Maria Crocifissa Curcio, lettere circolari

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Maria Crocifissa Curcio

Circolari alle suore

Fonte:http://www.madrecrocifissa.org/datibase/index_scritti_MC.htm


La persona e l’opera di madre M. Crocifissa Curcio e padre Lorenzo van den Eerenbeemt sono state entrambe essenziali per la nascita e lo sviluppo della congregazione delle suore Carmelitane missionarie di s. Teresa di Gesù bambino, tanto che a seguito degli studi effettuati negli ultimi anni si è compreso che entrambi devono essere insigniti del titolo di “Fondatore”. Conoscere il loro pensiero, tramite gli scritti che hanno inviato all’insieme delle loro figlie o a gruppi di esse, è perciò essenziale per comprendere il carisma della Congregazione e lo stile di vita che i Fondatori hanno cercato di imprimere ad essa. Le esortazioni e le disposizioni che leggeremo in queste pagine sono spesso energiche e rivelano quella chiarezza di idee e fermezza sui valori essenziali della vita consacrata missionaria che hanno consentito alla congregazione di crescere e svilupparsi come albero che sale dritto verso il cielo. Parimenti, queste circolari rivelano una filigrana preziosa: la collaborazione piena, cordiale e feconda fra i due Fondatori, convinti di essere stati da Dio consegnati l’uno all’altra per l’attuazione di un progetto che li superava: la nascita del Carmelo missionario, nelle due realtà istituzionali dell’Istituto femminile e di quello maschile (quest’ultimo rimasto irrealizzato a causa di varie avverse circostanze) . Tale collaborazione è tale che spesso i contenuti apportati dall’uno e dall’altra sono indistinguibili nelle circolari firmate assieme, che di solito sono chiaramente segnate dallo stile letterario di padre Lorenzo, uomo di grande cultura che la Madre sapeva apprezzare e valorizzare per il contributo alla vita e allo sviluppo della Famiglia religiosa (al contrario, purtroppo, di quanto è avvenuto in seguito) .


GLORIFICARE DIO PER LA CRESCITA DELLA CONGREGAZIONE alle reverende Suore Carmelitane Missionarie di santa Teresa del Bambino Gesù Dando uno sguardo al tempo, sono passati, quasi 13 anni di vita del nostro Istituto, non è possibile non rivolgere i nostri sentimenti d’infinita gratitudine verso Iddio, che ci ha guidato e sorretto in questi anni con bontà illimitata e con provvidenza ammirabile. A Lui solo dia gloria ed ai suoi santi: da parte nostra sentiamo tutta la debolezza della nostra umanità e non dobbiamo far altro che umiliarci davanti al Datore d’ogni cosa. No, non è opera nostra, bensì del Signore: non è lavoro delle nostre mani, e giacché l’opera è già ufficialmente riconosciuta come diocesana, dobbiamo affermare e credere che Iddio e la Vergine Benedetta del Carmine, e la gloriosa Protettrice nostra, S. Teresa del Bambino Gesù hanno voluto il sorgere di questo Istituto, che se non è ancora di fatto “missionario”, pure, secondo i giudizi di Dio, dovrà essere, per corrispondere al titolo ormai riconosciuto della Chiesa. E Dio dunque che ha voluto l’Istituto: come ha voluto tanti Ordini, tante Congregazioni, così negli eterni decreti, ha stabilito che nell’immensa oasi di questa terra, vi fosse questa aiuola, dove Egli stesso verrebbe a seminare i suoi fiori prediletti. Questa considerazione della mano santissima del nostro Creatore, in quest’ opera, è della massima importanza non solo per colui che scrive queste righe, ma anche per le suore a cui sono indirizzate. Per il vostro assistente Ecclesiastico essa è di grande aiuto, in quanto che lo sprona a non sfiduciarsi di fronte alle difficoltà d’ogni sorta: non sarebbe certamente a lui da giudicare questo piccolo gregge: ci vorrebbe una di quelle anime privilegiate, di cui è tanto ricca la Chiesa, che potrebbe portare con l’esempio e dare con la parola un impulso più spirituale nelle anime da Dio chiamate: ma egli è convinto che il Signore non ha bisogna di nessuno e che spesso usa degli strumenti più […] , affinché si riconosca l’opera Sua: a Lui perciò tutto l’onore. Il vero assistente di conseguenza, non è altro che uno strumento nelle sante mani di Dio. Alla volontà di Dio egli curverà il suo capo, abbracciando la santa croce che il Signore ha messo sulle sue spalle, e che dovrà portare dove e quando a Dio piacerà, che il guidare il crescente istituto sia una croce, forse si poteva dubitare in principio, ma ora è chiarissimo per chiunque è alquanto indietro nelle nostre cose. Per le suore che leggeranno poi questo scritto, sarà questo pensiero di Cristo, un pensiero motivo di forte incoraggiamento e forse anche di resistenza, se lo spirito si è lasciato abbattere dalle tempeste della vita; la fiducia nell’avvenire, di gratitudine per Colui, che dal mondo perverso, ha voluto trarle a salvamento, per mezzo della vocazione religiosa. Non è qui il luogo di ricordare tutte le vicende nello sviluppo dell’Istituto, ma certo è, che le persone di fuori che ci hanno conosciuto negli inizi, si meravigliano


altamente del nostro stato attuale e sono esse le prime a riconoscere la mano di Dio. Saremmo noi indietro ad esse? Noi canteremmo un inno di gloria e di lode al Signore? Spesso però la natura umana limitandosi a considerare sia le proprie imperfezioni, sia le altrui, non se è forse incapace di afferrare l’idea grandiosa del complesso: e così può avvenire che non una delle suore […] vedendosi nella vita spirituale molto indietro e non scorgendo nelle consorelle i raggi della santità, ch’essa aspettava vedere nella vita religiosa, non si senta attirata ad ammirare l’opera di Dio in noi e si mantenga uno stato d’apatia. Ma l’assistente ecclesiastico avverte che non vi è da meravigliarsi dell’umana debolezza e che nonostante i difetti dei Superiori e dei sudditi, è dovere di tutte le suore di riconoscere e ringraziare la Divina Providenza per i molteplici e segnalati aiuti prestati all’Istituto. Per corrispondere alla bontà del Signore, e per riparare in parte a questa forse non del tutto colpevole negligenza nell’educazione spirituale delle suore, l’assistente si propone di commentare le Costituzioni, affinché le suore [righe incomprensibili] . Dunque la parola d’ordine: Bando ad ogni egoismo! Sia quest’anno un anno di gara di carità per l’ incremento del nostro spirito. E particolarmente del probandato e del noviziato. Fate dunque tutto più che potete dei sacrifici. Imitatevi ragionevolmente in tutto con santo fervore per il vostro voto di povertà. Dovranno anche questa volta, dopo questa lettera scritta, così paternamente, i Superiori tendere pietosamente la mano, quasi per elemosinare ad alcune nostre suore, per domandare ciò che loro con vero interessamento filiale dovrebbero consegnare, per il bene dell’Istituto? Saranno tanto contenti di poter aprire il nostro cuore a tutte voi, senza eccezione, con la pienezza della fiducia: ma rispondete a voi nel vostro intimo, qual fiducia possono meritare coloro, che non agiscono con noi direttamente e sinceramente, che s’inviperiscono al minimo accenno ai loro gravi doveri? Nuovo anno, perciò nuove speranze. Santo nuovo anno! E l’ultimo e gli ultimi vogliamo volentieri dimenticarli, sopraffati, così è il nostro augurio, dalla testimonianza filiale di tutte voi indistintamente. Credo finora di aver scrupolosamente tenuto l’amministrazione e di aver agito coscienziosamente per il bene dell’Istituto. Dio benedica le mie parole e possano esse trovare aperto i vostri cuori. Vi benedico in Gesù Cristo, Vostro padre, P Lorenzo N. B. Nei riguardi della ricreazione, si osservi l’articolo 130 delle nostre Costituzioni, con l’avvertimento che il silenzio non venga dispensato se non la


Domenica, le feste comandate e i giorni di festa dell’Istituto e in nessun altro giorno. (da conservarsi nell’archivio di ciascuna casa) SENZA DATA, MA È PRESUMIBILE CHE SI TRATTI DELLA FINE DELL’ANNO 1942

PENSIERI PER LA QUARESIMA Casa Madre, 1943 La vita religiosa è un atto di fede per eccellenza: la dedizione totale di sé stesso al Signore in uno stato di continua e crescente perfezione. Ricordando lo slancio con cui voi, mie buone suore, nel giorno della vostra professione vi dedicaste al Signore, spinte da una fede profonda in Colui che tutto può, sorpassaste ogni difficoltà dell'animo ed eravate pronte, ne sono sicuro, anche al martirio. Ma con l'andar del tempo quella leva possente che innalzava, voi debole creature, all’alta sovranità di Spose di Cristo nella vita e nella morte, venne forse in qualche anima più debole, più distratta dagli offici che porta seco la vita di attività ad offuscarsi alquanto e la fede alla grande finalità della vita religiosa, al dovere di tendere alla perfezione, non fu chiara ai vostri occhi. Profittiamo di questi giorni di Quaresima per scuotere il nostro torpore, per riconcentrarci più intimamente in noi stessi, per esaminare più a fondo e renderci conto del nostro stato attuale riguardo alla perfezione. Emettendo i vostri voti davanti a Dio, avete abbracciato la Croce che Gesù vi ha presentato: "Prendi la Croce e seguimi”. Ma la Croce di Gesù è terribilmente pesante, se Gesù con la sua Grazia non ci aiuta portarla. Solo con Gesù il giogo diventa soave, e il peso diventa lieve. I voti emessi sono l’espressione del sacrificio: il voto di castità è la rinuncia a qualsiasi affetto terreno, è lo sforzo continuo del l'anima a liberarsi dalle scorie della propria natura: se nei nostri intimi affetti, se nelle nostre manifestazioni esteriori c’è stato qualcosa d'irregolare, se nelle nostra fantasie il candore volontariamente è rimasto alquanto appannato, se abbiamo ceduto a vanità esteriore, se nei riguardi della propria famiglia i legami, del sangue si sono fatti sentire più potenti dei legami dello spirito, il voto di castità, non diciamo mortalmente, ma certo venialmente, in modo più o meno grave è stato incrinato. Gioverà allora rinnovare nel profondo del nostro essere il prezioso voto, i propositi di una più scrupolosa vigilanza dei sensi, d’una mortificazione ben regolata per i cibi e le bevande, d'uno spirito di ritiratezza più decisivo ed infine d'una preghiera più intima e più profonda dell’anima per una purezza verginale quale si conviene ad una sposa del Cristo, la verginità e la purezza infinita. Abbiamo attaccamento alle cose della terra? Ci lasciamo sorprendere da desideri di avere tutte le comodità possibili, buone vesti, buoni indumenti, buone scarpe e ben fornita guardaroba personale più che sufficiente alla necessità di coprirsi e di


difendersi dalle intemperie? Cerchiamo di magazzinare per conto proprio, tutte quelle inezie che rendono l’anima meschina e incapace a volare in più alte sfere, oppure, se siamo a capo di comunità, ci preoccupiamo tutto ciò che è desiderabile per la propria persona, dimenticando i doveri verso la proprie suddite, mancando così di carità verso di esse? O forse diffidiamo della Provvidenza, e il nostro animo si confonde con i conti? Arriviamo forse ad alienare il denaro sacro, o cose della comunità, per i nostri comodi, o peggio ancora, per regali a persone di fuori, fossero anche della nostra famiglia? Ricordiamo che tutto il bene materiale con cui Iddio benedice la nostra attività, è mezzo per continuare le opere del Signore: siate generose con chi vi dirige perché il denaro non dove conservarsi gelosamente negli scrigni, ma con prudenza, deve essere impiegato al miglioramento della nostre opere, e per una. più facile accettazione delle vocazioni. Chi ha una chiara idea del voto di povertà, ringrazia il Signore del privilegio che ci ha dato di poter rassomigliare a Lui che non ebbe né casa né tetto: esaminiamoci su questo voto e conserviamo in noi lo spirito di una giusta economia che non deve in nessun modo ledere la carità fraterna. E l’obbedienza? Qual è il nostro sentimento nei riguardi di tale voto? Quanto sublime è questo voto, ma com’è difficile acquistare la perfezione nell’ubbidienza! Il proprio IO non vuole essere estirpato dal nostro cuore, e la volontà trova tutti i cavilli per non inchinarsi alla volontà dei Superiori. La superbia fa stimare noi stessi più del giusto, e ci spinge, se non alla ribellione, talora a un sentimento di contrarietà, di avversione per coloro che hanno il dovere di ammonirci. Risentimenti profondi talora proviamo per i Superiori, sia maggiori, sia immediati: l’orgoglio che domina, non sopporta precetti a avvisi: da questo nascono altri vizi, la maldicenza, la menzogna, la calunnia, tristi frutti della nostra volontà disordinata. Ma Gesù è stato obbediente fino alla morte, e noi vogliamo imitare l'umile e illimitata obbedienza del Redentore! Umiliamoci dunque: non ci lasciamo, vincere dalla superbia, non rimaniamo testardamente attaccate ai nostri giudizi, ma imitando la nostra Santa Teresa, tendiamo ad una perfetta dedizione della nostra volontà alla volontà di Dio, che non si manifesta se non per mezzo della Chiesa, della gerarchia ecclesiastica e delle Suore che Egli sceglie a Superiore. Perché questi sentimenti per la Quaresima? Mie buone, suore, il gran mondo non crede a Dio e: non lo ama, e perciò non lo pensa e lo disprezza, calpestando superbamente ogni legge morale. Presso chi deve trovare conforto il Redentore, se non presso le anime a Lui consacrate? Chi potrà placare la divina giustizia, che si manifesta con quest’universale flagello, se non queste anime, vincolate dai sacri voti? Suvvia, mie buone consorelle, qualunque sia il nostro ufficio, tendiamo con tutte lo nostre forze sulla perfezione: tendiamo alla sommità di quest'altissimo monte, e la nostra voce allora, in adorazione e in preghiera, sarà voce propiziatoria: Signore avrà pietà di noi, ma anche, del mondo intero,e concederà nei nostri cuori e nei paesi in guerra quella vera e stabile pace che solo Cristo, il Re della Pace, può dare. Benedicendovi nel Signore


Il Padre.

LEZIONI DALLA GROTTA DI BETLEMME S. Marinella 20. 12. 44 Dilette figlie in G. C. La festa del S. Natale, è una delle più belle e care solennità per noi religiose è la rinnovazione di tutta la nostra fedeltà religiosa alla considerazione di un Dio che prende le forme di un bambino il più povero! Quanti sublimi lezioni non ci dà l'umile grotta! Sono sempre nuovi tali ammaestramenti, e quindi dobbiamo aumentare la nostra riconoscenza d’Amore, per noi e nella preghiera per le anime che vivono senza fede e senza Dio! Oh! Questo numero è immenso, i santi piangevano tanta ingratitudine, e noi ereditiamo tale amore di riparazione, sì o care figlie, piangiamo i delitti le bestemmie orribili che in questi tempi i demoni suggeriscono alle creature deformati del peccato. Qui l'altro giorno il nostro R. Padre ha sentito bestemmiare Gesù Crocifisso, certi giovani delinquenti, e costringevano i ragazzi che vengono in chiesa a fare ugualmente, che demoni! Come provocano la Giustizia Divina! Preghiamo e ripariamo, al Pargolo Celeste facciamo trovare nel nostro cuore la culla adorna di viole di gigli e di rose. Così consoliamo l'Infante Divino e la Sua SS. Madre per avere pietà dei peccatori ostinati. Così chiuderemo quest'anno di pene e dolori, per dare inizio al nuovo anno con i nuovi propositi di fedele corrispondenza nell'osservanza delle Sante Regole e nell'Immolazione di riparazione. Con auguri d'ogni celeste carisma e benedizioni copiose, nel Cuore di Gesù e di Maria. Vostra aff. Madre.

CIRCOLARE PER LA QUARESIMA 1945 Le circostanze di questo periodo postbellico hanno indotto il Sommo Pontefice a limitare la legge del digiuno nei soli due giorni di Mercoledì delle Ceneri e Venerdì Santo, però si raccomanda ai fedeli e specialmente ai religiosi di compensare questa dispensa con opere buone. Ed è un'opera santamente buona e assolutamente necessaria quella che oggi raccomandiamo alle nostre suore: la mortificazione della lingua. Trascriviamo innanzitutto un tratto della lettera di s. Giacomo (1,86) : se alcuno stima essere religioso e non sa frenare la lingua, ma segue la passione del suo cuore, il suo senso religioso è vano. Se qualcuno non offende nelle parole, costui è perfetto e


può frenare tutto il suo corpo. Se mettiamo il freno in bocca al cavallo possiamo guidarlo ovunque vogliamo. Anche le navi pur essendo grandi, in mezzo talora ai venti poderosi vengono guidate con un piccolo timone dal timoniere dovunque egli le diriga. Così la lingua è un piccolo membro ma è capace di molte cose. Ecco, come il fuoco può incendiare una grande selva, così la lingua è un fuoco e un mondo d'iniquità. Così la lingua nostra macchia tutto il corpo e, infiammata dall'infetto infiamma tutta la nostra vita. Si può domare tutti i generi d'animali, anche uccelli e serpenti: la lingua nessun uomo è capace di domarla, è un male inquieto, pieno di veleno mortifero. Con essa benediciamo Dio e con essa malediciamo gli uomini fatti a immagine di Dio stesso... non è giusto, o sorelle, fare così... . Non sono queste parole da considerarsi profondamente nel cuore? Ditemi, mie buone suore, è giusto che le suore si bisticcino tra loro, vomitando tutto ciò che il demonio può suggerire nel loro cuore? E se hanno qualche carica, e si danno al pettegolezzo, non scandalizzano la comunità, non chiamano dal ciclo l'ira divina? E se una suora, spinta dal malvagio consiglio del demonio (lo dice s. Giacomo) si da a rinfacciare ad un'altra suora i suoi natali, la sua primitiva condizione o altre cose che veramente trafiggono il cuore della consorella, ditemi, non meriterebbe questa suora essere spogliata del sacro abito e ridotta allo stato laicale, oppure se domandasse perdono, non dovrebbe essere confinata in un angolo di qualche casa religiosa, privata per sempre di voce attiva e passiva? Eppure nel mondo religioso (per non parlare del nostro in particolare) vi sono delle suore che hanno nel cuore un inferno di odio contro le consorelle: contro una sola? No, spesso contro molte, spesso contro tutte quelle che non possono adescare al loro partito. E allora? Povere case religiose; abitate da tali esseri, povere giovani suore che devono essere partecipi di tali profonde vergogne! Quale scandalo, quale profanazione dei sacramenti, perché non vanno a confessarsi con l'idea di dolore del proprio peccato, con la compunzione necessaria, ma così tanto per abitudine; vanno poi alla Comunione biascicando parole d'amore al Signore e portando in cuore l'odio, l'avversione, l'astio alla consorella. O Signore, che profonda cecità! Che superbia incarnata, che sepolcri imbiancati! Ma vi è ancora un altro male che nasce da una delle più profonde caverne del cuore: il riportare ad un'altra suora ciò che sbadatamente un'altra abbia potuto dire sul conto di quella. Da qui pettegolezzi, rancori, questioni senza numero, da qui il nemico della pace entra trionfante tra le suore e ne corrompe la mente e il cuore! Considerate, o buone consorelle, quale sfacelo sarebbe per la nostra congregazione se entrasse il demonio della lingua infernale! Raccomandiamo perciò alle superiore di vigilare alla lingua propria e delle altre suore e di avvertire i Superiori maggiori che si sentiranno in dovere di prendere i provvedimenti più adatti per estirpare questo vizio dalle nostre suore. Studiarne la nostra anima e vediamo se l'astio, la disistima e forse l'odio non sono entrati nel nostro cuore: nel caso domandiamo pubblicamente perdono se abbiamo dato sfogo a questi sentimenti e incateniamo una volta per sempre la lingua con una ferrea volontà, dentro la duplice barriera dei denti e delle labbra. Pace in Cristo. Padre Lorenzo


“LA POVERTÀ” Sono i giorni soavissimi delle feste natalizie e le suore si dedicano a rendere il presepe più bello e più fornito. Ma il vero presepe di Betlemme è l’immagine della povertà. La povertà del presepe, la possiamo figurarci questa povertà come realmente si ebbe in quella misera grotta? Quanta durezza dalla parte dei Betlemiti che non accolgono la Madre Divina, in quello stato: ma così voleva l’Altissimo per insegnare al mondo l’amore alla “povertà”. Nessuna culla è stata più meschina di quella mangiatoia: poco fieno, non consumato dalle bestie, ha formato la sua culla: pochi pannolini i suoi vestiti. Ed ora, anima religiosa, ricorda in questa occasione il tuo voto di povertà. È un privilegio poter emettere un voto che ti fa simile al Divin Maestro, ma come l’intendi tu? Ami avere tutti i tuoi comodi? Forse nei primi tempi eri fervorosa, eri distaccata da tutto, non soffrivi attaccamento per nessuna cosa e allontanavi da te ogni superfluo: eri contenta del cibo ordinario e non ti lamentavi se talora sentivi il peso di questo voto. Ora forse ti sembra la vita carmelitana troppo povera ed umile e guardi con un certo senso d’invidia quegli ordini che hanno più comodità, più beni terreni, più mezzi e più libertà di spendere. Ora forse ti annoia avere per molto tempo lo stesso abito, ne desidereresti un nuovo: guardi forse alle calzature delle persone secolari? Del mangiare, forse ora ti lamenti, perché ordinario, perché poco saporito, e cerchi, se hai a disposizione del denaro, intingoli, e i dolciumi e sprechi la sacra moneta dei poveri per tutte le fantasie, che non sono più di religiosa, ma di donna del mondo? Cara suora, forse ti annoia essere seguace di Cristo? Suvvia pensa seriamente al tuo voto! Non per burla si fanno i voti! Sai quante religiose non vedranno la vita eterna, per il troppo attaccamento ai beni temporali, per l’abuso nell’ amministrazione, cambiando cifre, scrivendo sui libri ciò che pare e piace per non dare conto vero ai superiori della realtà: cioè si sono perdute perché hanno abbandonato il sentimento della santa povertà. Ci saranno tra le nostre carmelitane di tale animo? Gesù dalla sua misera grotta di Betlemme abbia pietà di noi tutte e infonda il sentimento di povertà in tutti i cuori. Ricordiamoci ò sorelle di questo voto. Siamo veramente povere, non cerchiamo nel vestito e nelle calzature se non la povertà: la povertà non significa però sciattaggine: mangiamo ciò che è giusto ma non cerchiamo di appagare il gusto: siano i cibi ben fatti con gran pulizia, non si cerchi cose che i poveri non hanno: non nascondiamo nulla di ciò che è a nostro servizio, sia pure una sciocchezza, perché ciò denota il nostro attaccamento alle povere cose di questo mondo: non abusiamo del denaro se siamo incaricate dell’amministrazione, per fare le cose senza il dovuto permesso: per fare doni alle persone estranee, per mandare le cose ai parenti. Pensate che se non ci freniamo possiamo anche in queste cose arrivare a tal punto di commettere un peccato mortale?


Fate dunque un vero proponimento di povertà davanti alla grotta di Betlemme. Seguiamo Gesù in questa santa virtù, così non ci sarà di peso di lasciare l’Italia per chi sarà chiamata ad andare nelle missioni. Nelle vere povertà troveremo la pace dell’anima. Monito: È giusto che la suora si comporti con molta educazione quando si trova negli atti comuni: perciò in Chiesa, in refettorio, a passeggio, in contatto con persone estranee la suora non si presenti con abiti sozzi, con calze rotte, ma abbia cura che l’abito religioso sia apprezzato da tutti, non per la sua qualità, ma per la sua religiosa pulizia e povertà. 1945 SENZA FIRMA

“IL LAVORO” Passate le feste natalizie, la liturgia ricorda la sacra Famiglia: entriamo anche in spirito nella santa casa di Nazareth. Nell’umile povertà della casa, troviamo Gesù, Maria e Giuseppe, intenti al lavoro. Anche il Figlio di Dio ci ha dato l’esempio del lavoro: il Signore ha voluto accollarsi il peso del lavoro materiale, per insegnarci che chi vuol seguirlo deve apprezzare il lavoro, deve amarlo. Ò anime religiose, non avrete proprio nulla da rimproverarvi su questo punto? Non vi sono delle consorelle, che anche nei giorni di lavoro sono vestite con i loro abiti migliori, con le scarpette più buone, e si vergognano di lavorare gli umili lavori della casa? Non vi sono delle consorelle, che amano perdere il tempo con ricamini e simili gingilli di signorine del secolo? Suvvia, buone suore, svegliamoci una buona volta, considerando l’esempio del nostro Divin Maestro. Che ogni suora si esamini alla fine del giorno, come ha passato la giornata: se vedrà di non aver fatto del lavoro utile per tutti, secondo le prescrizioni dei superiori locali, sappia che ha mangiato il pane a uffa, che si è data al demonio dell’accidia , che è pure uno dei vizi capitali. Si ricordino le suore che rifuggono dal lavoro che esse non sono degni di avere l’abito sacro, che danno scandalo alle consorelle, che dovranno passare un tremendo purgatorio per la loro accidia e pigrizia, per la loro ingiustizia mangiando il pane lavorato da altri. Preghiamo le superiore locali d’invigilare, affinché le nostre suore non diventino ‘signorine ­ suore’, tutte preoccupate delle loro vesti, delle calzature, dei soggoli inamidati, e piene di una certa incredibile superbia da credere che non debbono apparire davanti alla popolazione, come suore di lavoro! No, mie buone suore, sappiate tutte che se in tutti i tempi è stato un dovere darsi ai lavori anche materiali, molto più oggi di fronte alle esigenze della società: che il mondo sappi che le suore lavorano come tutti gli operai del mondo, e che le suore non si sono fatte


suore per passare le ore inoperose, o con gingillini di ricamo nelle mani. Ci sono arrivati dei lamenti d’inabilità d’alcune suore: alcune consorelle, a cui sono stati affidati degli uffici di attenzione, lavoro, prontezza, poco di questi se ne occupano, amano perdere il tempo inutilmente, si nascondono il più che possono… e così mandano per aria la comunità? Non comprendiamo come tali suore possono avvicinarsi alla sacra mensa con questi sentimenti: speriamo che la presente le scuota e le richiami a migliori consigli. Perciò la cucina, la lavanderia, la pulizia dei bambini e della casa, la cura degli ammalati, la cura del giardino, orto, e degli animali domestici, sono tutti lavori degnissimi delle suore: sarebbe segno di profonda ignoranza di vita religiosa considerarli altrimenti. Abbiate cura delle vostre case, che siano pulite, linde; fate guerra continua ai parassiti che cercano di annidarsi tra noi: amate molto la pulizia sia della casa, sia delle bambine, sia personale. Cercate di andare a letto stanche del lavoro della giornata: allora Gesù e la sua madre Santissima e il patriarca vi assisteranno e vi proteggeranno anche nel sonno, e le nostre case si modelleranno secondo l’incomparabile esempio della casa di Nazareth. Monito: Nei giorni di lavoro, non si abbia l’abito e la calzatura di festa: l’abito del lavoro, possibilmente in nero, sia pure rappezzato – non è questo un disonore – però mai stracciato: così anche si adoperino volentieri gli zoccoli, e si levi ogni albagia per apparire graziose – signorine suore, ciò che è indegno ad una suora chiamata all’umile servizio di Dio. [a mano] raccomandiamo di meditare la presente e praticarla Benedicendovi insieme al Rev.mo Padre, La Madre 1946

“DISCIPLINA RELIGIOSA” febbraio 1946 Il Signore non dice alla sua sposa che l'avrebbe coronata di una corona di rose sulla terra: questa la darà nell'eternità, mentre finché si vive in esilio, solamente la corona di spine ci è riservata. La religiosa non può né deve scansare questa corona, se vuole seriamente appartenere a Gesù, perciò deve essere pronta ad abbracciare questa vita di disciplina religiosa, uniformandosi con piena sottomissione a tutti gli atti comuni, se non è impedita per motivi serissimi. È vero che nei nostri tempi vi sono delle necessarie infrazioni a questa disciplina: la compra degli alimenti necessari, i diversi richiami presso le autorità pubbliche per le opere che noi gestiamo, obbligano le povere suore ad


uscire e stare fuori di casa delle ore, quasi delle giornate intere. È un vero martirio corporale e spirituale: corporale perché appena le forze fisiche possono sorreggere tali fatiche, spirituale perché le suore zelanti soffrono a doversi trovare in mezzo al mondo, agli affari, mentre l'animo cercherebbe la quiete nel quotidiano lavoro religioso. A queste suore noi raccomandiamo che mantengano fuori di casa la dignità religiosa, che faccino amare il nostro abito per il buon comportamento e per la serietà e che ritornata alla casa, non dimentichino i loro doveri omessi a causa dell'uscita fuori, specialmente la meditazione e la lettura spirituale. Sarà dovere della Superiora d’invigilare affinché nessuna suora tralasci questi santissimi obblighi, che è il vero pane quotidiano della religiosa. Osserviamo però che in alcune comunità si va rallentando questa disciplina: inosservanza d'orario fin dal mattino: in cappella s’incominciano le preghiere con ritardo, per il ritardo delle suore: nel tempo della meditazione si alzano per preparare gli indumenti sacerdotali o l'altare: talora si confabula anche per sciocchezze: la meditazione viene letta male e talora in modo incomprensibile per le altre: si raccomanda di leggerla lentamente e chiara di modo che le suore comprendano bene. Le preghiere orali come si recitano? C’è molto da lamentare; si prega male, senza fervore e spesso si sta con la bocca chiusa per la pigrizia di non sforzarsi ad uscire la voce: la tonalità disaccorda, o troppo bassa, o troppo alta: cerchi l'anima religiosa di distruggere il torpore dell'anima sua e s’accenda del fuoco dell’amor divino. Al primo segno della alzata siano sollecite a lasciare il letto e incominciare la giornata con una preghiera ardente: che non succeda che per la pigrizia si recitano le preghiere sotto le coperte o non si prenda parte. Quanto grave peso è per le superiore e quanta responsabilità davanti a Dio! Sono le superiore che devono invigilare affinché le suore tutte che non sono legittimamente impedite, non manchino a tutti gli atti comuni. Così anche invigilino che sotto la scusa del loro ufficio, le suddette non si presentino a questi atti e che talora abusando di questo ufficio, si ritirino rinchiuse in qualche stanzetta a farsi le cose proprie e magari prepararsi qualche cosa da mangiare, a ore insolite, in segreto, ciò che importerebbe vero scandalo alle giovani suore, offesa alla vita religiosa. Questo sarebbe il colmo dell'inosservanza sia dalla parte delle suore suddite, sia dalla parte delle superiore che non usano abbastanza sorveglianza. Sia dunque un grave onere per le superiore d’invigilare su questa disciplina religiosa. Raccomandiamo vivamente ad esse di non mollare, ma anzi di essere piuttosto severe per la frequenza esatta di tutte le suore non legittimamente impedite, che agli atti comuni, e che diano il tempo alle altre che non sono intervenute, a fare questi atti col dovuto sentimento religioso.


Monito: Che nessuna suora abbia con sé dolciumi, frutta e cose simili, e mangi fuori pasti; nel caso poi che per il suo ufficio le venga dato qualche offerta, anche di generi alimentari, senta profondamente nel cuore il dovere, l'obbligo di passarlo, per mezzo della Superiora, alla comunità. Le superiore siano vigile su ciò. In Cristo. Affez. Madre I vostri superiori

SPIRITO DELLA PREGHIERA RIPARATRICE S. Marinella 14 febbraio 1947 Mie dilette figlie. Sento, come mio dovere di mamma, vegliare e d’inculcare nella mente e nel cuore delle figlie il sentimento del vero spirito di preghiera riparatrice, specie in questi giorni di carnevale, che tanto affliggono il Cuore Sacratissimo di Gesù; tocca a noi, anime religiose, consolare questo Cuore Adorabile, preghiamo e ripariamo dunque gli innumerevoli peccati di questi giorni. Un altro pensiero voglio comunicarvi: quello della S. Quaresima: tempo prezioso perché richiama alla nostra attenzione la considerazione della Passione di Gesù, tale considerazione certo non lascia indifferente l'anima nostra; ma certo suscita sentimenti di amore di compassione per Colui che ha tanto sofferto e amato, desideri grandi di mortificare la nostra natura in tutto ciò che ci distrae dal seguire Gesù nella via del Calvario. Questo è il digiuno che in questi tempi di penitenza dobbiamo fare, mortificare ciascuna il difetto la passione che ci predomina ed è causa di tutti i difetti di tutte le nostre debolezze che ci fanno cadere per abitudine... guai all'anima religiosa che contrae per poca vigilanza su se stessa, difetti che hanno radice. Il poco fervore ne è la causa, la preghiera fredda, incostante, l'anima fredda, tiepida è il terrore degli Angeli e la consolazione dei demoni... Gesù vomita queste anime... tanto è il grande disgusto che soffre Gesù per queste anime! Voglio augurarmi che nessuno di voi sia in tale disgraziate condizioni, che la vostra Comunità sia tutta di anime ardenti fedeli al gran Dono della Vocazione, tutte comprese dei grandi privilegi accordatoci dalla Divina Bontà, che vive fra noi, nella nostra stessa casa, nel Tabernacolo, ci attende col Cuore aperto pronto sempre a versare su ciascuna l'amore infinito, la sua luce e forza; le nostre miserie ed infedeltà non l’allontanano, sempre palpita notte e giorno d'amore per noi. Oh! Immenso amore, profondissima umiltà, quante sublimi lezioni non ci dà dal Tabernacolo! Procuriamo di ascoltare la Voce Divina, di portare il cuore vuoto delle passioni, umili e mortificate, e sentiremo ciò che Gesù brama comunicare alle sue anime predilette. Tale sia il nostro digiuno spirituale da renderci vere Spose di Gesù Crocifisso, questo digiuno non fa male,


anzi dà la santità all’anima che ha giurato di raggiungere la perfezione nei S. Voti, fa bene al corpo, perché la pace dell'anima da più salute fisica. Con l'augurio di pace e tranquillità vi benedico di cuore. Vostra aff. ma Madre Crocifissa.

UNIONE FRATERNA SEGUENDO IL REDENTORE CROCIFISSO S. Marinella 28. 3. 47 Figlie Amatissime. Nelle solennità sentiamo più del solito il bisogno di essere vicine, tutte attorno alla Madre, tutte insieme al Banchetto Eucaristico, dove vi vedo ogni giorno. Saremo più unite nella settimana di Passione, dell'amore Infinito che si offre Vittima per aprirsi il cielo, nel giorno glorioso della Resurrezione. Seguiamo Gesù al Calvario, abbracciamo ciascuna la Croce, siamo generose nei piccoli sacrifizi che richiede l'ufficio che l'obbedienza richiede, Gesù ha versato tutto il suo prezioso sangue fino all'ultima goccia, e noi certo corrispondiamo, con piccoli sacrifizi, che spesso gli neghiamo. Imitiamo Gesù Crocifisso, amiamo la Croce se vogliamo godere l'eterna resurrezione. Siate fedeli, o care figliuole, ai S. Voti che sono i santi chiodi che vi rendono Crocifisse con Gesù, la fraterna carità risplenda nella vostra Comunità, e le consolazioni Pasquali discenderanno su ciascuna benedizioni celesti. Vostra Madre Crocifissa.

“GENEROSITÀ PERSEVERANTE” S. Marinella, luglio 1947 Di nuovo ritorna la festa carissima della nostra Madre celeste: la Madonna del Carmelo, la madre di quei santi Eremiti, che tanto l’onorarono nel Monte Carmelo. Fu Lei, la Vergine che a S. Simone Stock diede il pegno sicuro della salvezza: il santo scapolare. Voi terziarie appartenete con tutti i diritti a questo grande Ordine del Carmelo, avete però anche dei doveri che vi legano al Santo Vessillo di Maria. E quali sono questi doveri? Rientriamo alquanto nei primordi di questa nostra piccola fondazione Carmelitana. Era il tempo della beatificazione e canonizzazione della nostra protettrice S. Teresa del B. G. Colui che scrive ora queste righe, in quel tempo segretario delle Missioni del carmelo, aveva nel suo animo una pena per non poter anche lui sorpassare l’oceano, e andare con tanti suoi confratelli, nelle Indie Olandesi dove un miscuglio


di popoli asiatici di molteplici fa […elle] , aspettavano l’aiuto degli operai della grande Vigna Divina. Non gli fu dato di poter partire, ma quando sentiva i lamenti dei Missionari che non trovavano suore adatte per i loro lavori missionari, suore che comprendessero le loro necessità spirituali ed anche materiali, fu assillato da un pensiero che non gli dette più pace: bisognava trovare un terz’ordine che fosse missionario. Necessità spirituale dei missionari è l’aiuto che dovrebbero dare le suore per attirare le giovinette, le bambine e i bambini, sia con le scuole, asili, con congregazioni mariane, riunioni catechistiche, oratori, ricreatori: necessità materiali, il pio ufficio di Marta con l’ufficio di sagrestana, per la pulizia dei sacri arredamenti, dei sacri vasi, per la manifattura delle ostie, ecc. Suore capaci per gli ambulatori, e nelle circostanze, per l’ufficio caritatevole negli ospedali. Questo era l’ideale: cercare dunque un terz’ordine che svolgesse tutte le sue forze a questo fine… e S. Teresina, la santa delle Missioni, ci penso che fu lei che nell’anno della sua canonizzazione condusse il piccolo nucleo da Modica e da Roma a S. Marinella per le vie misteriosamente misericordiose della Provvidenza. Sono passati già molti anni: abbiamo attraversato delle bufere interne e angosciose, delle bufere esterne incruenti cruenti, l’ideale missionario si era quassi sbiadito per le continue lotte e le circostanze contrarie: siamo arrivati sino a questo giorno, ma ecco che un’aurora lenta ci annunzia un sogno tardivo sì, ancora non spuntato, ma sicuro… verrà non tarderà. Si apriranno finalmente le missioni, tra non lungo tempo: confortatevi, non temete, anzi pregate, pregate tanto, perché le missioni saranno pietra di prova per il nostro Istituto. Sono tutte le nostre suore chiamate alle missioni? In linea generale sono, perché esse hanno accettato di entrare nell’Ordine delle Missionarie Carmelitane. Però non obblighiamo se non quelle che volontariamente hanno dato il loro nome e verranno giudicate atte a questo straordinario lavoro. Le altre dovranno rimanere ai loro posti, cercando con il buon esempio, col sacrificio quotidiano della vita religiosa, col lavoro, con le sofferenze fisiche sopportate con santa rassegnazione, senza lamenti e senza pretensione di (…) che appena appena i grandi ricchi possono fare, di attrarre altre anime generose al vero e totale sacrificio di loro stesse, vere vittime espiatorie per i peccati del mondo. Generosità perseverante, ecco quello che dovrebbe essere il marchio d’ogni nostra Teresina. Cerchiamo dunque tutte di essere generose, non volendo noi di essere in ogni cosa, ma fermamente aspirando che solo Iddio regni tra noi e nei nostri cuori. Il santo scapolare è un pegno di salvezza, datoci dalla Vergine: sia nostro desiderio e fatica chiamare anime a condividere la nostra sorte, a portare luce e vita, in tutti i continenti per amore di Cristo che vi ha scelto spose e della Vergine Santissima, Madre benigna, affettuosa di tutti e tutte che vestono il sacro abito del Carmelo. Benedicendovi nel Signore I vostri superiori


“PAX VOBIS” S. Marinella, Aprile 1948 Le sante feste pasquali continuano festose nei quaranta gironi che il Signore risuscitato è rimasto in terra. La chiesa esulta nei suoi molteplici alleluia, allo sposo che con la sua resurrezione ci ha dato il pegno della vita nostra futura e per i predestinati del cielo – gloriosa resurrezione. Ma gli assettati dell’altrui sangue non ascoltano la voce santa della Chiesa e una minaccia spaventosa fa trepidare l’umanità. Altro sangue deve arrossire la terra già satura? I disegni di Dio sono inaccessibili: noi non abbiamo che inchinare il capo col “Fiat voluntas tua.” Ovunque nel mondo non vi è pace. Dove troveremo la pace? Nel cenacolo dove sono gli apostoli, dove sono radunate anche le pie donne. “Pax Vobis” dice a queste anime elette il Signore. Ed ora colui che scrive queste righe entra con questa particolare nelle comunità ed implora per voi dal cielo: “pace sia con voi”. Sappiamo ohimè per le corrispondenze ricevute che in alcune comunità non regna la pace di Dio, ma regna la discordia, l’invidia e la mormorazione, i tutti gli altri vizi che portano a disprezzare l’amore, in modo tale che le anime di quelle suore che intendono fare il proprio dovere si domandano se non è meglio vivere nel mondo che in mezzo a vipere mordaci velenose? A tale punto si può arrivare? Quale il motivo? La mancanza dello spirito religioso: alcune anime in modo subdolo hanno nascosto il loro carattere di vipere, e fatti i voti hanno aperto la loro bocca alla biforcuta lingua che volta sempre e in tutti i luoghi e in tutte le comunità contro le consorelle e contro i Superiori. In nome del Signore prego e supplico queste suore di ravvedersi, perché ci sovrasta il grande giudizio di Dio, e guai alle religiose che si trovano in questo stato d’animo di eterna perdizione! Ascoltatemi, ò suore, ascoltatemi in nome del Signore – abbiamo molti nemici di fuori che non fanno che calunniarci: non vi preoccupate di loro: perdonate: ma non vi fidate mai di chi parla dei Superiori. Abbiamo avuto suore che hanno lasciato l’abito per la loro superbia: Dio abbia pietà di loro: non vi confondete, voi che comprendete quanto sublime è la vocazione di sposa di Cristo. Cercate di prendere l’unica via della perfezione cristiana, della purificazione dei vostri cuori che devono rispecchiare l’infinita bellezza e perfezione dell’adorabile sposo delle vostre anime, Gesù. Specialmente datevi ad amare sinceramente, continuamente, nel vostro cuore il vostro Sposo divino: per Lui ogni preghiera, per Lui ogni sacrificio, ogni dolore, ogni pena e ogni difficoltà della vita religiosa, non è questa la dottrina della “piccola via”, insegnataci dalla nostra santa Teresina? E l’amore al prossimo? Come dev’essere? In breve vi voglio ricordare le parole di Gesù che lasciò come un testamento ai suoi discepoli “amatevi l’un l’altro”. È il precetto del Signore: perciò se vi amate, amerete la pace, se vi amate, vi perdonerete


subito, se vi amate, frenate la vostra lingua mordace, dissolvitrice di ogni unione, di ogni pace. La carità verso il prossimo ci costringe a dimenticare noi stessi e a non vedere se non il bene materiale e spirituale altrui: conseguenza di ciò – e sia questo scolpito nel vostro cuore, e sia questo il frutto pasquale per eccellenza – esercitarvi a vedere nei vostri uffici, il bene del prossimo, dimenticando totalmente voi stesse: ognuno si sforzi nel lavoro affidatovi dalla Provvidenza, di contentare le persone a cui dovete servire. “Charitas Christi urget nos”, la carità di Cristo ci urge, ci spinge a far tanto bene, più che si può nei limiti, naturalmente della prudenza a tutti. Che ve ne fate di quelle suorine che, tutte intente ai loro straccetti, lasciano di fare il bene agli altri, soddisfacendo solamente alle proprie voglie? Vita religiosa? No, no, è vita egoisticamente parassitaria. Il mondo intero esige santità, lavoro, sacrificio dalle suore. O Suore, che siete tanto lontane dal vero spirito religioso, mutate vita, ravvedetevi, inginocchiatevi davanti al tabernacolo, pregate il Sangue purissimo di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria di diventare suore sante, suore piene di spirito, da poter poi nell’eternità, sedute nei più alti seggi, vicino allo Sposo delle anime. Pace nelle vostre anime, pace nei vostri cuori, alle vostre comunità, alle famiglie, all’ Italia, al mondo intero: Pax Vobis, sia sempre con voi la pace del Signore. Benedicendovi in Cristo P Lorenzo

“SPECULUM IUSTITIAE” Maggio 1948 Invocazione alla Vergine Maria che denota la grande santità sua: Maria è specchio di giustizia, cioè specchio di santità, che tale è il significato teologico della giustizia: l’infinita santità di Dio rifulge in Lei, tenerissimo specchio ed i suoi raggi misteriosi si riflettono sulle creature che seguono i suoi passi, che si regolano, secondo l’esempio ammirabile dato da lei. E voi, care consorelle in Gesù Cristo, siete anche uno specchio di santità? Ecco la domanda che vi faccio, e la risposta sia nel profondo del vostro cuore. In un modo particolare indirizzo questa domanda a coloro che reggono una comunità, non volendo però escludere affatto le altre, perché tutte siete in un certo modo come i sacerdoti candelabro sulla tavola – . La vostra vita infatti, il vostro comportamento, la vostra condotta è a portata del pubblico sicché il pubblico sia buono, sia cattivo, vi osserva, vi scruta e dà il suo giudizio, talora terribilmente feroce, sulla vita religiosa, in generale ed in particolare. Da tutte voi si richiede la santità: siate sante, imitate Maria. Tutte, ma specialmente chi sta a capo deve imitare Maria nella sua maternità spirituale: la verginità porta alla Maternità spirituale: verginità non obbligata dalle circostanze


della vita, ma verginità offerta spontaneamente al Signore. “Come mai si può avere questo, se io non conosco uomo?” disse maria a Gabriele nel giorno dell’incarnazione: “Lo Spirito Santo discenderà sopra di te” rispose l’angelo ad essa: Lo Spirito santo è lo Spirito di Amore e l’amore discende sulle anime vergine di corpo, ma più di spirito. E difatti alle superiore vengono affidate anime elette, verginali affinché sopra di esse si trasfondano i raggi di santità che si ha già profondamente nell’anima. Ma, ditemi, è proprio così? Possono le vostre suddite cantare le vostre lodi? Possono dire di voi che le proprie superiore sono un modello di preghiera, un esempio di meditazione, un esempio di carità, uguale per tutte, un modello di mitezza e di bontà? Aprono le vostre superiore le loro brocche per fare forse uscire il marcio dei loro pensieri e da qui parole indegne contro la carità, contro la giustizia contro ogni sentimento di vita religiosa? Si mostrano invece egoiste, non pensando che a loro benessere particolare alle loro cianfrusaglie, dimenticando il loro grave dovere di vigilanza, di cooperazione nel lavoro, di esempio profondo di umiltà, di povertà, di ubbidienza ai Superiori Maggiori? Quale grave peso che abbiamo addossato alle vostre spalle! Eppure voi dovete portarlo, voi dovete in coscienza purificarvi, santificarvi, e riflettere i raggi di santità alle suore che vi circondano, che sono state affidate alle vostre cure. Noi vediamo, ohimè, i pessimi risultati di alcune suore per vera colpa di coloro che sono state a capo: A tutte le superiore, in nome del Signore, raccomandiamo vivamente che ascoltino la nostra povera voce e siano veramente specchio di santità per le loro suddite. Quanta responsabilità pesa sul loro capo! Anche le altre suore, più o meno in contatto con la gioventù: bimbi, bimbe,giovinette, figlie di Maria, spinte da una religiosa, naturale tendenza si volgono verso di voi con la massima fiducia, col cuore in mano, vedendo nella suora più che una madre terrena. Ed ecco che invece di una madre trovano talora una donna nervosa, arcigna, egoista, che non si preoccupa affatto del loro bene spirituale ed anche materiale, che esige ubbidienza, servizio ed allora a che pro[…] l’abito religioso, il dolce titolo di Suora? Ma guardate al grande esempio di Maria santissima, il grande specchio di santità. Gesù è asceso al cielo ha lasciato agli apostoli una madre. E’ lei che dirige quella bella comunità di uomini, la sua voce soavissima penetra nei loro cuori: quanta mitezza, quanto tatto materno, tutti si rivolgono a lei fiduciosi nelle loro difficoltà, per tutti ha una parola di conforto, di sollievo, d’incoraggiamento. Maria è veramente lo specchio di santità: o perché noi – cioè io e voi tutte – non ci diamo alla santità? Perché non ci specchiamo in Lei, specchio tenerissimo di ogni virtù? Volgiamo lo sguardo interiore dell’anima a questa nostra celeste Madre, e a Lei domandiamo umilmente la grazia di annoverarci tra le figlie predilette. Che oltre all’abitino santo, singolare suo privilegio, ce ne dia un altro più singolare, quello di poter essere anche noi piccoli, umili specchi di santità, come lo è stato la protettrice dell’Istituto: S. Teresina. SENZA FIRMA


“COR JESU FORNAX ARDENS CARITATIS” Giugno 1948 La bella consolante visione della confidente del Sacro Cuore: una fornace ardente? Colai che Ci ama ha voluto rappresentare il suo amore come ardente fornace! Le fornaci! Opera degli uomini, lasciare uscire le loro fiamme con veemenza, il loro calore si spande tutt'intorno, ed il ferro e gli altri metalli si fondono e diventano un rivolo di massa infocata atta ad essere lavorata e diventare strumenti necessari per l'uomo. I grandi crateri di vulcani opere di Dio Creatore, scagliano nella notte oscura massi e fiamme a lambire cielo e dalle ferite del petto gigantesco dei monti sgorgano torrenti di lave incandescenti che se per il momento seppelliscono città e torre fiorenti, con l’andar dei secoli, arricchiscono la terra d’elementi preziosi che la fanno lussureggiante e ricca d'ogni verde e altre città famose fioriscono innalzandosi sulla stessa lava impietrita, duro come il basalto. Nella vita dello spirito vi è una fornace, unica nel suo genere, inimitabile, la fornace dell’amore dell'uomo Dio, figura di quell'insondabile abisso che è Iddio stesso. Iddio ama le sue creature, che se fedeli» diventano predestinate: e tra le predestinate, se fedeli alla vocazione di amore, diventano i serafini dei cieli, cioè coloro che eternamente s'inebrieranno del vino di fuoco che sorgente inesauribile riempirà il cielo d’infiniti ruscelli d'amoroso ardore. Il Sacro Cuore di Gesù nelle sue manifestazioni e alle sue confidenti ce lo ha rivelato: Cor Jesu fornax ardens caritatis: Ma il cuore umano può chiudersi ed aprirsi a volontà; mistero di creazione in noi: possiamo amare, possiamo odiare, possiamo essere vicini al più grande Amore e tenere il cuore chiuso, impermeabile chiuso ad Esso, mentre può aprirsi agli amori, agli affetti terreni, gli attaccamenti a sé stesso, alle creature ragionevoli; alle cose effimere di questa terra. O cuore umano perché ti pasci di queste minuzie quando vicino a te, vi è quest’ardente fornace di carità? Che diremo poi a quelle suore che di suore non hanno che l'abito? Il cui cuore è tutto o quasi tutto per gli affetti terreni, sia alle creature che stanno intorno, sia agli oggetti che le coprono, abiti, indumenti, scarpe, sia ai propri comodi, al proprio egoismo? Le suore a cuore gretto non sanno, o meglio, non vogliono capire che la loro vocazione è quella dei serafini, delle spose elette di Cristo. Perdono tempo dandosi alle cose del mondo sono fredde nell'amore verso un DioUomo, sentono in questo mese parlare di questo Amore divino e non sanno liberarsi dai loro attaccamenti alla terra, al proprio giudizio, alla propria volontà, ai propri affetti terreni, ricercando affannate annate sempre il proprio io, invase da un solo pensiero: la loro preziosa salute. Le suore a cuore in convulsione si rodono d’invidia, di gelosia: la loro lingua si acutizza mordace le parole contro le consorelle: i gesti, gli occhi folgorano di luce perversa... schiacciano la loro carità fraterna, con i loro pensieri e fantasia s'inabissano nella stoltezza. Vergini stolte? Svegliatevi tutte, o suore, ad una vita più intima con Gesù: gettate il


vostro cuore nella fornace ardente, bruciate, dimenticate voi stesse bruciate annientate i vostri affetti alle persone e alle cose. Stringetevi a Gesù, unico affetto del vostro cuore, unico scopo dell’abito che voi portate. Siate gelose del vostro cuore: a Lui, ed a Lui deve esso appartenere. Alzate gli occhi alla mansione futura preparata per voi nell’eternità se sarete fedeli : i seggi dei serafini saranno per voi. Perché cosi fredde nel servizio di Dio? Perché tal torpore nella disciplina religiosa? perché non attenta alla campanella del dovere, specialmente in quella mattutina? Perché cosi amara nel giudizio sulle consorelle? perché cosi aspra nelle parole contro le altre spose di Cristo? esaminatevi o sorelle in Cristo se appartenete alle Vergini stolte o alle prudenti: se la coscienza vi rimorderà fate davanti al Cuore Sacratissimo, il vero proposito di santificazione e purificazione. Lavoriamo o sorelle in Cristo Affinché non si spegne in noi la lampada: imitiamo specialmente il Divin Cuore nell'umiltà e nella mitezza. Facciamo che quando venga lo sposo nel fatale momento del distacco del mondo ci trovi tutti con le lampade accese: cosi entreremo tutti nel grande eterno festino nuziale. Ricordandovi e ponendovi tutte nel Cuore SS.mo ricevete la benedizione P. Lorenzo

“SPUNTI PEDAGOGICI” Ecco l’argomento straordinario su cui intendo parlare oggi. L’alta missione della suora Missionaria Carmelitana! – La parola “missionaria” abbraccia tutte le possibili attività filantropiche, sociali, sigillando tutti con la carità di Cristo. Giusto dunque questo pensiero: la missionaria deve prodigarsi in tutte le attività necessarie della missione. Quanto alla regola generale, in particolare sarà la Superiora Generale, che penserà ad avvisare le singole suore ad un certo lavoro a cui sono di natura propense, ed ecco che in pratica già si è incominciato da tempo a questa divisione di attività per il bene di tutte. Ed è oggi a quelle a cui vengono affidate le bambine e le scuole, ed alle superiore delle case che hanno l’obbligo di vigilare su queste che vengono ricordati alcuni punti basilari della pedagogia, cioè, dell’arte di educare l’infanzia e la gioventù. Doti necessari, a dette suore si compendiano in una vera carità cristiana, che fa vedere in queste anime a loro affidate l’immagine stessa di Dio: che ci fa doverle perfezionare nell’amore di Dio e della Chiesa. Questa carità ci spingerà ad: a) avere affetto per ciascuna di esse senza sbilanciarsi in affetti sentimentali per qualche privilegiata: bisogna che le suore ben comprendano la necessità di riempire il vuoto che sentono queste giovane anime, che generalmente non hanno goduto la vita familiare: la suora deve prendere il posto di madre, di madre cristiana che sa moderare l’affetto e condividerlo con assennatezza a tutti i suoi figlioli. b) Per questa vera carità la suora eviterà con tutte le sue forme a prendere un aspetto intransigente, duro arcigno, da terrorizzare le bambine. Esagerazioni?


Disgraziatamente no, ed è perciò che viene scritta questa circolare per far rendere alle suore che devono evitare a tutti i costi queste forme di persone secolari che esercitano solo per mestiere il nobilissimo ufficio di educatrici. c) Mezzi coercitivi? La pedagogia in ogni tempo ha usato dei mezzi di coercizione per impedire il male e per punire il fallo. Ecco il metodo che noi usiamo anche con gli animali che non hanno ragione: è il metodo che usano periti educatori laici quando incontrano dei bimbi e bambine terribili, cocciute, che esasperano i loro nervi. La religiosa è ben altra cosa. La religiosa deve essere armata di santa pazienza, deve entrare più attentamente nelle anime per trovare ben presto un modo di plasmare santamente queste creature. Abbiamo cercato aiuto a S. Marinella, nelle scuole, comunità, non una, ma più maestre, le quali si sono accaparrate in modo tale le anime delle scolarette da far meravigliare. E com’è talora nelle case religiose le suore si comportano con tanta rudezza da indignare le bambine e scolarette loro affidate. In linea generale dicono la colpa delle bambine, ma la colpa della suora educatrice che non ha la calma necessaria, né la comprensione della sua alta missione. IRRAZIONALE è andare avanti con le mani, non è pedagogico picchiare le bambine, né pedagogico avere bastoncino in mano perché in momenti di nervosità non cada su quelle anime innocenti, sia pure testardelle e birichine. IRRAZIONALE e crudele lasciare le bambine in piede tanto tempo in penitenza, lasciarle digiune, specialmente nella critica età dello sviluppo: come mai non viene in mente il danno fisico e morale che ne è la naturale conseguenza: danno morale, perché le piccole menti che si ragionano sopra cominciano a sentirsi piene di avversione per il sacro abito religioso. IRRAZIONALE è quando le bambine non comprendono, la suora alza la voce indispettita e si lascia sfuggire titoli di “stupida, cretina” e simili. La suora non deve riposare, ma deve trovare il modo di far comprendere, anche alle più pure quei piccoli principi di lingua e di aritmetica. La suora deve immedesimarsi con la mentalità delle bambine: è il suo dovere davanti a Dio e davanti agli uomini. IRRAZIONALE esigere dalle bambine di elementari, pagine intere di storia e geografia, che non sono state né lette, spiegate della scuola. Dobbiamo notare nelle nostre piccole scuole la mancanza del canto religioso e civile che dovrebbero formare l’ornamento dell’istruzione, nonché della ginnastica. Negli asili si nota la deficienza di un piccolo saggio finale di canto, di ginnastica e recitazione. Nei primi tempi costatavo con piacere l’ardore delle nostre suore per questi saggi tanto educativi, e nei tempi d’oggi alcune suore quasi desidererebbero che ci pensassero i superiori maggiori! Incoerenza e superbia! Accettate, mie buone suore queste mie parole, per il bene vostro, sia sulla terra, sia nel cielo – se voi non diventate piccoli, non entrerete nel regno dei cieli – ha detto il Signore. Ed io vi dico che se non diventate piccole coi piccoli voi chiuderete a questi piccoli, la via del cielo. Un poco più di umiltà e buona volontà, e amor santo di Dio e


si riuscirà ad avere delle scuole e degli asili novelli, con gran conforto di voi stessi che avrete cooperato al bene delle anime. Benedicendovi, Il Padre Ottobre 1948

“RISURREZIONE” S. Pasqua 1951 Quanto mai dolorosa è stata la crocifissione del nostro Redentore: quelle braccia stese, quelle mani inchiodare, quei piedi profondamente trafitti… Disteso tra cielo e terra il Divin salvator! E sotto la croce godevano i carnefici, i farisei, gli scribi, i grandi d’Israele: finalmente così pensavano, ti abbiamo sulla croce: e chi ti schioda dal tuo […] d’infamia? Mie buone suore, tale ancora è il linguaggio di milioni e milioni contro il Redentore, che sfogano il loro odio satanico contro la Chiesa e preti, religiosi, missionari e missionarie vengono perseguitati in modi ignobili, inumani, sacrileghi, diabolici, e i sacri templi vengono adibiti a cinematografi, depositi, e persino a stalle per le bestie. E i cattolici che fanno? Pensano ai loro affari, ed accumulare denaro, ai propri comodi, ai piaceri e poco si curano di quelli che soffrono per la religione, per la pace: anzi parecchi fra loro accettano le menzogne e si pongono nelle schiere dei nemici di Dio. E noi che facciamo, o care consorelle? Quale è il nostro comportamento di fronte al Crocefisso? Siamo forse simili agli Apostoli che in quel frangente si sono dati alla fuga ed hanno lasciato Gesù tra i ladroni, gli sgherri e i perfidi Giudei? No, no non è giusta la fuga, il nostro posto è insieme a Maria, a Giovanni alle pie donne, dobbiamo sentire il dovere di “piccole vittime” ai piedi della croce. Dobbiamo estirpare dal cuore i sentimenti delle passioni che ci trascinano a trasgredire i nostri voti e la nostra vita religiosa: togliamo l’orgoglio, che si sente umiliato se si vieni rimproverati, che non vuol sottostare, ma sempre sovrastare e comandare: estirpiamo la gelosia che ci spinge a guardare di sbieco le nostre consorelle: curviamo la fronte all’autorità legittima delle superiore locali , se siamo superiore non ci permettiamo di fare i nostri comodi a dileggio che delle raccomandazioni dei Superiori Maggiori. La buona suora per amore di Gesù Crocifisso, prenderà la sua croce, si contenterà del cibo comune, non si azzarderà di domandare trasferimenti solamente per assecondare i capricci, o i vani affetti di altre religiose. Accettiamo o buone suore la croce di Gesù: abbracciamola di cuore, moriamo sopra di essa: somiglianza di tanti martiri che hanno seguito il salvatore, soffriamo con pazienza almeno le piccole difficoltà della vita religiosa. Se non sappiamo fare


questo, come mai potremo – se Dio lo richiederà – dare la nostra vita e nostro sangue per la causa di Gesù? Sia anche e specialmente per noi la risurrezione di Gesù, la speranza della nostra risurrezione, ed il Suo corpo glorioso c’insegni come noi anche un giorno avremo un corpo a Lui simile, e il nostro sarà tanto più bello e più simile quanto più volentieri ci saremmo mostrati in vita le vittime del suo amore Misericordioso. In occasione di questa grande festa, gli auguri di una vera e soda santità: ad alcune Suore raccomandiamo molta e molta umiltà, ad altre più ubbidienza alle Superiore locali: ad altre ancora più sobrietà nel cibo accettando senza contrasti quello della comunità. Ognuna delle Suore prenda da questa circolare ciò che ha bisogno per la santità della sua anima e per una maggiore gloria del suo corpo quando verrà per tutti il grande segnale della Risurrezione finale. Con molte benedizioni I vostri superiori, il Padre e la Madre.

“IL DUPLICE SPIRITO DI ELIA” Già da questo scritto, concepito nello studio della straordinaria figura del profeta d’Israele, era pronto, ma circostanze non ordinarie hanno impedito che questi pensieri arrivassero fino a voi. Ed ora vi arrivano anche come cordiale ringraziamento a ciascuna di voi per il vostro filiale ricordo di noi che ci consideriamo padre e madre di tanta spirituale figliolanza, nelle nostre feste familiari. La possente figura del profeta Elia merita di essere meditata da tutto l’Ordine Carmelitano, e anche perciò dal piccolo ramo di Teresina, con singolare attenzione. Nella grande solitudine del Carmelo, il cuore di questo grande vate dell’unico vero Dio, assorbito completamente dal pensiero dell’infinito, sussultò istintivamente sotto l’impulso della grazia: “Zelo zelatus sum pro domino Deo exercituum” ho zelato con pieno zelo per il Signore Dio degli eserciti, cioè delle potenze, cioè de per il Dio onnipotente. E Israele il popolo prescelto da Dio, aveva rotto il suo patto con l’altissimo, distrutti i suoi altari, uccisi i suoi profeti…solo Elia era rimasto nell’aspra lotta tra il cielo e Satana, re e regina idolatri e il loro strascico di prezzolati ministri di Baal cercavano di annientare lui, il superstite dei messaggeri divini. La parola di Elia nella bocca del profeta diventa un’arma terribile: il cielo terso infuocato acciaio…piombano i raggi cocenti e radano a deserto le verdi pianure: dissecate le fonti muoiono i vivi; e la più nera carestia si presenta spettro di morte su tutto il paese. Perché Baal non vi protegge? Chi avete per Dio? Ed Elia percorre città e villaggi e il suo grido al popolo è come un accento di pena e di angoscia della sua anima per la cecità del suo popolo… Ancora vacillate? Volete la prova? Al Carmelo, al Carmelo. E


sul Carmelo dopo tre anni e mezzo si decise la grande contesa tra il demoniaco Baal, la lurida fenicia divinità e il vero Dio onnipotente. E sul carmelo due altari: l’uno a Baal e intorno centinaia e centinaia dei suoi nefandi ministri, l’altro al vero Dio d’Israele. Gridi a Baal infiniti…” ma Baal sta c’suoi amici, gozzoviglia con loro, dorme, è uscito di casa…”. Ed Elia si burlava di loro, rincalzando così i gridi di loro che freneticamente angosciati dal silenzio di Baal si davano colpi di coltello… ferendosi barbaramente. Ed ora a me, gridò la sera il profeta, e tutti gli sguardi si fissano su di lui: bagnò e ribagnò la vittima e l’altare tanto che di acqua riempì la fossa in circuito, poi alzò gli occhi al cielo e invocò il Dio degli eserciti, il Dio onnipotente, ed ecco che discese il fuoco dal cielo e bruciò tutte le vittime e intaccò l’altare. Sì, il Dio d’Israele era il vero Dio e allora furibonda la turba si scaglia sui falsi sacerdoti e neppure uno poté scampare all’eccidio…e la pioggia dopo tre anni di siccità portò nuova vita in quella terra di morte. E poi, sfuggendo l’ira della dissoluta Gezabele si ritirò in un luogo solitario al monte Horeb e là nella più profonda solitudine sentì la presenza di Dio… in un zeffiro: penetrò nel suo spirito l’onnipotente e la povera creatura tremò davanti al suo creatore, e l’animo allora si aprì e come un immenso fiume di amore inondò il suo spirito. Abbiamo voluto ricordare questi episodi della vita di questo profeta che indubbiamente nella fatidica nuvoletta in fondo al mare come ombra umana vide delinearsi l'immacolata Madre del Redentore, affinché le nostre suore ricordino il vero spirito del Carmelo, il doppio spirito di Elia: profonda preghiera e ardente attività per il bene delle anime. Ed è un gran bene che anche le suore del Carmelo si dedichino alle opere buone, ma non dimenticheranno che nessuna attività può essere benedetta dal Signore se non sia conforme alla volontà di Dio: se da una parte è dovere dei superiori di distribuire il lavoro, è chiaro che è dovere delle suddite di accattare l’incombenza e di perfezionarsi nell’ufficio a cui Iddio le ha chiamate. Preghiera molta, profonda, intima dell’anima: senza preghiera inaridisce lo spirito, si alimenta la superbia: preghiera continua interiore con cui uno si getta nelle mani di Dio pronto a fare sempre la sua santissima volontà. Poi attività feconda, naturalmente nella sacra obbedienza: esiste in tutte le comunità questo spirito di laboriosità per cui non si ha il tempo di riposare se non quando si va a letto? Ci sono forse suore che perdono il tempo in cianfrusaglie, disprezzando la volontà dei superiori? Raccomandiamo vivamente a tutte le suore indistintamente di meditare profondamente sulla volontà di Dio in noi, se vogliono meritare per l’eternità dovranno assoggettarsi alla volontà dei superiori, come veri rappresentanti della volontà di Dio e non vi è altra via per la religiosa. Invochiamo e seguiamo S. Teresina in questi sacri giorni a lei dedicati: smuoviamo il torpore spirituale che può invadere le nostre anime: un po’ più di vera fede in Dio, un bel po’ più di amore a Gesù, non sfuggiamo i sacrifici: lavoriamo finché siamo in


questa terra e come diceva p. Tito Brandsma: “Nell’eternità potremo riposarci eternamente”. Ispiri S. Teresina nel cuore di tutti il desiderio di accontentare Gesù anche nei suoi più piccoli desideri e getti questa Santina nel cuore di tutte rose bianche di purezza e rose rosse di amore a Gesù e benedica nell’occasione della sua festa in un modo particolare la Congregazione a lei dedicata. I superiori Roma novena di S. Teresina 1953. ABBANDONARE L’EGOISMO

PER SEGUIRE IL CRISTO RISORTO A tutte le comunità in occasione della Pasqua 1955 È risuscitato! E noi godiamo i frutti della risurrezione! Questa apre le porte del Cielo a tutti quelli che imitando Gesù si purificano sulla terra per rendersi meritevoli dell’eterna gloria. Le buone suore che comprendono l’eccelso dono della vocazione si danno da fare per rendere più viva in loro l’immagine di Cristo. L’ideale cristiano è la vita di Cristo vissuto in noi stessi: la suora che per la sua vocazione è in dovere di seguire Gesù, è anche in dovere d’imitarlo meglio che può, con tutte le sue forze e in sostanza, con tutta la sua volontà. È qui la grande, vera, fondamentale difficoltà, la rinunzia al proprio volere. La volontà umana, tarata dal peccato originale, ha un seme di ribellione che, non represso continuamente, prende sempre più radici quasi impossibili poi a sradicarsi. Il seme detestabile della nostra volontà è l’egoismo, il cercare ovunque se stessi, non preoccupandosi degli altri. E qui, mie buone suore, vi prego di esaminare bene questo pensiero che vi darà la piena spiegazione di tutti i mancamenti, di tutte le discordie più o meno gravi nelle comunità, persino di tutte le quasi impercettibili invidiuzze o piccoli scatti di gelosia che trapelano tra comunità e comunità. Quanto sarebbe bella la vita religiosa se si vivesse senza egoismo! Ma, come si fa a vincersi, come tagliare questa per noi innata passione? Siamo tanto egoiste! Noi vogliamo, e qualche volta a tutti i costi, averla sempre vinta. Soffriamo se le superiore ci avvertono che non facciamo il nostro dovere come si deve e, se siamo un poco in alto, non soffriamo se le nostre abbiano idee e comportamenti diversi dal nostro modo di pensare, ma cerchiamo da loro una perfezione che noi stesse non abbiamo affatto. Ora, con questa circolare, intendiamo indicare una via strettissima, anzi, un sentiero, per poter passare questo bosco inestricabile del nostro egoismo: la via del sacrificio. Viviamo per gli altri, cioè rendiamo gli altri felici, contenti, soddisfatti. Non intendiamo dire di soddisfare i capricci, le esenzioni dalle Costituzioni: oh, no! Questo mai!


Spieghiamo con la pratica: chi ha scuola metta tutto il suo amore a spiegare bene le sue lezioni, ad accaparrarsi l’animo delle creature a noi affidate, in tutti i modi. Chi ha bambini quanta comprensione materna deve avere per educare all’amore soprannaturale queste creature dateci da Dio! Che tatto, che delicatezza, o semplicemente: quanto sacrificio del proprio egoismo! Chi ha cura dell’asilo deve totalmente dimenticare se stessa e diventare madre per i bambini: non perderli mai d’occhio, stare sempre in contatto con essi, studiare la loro natura, il loro carattere ecc. e accattivarsi tutte le famiglie con soave delicatezza religiosa. Chi ha suore sotto di sé, trovi il modo di attirarle tutte a Gesù: la superiora deve essere molto spirituale e deve manifestare questo profondo spirito religioso: viso pieno di mitezza (il dolce sorriso di s. Teresina) , parole garbate, ammonimenti pieni di prudenza, un conversare lieto di buona sorella maggiore …, in una parola le superiore dovrebbero vivere per le suore e non per governare. Lasciamo alla vostra meditazione queste righe. Meditate, pregate, sacrificate voi stesse. Togliete dal vostro cuore la più piccola briciola di superbo egoismo. Fate risorgere pienamente Gesù nei vostri cuori: questo è il nostro augurio che speriamo venga seriamente accettato e messo in pratica, distruggendo in voi stesse il mal seme del peccato originale. Regni sempre Gesù nei vostri cuori. I vostri Superiori madre Crocifissa e padre Lorenzo

ESORTAZIONI E PROPOSITI Per l’anno 1956 Tramonta il ’55, arriva veloce il nuovo anno, apportatore d’un torrente di grazie per chi è in amicizia con Dio, per chi non desidera altro che la sua gloria, che è l’espansione del Suo Regno sulla terra. E noi, che progetti abbiamo? I progetti di aperture di altre case, di restauri a destra e a sinistra, di compre ed acquisti… ma no… Questi, anche se necessari, li mettiamo a suo tempo nelle mani di Dio, ma quello che veramente più interessa è il progresso della vita interiore. Fine della vita Carmelitana è la vita dello spirito, della preghiera, della contemplazione. Non vi turbi questa parola, credendo che la contemplazione siano le estasi, i ratti, le visioni, le stimmate ecc. ecc. No, no, vi è una contemplazione a cui tutti possiamo e dobbiamo arrivare allo scopo per cui Dio ci ha chiamato alla vita religiosa: la nostra vita dev'essere un legame continuo con Dio, legame dello spirito, legame dell’intelligenza e della volontà. Ditemi buone suore, quale è il vostro pensiero dominante? Gli affari di casa, di costruzioni, di studio, di lavoro, sono forse queste le cose che tengono il vostro cervello, la vostra volontà legata troppo fortemente a questa terra? Oppure la mattina appena alzate, sentite la necessità di occuparvi di Lui che è in noi, che


scruta ogni pensiero, ogni azione, che vuole un nostro grazie per gli infiniti doni di cui ci arricchisce ogni giorno? Il pensiero di Dio! Solo questo dovrebbe essere il pensiero dominante, supremo, su cui si deve poggiare ogni altro pensiero. Ma, voi direte, noi diciamo bene le preghiere del mattino e meditiamo! È vero, la preghiera orale è necessaria per ogni comunità, ma di sua natura è superficiale: la meditazione fatta proprio con tutta l’anima, questa sì che ci conduce a Dio. Il pensiero di adorare, ringraziare Iddio, odiando le nostre passioni, promettendo al Signore più amore, più sollecitudine per Lui… questo sì, questa è la via in cui dobbiamo incamminarci: una meditazione fatta bene, un pensiero che ci colpisce, mette radice nel nostro cuore per tutta la giornata, l’anima parla con Dio, consulta Iddio, supplica Iddio, vive di Lui e tutte le possibili attività esteriori vengono canalizzate alla fornace d’amore che è Dio. Sentiamo talora dei lamenti: se la nostra superiora fosse fuoco, saremmo anche noi fuoco. E allora rispondiamo: il fuoco è sempre acceso, hai proprio bisogno della superiora per andarci? Sei ancora tanto bambina nella vita interiore, che ancora hai bisogno di chi ti spinga più oltre? Altre suore hanno bisogno di sacerdoti che parlino, che spieghino le cose di Dio. È vero che è officio proprio del sacerdote portare le anime a Dio, ma… non si può sempre avere questi aiuti. E allora? Non vi diciamo: arrangiatevi, ma diciamo: siate raccolte, più attente alla voce interiore di Dio: Dio parla a chi lo vuole ascoltare: parla non con le parole, ma illuminando l’intelletto ed eccitando l’amore. Ò nostra Teresina, che hai capito tanto bene questa verità! Seguite, o suore, la dottrina della nostra protettrice. Vivete l’amore: tutto il resto è secondario. Direte. Ci è impossibile perché siamo troppo occupate. Noi diremo: Molte preoccupazioni ce le carichiamo noi sulle spalle, quando ci piacciono! La Beata Bertilla in mezzo ai soldati, ai medici, in un ospedale, tra bambini malati, ha saputo vivere d’amore. E perché noi no? Preoccupiamoci, ò buone suore, di questo amore che dobbiamo acquistare , a tutti i costi: se no, arriviamo con le mani vuote all’eternità. Iddio è amore, l’amore ci ha creato, l’amore supplica il nostro amore: rispondiamo, come meglio possiamo col nostro amore. Sia il proponimento di questo nuovo anno: vivere d’amore, per morire d’amore, quando un dato anno sarà quello della definitiva nostra partenza per l’eternità. Vi Benediciamo di tutto cuore I Superiori M. M. Crocifissa, P. Lorenzo FINE 1955


“UMILTÀ DI MARIA” Circolare n. 5 Risuona ancora nelle orecchie lo scampanio delle feste Pasquali: sul tavolo un bel mucchietto di lettere pervenute anche dal lontano Brasile, dove le Suore hanno manifestato i loro auguri con espressioni di filiale affetto che ci ha confortato: le più vicine hanno espresso i loro sentimenti a viva voce con parole che non lasciano alcun dubbio sulla sincerità delle loro anime. Questa unione fervorosa di pensiero spinge ora la nostra penna a ringraziarvi con paterno affetto desiderando che come nostre figlie spirituali viviate sempre più unite a noi nel nostro ideale religioso, missionario, per la salvezza delle anime. Per spronarvi tutte ad una spiritualità sempre più sentita, crediamo farvi piacere presentandovi una nuova circolare sull’UMILTÀ della VERGINE. È un tema di meditazione più profonda, più intima che[e]sigerà da voi una lettura più ripetuta per meglio assaporarla e assimilarla: saremo felici se questo punto dottrinale potrà penetrare nel profondo della vostra mente e permeare il vostro spirito, che tale è il nostro desiderio e il nostro scopo. = = = = = = = = = = = = L’umiltà è la negazione della superbia e mentre la superbia ci gonfia a farci credere superiori agli altri, sia pure relativamente nel nostro piccolo ambiente, rendendoci ciechi nello spirito, l’umiltà illumina l’intelletto dandoci a conoscere l’assoluta nostra nullità di fronte all’Unico Ente Creatore e Datore d’ogni cosa. L’umiltà è allora indiscutibile verità. Come scintilla dagli occhi di Maria l’umiltà della sua anima che non lascia trapelare anche alle persone più intime la sua ascesa al primo gradino della creazione e all’ insondabile Divino Amore che rende diamantino il suo spirito e ne fa dimora prediletta della Triade infinita! La Vergine purissima, Madre del Figliuolo divino, riconobbe in tutta la sua profondità l’Opera divina operata in lei, diventando la Nuova Arca del Testamento, la Foederis Arca. E come nell’antica Arca era riposta gelosamente una manciata del miracoloso cibo del deserto, così era raccolto in lei, in un piccolo, minuscolo Essere Vivente, plasmato dallo Spirito Creatore dalla stessa materna sostanza, la nuova Manna celeste, il Vero futuro Pane quotidiano dei credenti. Da qui il profondo sentimento di umiltà della Vergine nel confronto del proprio nulla con l’accesissima fiamma d’amore che in Lei così misteriosamente operava. Ed ora una voce intima senza parole uscì dall’Arca del Nuovo Testamento: una volontà interiore, quella dell’Altissimo, che la spronava a partire senza indugio per Hebron, a visitare la parente Elisabetta. Ma come avvisarne i parenti? Ed ecco che il Signore dispose ogni cosa mirabilmente. Parve infatti giusto e convenevole ai congiunti che i due fidanzati si facessero conoscere da Elisabetta e Zaccaria che nella stirpe genealogica dei due casati di David e di Aronne rappresentavano i più ragguardevoli personaggi per la loro


posizione sociale ben più in vista che l’umile virgulto davidico di Nazareth. Benché la Sacra Scrittura non riveli tutte le circostanze del viaggio, ci sembra più congruo che Maria non andasse sola ad Hebron , ma fosse accompagnata da colui che Iddio aveva predestinato a custode della sua verginità. Vedendo poi la necessità che Maria rimanesse per ben tre mesi in aiuto di Elisabetta, Giuseppe se ne ritornò alla sua botteguccia di Nazareth per ritornare a tempo opportuno e riportare nella nuova casa nuziale, preparata nel frattempo, la sua prediletta Sposa. E tutto ora è pronto per il viaggio: l’umile asinello su cui fra poco si adagerà modestamente aria dalla bella tonaca azzurra come il cielo e il grande velo bianco che fa risaltare il profilo virgineo del suo corpo lievemente abbronzito dall’africo sole e la sua fedele guida Giuseppe dalla tonaca color lilla e mantello d’ocra gialla oscura col nodoso e solido bastone: un [pag. 1] involtino col parco desinare e con altri oggetti di necessità. Un caro abbraccio ad Anna e Gioacchino, ai parenti tutti, e lentamente nel nome del Signore s’ avviano verso la meta: Hebron. La carovaniera più comune attraverso la pianura d’Esdrelon, Scitopoli, Gerico… tre pieni giorni e tre notti passate negli umili tuguri di brava gente presso i quali l’alloggiare i pellegrini era un dovere indeclinabile, ed eccoli a Gerusalemme. La Scrittura non narra questa sosta, ma ci sembra quasi naturale: una breve visita al tempio e di nuovo un giorno ancora di viaggio. Eccoli finalmente a bussare alla porta di Zaccaria: l’incontro è dei più affettuosi e cordiali, e mentre Zaccaria e Giuseppe ritirandosi si occupano per un po’ di biada e d’erba e un buon secchio d’acqua per l’umile silenzioso compagno, il somarello, le due parenti si trovano sole di faccia a faccia, ed Elisabetta con abbraccio materno stringe a sé Maria e, ispirata, con voce forte esclama: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno: e donde a me questo che viene la Madre del mio Signore a me? Ed ecco infatti che appena la voce del tuo saluto è arrivata ai miei orecchi, esultò di gioia il bimbo nel mio seno. E tu beata che hai creduto, perché si adempierà ogni cosa che ti ha detto il Signore.” Elisabetta è dunque la prima creatura a cui è stato rivelato il mistero della Maternità divina di Maria riconoscendo in lei la più eccelsa creatura, superiore a tutte le altre donne, anche ad Eva la grande Madre dell’umanità! Ispirata da Dio profetizza e vede in ispirito il futuro avverarsi di ogni parola detta a Maria dal Signore. Ma in Elisabetta si è intanto compiuto un grande avvenimento: Maria aveva lasciata la sua casa di Nazareth spinta dalla Divina Volontà, affinché il Santo Bambino dal suo grembo, dal suo Tabernacolo di carne, santificasse Giovanni Battista, suo futuro precursore, distruggendo totalmente in lui il peccato originale e Maria è il Mistico Fonte Battesimale che rigenera con la potenza dell’acqua lustrale tutte le intere generazioni dei credenti. Ed ora Maria, in risposta ad Elisabetta, gli occhi volgendo al cielo e le mani dolcemente sollevate in alto, l’occhio smarrito in Dio in un cantico profeticamente sublime, cantò la sua storia non solo passata, ma futura, attraverso tutti i secoli


dell’umanità, in un mistico cantico traboccante fervido dalle sue labbra, d’amore verso la divinità misericordiosa! Magnifica l’anima mia il Signore: ed esultò il mio spirito in Dio mi Salvatore, che volse uno sguardo sull’umiltà della sua ancella. Ed ecco che tutte le generazioni mi chiameranno beata ché l’Onnipotente ha operato in me grandi cose. E Santo è il suo nome. E la sua misericordia (si spande) da progenie in progenie a tutti quei che lo temono. E dimostrò la potenza del suo braccio e disperse i superbi dal pensiero dei loro cuori. Depose i potenti dai troni ed esaltò gli umili: Riempì di bene gli affamati e rimandò vuoti i ricchi. Soccorse Israele suo servo rammentandosi della sua misericordia: come parlò ai nostri Padri Ad Abramo e alla sua stirpe in eterno. Il concetto che Maria aveva della sua nullità forma ora la sua gloria e Maria lo confessa: tutti i credenti fino alla fine dei secoli canteranno [pag. 2] lodi di gloria a Lei la privilegiata Madre del Signore e la chiameranno Beata. In questi giorni con noi le folle di Lourdes provenienti da tutte le parti del mondo specialmente in quest’anno raccolte ai piedi dell’Immacolata saluteranno con l’Ave Maria le glorie imperiture della Madre di Dio. E i cristiani tutti godranno della benedizione divina concessa ad Abramo perché, non per stirpe umana, ma come dice san Paolo, per la fede, figli del grande Patriarca. = = = = = = = = = = = = E ora alle nostre buone Suore una preghiera: siano umili meditando a fondo la nostra bassezza, la nostra nullità. Perciò non ci arrogheremo dei privilegi sulle consorelle, non ci tormenteremo per salire sui seggi, ma umilmente e molto umilmente nell’intimo dell’anima ci


abbandoneremo alla Volontà di Dio, lavorando nell’umiltà dell’ufficio che ci verrà imposto, senza alcuna osservazione, col viso ilare, sicure che solo così potremo acquistare questa virtù di umiltà che porterà tanta e vera pace all’anima. Umiltà è verità, è obbedienza, ed è l’unica via per arrivare a vedere un giorno la gloria di Dio e la gloria della più umile tra le creature: MARIA. E nel Nome santo del Signore e dell’Immacolata Madre di Dio vi benediciamo augurando ogni bene spirituale in terra e in cielo. Dalla Casa Madre – Domenica in Albis 1958 – I vostri Superiori p. Lorenzo van den Eerenbeemt Suor Maria G. Giunta

PRIMA CIRCOLARE ALLE SUORE BRASILIANE “A VIRGINDADE” TESTO ORIGINALE: A virgindade è a virtude pela qual a alma e o corpo alienamse, por amor de Deus, todo que pode produzir detrimento à pureza. Esta parece ser inata e exata nas meninas. Na história da Igreja, tinham tido grande honra, também na liturgia, S. Inês, Lucia, Ágata e nos nossos dias santa maria Gorete. A virgindade tem a divina origem por quanto Jesus tem trazido esse dom do céu. Somente estes que amam siceramente Jesus, como esposdo da alma, abraçam a sublimidade disso. A Igreja honra a religiosa como a esposa de Cristo: “Vieni sposa Christi”. Estas que por humana fraqueza tivessem falhado nesta virtude, podem recuperar essa com muitas lágrimas, dia e noite, no segredo do coração e da consciência até a morte. Pela vocação e pelos votos certamente não exigem instrução anatômica; pelo contrário os moralistas em todos os tempos têm julgado perigoso o simples pensamento, pela debilidade dos institntos. A Igreja requer a natural puberdade, que descobre ela mesma a propensão pelo outro sexo. Não obstante nós admitimos a necessidade de conhecer a natureza humana pelas irmãs hospitaleiras: assim a caridade protege apureza. Eu admito a possibilidade pelas nossas irmãs de estudar medicina supposto que elas sejam invejosas da integridade. Agilità abbiano mancato in questa virtù, possono recuperare questa con molte lacrime, giorno e “omnia munda mundis”, a compaixão vence a paixão. Com a presente circular nós vos suplicamos e recomendamos vivamente afim de que


os vossos discursos não sejam locuções seculares pouco castas, mas as vossas palavras sejam dignas do vestido religioso. Fujam dos ciúmes, origem de cisão, mas amai e ajudaivos umas as outras na Pequena via – de nossa S. Tersinha, para chegar à vida eterna. Com esta primeira letra em língua brasileira eu envio a vós a minha paterna bênção. P Lorenzo S. Marinella 3 ottobre 1958. VERSIONE ITALIANA

“LA VERGINITÀ”

La verginità è la virtù che per amore di Dio, unisce corpo ed anima, alienando tutto ciò che può danneggiare la purezza. Questa sembra essere innata esatta nelle bambine. Nella storia della Chiesa e nella liturgia, hanno ricevuto grandi onori: S. Agnese, S. Lucia, S. Agata e in questi giorni anche S. Maria Goretti. La verginità ha origine divina, perché Gesù ha portato questo dono dal cielo. Solamente quelli che amano Gesù come sposo dell’anima, abbracciano questa sublimità. La Chiesa onora la religiosa come sposa di Cristo: “Vieni sposa Christi”. Quelle che per umana fragilità abbiano mancato in questa virtù, possono recuperare questa con molte lacrime, giorno e notte, nel segreto del cuore e della coscienza fino alla morte. Per vivere la vocazione ed i voti, certamente non c’è bisogno di istruzioni anatomiche, al contrario invece, i moralisti di tutti i tempi, hanno giudicato pericoloso, il semplice pensiero, per la fragilità degli istinti. La chiesa esige la naturale pubertà, per professare tale virtù, essendo questo il momento in cui si scopre la propensione per l’altro sesso. Nonostante tutto, ammettiamo che le suore che devono lavorare in ospedale, devono conoscere la natura umana: così la carità protegge la purezza. Per loro, accetto la possibilità dello studio della medicina, con la condizione che lo facciano con integrità. “Omnia munda mundis”, cioè, la compassione vince la passione. Con la presente circolare vi supplichiamo e raccomandiamo vivamente, affinché nei vostri discorsi usiate un linguaggio casto, con parole degni dell’abito religioso. Allontanate le gelosie, origine delle divisioni, ma aiutatevi l’una a l’altra secondo lo spirito della Piccola Via di s. Teresina, per arrivare alla gloria eterna. Con questa prima lettera in lingua brasiliana, vi invio anche la mia paterna benedizione. P Lorenzo S. Marinella 3 ottobre 1958. TRAD. IT.: IR MARIA JOSÉ


RINGRAZIAMENTO ED ESORTAZIONE ALL’UNIONE CON DIO alle Superiore e Suore tutte 16 agosto 1961 Lettera è questa di ringraziamento per i vostri sacrifici e per la sentita mia paternità spirituale. Grato, se in simile circostanze, invece di un telegramma m’inviaste un semplicissimo scritto di propria mano, anche se la posta arrivi più tardi. Ho da dirvi qualcosa che può esservi utilissima se la metterete in pratica: sono alcuni pensieri del Padre generale dell’Ordine in un suo articolo in inglese per le suore. Egli dice, ed io con Lui, che le suore Carmelitane anche di vita attiva, devono plasmarsi dello Spirito carmelitano che è proprio lo spirito di unione con Dio mediante un continuo rinnovare in noi la presenza di Dio. Ben raro, a causa del gran lavoro che hanno nelle parrocchie, i sacerdoti possono interessarsi delle spirituali finezze della vita interiore carmelitana. E allora le nostre suore si regoleranno col ricordare S. Teresina, imitandola nella sua intima vita d’amore, d’amore di volontà e d’intelletto. La suora è sposa del Signore, perciò a Lui ed a Lui solo il pensiero, l’affetto del cuore, della mente e di conseguenza di distacco dalla famiglia che volentieri vorrebbero gettare su di voi il peso, che davanti a Dio non devono fa pesare sulle vostre spalle. Esempio odierno di discepola di S. Teresina è la santa Bertilla di cui vi prego di studiarne la vita semplice, ma profonda. Quante volte al giorno il pensiero di Dio? Almeno una volta ogni ora, non con la sola recita di una giaculatoria, ma con lo sforzo di volontà di vederci di fronte a Lui: centro di profonda spiritualità e di vera comprensione di ciò che si denomina Amore di Dio. Un po’ di buona volontà e ci riuscirete: viviamo continuamente in Dio, unico scopo della nostra vita. Ed ora ringraziandovi sicuro che voi vi proverete di rendere più intimo l’amore di Dio Vi benedico in X.to di cuore P Lorenzo.

RACCOMANDAZIONI MISSIONARIE Santa Marinella, 16 giugno 1964 Alla reverendissima maestra delle novizie e alle suore di Uberaba (alla aspirante di Rio S. Francisco)


Grazie per le vostre preghiere in suffragio del mio buon fratello che prima del decesso ha avuto la consolazione di vedere il suo nipotino sull’altare e di avere da lui la santa comunione. R.I.P. Ed ora mi è capitata una bella notizia: una brava sr Raffaela che si è totalmente dedicata ai giapponesi. Non dico di dedicarvi solamente per il Giappone, ma che la cara sr Madalena non perda di vista i suoi connazionali, quando ne ha l’occasione. Nobile, sublime missione! Coraggio suore, abbracciate la vostra missione con tutte le giovinette che si avvicinano a voi, senza distinzione: Siamo tutti e tutte di razza Divina. In paradiso avremo un viso celeste. Ed ora vi benedico di cuore: Sursum corda, che il vostro cuore, in questa misera terra, sia unito col cuore di Gesù e Maria. In Cristo Jesu Dominum nostro P. Lorenzo

ONORARE GESÙ PRESENTE IN OGNI CRISTIANO Alle nostre Consorelle in occasione del S. Natale 1964 Già da venti secoli il Redentore è sceso nella nostra terra per spandere nei nostri cuori la ricchezza spirituale con cui noi un giorno possiamo entrare; nella felice eternità. Se il popolo giubila, in questa festa, quanto più il nostro cuore deve aprirsi per raccogliere in noi la sua santa Benedizione! In questi giorni perciò noi dobbiamo risvegliarci nello spirito e ognuno di noi deve domandarsi: "Come devo onorare Gesù che vuole entrare in tutte le anime che credono in Lui?" Sì, mie buone suore, dobbiamo rientrare sempre più in noi stesse e domandare: "ma sono veramente una suora dedicata completamente alla vita missionaria? Oppure passo il mio tempo in gingiletti da niente, in vane conversazioni, senza occuparmi affatto della vita missionaria che anche è necessaria pur restando nelle nostre contrade? La nostra vita è quell’attiva: ovunque viviamo dobbiamo cercare anime, anime, anime. Senza questo spirito cadiamo in una materialità senza limiti e ci prepariamo per entrare nell'eternità con un piccolissimo cestino di poche preghiere, fatte con sonnolenza e superficialità. Svegliamoci tutte e lavoriamo meglio che possiamo per guadagnare la gioventù. Quanto bene possiamo fare nel mondo?


Prima di tutto dobbiamo essere suore con grande fede alla nostra missione: dobbiamo essere; apostole, non accoccolate e contente: di non stare in mezzo al mondo. Lavoriamo per le anime; cerchiamo la gioventù: aumentiamo in carità: non lasciamoci trascinare da affetti troppo terreni. Che la nostra anima,pur amando la gioventù, sia libera da lacci appiccicaticci che sono una rovina per le anime consacrate tutte e completamente al Signore. Alle Superiore, siate econome, ma date un buon sostentamento alle suore che lavorano: vogliate comprendere e rispettare le vostre consorelle,ammonirle nel caso,ma non disprezzarle: sono anime a Dio consacrate! Su, su,viviamo di fede: siamo pastore e pastorelle: cerchiamo di trovare gioventù e portarla a Dio,così la nostra corona sarà ricca di perle preziose, un giorno, nella gloria del cielo. Benedicendovi di tutto cuore vi prego di meditare ciò che vi ho scritto,perfino voglio un giorno vedervi nel cielo ricche, ricche, ricche di doni celestiali. In X.to p. Lorenzo

“LA RISURREZIONE” Dalla Croce è stato deposto il Divin Redentore. Le pie donne hanno lavato le piaghe aperte delle mani, dei piedi, del cuore, e, ricoprendoLo della Sacra Sindone, piamente, con l'aiuto di Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, l'hanno trasportato in quel venerdì santo nel sepolcro che venne chiuso e sigillato. Ma al crepuscolo del terzo giorno che noi chiamiamo domenica, cioè giorno del Signore, un gran terremoto e un angelo disceso dal cielo aveva ribaltato la pietra e si era messo a sedere con grande spavento delle guardie che fuggirono tutte intimorite». A quel grande miracolo i sacerdoti e i farisei non si convertirono e col denaro ai militi cercarono di non far conoscere la grande verità della sua risurrezione. Noi tutti crediamo a Gesù Risorto e le continue sue apparizioni non fanno che confermare la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore a Gesù. E Gesù è in cielo, ma Gesù è anche in terra, e anche nelle nostre chiese e cappelle, Gesù Risuscitato è sempre con noi: se noi ci scuotiamo dalla nostra indifferenza e dal poco ardore di fede, allora sentiamo che il Signore bussa sempre, sempre ai nostri cuori Gesù vuole vivere con noi ed in noi. É vero: non lo vediamo, ma non dubitiamo della sua presenza in noi» scuotiamoci tutte e diventiamo suore ferventi che si sacrificano giorno e notte per vivere profondamente col nostro Redentore Risuscitato.


É vero, se noi non eccitiamo la nostra fede ci accosteremo sempre più a quelle vergini che non avevano olio nella lampada e non gustiamo di quella intimità col Signore, sempre pronto a rinforzare lo spirito e l'amore a Lui. Sursum corda: In alto i cuori e non vi lasciate prendere dalla sfiducia. Certamente noi tutti siamo povere creature, ma siamo esseri eletti in modo speciale. Suvvia, cacciate dalla vostra mente, col suo aiuto, tutto ciò che può levarvi dal cuore l'amore a Colui che vi ha prescelto sopra milioni di creature. É Lui che vi ha chiamate... É Lui che vuole essere con voi, sempre, giorno e notte» Da Lui avete ricevuto un mistico anello che lega le vostre anime in modo misterioso. Difficoltà, incomprensioni, sbadatezze, diversi caratteri, instancabile lavoro, devono formare pienezza di vero spirito religioso. Purificatevi nei vostri pensieri, nei vostri contatti con le consorelle, con le persone di fuori. Siate vere consorelle in Cristo» nonostante i differenti caratteri, amatevi l'un l'altra in Nomine Domini. Se non vi è il vero spirituale amore ci sarà la catastrofe dello spirito. Ci tenga lontane il Signore da questo sfacelo dell'anima! Gettiamoci in ispirito tutte nella piaga aperta del Costato: viviamo con Lui, in Lui, per Lui e poi un giorno risusciteremo anche noi nella gloria. Accettate le mie parole e prepariamoci per quel giorno che saremo tutte presenti alla nostra risurrezione, nel gaudio eterno, anima e corpo nella gloria del Paradiso. Vi benedico tutte di cuore P. Lorenzo S. Marinella Pasqua 1965

“PASQUA DI RISURREZIONE” 1966 É risuscitato Gesù! Se non fosse risuscitato sarebbe vana la nostra fede: così l'apostolo Paolo. Tutta la nostra fede è in Lui, in Cristo Risorto! La verità della resurrezione è per noi un Brande aiuto per la nostra futura resurrezione. Quale sarà? Senza dubbio, coloro che credono in Dio e che vivono dei Santi Sacramenti andranno a godere per sempre la vita eterna. Nell'altra vita avremo una rimunerazione , tanto più grande, quanto più doni spirituali avremo guadagnato durante la nostra vita terrena» Coraggio, Suore carissime,non ci fermiamo alle piccole bagattelle di questa vita, ora è per noi il tempo di guadagnare per l'eternità


Ma cosa offriremo al Signore per meritarci un bel posto nel cielo?.... E quale è questo posto?..... I sacri testi dicono che le vergini avranno un posto privilegiato nell'eternità e canteranno un cantico d'amore che a nessun altro sarà dato cantare. Dono infinito di Dio! Non è questione di dire tanti rosari e tante preghiere, ma è questione di unirci con Dio nello spirito: AMARE DIO: OFFRIRE A LUI IL NOSTRO CUORE! Perché vi siete fatte suore? Forse per non avere grattacapi di sorta, per godere una vita comoda senza tanti pensieri? Oh noi voi vi siete fatte suore per Amore a Dio! Voi suore avete una vocazione divina lavorare nelle anime con l'amore a Gesù e alla Madonna cercare il modo di attrarre la gioventù non solo per educarla, ma per guidarla nella via del cielo! Lavorate dunque con l'ideale di portare in cielo le anime affidate alle vostre cure. Avete tante facilità per arrivare ai cuori dei piccoli inculcando il pensiero di un Dio tanto buono, e cercando di far loro comprendere la bontà di Gesù e di Maria; indirizzando le giovani alla scelta dello stato secondo la divina volontà! Questo lavoro è difficile, ma con l'aiuto del Signore potrete fare tanto, tanto bene. Su, coraggio, buone suore, non vi stancate: con Gesù portate la croce quotidiana del dovere e siate pronte ad essere crocifisso con Lui per poi con Lui risorgere nella gloria del cielo. Vi benedico di cuore augurando che Gesù Risorto regni sempre in voi e vi prego di ricordarmi nelle vostre preghiere. Vostro Padre in X.to Gesù Padre Lorenzo

CERCARE LA PERFEZIONE VIVENDO DELL’AMORE DI DIO Alle nostre care consorelle e figlie del Brasile Il nostro viaggio in questo mondo è breve e poi ci attende l'infinito... ma fino a tanto che siamo in questa vita possiamo guadagnare per l'eternità» Avete inteso nella vostra giovinezza la chiamata del Signore. Lasciate la famiglia, i parenti, gli amici, per vivere più intimamente con Lui, con il Signore. É un dono del cielo: lasciare il mondo per vivere con Dio: segno evidente della divina bontà verso di noi! Gesù ha, bussato dolcemente ai vostri cuori s è proprio Gesù che vi chiama, che vi vuole per unirvi di più a Lui in un sentimento di purezza, lontano dal peccato e desiderose di attirare a Dio altre anime. Nella vita religiosa cerchiamo di perfezionarci quanto possiamo e in questa perfezione eleviamo sempre più il nostro spirito a Dio per mezzo dell'amore. Dio è amore: e tutti, Sacerdoti, suore, cristiani, dobbiamo tendere a Lui all'Amore.


E questo lo aveva ben compreso la nostra Madre Maria Crocifissa? lei viveva d' amore profondo, intimo... amore che diventava manifesto anche alle consorelle che convivevano con Lei. Cerchiamo anche noi d'imitare con affetto di figlie carissime: viviamo di amore e del Cibo Eucaristico. Chiudo il mio pensiero, ricordando voi tutte nell'intimo della anima e nella Santa Messa quotidiana e chiedo che anche voi mi ricordiate nelle vostre preghiere. Vi benedico di cuore Vostro Padre Lorenzo S. Marinella, 25.2.1968

“IL CARMELO” Montagna misteriosa, tanto cara alla Vergine nei suoi viaggi, tanto cara agli eremiti dei tempi antichi, od anche agli eremiti odierni per essere più vicini al Redentore. Ancora oggi, il ricordo del Carmelo, luogo di preghiera, è nel profondo del cuore di tutti i Carmelitani che amano di trovarvi Gesù e Maria in una intimità profonda. Noi abbiamo un nome che ci deve far ricordare il passato e... l'avvenire. Nel passato, abbiamo il profeta Elia che ebbe un'intima relazione d'Amore col nostro Redentore sul monte Tabor, dove, questo santo vegliardo, apparve con Mosè, non solo per accrescere la fede degli apostoli, ma anche per suscitare in noi un amore profondo verso il divin Redentore, in modo da poter vivere in questa vita unite intimamente, nel possibile, con Gesù. Lavorare, pregare, studiare, sempre protese verso di Lui, quanto possiamo. La nostra vita di Carmelitane deve essere una unione profonda col Redentore. Non rimaniamo fredde, senza amore: aumentatelo, vi prego, abbiate più profondo amore! Il momento più propizio per fare crescere l'amore a Gesù lo troviamo nel santo Sacrificio: che la vostra comunione sia una intimità dell'anima che sovrasti ogni altro pensiero del vostro intimo. Lo scopo dell'Istituto è di accogliere la gioventù, non solo per istruirla, ma, specialmente, per accendere nei cuori dei piccini e dei grandi un amore senza confini. Giusto e santo è lavorare per la gioventù, ma noi abbiamo uno scopo sorpassante ogni altro scopo: amare, amare, amare profondamente Gesù. Quando il Signore ci chiamerà che la nostra anima possa partire da questa vita con un atto profondissimo di amore! Vi prego tutte di diventare, nel possibile, una fiamma ardentissima di amore: amore, che sarà per voi tutte, preludio dell'incontro con lo Sposo nell'eternità. Vogliate comprendere bene questo mio scritto che dove profondamente entrare nei vostri cuori, per il cielo che aspetta tutti noi»


Mentre vi ringrazio per gli auguri, le preghiere, il pensiero espresso a me nel giorno di S. Lorenzo, vi benedico di cuore. Vostro Padre Lorenzo Santa Marinella, S. Lorenzo 196 8

VIVERE IL QUOTIDIANO PREPARANDO L’ETERNITÀ Circolare per la Pasqua Alle nostre consorelle, In occasione della S. Pasqua ci uniamo in spirito per adorare insieme Gesù Risorto! È nato dalla Vergine, ha lavorato con S. Giuseppe, è stato battezzato dal Battista come fosse un peccatore, e dopo la quarantena ha predicato alle turbe a conversione dei peccatori e poi è morto sulla Croce ed è risuscitato. Con la sua resurrezione ha aperto le anime nostre alla speranza di una gloria eterna: già alcune delle nostre sono volate da anni così speriamo al Paradiso. E Suor Teresa, dopo una quarantena di dolori e di pene, dopo di aver ricevuto con fervore le Sacre Specie, ha chiuso gli occhi alla vita terrena, ed ha aperto quelli dello spirito, che penetrano nell'intima, ammirabile visione dell'Eterna Gloria. Colui che quotidianamente, offre per la sua anima, il Divin Sacrificio, spera che essa dall'alto, volga il suo pensiero verso noi tutti che ancora lottiamo su questa terra, in attesa della Divina Chiamata. Ebbene, care Suore, avrete certamente pensato alla brevità di questa vita, ed ora con Gesù Risorto, sia il vostro pensiero dell'eternità: purificate le vostre anime dalle scorie delle miserie umane. Siamo umili, obbedienti, cerchiamo di guadagnare ogni giorno, ogni ora, ogni minuto qualcosa per l'eternità che ci aspetta. La vita religiosa è la via che conduce al cielo, se viviamo da buone e sante Suore; profittiamo, ora che siamo ancora in questa vita: se saremo fedeli, accetteremo con gioia il passaggio all'eternità, abbracceremo le pene, i dolori del passaggio, accompagnate dalla M. Crocifissa, dalle consorelle che sono già in cielo, dai nostri angeli custodi, e canteremo alleluja, alleluia aspettando in cielo, con gioia infinita la Risurrezione del nostro povero corpo. Coraggio, sorelle, purifichiamoci, accettiamo la Croce e col nostro esempio, attireremo molte e molte anime alla gloria sempiterna. Attiriamo Anime a Dio! Benedicendovi di tutto cuore in Cristo! Vostro Padre Lorenzo SENZA DATA


AMORE VICENDEVOLE NELLA CONGREGAZIONE A tutte le Sorelle della Congregazione Dopo l'ultima cena, uscito il traditore dal cenacolo, Gesù aprì il cuore e manifestò ai suoi apostoli la pienezza del suo affetto, e come padre affettuoso esordì il suo discorso finale, (Giov.) con questo attributo di tenerezza; “figlioli, figlioletti; ancora un poco sono con voi... vi lascio un nuovo mandato: che vi amiate l'un l'altro; come io vi ho amato, cosi amatevi tra voi... questo vedano tutti che siete miei discepoli, se vi amerete". E di nuovo vicino all'orto degli olivi ripete: questo v'ingiungo che vi amiate l'un l'altro." Il mandato del Signore! L'amore vicendevole tra i cristiani! E amore profondo al prossimo esige il Signore, amore simile al suo! Di fronte all'odio che copre il mondo, odio sorgente d'inimicizia. di guerra, di sterminio, ecco la parola di Gesù che deve tanto confortare il nostro animo, che è luce, che è vita, che è vittoria sulle tenebre, sull'inferno. Ma dove troveremo la vera carità di Cristo? Tra i cristiani? Ohimè! Anche le grandi nazioni cristiane hanno dimostrato esser lontano dello spirito di Cristo: i pagani non possono certamente dire: "Oh! Come si amano i cristiani fra loro, ma necessariamente dovranno esclamare : ò come la grande maggioranza di essi sono tristi, avari, superbi, ambiziosi.... e dove troveremo questo amore predicato da Gesù? Certamente dovrebbe esserlo nei monasteri, nelle case religiose. Ma non ci illudiamo, anche in questi non brilla, se non molto imperfettamente questo amore. Oh, mie buone sorelle, che amarezza profonda che noi sentiamo quando le piccole bufere d'incompatibilità, di malumore, d'invidia e gelosia scoppiano entro le quattro mura delle nostre case! Qual senso di tristezza quando vediamo che talvolta anche quelle che dovrebbero per la loro posizione essere d'esempio alle altre sono quelle che più mancano alla carità cristiana. Noi profittiamo di questo […] tempo Pasquale per volgere una parola che sia sprone all’esercizio di questa santa virtù: che volete far del bene al prossimo se non si ha tra voi l’amore che Gesù c’impone a fare regnare nel nostro cuore? Per amare prima di tutto è necessario aver nel profondo dell’anima il desiderio intensissimo di vivere la vita di Cristo, di imitare Gesù nelle sue infinite virtù: Bisogna perciò che desideriamo e meditiamo con massima attenzione le sue parole sopra trascritte: dobbiamo amare il prossimo come Gesù ha amato noi. Non, dunque con amore sensibile, ma con amore spirituale, vedere cioè nelle nostre consorelle, le vergini di Dio (le spose di Cristo), avere un concetto delle consorelle migliore di quello che nascerebbe dal solo concetto umano! Sono tempi di Dio, abitazione dello Spirito Santo, futuri candelabri di luce nel paradiso, eterne abitatrici dell'eterno Gaudio. Secondo, e questa è la parte negativa e cioè che non si deve fare: perciò evitate di calunniare, parlare male delle consorelle, e peggio ancora – nei vostri discorsi con gli estranei, – e questa è finezza di malizia – nei discorsi e anche nella confessione con i sacerdoti facendo in modo che si abbia un ambiente ostile dalla parte ecclesiastica, contro l’una o l’altra suora. Come può abitare Dio in questi cuori, dove


certo non regna l’amore, ma il desiderio solo di […] pregiudicare in tutti i modi la consorella? Sono troppo chiaro? La verità bisogna che sia detta e la piaga deve mostrarsi tale qual è: guai alle nostre comunità dove entra questo cancro di maldicenza, di disprezzo reciproco, di superbia, di alterigia! Raccomandiamo vivamente di capire la confessione, non è un resoconto della comunità che si deve dare al sacerdote, ma una manifestazione semplice breve dei propri peccati: col desiderio di non peccare più: non vi azzardate di parlare a solo con i preti: evitate persino di restare nella loro presenza, se non quando la necessità lo esige. Ecco la carità cristiana che deve fiorire nelle vostre comunità: ed ora che alcune di voi devono collaborare con l’A.C. una supplica ardentissima: che siate prudentissime, che non vi attaccate ad una o ad un’altra giovinetta, con grave decapito della carità fra le giovinette di questa Azione: siate uguali per tutte, ma niente confidenze, niente smancerie ed espansione indegne di una suora. Raccomandiamo vivamente perciò la carità di Cristo: caritas urget nos. SENZA DATA E SENZA FIRMA

“RESURREXIT” E le pie donne entrarono nel monumento, non trovarono il corpo del Signore Gesù. E mentre che erano costernate per questo fatto, ecco che due angeli in veste fulgente, dissero loro: "Perché cercate un vivente tra i morti? Non è qui, ma è risuscitato". L'anima di Gesù era di nuovo rientrata nel suo sacratissimo corpo: il [...] il sangue aveva riempito le arterie e le vene: le pupille splendevano di [...] celestiale e come astro di splendida, ma mitissima luce Gesù nella pienezza del biancore divino, usciva dalla tomba chiusa, dalla porta chiusa per andare ad abbracciare la sua S.S. Madre. È risuscitato: e la sua risurrezione è il pegno della nostra risurrezione, quella che avrà luogo nel giudizio finale. Ritroveremo tra la polvere la tra umana sostanza e l'anima ritornerà nella sua antica dimora, tutta [...] tutta bella e splendente di quella lucentezza che procede dalla visione beatifica in cui fino a quel tempo avrà goduto la nostra spirituale sostanza. Mistero di fede che noi accettiamo dalla verità in persona. Saremo tutti uguali nella risurrezione? Tutti saremo riempiti in pieno del gaudio eterno, secondo la propria capacità spirituale; ma pure in quell'uguaglianza vi sarà diversità come da stella a stelle, e andremo a sedere sul trono predestinato da Dio a noi tutti in particolare a seconda delle grazie ripartite e della corrispondenza ad esse, tra vari cori dei serafini, Cherubini, Dominazioni, Potestà, Arcangeli e Angeli …. Quelle anime ardenti d'amore, quelle anime che sulla terra si sono riposati sul sacro petto di Gesù, ed hanno inteso l'intenso battito del Suo cuore Santissimo, quelle


anime cha hanno vissuto d'amore per lo Sposo divino, si uniscono allo stuolo delle vergini Sante dietro la Guida celeste d'amore, S. Teresa e Teresina con una rosa in mano, si avvieranno dalla serafica Santa, la grande Teresa, e dopo aver cantato insieme con tutti i grandi e piccoli santi verginali intorno all'Agnello Immacolato andranno sui loro seggi serafici, lo sguardo fisso al cuore Divino scintillante. Direte: è poesia, no, è realtà, inconcepibile per noi, ma la risurrezione ci porta al pensiero della gloria celeste, al gaudio della nostra futura resurrezione, all'eterno convivio d'amore per cui Iddio ci ha creati. Corrispondiamo alla grazia della vocazione? Ci rendiamo degni di sederci un giorno sui seggi dei Serafini o Cherubini? Li fissa il nostro sguardo alle cose celestiali, disprezzando le minuzie e le miserie di questa vita? È il vostro cuore totalmente preso dall'amore di Dio o si ferma sulle miserie creaturali della terra? Pensateci o buone sorelle in Gesù: gli anni volano, ci avviciniamo tutte noi all'eternità; cerchiamo di acquistare meriti infiniti per il cielo. La nostra ardente carità verso Iddio e con un zelo ardentissimo per le anime. "Zelo zelatus suum pro dominum deo Exercituum" era il motto del profeta Elias: mi sono molto zelato per il Signore Dio degli Eserciti. E chi di noi si sente zelato per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime? Si apre di nuovo la via per Brasile: la superiora sr Agnese prega vivamente che vengano inviate almeno quattro suore per una necessaria fondazione Belo Horizonte capitale dello stato di Minas Gerais, a cui appartiene anche Paracatu dove vi è abbondanza di vocazioni, luogo prescelto dal Signore per la grandezza e ricchezza del paese. Chi desidera il sacrificio ecco una bell’occasione, ricordate: la fondazione porterà con se un bel po’ di pene, tribolazioni e talora anche altre sofferenze fisiche... Chi però desiderasse aiutare le nostre brave e coraggiose consorelle che già da cinque anni vivono in quella terra, possono scrivere direttamente alla Madre Generale cui spetta il giudizio delle privilegiate. E con la benedizione divina su tutte voi, terminiamo questa circolare di pasqua augurando una buona, santa festa nel Signore. I vostri Superiori p. Lorenzo

“PAX CHRISTI” Alle Reverende suore del nostro Istituto “Pax Christi” Augurando a tutte il buon anno, mi volgo con grande fiducia a ciascuna di esse, sicuro che le mie parole verranno accolte con la santa semplicità di figliole: non siete forse entrate, ò mie buone suore, nell’Istituto per vivere secondo i nostri ideali?


Estendendosi la congregazione, ed entrando nuove vocazioni, sorgono naturalmente nuovi problemi e nuove necessità. Aiutati mirabilmente dalla Divina Provvidenza, non diffidiamo mai di essa, ma è nostro dovere, in questi anni di grandi crisi di avvertire le nostre suore dell’assoluta necessità di una solerte e generosa cooperazione per la nostra opera. Le buone suore che hanno affetto per l’Istituto, pensano volentieri alla sua culla, all’umile casa di Betlemme, che tale è la nostra casa di Santa Marinella, che un bel pezzo ancora sarà il primo rifugio delle anime elette da Dio per il carmelo della Vergine. Noi, che non altro bramiamo se non il progresso spirituale e temporale dell’Istituto, ci rammarichiamo nel profondo dell’anima, di non essere compresi da quelle che consideriamo figlie e consorelle in Gesù Cristo. I nostri sforzi per la Casa madre non vengono giudicati come sarebbe di dovere, da coloro che spiritualmente sono nate in essa. Scuseremo questa attitudine, direi quasi, talvolta alquanto ostile, con la lontananza: lontane dalla presenza dei Superiori, in alcune di esse si allontana anche il cuore e la mente si limita e si concentra nel piccolo mondo dove si vive. La vita poi, si riduce nel cercare il proprio benessere, con un agire egoistico, del tutto contrario allo spirito di carità e povertà. Ed io vengo fraternamente e paternamente a riprendervi e portarvi sulla buona via, perché so che molte di voi non hanno quella guida spirituale, tanto necessaria all’anima. Le mie parole suoneranno forse rimprovero, ma è un rimprovero di padre, che ha il cuore avvilito, NO, ma sconfortato sì, e non poco. Non parlerò del rispetto delle Costituzioni, che su questo ne avrete buon appresso altri miei scritti. Mi limiterò alla questione dei registri delle spese e dei doveri finanziari che hanno tutte le case verso la Casa madre. I registri ed i conti presentati ai Superiori, corrispondono sempre alla realtà? Si vuole nascondere spese che non verrebbero facilmente approvate dai Superiori? Con tutta la nostra buona volontà, confessiamo di aver motivi più che sufficienti per dubitare della poca sincerità di certi libri e di certi conti: non è un sospetto generale, no grazie al Signore, né il sottoscritto vorrebbe sospettare, se non vi fosse dolorosamente costretto. Vogliono i vostri Superiori togliervi il pane dalla bocca? Sarebbe infame il solo pensarvi. Essi invece desiderano che lo spirito di povertà sia […] rimanga purissimo nel nostro Istituto e solo se avremo un tale spirito, potremo esser sicuri della Benedizione Divina sulla nostra opera. Essi perciò hanno solo il desiderio di levarvi ogni cosa superflua, che non può che danneggiarvi, e d’informare il vostro spirito in quella vera e santa economia, sola conforme il voto di povertà / ricordate che non siete più donzelle del mondo, ma irrevocabilmente consacrate al Signore. Un altro motivo del mio agire non può esservi sfuggito: la crisi attuale del pensiero anche agli uomini di stato: Essa ci obbliga a cooperare tra noi, con intima unione di santissima carità: la carità si deve manifestare principalmente verso la Casa ­


Madre, dove si preparano quelle giovinette che a giorno dovranno aiutare noi tutti, quanto all’età e i pesi della vita, avranno abbattuto le nostre fibre, e che dovranno continuare l’opera santa intrapresa. Volete che la santa fiaccola accesa si spenga? A voi la decisione, che, io sono sicuro, sarà favorevole: da parte mia non voglio dubitare del vostro attaccamento all’ istituto e di conseguenza attaccamento all’Istituto e di conseguenza vostri ai superiori. P Lorenzo SENZA DATA

“VITA MISSIONARIA” Quanto è bella la vita religiosa passata nella calma, nella pace di vita tranquilla,senza noie, senza turbamenti, senza fatica. Bella è questa vita ma non conforme all'esempio dato da Gesù Cristo, e una buona suora che desidera imitare in tutto Gesù, non può fare a meno di vivere una vita di apostolato. Non possiamo negare che dando uno sguardo all'attitudine di tutte le e d'intorno a noi, la grande maggioranza di esse vivono questa faticosa vita di apostolato: giovinette, bambine, asili. Non possiamo lamentarci davvero: si verifica questo, che più si lavora e più accresce il lavoro: si apre una casa, ed ecco la necessità d'inviare altre suore per l'abbondanza di lavoro. E allora? Molte buone suore dicono: "Le Missioni sono da farsi in Italia: "e con questa bella tesi chiude gli occhi, le orecchie, la bocca e la volontà per quello che è incisivo nella vita della nostra congregazione: LE MISSIONI. È da poco la visita fatta alla Congregazione dal Vescovo di Malang (Giava) S. E. Mons. Albers dei Carmelitani. Egli ha parlato della necessità di aiuto nelle Missioni per salvare le anime; specialmente la puerizia e la gioventù ha bisogno di grande aiuto spirituale. Non solo da Giava, ma anche dal Brasile la voce di suor Agnese si fa sentire: "mandatemi tre altre suore, che potremo avere (in un altro luogo) un vera messe di vocazioni. Dunque il Signore ci vuole fuori, ci spinge fuori, ci chiama ad una vita prodigiosamente fruttifera. Il Signore esige da noi uno sforzo: bisogna che prepariamo un gruppo di suore per le Missioni. È qui il grattacapo dei Superiori: dove trovare le suore? Le suore ci sarebbero e si potrebbe subito rimediare qualcosa se tutte le suore fossero animate da santo zelo, da un santo spirito di sacrificio, se tutte lavorassero indefesse; e nelle comunità a cui sono iscritte. Ma ohimè, non è cosi; vi sono suore che risparmiano e che adducano cento scuse per non fare ciò che l'obbedienza lo impone. La Madre Vicaria nel suo viaggio ufficiale dovrà avvertire queste ribelli, neghittose, pigre ed anche... insolenti e capricciose. Auguriamoci che tutte l'accoglieranno non solo con esteriori


sentimenti di rispetto, ma si interiormente mosse dalla grazia divina a sentire i suoi avvertimenti e alcuni casi di mutare vita e di tornare ad una condotta più esemplare.... La condotta esemplare!!! Perché abbiamo tante poche vocazioni dai paesi dove ci sono le suore? È vero, può essere a causa della sventatezza della gioventù odierna, ma spesso anche per il mal esempio che vedono tra noi, mentre con preghiera continua, col buon esempio, con una vera vita di pietà e sacrificio, qualche anima bella verrebbe volentieri: le parole commuovono, ma gli esempi attraggono, perché ogni suora non fa il proposito di procurare un'altra suora, altra vocazione in famiglia, tra le conoscenti del proprio paese, tra le giovanette che assistiamo? Però ripetiamo, più che belle parole ci vuole il buon esempio… Dateci suore, delle buone vocazioni. Pregate, pregate anche il Beato Pio X che ci ottenga tante e tante vocazioni, e tra queste, molte vocazioni missionarie. Per il Noviziato dell'anno venturo ci vorrebbero almeno dieci novizie... allora si potrebbero mettere insieme due bei gruppetti da inviare, suore provette, ubbidienti, umili e devote; per le missioni in Giava, l'altro per il Brasile. Per le missioni noi non obblighiamo alcuno, anzi esigiamo una pienissima liberissima volontà di partire. La messe è pronta: e se i mietitori sono pronti, e le mietitrici? Ricordate: Padre e Madre devono a Giava il desiderio avuto di formare la nostra Congregazione. Come noi Padre e Madre potremo chiudere tutto e due gli occhi tranquilli per l'eternità se prima non vediamo assicurata pure a quella del Brasile, anche la missione di Giava? Dateci voi buone sorelle a questo grande scopo, ed allora vedremo fioccare le vocazioni in ogni parte, che per noi sarà il segno, il sigillo visibile del beneplacito divino sopra la Congregazione. Vi benedicono di cuore. I vostri Superiori SENZA DATA

DIFFONDERE A TUTTI L’AMORE PORTATO DA GESÙ Figlie carissime in Cristo, La maggior parte del mondo è profondamente sconvolta da violente passioni: rivalità, odio, egoismo, brama di denaro, ecc. . Il mondo intero è ben lontano dall'Amore che Gesù è venuto a portare nei cuori degli uomini. Siamo noi che dobbiamo comprendere e diffondere ovunque il dono dell’Amore infinito.


Comunicare ai credenti il grande dono del Signore è la specifica missione del sacerdote; ma o anche dovere delle nostro cuore, ad imitazione di S. Teresina che ha prescelto e seguito la via dell'Amore offrendo totalmente il suo cuore a Gesù, di far conoscere in modo particolare alle anime delle giovani il Grande segreto dell'Amore del nostro divin Redentore. Quale sarà, allora, care suore, lo scopo della vostra vita religiosa ben compresa, e soprattutto bene amata? Ecco? Coltivare l'amore di Gesù nelle animo dei piccoli, delle Giovani e di quanti incontreremo nel vostro apostolato. É bello fare scuola, impartire lezioni di musica, canto, ginnastica, ma se nel cuore non nasce il desiderio profondo di far conoscere ed amare Gesù, a che vale la nostra vita? Ogni giorno, perciò, aumenti in voi il desiderio di amare e far amare Gesù sempre più sempre più! Purtroppo, ai nostri tempi ai nota il pericolo di una vita più libera, più indipendente e in certo modo più attaccata ai propri comodi. Come, mio care suore, evitare un tale pericolo dalla vostra vita? Ecco il rimedio che vi garantirà la vittoria; desiderate sempre più di unire il vostro cuore con Gesù nel Sacramento dell'Eucarestia. E quando riceverete l’Ostia Santa, risvegliato il desiderio di vivere intimamente con Gesù. Pregate con Gesù o insieme a Gesù lavorate: godrete così l'intima unione quale preannuncio di quella gioia che avremo nella nostra futura abitazione nel cielo! É questo l'augurio che invio di cuore a ciascuna con la mia preghiera offro quotidianamente nel divin sacrificio. Vi benedico tutte di cuore Vostro Padre in Xsto Lorenzo


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