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Chi è NICOLE KRAUSS, ospite d'onore di Incroci di Civiltà 2021
All'autrice di "La storia dell'amore" e "Essere un uomo" il Premio Bortolotto Possati - Ca' Foscari
Mercoledì 3 novembre 2021, h. 18 - Scuola Grande di San Rocco, Sala Capitolare
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CHIEDETELO A UNA DONNA
di Loris Casadei
Ospite d’onore di Incroci di civiltà la scrittrice newyorkese Nicole Krauss, riceverà il Premio Bortolotto Possati – Ca’ Foscari. Nulla di più meritato. Ricordo ancora l’emozione che provai nel 2005, quando lessi La storia dell’amore (Guanda). Il mio pensiero andò subito a Kafka e al suo modo, tipico della cultura ebraica, di accettare le ambiguità della vita, di far convivere aspetti contraddittori. Non a caso afferma Nicole Krauss «La cultura ebraica ti educa a convivere con il dubbio... il lettore deve perdersi in ciò che legge, diffido dei racconti chiusi, chiari, con una storia ben determinata».
In La storia dell’amore uno dei protagonisti, Litvinoff, rintraccia un foglio con la notizia che Kafka è morto su un albero da cui non voleva più scendere. «Scendi, gli gridavano… non posso, rispose lui con una nota di malinconia. Perché se scenderò smetterete di volermi… Lo trovarono congelato a terra come un uccello. Si dice che quando appoggiarono le orecchie alla conchiglia del suo orecchio, sentirono sé stessi».
Tutti i romanzi e soprattutto i racconti, nei quali Krauss è di maestria senza pari nel panorama letterario contemporaneo, contengono una ironia gioiosa, anche nel raccontare di drammi e di momenti difficili. Una leggerezza che Italo Calvino nelle Lezioni americane definì “superiore”. La stessa Nicole parla di giocosità e la attribuisce al suo modo di affrontare la scrittura «quando inizio a scrivere non so dove andrò a finire, è anche mia la gioia di scoprire in che direzione va la storia». Ancora due illuminanti citazioni da La storia dell’amore. «Volevo descrivere il mondo perché a vivere in un mondo non descritto mi sentivo troppo solo», commenta uno dei protagonisti immigrato negli States durante la persecuzione nazista, autore di un unico romanzo, che credeva perduto. E ancora, «So che in questa storia c’è una morale, ma non capisco qual è?».
Il suo ultimo libro Essere un uomo (Guanda, 2021) contiene in realtà, a dispetto del titolo, una serie di short stories della tradizione americana, dove gli uomini sono raccontati attraverso gli occhi delle donne in momenti diversi della loro esistenza, di fronte alla nascita o vicino alla morte, ma sempre nell’incontro/scontro con amore, sesso, potere, violenza. Storie, momenti in cui il passato gode della duplice valenza di senso di appartenenza ad una comunità, ma anche di peso da cui liberarsi. Dice la scrittrice «tutti noi siamo in qualche modo dei sopravvissuti alle difficoltà della vita, ma abbiamo spesso saputo trovare momenti di speranza».
Madre ebrea inglese, padre ebreo americano, nonni disseminati tra la Germania, Ucraina, Ungheria e Bielorussia, amicizia a Stanford con Joseph Brodsky, esordisce con poesie e racconti, ben presto accolti nelle prestigiose antologie The Best American Short Stories (Boston, Houghton Mifflin Co., 2003 e 2008) i suoi romanzi sono tradotti in quasi tutte le lingue del mondo, sposata per lunghi anni con lo scrittore ebreo Jonathan Safran Foer, noto anche per le sue campagne ambientaliste e animaliste.