha ricevuto complessivamente più di 62 milioni di euro di investimenti industriali per ammodernamenti ed efficientamenti ambientali: un percorso di continua innovazione dello stabilimento campano che lo renderanno sempre più centrale nelle future strategie di Coca-Cola in Italia. Con le 3 linee attualmente operative, la fabbrica è capace di produrre più di 200 milioni di litri di bevande l’anno, abbastanza da riempire i vagoni di un treno lungo 30 chilometri!

Inoltre, la nuova linea, inaugurata nel 2020, ha già generato un risparmio di oltre l'11% di energia elettrica e del 70% di acqua rispetto alle due linee produttive precedenti. Le performance ambientali del sito di Marcianise sono state ottimizzate dagli impianti di trigenerazione installati nello stabilimento, in grado di produrre allo stesso tempo energia elettrica e termica, abbattendo i consumi energetici e, di conseguenza, le emissioni derivanti.

Paytec presenta LINK6000, soluzione rivoluzionaria nel panorama delle tecnologie di pagamento e dei distributori automatici, che sta attraversando un cambiamento significativo grazie all’introduzione di dispositivi di telemetria avanzati. Questo perché LINK6000 consente di connettere in un istante gli apparecchi già installati.

Con LINK6000, infatti, non è necessario sostituire alcun apparecchio già installato. Questo dispositivo di telemetria innovativo permette di collegarsi in remoto ai sistemi esistenti, facilitando la gestione e il controllo a distanza.

È possibile recuperare gli audit dai master di pagamento Paytec e dai distributori automatici, ricevere segnalazioni e allarmi, e leggere e aggiornare le configurazioni dei sistemi Paytec. Tutte queste operazioni possono essere gestite attraverso la piattaforma Paycloud di Paytec, garantendo che ogni informazione sia sempre a portata di mano, in modo sicuro e affidabile.

Vediamo nel dettaglio cosa significa realmente questa connettività immediata per le operazioni quotidiane.

Recupero dell’Audit: Con LINK6000, è possibile recuperare facilmente i file di audit dai master di pagamento Paytec e dai distributori automatici. Questo permette agli operatori di avere un controllo completo sui dati delle transazioni, facilitando la gestione e l’analisi delle vendite.

Segnalazioni e Allarmi: Il dispositivo consente di ricevere segnalazioni e allarmi dai distributori, permettendo un intervento tempestivo in caso di malfunzionamenti o problemi tecnici. Ciò permette una gestione proattiva dei problemi che è cruciale per mantenere un elevato livello di servizio e minimizzare i tempi di inattività.

Configurazione Remota: LINK6000 permette di leggere e aggiornare le configurazioni dei sistemi Paytec, inclusi prezzi e sconti, migliorando l’efficienza operativa e la reattività alle esigenze del mercato.

Il modem 4G con scheda SIM multi-operatore in un design robusto e funzionale assicura una connettività stabile e veloce. La presenza di una porta seriale per il collegamento diretto con tutti i master Paytec, oltre a un’ulteriore porta seriale per il collegamento con il distributore, rende questo dispositivo estremamente versatile e facile da integrare nei sistemi esistenti.

I costi operativi estremamente contenuti sono un ulteriore vantaggio che rende LINK6000 una scelta intelligente per migliorare la gestione dei sistemi di pagamento e dei distributori automatici.

In occasione del back to school e back to work, Riso Scotti Snack presenta GUTTIAU, un nuovo prodotto che arricchisce l’offerta dell’azienda per distributori automatici e bar. Questo snack salato trae origine dalla tradizione italiana regionale, come suggerisce il nome, ed è caratterizzato da una consistenza croccante e gratificante per il palato, una scelta sana per la pausa di chi studia o lavora.

Giorgio Notaro, AD di Riso Scotti Snack, spiega le sfide legate all'introduzione di prodotti salati nella Distribuzione Automatica, sottolineando come l’offerta attuale sia legata a referenze basiche, come ad esempio patatine e tarallini. Per questo motivo l’azienda ha sviluppato uno snack che possa soddisfare senza rinunciare ai principi di salubrità, dotandolo di una propria identità distintiva e di un alto valore percepito dai consumatori. Il nome Guttiau si ispira al prodotto tipico della panificazione artigianale sarda, ma con un'innovazione: l’aggiunta di farina di riso, che conferisce maggiore croccantezza.

Guttiau è disponibile nei gusti classico e pizza ed è realizzato solo con ingredienti selezionati tra cui sale marino e olio di girasole. Il formato del prodotto è di 25 grammi, ideale soprattutto per la spirale singola delle vending machine

Altromercato, la principale realtà italiana di Commercio Giusto e tra le più grandi al mondo, ha lanciato la sua nuova linea di caffè in cialda. Rigorosamente prodotto in cialde compostabili, provenie da filiera equa e diretta, con tostatura italiana in un packaging senza alluminio, conferibile nella plastica, distribuita in astucci da 50 e 18 cialde comprensivi di finestra dosa cialde.

Tutto il caffè Altromercato viene realizzato nel rispetto di chi lo produce e del pianeta, al fine di garantire un prodotto di alta qualità. Il caffè è coltivato all’ombra di foreste curate da piccoli produttori, cresce insieme ad altre piante da frutto e alberi autoctoni per tutelare la biodiversità dei luoghi d’origine. Ecco le versioni disponibili:

• Espresso Classico - una miscela di caffè arabica e robusta da filiera diretta, ideale per ottenere un espresso cremoso come al bar. Ideato per estrarre una tazza cremosa e pulita al tempo stesso, dal gusto deciso e dal corpo pieno, caratterizzata da una tostatura media. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 50 cialde compostabili.

• Espresso Bio Cremoso - una miscela di caffè arabica e robusta da filiera diretta e biologica, ideale per ottenere un espresso cremoso. Ideato per estrarre una tazza piena, cremosa e leggermente aromatica, caratterizzata da una tostatura media. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 50 cialde compostabili.

• Espresso Bio Deka - un caffè biologico pensato per chi preferisce il decaffeinato, grazie alle origini di elevata qualità che sprigionano le note pregiate e intense dei caffè latino americani. La caffeina viene eliminata con metodo naturale, e consente di preservare intatto l'aroma, il risultato è un caffè dall'acidità fine, corposo e piacevolmente agrumato. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 18 cialde compostabili.

• Espresso Ginseng - Caffè espresso macinato con arabica e robusta con estratto naturale di ginseng, senza aggiunta di zucchero, è la soluzione per chi vuole unire il sapore dell’espresso con l’energia naturale del ginseng. Una tostatura media dal forte aroma, con una spiccata dolcezza. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 18 cialde compostabili.

Lo sport drink più amato e consumato in Italia da ben 2,4 milioni di famiglie*, prodotto e distribuito in esclusiva in Italia dal Gruppo Acqua Minerale San Benedetto, amplia la gamma di referenze con il lancio di Energade Protein, il nuovo reintegratore tecnico e professionale arricchito con proteine. Una novità assoluta nel panorama degli sport drink: l’unico ready to drink che coniuga l’efficacia dei sali minerali con il potere nutrizionale delle proteine.

Energade Protein è fonte di proteine che rappresentano il 12% del valore energetico totale del prodotto, contribuiscono alla crescita e al mantenimento della massa muscolare, nonché al mantenimento di ossa normali. Formulato con sali minerali, il nuovo sport drink si posiziona come scelta ideale non solo per gli sportivi ma anche per chi cerca un supporto durante le giornate più calde o faticose.

Il packaging cattura immediatamente l’attenzione grazie al suo design innovativo e distintivo trasmettendo tecnicismo, professionalità e forza.

Disponibile nel gusto Ice Blue, caratterizzato dalle dolci note di lampone e mora, il nuovo Energade Protein offre un’esperienza dissetante e rinfrescante. Una referenza progettata per accompagnare il consumatore in ogni momento della giornata grazie al formato da 0,75L Pet nella pratica bottiglia squeeze e al tappo Pull&Push, studiato per facilitare la bevuta durante l’attività fisica, rendendo ancora più comodo l’utilizzo del prodotto.

* Fonte: GFK 2023

Fiore di Puglia ha presentato i nuovi taralli proteici con un contenuto di proteine superiore al 20%. Un prodotto che rappresenta il perfetto equilibrio tra gusto, salute e rispetto per l’ambiente. Oltre alla qualità nutrizionale, Fiore di Puglia ha posto una grande attenzione anche all’impatto ambientale. Le confezioni dei nuovi taralli proteici sono infatti realizzate interamente in carta riciclabile, a testimonianza dell’impegno dell’azienda verso una produzione sempre più sostenibile, in linea con le esigenze di un mercato in costante evoluzione e con la crescente sensibilità dei consumatori verso l’eco-sostenibilità.

Disponibile in formato vending da 30 grammi

Il mondo del vending è sempre più sensibile ai temi della sostenibilità ambientale e della riduzione dei rifiuti. Per rispondere a queste esigenze Coges propone la nuova chiave MyKey realizzata con plastiche completamente riciclate. La nuova plastica ha le stesse caratteristiche delle altre versioni di MyKey, sia dal punto di vista funzionale che quanto a resistenza all’usura quotidiana e durata. Con la nuova MYKEY 100% RICICLATA i Gestori potranno dimostrare il proprio impegno concreto per un futuro più sostenibile, distinguendosi dalla concorrenza e attraendo una clientela sempre più sensibile all’ambiente.

100% RECYCLED PLASTIC

Biraghi lancia Bi-Snack, una nuova merenda salutare e nutriente, realizzata in collaborazione con Terre di Puglia, realtà leader nazionale nel settore della produzione di taralli e snack salati.

All’interno di una pratica confezione trovano spazio un Biraghino Snack da 16,67g e 20g di Taralli Pugliesi, per una merenda bilanciata, da gustare in ogni momento della giornata, che sarà distribuita sia nel canale della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) sia in quello delle vending machine

Qualità e genuinità sono due caratteristiche fondamentali di questa merenda, adatta a grandi e piccini, grazie anche al latte 100% italiano del Biraghino Snack e al grano 100% pugliese dei Taralli.

Può rimanere fuori frigo fino a una temperatura di 20°C e non ha bisogno di refrigerazione per il trasporto e il caricamento nelle vending machine.

Levissima+ amplia la gamma introducendo due nuove referenze pensate per migliorare il benessere quotidiano.

Levissima+ Drenante: un aiuto per la tua idratazione

Con l’introduzione di Levissima+ Drenante, il marchio arricchisce la sua offerta con una formula progettata per favorire il drenaggio dei liquidi in eccesso. Questo prodotto è arricchito con Vitamina B e un estratto di fiori di ibisco, e presenta un fresco gusto di agrumi e rosa. È l’ideale per chi cerca un aiuto nella gestione dell’equilibrio idrico del corpo.

Levissima+ Tonificante: rivitalizza la pelle

Levissima+ Tonificante rappresenta un’altra novità significativa, studiata per tonificare la pelle e supportare la vitalità generale. Questo prodotto contiene Vitamina B3, Zinco e un estratto di rosa canina, e offre un piacevole gusto di cetriolo e scorza di limone. Perfetto per chi desidera un boost di energia e un miglioramento dell’aspetto della pelle.

Le bottiglie sono realizzate in PET riciclabile e si distinguono per la nuova identità visiva che il brand ha recentemente aggiornato.

Scegli l’ambiente, scegli i barattoli #Lucaffé.

Gusto e rispetto per l’ambiente sono i concetti base delle nostre capsule compostabili Pulcinella. Un caffè selezionato, dal gusto intenso, tostato nella migliore tradizione napoletana. Le conserviamo in barattolo per mantenere a lungo la fragranza e la freschezza delle nostre migliori miscele di caffè.

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