Innocenti | Brand magazine

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SAL | mensile n째0 | dicembre 2010

postcards from

Italy



SAL mensile n째0 | dicembre 2010 Piazza Serafino Belfanti 2, 20131 Milano

FOUNDER: Patrick Janson Froibaad DIRETTORE RESPONSABILE: Philip William Froibaad ART DIRECTOR: Marco Meccia, Alain Delon UFFICIO CENTRALE: Vince Angelieri, Chiccho Crisuolo, Marco Altors, Davide Derox, Federica Converse. (Hangover)

REDAZIONE: Sebastiano Coppo, Vai Volpe, Mara Pagani, Cerc, Elena Benatti, Etnika, Monitors, Marco Meccia, Azzurro. Janson Froibaad, Marco Meccia, Ignacio Lula, Ivarov, Marco Castolo

PHOTO EDITOR: Falco Zizzapawa, Mauro Serio.

UFFICIO GRAFICO: Marco Meccia, Mauro Sandreani, Franco Causio.

EDITORIALISTI: Vince Angelieri, Chiccho Crisuolo, Marco Altors, Davide Derox, Federica Converse. HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Sebastiano Coppo, Vai Volpe, Mara Pagani, Cerc, Elena Benatti, Etnika, Monitors, Marco Meccia, Azzurro.

Viene distribuito gratuitamente nei concept-store Innocenti


editoriale

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare»

C

osì dice Dean Moherty a Sal Paradise, l’alter ego di Jack Kerouac, in On the road manifesto di quella generazione di sognatori e viaggiatori che leggendo i diari dello scrittore statunitense decise di mettersi in viaggio. Non importa con quale direzione. Noi vogliamo, come fece Sal con lo sconclusionato Dean, accompagnarvi in questo viaggio e darvi qualche dritta. In questo freddo dicembre, vogliamo iniziare con voi

il nostro giro del mondo partendo dal nostro Paese, la nostra casa, l’Italia. Vogliamo mostarvi un altro lato dell’Italia, quello che vi consiglierebbe chi vi conosce davvero, tutto ciò senza liberarci del tutto dello stereotipo che perseguita l’Italia e gli italiani perché, sotto sotto, ci piace. Proponiamo attualità ridicole con sprazzi di serietà. Vi faremo rimpiangere la musica dei vostri padri, facendovi respirare l’atmosfera della Londra rivoltosa degli anni 70. Sfateremo il mito di Rosso Malpelo dimostrandovi come anche un “pel di carota” può diventare una star. Scoprirete con noi che girare il mondo a scrocco e senza (quasi) spendere una lira è ancora possibile. E sopratutto speriamo che da oggi in poi il pero possa fruttare mele. 7 SAL | dicembre 2010


sommario SAL | mensile n°0 | dicembre 2010

54.

wild & wicked

12.

lo strillone

16. postcards from italy

prima tappa dei viaggi di Sal: storie, ritratti, tips, contrasti e itinerari su e giù per l’italico stivale

sempre più zarro e sem pre più bravo, Shaun Whit e, lo snowboarder rockst ar, è ormai diventato una leggenda: lo incontriamo per vo i.

58. il giro del mondo in 80 tweet l’in

notizie serie e fatti semiseri dal mondo

credibile storia dell’in glese Paul Smith: dalla Gran Bretagna alla Nuova Zelanda, in 30 giorni: e senza spendere nulla

50.

new band sucks

per chi pensa che la mu sica di oggi faccia schifo e rimpiange i bei tempi mai vissuti dei Led Zeppelin a Top of the Pops

64.

fantasmi ribelli

, mentre sul finire degli anni 70 nk, The pu a Londra infuriava il gae e reg il vao era specials recup ska: lo del i ton ret ad qu a l’estetica e. iem ora sono tornati ins

71.

eventi

feste, appuntamenti e party che non potete perdervi questo dicembre

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L

lo strillone NOTIZIE SERIE E FATTI SEMISERI DAL MONDO

a scuola di legge più sexy del mondo? “Law and DisOrder” titola il New York Post in uno dei suoi classici giochi di parole: tra il telefilm di avvocati più famoso di New York e la Diesel, il brand italiano anche qui vero cult. E in effetti le immagini da mucchio selvaggio si commentano da sole. La Brooklyn Law of School, la gloriosa scuola di giurisprudenza, ha affittato le sue aule e i suoi uffici alla maison di Renzo Rosso, nota per la verità per i suoi spot pre-

giudicati. Ma le performance dei modelli e delle modelle, tutti e tutte molto ma molto svestiti, stanno gettando ora nello scandalo il glorioso istituto. “Ci aspettavamo uno spot per i jeans, non pensavamo alla pubblicità dell’intimo”. Eppure gli italiani hanno fatto le cose, e ci mancherebbe per un set ambientato in una scuola di legge, tutte in regola: alle riprese era presente anche un responsabile dell’istituto, che non ha mai sollevato, oltre a qualche furtivo sguardo, nessuna obiezione...

Campagna scandalo della Diesel STUPORE NEGLI USA

Paul, lo spartaco di twitter

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messaggi lasciati su Twitter nei giorni scorsi finivano tutti con le medesime parole: “Io sono Spartaco”, citando il Kirk Douglas di Kubrick. La primavera scorsa Paul Chambers, un impiegato inglese di 27 anni, dopo aver perso un volo aereo, furibondo con l’aeroporto, secondo lui responsabile della sua mancata partenza, lascia questo commento su Twitter: “L’aeroporto è chiuso. Avete una settimana per rimetterlo in funzione, altrimenti lo faccio esplodere fino in cielo”. Qualche giorno dopo un dipendente dell’aeroporto legge il commento su Twitter e lo segnala alla polizia. Chambers viene arrestato, interrogato e incriminato in base a una legge del 1930 che proibisce le minacce contro pubblici servizi. Viene lanciata per lui una catena di solidarietà dal comico inglese Marcus Brigstocke, parte una catena di solidarietà verso Chambers. In pochi giorni, quasi 40 mila messaggi arrivano su Twitter. Propongono tutti di fare saltare in aria qualcosa da Downing street alla Casa Bianca e tutti terminano con le parole, “Io sono Spartaco”. L’obiettivo è protestare contro una sentenza che molti trovano ingiusta e limitativa della libertà di pensiero ed espressione.

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Liberata l’attivista birmana

I fiori e le lacrime di Aung

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ung San Suu Kyi è libera. Una libertà apparentemente piena, incondizionata, salvo ripensamenti del regime. Il suo volto radioso e a volte quasi smarrito da tante grida di sostegno e di lunga vita è apparso tra i flash delle telecamere e dei fotografi al di sopra della cancellata invalicabile da vent’anni.

Alla prima apparizione le è stato regalato un fiore e The Lady ha trattenuto le lacrime. Poi si è lasciata andare all’ondata di amore incondizionato che le veniva riversato da quattro, cinquemila sostenitori giunti fino alla porta della sua casa appena la barriera di ferro e filo spinato coi soldati schierati e armati si è aperta las-

ciando passare il fiume umano che proveniva da tutte le parti della città di Rangoon. Migliaia di volte il suo popolo era passato da University Avenue senza poterla vedere, sentire, immaginandola nella sua bella, grande e triste casa sul lago dalla quale non ha potuto uscire per molti anni.

Il presidente ugandese si rivela un abile rimatore

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La mia Uganda suona il rap

l presidente dell’Uganda è venuto a conoscenza dell’hip-hop solo di recente, il che è davvero sorprendete, visto che se la cava piuttosto bene con le rime. Giusto un paio di giorni fa, ad una parata tenutasi in Uganda, il presi-

dente Museveni si è lasciato andare e ha fatto partire un paio di strofe killer che hanno fatto impazzire tutti i presenti. Non c’è bisogno di soldi per governare, quando puoi sfoggiare rime del genere. È un vero peccato che, a

meno che tu non sia ugandese, la canzone sia praticamente incomprensibile. Dopo la manifestazione però un discografico ha abbinato le rime improvvisate del presidente a una base hip-hop, e, melodicamente parlando, suonava davvero

bene. La canzone inizia con Museveni che dice “posso fare del rap anch’io”. A quanto pare la canzone sta spopolando in Uganda, la mettono in ogni locale. Niente in confronto all’hype raggiunto dal “bunga bunga”, ma ci siamo vicini. 12 SAL | dicembre 2010


Per sconfiggere il crimine basta Mozart

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e mucche fanno più latte, i neonati crescono meglio e le città diventano più sicure. Tutto merito di Mozart, della sua musica serena ed armoniosa. Dopo gli studi scientifici, ad accertare gli effetti benefici e sorprendenti dell’armonia mozartiana ci sono i rapporti sulla sicurezza nelle strade. La polizia di Christchurch, terza città della Nuova Zelanda per numero di abitanti, ha reso noto che secondo le statistiche i crimini minori commessi nel City Mall, quartiere commerciale, sono diminuiti da circa 77 a 2 crimini a settimana grazie alla dffusione della musica di Mozart negl’mpianti dei centri commerciali. I critici parlano di “Mozart usato come un’arma”, uno dei tanti esperimenti in cui si “abusa dei capolavori dell’umanità per punire i giovani”.

esce un libro sugli scandali reali

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Il re di Svezia è un babbo

l Re di Svezia, Carl Gustaf Folke Hubertus Bernadotte, è recentemente piombato in una sgradevole situazione: lo scorso week end è uscito in tutte le librerie del paese il libro rivelazione Carl XVI: The Reluctant Monarc. Il libro si concentra in modo dettagliato su una serie di presunti scandali che coinvolgerebbero il Re e racconta di una serie di fatti che vanno da imbarazzanti a decisamente stupidi. In Svezia è risaputo che il Re non è una vera e propria cima, e Thomas Sjöberg, Deanne Rauscher e Tove Meyer, gli autori del libro, lo confermano. Ha assunto accompagnatrici: ovvero una storiaccia per cui alcuni ragazzi si dice 14 SAL | dicembre 2010

che avrebbero ingaggiato un po’ di pollastrelle pronte a farlo divertire un pò: non prostitute (anche se è probabile che alcune lo fossero), solo ragazze molte allegre, che lo potessero trastullare. Non si possono mica fare certe cose con la Regina, eh! Ha avuto una relazione lunga un anno con una celebre cantante: Durante gli anni ‘90, periodo in cui probabilmente la faccenda ha avuto luogo, la tipa in questione era la leader di uno dei trii eurodisco più scheccanti che il mondo abbia mai visto. Frequenta gli spacci di alcolici: a causa delle politiche restrittive riguardo l’uso degli alcolici in Svezia, gli speakeasy, conosciuti anche come i

club neri e non in accezione razzista, sono divampati. E il re che non è uno stupido, sa perfettamente che è lì che si fa festa sul serio e proprio perché lui è il re è solito frequentare i migliori club neri, che andrebbe ricordato sono gestiti per lo più dalla mafia. Circondarsi di bodyguard abbastanza loschi: tutti i ragazzi della sua scorta (che provengono dalla SAPO, l’equivalente dell’FBI) sono a conoscenza di questi fatti. Avere un re associato con la criminalità organizzata non è proprio una bella cosa. Cosa suggerisce la SAPO? Metterci una bella pietra sopra. Frequentare i localini di striptease: tra i quali il celebre Gold Club di Atlanta, frequentato dal

re durante le Olimpiadi, e dove ha speso per alcune ore in compagnia di una ballerina circa 10.000 dollari, lasciando una mancia di 2.000 dollari, che a guardar bene non è neanche ’sta gran mancia. E infine ecco una lista dei nostri scandali passati preferiti del re : - Aver giocato a freccette con i nazisti svedesi. - Essersi opposto alla presa al trono della sua primogenita. (Sostenendo che sarebbe stato troppo difficile per lei.) - Aver fumato durante la cena dei Nobel e aver cercato di nasconderlo fallendo clamorosamente, perché le sue labbra erano totalmente asciutte.





T H I S S PA C E I S F O R W R I T I N G M E SSA G E S. P L A C E S TA M P H E R E DOMESTIC ONE CENT FOREIGN TWO CENTS

T H I S S PA C E I S F O R A D D R E SS O N LY.

L’

ITALIA è la prima tappa del nostro personale giro del mondo. Da questo mese in poi, Sal sceglierà ogni volta un paese diverso. Perché l’Italia? Perché è la nostra casa, nel bene e nel male.

postcards from Italy ,

la meraviglia, ci e compagna volti d italia italiani brava gente italians are strangers

Non vogliamo che finiate paparazzati nei locali più in di Milano, vedervi ballare la rumba in Versilia, gioire della foto coi gladiatori del Colosseo, pagare 300 euro per un quarto d’ora di gondola con un vogatore dall’incerto dialetto veneziano, ingurgitare pupi di zucchero a Palermo; tentiamo di mostrarvi un altro lato dell’Italia, quello che vi consiglierebbe chi vi conosce davvero. Vi vogliamo mostrare i visi di chi in questo paese ci vive, vi vogliamo narrare i viaggi di chi questo paese lo vuole unito, le storie e i racconti di chi probabilmente qui è solo di passaggio e vuole andar via e di chi invece se lo sta godendo al massimo. Tutto ciò senza liberarci del tutto dello stereotipo che perseguita l’Italia e gli italiani perché, sotto sotto, ci piace.

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volti d’italia 24 SAL | dicembre 2010

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la meraviglia un viaggio enrico con ci e’brizzi compagna Oltre 2000 km di viuzze, sentieri e mulattiere uniscono la Vetta d’Italia a Capo Passero, in Sicilia. Ir vi racconta la moderna epopea dello scrittore Enrico Brizzi e di Italica 150 parole ENRICO BRIZZI − fotografia FRANCESCO MONTI − musica consigliata VOLARE, Domenico Modugno

capitolo I quest’Italia fatta coi piedi

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UEST’ANNO voglio vedere dove comincia l’Italia, dove finisce, e tutto quello che c’è in mezzo; per non perdermi niente, ho deciso di compiere il viaggio a piedi.

Gli amici fidati con i quali ho camminato nelle ultime stagioni, assicurano che nulla è impossibile: basta mettere un passo dopo l’altro, e nessun posto è troppo lontano. Ripercorrere le orme di viandanti e pellegrini medievali è appassionante, ma sulle mappe esistono anche itinerari invisibili, che domandano solo di essere tracciati, percorsi e resi noti. Così c’è chi va alla ricerca fra colli e campagne delle “linee d’energia” note agli uomini preistorici, chi va a Santiago in viaggio organizzato; chi 28 SAL | dicembre 2010

prepara ascensioni ipertecniche e chi, come noi, pensa che traversare un posto a piedi sia prima di tutto il modo migliore per conoscerlo. Può valere per una valle alpina, una regione o una nazione intera. Quasi 2200 chilometri di strade secondarie, sentieri e mulattiere uniscono la Vetta d’Italia, il punto più settentrionale della Repubblica, a Capo Passero, estremità sudorientale della Sicilia: perché non mettersi d’impegno a percorrerli uno dopo l’altro, partendo dalle nevi dell’alta Valle Aurina con la speranza di raggiungere le piantagioni di pomodoro della provincia di Siracusa? In fondo sono una novantina di tappe; tre mesi di cammino senza sconti fra scenari da cartolina e zone industriali, centri storici, campagne, periferie degradate e parchi nazionali. Così si è deciso di provarci. Non resta che ripassare la sequenza di tappe e appuntamenti, poi sarà davvero ora di chiudere lo zaino e partire. Va detto che gli amici, radunati nel gruppo “Francigena XXI”, costituiscono forse la brigata più rock&roll; fra

quelle che solcano i sentieri d’Italia: ieri sera abbiamo discusso i penultimi dettagli della spedizione al Covo, lo storico club bolognese che in queste settimane festeggia il trentennale. Per l’occasione ero stato ingaggiato come deejay: fra un vinile dei Black Flag e il giusto omaggio al genio dance di Fatboy Slim scorrevano le considerazioni sullo stato dei sentieri in Trentino. Marcello, il logista zen della nostra squadra, sfoggiava una maglia color rubino da football australiano che lo rendeva visibile a molte iarde di distanza; nonostante la tenuta sgargiante, resta il più saggio fra i miei compagni di strada. Marcello ha sviluppato uno stile particolare di headbanging, che gli consente di oscillare a tempo di musica con una birra media in mano senza mai rovesciarne una goccia. Diverso l’approccio al ballo, e all’esistenza in generale, di Giorgio Pugnodiferro: è bastato dare fiato ai Rage Against the Machine per vedere la sua testa riccia schizzare da un angolo all’altro della sala, incitando la gente all’insurrezione, come Zack De La Rocha. Era un giovedì sera, e praticamente Giorgio stava pogando da solo. Il

tempo di controllare il crossfader, e non l’ho visto più: era già al mio fianco in consolle, con una birra gelata per il sottoscritto. «Grazie per i Rage, ma la gente mi ha deluso», ha urlato per farsi sentire. «Guarda che salme! Manca proprio la violenza!». «Manca anche Franz!», gli ho gridato di rimando. Lì, se gli appuntamenti saranno rispettati, dovremmo trovare i Milano Fivedays, la nostra dinamica squadra di appoggio video, che apparirà al nostro fianco nei momenti salienti di questa nuova odiseea a passo d’uomo; una settimana di marcia fino a Bolzano, e troveremo Marcello insieme allo stuntman della compagnia, il longobardo volante Elvio. A vegliare dalla base sui nostri progressi ci sarà Samu, segretario del gruppo col fisico imponente del granatiere alpino e la forza tranquilla dei friulani inurbati; è stato lui a coordinare la fitta rete di “viaggi affluenti”. Ancora non sappiamo quali risposte ci regalerà il viaggio, ma possiamo già scommettere che la meraviglia sarà la nostra compagna di strada. 29 SAL | dicembre 2010


capitolo II che la marcia abbia inizio

nonostante la tenuta sgargiante, resta il più saggio fra i miei compagni di strada. Marcello ha sviluppato uno stile particolare di headbanging, che gli consente di oscillare a tempo di musica con una birra media in mano senza mai rovesciarne una goccia. Diverso l’approccio al ballo, e all’esistenza in generale, di Giorgio Pugnodiferro: è bastato dare fiato ai Rage Against the Machine per vedere la sua testa riccia schizzare da un angolo all’altro della sala, incitando la gente all’insurrezione, come Zack De La Rocha. Era un giovedì sera, e praticamente Giorgio stava pogando da solo. Il tempo di controllare il crossfader, e non l’ho visto più: era già al mio fianco in consolle, con una birra gelata per il sottoscritto. «Grazie per i Rage, ma la gente mi ha deluso», ha urlato per farsi sentire. «Guarda che salme! Manca proprio la violenza!». «Manca anche Franz!», gli ho gridato di Lrimando. Giorgio incrociaa i piedi polsi comincia e sorride, una poi NOSTRO giro d’italia dice: «Sarà davanti computer, alle prese la versione mattina di alsole da Predoi, Valle con Aurina, il co9.0 del piano viaggio».Franz è il nostro jolly: fotografo, munedi più a nord della Repubblica; il primo giormarconista domatore selvatici, si lascia conquistare no, ae mo’ di ritodipropiziatorio, il fotografo Franz tecnologiche; permasso ordireaffiorante, al meglio ila evolentieri io per undalle po’ novità restiamo seduti su un piano di “Italica 150” sisbarrato è improvvisato anche considerare l’orizzonte da giganti di cartografo pietra dai digitale, webmaster e grafico; è con lui che partirò fra nomi teutonici. pochi giorni dalla Valle Aurina, e nelle ultime ore il suo attivismo sfiorando la tabella di Le lamestaproducono unfrenesia. rumore Secondo soffuso elavagamente marcia, non che appena fermeranno gli impianti di risalita minaccioso, ti fasipensare a un gigante intento a radersi. «A quest’ora la neve non tiene più», nota Franz osservando gli sciatori attraverso lo zoom della fotocamera. «E fra poche settimane sarà tutta marcia». «Che dici, si va?», faccio al mio amico, indicando l’unica via percorribile, il solco del fondovalle che s’incunea verso sud stretto fra alte catene ostili. «Sarà meglio» fa lui, riponendo la macchina nella borsa antipioggia che gli pende sul petto. «La strada è lunga».

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Torniamo sui nostri passi attenti a non rovinare lungo il pendio; appena usciamo dalle nostre orme, si sprofonda sino alla coscia. Riguadagnato il sentiero battuto, facciamo sosta per un pranzo frugale sulla terrazza del rifugio Adleralm; mentre in cucina preparano per noi bauerntoast di pane nero, speck e formaggio di malga, il gestore Rudy ci coinvolge in un concerto d’ispirazione paganeggiante: 30 SAL | dicembre 2010

lui e io schizzeremo in Alto Adige, fino a Casere di Predoi, dove la strada finisce e la cresta di confine chiude l’orizzonte. Lì, se gli appuntamenti saranno rispettati, dovremmo trovare i Milano Fivedays, la nostra dinamica squadra di appoggio video, che apparirà al nostro fianco nei momenti salienti di questa nuova odiseea a passo d’uomo; una settimana di marcia fino a Bolzano, e troveremo Marcello insieme allo stuntman della compagnia, il longobardo volante Elvio. A vegliare dalla base sui nostri progressi ci sarà Samu, segretario del gruppo col fisico imponente del granatiere alpino e la forza tranquilla dei friulani inurbati; è stato lui a coordinare la fitta rete di “viaggi affluenti”: Piemonte Patriots, Garda Irregulars, Northeaest Irredentists, Triveneto Carbonari e Mantova Messengers sono le prime squadre conun le quali abbiamo appuntamento. mi viene affidato pesante bastone sulla sommità del Ancoraè non sappiamo ci regalerà viaggio, quale intagliata una quali testa risposte demoniaca; più inilbasso, lo ma possiamo già scommettere che la meraviglia sarà la strumento è carico di piattini metallici, cembali e tegami nostra compagna di strada. ammaccati da percuotere con un secondo, più maneggevole, randello. «Zi kiama “Hexe”, la strega, e tiene lontani gli zpiriti kattivi», spiega Rudy mentre imbraccia la fisarmonica. Franz ha già preso confidenza con le sue bizzarre nacchere a nastro, e a me non resta che percuotere con forza il pavimento d’assi della terrazza del rifugio, mentre faccio risuonare a randellate tutti i metalli a disposizione, sentendomi la guest star dei Tambours du Bronx. Chi ci vede può pensare che siamo artisti girovaghi ingaggiati dal rifugio Adleralm, oppure può pensare che siamo semplicemente pazzi; la realtà è che stiamo tenendo un rito propiziatorio, ché la fortuna arrida al nostro viaggio. Dal giorno successivo, comincia la nostra marcia attraverso l’Alto Adige a razioni giornaliere di 30 chilometri: Brunico, San Vigilio di Marebbe e Corvara ci vedono transitare a passo fiero, ma quando ci troviamo di fronte il muro innevato sotto Passo Gardena perdiamo baldanza. «Non mi avevi detto che gli impianti chiudevano la settimana scorsa?», recrimina Franz indicando gli ultimi sciatori della stagione che scendono veloci sotto i piloni della cabinovia.

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Si sale a fatica, affondando sino al ginocchio, e gli sguardi sbigottiti degli sciatori che ci vedono spuntare su dal pendio ci spronano a levarci di torno il prima possibile; giunti ai 2121 metri del Passo, sentiamo di meritare un piccolo premio: ci basterebbe un tè caldo alla locanda, ma quella è chiusa, e in sovrappiù stinge e si chiude anche il cielo. «Mi sa che piove», osserva Franz. Invece attacca a nevicare, le auto fuggono in fretta giù per i tornanti, e noi due restiamo soli nella bufera cercando di raggiungere Selva più in fretta possibile, mezzi gelati ma troppo indignati col destino per levarci gli zaini di dosso e cercare i guanti. Tre giorni dopo, a Bolzano, si uniscono a noi Marcello e il longobardo Elvio: la marcia prende il colore delle avventure fra vecchi amici, e insieme ad Alberto dei Garda Irregulars, giunto sin qui a piedi da Bergamo, varchiamo passo Lavazè: neolatini “salve” sostituiscono i “Grüss Gott” come saluto ai viandanti e, nel giro di quattro tappe, siamo sull’Altopiano di Asiago per

rendere omaggio a Mario Rigoni Stern, l’autore che ci ha insegnato a vivere al ritmo delle stagioni e a non mollare mai, o perlomeno a provarci sino in fondo. Franz e io riprendiamo la marcia da soli lungo la “via del Trenino”, e poi lungo l’antica strada selciata che conduce verso la pianura, che ora si staglia immensa e fumigante sotto di noi. Varchiamo il Po tre volte in due giorni, l’ultima per entrare a Ferrara. A Molinella, Franz decide che camminare non gli basta, e anima il pomeriggio lanciandosi col paracadute; ancora una tappa, e a Imola ricominciano le colline. L’alta Romagna ci accoglie a braccia aperte, prodiga di applausi e bestemmie d’incoraggiamento per il nostro viaggio; dopo avere traversato le splendide foreste del Casentino e avere visto coi nostri occhi il Tevere neonato scendere dal Fumaiolo, però, abbiamo netta la percezione che l’Alta Italia è ormai alle nostre spalle.

«Sembra che il nostro viaggio ci risucchi nel passato: ogni giorno incontriamo tracce di credenze antiche, anteriori rispetto alla logica cartesiana, al cristianesimo».

capitolo III dai pascoli alle macerie

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L VIAGGIO prosegue a sud del Fumaiolo, e all’improvviso qualcosa è cambiato. Dopo 25 tappe e 700 km percorsi – passo più, passo meno – il mio socio Franz e io siamo entrati nell’alta valle del Tevere, estremo lembo orientale della provincia di Arezzo; qui l’acqua scende indubitabilmente verso il Tirreno e, cosa più grave, cade senza risparmio sulle nostre povere teste. Già durante la prima colazione è chiaro che nemmeno oggi il clima ci assisterà: percorriamo sotto una pioggia battente la vecchia “strada imperiale” Ravenna-Roma e i suoi diverticoli che risalgono verso l’Alpe della Luna. Il temporale infuria sino a che non giungiamo in vista dei tetti di San Sepolcro; al “Borgo”, dove il tempo sembra essersi fermato, ci si può ristorare per poi ammirare il quadro preferito dal buon Aldous Huxley e, eventualmente, calarsi al volo nei suoi psichedelici panni. Nel mondo reale ci tocca indossare daccapo le casacche antipioggia, per varcare in fila indiana il confine fra Tos32 SAL | dicembre 2010

cana e Umbria. L’indomani riprendiamo la marcia lungo il Sentiero Francescano che traversa l’Umbria: l’unica locanda di Pietralunga è affollata di pellegrini – perlopiù francesi, tedeschi e scandinavi. Qualcuno di loro si stupisce nell’incontrare noialtri camminatori italiani; «Perché voi che abitate un paese bellissimo camminate così poco?», ci domandano, inutilmente maliziosi come professoresse avventizie, decise a scoprire dalla classe i segreti progetti degli assenti non giustificati. Tanto per deviare la conversazione, li abbiamo informati che, per comprendere l’identità della nostra Repubblica e dei suoi abitanti, non si può prescindere dai rituali d’esaltazione collettiva a sfondo religioso. «Do you know Festa dei Ceri?». Siamo fortunati, infatti, a capitare a Gubbio proprio alla vigilia della festività, quando fervono i preparativi, e le taverne ospitano le estreme riunioni delle “manicchie” di ceraioli che, domani, trasporteranno le pesanti macchine lignee consacrate ai tre Santi della tradizione eugubina. Qui, nel cuore antico del Paese, la devozione cattolica si innesta

cuore antico del Paese, la devozione cattolica si innesta su preesistenti rituali pagani di primavera. Ai piedi del verde Appennino tutto si ricompone, e insieme ai canti della devozione cattolica e al rock dei nostri lettori mp3, pare di sentire ancora riecheggiare le incomprensibili invocazioni di Umbri, Etruschi, Sabini. Purtroppo il meteo non lascia speranze: piove ancora, senza pietà, su tutta l’Umbria e il nostro karma appare irriducibilmente incrinato; Manfro e Marcello rientrano alle rispettive città e noialtri, come Giobbe, ci trasciniamo avanti domandandoci quando avranno termine le nostre pene. Il cielo torna a sorriderci sui Monti Sibillini, dove serpeggiamo fra Umbria, Marche e Lazio. Sembra che il nostro viaggio ci risucchi nel passato; ogni giorno incontriamo tracce di credenze antiche, anteriori rispetto alla logica cartesiana, al cristianesimo, e forse anche agli esercizi di Pitagora. Siamo in viaggio nell’Italia magica dove ciascuno conosce almeno un anziano in gra-

do di levare il malocchio, e dove una sposa alla quale si è riempito il viso di verruche può guarire nello spazio di tre notti facendo ricorso alle cure di una maga di campagna, ben lieta di fare scrivere alla poverina il proprio nome per poi sputarvi sopra e cospargere le guance della malcapitata con l’immondo impiastro: «Lei guarirà». Arriviamo all’Aquila, accolti dal moderno fervore dei cantieri che lavorano affinché sorga un arcipelago di new towns, mentre il centro storico presidiato da militari e cani randagi pare destinato a restare ingombro di macerie ancora a lungo. Sorge il dubbio che le comunità si disgreghino non quando la terra trema, bensì quando le amministrazioni decretano tempi e modi della ricostruzione. Davanti alle rovine della Casa dello Studente, tutti gli incubi italiani si materializzano; qui aleggiano come una maledizione le risate degli speculatori di ieri, di oggi, di sempre, e per un attimo vengono i brividi, a pensare quale razza di Paese stiamo attraversando. 32 SAL | dicembre 2010


Ce ne andiamo di buon passo fino a Trasacco, e da lì seguiamo uno stradello di campagna sino alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

capitolo IV nel parchetto d’abruzzo

Scendiamo a Pescasseroli lungo boschi, creste e pascoli, e da lì giungiamo calpestando ben poco asfalto sino alla prima periferia di Isernia. Benevento appare una piccola capitale posta a guardia del fondovalle; ci arriviamo in occasione della festa della Repubblica. Il sound elettrico delle band giovani che suonano in centro lascia a bocca aperta noialtri abituati al silenzio dei sentieri, e i tonanti fuochi d’artificio che, più tardi, riempiono il cielo di luce sembrano invitarci a esprimere un desiderio. Ripartiamo atraverso la bassa Irpinia: servono cinque giorni, per traversare il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, camminando sotto bianche pareti a precipizio,

«D

OVE SI VA ADESSO?» domanda Franz, aggiustandosi lo zaino mentre ci lasciamo indietro la devastazione dell’Aquila. «In montagna», rispondo senza voltarmi. «E conto di restarci per un bel po’». Lo strazio della Casa dello Studente e del centro storico transennato, ancora invaso di rovine a oltre un anno dal sisma, stona col vivace fervore di imprese edili e artigiane, impegnate a costruire palazzi e quartieri residenziali nei verdissimi sobborghi del capoluogo abruzzese. Resta un nodo in gola che solo il ritorno alla natura riesce a placare: insieme ai nuovi compagni di strada Rubik e Carnera torniamo in fretta, come scottati dalle contraddizioni della civiltà, fra le greggi, i pastori di poche parole e i cani abruzzesi che qui chiamano “arma bianca”. Procediamo lungo antiche mulattiere verso Rocca di Cambio, che si autocelebra come il Comune più alto d’Appennino, e prima delle tre siamo alla meta.

Non facciamo in tempo a entrare nell’unico bar aperto sulla strada maestra che appare un nutrito plotone di escursionisti; sono di ritorno da una gita di mezza giornata e, riconoscendoci viandanti, s’informano sul nostro viaggio. «Da dove siete partiti, ragazzi?». «Alto Adige», si affretta a rispondere Franz. «Con l’autostop, siete arrivati qui!», ribattono increduli. «Lo farete voialtri, l’autostop!», s’indigna il mio amico fotografo. «Tutto a piedi». «Però. E dove andate?». «In Sicilia!», annuncia Franz. «Sono più di 2000 chilometri», e prende a lisciarsi in maniera ostentata la barba da trapper. L’indomani solchiamo l’altopiano delle Rocche lungo un’ippovia che procede nel verde sino a Ovindoli; da lì una vecchia imbrecciata precipita verso sud. Quando incrociamo la strada maestra, ci accolgono adesivi del Parioli Snowboard Club e scritte spray degli ultras laziali, testimonianze a disposizione di qualsiasi antropologo del futuro. A Celano i bambini giocano a pallone sui sagrati e le nonne li sorvegliano con discrezione dalle seggiole allineate sul marciapiede: insieme al tepore e alla qualità dell’aria, l’ennesimo segno che il Sud si avvicina, sempre che non ci siamo già dentro. A Borgo Ottomila, nel cuore della Piana, c’è un bar dove proviamo l’emozione di sentirci una minoranza etnica; Franz, per rompere il ghiaccio, si offre di scattare qualche ritratto agli astanti, ma quelli per poco non rispondono a ceffoni. 34 SAL | dicembre 2010

bordate da boschi scoscesi e verdissimi, all’apparenza impenetrabili. I borghi qui si fanno più lontani uno dall’altro, i ponti lunghi e vertiginosi, i sentieri incerti e invasi di erbe giovani fra le quali guizzano nere serpi. Al mattino la sveglia suona alle sei per partire col fresco, e mettersi più strada possibile dietro alle spalle; in ogni caso per mezzogiorno l’aria è torrida e immota, quasi la terra tutta si fosse trasformata in un forno: quando ritroviamo l’ombra e le voci di un luogo abitato ci precipitiamo a tracannare dalla fontana come naufraghi giunti a riva. E poi ci affacciamo sul mare, quello vero: a Sapri, presso il cippo dedicato a Pisacane, ci spogliamo di zaini e magliette per un tuffo che sembra lavare di dosso tutta la fatica. Meno di un mese di viaggio, ormai, ci separa dalla meta sognata.

«E poi ci affacciamo al mare: ci spogliamo di zaini e magliette per un tuffo che sembra lavare di dosso tutta la fatica. Meno di un mese di viaggio, ormai, ci separa dalla meta sognata».

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«Viene da pensare all’Italia. Vista da qui sembra una nazione piena di talenti e sentimento, ma ancora giovane e bisognosa d’affetto: solo quando riuscirà a pensare per sé, anziché incapricciarsi ogni poche stagioni di facili ideologie, potremo considerarla davvero adulta. »

capitolo V a tappe forzate verso sud

«L

A CALABRIA è lunga in moto», ci ammonisce un centauro tedesco in pausa per il pranzo. «Ve lo dico io, a piedi diventerete pazzi». Per un attimo valuto di spingerlo oltre il parapetto sul quale è appollaiato a bere latte e masticare gallette, giù per la scogliera scalata nottetempo dai Saraceni, verso il blu senza fondo del Tirreno; mi trattengo, invece, e con il fido fotografo Franz scavalco il guard-rail per aggirare la galleria della Statale lungo la vecchia strada panoramica. Il cartello presso l’imboccatura ci informa che la galleria è lunga un certo numero di metri e si chiama “Apprezzami l’asino”. Nei giorni successivi, mi convinco che poteva avere ragione: solo la follia, infatti, può condurci a tappe forzate verso sud camminando lungo spiagge sassose, costretti a ripidi rientri verso l’interno ogni volta che la scogliera o la foce di un fiume interrompe il continuo della costa. Sfruttiamo ogni luogo adatto per camminare, dalle sterrate che s’inoltrano fra le sterpaglie verso il paese successivo alla Statale tappezzata di cartelli che pubblicizzano i servigi di questo o quel mago, dai canneti che promettono scorciatoie improbabili alla massicciata della ferrovia: siamo tornati a essere viandanti, figli della strada, senza terra per definizione. La provincia di Cosenza, quella di Catanzaro e di Vibo Valentia sono ormai alle spalle; Rosarno, i bracci meccanici del porto di Gioia Tauro e il bor36 SAL | dicembre 2010

a locali e forestieri, e le scalinate affollatissime dietro alla salita dei Cruciferi. Per noi è solo un miraggio che dura poche ore: l’indomani completiamo un giro propiziatorio intorno all’elefante di nera pietra lavica, e anche la metropoli della Sicilia orientale è alle nostre spalle.

go di Scilla ci hanno visti solcare il Reggino; all’improvviso può risultare frustrante trovarsi bloccati al porto di Villa San Giovanni senza alcuna certezza su come avverrà il trasbordo in Sicilia. Inutile prestare orecchio ai consigli di chi, come noi, tenta di raggiungere Messina senza alcuna automobile al seguito: troppo numerose le scuole di pensiero, troppo divergenti le ipotesi operative. «Vi conviene prendere il traghetto della Caronte», assicura una signora del luogo prima di sparire lungo i moli. «No, meglio aspettare quello delle Ferrovie dello Stato», la corregge un uomo con un delfino tatuato sull’avambraccio. E aggiunge: «È l’unico gratis». Quando veniamo a sapere che ci sarebbe un terzo traghetto in partenza nel giro di 20 minuti, ci spingiamo lungo la banchina alla quale è ancorato, ma gli uomini dell’equipaggio si mostrano irremovibili: «Si sale solo col biglietto acquistato al nostro sportello». Inutile far

l o ro presente che la biglietteria in questione al momento è chiusa sprangata. Ci dicono: «Se arriva il nostro bigliettaio siete fortunati e potete salire». «Altrimenti?» domanda qualcuno. «Altrimenti siete un po’ sfortunati», ci viene risposto con un sospiro. Al momento dell’imbarco, però, la piccola folla che si è andata formando sulla banchina sciama all’interno benché priva di biglietto: è tutta una farsa, e otteniamo il sospirato posto-ponte senza che il personale di bordo abbia nulla da obiettare. Comincia così l’ultimo tratto del nostro viaggio. La spontanea gentilezza della gente e le visite serali degli amici siciliani sono come un balsamo; di giorno, latte di mandorle e granite sopraffine ci ristorano nel torrido avvicinamento a Catania. Le lunghe serate della città cominciano nelle laterali di via Etnea, fra i tavolini all’aperto dei bar, dove i mojito e i cuba libre danno il benvenuto

Il cono fumigante del vulcano rimpicciolisce dietro di noi mentre si stagliano all’orizzonte le alte torri e le cisterne del petrolchimico di Priolo. La nostra squadra si è ormai infittita sino a contare sei persone, e Siracusa ci accoglie come una piccola meraviglia racchiusa fra il mare e un entroterra generoso di tutto fuorché d’ombra. Fichi d’India, oleandri e frangipane accompagnano la nostra marcia ormai da molti giorni; a sud di Noto procediamo lungo spiagge di sabbia fina, agrumeti e ferrovie abbandonate: ci diamo dentro per soffocare la malinconia del viaggio che sta per finire, o ci spingono avanti tutti i ricordi degli ultimi tre mesi? Fra Marzamemi e Portopalo, camminando alti sull’ultima scogliera, arrivano in testa a centinaia volti, voci e situazioni che hanno scandito questi 2000 chilometri a piedi attraverso la nostra Nazione nel 150esimo anno della sua Unità. Prima di abbracciare i compagni di viaggio e gettarsi in mare, certi per la prima volta di avere raggiunto la meta in puro stile rock&roll, viene da pensare all’Italia; vista da qui sembra una Nazione piena di talenti e sentimento, ma ancora giovane e bisognosa d’affetto: solo quando riuscirà a pensare per sé, anziché incapricciarsi ogni poche stagioni di facili ideologie, sempre declinate al servizio degli abituali gruppi di potere, potremo considerarla davvero adulta. 37 SAL | dicembre 2010


GIORNO. Per scoprire la Milano che non ti aspetti, quella in cui non ti servono 3 euro per un caffè, ti basta passeggiare tra le viuzze dei navigli. Tra un atelier di pittura e una vecchia libreria respirate quell’aria della Milano anni ‘70 che sembrava smarrita, circondati dalla gioventù più alternativa.

milano

italiani

brava gente

Dove siamo? Cosa facciamo? Dove andiamo? Sal cerca di rispondere alle tue domande, in Italia!

NOTTE. Mescolatevi tra la folla festante in zona Ticinese, allo storico Bar Rattazzo o alle Colonne, per poi proseguire la serata con lo “spirito” giusto, a seconda dei propri gusti, o in uno dei numerosi piccoli club alternativi o nei locali più famosi anche all’estero.

GIORNO. Ci sono dei fil rouge che attraversano Torino: la magia, il cinema, i sapori... Ci si può perdere nei musei storici della città, tra antichi egizi (Torino ha il secondo museo egizio del mondo dopo il Cairo) e la storia del cinema che pulsa nel cuore della Mole.

torino

NOTTE. Le vinerie negli ultimi anni si sono moltiplicate esponenzialmente e i locali del Lungo Po trasudano gioventù e sudore. La città ha riscoperto le proprie radici e oggi offre una grande scelta di locali che investono sui nettari locali e di non transigere sulla qualità. Questa è la notte sotto la Mole. GIORNO. Bologna è una città millenaria, piena di carattere, aperta e tollerante, che ben si esprime attraverso i suoi tradizionali epiteti: Bologna la dotta, la grassa, la rossa. Passeggiando per i portici e per le sue stupende piazze vedete scorrere la vita universitaria di una città sempre viva.

GIORNO. “La dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi | Venezia la vende ai turisti che cercano in mezzo alla gente l’Europa e l’Oriente.” Girando in gondola o a piedi tra ponti e canali, perdendovi nei i labirinti d’acqua, lontano dalle macchine, la magia di Venezia vi stupirà sempre.

venezia 38 SAL | dicembre 2010

NOTTE. Se volete immergervi nella surreale atmosfera di Venezia senza spendere somme da capogiro, Campo Santa Margherita è quello che fa per voi. Tra i matti locali e i numerosi ragazzi provenienti da ogni angolo del mondo. Se invece preferite ballare, nella vicina Mestre troverete i club dove è nata e si è consolidata la scena elettronica italiana.

bologna

NOTTE. Bologna è conosciuta in tutta Italia come la mecca del divertimento, una città godereccia, in cui il culto della notte e del divertimento travolge tutte le generazioni. Via Zamboni, Piazza Verdi, fulcro della vita studentesca sono il punto di partenza di ogni serata, che continui in strada o in uno dei club e centri sociali bolognesi.

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GIORNO. Una delle città più visitate al mondo per il suo immenso patrimonio artistico, tra i maggiori nel mondo. E’ stata infatti per secoli la culla della cultura e dell’arte in special modo rinascimentale.

fif irenze

NOTTE. Per conoscere Firenze non basta visitare musei, ammirare chiese, palazzi e monumenti. Capirete la vera essenza di Firenze mescolandovi ai suoi abitanti. Ogni sera, ma specialmente giovedì, venerdì e sabato, i Lungarni vengono letteralmente preso d’assalto e i numerosi pub e wine bar della zona sono affollatissimi di gente. Nella seconda parte della serata potete perdervi in una dei numerosissimi locali del centro.

GIORNO. “Napule è mille culure” canta Pino Daniele, e non c’è definizione migliore per provare a descrivere la città per antonomasia indescrivibile con la storia di sovrapposizioni storiche, culturali e architettoniche.

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GIORNO. Museo all’aperto per antonomasia, rappresentazione monumentale del tempo. Città eterna, un museo a cielo aperto che ti riempe gli occhi ogni momento, hai la sensazione di camminare in mezzo alla storia, ci si innamora, Roma è un insieme di cultura, opere artistiche, sapori.

roma

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NOTTE. Le zone più famose per il divertimento nelle ore piccole sono Testaccio, vero fulcro della movida romana con un gran numero di locali notturni e la zona Ostiense. Altro quartiere principe di Roma di notte è Trastevere, ma siamo sicuri che al Campo dei Fiori troverete tutto quello che fa per voi. Parola d’onore.

NOTTE. Napoli è una città solare… anche di notte. Se amate stare in mezzo alla gente e divertirvi, inevitabilmente verrete contagiati dall’euforia napoletana. I maggiori punti di ritrovo sono in Piazza dei Martiri, Piazza Amedeo e Piazza San Pasquale. In questi luoghi ci si trova praticamente ogni sera, si beve qualcosa... ma la notte è giovane e a Napoli ci sono moltissimi locali da scoprire.

GIORNO. Passeggiare a Palermo significa calarsi in un suk storico-culturale fatto di sovrapposizioni fenicie, arabe, normanne. I suoi divertenti mercati Ballarò, Vucciria e Capo ne sono lo specchio, dove potete imbattervi in una chiesa barocca o assaggiare uno dei tanti cibi di strada.

palermo

NOTTE. Nel cuore del centro storico sorge I Candelai, luogo d’incontro con molte serate di musica dal vivo, spettacoli, mostre fotografiche. La vita pulsa anche di notte negli storici mercati della Vucciria e del Ballarò, e la musica dal vivo è spesso protagonista sul prato immenso della Magione.

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italians are strangers

I

n Italia vivono più di tre milioni di cittadini stranieri. Il decimo rapporto sulle migrazioni della fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità (Ismu) ci dice che l’incremento annuo dei permessi di soggiorno in Italia è del 15%, con un passaggio dai circa 650mila della metà degli anni ‘90 ai quasi 2,3 milioni del 2004/2005.

‘‘A inizio 2005”—dice il rapporto—“gli stranieri presenti sul territorio italiano sono poco più di tre milioni... a breve e a lungo termine ci potrebbero essere nuovi ricongiungimenti familiari, questa volta al maschile”. Inoltre sono anche in forte aumento le coppie miste: sono circa 200mila e nei tre quarti dei casi il componente straniero della coppia è la donna. Nello stesso rapporto dell’Ismu si legge che le percentuali di crimini commessi da immigrati non sono più elevate di quelle commesse dagli italiani, malgrado il luogo comune dell’immigrato “criminale”. A livello nazionale, gli immigrati hanno un’incidenza del 4,5% sulla popolazione complessiva del Paese. Il 60% vive al nord (1 milione e 500 mila), il 30% al centro (710 mila) e il 10% (357 mila). I due terzi (66,1%) degli immigrati é venuto in Italia per lavoro e circa un quarto (24,3%) per motivi di famiglia. La quota dei soggiorni per lavoro, a seguito della regolarizzazione, è aumentata del 10%: da 834.000 a 1.450.000. Nel corso degli ultimi 5 anni, pur essendo diminuiti in termini assoluti i casi di violenza (spesso rivolta a donne singole, per lo più da parte di sfruttatori, o a minori), sono tuttavia aumentati quelli dichiaratamente razzisti.

parole e concept TIM SMALL − fotografia FRANCESCO SCARPELLI musica consigliata HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI, Claudio Lolli

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MAHLET. Sono in Italia da sette anni, appena arrivata la gente mi guardava male, adesso però ci sono tante ragazze di colore nei negozi e nelle discoteche, la gente è abituata. Adesso gli uomini italiani mi guardano sempre, ma non più male... mi guardano perchè le ragazze di colore agli italiani piacciono, per esempio il mio ragazzo è italiano. Una volta sul tram un vecchio Italiano ha iniziato a urlarmi contro “Questi Etiopi devono morire, sono degli stronzi!” E sul tram nessuno ha aperto bocca. Sono stata costretta a scendere perchè avevo paura.

EMERSON. Sono in italia perchè mia madre voleva un futuro migliore per me. Avevo già mia madre e padre qui in Italia, io sono cresciuto con mia nonna. Poi a 12 anni li ho raggiunti. Per i primi due mesi sono stato zitto per i fatti miei, poi con il calcio ho fatto tanti amici. Adesso faccio il turistico. Però da grande voglio fare lo chef. Cucinare è la mia passione, sia cucina italiana che latino-americano, poi il calcio, e le ragazze, anche loro di tutti i tipi e colori. Poi mi piace andare in discoteca, mi piace il rap, l’rnb e l’hip hop, e la musica latino americana.

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REGINA. Il mio sogno è fare la cantante e la ballerina come J.Lo. Jennifer Lopez: mi piace, mi studio le sue mosse su Mtv e poi le provo e le provo finché non sono capace anche io. In tv mi piace Amici perché lì tutti hanno un’occasione, se si impegnano; se ce la fa la De Filippi allora ce la posso fare anch’io no? Quest’anno sono in terza media, ma non so se andrò avanti. Vorrei studiare recitazione, ma mio papà non trova lavoro, mia madre neppure e c’ho una casa da tirare avanti... Sposarmi? Ma sei pazzo?

GUORONG. Ehi, guarda che se fate un film di kungfu mi dovete chiamare, io sono un maestro! Me l’ha insegnato mio padre. Se vuoi ti faccio vedere, mi spingo una bacchetta contro la gola e la spacco in due! E’ una questione di qi, di forza interiore, bisogna concentrarsi per farlo. Continuo ad allenarmi ancora oggi ma il tempo è quello che è: ho un ristorante e sono sempre lì a lavorare.

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UMBERTO. Una cosa l’ho capita: in strada o stai di qua o stai di là, da una parte o dall’altra, buono o cattivo. E se nasci Rom sei già segnato, stai di là, dai cattivi. Io però vado a testa alta: non ho mai infamato nessuno, e ho sempre pagato per quello che ho fatto. Non mi dimenticherò mai quando sono venuti a prenderci, a me e mia moglie, a notte fonda: sono arrivati colle sirene, urlavano come matti, ci han tirato giù dal letto, i bambini erano terrorizzati, piangevano e quelli ridevano. Non li ho visti più per un bel pezzo, i miei figli, e se non c’era Rumany, mia sorella, che me li ha cresciuti quando non c’ero, chissà dove finivano, in qualche istituo di voi gagi. Ora vorrei che dio mi fa una grazia: che mia moglie torna prima che può, dovrei aspettare ancora due anni.

PAOLA. Sono meticcia io. Mi sento a casa sia qui in Italia, che nello Zaire. Però sono fiera di essere africana. Il sangue non è acqua! C’è forse più razzismo nella comunità afro-italiana verso gli italiani che non vice-versa, forse c’è qualche motivo in più! Non che io lo giustifichi, sia chiaro... A me piacciono solo gli uomini di colore. E’ istinto, che ci posso fare? Non c’è verso!

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STACY. Sono arrivata in Italia a Dicembre, ed è molto diversa da casa. Gli Italiani non mi lasciano mai in pace! Ma sono simpatici, ti fanno ridere, però sono anche molto arroganti. Non sono quasi mai razzisti apertamente, però poi mi fermano per strada di notte. Accostano le macchine- pensano tutti che sia una puttana Brasiliana! E’ perchè in Italia sono tutti bianchi, e una nera per la strada di sera non può essere altro siamo cittadini di seconda classe. La cosa più triste che mi sia successa qua in Italia era una notte che camminavo verso casa, a Trezzano. Non avevo mai visto tante ragazze di colore a Milano, e sai cosa? Erano tutte prostitute.

MOHAMMAD. Sono pigro, mi piace cazzeggiare e godermi la vita... Non per niente ho sposato un’italiana! Razzismo in Italia? Non che sia tutto rosa e fiori, amico, ma a NY io ci torno ogni due mesi per il mio business e ti dico che lì, se sei nero, un uccello fa in tempo a cagarti in testa il suo nido prima che un cazzo di taxi si fermi, qui invece no… certo, un conto è se sei americano, ai fratelli africani, o agli arabi va peggio. Ma qui non è il colore della pelle, che conta.

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new bands sucks! irriverenza e

nostalgia

New Bands Sucks è un brand italiano nato quasi per gioco da un gruppo di ragazzi poco più che ventenni. É il prodotto di un mix tra ironia e nostalgia per un passato le cui icone immortali sembrano avere un peso molto più consistente di quelle attuali.



wild and wicked Sempre più zarro e sempre più bravo, Shaun White, lo snowboarder rockstar è ormai diventato una leggenda, grazie anche all’oro olimpico di Vancouver, che si porta sempre in giro insieme ad una chitarra. parole MICHELE BISCEGLIA − fotografia TERRY RICHARDSON & JASON NOCITO musica consigliata ALRIGHT, Supergrass

S

HAUN White se ne va a spasso per il mondo carico come un mulo. Oltre alle borse e ai borsoni di routine, porta con sé la tavola da snowboard con la quale ha eseguito una incredibile manovra, il double McTwist 1260” – il trick che gli è valso la medaglia d’oro alle olimpiadi di Vancouver – e una Gibson Les Paul Standard; «come quella di Jimmy Page, il mio chitarrista preferito». Si, perché il 24enne Shaun, più che uno snowboarder campione olimpico, sembra una rockstar: «Lo so, lo so», dice ridendo. «è che mi piace il rock’n roll, almeno ci provo a non sembrare uno snowboarder». E allora ecco il trionfo del look skinny swull’abbondanza dell’abbigliamento tecnico da mostro delle nevi: Jeans attillati, t-shirt slabbrata, giacca di pelle, occhiali da sole neri e quella chioma rossa che gli è valsa il soprannome di Flying Tomato, Pomodoro Volante. Era a malapena un ragazzino, buttino, e saltava sullo skate in presenza di Sua Maestà Tony Hawk. Poi dalla tavola a rotelle è passato allo snowboard, saltando sempre più in alto e vincendo la sua prima medaglia d’oro a Torino nel 2006. Ora Shaun è una celebrità e può permettersi di prendere in considerazione l’idea di sfilare in passerella per qualche stilista, piuttosto che stare dietro alle modelle con altissime probabilità di portare a casa, o in una camera d’albergo, considerata la sua vita on the road, ottimi 54 SAL | dicembre 2010

risultati: «Ho avuto una fidanzata per un paio d’anni, ma sinceramente è impossibile tenere in piedi una relazione, dato che sono sempre in giro. Tornavo a casa dopo due mesi, le chiedevo “Ma ti piaccio ancora?”, e poi ripartivo subito dopo…No, è assurdo andare avanti così». Ammette candidamente di non essere tipo da una ragazza diversa per ogni città che visita, ma è anche ben consapevole di essere diventato un figaccione. Più figo addirittura di Tony Hawk? «Nooo, lui è una leggenda. Ma credo di essere sulla strada giusta». Forse è proprio per questo motivo che Shaun, ormai, non si incazza neanche più quando qualcuno lo chiama Flying Tomato: «Non me ne frega niente se continuano a chiamarmi così, ma suona meglio in italiano: Pomodoro!». Qualcun altro, invece, gli ha affibbiato il soprannome The Animal, per via della sua somiglianza con il batterista del Muppet Show. Decisamente più cool, l’Animale: un party-animal? «Qualche volta! In questi giorni si,mi piace girare per locali, andare alle feste: era davvero tanto che non bevevo, ma è arrivato il momento di divertirsi e festeggiare». Già, Shaun White festeggia il secondo oro olimpico ancora prima di chiudere quel Double McTwist 1260 pazzesco, provato sull’halfpipe che Red Bull gli ha costruito su misura, nel Colorado, mettendogli davvero le ali. Ma alle prossime olimpiadi sarà possibile andare oltre, fare qualcosa di ancora più spettacolare? «Per un po’ sono a posto così. Credo che per qualche anno gli standard rimarranno questi. Ma sarebbe figo portare altri trick a 1260». 55 SAL | dicembre 2010


Alla domanda: «Cosa farai quando smetterai con lo snowboard?», risponde: «Mi piace la musica, sarebbe davvero bello diventare un musicista a tempo pieno».

Intanto, Shaun si gode la sua medaglia d’oro: «Quando passo negli aeroporti mi chiedono sospettosi: “Che cosa c’è nella borsa?”». Nella borsa c’è una patacca da fare invidia al più tamarro dei rapper, bling bling: «Con l’altra medaglia mi sono ritrovato in un ristorante giapponese sul Sunset, seduto al tavolo a fianco a Piff Diddy e la sua gang. Li ho guardati e ho domandato: “Hey ragazzi, che cosa ne pensate di questa roba che ho al collo?!?”». Ma l’unica cosa che Shaun ha in comune con l’hip hop è, appunto, quel ciondolone dorato. Infatti, tiene più alla chitarra elettrica che alla medaglia, e alla domanda: «Cosa farai quando smetterai con lo snowboard?», risponde: «Mi piace la musica, sarebbe davvero bello diventare un musicista a tempo pieno». E quindi si torna alla Gibson Les Paul Standard di Jimmy Page. La prende e si mette a suonare, nell’ordine, Over the Hills and Far Away dei Led Zeppelin («L’ho eseguita al matrimonio di mio fratello mentre andava all’altare!», dice) e una canzone dei Darkness e qui precisa: «Ho visto Justin Hawkins su un palco a Los Angeles, indossava una tuta bianca con la faccia di una tigre sulla schiena: quando si sono spente le luci gli occhi dell’animale si sono illuminati. Fighissimo!».

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il giro del mondo in ottanta tweet parole MARCO PASQUA − fotografia PAUL SMITH − musica consigliata LIKE A ROLLING STONE, Bob Dylan

E’ partito dalla Gran Bretagna ed è arrivato in Nuova Zelanda. Il tutto in 30 giorni, senza spendere una sterlina, grazie all’aiuto e alla generosità dei suoi amici di Twitter. Sal vi racconta il suo incredibile viaggio. 58 SAL | dicembre 2010

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A NEWCASTLE, nel Regno Unito, alla Nuova Zelanda, passando per Olanda, Francia, Germania, e Stati Uniti. Il tutto senza spendere un euro in trasporti o hotel. La missione di Paul Smith era quella di allontanarsi il più possibile, in 30 giorni, dalla sua casa, servendosi di Twitter. Sono stati i suoi follower, infatti, ad offrirgli, di volta in volta, passaggi in auto, in nave e persino in aereo. E in un caso, lo hanno anche invitato ad un party, a Hollywood, con Eva Mendes e Jessica Alba. In questi giorni, è uscito il libro che racconta questa esperienza di viaggio intorno al mondo: “Twitchhiking”, neologismo che mette insieme Twitter e “hitchhiking”, autostop. Paul Smith, 34 anni, partorisce l’idea di questa esperienza tra gli scaffali di un supermarket, pochi giorni dopo essere rientrato dalla luna di miele a New York. Siamo agli inizi del 2009. Un po’ per sfida, ma anche perché si è stancato del grigio clima inglese, Paul decide di

organizzare un viaggio verso il punto più lontano possibile dalla sua casa, identificato usando Google Maps: l’isola Campbell (nella foto qui sopra), al largo della Nuova Zelanda. Per rendere il tutto ancora più stimolante, si prefigge di raccogliere fondi per un’associazione il cui obiettivo è quello di portare acqua potabile nei Paesi in via di sviluppo. Prima di partire stabilisce di raccogliere almeno tremila sterline. Le regole del viaggio sono cinque, e sono inviolabili, pena l’autosqualifica. Paul può soltanto accettare donazioni via Twitter, da parte di chi è nella sua lista di follower: se, ad esempio, una parente di un follower gli propone un biglietto, lui è obbligato a rifiutarlo. Vietata ogni pianificazione che vada oltre i tre giorni: le destinazioni vengono scelte sulla base delle offerte ricevute sul sito di microblogging. Paul è autorizzato a spendere soldi soltanto per cibo e bibite e per qualsiasi cosa possa trovare posto nella valigia: il resto deve arrivare da Twitter. 59 SAL | dicembre 2010


Le cinque regole di Paul

LE NEWCAST ra Inghilter

Durante il viaggio, Paul ha anche raccolto fondi per un’associazione benefica: «Questa esperienza dimostra quanto di buono ci sia al mondo».

- donazioni solo via twitter - vietato pianificare - 48 ore per accettare un'offerta - soldi propri per alimenti - mai piu di due giorni nello stesso posto '

Di fronte ad un’offerta, il twitchhiker avrà 48 ore di tempo per decidere se accettarla o meno. L’ultima regola, quella forse più temuta: se dovesse rimanere fermo più di 48 ore nello stesso posto, la sfida si dovrà ritenere fallita, e Paul dovrà fare ritorno a casa. Si inizia con la prima richiesta di aiuto, 28 giorni prima della partenza ufficiale, a marzo. Gli utenti di Twitter, però, sembrano non prestargli ancora molta attenzione. Nei primi giorni, così, Paul si scoraggia, perché nessuno si fa avanti. Tutto cambia quando Stephen Fry, comico e attore inglese (e, soprattutto, una Twitter-celebrità), rilancia il messaggio di Paul al suo milione e passa di follower. Da allora la strada è in discesa. Il via arriva grazie a Leanne, che gli offre un biglietto per un passaggio in nave da Newcastle ad Amsterdam. «Avevo con me solo due piccole valigie - ha raccontato Paul al Sun - una per il mio computer e un’altra per gli abiti». Le varie tappe vengono raccontate, ovviamente, su Twitter. Dalla capitale olandese, si raggiunge Parigi (merito di due utenti francesi), dove riesce a farsi ospitare in un ostello. E’ poi la volta della Germania: da Saarbrücken riesce ad avere un passaggio in auto fino a Francoforte. Il difficile, però, deve ancora venire: attraversare l’Atlantico, ovviamente in aereo. L’offerta, in questo caso, arriva da Owen, che gli cede un biglietto aereo di sola andata, da Francoforte a New York, utilizzando le sue miglia premio. Nella Grande Mela riesce a farsi ospitare in una stanza d’hotel dall’inglese Mark, che si trovava in America per 60 SAL | dicembre 2010

festeggiare i suoi 30 anni. Gli Stati Uniti gli riservano molte sorprese, e gli permetteranno di prender parte ad una esclusiva festa di Hollywood. Da New York, Paul tocca città come Washington, Chicago, Austin e San Francisco, spostandosi in auto, treno e macchina. Prima di arrivare a Los Angeles, viene contattato dal direttore di un’agenzia di spettacolo, che gli mette a disposizione una stanza d’hotel al West Holliwoode lo invita ad una festa. «Era in corso la settimana della moda - ricorda Paul - e questa persona mi fece partecipare ad una festa con attrici come Liv Tyler, Eva Mendes e Jessica Alba. Anche se mi sentivo fuori luogo, mi feci coraggio e salutai la Tyler». Siamo arrivati al 23esimo giorno, e l’Air New Zealand decide di regalargli un volo per Auckland. Il merito è anche delle televisioni e dei giornali che stanno parlando della sua esperienza in giro per il mondo. La meta finale è vicinissima. Paul arriva fino a Stewart Island, e qui spera di trovare qualcuno che lo porti all’Isola Campbell. L’attesa, però, si rivelerà vana: i 30 giorni sono scaduti, e Paul deve fare rientro a casa. In suo aiuto arriva di nuovo l’Air New Zealand, che paga per il volo che lo riporterà dalla moglie e dai suoi figli gemelli. «Il mio scopo, in fondo, è stato raggiunto - spiega Paul - Non mi sento sconfitto per non essere arrivato all’Isola Campbell. La gente si è fatta in quattro per me e posso dire di non aver avuto neanche un’esperienza negativa». La raccolta fondi è andata meglio del previsto: 6mila le sterline donate all’associazione “Charity: Water”. «Questa esperienza - conclude il twitchhiker, che oggi cura un sito in cui dispensa consigli di viaggio - dimostra quanto di buono ci sia al mondo”.

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io viaggio a scrocco

Paul Smith: Ciao dall’Inghilerra! Come si sta a New York?! SAL: E’ incredibile. E così sei riuscito a venire a New York dall’Inghilterra sfruttando solo il tuo account twitter. Perché Twitter e non Facebook? PS: Facebook è un circolo chiuso e non dinamico come Twitter in termini di ricezione o di comunicazione in tempo reale. Probabilmente qualcosa sarà cambiato nei 18 mesi dopo l’esperienza del Twitchhiking, ma continuo a trovare sempre più contatti distanti geograficamente da me grazie a Twitter.

intervista MICHELE BISCEGLIA illustrazioni MARCO ALTORS

SAL: Cosa hai messo in valigia prima di partire in viaggio per 30 giorni, passando dalla nave all’aereo, dal treno all’automobile e addirittura anche a piedi? Se dovessi rifarlo cosa porteresti con te e cosa invece lasceresti a casa?

PaUL SMITH visto da Marco Altors

P

AUL SMITH si trovava in chioschetto di frutta e verdura di Newcastle quando partorì l’idea di utilizzare il social network Twitter per girare il mondo. Con la benedizione della moglie Jane e dei loro due figli, Jack e Sam, Smith si preparò per il viaggio e iniziò la sua avventura il primo marzo 2009 quando un altro utente di Twitter gli offrì la propria casa per passare la notte ad Amsterdam, al di là della Manica. Così nei 30 giorni successivi ha cercato di raggiungere la massima distanza dalla sua città di partenza, la portuale Newcaste, e dopo aver messo piede e girato l’Europa e gli Stati Uniti, è giunto finalmente sulle remote spiagge di Stewart Island, in Nuova Zelanda grazie all’aiuto degli oltre 11.000 utenti di Twitter che lo hanno supportato e gli hanno offerto alloggio, cibo, passaggi, trasporti du-

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rante tutto il periodo del suo viaggio. Inoltre Smith è riuscito a mettere da parte più di 5000 pound e a devolverli ad una associazione benefica, la Charity Water, un’organizzazione che si occupa della purificazione delle acque nei paesi in via di sviluppo. Un anno dopo, Smith è stato invitato dal Times a New York per ricevere un premio per il suo uso innovativo di un social media nel settore dei viaggi. Ha appena pubblicato il suo primo libro, una guida per autostoppisti e viaggiatori alternativi alla nuova era digitale, chiamato How One Man Travelled the World by Twitter.

SAL: Ooooh, che tipo di problemi? PS: Uno mi ha tirato una noce di cocco in testa. Un altro ancora avrebbe voluto che io venissi abbandonato e non ricevessi più aiuto. Comunque questi casi sono stati decisamente una minoranza. SAL: Come ti sei sentito quando hai scoperto di aver vinto uno Shorty Award per il tuo viaggio? PS: Benissimo! Ma non è solo il mio premio, centinaia di persone lo hanno meritato insieme a me grazie a Twitter. E’ fantastico che qualcuno abbia riconosciuto l’importanza di quest’impresa.. SAL: Come sei riuscito a far confluire la tua esperienza di viaggio nel libro?

PS: Due valigie, una con il computer e l’altra con vestiti, per più o meno 5 giorni di ricambi. Mi sarebbe piaciuto portare con me una videocamera HD e un iPhone…

PS: Mmm... Non avevo assolutamente in mente di scrivere un libro sulla mia esperienza ma sei mesi dopo il mio ritorno un editore mi contatto tramite Twitter e da allora ci siamo tenuti in contatto.

SAL: I contatti di twitter che poi ti hanno ospitato durante il tuo lungo viaggio sembrano brava gente. Ti tieni in contatto con loro?

SAL: Nel tuo libro dici che gli americani utilizzano troppe volte il termine “awesome”. Qual’è la parola di cui abusano invece gli inglesi secondo te?

PS: Certo, con alcuni di loro sia con Twitter che con Facebook. Con alcuni più frequentemente rispetto ad altre. Sono stato fortunato comunque, la gente mi ha aiutato anche se alcuni hanno cercato di causarmi dei problemi.

PS: Ok, utilizza “awesome” come vuoi. Ma ti prego non dirlo quando ti fai un buon sandwich oppure tiri giù lo sciacquone del gabinetto.

«Ok, utilizza “awesome” come vuoi. Ma ti prego non dirlo quando ti fai un buon sandwich oppure tiri giù lo sciacquone del gabinetto».

Nello spirito della sperimentazione di Paul con i social media, abbiamo deciso di intervistare il nostro Twitchhiker via Twitter. 63 SAL | dicembre 2010



Sul finire degli anni 70, mentre a Londra infuriava il punk, The Specials recuperavano il reggae e l’estetica a quadrettoni dello ska. Finirono pure in classifica ma dopo due anni dissero basta.Quest’ estate si sono riformati pure loro, ma senza i loro fondatore (e anima politica) Jerry Dummers: che si è stufato. Di tutto. parole NICK HASTED − fotografia JANSON FROIBAAD musica consigliata GHOST TOWN, The Specials

fantasmi ribelli

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ERRY Dammers e Joe Strummer hanno almeno un paio di cose in comune. Ad esempio, sono entrambi figli ribelli della middleclass inglese, e nella loro carriera sono stati entrambi lontani dalle scene musicali per lunghi anni. Il padre del primo era un pastore protestante; quello del secondo un diplomatico. Poi, una volta cresciuti, i ragazzi sono diventati leader di band rivoluzionarie per la storia della musica – e non solo per quella, in realtà. Eppure, nonostante questo, non sono mancati, per l’uno, come per l’altro, lunghi periodi professionali trascorsi uasi nell’ombra: come se quelo mondo che loro stessi avevano contribuito a cambiare li avesse d’improvviso abbandonati. Joe Strummer stava nei Clash; Jerry Dummers invece fu il fondatore degli Specials e della 2 Tone Records, l’etichetta discografica che alla fine degli anni ‘70 lanciò il revival ska. Ma il legame tra Joe Strummer (all’anagrafe John Graham Mellor, scomparso il 22 dicembre 2002, ndr) e Jerry Dammers è profondo soprattutto perchè se non ci fossere stati i Clash non ci sarebbe mai stato il prepotente ritorno delle sonorità caraibiche suonate dai sudditi disobbedienti di Sua Maestà: Madness, Bad Manners, The Selecter, The Beat e, appunto, The Specials, tutti gruppi battezzati dalla 2 Tone di Dammers, che degli Specials è stato

tastierista, autore dei brani e soprattutto mente creativa. Enseble multirazziale nato a Coventry nel 1977, gli Specials impararono la lezione dei Clash portando avanti il discorso cominciato da Joe Strummer pochi anni prima: la fusione tra rock e reggae, innanzitutto, ma anche un’attitudine alle cose dove la musica non era semplice sottofondo disimpegnato, ma portava con sé una visione politica e sociale molto precisa. Dammers, insieme ai due cantanti degli Specials (Terry Hall e Neville Staples) rivitalizzò lo ska giamaicano degli anni ‘60 mischiandolo con l’energia del punk rock. Come primo risultato del proprio lavoro, nell’estate del 1979 gli Specials videro schizzare al sesto posto delle classifiche britanniche il loro singolo d’esordio Gangsters. E la stessa, fortunata, sorte toccò ai primi 45 giri di The Beat, Madness e The Selecter, arrivati tutti in top ten – un successo tale da illudere Dammers di essere riuscito a creare una specie di “Motown inglese”. Purtroppo per lui, invece, tutti i gruppi di successo della scuderia lasciarono immediatamente la 2 Tone, del tutto indifferenti ai suoi grandi progetti per l’ avvenire. E del resto, dopo gli straordinari risultati ottenuti dai primi due album (Specials, del 1979, e More Specials del 1980) e soprattutto ai singoli come A message to You Rudy e Stereotypes, alla lunga il perfezionismo di Dam

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«Da piccolo sognavo di avere un gruppo in grado di scatenare una rivolta».

Non prima di averci lasciato un testamento come Ghost Town, dipinto di un paesaggio urbano devastato dalla disoccupazione e dai crescenti scontri tra minoranze etniche e polizia: «Quando abbiamo finito di registrare il pezzo», ricorda Dammers, «ci siamo guardati e chi siamo chiesti: “Come abbiamo fatto a tirar fuori un pezzo del genere?”. Il suono è fondamentale, con l’organo della Yamaha e quei fiati sintetici. Io adoro tutto ciò che suona finto, stonato e strano. E credo che sia proprio questo il segreto di quella canzone». Ghost Town è stata al primo posto delle hit parade per tre settimane durante l’estate del 1981, facendo da colonna sonora alle manifestazioni e ai disordini anticipati proprio dal brano stesso.

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Incontrare Dammers (che è nato nel 1955, a Ootacamund, nel Sud dell’India) in un pub di Londra, con la bocca sdentata incorniciata dalla barbetta, è come ritrovarsi faccia a faccia con un fantasma in buona salute: «Da piccolo sognavo di avere un gruppo in grado di scatenare una rivolta», racconta. «Ma quando è successo veramene ho pensato : Mio Dio, forse è colpa mia. Era spaventoso perchè non ero e non sono certo una persona vioenta. Ma alla fine credo che laresponsabilità sia di Margaret Thatcher e dei Tries. I casini non sono successi a causa degli Specials, ma per come la Thatcher trattava la gente. Funziona sempre così in questo Paese: le persone vengno messe sotto pressione fino a quando non scoppiano. Poi, finalmente le cose cambiano».


eventi

dicembre 2010

all night of tomorrow’s 100 parties Elvis

snowbreak sestriere

L’All Tomorrow’s Parties anche abbreviato in ATP, costituito nel 2000, è un festival di musica moderna di avanguardia. Si tengono varie edizioni ogni anno, e la formula prevede una band, musicista o artista chiamato a “curare” il proprio weekend scegliendo secondo il proprio gusto personale i gruppi che faranno parte del cartellone. Qesto dicembre le serate si svolgeranno initerrotamente dal primo giorno del mese fino al 12 ed ospiteranno in sequenza: The dead C ,Nightmere before christmas (curato da Goodspeed you!), Amos, Belle e Sebastian, Black Emperor + Dead Rat.

E anche quest’anno tutto è pronto per una nuova, grande, immensa edizione di Snowbreak! Per celebrare i 5 anni Snowbreak vuole fare le cose in grande... preparatevi a vivere ogni angolo di Sestriere in una maniera nuova! Un calendario fitto di appuntamenti, realizzato insieme a sponsor prestigiosi, vi farà provare per 5 giorni l’emozione di 3000 amici, con un solo obiettivo: divertirsi sulla neve. Per l’evento sono stati messi a disposizioni 7 hotel e diverse infrastrutture.

Per ulteriori info visitare il sito www.aptfestival.com

sensation white

851-3 Hollins Street Baltimore, Maryland La notte dei cento Elvis è uno di quei revival imperdibili. In una sola notte si scontreranno a colpi di pelvica 12 imitatori del mitico Elvis in esibizioni tra il comico e il Rock’n ‘roll e 12 band. Tutto questo immerso in un’atmosfera 50’s che solo in uno stato semi-sperduto come il Maryland può essere riprodotta a pieno. Il locale è diviso in due sale: L’Elvis Lounge e la Jungle Room. Il biglietto costa 10 dollari e con esso sono inclusi un drink e una birra. I cancelli aprono alle 6 e chiudono alle 2. Le esibizioni inizieranno intorno alle 7.

Per maggiori info visitare il sito www.snowbreak.it

Se siete amanti della musica elettronica e delle feste enormi non potete perdervi il Sensation White. Immersi nelle atmosfere nevose di Dusseldorf preparatevi ad entrare in un club popolato da migliaia di persone rigorosamente vestite di bianco. Quest’anno la line-up propone : 21:30 LOCO DICE 22:30 SEBASTIAN INGROSSO 23:55 SYLVESTER MOMENT 00:05 ROGER SANCHEZ 01:45 MEGAMIX 02:15 MOUSSE T 03:45 MOONBOOTICA 05:00 MOGUAI 06:00 CLOSE Per ulteriori info visitare il sito www.sensation.com 71 SAL | dicembre 2010


T H I S S PA C E I S F O R W R I T I N G M E SSA G E S.

A-30016

SA L - m e n s i l e - a n n o I - n u m e r o 0

T H I S S PA C E I S F O R A D D R E SS O N LY.

FOREIGN TWO CENTS

DOMESTIC ONE CENT

P L A C E S TA M P H E R E


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