Periodico di informazione, cultura e musica dedicato al mondo latino americano - DISTRIBUZIONE GRATUITA - anno 2 - N째 8 DICEMBRE 2011
NE il NUOVO MAGAZI & di
PUGLIA A BASILICAT
Eddie Torres e Griselle Ponce
il maestro dei maestri
LA REDAZIONE Registrazione del Tribunale di Bari: n째3199 del 25/11/2010 Tiratura: 6000 copie Numero Chiuso: 12/12/2011 Edito da: Ass. Culturale IDEANDO 2.0 Via Berlino 86 Altamura (Ba) Tel. 339.3511452 info@vidalatinamagazine.it Direttore Editoriale: Donato Ciccimarra Direttore Responsabile: Giuseppe Disabato Advertising Manager: Nunziella Buono Direttore Artistico: Silvio Sisto Caporedattore: Donato Ciccimarra Redazione: Michele Traversa Giulio Patruno Daniele Blasi Domenico Tagliente Enzo Conte Vania Tria Lara Palmisano Ricky Espino Rossana Pellegrino Denny dj Davidino dj Paolo Martano Nico Tursi Omar Gallo Vito Ranieri Stefania Errede Mario De Palo Hanno Collaborato in questo numero:
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Enzo Conte
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Omar Gallo
Vania Tria
Giulio Patruno
Mario De Palo
Cubanito Dj
Lara Palmisano
Davidino Deejay
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Michele Traversa
Mariella Strippoli
Nico Tursi
Vito e stefania
Vito & Enzo
Nico Tursi
Vito y stefania
Paolo
Martano
Daniele Blasi
Peppino Disabato
Rossana Pellegrino
Alberto Pianetti
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Vito & Enzo Denny Deejay
Yadira Gonzales
Auguri di Buon Natale da parte di tutta la redazione
Eddie Torres The mambo king Di Nunziella Buono
Universalmente conosciuto come “The Mambo King”, Eddie Torres è considerato il più famoso insegnante e coreografo di mambo al mondo. Si è esibito con grande successo al “Lincoln Center”, “Apollo Teather”, “Carnegie Hall”, “Madison Square Garden” e per il presidente Bush. Gira il mondo per divulgare e insegnare la sua disciplina. Ha curato musiche e coreografie per la MTV e si è esibito con stelle della musica come Tito Puente, Machito, Celia Cruz, Mario Bauza, Ray Barreto, Johnny Pacheco, Mongo Santamaria e Tito Rodriguez. Vida Latina Magazine l’ha incontrato in occasione della sesta edizione del Roma Salsa Congress.
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Tito Puente e Eddie Torres
Eddie Torres intervistato da Nunziella Buono
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Eddie Torres durante uno stage al Roma Salsa Congress
Una sera al Palladium di New York Eddie si avvicinò al maestro Tito Puente per fargli i complimenti. Tito gli rispose: “Tu hai talento per il ballo. Dovresti fare qualche cosa di più che spendere il tuo tempo per ballare in pista”. Eddie rispose “Non ho un insegnante che mi segue”, e Tito, “Dimentica l’insegnante. Sviluppa le tue idee e mostracele”
È sempre un onore ospitarti in Italia. Io amo l’Italia. Ricordo la prima volta nel 1995 con Pedro Gomez per un tour di una settimana in giro nelle diverse città, è stato bellissimo e mi sono davvero divertito tanto. Cosa pensi dell’Italia e del fenomeno salsero italiano? Dalla mia prima volta ad ora, ho potuto notare uno sviluppo incredibile del fenomeno. Grazie alla grande varietà di talenti esistenti nel vostro paese, è possibile studiare, qualora si volesse, diversi stili di ballo come ad esempio Cubana, Afro-Cubana con grandi maestri come: Maikel Fonts, Roly Maden che risiedono qui in Italia ma sono conosciuti in tutto il mondo per la loro bravura e professionalità; potete imparare il Flamenco con ballerini che insegnano in Italia o andare addirittura in Spagna, visto la vicinanza. In sostanza in
Eddie Torres e suo figlio Edualdo
Eddie Torres e Griselle Ponce
Italia la gente può usufruire di un grande beneficio e cioè quello di poter studiare stili diversi con quelli che sono considerati tra i più grandi insegnanti di danza. Vorrei tanto poter ricreare questa situazione a New York, visto che nella metropoli si contano non più di uno o due insegnanti di Afro-Cubana, questo perché i cubani non arrivano negli USA cosi facilmente, invece è più facile arrivare in Italia ed è per questo motivo che avete una grandissima varietà di artisti che rende questo sviluppo così particolare. Ho notato che il ballerino italiano prende con serietà e decisione il ballo, è a un livello molto alto nelle danze afrocubane, ballate così bene che sembrate provenire da Cuba. Complimenti per la tua perfomance è stata davvero brillante. É la prima volta che ti esibisci con tuo figlio Edualdo “Eddie Torres Junior”? Si! E’ la prima volta in assoluto qui in Europa. Come tutti i tuoi spettacoli importanti hai eseguito la tua performance sulle note di un brano di Tito Puente. Io amo la musica di Tito. Come probabilmente già saprai che ho collaborato con lui per 21 anni dal 1979 fino al 2000, anno della sua scomparsa. Posso dire che forse è stata l’esperienza più emozionante di tutta la mia carriera da ballerino. Siete nati nello stesso ospedale, puoi confermarlo? Si è vero, siamo nati nello stesso ospedale e siamo anche cresciuti nello stesso quartiere, lo Spanish Harlem del Bronx di New York. Tu e Tito avevate molto in comune? Si tanto, come lui diceva, era assolutamente destino essere nati e cresciuti nello stesso Ambiente. Prima parlavi del fatto che gli italiani prendono molto seriamente il ballo, ci sono italiani che seguono le tue lezioni a New York? Si! Vengono da me durante tutto l’anno ma sopratutto nel mese di agosto. Io in quel periodo preferisco non viaggiare e rimanere a New York, la mia scuola diventa una piccola Italia ed io mi sento un po’ italiano. Gli studenti restano a New York per visitare la città ma concludono la loro visita con il “New York Congress” che si tiene nella prima settimana di settembre. C’è anche gente che viene dalla Puglia? Le mie lezioni sono frequentate da gente che viene un po’ da tutta Italia, da Roma, Milano, Brescia, Firenze ed anche da Bari. Attualmente ci sono tanti insegnanti molto bravi e ballerini nati con molto talento per ballare, io sono contentissimo perché nonostante tutto ho la possibilità di insegnare quella che potremmo definire la “vecchia scuola” appartenente alla “Old generation”, credo che essere informati anche sulle tradizioni di quello che è la base iniziale della salsa interessi ai ballerini. Sulla strada che ti ha portato al successo ci sono stati attimi dove hai avuto difficoltà? Assolutamente si. Ricordo un giorno andai da mia madre e le dissi: “mamma, da grande voglio diventare un ballerino e ballare in tutto il mondo”. Mia madre era incredula e mi
Eddie Torres con sua moglie Maria (a sinistra) e sua figlia Nadia (a destra)
rispose: “Eddie è impossibile, qui non esistono scuole!” Io ero certo di quello che volevo ed ero consapevole delle difficoltà che avrei trovato. Ero molto giovane ma ero certo di quello che volevo e Tito Puente mi ha aiutato tantissimo in questo, lui è stato il primo a credere nel mio talento e nella mia volontà. Ricordo quando mi diceva “Eddie forza tu ce la farai”. Cos’ha Eddie Torres in riserva per i suoi ammiratori e ballerini per il futuro? Spero di sorprendervi col prossimo film che uscirà. Un film che parla di un ragazzo che sognava un giorno di diventare un grande ballerino. Spero che un giorno uscirà un musical a Broadway che parla della storia della Salsa e perché no un musical che parla del famoso Palladium. A chi devi il tuo successo? Vorrei immensamente ringraziare mia moglie “Maria” che nel 1979 iniziò a ballare nella mia scuola come studentessa ed oggi festeggiamo il nostro trentatreesimo anniversario di matrimonio. Probabilmente lei è stata la forza per il mio successo, senza il suo supporto non sarei mai arrivato a questo traguardo. Grazie Eddie, ci rivedremo presto in Italia? Certo, sarò presente in Italia a marzo, per il congresso di Milano “On2 salsa congress”. Saluto tutti i lettori di Vida Latina Magazine augurandovi un felice Natale y “Que Viva la Salsa”.
Durante l’evento Roma Salsa Festival, abbiamo avuto il piacere di incontrare Laura e Leo, ballerini professionisti ormai conosciuti per la loro carriera artistica e stretti collaboratori del maestro dei maestri Eddie Torres. Gli abbiamo intervistati per voi.
Laura e Leo il mambo made in Italy Chi sono Laura e Leo e che significa essere gli unici referenti in Italia di Eddie Torres? Referenti vuol dire prima di tutto persone che hanno investito nello studio dello stile che rappresenta Eddie Torres. Abbiamo iniziato tanti anni fa avventurandoci negli Stati Uniti, non fidandoci di quello che veniva proposto in Italia, andando alla fonte direttamente, tant’è che siamo gli unici artisti italiani che hanno fatto più di 10 congressi a New York. Nel tempo, ci siamo guadagnati la stima e il rispetto di Eddie lavorando e studiando al suo fianco. In Italia siamo i suoi referenti per i suoi stage e spettacoli, che seguiamo anche noi perchè preziosissimi.
Qual’è stato uno dei vostri traguardi artistici? Abbiamo partecipato a diversi congressi mondiali a New York come artisti, ma, negli ultimi anni, anche come istruttori. Questa è una cosa che ci ha riempiti di orgoglio. Da italiani insegnare il mambo a New York è una bella soddisfazione. Abbiamo ballato nell’orchestra di Eddie Torres, Bich Froman, e quest’anno anche con la Mambo legend’s orchestra, che è l’orchestra originale di Tito Puente, diciamo che è una cosa che ci siamo guadagnati con tanti anni di lavoro. Da quanti anni siete in questo settore? Nel 2012 festeggeremo il nostro quidicesimo anno
LIBRI SULLA SALSA E LA CULTURA AD ESSA LEGATA www.enzoconte.it
in questo settore. Siamo una delle più vecchie coppie italiane ancora insieme artisticamente. Qual’è uno dei vostri pregi? Ci piace essere trasparenti in tutto e per tutto, e così ci siamo guadagnati la stima e la fiducia del maestro Torres e di tanti altri artisti. Siete stati innumerevoli volte a New York , ma siete mai stati a Cuba? No, ancora no, ma è una meta che abbiamo in programma, sicuramente per conoscere le radici del ballo e della musica che utilizziamo per i nostri insegnamenti e per i nostri show. La vostra collaborazione professionale con Eddie Torres in cosa si distingue? Siamo orgogliosi di dire che abbiamo suggerito a Eddie di portare la Pachanga in Europa, lui la insegnava a N.Y. da sempre, ma, non gli era mai venuto in mente di portarla nei congressi, dal 2003 dopo il nostro suggerimento è arrivata anche in europa. Oggi è una realtà “pachanga a colazione, a pranzo e a cena!” Un consiglio da professionisti ai ragazzi che iniziano un percorso artistico nel ballo. In nostro consiglio si traduce in una frase: Il mae stro deve essere bravo a insegnare, ma l’allievo deve essere bravo a imparare e rispettare. Questa è la strada che abbiamo seguito sempre e
Laura e Leo con il maestro Eddie Torres ci ha dato tantissime opportunità. Noi crediamo che per i giovani, soprattutto per quelli che cominciano ora, sia giusto e importante ricordare sempre le radici. Siamo tutti nati da qualcosa, non possiamo di colpo essere diventati bravi, qualcuno ci ha insegnato qualcosa e a questo qualcuno va portato rispetto sempre, nel bene e nel male. Grazie ragazzi. Grazie a voi e buona fortuna www.oficinadelasalsa.it - Facebook Laura e leo
Fernando Rodrigues e Michela Vernati.
La Kizomba Chi è Fernando Rodrigues? Sono nato in Angola e vivo in Italia ormai da ventiquattro anni. Sono arrivato in Italia per studiare e contemporaneamente ho iniziato ad insegnare salsa e Kizomba. Cos’è la kizomba? E’ un ballo che viene dalla mia terra, lo ballavo già da piccolo, è parte di me. Come viene percepita la Kizomba nel nostro paese? Vivo a Terni da quindici anni dove la Kizomba è una realtà affermata. Tanta gente ha scoperto negli ultimi anni questo ballo e ne è davvero entusiasta. Solo ora, a livello nazionale, si sta dando peso a questa disciplina dandole spazio nei migliori congressi nazionali di musica latina. Quest’anno abbiamo avuto l’onore di essere ospitati al Roma Salsa Congress con una sala dedicata solo alla kizomba.
E’ uno dei generi più popolari di danza e musica create in Angola, la Kizomba. E’ un musicalmente un derivato della Zouk, cantata in genere in portoghese , ha un flusso romantico mescolato con ritmi africani. Lo stile di danza Kizomba è anche noto per essere molto sensuale. Kizomba è stato sviluppato in Angola dalla fine del 1989 ai primi anni 1990. Vida Latina Magazine ha intervistato per voi i due portavoce di questa disciplina in Italia: Fernando Rodrigues e Michela Vernati.
Chi è Michela Vernati? Professionalmente provengo dalla danza classica e moderna, ma ero molto vicina ai balli e alle danze brasiliane, da quando ho incontrato, tredici anni fa, Fernando, mi sono innamorata della Kizomba. E di li è iniziata questa passione. Perché scegliere di ballare la Kizomba? Innanzi tutto per la meravigliosa musicalità dei brani che accomunano le persone e ti prendono nell’anima; ma soprattutto perché è un ballo di coppia, un incontro tra due anime; la Kizomba non è solo tecnica di ballo ma anche contatto musicale e fisico. La devi sentire, la devi ballare, devi vivere il contatto con l’altro, un po’ come il Tango, ma con atteggiamento meno rigido. Punto base di questo ballo è l’improvvisazione, pur conoscendo la tecnica nella sua evoluzione. E’ comunque un ballo popolare e per questo Fer-
Fernando e Michela al Roma Salsa Congress
nando ne è un grande rappresentante essendo angolano. Qual’è la risposta del pubblico italiano? Secondo la mia esperienza, sulla piazza dove mi trovo, Terni, c’è molto attaccamento al ballo ed in particolare alla Kizomba, mentre in altre zone c’è più freddezza in quanto temono la concorrenza e soprattutto non credono in questo ballo. In tutta l’Europa del nord e dell’est, invece, c’è una maggiore richiesta della Kizomba. Ci sono addirittura congressi dedicati solo a questa disciplina. Sarete in Puglia o basilicata nei prossimi mesi? Sicuramente saremo presenti al prossimo “Salsitaly”. In Puglia collaboriamo con la scuola Parranda Latina di Geppo. sito di riferimento di Fernando e Michela: www.lapachanga.it
CUBA
VS PUERTORICO di Mariella Strippoli
Ah, che dilemma terribile per molti ballerini! Le piste da ballo sono diventate dei “ring” su cui si sfidano le diverse fazioni: io ballo portoricano, sono più tecnico ed elegante; sì ma io ballo cubano, c’è più sabor... Quanta confusione nelle nostre convinzioni e soprattutto quanto ci siamo allontanati dallo spirito iniziale del ballo! Non convinta da tutte queste distinzioni e differenze, sono andata a cercare notizie approfondite da due dei maggiori esponenti di queste meravigliose Nazioni.
Maykel Fonts
Jhesus Aponte
MAYKEL FONTS (CUBA) “Differenze? No, la salsa è una sola e trae origine dalla sua radice, dal son. Sia la salsa cubana che quella portoricana hanno a medesima matrice e poi si sono create le varie distinzioni; d’altra parte anche a Cuba si poteva vedere il ballo in linea fin dagli anni ‘50, il mambo o il son ballato nei cabaret era molto elegante e in linea. In realtà la vera distinzione tra salsa cubana e portoricana l’ho avvertita venendo in Europa, e soprattutto in Spagna e Italia; qui tutto è diventato molto commerciale e maestri e dj hanno fatto il resto. Ma per me è importante mescolare stili e ritmi; la stessa cosa si riscontra negli spettacoli di Juan Matos e Eddie Torres!”
JHESUS APONTE (PUERTORICO) “La musica è uguale ovunque, è il linguaggio dell’amore, è l’armonia dei musicisti che diventa emozione per noi. E l’origine di tutta la salsa è il son. Io provengo da una famiglia di musicisti, la salsa ce l’ho nel sangue e la ballo fin da bambino, prima di iniziare il mio percorso di studi formativi della danza, ballavo alle feste di famiglia, ballavo per strada e sono stato notato da Papito Jala Jala. Proprio Papito, che è stato uno dei primi portoricani a far conoscere il suo stile in Italia, adorava Cuba e ballava di tutto. L’importante è divertirsi! I giovani ora sperimentano, con la musica e con il ballo, mescolano hip hop e reggaeton con la salsa... questo non è sbagliato, anzi: questo è il futuro!”
Questo è lo spirito giusto, e questa è la prima regola da trasmettere nelle scuole di ballo. Divertirsi, questa è la parola chiave, perchè quello che pensano i più grandi ballerini è che la salsa non ha etichette, non ha schemi impostati: la salsa deve solo avere mille sfaccettature di una sola emozione: Divertirsi!
di Yadira Gonzalez
“Oshùn es la Caridad” Regina e Patrona di Cuba, così la incoronò Papa Giovanni Paolo II durante la Santa messa celebrata nella sua visita a Santiago de Cuba nel 1998.
Proprio in questo periodo è in pieno svolgimento il pellegrinaggio della Virgen de la Caridad del Cobre (rame) per tutta Cuba, dopo sessanta anni dalla sua prima e unica uscita dal Santuario. E’ iniziato l’otto Agosto dell’anno scorso e culminerà nella capitale il prossimo 30 Dicembre. La processione è seguita da migliaia di fedeli che la venerano da quattro secoli. Tutto cominciò intorno all’anno 1612 quando due fratelli indiani insieme con un ragazzo di colore, conosciuti per la tradizione come “los 3 juanes”, andavano in cerca di sale su una piccola canoa. Si trovavano sulle acque della parte nord orientale della Baia di Nipe quando hanno visto galleggiare fra la schiuma delle onde un piccolo pacchetto che sembrava essere un volatile e hanno remato per raggiungerlo. Fu grande la sorpresa nel vedere l’immagine della Madonna, con gli abiti asciutti, sopra un pezzo di legno dove c’era scritto: “yo soy la Caridad”. Pieni d’emozione presero la Madonna e la portarono alla tenuta di Bara-
jagua, lì L’amministratore delle miniere di rame ordinò di costruire un eremo per collocare la statua. Dopo la scomparsa della vergine per ben tre volte gli abitanti di Barajagua pensarono che la Madonna volesse cambiare posto. La statua fu trasferita con una processione al Tempio Parrocchiale di El Cobre, paesino dove si trovano le miniere di rame, per questo la chiamano la Madonna del rame. Anche qui però, la Madonna scomparve di nuovo, pensarono allora che la Vergine volesse stare sulle montagne. Il fatto ebbe conferma quando una bambina chiamata Apollonia salì fino alla cima della miniera di rame dove lavorava sua madre e sopra alla cima di una delle montagne vide La Vergine della Carità. Anche se non tutti credevano a questa storia, alla fine, la statua fu portata dove era stata vista dalla bambina. Da allora la Virgen de la Caridad del Cobre è stata venerata da tutti i cubani. Tanto è così che Come risposta alla richiesta dei veterani della guerra d’indipendenza, nel 1916 Sua Santità Benedet-
La danza di Oshùn
to XV dichiarò la Virgen de la Caridad del Cobre Patrona della Repubblica di Cuba. Questa Madonna, come tutti santi a Cuba, non è seguita solo dai fedeli della religione cattolica, ma anche dai credenti della religione Yoruba portata dagli schiavi africani. Durante la dominazione, gli spagnoli imposero la religione cattolica come l’unica forma di fede ufficiale, vietando tutte le altre. Per continuare la pratica dei loro riti, gli schiavi affiancarono le figure del culto Yoruba (gli Orisha) alle figure dei Santi del Cattolicesimo, creando un sincretismo. Cosi la Virgen de la Caridad del Cobre è affiancata a Oshùn, la più giovane delle Orisha femmine ma ha il titolo di Yalorde o grande regina. È rappresentata come una donna bella, allegra, sorridente che ama la danza. E’ la Dea del fiume che porta il su nome in Nigeria. Rappresenta l’amore in tutti sensi della parola, la spiritualità e la femminilità. Protegge le gestanti e le partorienti. E’ anche padrona delle acque dolci di fiume, sorgenti e del miele. Si riconosce con il colore giallo e tutte le sue tonalità; il suo numero
è il cinque e tutti i suoi multipli e il suo giorno della settimana è il sabato. E’ molto sensuale ma anche molto sensibile e dicono che le sue benedizioni rendono la vita degna di essere vissuta. Ci sono tante leggende che parlano di Oshùn. Si dice che è stata l’unica ad arrivare dove era Olofin (Dio) per implorare per gli esseri della terra; che salvò il mondo quando Olokun (padrone delle profondità del mare) mandò il diluvio e che fu Yemaya (la Divinità del mare) a darle la fortuna di che la sua casa fossero le acque dolci, fra tante altre affascinanti patakies (storie degli orishas). L’ otto settembre la popolazione festeggia la madonna, alcuni portano fiori, candele e pregano la Caridad del Cobre, altri suonano i batà e ballano le bellissime danze di Oshùn ma questo parallelismo peculiare più di rappresentare la religione caratterizza la cultura. Tutti sono uniti per una sola fede, un solo amore alla miracolosa Regina dei cubani.
PMM: LA FORMULA VINCENTE DELLA NUOVA FIESTA CUBANA
di Omar Gallo by Sorso Latino
La scuola insegna, l’esperienza conferma: esiste una formula per tutto, per risolvere un problema, dare senso ad una ricetta , creare un composto chimico. Ed è proprio di chimica, questa volta dei sensi, che si deve parlare nel caso della PMM. Ovvero un mix di fattori che stanno rendendo (ormai da alcuni anni, con risultati collaudati) la “Fiesta” a Cuba un momento di assoluta evasione, in antitesi rispetto al “concept” classico del concerto o della esibizione. “Por un mundo mejor” (per un mondo migliore, questo il significato dell’acronimo PMM) è ormai la filosofia dominante nella creazione di un evento a Cuba. E, come ogni grande scoperta che si rispetti, è diventato un prodotto da esportare, affermandosi e diffondendosi a macchia d’olio; tante sono infatti le serate PMM che si susseguono, in Italia e non solo, prestando attenzione all’essenza dello spirito che le contraddistingue. Ne abbiamo parlato con Yulien Oviedo, compositore, strumentista, cantante che nel corso di un suo concerto “PMM” al Cuba Libre Cafè, ha risposto ad alcune nostre domande proprio su questa nuova espressione artistica. Alla domanda “cosa intendi per PMM?”.. Yulien ci ha risposto : “PMM per noi cubani significa essenzialmente una festa...diversa però da quelle tradizionali. E’ uno spettacolo in cui un insieme di artisti si esibiscono, alternandosi sul palco e improvvisando spesso situazioni impreviste.” Il tutto contornato da ballerini, artisti circensi , video proiettati su maxi schermi, luci... che rendono l’atmosfera unica e inimitabile. Il pubblico così può percepire l’essenza stessa della festa cubana e vivere
Omar e Royce di Sorso Latino con la PMM un’esperienza indimenticabile. Per rendere possibile tutto questo, gli organizzatori sono molto attenti ad ogni particolare... il ritmo è crescente, ogni cosa è studiata “a tavolino” per avere una visione completa di come si svoglerà l’intero evento. Insomma, per usare le parole di un noto giornalista cubano Jorge Rivas
Rodriguez, PMM è esso stesso un fenomeno che ha rivoluzionato e modernizzato lo statico concetto di concerto, badando bene di non dimenticare ma anzi rivalorizzare la genesi della cultura cubana e gli interessi delle nuove generazioni, con le quali si identifica attraverso codici di successo polivalenti, attrattivi e versatili. E allora...buona PMM a tutti!
Solveig Abreu Martinez La cultura e l’arte della danza
Chi è Solveig Abreu Martinez? Sono nata a Cuba e cresciuta in una famiglia di artisti, i miei nonni erano una delle coppie veterane del ballo tradizionale Cubano. Mio padre è un musicista e direttore di un gruppo musicale cubano, mia madre insegnante di teatro. Io invece ho preferito la carriera del ballo, sin da ragazza ho sempre lavorato come ballerina. Da quando sei a Bari? Sono arrivata a Bari nel 1997 insieme ad un gruppo di ballo per uno spettacolo. Nel 2005 mi sono trasferita definitivamente a Bari iniziando a lavorare prima in alcune palestre, poi ho avuto carga Cubana Dos la fortuna di collaborare con la scuola di ballo corso di Afro presso Des Sol insieme ai ragazzi del “Mariposa del caribe” per quattro indimenticabili Ho collaborato con agenzie per lo anni. spettacolo come la Tusco, Aventura e Di cosa ti occupi? Dance Holiday. Una grande esperienza Oggi insegno presso la scuola di ballo “Quartiere latino” di Taranto, con artisti di caratura mondiale. e a Modugno, presso la scuola di ballo “Descarga Cubana Dos”, per Quale disciplina insegni in Italia? me una seconda famiglia. Io sono un’appassionata dell’amicizia Qual’è la tua formazione artistica? quindi cerco amici e non allievi. Oltre Ho frequentato l’ISA (Instituto Superior de Artes) A Cuba, all’amicizia cerco di dare un senso al terminando con la specializzazione di Ballerina.
ballo... ballare è muoversi ma significa anche espressione, gestualità, carisma. Cerco di trasmettere questo alla gente. Tecnicamente parlando i corsi sono principalmente basati sulla Salsa Cubana, Rumba, Son Afro Yoruba e gestualità femminile che servono per perfezionare lo stile nel ballo. Che cosa pensi della gente che balla qui in Italia? E’ bello insegnare in Italia perchè la gente ha voglia di imparare. Non si balla solo per divertimento, ma, anche per formazione personale e conoscenza di nuove culture. Non finirò mai di ringraziare tutta la gente che, sopratutto in Puglia, ama e rispetta la cultura cubana. Il tuo consiglio per migliorare il livello di qualità del ballo? Un mio pensiero va soprattutto ai maestri di ballo, raccomandando loro di rispettare le distinzioni tra i diversi stili di ballo senza mischiare tra di loro le varie discipline. Invece ai deejay consiglio di inserire nelle loro scalette musicali, la musica inerente alle discipline insegnate nelle scuole ad esempio la Rumba, il Son, ed il Cha Cha Cha. Sol dove possiamo seguire le tue lezioni? Potete trovarmi, ogni sabato, presso la Descarga Cubana Dos a Modugno a 10 minuti da Bari; invece il mercoledì, giovedì, venerdì e domenica al Quartiere Latino di Massafra (Ta). Ti ringraziamo per questa breve intervista. Grazie a voi e auguri di buon Natale a tutti i lettori di Vida Latina Magazine.
di Enzo Conte
Ray Barr etto
BOOGALOO
Negli anni ‘60 e negli anni ‘70 la musica non era solo una occasione di svago ma aveva, al contrario, una forte rilevanza sociale ed identitaria. Erano anni rivoluzionari in cui attraverso la musica si cercava di cambiare il mondo, di abbattere le barriere razziali e di porre freno alle discriminazioni ed alle intolleranze. Proprio a cavallo tra i ‘60 ed i ‘70 nasce a New York un movimento culturale teso a fondere la cultura latina con quella afro-americana. Questo movimento era guidato in particolare da adolescenti portoricani cresciuti a New York, giovani che parlavano più inglese che spagnolo, ma che cercavano in qualche modo di uscire dalla emarginazione, rinforzando, allo stesso tempo, i legami culturali che li legavano alla loro terra d’origine. Il prodotto musicale di questa fusione culturale fu il Boogaloo, una felice unione tra i ritmi latini con il blues, il rithm and blues, il doowop e più in generale tutta la musica soul. Sono gli anni in cui Ray Barretto, un estroso percussionista di origine portoricana, pubblica “El Watussi”, una co m p o s i z i o n e che accettava o r m a i pienamente tutte le caratteristiche
del nuovo ritmo con l’inevitabile sacrificio della clave tradizionale, in una nuova forma più vicina alle emergenti mode musicali che al son. Il tutto cantato spesso nel tipico slang che usavano i giovani latini nati nei ghetti latini di New York: “lo spanglish”, una simpatica mistura di inglese e spagnolo (Yo no speak english muy bien, pero le meto mano sometimes). Nel 1966 il portoricano Pete Rodríguez, un pianista fino allora sconosciuto, aveva imposto il primo grande successo di questo genere: “Micaela” (composto da Tony Pabon, futuro leader della orchestra La Protesta). Proprio grazie al tremendo auge del boogaloo le orchestre latine riuscirono in quegli anni a scalare le hit parade americane. Canzoni come “Like it like that” eseguita dallo stesso Pete Rodriguez e “Boogaloo blues” di Johnny Colon ottennero infatti enorme vendite di dischi. Nonostante musicisti famosi come Tito Puente ed Eddie Palmieri criticarono fortemente il boogaloo, un po’ tutte le orchestre latine si cimentarono con questo genere che ebbe i suoi seguaci anche nella Isla
del encanto ed in Colombia. Tra le orchestre che si convertirono al boogaloo ricordiamo la Orquesta TNT ed, in particolare, il sestetto di Joe Cuba che popolarizzò temi come “El Pito” e “Bang Bang” (il cui refrain fu ripreso molti anni dopo da Donna Summer in un suo celebre successo “Bad girl”). Tra gli artisti che più si misero in luce in quegli eroici anni ricordiamo anche Ralfi Pagan, Ralph Robles, Joey Pastrana, Monguito Santamaria e soprattutto Joe Bataan. Si trattava di un musicista di origine filippina nato nello Spanish Harlem di New York. Fu praticamente uno dei principali artefici di quella corrente musicale che fu successivamente ribattezzata Latin soul o Salsoul (nome anche di una sua etichetta discografica). Tra i brani più famosi di Joe Bataan ricordiamo “Gypsy woman” (cover di un brano del famoso musicista soul Curtis Mayfield) che mescolava sapientemente le sonorità tipiche del chachacha con quelle allora più in voga. Esistono infatti due tipi di boogaloo, uno più dinamico in cui è più evidente l’utilizzo di ritmiche latine, un’altro più lento che invece è più vicino alle sonorità tipiche del blues, come ad esempio la già citata “Boogaloo’s blues” di Johnny Colon.
Il boogaloo risvegliò l’interesse verso nuovi ritmi come ad esempio lo shing-aling e il rakachá o come lo jala jala, creato da Roberto Roena ma reso popolare dal duo composto dai portoricani Richie Ray e Bobby Cruz. La febbre del boogaloo seppur esplosiva e contagiante, durò però appena cinque anni. Un nuovo uragano musicale chiamato salsa, si stava infatti profilando all’orizzonte. E’ comunque indubbio che per tutta la successiva evoluzione della musica latina, il boogaloo ebbe una importanza fondamentale, al punto da promuovere (in quegli anni di profondi cambiamenti sociali) quello sforzo culturale perpetuato dalle nuove generazioni nuyoricans, impegnate a difendere le proprie radici musicali, pur nel tentativo di rinnovarle...
muy Yo no speak english bien, pero le meto mano sometimes
Congressi dal Mondo Istambul by night
di Vito e Stefania Salve cari amici di Vida Latina, dopo una piccola pausa eccoci ancora insieme pronti a condividere le nostre emozioni con voi lettori. Tra i numerosi viaggi e congressi fatti in questo periodo questo mese ci soffermeremo sull’ Istanbul International Dance Festival tenutosi in Turchia dal 14 al 16 Novembre 2011 e sul Festival a GarmishPartnenkirchen tenutosi in Germania dal 4 al 6 Novembre con la partecipazione straordinaria di Tito Puente Jr Istanbul è la città capoluogo della provincia omonima ed il principale centro industriale, finanziario e culturale della Turchia. Con una popolazione di 12.782.960 abitanti, è il centro municipale più popoloso d’Europa (terzo nel mondo) e la terza area metropolitana più popolosa in Europa dopo Mosca e Londra. Istanbul è una megalopoli situata sullo stretto del Bosforo, comprendendo il porto naturale conosciuto come il Corno d’Oro, nel nord-ovest del paese. Questa meravigliosa città è il paradiso per gli appassionati dello shopping: libri antichi, incisioni, tappeti, oggetti in rame, gioielli, cristallerie, mosaici, si trova di tutto qui, a condizione però, di trovare il bazar giusto, il mercato adatto! Istanbul è famosa per i suoi grandissimi Bazar, ovvero dei mercati dove è possibile acquistare ogni tipo di merce a prezzi davvero convenienti. Tornare in Turchia è sempre un piacere soprattutto quando ci si trova in un contensto di danza di grandi dimensioni. Cast artistico da paura che contava pìù di 50 nomi tra coppie e gruppi provenienti da tutto il mondo tra cui ricordiamo: Abakuà Dance Company and Frankie Martinez da N.y. Adolfo Indacochea and Latin Soul Dancer, Baila Society from N.y, Alfredo Torres from Bulgaria, U-Tribe from France,Vito y Stefania, Masacote from Boston, Terry y Cecile from France, Magna Gopal, Luis Vasquez And Melissa Fernandez e tanti altri!! Assolutamente interessante è stato anche vedere ed “assaporare” gli spettacoli dei performer locali e nazionali. La Salsa miscelata ed influenzata dai ritmi e dalle musicalità etniche e tradizionali risulta davvero affascinante! Workshop per tutti i gusti e stili: On2, Pachanga,On1, Spin Class, Styling and shines, Body moovemnts, jazz dance, Flamenco, Boogaloo e shing
Frankie Martinez
a ling, tango..ma concedetemi, oltre agli stili e alle diverse tecniche nella salsa possiamo parlare di “filosofie” di interpretazione: ognuno sente la musica in un modo, ognuno percepisce delle vibrazioni diverse. È questo il bello della salsa. Gli spettacoli poi si sono tenuti nel Teatro-Centro Congressi di Istanbul,una struttura di immense dimensioni e di estrema eleganza e raffinatezza .Pensate che era così grande che appena all’ingresso i ballerini sul palco sembravano dei puntini! Adrenalina allo stato
te Junior Vito e Stefania con Tito Puen
puro. Consiglio vivamente tutti, di partecipare l’anno prossimo a questo meraviglioso evento. Passando invece al Garmish Salsa Congress in Germania entriamo un po’ nella storia, la Storia del Mambo. Abbiamo avuto l’onore di conoscere personalmente il figlio del Grande Tito Puente. Il papà di origini portoricane, noto anche come «Re del Mambo» o «Re delle timbales», realizzò più di 100 album e scrisse più di 400 composizioni nel corso di una carriera durata 50 anni. Ha partecipato come arrangiatore, compositore ed attore a molti film (tra i quali ‹The Mambo Kings›) e a molti spettacoli televisivi, tra i quali ‹I Simpsons›. La sua carriera cominciò con la banda di Jose Curbelo nel dicembre del 1939. Nel dicembre del 1942 entrò poi a
far parte dell›Orchestra Machito e infine fu percussionista per i Jack Cole dancers. Nel 1979 vinse il 1° Grammy Award per l’album Homenaje a Beny. Tito Jr ha letteralmente raccolto le “bacchette” dal padre, stessa passione, stesso sabor musicale, stessa mimica facciale, stessa potenza sui timbales. E nel suo ultimo cd “GOT MAMBO” lo dimostra tutto! E’ stata una vera fortuna passare qualche ora con Tito Jr. discutendo di cultura, musica, ma soprattutto della storia del Mambo. E’ stato ancora più entusiasmante ballare live sulla sua musica, come ai tempi del Palladium. Anche qui grandi artisti ed amici nel cast artistico come come Jorge Ataca Burgos y Tania La Alemana from Miami, Luis Vasquez and Melissa Fernandez ormai compagni inseparabili di avventure, Super Mario from Uk, Edwin Rivera e tantissimi altri. La Salsa è cultura, impariamo a conoscerla e studiarla. solo così riusciremo a capire davvero la storia e soprattutto capire la musica e le sue origini. Vorrei concludere con un caloroso saluto al nostro maestro e fonte di ispirazione Eddie Torres, e augurarvi un sereno Natale ed un meraviglioso anno nuovo pieno di Salsa e Felicità.
Cubamania 2012 Cubamania: l’originale congresso di salsa cubana. Dal 16 al 18 marzo 2012 presso il Grand Hotel Adriatico a Montesilvano (Pe). Tre giorni fantastici per gli appassionati di musica, ballo e cultura della meravigliosa isola di Cuba per studiare, praticare, ballare al ritmo di clave cubana con l’ottimo staff di insegnanti – ballerini e coreografi cubani – che ci porterà dal son alla rumba, dalla salsa alla timba, dalla bachata al reggaeton con la massima professionalità senza mai dimenticare il divertimento.
di Alberto Pianetti
Latin Grammy Awards 2011
La dodicesima edizione dei Latin Grammy Awards , la versione “caliente” dei famigerati premi musicali, ha avuto luogo lo scorso 10 novembre presso il Mandalay Bay Events Center di LasVegas. Poche sorprese rispetto alle attese al momento della consegna degli ambitissimi premi, infatti, i favoritissimi René Perez, “el residente” e José Cabra Martinez, “el visitante”, componenti il duo portoricano Calle 13 hanno portato a casa 9 premi, battendo artisti del calibro di Shakira ed Enrique Iglesias, tra cui miglior album con Entren los que quieran, miglior canzone urbana Baile de los pobres, e miglior canzone dell’anno conLatinoamérica. Un vero e proprio record per i Grammy! Il duo, poco conosciuto nel nostro paese ma amatissimo nei paesi latini, sale alla ribalta nel 2006 guadagnando collaborazioni con artisti importanti: Nelly Furtado su tutti. Il premio per il Personaggio dell’anno è stato assegnato a Shakira, cui è andato anche il premio miglior album femminile dell’anno con Sale el Sol. Shakira ha realizzato due esibizioni, la prima cantando il nuovo singolo Antes de las seis e la seconda muvendosi a ritmo di Devoción e Loca. Momento magico per la cantante colombiana che, Solo qualche giorno prima, aveva ricevuto una stella sulla Walk of Fame ad Hollywood fra tutte le altre stelle degli artisti. E’ portoricano come i Calle 13 anche il miglior artista debuttante dei Latin Grammy 2011, il cantautore Sie7e, vero nome David Rodriguez, premiato per singoli come Tengo tu amor. Tornando nell’ambito prettamente caraibico, successo anche per Luis Fonsi che con il riconoscimento per il miglior album tropicale si mette in luce come grande rivelazione dell’anno canoro appena trascorso. Per quanto riguarda la salsa, premio per Ruben Blades con la Seis del Solar come miglior album salsero, mentre Paquito d’Rivera vince l’ennesimo titolo come miglior album di Latin Jazz. Particolare menzione per l’esibizione di Romeo Santos (ex Aventura) e Usher, che hanno deliziato la platea con le note della splendida bachata intitolata “Promise”, estratta dall’album “Formula vol.1”, ormai da settimane in vetta alle classifiche americane e ballatissima in tutte le piste italiane.
Usher
Calle 13
Marc Anthony e Pitbull
Elenco di alcuni premi:
Album of the Year: ‘Entren Los Que Quieran’ by Calle 13 Best Female Pop Vocal Album: ‘Sale El Sol’ by Shakira Best Urban Music Album: ‘Entren Los Que Quieran’ by Calle 13 Best Urban Song: ‘Baile De Los Pobres’ by Rafa Arcaute and Calle 13 Best Salsa Album: ‘Todos Vuelven Live’ by Ruben Blades y Seis Del Solar Best Contemporary Tropical Album: ‘Invencible’ by Tito El Bambino Best Traditional Tropical Album: ‘The Last Mambo’ by Cachao Best Tropical Song: ‘Vamo A Portarnos Mal’ written by Calle 13 Best Latin Jazz Album: ‘Panamericana Suite’ by Paquito D’Rivera
In alto Prince Royce, a sinistra i Calle 13 dopo la premiazione.
di Michele Traversa
quella brasiliana da tempo immemore risalente a quella degli schiavi. La musica tradizionale della capoeira angola è divisa in tre parti diverse (ladainha, chula e corrido) e ogni parte esige diverse forme di canto, diversi movimenti dei capoeristi, diverse reazioni degli spettatori e diverse abilità del mestre che determina il canto. La musica non è un semplice accompagnamento musicale per il gioco, è parte integrante della capoeira, stimola e dialoga con i capoeristi, introduce nella roda storia e spiritualità. L’esecuzione della ladainha apre la sequenza musicale. Il Mestre racconta una storia, fa una riflessione filosofica o manda un messaggio agli ascoltatori, mantenendo una grande attenzione alla musica. Questi assoli sono generalmente improvvisati e uno dei principali veicoli per la trasmissione della storia orale, del commento politico e della saggezza tradizionale della capoeira angola. Dopo la ladainha, il Mestre propone delle chiamate a cui rispondono i capoeristi, ecco la chula. Il Mestre fa i saluti e gli omaggi a quelli che meritano rispetto, fa richieste e preghiere e incentiva i capoeristi: questi ultimi rispondono ripetendo ogni verso della chula. Il passaggio musicale ai corridos segnala il momento in cui il gioco di capoeira può cominciare. Durante la ladainha e la chula i due capoeristi rimangono fermi e non è permesso loro di giocare: lo fanno solo all’inizio del corrido. Anche quest’ultimo è una forma di canto con risposta, ma si caratterizza per una risposta costante per tutta la durata del canto. Un buon mestre può improvvisare chiamate con commenti sul gioco, comunicare con gli spettatori o dare consigli ai capoeristi. I canti sono scelti proprio con questo obiettivo. Per esempio un mestre può introdurre un corrido sulla caduta di un grande albero, dopo che un capoerista ha provocato la caduta dell’altro.
L’Angola e la sua musica Angola e la sua musica. Questa ex colonia portoghese nel sud-ovest dell’Africa è uscita dalla guerra civile soltanto nel 2002 e quindi è poco più di un decennio che si è affacciata al mondo turistico. I suoi visitatori a dirla tutta sono pochissimi, per non dire inesistenti, eppure, per quel che riguarda i paesaggi, l’Angola offre rilievi variegati. Spiagge da sogno sul litorale atlantico, montagne e un immenso altopiano che copre quasi tutto il paese, celano veri e propri gioielli come il Parco nazionale di Quiçama, che ospita una grande varietà di animali selvaggi, le cascate di Calandula, la foresta e la savana. Un paese particolarmente apprezzato dagli esperti del settore per i giacimenti petroliferi e le miniere di diamanti. Gli italiani presenti in questo Stato infatti, lavorano per le grandi multinazionali petrolifere e quindi la nostra Agip. Ma dopo questo preambolo per farvi capire di cosa stiamo parlando vorrei concentrare la mia (e la vostra) attenzione sulla tradizione musicale che angolana che trae radici molto ma molto antiche. Parliamo di Canto di Capoeira che vive come
Chi è il salsero? di Geppo deejay
A volte mi imbatto in discussioni su facebook e per la gran parte delle volte non riesco a trattenere la mia lingua, pardon, in questo caso le mie dita, cominciando a digitare quasi dei monologhi che provocano poi scambi, tal volta vivaci, di opinioni. Per esempio, capita spesso di sentire discussioni in cui ci si lamenta che in giro ci sono tanti salseri che non sanno distinguere un brano di salsa portoricana, da un brano di salsa cubana (e
comunque non che sia obbligatorio saperlo, ma visto che uno fa finta di saperlo allora...). Io pongo una riflessione che potrebbe stare in cima alla lista delle riflessioni: ma chi è il “salsero”? Per alcuni potrebbe essere colui che balla salsa e ritmi “affini” e frequenta poco o molto serate di musica latina. Per altri, colui che va scuola a di ballo e vorrebbe crescere e migliorarsi sempre di più studiando con persone competenti. Ognuno può essere libero di pensarla come vuole, ma sicuramente un salsero è qualcuno che ha a che fare in qualche modo con il mondo della musica e del ballo latino. Tuttavia, un appassionato dei balli può non essere un appassionato della stessa musica? Qui mi sento di dire e di affermare che è assolutamente impossibile essere appassionato di, faccio un esempio, bachata e non conoscere nulla del ritmo della bachata, magari anche delle origini storiche e del perché nasce questo genere, magari anche di quali sono i brani di grande successo della storia della bachata, i loro grandi interpreti ecc. ecc.
L’esempio della bachata poi lo si può, anzi, lo si deve fare con gli altri generi latini. Puoi essere uno appassionato del ballo della salsa cubana e non conoscere chi sia Cesar Pedroso, come nasce artisticamente, i suoi successi, le canzoni che noi balliamo ecc. ecc.? Ma a quanto pare in giro invece, tra scuole e locali, trovi 7/8 persone su 10 che non solo sanno poco o nulla della musica che ballano, ma la cosa bella è che se ne fregano proprio di “sapere”, perché per loro “sapere” non è indispensabile per “ballare”. Ma è vero questo? Un salsero è colui che balla sapendo oppure colui che balla non sapendo? Oppure entrambi? Il discorso potrebbe farsi sempre più intricato, ma vorrei darvi un aiutino per districarsi con rapidità e velocità! Come spesso dico durante alcune “lezioni” qual’è il rapporto di relatività tra musica e ballo (e qui nessuno potrà mai dire che non esiste rapporto di relatività)? Ovviamente ballo ascoltando la musica e non potrà
essere mai che ascolto musica ballando. Quindi in questo binomio, scopriamo che effettivamente il ruolo primario è quello della musica, in base alla quale io poi eseguo il tipo di ballo; faccio un esempio pratico: se il dj mette un pezzo de “Los Van Van”, quindi una salsa cubana, io, se conosco i passi e il tempo, ballerò una salsa (stile cubano magari), in questo caso il rapporto è ben condiviso. Mentre se io ballo una salsa e il dj mette una canzone di Romeo Santos (quindi bachata) qualcosa non va. Tutto questo per dire cosa? Per dire che non è vero che conoscere la musica non è importante, anzi meglio ancora e generalizzando potrei dire “sapere” è importante anzi fondamentale per “ballare” e a coloro che non la pensano così dico: provate a “ballare” con più “sapere” ed il divertimento avrà il giusto “sabor”. Se qualcuno volesse dare altri spunti di discussione o raggionare su questo stesso argomento potrà farlo scrivendo nella mia pagina FB: geppo dj el chico malo. Hasta pronto
La cucina criolla di Marcello Greco La cucina cubana, Ricca di colori, odori, sapori. Per veri bongustai. Si chiama “criolla” (creola) e si basa essenzialmente su ingredienti semplici, n at u ra l i , genuini, a chilometro zero. La sua storia ha origine da un sincretismo fra l’Africa e l’Europa (la Spagna). L’alimento principe è il “cerdo”, cioè la carne di maiale fatta alla griglia, oppure fritta. Ma i cubani amano anche il “pescado” (cioè il pesce) e i fagioli neri, detti “congrìs”. Il piatto nazionale si chima “aijaco” ed è preparato con patate, banane, mais, manzo, pollo, carne secca, congrìs. Ma è molto gustosa anche la “ensalada fria”. Ecco la ricetta: ½ chilo di pasta corta (vanno bene gli spaghetti spezzati) ¼ di carne di pollo tritata 1 etto di formaggio a dadini 3 uova soda tagliate a pezzettini 1 etto di cetriolini sottaceto tagliati fini fini 1 etto di cipolline sottaceto a fettine 1 peperone sottaceto tagliato fine 250 grammi di maionese Pepe macinato. Bollire la pasta e quando si è raffreddata mescolare il tutto. Lasciare in frigo un paio di ore e poi la “ensalada fria” si può servire. E… buon appetito!
Christmas Salsa Party, l’evento di Natale da non perdere. In una location raffinata e curata nei particolari, Poggio delle Ginestre. le selezioni musicali di Denny deejay per un divertimento a 360°. Info e prenotazioni: 349 6159915 - 347 3293456 - 320 7213075. In collaborazione con le migliori scuole di ballo della zona.
Ogni anno ormai già da un po’ di tempo, si svolgono dei concorsi online che hanno lo scopo di promuovere il movimento salsero nella nostra regione. Per poter votare è sufficiente collegarsi al sito internet www.salsapuglia.com e selezionare uno dei sondaggi tra: miglior locale, scuola di ballo, dj e gruppo di ballo in Puglia. I risultati parziali fino ad oggi sono i seguenti, mentre vi ricordiamo che sarà possibile votare fino al 31 Marzo 2012:
I 10 brani più ballati selezionati da Gabriel dj 1 Los Van Van - Mis Santos son ustedes Timba 2 Haila Mala - Mala Salsa 3 Manolito - Callejero Timba 4 Mayimbe - Intro Timba 5 Abreu ft. Havana d’P. - El pasaporte Salsa 6 Luis Enrique ft. Royce - Sabes Salsa 7 Charanga Habanera - Solo mi Timba 8 Romero Santos ft. Uscher - Promise Bachata 9 Los Van Van - Que tiene ese guajiro Salsa 10 Los Hermanos Rosario - Yo Voy Paya Merengue
LA STORIA DEL SIGARO PARTE SECONDA
LA COLTIVAZIONE DEL TABACCO Se tutte le foglie sono di buona qualità, da una pianta si possono ottenere fino a 32 sigari. I fasci di 5 foglie (plancha) vengono appesi a pali (cujes) disposti in appositi capannoni all’interno della piantagione (vega). Durante il processo di essiccamento, che dura dai 45 ai 60 giorni, le foglie passano dal colore verde al marrone per la trasformazione della clorofilla in carotene. Dopodiché si passa alla cernita (escogida) trasferendo i fasci legati in mazzi da 50 dentro contenitori (tercios) nei quali avverrà la fase di fermentazione. Finalmente si passa alla selezione delle foglie per i diversi impieghi: tradizionalmente sono le donne che individuano le foglie per la fascia (capa), il ripieno e la sottofascia (capote). Il processo di semina del tabacco si svolge solitamente verso la metà del mese di settembre. Dopo circa 35 giorni la germinazione ha avuto inizio e le piante vengono trapiantate nei veri e propri campi di tabacco. La pianta del tabacco si divide in tre parti: la cima, il centro, la base. Le piante destinate a fornire foglie da fascia vengono protette dai raggi del sole sotto coperture di tela dette tapados. La raccolta delle foglie si esegue in sei fasi di una settimana ciascuna partendo dal basso della pianta: libra de pia (alla base), uno y medio (uno e mezzo), centro ligero (centro leggero), centro fino (centro sottile), centro gordo (centro spesso) e corona (cima). Tutte le foglie tranne corona e libra de pia vengono utilizzate per le fasce e si classificano in base alla colorazione: ligero (leggero) seco (secco), viso (lucido), amarillo (giallo), medio tiempo (mezzo tessuto), quebrado (rotto). STRUTTURA DEL SIGARO Il sigaro è formato da tre componenti: - polpa, il ripieno costituito da varie foglie di tipo ligero, seco e volado che vengono piegate a fisarmonica nel senso della lughezza del sigaro e garantiscono un buon tiraggio ed una corretta combustione; - capote, la sottofascia che serve a tenere insieme il ripieno. Deve essere particolarmente resistente ed è costituita da due mezze
foglie provenienti dalla parte alta della pianta; - capa, la fascia esterna che determina l’aspetto del sigaro. Si utilizzano le foglie centrali della pianta che sono lasciate fermentare da 12 a 18 mesi per garantire le caratteristiche necessarie al lavoro degli arrotolatori. Le migliori fasce da sigaro provengono ovviamente dal centro
America ma anche dal Connecticut e dal Camerun. L’ ARROTOLAMENTO DEL SIGARO Il torceador (arrotolatore) utilizza da due a quattro foglie per costruire il ripieno che andrà posto nella sottofascia: con l’utilizzo di appositi stampi in legno ottiene un cilindro di tabacco denominato pupa , lo depone sulla fascia e comincia ad avvolgerlo in senso obliquo fissando il percorso con una gomma vegetale insapore. Una volta terminato questo processo provvede a tagliare gli eccessi di fascia presenti alle estremità del sigaro con la caratteristica chaveta, una lama ovale in acciaio. L’opera viene infine completata con una piccola parte degli scarti, grande quanto una monetina, che si colloca sulla testa del sigaro per sigillarlo. Un torceador è in grado di avvolgere fino a 100 sigari al giorno ma questa media diminuisce quando parliamo di sigari di grandi dimensioni (per un Montecristo A si arriva a poco più di 50 unità). I più esperti si dedicano al confezionamento dei sigari più grandi ed è anche per questa ragione che risultano più costosi. I sigari vengono quindi raccolti in mazzi da 50 (media ruedas, mezze ruote) e sono sottoposti ad una sorta di disinfestazione in camere di fumigazione sottovuoto. Dopo questo processo, seguito da un’ulteriore deumidifcazione di circa tre settimane, finalmente si passa alla fase di assaggio del prodotto: un gruppo di sei catadores (fumatori professionisti), valuta le caratteristiche di aroma, combustibilità e tiraggio per far sì che lo standard del marchio venga rispettato.
...continua nel prossimo numero
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Le serate latine in Puglia & Basilicata Martedì:
Cafe Del Mar, Bari Mulata, Bari Tropicana Pub, Bari Nedina Cafè, Mesagne (Br) New Magazine, Massafra (Ta) Kimama Bistrot, S. M. Salentino (Br) Take Away, Potenza
Mercoledì:
Target, Bari Nuove Dimensioni, Crispiano (Ta) Jacana Cafe, Massafra (Ta) Prime, Castrignano Dei Greci (Le) Pub The Flying Ship, Vaglio Basilicata (Pz) La Plaza lounge bar , Cutrofiano (Le) Rouge Cafè Latino, Monteiasi (TA) Nautilus, Taranto
Giovedì:
Moai, Conversano (Ba) Palace, Altamura (Ba) Rafca Club, Brindisi Cascina Pub, Taranto Manaus, Martina Franca (Ta) Cafe Pigalle, Corato (Bat) Pepe Nero Club, Galatina (Le) Habana coche (ex bolero), Lucera (Fg) Arena Pub, Bari Prosit Bar, Maglie (Le) Babylis Club, Carosino (Ta)
eventi in Per info su serate ed iama il: ch Puglia e Basilicata
334 75 01 437
Venerdì:
Coco Bongo, Bari Victorian Pub, Capitolo (Ba) Magik Tumbao, Bisceglie (Bat) I 3 Santi, Grottaglie (Ta) Art@Cafe, Massafra (Ta) Fico Ricco, S.Pietro Vernotico(Br) Il Drago, Potenza Il Rifugio Del Re, Massafra (Ta) Havana Club, Polignano A Mare (Ba) Kalua Cafe, S. G. Jonico (Ta) Il Giardino Di Pan, Matera Macarena, Picerno (Pz)
Sabato:
Heineken Disco, Gioia del Colle (Ba) Timos, Fasano (Br) Mulata, Bari Bizantino, Massafra (Ta) Off Street, Barletta (Bat) La Clave Discoteque, Porto Cesareo Domus Area, Foggia Lido Nettuno, Metaponto (Mt) Club Kedros, Bitetto (Ba) Moonlight, Acquaviva (Ba) Red Passion, Acquarica del Capo (LE) Kedros, Bitritto Moonlight, Acquaviva (Ba) Maybay Disco Pub, Manduria (LE)
Domenica:
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