milton GLASER
ANATOME A MILANO: IL PENSIERO VISUALE TRA ARTE E PROGETTO
TESI DI LAUREA DI
VINCENZO ANGILERI
«Quindi voi volete dire allora che il mondo intero è metafora di qualcosa?» MASSIMO TROISI
ANATOME A MILANO
IL PENSIERO VISUALE TRA ARTE E PROGETTO
Tesi di laurea di Vincenzo Angileri
Scuola del design Corso di Laurea in Design della Comunicazione
Laboratorio di Sintesi Finale a cura di: Gianfranco Torri, Fulvia Bleu, Francesco E. Guida AA 2011/2012 Milano, 25 settembre 2012
INDICE DEI
CONTENUTI 0
2
introduzione 10
AUTORE 52
1
2.1 TRA SOGNO ED INCUBO: GLI STATI UNITI DEL DOPOGUERRA 57
anatome18a milano 1.1 il processo progettuale e il concept del logo 21 1.1.1 MARCHIO ED ELEMENTI DI BASE 30 1.1.2 COLORI ISTITUZIONALI 40 1.1.2 TIPOGRAFIA 48
2.1.1 LE ARTI E IL DISEGNO NELL'AMERICA DI GLASER 65 2.2 MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE 79 2.2.1 COME I BEATLES: I PUSH PIN STUDIOS 95 2.2.2 L'IMMAGINARIO VISIONARIO DI MILTON 109 2.2.3 UN AMERICANO A BOLOGNA: L'ITALIA 131 2.3 art is work: la dialettica arte-design 141
5
comunicazione 185
3
manifesto 156 3.1 l'affiche: dalla mente alla carta 161
5.1 disegnare ĂŠ pensare: comunicare la mostra 189 5.1.1 invito 193 5.1.2 stendardo 197 5.1.3 buste e documenti 201
4
5.1.4 cartella stampa 205
171
5.1.6 sito web 215
4.1 del flusso della mente: un racconto per immagini 175
6
sedicesimo
5.1.5 app 2011
appendice 219 6.1 BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA, FILMATI 221 6.2 ringraziamenti 223
10
0.2.1
INTRODUZIONE
11
LA GALleria ANATOME
L
14
a rue Sedaine,
della produzione grafica contemporanea.
nell’undicesimo arrondissement
Un’iniziativa senza precedenti in Francia
di Parigi, è nelle vicinanze
in cui non esiste alcun luogo di esposizione
della Bastiglia. Al numero 38 c’è un
permanente interamente dedicato al
edificio tipico dell’architettura della
graphic design. La storia della Galleria è
seconda metà del XIX secolo. Superato il
ormai piuttosto importante, a partire da
portone un cortile interno introduce a un
settembre 1999, ed è sembrato interessante
vecchio atelier oggi occupato dai locali
proporre la presentazione a Milano di una
della Galerie Anatome. Galleria che, a
serie dei principali autori sia francesi che di
partire dal progetto di Henri Meynadier
altri paesi, simulando l’allestimento di una
e Marie-Anne Couvreu (proseguito più
serie di mostre che fornisse uno spaccato di
recentemente grazie all'impegno costante
quanto presentato a Parigi in questi ultimi
di Nawal Bakouri, l'attuale direttrice che
11 anni. Durante il laboratorio di sintesi
si ringrazia), ha fatto da anni la scelta
finale (A.A. 2011-2012), in collaborazione con
di essere consacrata alla presentazione
la Galleria, è stato proposto agli allievi di
La Galleria Anatome INTRODUZIONE AL LABORATORIO
0
Nella pagina precedente: Museo d’Arte Moderna di Henri Cartier-Bresson, Paris, 1969
lavorare su una serie di artefatti – manifesto, un quaderno in formato sedicesimo, un coordinato che potesse funzionare come cartella stampa – che presentino 18 autori ritenuti particolarmente significativi della produzione recente e contemporanea. Con la speranza, se non l'aspettativa, che tale proposta possa essere di auspicio a iniziative similari anche nel nostro paese se non più semplicemente di presentare l'esito di questo lavoro in uno spazio espositivo interno alla Scuola del Design. Gianfranco Torri
0
INTRODUZIONE AL LABORATORIO La Galleria Anatome
15
16
1.
PROGETTO DEL MARCHIO, MANUALE E DECLINAZIONI
17
anatome A MILANO
2.1 1.1
ANATOME A MILANO il processo progettuale e il concept del logo
I
L logo pensato per la Galleria Anatome Milano poggia le sue basi concettuali sul
geometrismo, sull'ambiguitĂ : piani grigi e neri si incrociano sul foglio bianco dando vita a un segno grafico che consente di ritrovare piĂš piani di lettura. Il marchio Anatome Milano ha una struttura regolare ma non elementare e riprendendo il tema dell'iniziale capitale per rappresentare la galleria lo declina in una nuova forma, irregolare, incerta, volutamente ambigua, decostruita, adattabile e neutra.
1.1
ANATOME A MILANO Il processo progettuale e il concept del logo
21
Dapprima la ricerca si era spinta verso l'uso di forme ambigue in assonometria da distinguere solamente attraverso luci ed ombre, a configurare una rappresentazione generica di uno spazio neutro: andando
LA FORMA
avanti con il lavoro, da questo spazio è emersa una A maiuscola come ultimo livello di lettura e come legame non troppo esplicito con il logo della Galerie Anatome parigina. Seguendo la lezione della psicologia della forma, teorizzata dalla corrente della Gestalt dagli inizi del XX secolo, nel logo di Anatome Milano è possibile intravedere piÚ sensi di lettura, a seconda che si voglia leggere il segno grafico come una semplice assonometria o come superfici complanari che delimitano una A maiuscola, come figura impossibile che non trova soluzione o come risposta di ombre e luci su una superficie complessa.
22
Il processo progettuale e il concept del logo ANATOME A MILANO
1.1
1
Qui a fianco alcune delle fasi di evoluzione del logo Anatome Milano
galleria anatome milano 1.1
ANATOME A MILANO Il processo progettuale e il concept del logo
23 galleria anatome milano
LA GESTALT E LA PERCEZIONE DELLA FORMA Con il termine Gestalt si vuole identificare il concetto della "forma" intesa quale struttura organizzata, e non associazione di dati sensoriali.
L
a nascita della psicologia della Gestalt si fa risalire esattamente al 1912, quando Max Wertheimer scrisse un articolo in cui identificava un processo percettivo unitario – da lui chiamato fattore phi – grazie al quale i singoli stimoli verrebbero integrati, nel soggetto, in una forma dotata di continuità. Ciò significava che quello che prima era stato considerato un processo passivo – il percepire – veniva ad essere pensato come qualcosa di gran lunga più attivo, come un’attività subordinata a certi principi organizzativi generali. Werthemeir sosteneva che non c’è corrispondenza diretta tra realtà empirica e realtà percettiva e che quindi per comprendere il fenomeno percettivo non bisogna partire dalla descrizione dei singoli elementi
sensoriali ma dalla situazione percettiva globale perché la forma non è data solamente dalla semplice somma dei suoi elementi ma è qualcosa di più. La percezione dunque non dipende dagli elementi ma dalla strutturazione di questi elementi in un “insieme organizzato”, in una Gestalt (generalmente tradotta con forma, struttura, pattern). L’impostazione di questa scuola si contrapponeva a quella dominante tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento definita "associazionistica” perché riteneva che la percezione di un oggetto fosse il risultato della associazione di elementi sensoriali distinti. Nella circolarità gestaltica, il soggetto e l'oggetto si trovano uno di fronte all'altro formando un tutto che quindi è di per sè quindi interagente o plurivoco.
Per spiegare alcuni aspetti peculiari della forma, la Gestalt ricorre alle figure ambigue, nelle quali la relazione tra figura e sfondo si presenta non nettamente definita, dimostrando come le proprietà delle parti dipendando dalla relazione con l'insieme. In tale processo viene posta
in evidenza la varietà dei punti di vista ed il numeri dei livelli gerarchici. Di conseguenza nella Gestalt il concetto di illusione ottica non ha senso perché ciò che appare è ciò che psicologicamente è.
Una schizzo della versione poi diventata definitiva; in basso, l'ultima versione dell'evoluzione del marchio
26
Il processo progettuale e il concept del logo ANATOME A MILANO
1.1
SIGNIFICATO E COSTRUZIONE
Le basi concettuali del geometrismo e dell'ambiguità stanno alle fondamenta del logo pensato per la Galleria Anatome Milano: piani grigi e neri si incrociano sul foglio bianco dando vita a un segno grafico che consente di ritrovare più piani di lettura. La scelta di questo indirizzo progettuale ricade nella volontà di conferire un'aura di elusività al segno grafico nella cui estetica e semantica si ritrovano echi di postmodernismo e decostruzione della forma.
1.1
ANATOME A MILANO Il processo progettuale e il concept del logo
27
IL marchio DEFINITIVO
Il segno grafico del logo progettato per Anatome Milano, costruito su una griglia di modulo triangolare, nasce da una sperimentazione grafica che parte quindi dall’astrazione dello spazio espositivo per arrivare nell'ultimo piano di lettura alla rappresentazione di una A maiuscola, filo rosso del progetto in quanto simbolo della Galleria francese adesso reinventato nella morfÊ e nel significato per l'immagine di Anatome Milano.
28
Il processo progettuale e il concept del logo ANATOME A MILANO
1.1
1.1.1
anatome a milano MARCHIO ED ELEMENTI DI BASE
t
Versione colore
Marchio ed elementi base Il segno grafico del logo progettato per Anatome Milano nasce da una sperimentazione grafica che parte dall’astrazione dello spazio espositivo per arrivare alla rappresentazione di una A maiuscola attraverso una geometria ambigua con piÚ piani di lettura.
1.1.1
ANATOME A MILANO Marchio ed elementi di base
31
t
positivo e negativo
Marchio ed elementi base
Le versioni positivo e negativo del marchio progettato per Anatome Milano.
32
Marchio ed elementi di base ANATOME A MILANO
1.1.1
t
griglia di costruzione
Marchio ed elementi base
Il logo è costruito su una griglia di modulo triangolare. Il segno grafico è leggibile sia come assonometria sia come superfici complanari che delimitano una A maiuscola.
1.1.1
ANATOME A MILANO Marchio ed elementi di base
33
t
posizionamento e distanze
Marchio ed elementi base
Il logotipo viene allineato alla gamba sinistra della A del segno grafico e l’altezza della X-Height è pari all’altezza del modulo del triangolo che definisce la struttura del logo.
X-HEIGHT
LINEA DI BASE
34
X-HEIGHT
Marchio ed elementi di base ANATOME A MILANO
1.1.1
t
area di rispetto
Marchio ed elementi base Per delimitare l’area entro la quale è vietato apporre qualsiasi oggetto vicino al marchio si è utilizzata l’altezza del logotipo.
Y
Y
Y
Y DISTANZA LIMITE
Y
1.1.1
ANATOME A MILANO Marchio ed elementi di base
35
t
dimensioni minime
Marchio ed elementi base
Nel riquadro in basso è presente la versione del marchio da utilizzare per riduzioni inferiori ai 2 cm di altezza. Questa versione è riducibile fino all’altezza di 1 cm.
6 cm
2 cm
1 cm
36
Marchio ed elementi di base ANATOME A MILANO
1.1.1
t
divieti d'uso
Marchio ed elementi base Il marchio Anatome Milano non deve essere nÊ alterato nÊ stravolto. E’ vietato: 1. Distorcere nessuna parte del marchio. 2. Ruotare il marchio. 3. Rimuovere parti del segno grafico. 4. Cancellare nessuna parte del logotipo. 5. Posizionare il marchio in maniera obliqua. 6. Cambiare la disposizione degli elementi.
1.1.1
1
2
3
4
5
6
ANATOME A MILANO Marchio ed elementi di base
37
t
divieti d'uso
Marchio ed elementi base Il marchio Anatome Milano non deve essere nĂŠ alterato nĂŠ stravolto. Ăˆ vietato: 7. Cambiare le lettere del logotipo da
minuscole a maiuscole. 8. Alterare le proporzioni degli elementi. 9. Utilizzare ombreggiature. 10. Rimuovere il segno grafico. 11. Utilizzare i contorni sul logotipo. 12. Non accostare al marchio altri elementi se non al di fuori della sua area di rispetto.
7
8
9
10
great exposition at
11
38
12
Marchio ed elementi di base ANATOME A MILANO
1.1.1
1.1.2
anatome a milano colori istituzionali
t
colori primari e codifiche
Colori istituzionali
I colori del marchio di Anatome Milano sono il grigio, PANTONE SOLID COATED 速 7539 C, e il nero, PANTONE SOLID COATED 速 426 C. A fianco sono fornite anche le codifiche per la stampa in quadricromia e per la visualizzazione sul video e sul web.
1.1.2
PANTONE SOLID COATED 速 7539 C
CMYK 43 | 34 | 36 | 1
RGB 153 | 154 | 152 WEB #999a98
PANTONE SOLID COATED 速 426 C
CMYK 100 | 100 | 100 | 100
RGB 0 | 0 | 0 WEB #000000
ANATOME A MILANO Colori istituzionali
41
t
riproduzione a tre colori
Colori istituzionali
Nel riquadro in basso sono forniti degli esempi di possibili applicazioni del logo su sfondi monocromatici nella riproduzione a tre colori. Su sfondi di colore chiaro, il segno grafico si utilizza nella sua versione colore e il logotipo si mantiene nero. Su sfondi di colore scuro, il segno grafico rimane nella versione colore mentre il logotipo viene riprodotto in bianco.
Applicazione del marchio su sfondi monocromatici di colore chiaro
Applicazione del marchio su sfondi monocromatici di colore scuro
42
Colori istituzionali ANATOME A MILANO
1.1.2
t
riproduzione a due colori
Colori istituzionali
Su sfondo chiaro, nella riproduzione a due colori, il marchio si utilizza completamente in nero.
Applicazione del marchio su sfondi monocromatici
1.1.2
ANATOME A MILANO Colori istituzionali
43
t
riproduzione a un colore
Colori istituzionali
Quando è disponibile solo un colore per la stampa, il marchio è da utilizzarsi in bianco e può essere applicato solo su sfondi scuri e contrastati.
Applicazione del marchio su sfondi monocromatici di colore chiaro
44
Colori istituzionali ANATOME A MILANO
1.1.2
t
uso su sfondi fotografici
Colori istituzionali
Nul caso di applicazione del marchio su sfondi fotografici o grafici, o comunque policromatici, il marchio si utilizza nella versione completamente bianca o nera, a seconda della tipologia di sfondo. Il marchio è comunque applicabile solo su sfondi contrastati e non neutri rispetto al logo.
Applicazione del marchio su sfondi fotografici
1.1.2
ANATOME A MILANO Colori istituzionali
45
t
applicazioni particolari
Colori istituzionali
Nel caso di applicazione su sfondi grigi, si utilizzi una tonalitĂ di grigio sempre piĂš chiara rispetto al colore primario del segno grafico indicato nella codifica cromatica.
Due esempi di applicazione del marchio su sfondo grigio
46
Colori istituzionali ANATOME A MILANO
1.1.2
t
divieti d'uso
Colori istituzionali Le indicazioni cromatiche devono essere rispettate. Ăˆ vietato: 1. Applicare gradienti ad alcun elemento. 2. Alterare il logotipo al di fuori del bianco e nero. 3. Alterare i colori degli elementi del segno grafico. 4. Applicare il marchio su pattern o sfondi complessi. 5. Applicare il marchio su sfondi poco neutri. 6. Usare il marchio su uno sfondo di un grigio piĂš scuro rispetto a quello suggerito nelle indicazioni cromatiche.
1.1.2
1
2
3
4
5
6
ANATOME A MILANO Colori istituzionali
47
1.1.3
anatome a milano tipografia
t
font logotipo
Tipografia
La font impiegata nel logotipo di Anatome Milano è l’Helvetica, carattere disegnato da Max Miedinger nel 1957.
H
Helvetica LT Std Light
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Roman
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Bold
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Black
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890
1.1.3
ANATOME A MILANO Tipografia
49
t
font sostitutiva web
Tipografia
In caso l’Helvetica non fosse utilizzabile e per l’utilizzo sul web, la font prevista per sostiture il carattere tipografico primario è l’Arial.
A
Arial Regular
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Italic
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Bold
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Bold Italic
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890 Black
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz 1234567890
50
Tipografia ANATOME A MILANO
1.1.3
52
2
IL MONDO DELL'AUTORE
53
AMERICA tra SOGNO E INCUBO
2.1 2.1
america tra sogno e incubo gli stati uniti del secondo dopoguerra
P
ER GLI STATI UNITI, il conflitto in Europa e poi l’effettivo ingresso in guerra
avevano segnato il decisivo superamento della crisi iniziata nel ’29; nel 1939 infatti l’economia americana stava recuperando i livelli di produzione precedenti all’anno della caduta. Gli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto conobbero un notevole aumento dei redditi privati con conseguente espansione dei consumi dei beni durevoli favorendo così la crescita industriale del decennio successivo.
2.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra
57
“
L'AMERICA, SI SA, È TERRA DI FORTI PASSIONI E DI ANCOR PIù FORTI CONTRADDIZIONI, FRONTIERE SELVAGGE E INTEGRALISMO BIGOTTO, GENTE PERBENE E GRANDI PRATERIE, ZUCCHERO FILATO E CACCIA ALLE STREGHE. IL SOGNO AMERICANO DICE CHE VUOI VENDERE GIORNALI ALL'ANGOLO DELLA STRADA E POI DIVENTARE PRESIDENTE.
Ma gli anni della guerra produssero anche
prime avvisaglie della tendenza allo scontro
altri importanti effetti: grandi masse di
razziale del dopoguerra: Ku Klux Klan e, in
persone cominciarono a spostarsi da
risposta, Black Power.
ovest a est e una tale ridistribuzione della
58
popolazione determinò la nascita di
Gli anni Cinquanta furono caratterizzati
grandi sobborghi adibiti esclusivamente
sul piano economico da una fase di
all’abitazione prima di ceti medio-alti e
crescita pressoché ininterrotta fino al
poi degli strati popolari. Inoltre al deflusso
1958 e sostanzialmente in politica interna
di gente bianca dalle zone centrali
il clima si mantenne poco conflittuale.
corrispondeva un aumento di persone di
Sul piano sociale i contrasti razziali si
colore che dal sud del paese si dirigevano
andarono accentuando man mano che le
verso le aree urbane a cui si aggiungeva un
razze si trovavano sempre più vicine e a
flusso di immigranti provenienti dagli stati
contatto nelle grandi città; i neri cercavano
caraibici e dal Messico. Le tensioni tra le
dove vivere mentre i bianchi fuggivano
razze all’interno delle forze armate durante
rifugiandosi nei sobborghi. Negli ultimi
il conflitto mondiale rappresentarono le
anni del decennio si andò spezzando
Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1
MA L'INCUBO AMERICANO RICORDA CHE PUOI ESSERE MASSACRATO DI BOTTE DAL KU KLUX-KLAN. l'AMERICA È, AL TEMPO STESSO, LA TERRA DI LITTLE ORPHAN ANNIE E DI POPEYE, iL TRIONFO DEI BUONI SENTIMENTI E IL MITO DELLA FRONTIERA. SEYMOUR CHWAST
”
quell’equilibrio cominciato nel ’47 basato
a indirizzare in modo definitivo la
fondamentalmente sulla rigida separazione
predisposizione dello spirito nazionale
dei contrasti e delle contraddizioni sociali e
americano finendo per determinare la
politiche. Inoltre il periodo fu dominato da
creazione di un impero. Un impero liberale
un forte patriottismo, originato dalla guerra
dunque governato dal libero scambio e
fredda, che evidentemente non lasciava
in grado di superare ogni particolarismo
spazio a un conflitto interno.
nazionale in nome della prosperità complessiva del sistema basato quindi
La distruzione politica dell’Europa e
su uno sfondo ideologico riassumibile
l’enorme influenza esercitata in essa
in democrazia, internazionalismo e
dall’URSS furono i primi elementi del
cooperazione.
quadro postbellico che richiesero alla nazione americana la presa di coscienza
Come già l’impero britannico
dei suoi compiti di controllo del centro del
nell’Ottocento, gli Stati Uniti esistevano per
potere mondiale: il crollo contemporaneo di
adempiere a un compito etico, per esportare
tutti gli stati europei contribuì decisamente
la felicità e la libertà ai popoli della Terra.
2.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra
59
60
Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1
2.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra
61
le proteste e la paura
Tutto ciò fu evidentemente accompagnato da una profonda fede nel progresso e nell’umanità, dal culto del self-made man e dal mito di una presunta missione americana. Pertanto l’America non combatteva una guerra qualsiasi, ma lottava per il trionfo del bene sul male dove il male era rappresentato dal totalitarismo, nemico mortale del mondo occidentale democratico, questa visione portò a poco a poco negli anni successivi al secondo conflitto mondiale e alla divisione del mondo in blocchi contrapposti, sotto l'egida di USA e URSS, entrambia capo di sistemi di alleanze nettamente contrapposti per proporsi entrambe come possibili leader del mondo intero. Dopo gli orrori delle due Guerre Mondiali, l'inizio dell'era nucleare, con l'esplosione della prima bomba atomica su Hiroshima e con la divisione del mondo in blocchi separati, imponeva l'obiettivo non solo
62
Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1
del superamento dei conflitti armati tra
Hiroshima e Nagasaki, il pericolo costante
Stati ma quello, ben più essenziale, della
della bomba; la “caccia alle streghe”
necessità della pace per la sopravvivenza
maccartista e i procedimenti da inquisizione
stessa dell'umanità. A cavallo tra gli anni
utilizzati (arresti, interrogatori, condanne,
Cinquanta e Sessanta, si moltiplicarono
libri bruciati o censurati e intellettuali
i movimenti che manifestavano la
indicati come sovversivi); la violenza
irrinunciabile necessità per il mondo di
postbellica individuale e di gruppo; la
aprire gli occhi: le rivolte giovanili contro
progressiva stabilità economica che tentava
l'autorità scolastica e universitaria, le
di mascherare il vuoto divenendo l’unico
manifestazioni del movimento per i diritti
obiettivo della classe medio-alta, l’estendersi
civili di Martin Luther King, le proteste
di quelle enormi sacche di povertà,
contro il conflitto americano in Vietnam
l’esistenza di un diffuso malumore operaio,
e il dramma della guerra fredda accesero
la mancanza di un vero mondo giovanile
in tutto il mondo una rilucente fiamma
che la guerra aveva drasticamente ridotto;
di speranza. Il movimento globale di
la sfida nascente crescente e vincente della
protesta segna un'intera generazione che
tecnologia e dei mass media; l’isolamento
tenta di cancellare gli orrori della guerra
e la frammentazione degli individui nella
dal mondo in cui vive e regala nuove
grande crescita demografica, il trapasso
prospettive, nuove speranze ad un pianeta
da una generazione a un’altra; e infine, il
grigio, soffocato da cortine di ferro, dall'odio
delinearsi del ghetto come punto nevralgico
razziale, dall'asfissia della minaccia nucleare
della società USA con tutti i suoi elementi
e dalla sporca guerra vietnamita. Questa
culturali: jazz, bebop, esplosioni di rabbia e
era l'America in quegli anni: il ricordo di
primi tentativi di organizzazione.
2.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra
63
2.1.1
america tra sogno e incubo LE ARTI E IL DISEGNO NEgli usa DI GLASER
L
A RITROVATA prosperitĂ dell'America e il suo ruolo di primissimo piano
nell'equilibrio mondiale hanno determinato nel sentore comunque il presentimento che non tutto andasse per il meglio: il senso di frustrazione, "malessere dei privilegiati", si estende sempre piĂš.
A Bigger Splash, David Hockey, 1967
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
65
un america in cambiamento
In queste pagine, scatti da "Americans", progetto del fotografo statunitense Robert Frank
Il mondo letterario americano si assumerà
uscirà fortemente scolpito e forgiato in
quindi l'oneroso incarico di indagare le
quegli anni dalla letteratura di Salinger
cause e i motivi di una tale alienazione,
e Kerouac. Con Il giovane Holden si
suscitando così una notevole ostilità verso
può dire che si inaugura una nuova
il progresso e diffondendo forme di un
sensibilità americana rivolta ai tempi
esistenzialismo a volte esasperato.
che stanno cambiando, vivificando temi da sempre facenti parte della tradizione
66
Il decennio immediatamente successivo al
nazionale: l'innocenza, il viaggio, il rifiuto,
termine del conflitto mondiale sarà ancora
l'adolescenza, la fuga, la ricerca di identità.
dominato dalla grandezza di Faulkner e
Il viaggio letterario si ripresenta nelle
Hemingway, la cui eredità si perpetuerà
pagine di Kerouac. L'esuberanza della sua
ancora a lungo sotto l'opera di Steinbeck e
scrittura ha parecchio da condividere con
Dos Passos, tuttavia l'industria editoriale,
la prosa salingeriana: la noia quotidiana
sempre più mezzo di antintellettualismo
d'America, l'alienazione, il mondo borghese
maccartista, produrrà diversi conformisti
da evitare e pertanto la fuga e la ricerca,
best-seller tutti nella scia di un forte
che si fa religiosa, permeata di buddismo e
realismo. Ma l'immaginario americano
misticismo.
Le arti e il disegno negli USA di Glaser AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1.1
Il viaggio diventa un going nowhere fine a se
"sminuzzato" e non controllabile dalla
stesso, teso a sottolineare la perpetua rivolta
Polizia Cosmica che conosce tutto di tutti.
dell'artista, e se non è il tema principale
Il romanzo assume maggior complessità,
del novel, esso costituisce sicuramente
diventa un mosaico il cui oggetto è
il background di riferimento per i suoi
il quotidiano presente, provvisorio e
connotati di rito iniziatico o di parabola
approssimato, si accelera fino alla velocità
dell'"io" che conosce se stesso.
dei computers nel tentativo forse di tastare il limite tra individuo e realtà esterna.
Ma anche il romanzo diviene istituzione
Inevitabilmente quindi i generi letterari si
totale e intrappola l'autore provocando
mescolano provocando la contaminazione
nella sua poetica quella specie di fuga,
di forme "alte" con "sottogeneri" popolari.
quel prendere le distanze che lo portano a negarsi come autore oppure a liberare il linguaggio buttandosi nello sperimentalismo più assoluto, come per esempio nel caso di William S. Burroughs. I suoi romanzi sono costituiti infatti da un linguaggio
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
67
rivoluzioni formali
Rivoluzioni formali si ritrovano anche
con l'introduzione più o meno diretto
nella poesia dell'America di quegli anni: si
delle religioni orientali coi loro haiku, le
rifiutano metri e strutture per poi soffermarsi
meditazioni Zen, o la scrittura sotto l'effetto
ampiamente sul linguaggio cercando una
di allucinogeni, o nella musicalità e nella
liberazione di questo stesso, soprattutto
liberazione sessuale.
nella sua forma orale e che pertanto deve fare i conti con problemi connessi con
La rottura degli schemi artistici frantuma
la respirazione e coi ritmi, con la realtà
anche ogni ordine precostituito: è
dell'atto fisico e della concretezza delle
un'esplosione di colori e suoni l'America
immagini.
tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, segnata dal grande rock di protesta che
68
Si vedono quindi uscire di scena i
smuove folle oceaniche, dai grandi
protagonisti di ieri per lasciare il posto
cantautori, menestrelli di una generazione
ai grandiosi readings di poesia di Allen
che partiva “sconfitta”, al folk che ne
Ginsberg e Gregory Corso, oltre che agli urli
raccontava l'anima più intima, alla
delle proteste dei sit-in, al grido degli slogan
psichedelia più estrema e spinta, dal jazz
delle manifestazioni, alle parole e versi della
fuori da ogni regola e denso di sudore e
musica folk-rock. La crisi qui si manifesta
sregolatezza.
Le arti e il disegno negli USA di Glaser AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1.1
Sorgendo dalle note della Rapsodia di
egemonizzarono la cultura mondiale con
Gershwin, gli States del jazz e del blues,
le loro note, con le loro immagini di danze
e poi quelli del rock'n'roll, del folk,
e prosperitĂ , di rivoluzione e di protesta, di
della psichedelia e delle canzonette
benessere e di agiatezza.
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
69
astrazione E RIVISITAZIONE POP
Qui sopra: un ritratto di Mao Tse-Tung, Andy Warhol, 1972; nella pagina accanto: Gas, Edward Hopper, 1940.
La svolta nell'arti visive avviene a metà
Tale movimento è importante perché è
degli anni Quaranta: nasce una nuova
stato il primo ad avere una forte influenza
pittura americana che prende il nome di
su tutto il mondo occidentale. Ma alla
Espressionismo astratto o Action-painting,
fine degli anni Cinquanta Jasper Johns
"pittura-azione": una pittura priva di
e Robert Rauschenberg attaccano
immagini, antiformale, di improvvisazione e
l'Espressionismo astratto per il poco rilievo
libera nell'uso di varie tecniche.
dato all'esaltazione della soggettività. Si producono opere in cui si assemblano
L'Espressionismo astratto è in stretta
oggetti quotidiani e frammenti di pittura
relazione con il periodo di insicurezza in cui
tradizionale in uno schema definibile come
vennero gettati gli USA e il mondo intero in
New Dada.
quella parte di Novecento che produce negli
70
artisti l'ossessione della libertà e il bisogno
E a un tale fermento è riconducibile
della riflessione esistenzialistica. I grandi
la corrente della Pop Art, che consiste
maestri sono Habbie Hoffmann, Jackson
nell'elaborazione di artefatti della grande
Pollock e Mark Rothko. Il primo di questi
comunicazione (fotografie, pubblicità,
può essere considerato il capostipite della
fumetti, oggetti di consumo) in immagini o
scuola, avendo introdotto i nuovi criteri
oggetti di grandi dimensioni realizzate con
dell'intensità e della pulsazione cromatica.
colori elementari e gradevoli.
Le arti e il disegno negli USA di Glaser AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1.1
REALISMO E VITA QUOTIDIANA
La pittura americana già dagli inizi del
nei suoi soggetti. Predilige immagini
secolo era contraddistinta da un forte
urbane o rurali, immerse nel silenzio; i
realismo rappresentativo. Solo al risveglio
suoi spazi sono reali ma in essi c'è qualcosa
dalla Seconda Guerra Mondiale lo spirito
di metafisico (senza alcun accostamento
inizia a mutare.
alla corrente italiana), che comunica allo spettatore un forte senso di inquietudine.
Tra i maggiori artisti del periodo, Edward Hopper si rivolge sempre più verso un forte
La composizione dei quadri è talora
realismo, che risulta la sintesi della visione
geometrizzante, sofisticato il gioco delle luci
figurativa combinata con il sentimento
fredde, taglienti e volutamente "artificiali",
struggente e poetico che il pittore percepisce
sintetici i dettagli.
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
71
Il realismo spaesante di Hopper lo si
tenuta sotto il segno di una leggerezza che
ritrova anche nell'opera di David Hockney:
rinvia al disegno. D'altronde il disegno
scene di vita quotidiana rappresentate
è cosa mentale come tutta la pittura di
attraverso tinte brillanti e forti inserite in
Hockney: esiste sempre una precisa griglia
spiazzanti geometrismi e prospettive (il
spaziale a proteggere l'immagine, figura o
tutto spesso spoglio dell'elemento umano)
paesaggio, a tenerla bene in evidenza sotto
rappresentano la visione di Hockey
uno sguardo che sembra dominato dall'
sull'America del tempo.
oggettività, neutralità ed inespressività. Eppure il modo di costruire lo spazio denota
Platonico è lo sguardo di Hockney anche
ben altra posizione e testimonia la presenza
quando paradossalmente è applicato
di una sensibilità vigile ed ironica. Proprio
a scene di vita americana, di cui tutti
secondo il dettato di Goethe che definiva
sembrano voler celebrare la velocità
ironia la passione che si libera nel distacco.
mediante un approccio frontale e vitalistico,
72
fenomenologico e molto spesso edonistico.
Da questa l'artista desume il bisogno di una
Nell' opera dell' artista il corpo diventa
ottica superficialista. Le figure e il paesaggio
sempre sagoma, seppure colorata, sempre
vengono sempre restituiti in una sorta di
Le arti e il disegno negli USA di Glaser AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1.1
frontalità obliqua, cioè senza mistero eppure sagomati e come isolati: Hockney cerca di ottenere attraverso di essa il massimo della profondità, un istante d' immagine, come accade in A Bigger Splash. Resta l'uso cromatico di timbri artificiali, filtrati dalla memoria di colori industriali che designano un'ulteriore memoria, quella culturale che impedisce il contatto e permette soltanto una visione obliqua. Così l'arte di Hopper e Hockney, adagiata su un realismo formale, pone le basi per
Nella pagina accanto: Nighthawks, Edward Hopper, 1952. In alto, da sinistra: Summertime, 1943; Sunlights in cafeteria, 1958, sempre di Hopper.
una rappresentazione che va al di là del fenomeno e si spinge fino al significante, nella stessa maniera con cui Glaser prenderà le distanze dal realismo di Rockwell.
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
73
In queste pagine, alcune delle illustrazioni di Norman Rockwell per le copertine del Sunday Evening Post
tra realismo e romanticismo
Per quanto riguarda l'illustrazione invece, al giro di boa del Secolo l'America sembra cristallizata: l'immaginario americano passa, ormai dai primi decenni del Novecento, per il più forte realismo rappresentativo e soprattutto per le mani di Norman Rockwell. Il poster, il disegno, l'immagine in generale deve saper catturare l'attenzione: per Rockwell la maniera migliore per attirare lo sguardo dello spettatore era creare un'immagine che fosse tanto familiare da essere facilmente comprensibile e tanto inusuale da provocare l'interesse di chi la guardasse. Rockwell ha dapprima creato una sintetica e mitologica rappresentazione dell'America quale un benevolo e generoso Paese nobilitato dal lavoro. Già alla fine degli anni Trenta cerco di ampliare la sua stretta narrazione del popolo americano cercando di far trapelare più aspetti e più significati. Durante la Seconda Guerra Mondiale quindi fu una naturale conseguenza degli eventi che quel nazionalismo di cui erano permeate le sue
74
Le arti e il disegno negli USA di Glaser AMERICA TRA SOGNO E INCUBO 2.1.1
illustrazioni si riversasse ancora di più sulla sua maniera di lavorare e diventasse cifra principale della sua opera. Guardando le più di 300 copertine che Rockwell curò per il Saturday Evening Post dagli anni Venti fino agli anni Sessanta, che sono conosciute in tutto il mondo ed entrate a far parte della cultura popolare del Paese, l'immagine che ci arriva è quella degli Stati Uniti del sogno americano, delle famiglie felici e sorridenti, del benessere e del maccartismo, del sottile culto dell'Arma e della suprema devozione alla Nazione. Generazioni e generazioni continuarono per decenni a vivere ed operare sotto questa estetica egemone ma qualcosa iniziò a spezzarsi con l'inizio degli anni Cinquanta. Alcuni gruppi di artisti, designer, illustratori si ritrovavano però stanchi di rispecchiarsi in quella rappresentazione così pulita ma morbosa della realtà, così legata al realismo e ancorata a ciò che l'occhio poteva vedere. Ed è questo ambiente culturale che la mano di Glaser, una volta adagiata sul foglio bianco, cambierà da cima a fondo.
2.1.1
AMERICA TRA SOGNO E INCUBO Le arti e il disegno negli USA di Glaser
75
MILTON GLASER , L APPRENDISTA STREGONE
2.2 2.1 1.2 2.2
milton glaser, l'apprendista stregone l'autore
P
ER LA STORIA DEL graphic design Milton Glaser rappresenta quello che
Michelangelo o Leonardo significano per la storia dell'arte: il designer americano è una figura cardine nell'esperienza del design grafico del nostro tempo. Glaser lavora ininterrottamente per più di quarantacinque anni, è stato cofondatore dei rivoluzionari Push Pin Studios nel 1954, ha lanciato la rivista New York insieme a Clay Felker nel 1968, ha creato il suo studio personale, la Milton Glaser, Inc nel 1974.
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
79
80
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
gli inizi e la cooper union
Dalla sua mano sono venute fuori alcune
su questo mondo e ha mantenuto questo
delle opere più iconiche del design grafico
ruolo insegnando per più decadi alla SVA.
del secolo scorso e non solo, diventate
Nato nel 1929 a New York, Milton Glaser
celeberrime a livello mondiale e presenti
ha dapprima studiato alla High School
in esibizioni in ogni parte del globo.
of Music and Art e successivamente alla
Probabilmente è il designer più celebrato
Cooper Union, in quegli anni vera culla
del mondo e il più rapprentativo dello stile
della nascente generazione di designer
grafico americano della seconda metà del
americani.
secolo scorso. La scuola, fondata nel 1859 da Peter Eclettico, immensamente creativo, è
Cooper, creò un modello nuovo e radicale
la più chiara rivisitazione dell'uomo
per l'educazione universitaria in America.
rinascimentale in chiave moderna, uno
La sua missione riflette la convinzione
dei rari designer illustratori che ha cercato
fondamentale che l'educazione della
sempre di rendere labile il termine di
massima qualità debba essere "libera e
separazione tra i due campi fondendoli
gratuita come l'aria e l'acqua" e debba
in un unico territorio. È da decenni un
essere disponibile a tutti indipendentemente
punto di riferimento per le generazioni di
della propria razza, religione, sesso o classe
grafici, illustratori, artisti che si affacciano
sociale.
Nella pagina accanto: un ritratto giovanile di Milton. Qui a fianco: la Cooper Union University.
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
81
“
la prima volta che incontrai milton mi diede appuntamento nella giungla. allora presi la metro in centro a parigi verso l'aeroporto. dopo il volo, arrivai nella giungla e affittai una canoa. discendendo il fiume, l'intera bellezza del mondo si mostrava intorno a me e pensai che tutto fosse un disegno di milton glaser che si muovesse insieme al vento. imponenti e rigogliosi alberi venivano piegati dal peso dei volatili. solo una cosa non riuscivo a capire: da dove veniva quella luce abbagliante che si poggiava su ogni cosa? Lasciai la canoa sulla sponda del fiume. Milton avrebbe potuto chiedermi di incontrarci al cafÉ DE FLOR A SAINT-GERMAIN DE PRÉS MA NO, HA SCELTO LA GIUNGLA. UN PO' STANCO, MI SEDETTI SU UNA GROSSO MASSO E ASPETTAI PAZIENTEMENTE. PRESE VITA UNO STRANO MONDO; GLI ALBERI ERANO ROSSI, VERDI, BLU, COME TINTE PIATTE DI COLORE. SOPRA UN RAMO, BOB DYLAN STAVA CANTANDO. LA SUA PELLE ERA NERA, I SUOI CAPELLI UN ARCOBALENO. TUTTO QUESTO SAREBBE PIACIUTO A MILTON, MA DOV'ERA? IMPROVVISAMENTE, MI RITROVAI ACCANTO UNA GRANDE MANO. SEMBRAVA INVITARMI. FU ALLORA CHE ALZAI GLI OCCHI.
NELLA LUCE ACCECANTE VIDI UNA GIGANTESCA FIGURA, UNA STRANA CREATURA. PORTAVA DEGLI OCCHIALI TONDI. ERA PROPRIO MILTON. E PER ORE ERO STATO SEDUTO SULLA SUA SCARPA! SALTA SULLA MIA MANO, MI DISSE. QUANDO ARRIVAI ALL'ALTEZZA DEGLI OCCHI, FACCIA A FACCIA, NON SAPEVO DAVVERO COSA DIRGLI. NEANCHE LUI APRÍ BOCCA. DALLA SUA STATURA DOMINAVA LA FORESTA. ERAVAMO AMMUTOLITI DA TANTA BELLEZZA. POCO PIù LONTANO, QUALCUNO SALUTAVA. RICONOBBI IN LUI UNO DEI COLLEGHI DI MILTON. TUTT'INTORNO, SUI RAMI DEGLI ALBERI, ALTRI ARTISTI, AMICI DI MILTON, DISEGNAVANO. ALLORA ERA QUELLO LO STUDIO; NON ME LO SAREI MAI IMMAGINATO COSì, DISSI A MILTON. Lui non disse nulla e cominciò a disegnare. Sul foglio apparve un sole dai raggi dirompenti, il sole che conosciamo così bene dai suoi lavori. Cercai su in cielo il modello, ma non c'era il sole quel giorno. La stessa luce abbagliante che mi aveva confuso sulla canoa balzava da quel foglio. E, d'improvviso, capii da dove veniva il sole. Era Milton che lo portava con sé. jean michel folon
”
la laurea, l'italia, i push pin studios
Una foto collettiva dei designer dei Push Pin Studios
Glaser studiò alla Cooper Union fino
futura evoluzione del lavoro del designer
al 1951 frequentando lezioni di pittura,
americano. In particolare, è in questo
tipografia e llustrazione con l'obiettivo
periodo che si innamora dell’opera di Piero
iniziale di diventare un illustratore di strisce
della Francesca, artista che ricorrerà nei
di fumetti e in quegli anni entrò a contatto
suoi pensieri e nei suoi lavori per tutto il
con alcune delle figure che poi avrebbero,
resto della vita. Tornato in USA, scopre
anche insieme a lui, rivoluzionato il mondo
che nel frattempo Chwast, Ruffins e Sorel
del design grafico di lì a pochi anni come
stavano gettando le basi, tramite alcune
Chwast, Ruffins e Edward Sorel.
pubblicazioni e iniziando a condividere
Dopo la laurea, Glaser riceve una borsa
delle commissioni, per la nascita di uno
di studio del programma Fulbright si reca
studio grafico: è l’inizio dell’epoca dei Push
in Italia e precisamente all’Accademia di
Pin Studios.
Belle Arti di Bologna, dove ha l’opportunità di studiare con il maestro Giorgio Morandi.
Fondati a New York nel 1956 durante i loro circa vent’anni di attività arrivarono
84
Giovane studente, segue affascinato i corsi
a comprendere oltre ai quattro fondatori
di incisione tenuti dal maestro Morandi
sopracitati una ventina d’associati, tra i
ma approfondisce anche la conoscenza
quali spiccano le figure di John Alcorn,
dell’arte italiana e sopratutto del disegno,
Paul Davis e Barry Zaid. Sebbene composti
un lascito dell’esperienza nella città
da un gruppo piuttosto eterogeneo di
emiliana che sarà fondamentale per la
professionisti, ciascuno con un proprio stile,
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
i Push Pin Studios furono caratterizzati da
l’attività degli Studios fu la rivista The
una produzione artistica che da un lato si
Push Pin Monthly Graphic, curata in
collocò a metà strada tra sperimentazione e
particolare Seymour Chwast, anche dopo lo
recupero della storia della grafica, facendo
scioglimento degli studios avvenuto nel 1974.
prevalere sempre l’"idea" sul formalismo,
Allora il Push Pin Studio aveva il bisogno
dall’altro tentò di andare oltre la pura
di promuovere la propria attività e fu così
illustrazione, spingendosi verso una grafica
che venne l’idea di realizzare e spedire a
figurativa che faceva spesso leva sull’ironia
tutte le agenzie un Almanack (ad imitazione
e che per certi aspetti poteva essere
del celeberrimo Farmers’ Almanack, con
considerata espressionista. Tale approccio
oroscopi e consigli quotidiani).
figurativo si contrapponeva, ad esempio, ad una delle più importanti correnti dell’epoca
Tre anni dopo, nel 1957, l’Almanack si
in ambito grafico, la Scuola svizzero-
trasformava nel Push Pin Monthly Graphic
germanica, che invece privilegiava l’impiego
consentendo agli autori di disporre così
di elementi tipografici.
di una maggiore libertà per sperimentare tecniche e stili nuovi. Dal 1957 al 1980
La produzione dei Push Pin Studios
uscirono 86 numeri della pubblicazione
spaziò dalla grafica editoriale alla grafica
presentando al pubblico i lavori di ricerca
pubblicitaria, dai manifesti culturali fino
dello studio e di tutti i giovani talenti (come
alla ricerca personale portata avanti dai suoi
Paul Davis, Isadore Seltzer, John Alcorn e
associati ma il prodotto che più caratterizzò
James McMullan ecc).
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
85
"the best time of our lives"
Un momento fondamentale nella carriera di Glaser fu la fondazione nel 1968, insieme all’editore Clay Felker, della rivista New York che influenzerà moltissimo la scena editoriale newyorkese e conterà negli anni numerosi tentativi d’imitazione. Il New York era un settimanale di cultura, politica, stile e vita quotidiana. Si proponeva, come rivale del New Yorker, anche non condividendo Alcune copertine del New York durante la direzione artistica di Milton Glaser
lo stesso stile editoriale, meno elegante e politicamente corretto, e si configurò come un iniziatore del New Journalism. Milton riteneva che una rivista non dovesse essere troppo diversa da un supermercato. Il design doveva essere accattivante. Lo spettatore non avrebbe dovuto annoiarsi, doveva essere guidato dalla copertina fino all’ultima pagina, dall’inizio alla fine. Nei primi anni del giornale, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, decine di editori, giornalisti, fotografi, illustratori e grafici si ritrovavano in un uno studio affollatissimo con un solo bagno, indossando i cappotti anche d’inverno per la mancanza di riscaldamento e litigando costantemente perché non avevano alcun precedente da seguire, nessun punto di riferimento. “Dall'intensità, dalla tensione, creammo un magazine che rifletteva quell’energia”, dice a proposito di quel periodo Glaser. “Fu il periodo migliore delle nostre vite”.
86
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
Fonda un suo proprio studio, il Milton Glaser, Inc, nel 1974: i lavori dello studio
la milton glaser, inc.
spaziano nel campo del disegno grafico e saranno di grande influenza per tutta la scena del design moderno. Lo studio prese sede a Manhattan ed è ancora operativo su un ampio raggio di discipline: immagini coordinate (loghi, brochure, segnaletiche, siti web), design d’interni e ambientale (mostre, e d’esterni di ristoranti, negozi, supermercati, hotel), packaging (cibo e bevande) e design di prodotto. Tra i clienti passati e presenti si annoverano The Brooklyn Brewery, Jet Blue, Target, Coach, Eleven Madison Park, Alessi, Juilliard, The Rubin Museum of Art, Theatre For A New Audience, The School of Visual Arts, Bread Alone, Philip Roth.
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
87
gli anni delLA WBMG
Da lì in poi sviluppa ancor di più la sua
anche in questo campo è notevole, con
già vasta mole di progetti: l’enorme pittura
lavori importanti per L’Espresso, The
murale negli Edifici Federali (New Federal
Washington Post, Fortune. Dal debutto, lo
Office Building, 1974) a Indianapolis;
studio progetta più di 50 periodici, giornali
il parco di divertimento Sesame
e riviste in tutto il mondo. WBMG è stata
Place in Pennsylvania: la grafica dei
incaricata del completo rinnovamento
ristoranti al World Trade Center; The
grafico di tre importantissimi quotidiani:
Underground Gourmet, una guida ai
il Washington Post negli Stati Uniti, La
ristoranti più economici della città che
Vanguardia di Barcellona e O Globo di
Glaser scrive insieme a Jerome Snydere
Rio de Janeiro. Ha collaborato a progetti
e che fu popolarissima sul New York
di design per il Los Angeles Times, The
Magazine; If Apples Had Teeth, il primo
Boston Globe, The Dallas Times Herald,
libro per bambini al quale lavorarono Glaser
the New York Daily News e il National Post.
e la moglie Shirley.
Inoltre ha curato prototipi originali per la Manhattan, Inc., Windows, The Journal of
88
Nel 1983 fonda ancora a New York insieme
Art ed ESPN. La società ha lavorato anche
a Walter Bernard la WBMG, studio grafico
in Europa per il ridisegno di periodici e la
specializzato nell’editoria: il suo apporto
creazione del design di testate originali.
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
La collaborazione con folon
Un altro lavoro fondamentale di quegli anni è quello che nasce dalla prima collaborazione tra Milton e l’artista francese Jean Michel Folon. I due erano amici da lungo tempo e decisero di celebrare la loro
Nella pagina accanto: un momento di relax allo studio WBMG. A fianco: uno scatto che ritrae due giovani Folon e Glaser.
amicizia creando un libro nel quale l’uno avrebbe dovuto continuare un disegno dell’altro, come segno del loro affetto e stima. Glaser non parlava il francese, Folon non conosceva l’inglese: l’unico linguaggio condiviso era il disegno. I due crearono un pieghevole (in stile giapponese) nel quale niente era stabilito a priori, ciascuno dava una risposta estemporanea a ciò che l’altro aveva cominciato. La collaborazione con Folon si intensificherà e portare ad altri lavori e incontri: anche nei progetti che Glaser sviluppa per Olivetti in Italia c’è la mano e l’influenza di Folon e di un poeta italiano, Giorgio Suave, che diventa molto amico dei due.
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
89
LA national medal of arts
L'incontro di Glaser con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2009
90
Glaser inanella per anni progetti su progetti,
ogni anno organizza e coordina il processo
senza fermarsi mai. Il suo lavoro gli vale
di assegnazione del premio, il più alto
un importantissimo riconoscimento, la
riconoscimento nazionale statunitense
National Medal of Arts conferitagli nel
per valori artistici. “Questi artisti e
2009 dal presidente degli Stati Uniti Barack
questi collettivi ci raccontano in quante
Obama. La medaglia, per la prima volta
maniere l’arte lavora giorno per giorno.
assegnata a un designer, è un premio per
Rappresentano lo spirito e la profondità
i meriti raggiunti e per il supporto all’arte
dell’America nell’architettura, nel design, nel
conferito in anni e anni di carriera e fu
cinema, nella musica, nelle performance, a
consegnata a Glaser da Obama e Michelle
teatro e nell’arte visuale in genere. Questo
durante una cerimonia nella East Room
riconoscimento alla carriera premia il loro
della Casa Bianca. La National Medal
eccezionale contributo.” ha dichiarato alla
of Arts è una iniziativa organizzata dal
cerimonia alla Casa Bianca il presidente del
National Endowment for the Arts che
NEA Rocco Landesman.
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
91
Milton Glaser nasce il 26 giugno a New York da una famiglia ebrea di origini ungheresi.
1929
92
Compie gli studi dapprima alla High School of Music & Arts di New York, in seguito si laurea alla Cooper Union School of Arts.
Si trasferisce in Italia per studiare all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha l’opportunità di studiare con il maestro Giorgio Morandi.
Tornato a New York, fonda insieme a Seymour Chwast e a Reynold Ruffins il mitico Push Pin Studios: in esso si riversano alcuni tra i più dotati grafici dell’epoca, provenienti dalla Cooper Union.
1951
1953
1954
L'autore MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2
Con Clay Felker da vita al New York magazine, del quale sarà presidente e direttore fino al 1977. La pubblicazione diventa un modello per le riviste della città e conta numerose imitazioni.
1968
2.2
La Milton Glaser, Inc. viene fondata nel ‘74: i lavori dello studio spaziano nel campo del disegno grafico e saranno di grande influenza per tutta la scena del design moderno.
Diventa membro del consiglio dei direttori della International Design Conference di Aspen e vicepresidente dell’American Institute of Graphics Arts.
E’ il Presidente Obama che nel 2009 gli assegna la National Medal of Arts, vinta per la prima volta da un graphic designer.
1979
1983
2009
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'autore
93
2.2.1
milton glaser, l'apprendista stregone come i beatles: i push pin studios
I
PUSH PIN STUDIOS ebbero un’influenza straordinaria sulla cultura visuale per tutti gli
anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Avendo tirato il massimo dalle tradizioni precedenti, sono riusciti nella non sempre facile impresa di crearne una propria, con un lascito visuale che adesso è fortemente identificativo di quegli anni, sviluppando stili e codici, trasformando la cultura mainstream.
Master & Dog, Seymour Chwast, 1972
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
95
96
dal loft sulla 13esima ai push pin
I Push Pin Studios furono ufficialmente fondati a Manhattan, New York, nell’afosa estate del 1954. Così racconta Milton Glaser: “Dopo esserci laureati tutti insieme alla Cooper Union nel 1951, andammo tutti alla ricerca di un lavoro. Seymour Chwast al dipartimento di promozione del New York Times, Ed Sorel all’agenzia pubblicitaria di William Mac Adams, Reynold Ruffins al Tony Martin Studio, e io al reparto pubblicitario della rivista Vogue fino a quando non ricevetti una borsa Fulbright e andai a studiare incisione con Morandi a Bologna. Quando tornai dal mio soggiorno in Italia nel 1952 scopri che Seymour, Reynold, Ed avevano iniziato a promuovere il loro lavoro e le loro illustrazioni con una piccola brochure chiamata Almanack. Mi invitarono gentilmente ad unirmi a loro. Iniziammo a lavorare duramente ogni giorno e a accettare tutti i lavori proposti. Ad un certo punto nel 1954 Seymour, Ed ed io avemmo la stessa idea: avremmo potuto iniziare uno studio a tempo pieno solo per noi.” Così nacquero i Push Pin.
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
97
la rivoluzione dei push pin
Era più che la somma delle parti. È un paragone che è stato già azzardato, ma probabilmente i Push Pin hanno rappresentato per l’illustrazione e il design ciò che i Beatles avevano rappresentato negli stessi anni per la musica.
98
Come i Beatles: i Push Pin Studios MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.1
Una rivoluzione che attingeva fortemente
non era fanaticamente avanguardista, il
dal passato, nel quale aveva forti radici, ma
fattore che segnò una forte discontinuità
che trascinava con sè qualcosa di veramente
col passato fu la rottura che il movimento
innovativo, uno sguardo altro sulle cose, una
provocò nel freddo razionalismo della
nuova maniera di guardare. Niente sarebbe
cultura visuale moderna dell’epoca e nelle
più tornato come prima.
statiche convenzioni di una mera attività
Nelle due pagine: le copertine di alcuni numeri del Push Pin Monthly Graphic.
commerciale. La realtà proposta dai Push L’ondata di creatività che trascinavano
Pin era più calda, più brillante, più pittorica.
con sè prima con il Push Pin Almanack
Come i Beatles, i Push Pin non hanno
e poi con il Monthly Graphic cambiò il
meramente riprodotto o copiato vecchi
corso del graphic design e influenzò il
standard, anche se hanno pescato a piene
lavoro delle generazioni successive. Le
mani da una amplissima cultura visuale,
innovazioni dei Push Pin svegliarono un
dall’Art Noveau alla Vittoriana, dal
addormentato scenario post-bellico e il
Manierismo dell’Art Deco al Classicismo.
cambiamento che portarono può essere paragonato a quando, durante gli anni Venti,
La loro grandezza sta nell’essere stati fin
la Nuova Tipografia praticata da Bauhaus,
da subito più conteporanei degli altri, pur
de Stijl e dal Costruttivismo rivoluzionò il
affondando le proprie radici in territori di
design editoriale e pubblicitario e spinse
sublime bellezza e solidità. Non era un
verso l’evoluzione sia le belle arti che le
movimento nostalgico ma al contrario pose
arti applicate. L’approccio dei Push Pin
le basi per ripartire quasi da capo.
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
99
il sodalizio chwast-glaser
I fondatori principali dei Push Pin, Seymour
una deriva cartoonistica nei propri artworks,
Chwast e Milton Glaser, due newyorkesi
il secondo li permeò di una sublime
che si conobbero a Manhattan alla Cooper
eleganza. Al di là delle differenze formali,
Union, fecero confluire nel loro sodalizio,
entrambi condivedevano la convinzione che
in un processo quasi chimico, gusti e
l’evoluzione del design e dell’illustrazione
riferimenti visuali differenti che rimanendo
del dopoguerra non doveva essere arginata
separati, si fusero in un tutt’uno.
dalle pratiche predominanti, quelle del realismo e di una riduttiva semplicità di
100
Chwast aveva assecondato la sua passione
contenuti. Chwast e Glaser rifiutarono
verso i comics e la cultura pop mentre
metodi precostituiti e stili rigidi continuando
Glaser in Italia studiava incisione e
nella ricerca del modo di trasformare
si innamorava dei pittori del nostro
l’enorme cultura visuale del passato in
Rinascimento: il primo si abbandonò ad
qualcosa di completamente nuovo, proprio
Come i Beatles: i Push Pin Studios MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.1
come, secondo la leggenda, gli alchimisti
fondamentali erano svincolati dalla loro
trasformavano i metalli in oro. “Eravamo
staticità iniziale, l’immaginario era più
arrivati alla fine dell’evoluzione dello stile
brillante e liquido rispetto all’ascetismo
modernista. Dovevamo guardarci intorno e
grafico imperante.
cercare nuove fonti di ispirazione, iniziare un processo di scoperta”.
I Push Pin rappresentarono per i due, e per tutti i componenti, la possibilità di
Lo stile visivo fu completamente messo
esprimersi al massimo delle possibilità e
sottosopra e i canoni estetici rivoluzionati: si
della propria creatività anche, grazie alla
era abituati a giudicare un lavoro per mezzo
pubblicazione del Monthly Graphic, al di
dei rigidi stilemi della Scuola Svizzera e
sopra del committente stesso, ottenendo
dello stile internazionale, i più in voga negli
quindi quasi la libertà assoluta.
anni Cinquanta, mentre adesso gli elementi
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
101
Alcuni tra i lavori pi첫 famosi degli Studios
102
Come i Beatles: i Push Pin Studios MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.1
“
Sapevamo di voler scoprire qualcosa di noi stessi. eravamo figli del modernismo ma guardavamo al passato per cercare ispirazione come fecero solo gli artisti dell'arts & crafts. eravamo eccitati dall'idea di poter utilizzare qualsiasi cosa nella storia visuale dell'umanitÁ come influenza. l'art nouveau, gli acquerelli cinesi, l'incisione tedesca, la pittura primitiva americana, la secessione viennese, i cartoni animati degli anni trenta erano una fonte di ispirazione senza fine. tutte le cose che l'ortodossa dottrina del modernismo pareva disprezzare - ornamento, illustrazione narrativa, ambiguità visive ci attraeva. milton glaser
2.2.1
”
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
103
stile, tecnica e modernismo
Ma, al contrario di quanto si possa pensare,
forma espressiva. Il mezzo migliore per
non era uno stile indisciplinato, le varie
raggiungere quest’obiettivo era comunque
e possibili forme espressive venivano
quello di ottenere una buona visibilità sul
abbracciate o rifiutate secondo il gusto
mercato, costruendo una forte identità
di tutti i membri. La voracità creativa dei
commerciale degli Studios, lavorando
componenti dei Push Pin ha fatto sì che
per clienti prestigiosi, imponendosi e
sperimentasse con molte tecniche prese in
influenzando l'estetica contemporanea.
prestito dai movimenti artistici ed estetici
L’incredibile potenza con la quale i Push
più disparati e riuscissero sempre a farli
Pin influenzarono l’immaginario visuale
confluire in un’unica visione. I Push Pin
dell’epoca non fu comunque direttamente
utilizzarono moltissimo tempere, pittura,
riconducibile solo ai lavori su commissione
collage di deriva espressionista, illustrazioni
dei quali furono negli anni incaricati ma
di multiforme fattura, tipografie innovative
più direttamente fu merito della loro più
e classiche. Riavvivarono anche il rapporto
personale creatura, il Push Pin Graphic.
tra tipografia e arte, e di conseguenza tra
Alcuni dei lavori dei Push Pin, spesso firmati da Chwast o da Glaser
104
illustrazione e design: nei manifesti dei
In embrione Almanack, nato come Push
Push Pin (ispirati al lavoro degli affichistes
Pin Monthly Graphic e successivamente
d’inizio Secolo) si ritrova un dialogo che
diventato solo Push Pin Graphic per
sembrava andato perso tra la progettazione
l’impossibilità di mantenere una
dello spazio (layout e tipografia) e
sicura periodicità di pubblicazione, fu
l’illustrazione e conferisce una nuova linfa a
l’esperimento più riuscito degli Studios.
questo rapporto.
Il processo editoriale all’inizio era disordinato, affidato alle estemporanee
I Push Pin condividevano col Modernismo
idee di chiunque nella redazione. Sorel
l’ideale che il design dovesse avere
e Ruffins lasciarono presto il lavoro al
l’obiettivo di migliorare le nostre vite, di
Graphic ma Chwast e Glaser poterono
segnare una importante differenza nel
contare su John Alcorn, prodigio del design
benessere della società non solamente
scomparso prematuramente nel 1992, di
rendendo il messaggio dei media più
Paul Davis, importante collaboratore della
accessibile attraverso una comunicazione
pubblicazione e insegnante alla School of
più chiara ma anche illuminando
Visual Arts insieme a Milton, e di tanti altri
la quotidianità con la bellezza della
talenti della grafica.
Come i Beatles: i Push Pin Studios MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.1
il push pin monthly graphic
Il Graphic fu, continuando il paragone,
ruolo di incubatore di idee che pochi studi
il Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band
hanno avuto la possibilità di offrire.
dei Push Pin: chiaramente ci sono molte differenze (Sgt. Pepper era un’istantanea
Piuttosto che limitarsi in una semplice
forse dell’apice dell’arte beatlesiana
forma e identificarsi sul mercato con un
mentre il Graphic era continuativo e
stile lavorativo fisso, i Push Pin ha mostrato
sempre in evoluzione), ma entrambe
al cliente di essere sempre in evoluzione, in
erano sperimentazioni creative che
perenne cambiamento, senza però imporre
ebbero un’enorme successo e segnarono
mai le proprie idee al cliente pagante. Il
profondamente un’epoca. Permettendo
Graphic fungeva così anche da catalogo
ai membri dello studio la più totale
di idee e visioni dal quale il cliente poteva
sperimentazione, il Graphic ha svolto un
attingere.
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
105
Perpetuamente in movimento, il Push Pin
diventare una rivista completamente a colori
Graphic non era costretto in un singolo
dal formato standard. L’imprevidibilità
formato. L’unica caratteristica fissa e
concettuale e visuale del Graphic, anche
immodificabile era la testata, un logotipo
nei formati standard, attirò un forte interesse
nero d’ispirazione calligrafica con delle
in un pubblico di aspiranti designer e
vivaci decorazioni disegnato da Glaser.
illustratori che, ogni qualvolta (e capitava
Tutto il resto era modificabile, incluso la
abbastanza spesso) la rivista era in ritardo
dimensione e la forma della pubblicazione.
per la sua teorica uscita mensile, creava una
Nacque con un formato da quotidiano
palpabile attesa.
stampato in bianco e nero; più tardi mutò in un tabloid bicolore di quattro pagine,
A differenza delle principali pubblicazioni
passando per tantissime trasformazioni
di settore come Graphis, Print,
di forma e nelle ultime edizioni finì per
Communication Arts, il Graphic non riportava semplicemente le nuove tendenze ma più che altro promuoveva e sviluppava le proprie. I lettori erano affascinati dal Graphic perché non era semplicemente una presentazioni di lavori di successo, ma un modello di design “autoriale” creato in base alle regole del reale mondo editoriale anche se libero dagli obblighi della commisione e del cliente.
106
Come i Beatles: i Push Pin Studios MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.1
la fine e il lascito dei push pin
Il contenuto del Graphic era così
parte del tempo nei nostri pensieri”.
d’ispirazione che qualsiasi innovazione
Ogni uscita del Graphic quindi
formale, qualsiasi dettaglio apparisse
rappresentava un passo rivoluzionario per
sulla rivista spesso dopo qualche mese
un designer e per gli Studios tutti: dando
compariva dappertutto. Chwast racconta
un’occhiata generale, le pubblicazioni
di quando Glaser introdusse dei semplici
hanno un forte filo rosso che le attraversa
angoli arrotondati per incorniciare delle
rappresentato dal senso di uniformità e dalla
illustrazioni: in qualche mese quegli angoli
passione che definisce la visione dei Push
spuntarono in ogni pubblicazione.
Pin Studios.
I temi del giornale erano i più diversi. A
Il numero 86 fu l’ultima uscita del Push Pin
tutti i membri era concessa la possibilità di
Graphic e probabilmente anche la meno
proporre una nuova tematica per la rivista
stimolante. Dalla sua prima incarnazione,
basandosi sui propri interessi personali
il Graphic ha avuto un’incalcolabile
e comunque tutti quanti collaboravano
influenza nell’introdurre in America (e
ad ogni edizioni qualsiasi fosse il tema
nel mondo) un’illustrazione concettuale e
principale. C’erano alcune tematiche che
una grafica eclettica. Adesso, visto nella sua
ovviamente nascevano come effimere,
totalità, questa pubblicazione documenta
destinate ad essere affrontante in un solo
l’evoluzione di un metodo grafico che ha
numero, mentre altre si rincorrevano e
formato una generazione e di uno stile e una
ritornavano in molte pubblicazioni. Ricorda
maniera di lavoro che ha avuto un enorme
Glaser: “La politica del tempo, i diritti civili
impatto sia sull’immaginario popolare che
e la guerra del Vietnam erano per la maggior
sull’intera cultura del design.
2.2.1
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Come i Beatles: i Push Pin Studios
107
2.2.2
milton glaser, l'apprendista stregone l'immaginario visionario
108
L'
IMMENSA OPERA di Glaser testimonia l'apporto straordinario
fornito dal designer americano allo sviluppo del design grafico e delle arti dal dopoguerra in poi. Un’opera caratterizzata dalla più profonda originalità, da un’apparente semplicità, dall’eclettismo più spinto dalla più grande duttilità di stile mai vista nel campo delle arti grafiche.
Particolare di un poster per la casa editrice Overlook, Milton Glaser
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
109
“
l'apprendista stregone non può ormai controllare gli effetti del suo incantesimo visivo. milton glaser è ormai un tutt'uno con i suoi disegni straordinari. vive all'interno di un manifesto e gode del suo meraviglioso mondo a colori. Andrea Rauch
”
Nella pagina a fianco, un'istantanea di Milton Glaser al lavoro.
Ogni lavoro di Glaser è un lavoro a sé,
indifferentemente Piero della Francesca e
non una semplicistica declinazione del
Giorgio Morandi; un maestro di bottega che
medesimo stile in un nuovo artefatto,
utilizza tutte le tecniche tramandategli dalla
e nonostante questo l’idea che si ha
tradizione artistica.
dando uno sguardo indietro a tutta la sua produzione è quella di una armoniosa e
E Glaser è effettivamente l’incarnazione
strabiliante continuità. Come creatore
dell’uomo dall’ingegno multiforme in
di mondi, la sua mano è perfettamente
campo grafico. La sua non è una mera e
individuabile in ogni suo lavoro.
formale duttilità di stile: ogni mezzo e ogni tecnica viene usato per la finalizzazione
110
Baroni lo definisce così: artista completo,
dei suoi progetti grafici, che spaziano dalle
nel senso rinascimentale del termine,
cinghie per raccogliere libri, cover di album
eclettico fino al punto di essere antico e
musicali, pubblicità, disegno d’interni,
moderno al tempo stesso, capace di citare
manifesti e illustrazione per riviste.
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
Milton ha ballato per cinquant'anni sui
L’interesse del designer americano per la
confini tra le diverse arti visive disegnando
mutevolezza estetica e per le diversità di stile
poster per eventi culturali, marchi aziendali,
arriva da due principali fonti: il suo primo
copertine di libri e dischi, caratteri
soggiorno in Italia e Picasso.
tipografici, quotidiani, arredi per ristoranti, oggetti per l’industria senza mai dare la
Il soggiorno italiano invece fu per
sensazione di essere un infiltrato. Il suo
l’evoluzione politropica del giovane
eclettismo stilistico, che ha affascinato
Milton in quanto gli permise di venire a
generazioni di graphic designer di tutto il
contatto con l’immensità e la grandiosità
mondo, è un muro invalicabile, impossibile
dell’arte, quella italica in particolare.
provare a imitarlo su questa strada: “Per
Glaser s’innamorò dell’arte rinascimentale
un disegnatore il suo prodotto è il suo stile,
italiana, di artisti come Piero di Cosimo,
ma fatalmente passerà di moda. Se vuole
Tiziano, Tiepolo e soprattutto Piero della
continuare a lavorare deve decidere come
Francesca. Inoltre, Glaser ha spesso citato
rispondere allo zeitgeist, lo spirito del tempo.
il suo illuminante primo incontro con una
C’è un saggio di Isiah Berlin, Il porcospino
delle incisioni di Picasso facenti parte di
e la volpe, in cui si parla dei diversi modelli
un corpo di illustrazioni di una storia di
di creatività. Il porcospino ha un’unica
Balzac: il disegno riproduceva un toro in
grande idea in tutta la sua vita, la volpe
una grande varietà di stili, dal naturalismo
ne ha tante, non altrettanto totalizzanti.
fino ad un forte simbolismo. Quel lavoro lo
Esistono differenti personalità. Per quanto mi
convinse che la verità non stava nello stile il
riguarda, sono convinto che votarsi troppo a
quale deve essere visto solo come un mezzo
un unico stile è una perdita di tempo”.
espressivivo e nulla più.
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
111
ispirazione e imitazione
linguaggio visivo. Oltretutto un’artista, specie se prestato al campo del design, deve mantenere costantemente una visione di insieme del passato e guardarsi intorno nel Questa volontà di esplorare al massimo il
presente.
vasto campo della comunicazione visiva ha anche le sue radici, più semplicemente,
D’altra parte la storia dell’arte e della
nella noia. Lo stesso Glaser parla della
visualità è sempre andata avanti per analogie
ripetitività di doversi affidare ad uno stesso
e imitazioni, rovesciamenti di valore e
stile e di continuare a navigare in acque
discontinuità. Riprendere lavori del passato,
sicure, qualsiasi sia la commissione per la
trovare ispirazione o identificarsi nel
quale bisogni lavorare.
lavoro di qualcun’altro è fondamentale per l’evoluzione. Anche il lavoro di Milton è
112
Milton (i Push Pin e tutti gli artisti che
stato spesso preso come punto di riferimento
nel dopoguerra viaggiavano sulla stessa
e più volte imitato: “L’imitazione ha una
linea d’intenti) capì che l’epoca del
funzione culturale, dopo tutto. Aiuta nel
Modernismo era arrivata al termine e che
definire e rendere popolare uno stile. La
c’era la possibilità di attingere a piene mani
scuola di Rubens definì qual’era lo stile di
nella storia visuale delle innumerevoli
Rubens. Tutti incominciamo imitatando.
correnti artistiche che si sono succedute
Chiaramente e sfortunatamente, l’aspetto
durante tutta la storia dell’umanità: una
negativo dell’imitazione, almeno nei primi
risorsa praticamente inesauribile che
passi, è la distorsione della propria visione
combaciava con l’impossibilità, secondo
personale, ma io utilizzo l’attività del design
Milton, di continuare a risolvere differenti
come strumento di crescita personale”.
tipi di problemi sempre con lo stesso
Le radici vengono da altri tempi, da altri
movimenti e culture, da artisti ed artigiani,
dev'essere relazionato al momento culturale
ma devono essere piantate nel presente:
in cui si vive.”
solo così il processo creativo può portare nuovi frutti di progresso, novità, bellezza,
Ancor più che il poster di Dylan, il lavoro
altrimenti si continuerà a parlare di mera
per cui Glaser è più conosciuto e più
imitazione.
famoso nel mondo è inevitabilmente il logo I Love New York. Icona in perfetto stile pop,
L’esempio è lampante e diventa chiarissimo
il simbolo nasce in occasione di un premio
se parliamo del lavoro forse più famoso di
messo in palio dalla città di New York al fine
Glaser, il poster di Dylan. In un’intervista
di promuoverne il turismo.
a Glaser, Jean Michel Folon afferma che il suo Dylan ha uno stile tipicamente
Nel 1977 il dipartimento di sviluppo
americano. Glaser risponde così: “Il mio
economico e della pubblicità, Rich and
Dylan venne fuori da due convenzioni molto
Green, mette a punto una campagna di
lontane tra di loro. Una è il ricordo di una
marketing per la città di New York. Milton
silhouette ritagliata da un foglio di carta
Glaser probabilmente in parte si ispirò allo
che costituiva un autoritratto ·di Duchamp;
slogan turistico che accompagnava lo stato
lo ricordo chiaramente, un profilo bianco
della Virginia sin dal 1969, titolato “Lovers”:
su sfondo nero. Per i capelli multicolore di
pensato e disegnato senza riferimenti alla
Dylan invece mi ispirai ad alcune forme
pop-art. Inaspettatamente, in soli due mesi
che mi intrigarono nella pittura islamica.
Glaser finisce di disegnare tutto il materiale
L’unione di questi due fattori ha prodotto
necessario alla campagna pubblicitaria
qualcosa che tu hai definito “tipicamente
realizzando uno dei lavori di maggior
americana” no? E’ curioso. Ciò di cui stiamo
successo, che tutt’oggi continua ad essere
parlando è la credibilità, ciò che è credibile
fonte di guadagno.
In alto, uno schizzo per la celeberrima campagna di I Love NY.
“
«diciamo così, il tuo poster di dylan sembra rappresentare un manifesto estetico tipicamente americano.» «Il mio Dylan venne fuori da due convenzioni molto lontane tra di loro. Una è il ricordo di una silhouette ritagliata da un foglio di carta che costituiva un autoritratto di Duchamp, un profilo bianco su sfondo nero. Per i capelli multicolore di Dylan invece mi ispirai ad alcune forme che mi intrigarono nella pittura islamica. L’unione di questi due fattori ha prodotto qualcosa che tu hai definito “tipicamente americana” no? E’ curioso... Ciò di cui stiamo parlando è la credibilità, ciò che è credibile deve essere relazionato al momento culturale in cui si vive.» jean micheal folon / milton glaser
”
“ Questo progetto che ha rischiato di non venire mai realizzato è diventato il mio lavoro più noto. in modo un po' iperbolico, è stato definito l'oggetto effimero in serie più replicato del xx secolo. e' tuttavia vero che questa immagine è entrata a far parte del lessico comune, al punto che è difficile credere che ci sia stato bisogno di inventarla e che non sia sempre esistita. come e perché sia accaduto rimane un mistero per me. milton glaser
”
milton, creatore di mondi
Questa è la perfetta esemplificazione del ruolo che Glaser e i suoi si sono ritagliato nella storia del design: pur superando il Modernismo figlio della Scuola Svizzera, non furono mai degli iconoclasti. Volevano recuperare e prendere ispirazione dall’immensa cultura visuale prodotta nei secoli, prendere avvio dal vecchio per poi entrare con prepotenza e spavalderia nel nuovo. La potenza della loro opera fu nell’abilità di riuscire a creare un nuovo che diventò l’immagine stessa dei loro tempi, l’icona identificativa della visualità di quel periodo storico. Glaser creava mondi, anche solo mettendo in relazione oggetti, riferimenti, ispirazioni, lontane tra di loro anni luce. «Permettimi di fare un’affermazione generale su come un designer o un artista lavora al suo miglior livello. Il miglior lavoro emerge dall’osservazione di fenomeni che esistono indipendentemente gli uni dagli altri. Ciò che il designer intuisce è il legame, o i legami. Egli vede un modo per unificare eventi separati e creare una forma unificante, un’esperienza nella quale questa nuova unità fornisce una nuova visione»
118
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
Alcuni manifesti di Glaser, dai quali si evince lo stile multiforme e l'estetica mutevole.
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
119
una visione unitaria Per questo Glaser prese coscienza di
contesto sbagliato, con scelte tipografiche che
non voler rispettare quelle che erano le
ne trasformano il significato”.
aspettative del suo tempo su ciò che il
120
design avrebbe dovuto essere. Quando
Il desiderio di Milton quindi era quello
Milton iniziò a muovere i primi passi
di avere un pieno controllo sul proprio
nel campo vigeva una rigidissima
lavoro e quindi evitare tutte le situazioni
divisione tra i mestieri del designer e
che lo avrebbero costretto ad affidare la sua
dell’illustratore. C’erano pochi designer abili
illustrazione alla concezione del design di
nell’illustrazione e pochi illustratori capaci
qualcun’altro. Glaser percepì che questa
di gestire un processo di design.
era l’unica maniera per ottenere dal suo
Il suo modo di lavorare non prevede
lavoro una sensazione di unità, di coesione e
divisioni di ruolo tra grafica e illustrazione:
questa scelta sta alla base della concezione
“Mi sono sempre mosso tra questi due ruoli,
del design inteso anche come autorialità,
perché da illustratore non controlli il tuo
non solo come semplice lavoro svolto su
lavoro, fai qualcosa che spesso finisce in un
commissione.
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
clienti e commissioni
Ovviamente, nella concezione di Glaser è
quale soffre il designer che deve affidare il
un grave errore prevaricare il committente:
potere proprio nelle mani del committente.
parlare di “educare” il cliente al proprio
E avere libertà nei confronti del cliente non
stile o alla propria estetica è, secondo lui,
è godere di un po’ del suo potere, ma spesso
una forma motlo forte di arroganza. Per
il contrario. “Una buona direttiva esprime
questo nel modus operandi di Milton è
gli obiettivi. Una cattiva direttiva dice «Fa’
fondamentale il rapporto col cliente, del
quello che vuoi» e poi quando gli porti la
quale il designer è servitore nella stessa
soluzione il cliente decreta «Non hai centrato
maniera in cui è servitore del pubblico, visto
il punto».”
Nella pagina a fianco: Poster per il Newport Jazz Festival, Milton Glaser, 1978
che si configura come “mediatore” tra i due. Questa non è libertà e, intesa in questo Nella relazione col committente è
senso, è meglio che non ci sia da nessuna
importante non sbilanciarsi mai in un senso
delle due parti: il protagonismo esasperato,
o nell’altro. Glaser afferma che i migliori
l’assolo, è controproducente sia da parte
risultati durante il lavoro li ha ottenuti
del designer che da parte del cliente. Una
lavorando con persone con le quali aveva
buona direttiva stabilisce dei vincoli, non
intessuto un rapporto personale. Il piano
promette libertà assoluta.
non deve essere obliquo né da una parte né dall’altra. Il designer non deve “educare”
Ancora Glaser: “I migliori lavori che ho
il cliente al proprio lavoro, non deve
fatto in vita mia sono riusciti perché si era
obbligare il cliente a vedere ciò che non
stabilita un relazione ccellente con qualcuno
vede. E d’altra parte non può piegarsi del
che si fidava di me e del mio giudizio. Per
tutto a commissioni che non rispecchiano
quel cliente io volevo fare il massimo. Non
totalmente la propria maniera di lavorare
per esprimere me stesso, né per imporre il
e, eventualmente la propria etica. Il cliente
mio pensiero, ma per risolvere un problema
ispira soggezione, avversione e timore. Sono
attraverso il mio lavoro, per qualcuno che era
i sentimenti tipici dell’impotenza della
sulla mia stessa barca e che remava con me.”
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
121
L'AMBIGUITà
L’ambiguità è un altra delle caratteristiche che forma il lavoro del maestro. “Make it clear”, non fa parte del credo di Glaser. Sembrerebbe l’obiettivo più desiderabile: accontentare il pubblico, ascoltare i suoi desideri, cavalcare i suoi interessi, eliminare ogni estraneità. Per Glaser non è così. Ciò non riflette un approccio aristocratico o un’idea di comunicazione non comprensibile a tutti, ma invece a questa posizione corrisponde la profondità semantica dei lavori dell’artista americano, la presenza non di un solo piano di lettura ma di molteplici, anche a livelli diversi. “L’interesse che da molto tempo ho per l’ambiguità, deriva dal fatto che i nostri più profondi sentimenti sono raramente suscitati dalla coscienza. Sono affascinato dal fatto che gli attuali studi di neurobiologia suggeriscono che non può esistere alcuna realtà prima che il cervello la crei. Ciò che è più avvincente per me, circa l’atto del disegnare, è che diventi cosciente di quello che stai guardando solo attraverso il tentativo di disegnarlo. Quando guardo qualcosa non vedo se non la mia decisione interna di disegnarla. Disegnarla in uno stato di umiltà permette alla verità di emergere. L’arte sembra influenzarci al di là della nostra mente logica e razionale, muove dalla base la mente all’azione portandola ad un livello differente, molto più profondo e inspiegabile.“
122
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
Ambiguità e gioco prospettico in due manifesti del designer americano
Il linguaggio visuale fornisce questa
ogni singolo punto d’osservazione era una
possibilità di sfruttare uno stesso oggetto
finestra sull’oggetto della rappresentazione e
comunicazionale sottintendendone più
rappresentava, al contempo una verità e una
d’uno, a seconda dei riferimenti culturali
menzogna.
comuni, singoli e anche dell’ambiguità stessa della tipologia rappresentativa grafica.
Nel design si tende molto meno a sfruttare
Due o più idee vengono veicolate allo
l’ambiguità per creare un puzzle che il
stesso tempo nello stesso spazio. Glaser
pubblico possa ricomporre in una breve
risaliva fino a Leonardo Da Vinci per
fazione temporale, quella che i tempi
trovare un uso così sapiente, cosciente
commerciali ci mettono a disposizione.
e fruttuoso dell’ambiguità: per l'artista
Chiaramente infatti, il tempo a disposizione
fiorentino era un maniera per giungere alla
per la decodifica del messaggio è troppo
verità. Un altro genio, Pablo Picasso, passò
poco e perdere l’attenzione dell’osservatore
moltissimo tempo rappresentando soggetti
generando confusione e risentimento non è
da numerosi e diversi punti di vista allo
proprio un gran successo in un campo che
stesso tempo. Come monadi leibniziane,
vive di commercio.
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
123
LE VIE DELL'INFERNO The Road to Hell è un decalogo per disegnatori grafici in cui si elencano alcuni comportamenti eticamente via via più scorretti e disonorevoli.
1.
Disegnare una confezione che sugli scaffali sembri più grande.
2.
Fare una pubblicità che faccia apparire brillante un film lento e noioso.
3.
Ideare una etichetta per far credere che un vigneto appena piantato sia produttivo da molti anni.
4.
Disegnare la copertina di un libro di cui avete trovato ripugnante e pornografico il contenuto.
5.
Accettare la candidatura a un premio di design dove sapete che gli sponsor chiedono di conoscere in anticipo il contenuto dei testi, per ritirare aventualmente in anticipo la propria pubblicità.
6.
Disegnare la confezione per ceareali destinati ai bambini di scarso valore nutrittivo e ricchi di zuccheri.
7.
Disegnare una linea di magliette per un'azienda che sfrutta il lavoro minorile.
8.
Lavorare alla campagna elettorale di un candidato di cui non condividete la linea politica.
9.
Disegnare la brochure per pubblicizzare un'automobile con il serbatoio del gas notoriamente a rischio di esplosione.
10.
Disegnare il manifesto pubblicitario per un prodotto il cui uso prolungato potrebbe causare la morte del consumatore.
l'etica e il ruolo della verità
Dato che l’ambiguità ricopre un ruolo centrale ed è comunque un forte strumento di comunicazione, la domanda che sorge spontanea è quale sia la sua relazione con la verità. Ovviamente chiunque può affermare che la verità non è sempre facile da rintracciare nella comunicazione e che, in special modo in questo momento, sta diventando sempre più elusiva. Nella comunicazione odierna, da quella politica a quella commerciale, si assiste ogni giorno alla distorsione della realtà. Non alla vera e propria menzogna, magari anche più facile da riconoscere: le piccole distorsioni alla lunga non sono più neanche riconoscibili come bugie. Nelle scatole degli alimenti, negli show tv, negli spot pubblicitari, sui manifesti, dovunque è diventato (e forse lo è stato sempre) alterare la realtà effettiva delle cose senza che lo spettatore o l’utente se ne accorga. Citando McLuhan: “Il pesce nell’acqua non sa di
al pubblico come consumatori e non come
essere nell’acqua”.
cittadini?”
Glaser ha stilato un decalogo di
Sul problema della verità si spinge ancora
comportamenti etici per il mestiere del
più in là, inglobando i governi delle
designer e si espresso in questa maniera sul
nazioni, affermando che il processo di
problema: “Dire la verità deve essere uno dei
menzogna fa sì che la pubblicità influenzi
requisiti fondamentali per fare questo lavoro?
la nostra relazione con i governi e i
C’è una qualche differenza tra mentire alla
governi influenzino la nostra visione della
propria moglie e ai propri figli pensando
pubblicità.
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
125
l'estetica e la musica
Sopra: Mick Jagger visto da Milton Glaser. Nella pagina a fianco: il celebre ritratto di Elvis
126
L’estetica glaseriana, così influenzata dalla
David Bowie, Muddy Waters, Mick Jagger,
psichedelia, il surrealismo, i colori forti,
Stevie Wonder, John Lennon, Chet Baker,
fu contaminata e contaminò largamente
John Lee Hooker e naturalmente Bob
la nuova musica che si affacciò al mondo
Dylan moltissimi artisti scelsero l'arte di
dagli anni Cinquanta del secolo scorso:
Milton Glaser per dar forma e colore alle
dal rock’n’roll di Elvis al jazz più elegante
proprie note. Glaser disegnò per decenni
di Brubeck, dalla psichedelia dei Grateful
copertine d’album, artwork per vinili,
Dead alla follia di Thelonious Monk,
manifesti, booklet e, come da suo stile,
dalla rabbia di Jim Morrison ai silenzi
mantenne immutato il suo tocco e la sua
di John Cage, passando per Albert King,
riconoscibilità.
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
127
In alto: manifesto per la casa discografica Tomato Records. Nelle due pagine: alcune cover tra quelle disegnate da Glaser
128
L'immaginario visionario MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.2
Fu inoltre collaboratore fisso dell’etichetta
rifletteva i suoi gusti musicali personali.
discografica, nata proprio in quegli anni,
Furono degli anni pieni in cui Glaser,
Poppy Records, diretta da Kevin Eggers,
nonostante fosse mal pagato, poté esprimersi
definito dallo stesso Glaser come “un
al massimo dal punto di vista creativo
uomo d’affari con la faccia da bambino”.
agendo a tutto campo nella creazione
Eggers lanciò la Poppy (battezzata così in
dell’estetica musicale della Poppy prima e
omaggio spirito psichedelico e “fumato”
della Tomato poi.
che pervadeva il mondo del rock degli anni Sessanta) e con essa moltissimi scucessi
Oltre al già citato poster di Dylan, il lavoro
musicali, dedicandosi corpo ed anima a
più iconico di Glaser nelle sue sortite nel
una causa in cui credeva. Glaser disegnò
campo musicale fu il ritratto di Elvis. In
per lui tutte le copertine e il materiale
molti si pronunciarono sulla bellezza un
promozionale, oltre che il logo della casa
po’ ambigua, di stampo antico che si fissa
discografica.
su quel volto che sembra di fanciullo, simbolo di una stupenda e meravigliosa
Nel corso degli anni il versatile Eggers si
giovinezza ma oscurata da una espressione
reinventò, passando dalla Poppy all’Atlantic
in bilico. L’ideale di bellezza maschile greca
Deluxe fino alla Tomato Records, la sua
e latina si intreccia in questo ritratto con
impresa più ambiziosa. Con questa etichetta
l’amara innocenza del volto, cristallizzato,
produsse Mozart, Bach, John Cage, Philip
ironia della sorte, poco prima del lento e
Glass, Townes Van Zandt, Harry Partch,
inesorabile declino che portò alla scomparsa
Albert King ed altri, una rassegna che
della star.
2.2.2
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE L'immaginario visionario
129
2.2.3
milton glaser, l'apprendista stregone un americano a bologna: l'italia
130
I
L RAPPORTO CHE LEGA Milton Glaser al nostro Paese è una di quelle relazioni indissolubili e
ragionandoci un po’ su, porta a chiedersi se l’evoluzione del designer americano sarebbe stata la stessa senza quel primo soggiorno in Italia che così tanto l’ha segnato. Non c’è una biografia di Glaser che non riporti tra le tappe fondamentali della sua vita il suo periodo di studio all’Accademia di Bologna.
Glaser con la moglie in una istantanea di un soggiorno in Italia.
2.2.3
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Un americano a Bologna: l'Italia
131
morandi e il soggiorno in italia
A primo impatto, la figura di Glaser e
appropriazione del senso nascosto nelle
quella del maestro Morandi suonano
cose, visione oltre il fenomeno. Magia.
apparentemente, almeno a primo
È proprio questa una delle chiavi di lettura
impatto, molto dissimili tra di loro: il
e una delle possibili origini del nuovo
maestro emiliano, schivo e appartato, e lo
approccio alla realtà e della multiformità
strabordante allievo americano. Ma Milton
di stile che Glaser svilupperà sempre di
sarà sempre grato e, negli anni futuri, terrà
più nel corso degli anni. Probabilmente,
sempre nel cuore Bologna e il suo soggiorno
senza l’esperienza italiana, l’intero corso
italiano, l’Accademia di Belle Arti e gli
della grafica americana di quegli anni, che
insegnamenti del maestro. In Emilia Glaser
verrà fortemente canalizzata e influenzata
imparerà, infatti, ben più che non a graffiare
dal lavoro dei Push Pin, non sarebbe stato
lastre di rame e a morderle con gli acidi;
lo stesso: Glaser trascinò con sé al ritorno
imparerà ad amare l’arte classica e quella
in America un bagaglio di nuove visioni, di
rinascimentale, affinerà e completerà la
contaminazioni, di conoscenze classiche,
conoscenza dell’antico, entrerà in contatto
di sperimentazioni e abilità tecniche, oltre
con il mito.
ché all’intenso amore per il Rinascimento italiano e i suoi artisti, che fu cifra
Nella pagina a fianco, dall'alto in senso orario: un ritratto del maestro Morandi, Paesaggio, 1922; Fiori, 1920.
132
Da Morandi, a Bologna, Glaser imparerà
fondamentale dello stile multiforme dei
inoltre qualcosa che non è tecnica ma
Push Pin prima e della grafica americana di
che gli servirà da trampolino di lancio
conseguenza.
per qualsiasi futuro esercizio tecnico e intellettuale. Un metodo. Un modo di
Nel sodalizio con Chwast, l’anima
stabiliere il contatto con la realtà. Imparerà
classicheggiante e intrisa di visionarietà
a vedere l’oggetto nella sua intima essenza di
di Milton si fonderà con le atmosfere
segnale comunicativo. La rappresentazione
cartoonesche dell’amico/designer e renderà
grafica non potrà essere, dopo l’incontro con
possibile quella che è l’estetica dei Push Pin
Morandi, ritratto dell’esistente; diventerà
che tutti conosciamo e che così tanto ha
magari interpretazione, ricreazione,
influenzato la grafica odierna.
Un americano a Bologna: l'Italia MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.3
Glaser attribuirà il suo stile multiforme ad una certa volubilità: “Non so dire come si è sviluppato il mio interesse in vari stili. Forse è frutto di una debolezza. Forse c’entra un’incapacità ad affrontare certi tipi di problemi o a risolverli in un solo idioma.” Ma non c’è timore di essere contraddetti se si afferma che nessun artista grafico in questo secolo, ha avuto la padronanza tecnica di Glaser, la sua capacità di saltare da uno stile all’altro: dall’acquarello di fattura postimpressionista al segno caricaturale, dal decorativismo di evidente derivazione decò a tutto quello che vogliamo aggiungere. Eppure di contro, nessun designer grafico di questo secolo ha avuto una personalità complessivamente più riconoscibile e definita. E nessun grafico, forse è riuscito a esercitare un’influenza stilistica paragonabile alla sua.
2.2.3
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Un americano a Bologna: l'Italia
133
Esperimenti glaseriani sul ritratto del Duca di Urbino di Piero della Francesca
134
Un americano a Bologna: l'Italia MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.3
il progetto piero
Il primo soggiorno in Italia, come racconta
che fosse un’artista misterioso fuori dal suo
lo stesso Glaser, lo espose alla possibilità
tempo. Non c’è nessuno come lui, è unico.
di conoscere e apprezzare i più grandi
È inevitabile, come se la natura l’avesse
maestri della storia dell’arte in una maniera
creato così. È questa maniera passionale,
travolgente. Inevitabilmente, si innamorò
precisa, coinvolgente, geometrica maniera
del Rinascimento e, forse per contrasto,
di disporre gli elementi in meravigliose
di ogni cosa della quale il Modernismo
e perfette relazioni tra di loro che trovo
imperante in quegli anni diffidava: Tiziano,
straordinariamente affascinante. Allo
Tiepolo, Piero della Francesca segnarono
stesso tempo mi ha sempre intrigato
profondamente il suo immaginario. Proprio
anche l’opposto: l’abilità di creare un
l’amore e la venerazione che il designer
arbitrario disordine espressionista. Il mio
americano scoprì di provare per Piero della
coinvolgimento emotivo nell’arte di Piero
Francesca e la sua arte fu uno dei lasciti più
sta anche nella suo essere la perfetta
forti del Bel Paese nell’opera e nella persona
realizzazione di metà dei miei interessi. Sono
di Milton Glaser.
sempre stato attratto dalle polarità, dagli opposti, e Piero rappresenta, come Vermeer,
Sentì fin da subito una forte identificazione
una metà, una basilare ma significativa metà
personale con Piero: “Come tutti coloro
in cui voglio addentrarmi più profondamente
che l’hanno scoperto, ho sempre ritenuto
possibile.”
2.2.3
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Un americano a Bologna: l'Italia
135
LA COLLABORAZIONE CON OLIVETTI
Nell'intensificare il rapporto di Glaser con
del giorno e le campagne pubblicitarie della
il nostro Paese ebbe un ruolo fondamentale
Valentine, prodotto di punta dell'azienda
la collaborazione del designer americano
all'epoca, giocano proprio su questo aspetto:
con una delle aziende italiane allora più
contribuiscono in modo intelligente a creare
all'avanguardia dal punto di vista di mission
un’immagine trasgressiva della macchina,
aziendale e concezione industriale sul
un’immagine che colpisce il pubblico e che
panorama nazionale ed europeo, l'Olivetti.
risveglia l’attenzione di potenziali utenti prima poco interessati a una macchina per
L'azienda nasce nei primi anni del secolo
scrivere.
scorso ma è sotto la guida di Adriano Olivetti che viene resa un marchio dal
Proprio il poster che Glaser creò per la
respiro internazionale: egli affiancava ad
promozione della Valentine è rimasto
una gestione aziendale innovativa anche
iconico: il designer americano connette
una cultura del prodotto che andava ben
mondi differenti, prende un dipinto di Piero
oltre la semplice estetica. Nelle poltrone più
de Cosimo, raffigurante un cane che piange
importante dell'azienda, non siedono solo
il corpo del padrone morto, vi inserisce la
tecnici ma creativi, artisti, poeti.
macchina da scrivere Valentine, muta la tecnica da olio su tela a disegno a colori. Il
136
Quegli anni in Europa e in Italia per la
risultato è un manifesto surreale, potente.
società civile sono momenti di svolta:
Lo stesso Glaser afferma: "Sono convinto che
la rottura storica della contestazione
Olivetti era l'unica azienda al mondo che
del Sessantotto, l’autunno caldo del
avrebbe accettato un poster del genere per la
Sessantanove: la discontinuità è all’ordine
promozione di una macchina da scrivere."
Un americano a Bologna: l'Italia MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.3
I manifesti che Milton Glaser curò per Olivetti.
2.2.3
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Un americano a Bologna: l'Italia
137
le esposizioni italiane
A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, Glaser curò quindi alcune mostre in Italia: una fu una personale di manifesti al museo di Vicenza e un'altra invece fu proprio tenuta alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna per celebrare e illustrare al pubblico italiano il sodalizio di queste figure così simili e dissimili com'erano Milton Glaser e Giorgio Morandi. Nel 1991, egli ebbe la possibilità, tramite la commissione del governo italiano, di organizzare una mostra-tributo per la sua più grande passione rinascimentale,
138
Un americano a Bologna: l'Italia MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE
2.2.3
“
ho sempre ritenuto che fosse un artista misterioso fuori dal suo tempo. Non c’è nessuno come lui, è unico. E’ inevitabile, come se la natura l’avesse creato così. milton glaser
”
Piero della Francesca, in occasione
dipinti come si guarda ad un panorama fuori
delle celebrazioni per il suo 500esimo
dalla finestra: una parte qualsiasi poteva
anniversario. La mostra fu dapprima tenuta
essere estrapolata e interpretata liberamente,
ad Arezzo e successivamente (anche grazie
raccolta e trasposta, impossibile da replicare
alla sponsorizzazione di Campari) si spostò
pedissequamente come avviene con la
a Milano.
natura.
Glaser iniziò quindi a indagare sull'arte
Da questo spunto Glaser riuscì a portare
di Piero, a riprodurla, ad alterarla, a
a compimento una serie di acquerelli e
innamorarsene sempre di più: a un certo
disegni ispirati a Piero che per l'appunto
punto, racconta, dopo alcuni tentativi
trattavano ancora più analiticamente alcuni
fallimentari di riproduzione di alcune opere
particolari dell'opera dell'artista toscano.
Nella pagina a fianco: Natività, Piero della Francesca, 14701475; uno scatto della mostra su Piero organizzata ad Arezzo.
dell'artista toscano, Glaser comprende di dover intendere Piero nella stessa maniera in cui si intende la natura, guardare ai suoi
2.2.3
MILTON GLASER, L'APPRENDISTA STREGONE Un americano a Bologna: l'Italia
139
ART IS WORK
2.1 2.3
art is work la dialettica arte-design
L
O STILE DI MILTON, vero e proprio maestro della visualità e che nella visualità
si è sempre mosso liberamente, a discapito di etichette e definizioni, ci fa inciampare in un campo, quello della dialettica artedesign, irto e pieno di ostacoli. Il dibattito nasce insieme alle due discipline stesse e probabilmente, per la natura stessa del problema, contraddistinto da definizioni ariose e relativismo di posizioni, è difficile che conosca prima o poi una vera e propria risoluzione.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
143
cos'è l'arte? cos'è il design?
La dialettica arte-design si può fare risalire,
umane; il design è il passaggio da una
con tempi e forme diverse, sempre più
condizione precedente ad una migliore”:
verso gli albori della storia visuale. Il
in ultima analisi, il design è per Glaser
rapporto tra queste due discipline è tanto
“una proposta costruttiva”. Ovviamente
più complesso da stabilire quanto più ci si
rimaniamo nel territorio del vago, ma è già
rende conto che anche per quanto riguarda
una selezione d’intenti, una destinazione di
la semplice definizione dei termini, non si è
ruolo della pratica del design.
ancora del tutto concordi. Se il concetto di design è da sempre un concetto “liquido”,
Sull’arte, Glaser va ancora più in punta
non facilmente riconducibile ad una
di piedi e sceglie un approccio soggettivo:
definizione e circondato da limiti eterei,
“Potremmo accogliere l’opinione che l’arte
il dibattito su cosa sia “arte” è cosa non lo
è qualsiasi cosa venga indicata de definita
sia probabilmente è irrisolto dalla notte dei
come tale, un giudizio espresso dall’ambiente
tempi.
artistico in un dato momento storico. Nella nostra epoca postmoderna, alcuni si rifiutano
144
Essenzialmente è impossibile ottenere
di dare peso ai criteri di giudizio in voga,
una definizione rigida: sono discipline
che dipenderebbero solo dalla congiuntura
costantemente in evoluzione e i loro
storica. C’è invece chi giudica in base a
confini sono continuamente messi in
criteri desunti da raffronti con altri periodi.
discussione (vedi l’orinatoio di Duchamp)
Sappiamo che in presenza di certe opere
e probabilmente sarà sempre così. Di
ci sentiamo diversi. Nella nostra mente,
conseguenza, i confini tra questi due
stabiliamo una soglia oltre la quale si compie
enormi campi della visualità (se ci sono)
in noi una trasformazione di tipo metafisico.
costituiscono non una barriera, non una
Per me, l’arte è qualsiasi cosa che va oltre la
divisione tra il bianco e il nero, ma una
soglia, a prescindere dalla categoria in cui
separazione ben più labile. Glaser adotta
quella certa cosa viene inglobata. Un tappeto
ben tre definizioni di design: “Il design
persiano o una porcellana cinese posso essere
consiste nell’interporsi al flusso degli eventi
più coinvolgenti di un dipinto ad olio. Non
per creare un determinato effetto; il design
è importante la categoria, bensì l’effetto che
è l’intervento dell’intenzione nelle vicende
l’opera esercita su di noi.”
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
“
Sappiamo che in presenza di certe opere ci sentiamo diversi. Nella nostra mente, stabiliamo una soglia oltre la quale si compie in noi una trasformazione di tipo metafisico. Per me, l’arte è qualsiasi cosa che va oltre la soglia, a prescindere dalla categoria in cui quella certa cosa viene inglobata. milton glaser
”
Lo scontro-incontro tra l’arte commerciale
viene creato, dall’iperuranio del pensiero
o applicata e l’arte per l’arte continua
scende nel mondo delle cose, si traspone
quindi da moltissimo tempo. Molti sono gli
in quanto visione. Intrinseca a quest’atto,
argomenti e i discrimine tra l’una e l’altra,
è la volonta di comunicare: che un’opera
tante le scuole di pensiero e le definizioni.
d’arte (per il design il discorso viene da sé)
Cercherò di guidare un ragionamento che,
sia creata con l’intento di essere divulgata
non ponendosi come obiettivo quello di
o come semplice espressione personale da
risolvere l’annosa questione, getti le basi per
essere distrutta subito dopo poco cambia. Il
una più approfondita riflessione sullo stesso.
processo di creazione, artistico o progettuale,
Entrambe sono forme d’espressione, nel
gira attorno alla manifestazione di un’idea.
senso più ampio possibile. Si basano
E’ questo il vero potere della visualità,
entrambe, come per la maggior parte delle
trascinare idee, il controllo e l’evoluzione
attività umane, sulle idee. Nel mondo
delle quali ha da sempre retto le sorti della
visuale, tutto quello che dalla mente umana
nostra società.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
145
la purezza e lo scopo del creare
Un altro elemento del contendere sembra essere la purezza dell’una a scapito dell’altra. In questo caso uno dei principali elementi di discriminazione verso le arti applicate sembra essere proprio la “commerciabilità”, la discesa nell’universo delle cose materiali
In questa pagina: un manifesto di Toulouse-Lautrec; l'installazione sulla sedia di Joseph Kosuth. Nella pagina a fianco, un'affiche a cura di Gustav Klimt.
e del denaro. Questa tesi sembra prendere in considerazione però una concezione velatamente romantica di arte, la quale trascina con sé l’idea dell’impellente necessità dell’artista che, rapito dal sentimento del Sublime, si esprime impulsivamente nella pratica artistica, senza alcuno scopo se non il puro bisogno dell’arte per l’arte. Ora, l’arte è per antonomasia una forma espressiva e come tale è spesso il risultato di una primitiva necessità umana. Bisogna però dire che la più grandiosa storia dell’arte ha trovato raramente figure che ci lasciassero capolavori indiscussi per mero bisogno espressivo individuale. Dall’alba della visualità, nelle grotte di Altamira, le pitture rupestri rispondevano ad uno scopo apotropaico e avevano la funzione di propiziare la caccia. Di lì in poi quasi ogni opera della grande storia dell’arte che si è evoluta con la storia umana è connessa ad una qualche commissione, ad un qualche scopo, qualche obiettivo.
146
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
Ancora Glaser: “Lo stupefacente sviluppo della storia dell’arte non è altro che la storia di persone che hanno lavorato per uno scopo preciso; in altre parole, hanno eseguito opere commissionate con intenti specifici. Dopo tutto, Michelangelo non dipinse il Giudizio Universale per esprimere se stesso. Lo dipinse perché il papa voleva spaventare i miscredenti. L’idea che l’arte sia innanzitutto un mezzo è recente, risale a non più di duecento anni fa. Ne era convinto un personaggio come Vincent Van Gogh, che non lavorò su commissione perché ne era emotivamente incapace e per questo si è voluto vedere in lui un eroe. E’ più istruttivo prendere come esempio Rubens, che diresse botteghe, produsse innumerevoli opere su commissione e trascorse la vita a soddisfare le richieste altrui.” È quindi per lo meno semplicistico
o le idee prevalgono sull’estetica tradizionale
distinguere tra la purezza delle belle arti e la
e sui principi materiali” e di tutte le correnti
bassezza commerciale delle arti applicate.
che ne condividevano l’approccio non estetico ma riferito alle sole idee come la
Seguendo questa linea di pensiero inoltre,
Minimal Art, il Neo Dada e per certi versi
sembra incoerente anche la tendenza a
anche la Pop Art: si arrivò a profondissime
collocare nell’ambito della storia dell’arte
riflessioni sulla visualità e sul rapporto tra
movimenti come l’Art Nouveau, l’Arts &
mente, immagine e rappresentazione come
Crafts, il Bauhaus che si mossero più nelle
per la sedia di Joseph Kosuth e i fiammiferi
arti applicate e nella progettazione che
di Joan Brossa. Molte volte, nella storia della
nelle belle arti o l’opera di personaggi come
visualità e della creatività umana, delle
Klimt e soprattutto Toulouse-Lautrec che
opere sono nate non con l’obiettivo di essere
integrarono tipografia e design all’interno
artistiche (vedi le sculture africane), che è un
del proprio lavoro. Per non parlare del
concetto presente solamente in determinate
movimento della Conceptual Art che per
culture, ma agiscono su di noi con una forza
definizione è “l’arte nella quale il concetto
incredibile.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
147
Non è quindi del tutto corretto affermare
entrambi coinvolgono il processo creativo,
che l’arte abbia come scopo solo l’arte
visuale, fisico e mettono in relazione con
stessa, la libera e primitiva espressione senza
un pubblico. E entrambi, come abbiamo
vincoli dell’artista. Chi oggi è un designer
visto, se non una committenza di qualche
probabilmente in un altro tempo sarebbe
tipo, uno scopo. Nella storia della visualità
stato considerato un artista: l’esponenziale
gli artisti sono sempre stati anche designer.
facilità di raggiungimento di informazioni
Glaser in una delle sua conferenze afferma:
e lo sviluppo della formazione superiore
“Il design trasforma la società, contribuisce a
ha portato a differenti distinzioni (arte
creare la nostra mitologia e di conseguenza
visuale, graphic design, fashion design
a dare forma al nostro futuro. Ha sostituito
etc) all’interno dello stesso campo. I due
in vari modi la grande arte del passato. È
campi sono così molto vicini anche oggi:
arrivato il momento di prenderne atto.”
“
Il pane ha una forma, un suo posto, un prezzo. E perché l’arte no? l’arte è una qualità intangibile più che un oggetto fisico. Non qualcosa che si vede. Perché allora insistiamo a separare il mondo così nettamente tra arte e non arte come facciamo con pane e non pane? Non è una divisione un po’ troppo netta per qualcosa di così etereo? Scott mccloud
148
”
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
originalità e spirito del tempo
Un altro elemento di distinzione sl quale
costituiscono forti richiami ad artisti del
si potrebbe fare attenzione è l’originalità.
passato, ai loro colori e canoni estetici:
L’attività del design è vista in un divenire
per i sostenitori della drammatica unicità
più scorrevole: ogni epoca ha una o più
e del romanticismo dell’arte sembra una
tendenze dominanti, che determinano
contraddizione all’intera concezione del
i trend e il gusto del pubblico in un
processo artistico. Questi artisti seguono
determinato spazio/tempo, e il designer
un metodo, uno schema, uno standard
deve o tende a seguire quelle direttive che
che è giù stato stabilito da un altro artista
il committente o più in generale la società
e che li porta quindi a non creare niente di
gli propone. Il contributo del designer così
veramente nuovo ma solamente a seguire
non acquista in originalità ma può essere
delle “istruzioni” di qualcun altro.
ritenuto come un lavoro da mestierante, da mero esecutore. Tutto ciò avviene, è
È meraviglioso come l’opera di un artista
innegabile. Più di quanto accada nell’arte, il
possa influenzare per decenni e secoli
design, per motivi intrinseci alla sua natura
il lavoro di un’infinita quantità di artisti
di strumento comunicazionale, è tenuto a
ma bisogna notare come seguire un
seguire determinati stilemi via via variabili
sentiero prestabilito, un metodo, uno stile,
e la singolarità del lavoro del disegnatore
provocatoriamente, è tanto più vicino al
industriale/grafico viene spesso quindi
processo progettuale che a quello ritenuto
sacrificato sull’altare della commercialità.
artistico. Sono molte le opere d’arte che ci colpiscono e segnano la nostra vita ma è
Ma che questa tendenza a conformarsi
difficile che a farlo siano quelle che, in virtù
allo stile del tempo sia una caratteristica
del discorso che stiamo portanto avanti, già
del solo design e non sia riconducibile
dal primo sguardo tendiamo a ricondurre
al mondo dell’arte probabilmente è un
alla “scuola di”, alla “maniera di”, in quanto
grossolano errore di considerazione. Anche
se spesso non ci sono modifiche di stile,
semplicemente sfogliando un qualsiasi
molte volte non ritroviamo neanche una
libro d’arte ci si rende conto di come
variazione di messaggio in chi si propone di
molte delle opere che vengono mostrate
“creare qualcosa nello stile di Picasso”.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
149
luogo, forma, nome, prezzo
Cerchiamo di intravedere (o confondere)
rappresentava uno spunto per riflettere
ancora di più i confini dei due campi di cui
sull’importanza di fattori ambientali e
stiamo trattando.
secondari su ciò che reputiamo arte o meno.
Torniamo a Glaser: se il suo celeberrimo
Non solo la forma, l’estetica, il disegno ma
poster di Dylan piuttosto che ritrovarsi
anche il luogo, la forma, il nome, il prezzo
all’interno del packaging di un LP del
sono fattori che ci influenzano nel valutare
cantautore del Minnesota fosse stato
un’opera della creatività umana. La maniera
incorniciato e affisso in una qualche galleria
in vengono proposte e il medium nel quale
d’arte, sarebbe ancora disegno industriale
vengono incanalate regola e determina
o la forma-cornice gli avrebbe concesso il
la solo funzione in relazione alla società.
rango di arte? E se, allargando ancora di
Scrive Scott Mc Cloud sull’argomento:
più il raggio, ci imbattessimo nella famosa
“Non c’è bisogno di una specializzazione
Panton Chair all’interno di un’esposizione di
dopo la laurea per sapere cos’è il pane. Il
sculture, dimenticando la sua destinazione
pane ha una forma, un suo posto, un prezzo.
d’uso come sedia, la considereremmo
E perché l’arte no? Una risposta potrebbe
un’opera d’arte plastica anche solo per
essere che l’arte ha un valore ben più alto
il suo contesto? Se un qualsiasi lavoro di
e duraturo del pane. Un argomento più
Cassandre fosse battuto all’asta per migliaia
convincente forse è che l’arte è una qualità
di euro lo considereremmo arte per il suo
intangibile più che un oggetto fisico. Non
valore commerciale? Se una delle opere
qualcosa che si vede. Perché allora insistiamo
di un discepolo del cubismo che si limita
a separare il mondo così nettamente tra arte
a seguire degli standard imposti ci venisse
e non arte come facciamo con pane e non
presentata come un Picasso originale
pane? Non è una divisione un po’ troppo
quanto valore artistico avrebbe per noi?
netta per qualcosa di così etereo?”
Questo era il tema di riflessione delle
150
“invasioni di campo” perpetrate da artisti
La divisione arte-non arte così come quella
come Duchamp, Warhol, Fontana negli
arte-design vive dell’umana tendenza
anni Sessanta e Settanta del secolo scorso:
a vedere il mondo a coppie, a cercare
dalla zuppa Campbell all’orinatoio, tutto
continuamente una dualità.
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
Dall'alto in senso orario: l'orinatoio di Duchamp; la Panton Chair di Vener Panton e un particolare di un manifesto di Cassandre.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
151
la funzione
La destinazione d’uso, la funzione, lo scopo. Sono questi gli altri fattori che costituiscono una linea di separazione tra i due campi. Il design ha di per sè un’obiettivo da realizzare, non si muove per il puro piacere del creare. L’obiettivo, nella sua visione più ampia, del design è la risoluzione di un problema. Il problem solving è l’attività che sta alla base, alla radice dll’atto di progettazione. Si potrebbero rintracciare delle motivazioni legate alla risoluzione di un problema nella storia dell’arte? Probabilmente no, ma se leggiamo la risoluzione di un problema nell’ottica di un benessere collettivo probabilmente i due mondi si riavvicinano. Quello che nel design è una dichiarazione d’intenti, nell’arte probabilmente è solo un risultato che per la natura dell’uomo, semplicemente avviene favorendo il progresso della società. “Quale scopo? Il nostro vecchio amico, il benessere collettivo. Il design ha una lunga storia in questo senso. L’idea che il design abbia delle conseguenze sulla società non è esattamente nuova. L’Art Nouveau, l'Arts and Crafts e il Bauhaus mettono tutti e tre in rapporto la perfettibilità della forma con quella del genere umano.”
152
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
longevità e commercio
La determinazione di un obiettivo
disegnatore che ha l’obiettivo di produrre
comunque è spesso e volentieri determinata
delle opere che abbiano probabilmente vita
dalla commerciabilità della disciplina e dal
breve e che per questo devono calvarcare
doppio nodo che la lega alla relazione con
l’onda del cambiamento di linguaggio,
un prodotto/servizio e con un cliente.
devono parlare alla gente. Molti progetti non aspirano a diventare pietre miliari nella
Il denaro quindi, sia dal punto di vista della
storia della visualità come invece avviene
committenza (e qui probabilmente a torto)
per l’arte, anche se una storia del design
sia da quello del servigio alle relazioni
muove i primi autorevoli passi al fianco
commerciali, è uno dei fattori che rende
della più sontuosa storia dell’arte: chissà
“impure” le arti applicate, contaminate
che questo processo di recupero del passato
dalla mentalità di lucro, in contrasto con
possa modificare l’idea di design odierna
la purezza delle belle arti. Spesso per
e storicizzarne in qualche maniera gli
provocazione, si sente dire malignamente
interpreti e le opere.
che, senza considerare i casi eccellenti, la differenza tra un designer e un artista
La tendenza di un progetto a rimanere
sta nel suo conto in banca. Il legame forte
nell’effimero dipende, oltre che dalla
con il mondo commerciale segna anche
natura del processo di design, dalla poca
un altro fondamentale discrimine: la
lungimiranza e dalla ristretta visione che
maggior parte delle opere che un designer
molti studi professionali o singoli progettisti
si ritrova a creare durante la sua carriera
hanno del loro campo di lavoro: quando il
ha carattere meramente effimero. Tutto
denaro diventa più importante della qualità,
quello che è influenzato dalla pubblicità
è il design stesso ad allontarsi dalle velleità
e dalla moda è senza passato e senza
artistiche (con ciò intendo più ricerca
futuro. Questa caratteristica è insita nella
estetica, più attenzione alle forme e alle
natura commerciale del design ma non
tecniche espressive) per intraprendere una
dev’essere letta come un aspetto solo
corsa al miglior compenso per il lavoro
negativo: l’attualità è, ed è sempre stata, una
terminato nel minor tempo possibile ma
componente fondamentale del lavoro di un
senza un’anima.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
153
A fianco: un fotogramma dalla celebre scena sulla bellezza di American Beauty, Sam Mendes, 1999
154
La dialettica arte-design ART IS WORK
2.3
la bellezza
Ma allora dov’è l’arte, dov’è il design? Per
i confini della dialettica arte design e
rendere le cose più difficili potremmo
prendere in considerazione quel fattore
pensare di prendere in considerazione una
che sta alla radice di entrambi, soggettivo
grandiosa e universalmente accettata opera
ed etereo per antonomasia, e che più di
d’arte come la maschera di Tuthankamon.
altri criteri come l’abilità tecnica, l’impatto
Tutti ne abbiamo sentito parlare e
sul proprio tempo, la trasmissione di un
l’abbiamo vista almeno una volta. E’ d’oro,
messaggio più o meno forte: la bellezza.
impreziosita da pietre preziose e semi preziose, estremamente dettagliata. Una
Quasi come fosse un’argomentazione
delle opere d’arte più famose al mondo.
sofista: possiamo guardare una qualsiasi
Ma se, con gli attuali mezzi, potesse essere
cosa e dividerci nel giudicarla bella o meno.
possibile riprodurre completamente la
Ma al di là della personale interpretazione,
maschera fino al più piccolo particolare,
concordiamo sul fatto che ci sia qualcosa
sarebbe lo stesso considerata un’opera
chiamata Bellezza che esiste nell’universo.
d’arte? Se fosse possibile produrre, dello
Intesa come forte sentimento ed emozione,
stesso artefatto, mille e più copie in un
la bellezza che si ritrova in un qualsiasi
giorno, senza la possibilità di distinguerle
artefatto umano, dal tappeto all’affresco,
dall’originale, continuerebbe ad essere
dalla pagina di giornale ad una statua
quello che è oggi?
bronzea, è il criterio di valore più che mai personale, è quella forza che spinge
Sarebbe ancora arte? Alla fine il prodotto è
a superare uno stato d’attenzione in cui
identico all’originale per esterica e materiali
viviamo quotidianamente e, solo per un
ma nessuno lo considererebbe più arte. Non
momento, permette di innalzarci al di sopra
ho conclusioni: bisogna allora ridefinire
delle cose.
2.3
ART IS WORK La dialettica arte-design
155
156
3.
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA
157
dALLA MENTE ALLA CARTA
2.1 3.1
dalla mente alla carta il progetto del manifesto
I
L DISEGNO DEL manifesto per la mostra "Disegnare è pensare" rappresenta il lavoro
che sta alla base, sia dal punto estetico che da quello concettuale, a tutto il processo di progettazione dell'immagine coordinata dell'esposizione. Scelte stilistiche, elementi di richiamo, titolo e direzione della mostra: tutto prende il via da qui. Inoltre il manifesto rappresenta l'artefatto comunicativo che ha più visibilità e che colpisce il pubblico più ampio, di conseguenza il suo impatto sulla comunicazione della mostra ha un ruolo fondamentale nella promozione della stessa.
4.1
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA Il progetto del manifesto
161
IL PROCESSO PROGETTUALE
semantico) sono diventate nel mio lavoro il simbolo dell'embrione di pensiero, della visione in potenza che circola prima nella mente e poi si rovescia su carta; più piccola,
Il lavoro di ricerca iniziale è stato il più
poi più grande, composta da più colori
lungo. Dopo una fase di desk research e
o monocromatica, i cerchi concentrici
documentazione, era necessario far venire a
rappresentano gli atomi dell'immaginazione
galla un tratto comune, uno o più elementi
e della rappresentazione visiva di Glaser.
concettuali da portare avanti come cavallo di Troia per sintetizzare, rappresentare e
Questo significato attribuito al cerchio
infine comunicare la mostra. Nel caso di
policromatico troverà l'apice del suo senso
Glaser poi, data la sua immensa mole e
successivamente nel Sedicesimo sull'autore,
il suo stile incredibilmente eterogeneo,
in cui proprio queste elementari figure
l'obiettivo non è stato per nulla semplice.
geometriche aprono e chiudono un flusso di immagini, figure, colori, in una circolarità
162
Quali sono le cifre fondamentali del
che come vedremo è propria del processo
lavoro di Glaser? Qual'è la cosa che più
creativo. Qui siamo ancora nella prima fase,
identifica la sua opera? Colore, estetica
dell'ideazione, dell'immaginazione, del
visionaria con concessioni al surreale
pensiero. La silhouette glaseriana si staglia
ma anche forte geometrismo e utilizzo
fin dalle prime bozze sull'affiche della
della forma primitiva, radici classiche ma
mostra, circondata da cerchi e colori, in
spunti sempre nuovi. Le sfere, o cerchi
un'atmosfera dai tratti psichelici e surreali.
concentrici, presenti in molti dei suoi
É il primo passo verso la creazione, il
lavori (non sempre con lo stesso valore
pensiero si fonde col disegnare e viceversa.
Il progetto del manifesto L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA
4.1
Le fasi dello sviluppo del manifesto della mostra.
4.1
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA Il progetto del manifesto
163
164
Il progetto del manifesto L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA
4.1
“
Il disegno è una forma di meditazione, ti costringe a fare attenzione, che è la ragione ultima del fare arte MILTON GLASER
”
IL MANIFESTO DEFINITIVO
L'affiche definitivo quindi mantiene l'utilizzo dei cerchi, la sagoma di Milton Glaser e uno sfondo giallo, colore che poi verrà impiegato anche nei vari artefatti comunicativi. L'impostazione geometrica e rigorosa della banda inferiori sarà poi ritrovata in tutti gli altri lavori per l'immagine coordinata: una tipografia (l'Helvetica viene scelto come font istituzionale) essenziale, di alta leggibilità e risolutezza formale e un layout chiaro, monocromatico e severo contribuiscono a fare da contraltare a una figura più dinamica e policromatica.
4.1
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA Il progetto del manifesto
165
IL RUOLO DEL MANIFESTO In una intervista a Commercial Art del 1989 Glaser illustra i principi cardine che reggono la forma-manifesto e il ruolo all'interno della società.
Qual è il ruolo commerciale, artistico e sociale del manifesto?
S
e per ruolo intendiamo una funzione preeesistente, intrinseca, allora il manifesto serve a trasmettere informazioni da una fonte ad un pubblico creando un'amplificazione o un cambiamento della sua percezione e inducendolo a una presa di coscienza o ad un'azione. Quando nel manifesto è presente un'intenzione commerciale, essa consiste ovviamente nel convincere un pubblico a comprare beni di consumo o servizi. Spiegare il ruolo artistico dei manifesti è più complesso. In base alla loro definizione, i manifesti non devono essere "artistici" per essere efficaci, vale a dire per avere successo in quanto tali. Il risvolto estetico nell'esecuzione dei manifesti dipende dagli obiettivi dell'esecutore piuttosto che dalle esigenze formali. A causa dello storico legame col mondo della pittura e in
virtù delle sue dimensioni effettive, il manifesto sembra da sempre offrire al designer maggiori opportunità di svolgere un lavoro artistico o di usare l'immaginazione rispetto a molti altri settori in cui egli potrebbe lavorare. In aggiunta alla pur significativa funzione di informare e motivare un pubblico, la questione del ruolo sociale del manifesto è ancora più sottile. La società trae beneficio da opere che hanno meriti "artistici" e che sono bene eseguite? Pure senza volere dare una definizione di questi concetti così evasivi, io direi di sì, senz'altro, e tuttavia mi sentirei costretto a fornire una prova concreta. Per rendere ancora più ambigua la questione, bisognerebbe inoltre spiegare che un oggetto bene eseguito può avere uno scarso valore artistico, mentre un oggetto artistico non deve essere necessariamente ben eseguito.
Qualche dettaglio del manifesto per la mostra.
4.1
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA Il progetto del manifesto
167
â—† Due possibili applicazioni del manifesto; in questa pagina: l'affiche della mostra in metro; nella pagina a fianco: il manifesto in una pensilina dei mezzi.
168
Il progetto del manifesto L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA
4.1
4.1
L'AFFICHE DALLA MENTE ALLA CARTA Il progetto del manifesto
169
170
4.
IL SEDICESIMO: UN RACCONTO PER IMMAGINI
171
del
FLUSSO
del
PENSIERO
2.1 4.1
Del flusso del pensiero IL SEDICESIMO, un RACCONTO PER IMMAGINI
P
ROGETTANDO IL Sedicesimo con lo scopo di rendere visualmente i mondi
che la mano di Milton Glaser ha creato in anni e anni di carriera, mi sono trovato in una situazione quantomeno scomoda: come far scorrere in sedici pagine l'immensa quantitĂ di riferimenti, stili, concetti e idee che Glaser ha riversato da sempre nel suo lavoro? Ho cercato di rintracciare un fil rouge tra i drastici scossoni stilistici nell'opera di un designer che si muove senza problemi tra Piero della Francesca e l'immagine coordinata di prodotti alimentari.
3.1
DEL FLUSSO DEL PENSIERO Il Sedicesimo, un racconto per immagini
175
CHE COS'É UN SEDICESIMO? Il Sedicesimo, esperimento grafico della casa editrice Corraini, si propone l'obiettivo di narrare visualmente senza "una redazione, un tema e neanche una gabbia grafica".
S
crivono alla corraini: "Un Sedicesimo è una misura tipografica: una rilegatura di sedici pagine, ma è anche una rivista! Una rivista di diciassette centimetri di larghezza e ventiquattro di altezza. Ma non è una rivista normale, tanto per cominciare non ha una redazione, non ha un tema e neanche una gabbia grafica."
Il racconto visuale quindi si snoda senza troppi vincoli, libero di svilupparsi tra le sedici pagine del prodotto editoriale. È da guardare molto più che da leggere, è una maniera sintetica, particolare, poetica di narrare una porzione di realtà, un lavoro, un autore e la sua mente.
L'immagine che è venuta fuori era quella di un flusso di lavoro unico e inarrestabile che toccava ogni singola parte del suo lavoro; piccole o grandi variazioni sul tema, toccate e fughe in mondi diversi e differenti dal proprio, riferimenti e legami con periodi artistici più o meno lontani ma tutti riuniti nella visione totalizzante e nell'immensa capacità autoriale di Milton. Glaser connette mondi separati tra di loro e crea una forma unificante: probabilmente il mondo del disegno e dell'arte (andando coi piedi di piombo sulla definizione della stessa) ha conosciuto di rado personalità così tecnicamente duttili e voraci, così abili nel modificare il proprio stile mantenendo un'altissima riconoscibilità e autorevolezza. Nessun artista grafico è stato così capace di saltare dall'acquerello postimpressionita al segno caricaturale, dal decorativismo di derivazione decò fino al più lucido geometrismo.
3.1
DEL FLUSSO DEL PENSIERO Il Sedicesimo, un racconto per immagini
177 23
Nella doppia pagina, lo sviluppo completo del Sedicesimo il cui flusse nasce dai cerchi concentrici e nei cerchi si richiude.
i temi e il flusso
Il Sedicesimo doveva quindi necessariamente riuscire a comunicare questa pienezza, questo flusso senza interruzioni di immagini e visioni per cercare di narrare nella miglior maniera possibile il visionario mondo di Glaser e la sua opera politropica. Le figure ricorrenti e simbolo del lavoro di Milton si rincorrono cosĂŹ per l'intero sviluppo del sedicesimo: il flusso nasce dalle glaseriane sfere di colore (qui assunte a rappresentare il pensiero creativo) per
178
Il Sedicesimo, un racconto per immagini DEL FLUSSO DEL PENSIERO
3.1
prendere tutte le forme dell'immaginario
musica e lo spirito dell'epoca. Tutto questo
del designer americano. Il surrealismo
fa parte di Glaser e si sviluppa naturalmente,
ottenuto connettendo i punti e fondendo
mutando forme e aspetto, colori e periodo
territori lontani tra loro; il rapporto con
storico, come singolo elemento per poi,
l'arte rinascimentale e l'Italia, sede della
nella ciclica struttura della creativitĂ e della
mostra; la duttilitĂ dello stile, declinato nelle
creazione, ritornare ad essere sfera e quindi
forme piĂš disparate; il caldo geometrismo di
immaginazione.
matrice spesso avanguardista e l'impiego di modelli primitivi coniugati con illustrazioni piĂš o meno complesse; il forte contributo all'estetica degli anni Sessanta e Settanta, vissuti da primattore nel mondo della grafica e dell'arte e il legame a doppio filo con la
3.1
DEL FLUSSO DEL PENSIERO Il Sedicesimo, un racconto per immagini
179
Qui a fianco: la copertina del Sedicesimo; nella pagina a fianco: dettagli del prodotto editoriale.
180
Il Sedicesimo, un racconto per immagini DEL FLUSSO DEL PENSIERO
3.1
3.1
DEL FLUSSO DEL PENSIERO Il Sedicesimo, un racconto per immagini
181
0
182
Il Sedicesimo, un racconto per immagini DEL FLUSSO DEL PENSIERO
3.1
3.1
DEL FLUSSO DEL PENSIERO Il Sedicesimo, un racconto per immagini
183
184
5.
LA COMUNICAZIONE DELL'ESPOSIZIONE
185
DISEGNARE , E PENSARE
186
187
2.1 5.1
DISEGNARE É PENSARE LA COMUNICAZIONE DELL'ESPOSIZIONE
P
ER LA STRATEGIA comunicativa della mostra è stata sviluppata una promozione
orientata trasversalmente rispetto ai vari media e ai vari mezzi disponibili. La mostra ha infatti un target onnicomprensivo di spettatori e la promozione quindi deve riuscire a raggiungere più fasce di pubblico: per questo alla comunicazione per vie tradizionali (inviti e materiali informativi cartacei) e al sito web della galleria si vuole affiancare un'applicazione per dispositivi mobile e assicurare la presenza di Anatome sulle pagine dei principali social network.
5.1
DISEGNARE É PENSARE La comunicazione della mostra
189
190
La comunicazione della mostra DISEGNARE É PENSARE
5.1
il motivo del cerchio
L'elemento convenzionale su cui è stato basato lo sviluppo dell'intera corporate image sono quei cerchi concentrici, di forte impatto e multicolori, presenti in molti lavori del maestro newyorkese: nell'immagine coordinata della mostra sull'opera di Glaser alla Galleria Anatome, questi cerchi diventano il simbolo convenzionale per rappresentare il flusso del pensiero creativo. Nei cerchi concentrici, dalle proporzioni e dai cromatismi più diversi, troviamo in embrione, tutte le figure, i personaggi, i leit motiv che ritroviamo nel lavoro di Glaser. Simboleggiano una rappresentazione in atto, qualcosa che ancora deve accadere, catturato nel momento della prima concezione o della comunicazione dell'idea. Spesso associati alla figura mitica del satiro, personificazioni della vitalità e della forza vitale della natura, i cerchi racchiudono al loro interno così l'intera estetica glaseriana: dal geometrismo alla surrealità, dalla psichedelia al legame col passato, dal rigore alla sfuggevolezza.
5.1
DISEGNARE É PENSARE La comunicazione della mostra
191
5.1.1
DISEGNARE è PENSARE invito
L'
INVITO ALLA mostra "Disegnare è pensare" è il veicolo tradizionale
di comunicazione dell'evento diretto a privati, gruppi o aziende. L'invito è pensato come un pieghevole che riprenda i tratti caratteristici dell'immagine coordinata.
5.1.1
DISEGNARE É PENSARE L'invito
193
SVILUPPO E INVITO DEFINITIVO
L'elaborazione dell'invito non ha superato molte fasi differenti a livello concettuale: essenzialmente è stata una naturale evoluzione dei progetti precedenti e ha riunito in sé già assimilate caratterische del progetto come il flusso di pensiero e la tipografia severa. L'unica modifica rispetto
194
L'invito DISEGNARE É PENSARE
5.1.1
alle prime elaborazioni è stata la rimozione di un precedente sfondo giallo di uno dei talloncini del pieghevole presente dietro la silhouette rossa di Glaser e l'inserimento di un testo informativo sull'autore e sulla
Nella pagina a fianco: un primo sviluppo dell'invito. In questa pagina: alcuni dettagli del pieghevole.
mostra sagomato all'interno della silhouette stessa.
5.1.1
DISEGNARE É PENSARE L'invito
195
5.1.2
disegnare è pensare stendardo
L
O STENDARDO per la mostra è stato ideato per essere allocato nella
galleria centrale dell'Edificio N. Riprende essenzialmente lo stile e gli elementi grafici dei precedenti lavori e in particolare ha la stessa struttura e impostazione concettuale dell'invito.
5.1.2
DISEGNARE É PENSARE Lo stendardo
197
collocazione nella mostra
Qui in alto viene presentato lo stendardo nella sua interezza mentre a destra troviamo una delle possibili applicazioni per lo stendardo all'interno dell'esposizione. Lo stendardo svolge le stesse funzioni comunicative del manifesto ed è pensato per una collocazione all'interno dello spazio espositivo.
198
Lo stendardo DISEGNARE É PENSARE
5.1.2
5.1.2
DISEGNARE É PENSARE Lo stendardo
199
5.1.3
disegnare è pensare buste e documenti
L
A CARTA INTESTATA, la busta e il biglietto da visita con i contatti della mostra sono
stati progettati riprendendo il rigore e il geometrismo del logo ideato per Anatome Milano. Bianco, nero e un leggero grigio sono gli unici cromatismi rintracciabili nell'austero design di questi documenti.
5.1.3
DISEGNARE É PENSARE Le buste e i documenti
201
Dettaglio di alcuni elementi della carta intestata, della busta e del biglietto da visita di Anatome Milano.
202
Le buste e i documenti DISEGNARE É PENSARE
5.1.3
semplicitĂ e rigore
Il layout della carta intestata presenta una colonna laterale con solo il logo Anatome e i contatti della galleria, mentre la parte centrale del documento è dedicata alle comunicazioni; gli stessi stilemi grafici si possono ritrovare negli altri due elementi in cui troviamo solo pochi essenziali elementi grafici.
5.1.3
DISEGNARE É PENSARE Le buste e i documenti
203
5.1.4
disegnare è pensare cartella stampa
P
ER IL PRESS KIT, atto a contenere tutto il materiale informativo della
mostra e destinato a giornalisti e cronisti, si è voluto ulteriormente sperimentare sul cerchio ed è venuta fuori l'idea di giocare con le alette della cartella per ricreare un solo cerchio concentrico che riportasse i colori primari utilizzati negli altri artefatti.
5.1.4
DISEGNARE É PENSARE La cartella stampa
205
Nelle due pagine: l'apertura della cartella stampa e il suo sviluppo
206
La cartella stampa DISEGNARE É PENSARE
5.1.4
declinazione del concept
Dapprima l'idea era di continuare a
della cartelletta, sempre per gli stessi motivi.
sfruttare l'immaginario di Glaser inserendo
Sfruttando un'apertura a quattro alette si è
quindi suoi lavori o illustrazioni nella
potuto così ottenere un packaging solido e
cartella mantenendo un bianco di fondo
spesso, in relazione con l'immagine della
che si raccordasse col resto degli artefatti.
mostra ma più serioso e geometrico, proprio
Successivamente si è voluto differenziare
per la sua differente destinazione d'uso. La
per contrasto (passando da bianco a nero)
struttura a strati, intuitiva e dinamica, crea lo
un prodotto che è solo per la stampa e
spazio anche per allocare biglietto da visita e
non per tutto il pubblico della mostra e si
un cd per la stampa contentente i contenuti
è voluto semplificare sempre più l'estetica
della mostra e altro materiale informativo.
5.1.4
DISEGNARE É PENSARE La cartella stampa
207
il press kit definitivo
Si è arrivati così ad una struttura complessa ma intuitiva che declinai il motivo del cerchio in maniera meno grafica e più fisica e si distanzia leggermente dal modus operandi delle precedenti applicazioni rimanendo legata a doppio filo al resto dell'immagine coordinata.
208
La cartella stampa DISEGNARE É PENSARE
5.1.4
5.1.4
DISEGNARE É PENSARE La cartella stampa
209
5.1.5
disegnare è pensare app
L
A NECESSITÁ DI promuovere la Galleria e le mostre attraverso i dispositivi
mobile è parsa chiara. L'applicazione Anatome Milano ha l'obiettivo di fornire all'utente informazioni, novità, curiosità, agevolazioni e rendere il visitatore connesso alla Galleria in qualsiasi momento egli desideri.
5.1.5
DISEGNARE É PENSARE L'app
211
In questa pagina: alcuni screen dell'app. Nella pagina a fianco, l'icona dell'app e uno splashscreen
212
L'app DISEGNARE É PENSARE
5.1.5
anatome a portata di mano
Da concedersi gratis, l'app è studiata per fornire le principali indicazioni sulle mostre, gli orari di apertura e chiusura, le promozioni e prevede anche sezioni di approfondimento sulle singole esposizioni e sugli artisti/designer. Attraverso l'app sarà possibile prenotare una visita, conoscere le promozioni e gli eventi organizzati dalla galleria, assicurarsi e-ticket per le mostre e avere la possibilità di effettuare un tour virtuale all'interno della galleria, ottenendo informazioni sulle opere.
5.1.5
DISEGNARE É PENSARE L'app
213
5.1.5
disegnare è pensare sito web
O
VVIAMENTE PER la promozione della Galleria è necessario predisporre
un sito internet che funga da portale di informazione per i visitatori o gli appassionati in cerca di informazioni su Anatome e le sue iniziative. Il sito web della Galleria è realizzato in uno stile sobrio, con un numero limitato di sezioni a disposizione dell'utente.
5.1.6
DISEGNARE É PENSARE Il sito web
215
il portale di anatome
Grazie al sito web, l'utente potrĂ conoscere le ultime notizie dalla galleria tramite la sezione News, la mission e gli obiettivi di Anatome Milano, tutti i dettagli sulle esposizioni temporanee e il calendario delle mostre. Oltre ai contatti della Galleria, sono previsti dei collegamenti per reindirizzare l'utente ai profili social di Anatome.
216
Il sito web DISEGNARE É PENSARE
5.1.6
5.1.6
DISEGNARE É PENSARE Il sito web
217
218
6.
APPENDICE
219
220
BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA FILMATI DI RIFERIMENTO A. Rauch (2002) Il mondo come design e rappresentazione Milano, La Casa Usher Edizioni P. Legrenzi & M. Sonino (1983) Percezione, linguaggio, pensiero di Gaetano Kanizsa Milano, La Casa Usher Edizioni
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G. Kanisza (1997) Grammatica del vedere. Saggi su percezione e Gestalt Milano, La Casa Usher Edizioni
The Art of Milton Glaser (2008), Brad Holland, Illustration Partnership illustratorspartnership.org
M. Glaser (1974) Graphic Design New York, Overlook Press
Why We Love Milton Glaser (2006), Bloomberg Businessweek businessweek.com
M. Glaser & J. Thurman (1980) Drawing in thinking New York, Overlook Press M. Glaser (2000) Art is work New York, Overlook Press M. Glaser & M. Ilic (2005) The Design of Dissent: Socially and Politically Driven Graphics New York, Rockport Publishers S. Chwast (2004) The Push Pin Graphic: A Quarter Century of Innovative Design and Illustration San Francisco, Chronicle Books S. McCloud (1993) Understanding Comics Northampton, Tundra Publishing S. McCloud (2000) Reinventing Comics: How Imagination and Tech Are Revolutionizing an Art Form Northampton, Tundra Publishing D. Baroni & M. Vitta (2003) Storia del design grafico Milano, Longanesi Enrico Morteo (2008) Grande Atlante del Design Milano, Electa Walter Benjamin (1936) L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi
50's Illustration: When Mass Media Met Pop Culture (2009), Martina Skender fuelyourillustration.com American Illustration: A brief History(2008), Susan E. Meyer, Illustratin Connecticut hcc.commnet.edu L'America di Norman Rockwell (2009), Andrea Visconti, L'Espresso Blog visconti.blogautore.espresso.repubblica.it A Chat about Art, Design, Computers and Education with Milton Glaser (2010), Jad Limcaco, Smashing Magazine smashingmagazine.com Art and Design: What’s the Big Difference? (1998), Micheal Brady unc.edu “What is Art, and What is Not?” (2009), Big Think bigthink.com Qualche riflessione sul design dei nostri tempi (2009), Vanni Pasca, Otto luogo dell'arte ottoluogodellarte.it
Bruno Munari (1936) Artista e designer, Milano, Laterza
Art and Design: Spot the Difference (2010), Carol Francis onextrapixel.com
Sito ufficiale Milton Glaser miltonglaser.com
Milton Glaser: How great design makes ideas new TED Archives, ted.com
Milton Glaser. Disegno, dunque sono (2008), Domenico Rosa, Il Sole 24 Ore ilsole24ore.com
Milton Glaser: To Inform & Delight (2010) Wendy Keys, Arthouse Films & Curiously Bright
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6
LE FONTI Bibliografia, sitografia, filmati di riferimento
Inside New York's Art World: Milton Glaser (1978) Barbaralee Diamonstein, Duke University Libraries I Want to Have a Monkey (2010) Milton Glaser
221
222
RINGRAZIAMENTI
Alla casa di Serafino Belfanti 2, dove sono cresciuto, nella quale mille cose sono successe, mille persone sono passate; a Milano che al mio arrivo sembrava la fortezza del tenente Drogo, lontana e ostile, e che adesso non è così facile lasciare; alla Famiglia e al Castello di Coimbra: all'assurda e meravigliosa bolla nella quale sono stato rinchiuso per sei mesi e alle persone che vi hanno vissuto con me; a Marsala, al suo vento, la sua luce e al suo sole che sempre mi accoglieranno ad ogni ritorno.
A Vito e Luigia che da lontano mi hanno supportato ciecamente; a Cecco e al sangue che ci lega; alla mia famiglia a Rho, piccola succursale di casa fin dal primi tempi di spaesamento; al nonno Ciccio e alla nonna Sina che mi hanno cresciuto giorno per giorno; a mio nonno Vincenzo e allo scritto pieno d'orgoglio che avrebbe letto a famiglia riunita dopo un bel pranzo domenicale e a Giacomina che l'avrebbe preso in giro.
A Vincenzo e Gabriele, fedeli fratelli preoccupati per la mia salute e sempre al mio fianco; a Greta, coinquilina e troria vichinga, e Luisa, fiaccola dell'anarchia; a Bianca, mia complice discreta; a Felicia, piccola colonna; a Marta e Scatà, dolci scaricatrici di porto; a Lo Duca, al nostro freddo affetto e a tutti gli altri; a Riccardo ai nostri sogni e ai progetti da magnacci.
A Sara e il Volpe, con cui abbiamo diviso il sonno e mille altre cose; a Elena e alle prime sigarette fuggendo dalle lezioni di disegno; a Squolo e a Marco Alto, idioti e sprezzanti membri del trio, e alle decine di altri compagni di cammino che mi hanno sempre dato un tetto sotto cui dormire e con cui ho condiviso lunghi discorsi e cagate storiche, oltre ad aver rubato loro una quantità non calcolabile di sigarette.
A tutti coloro che ho dimenticato di citare perché non mi smentisco mai, grazie.
7
I RINGRAZIAMENTI
223