Teresa de los Andes
D i a r i o Fonte:http://gesu.altervista.org/doc/losandes/losandes.html
Prefazione La piccola Teresa del Cile Prima Santa Cilena "Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli. Io mi rendevo conto di questo. Ma queste stesse parole me le ripetevano quando ero già più grande, di nascosto della mamma. Solo Dio sa quanto mi è costato distruggere questo orgoglio o vanità che s'impadronì del mio cuore quando fui più grande" "DIO È GIOIA INFINITA" Nel suo viaggio in Cile, all'inizio di aprile del 1987, il Papa proclamava beata una "ragazza quotidiana", una cristiana di tutti i giorni: Giovanna. E nella primavera del 1995 a Roma la dichiarava Santa. Ragazza ordinaria, diciamo, pur sapendo che nella sua terra e in tutta l'America Latina è conosciuta molto (ogni mese circa 200 mila persone vanno al suo Santuario) anche come "la piccola suora carmelitana". Infatti dalla scheda biografica che presentiamo sotto, risulta che ha passato gli ultimi undici mesi di vita in un Carmelo Teresiano e, non ancora terminato l'anno canonico del Noviziato, ha "anticipatamente emesso i voti religiosi per poi morire di tifo neppur ventenne, il 12 aprile 1920: era infatti nata il i 5 luglio 1900 a Santiago. Iniziando a 15 anni il suo Diario e dedicandolo a una suora che era sua professoressa e guida spirituale, ella, Juanita di battesimo, Teresa nella vita religiosa, scriveva: "Lei crede che s'imbatterà con una storia interessante. Non voglio che s'inganni... La storia della mia anima si riassume in due parole: soffrire e amare". "LA PIÙ CARINA" Era abbastanza distaccata, si direbbe, e quasi troppo lucida questa giovinetta quindicenne. "Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli. Io mi rendevo conto di questo. Ma queste stesse parole me le ripetevano quando ero già più grande, di nascosto della mamma. Solo Dio sa quanto mi è costato distruggere questo orgoglio o vanità che s'impadronì del mio cuore quando fui più grande". Bisogna dar atto a questa giovinetta che certi valori la devono aver convinta davvero, dal momento che si è impegnata a rinunciare ad "apparenze cosi importanti per qualsiasi donna. E bisogna accettare allora anche il resto delle sue confidenze, scritte sempre nel primo dei sei quaderni del Diario all'età dei suoi quindici anni cruciali. "Ero di carattere timido, di cuore molto sensibile. Piangevo per un nulla. Però ero di temperamento dolce: non mi arrabbiavo mai con nessuno". Era una giovane comune, insomma, e nel contempo una ragazza dotata e quasi privilegiata.
La svolta della vita di Juanita avvenne con la Prima Comunione dell'11 settembre 1910. Infatti, facendo un primo bilancio da quindicenne, scrive: "La mia vita si divide in due periodi più o meno dell'età della ragione sino alla Prima Comunione; e dalla Prima Comunione in poi. O meglio, sarà sino all'approdo della mia anima al porto del Carmelo. Gesù mi colmo di favori tanto nel primo quanto nel secondo periodo". "DESIDEROSA DI CAREZZE" A 13 anni Juanita è come tutte le sue coetanee, e forse un po più... uguale: resiste alla voce del Signore e, specialmente quandò s'ammala di difterite, così desiderosa di carezze che non potevo stare sola". Nella sua solitudine di adolescente, però, non le succede solamente di piangere, ma anche di sentirsi invitata interiormente da Cristo "a tenergli compagnia nel Tabernacolo. Fu allora che mi diede la vocazione... In quel tempo non vivevo più in me stessa, ma era Gesù a vivere in me". Torna il pericolo di una morte improvvisa (ormai non più tanto desiderata), in seguito a una sciocca appendicite trascurata e operata da certi medici che "mi sembravano macellai'. Nel cuore di Juanita è un'altalena di sentimenti che sanno di molto ordinario, ma anche di straordinario. Siamo tra il 1915 e il 1916. Juanita va sempre più stabilendosi in maniera adulta nel proposito di "riservarsi' per Cristo: "Voglio essere di Dio". Ma sia ben chiaro: il proposito in lei c'è tutto, ma ella non è ancora capace di tutto. Perché è una quindicenne o poco più, alla fin fine. "Per una ragazza è l'età più pericolosa", sentenzia nel Diario. "È l'entrata nel mare tempestoso del mondo. Però Gesù ha preso il comando della barchetta e l'ha tirata in disparte dello scontro con le altre navi mi ha tenuta legata a Lui solo". Questo non proibisce a Juanita di continuare gli studi in un buon collegio, di stabilire amicizie, di compiere belle cavalcate (è una cilena, dopotutto: "Hai cavalcato molto? Da parte mia mi sono rifatta dell'anno passato, montando a cavallo tutti i giorni'). E, divertendosi con molta spontaneità ed eleganza, si permette di lanciare i suoi fulmini contro il collegio: "Ridurrei in cenere l'internato". Per nostra consolazione, è una ragazza afferrata da Dio, molto simile a noi: e così può insegnarci che la santità non è un giochetto di magia. "9 ottobre. Oggi mi sono confessata. Quale sollievo ho sperimentato, perché avevo delle colpe che, anche se involontarie; non mi piaceva di avere'. "CIVETTERIE E CARMELO" Il giorno dopo, il 10 ottobre del 1915, riferisce di un suo incontro con Madre Rios, la suora sua confidente. "Le ho parlato delle mie civetterie. Ella mi ha domandato come
potevo compiere delle civetterie dopo tante chiamate di Dio... Le ho detto ancora che desideravo entrare al Carmelo. Ed ella mi ha detto: e la salute? Resisterà quella? Ah! corpo miserabile che ti opponi ai desideri della mia anima!'. La domenica che segue a questi alti sospiri Juanita annota: "Abbiamo avuta la messa. Sono stata molto distratta mentre si celebrava, perché i miei cugini stavano in presbiterio e ci guardavano. Era per noi una tentazione'. Poco più avanti, un venerdì qualunque: "Mi sento esasperata con un desiderio folle di piangere. Offro a Te; o Gesù, questa pena, poiché voglio soffrire per somigliare a Te... Sull'incudine del dolore vengono lavorate le anime". Vediamo da queste alterne situazioni d'un cuore di ragazza che esistono due spinte in Juanita, come dovrebbero esserci in tutti i cristiani: quella di badare a se stessa con egoismo e quella di reintegrare tutto e rivivere ogni cosa, anche la più banale, alla luce di Cristo. "L'io è il dio che adoriamo nel nostro intimo. Ma Gesù chiede questo trono ed è necessario darglielo". Necessario? Per Juanita e per ogni vero credente, sì! Nel suo caso concreto, ella sente di doverlo dare in un modo piuttosto insolito, come scrive con confidenza a sua sorella Rebecca il 15 aprile 1916. "Ti confiderò il segreto della mia vita. Il desiderio che abbiamo sempre difeso nella nostra fanciullezza di vivere sempre unite sarà ben presto distrutto per un altro ideale più alto. Dovremo seguire distinte strade nella vita. Sono stata catturata nelle reti amorose del Divin Pescatore. Sono sua promessa e molto presto celebreremo i nostri sponsali nel Carmelo. Presto sarò carmelitana". "MI UBRIACHERÒ’ DEL TUO AMORE" Teme la propria debolezza, ma non dubita dell'amore di Cristo per lei: "Mi ubriacherò del tuo amore!'. E continua così, in una maturazione lenta ma solida e ammirevole. Dirà nel 1918: "Io prima credevo impossibile arrivare ad innamorarmi di un Dio che non vedevo, che non potevo accarezzare. Ma oggi so che uno sente talmente questo amore, queste carezze di Nostro Signore; che gli sembra di averlo al suo fianco Fino al suo ingresso al Carmelo (7 maggio 1919) Juanita sperimenta nel suo spirito le emozioni più opposte, i contrasti più forti. ”Mi trovo al colmo della felicità e del dolore”. Deve chiarire a se stessa la vocazione che sente. Deve chiarirla ai suoi, specialmente a suo padre, a cui domanda la benedizione di partire, aggiungendo categorica: ”E’ necessario che tua figlia ti lasci”. Per altro, dopo questa dura affermazione, il giorno dopo Juanita scrive alla sorellina chiamata vezzosamente "Gordita", la Cicciottella: "Trovo che ormai siamo in condizioni di pensare al nostro avvenire. Lasciamo di essere bambine; mia cara Gordita, per essere donne. Se ci si obbliga ad entrare in società, andiamo contente,
per conoscere dei giovani perché in fin dei conti, se non ci facciamo monache; è necessario preoccuparci un po’ di piacere; d'incontrarci coi giovani. Se poi vediamo che nessuno ci soddisfa, accettiamo la sorte di rimanere nubili, poiché potremo fare molto bene non alienando la nostra libertà. Ti dirò con franchezza che mi costerà innamorarmi, perché sinora nessuno dei giovani conosciuti mi è piaciuto. Sono tutti molto superficiali C'è qualche cosa in me che impedisce di soddisfare le mie aspirazioni'. "MI SOTTOMETTO AL SUO VOLERE" Anche se può sembrare il contrario, Juanita in questo periodo non sta provando a innamorarsi di qualche giovane: sta invece attendendo il permesso di suo padre. Dieci giorni dopo, il 5 aprile 1919, parla con entusiasmo della nascita d'una nipotina ed esclama femminilmente: "Quanto è grande la potenza che Dio manifesta nell'opera della procreazione umana! Quale sapienza prende il cuore e la mente che la contemplano". Ma scrive subito dopo: "Ho scritto a papà sollecitando il suo permesso e ancora non ha avuto risposta. L'anima mia soffre l'indicibile... Io mi rimetto indifferente alla volontà di Dio. Per me è lo stesso che mio padre mi dia o no il permesso di partire a maggio, che mi lasci o no abbracciare il Carmelo. Certamente ci soffrirei, ma, poiché cerco Lui solo, purché lo faccia contento, che mi può importare il resto? Se Egli lo permette; io mi sottometto al suo volere; giacche ho fatto quanto Egli mi ha ordinato". Intanto Dio conduce Juanita: "Domenica scorsa papà mi ha dato il suo consenso... Quanto mi sento felice nel contemplare ormai così vicina la montagna del Carmelo! Molto presto la salirò, per vivere crocifissa". Il permesso è del 6 aprile. Tre giorni dopo, Juanita scrive al padre: "Papà mio bello, che Dio ti ricompensi mille volte. Mi mancano le parole per ringraziarti come vorrei. Provavo la pena più grande della mia vita vedendo che; per la prima volta, ero io la causa delle tue lacrime. È Dio che de l'energia ai nostri cuori per fare il sacrificio più doloroso in questa vita". "EGLI È LA MIA RICCHEZZA" Ormai è evidente che tanto per Juanita come per i suoi è davvero un enorme sacrifico la sua entrata in clausura. E perché entrarci, allora? Ma si può forse non amare, specialmente non amare Dio? Comunque, il tempo in cui Juanita attende di portarsi al Monastero di Los Andes, che è quello prescelto, e tempo terribile perché dovunque giri lo sguardo non vedi che lacrime. Tuttavia dentro di me sento un energia e un coraggio che mi è impossibile descrivere.
Il 7 maggio 1919 entra ”finalmente” tra le Carmelitane e, con la vestizione religiosa del 14 ottobre successivo, cambia nome: si chiama suor Teresa di Gesù, come la grande Riformatrice spagnola del Carmelo. Un anno, anzi solo undici mesi di vita carmelitana le sono concessi da Dio. Sono pochi, ma sono così densi da non essere capiti subito: bisogna studiarli bene. Ci basti aver un po' spiato nel cuore di questa ragazza durante il suo itinerario più ordinario, quello di laica. I quaderni del suo Diario parleranno poi in modo più sobrio, ma più alto e impegnativo: e questo lo vedrà da sé il lettore. Citiamo solo, per finire, alcune battute prelevate qui e là dalla sua corrispondenza ultima: "Me ne rido di tutto il mondo" "Egli è la mia ricchezza" "Possiedo tutto" "Pregando, lavorando, ridendo" "Dio è gioia infinita" "Dio è nostro mendicante" "Mi ha traformata" "A prezzo di sangue" "Questa è la nostra vocazione: siamo delle corredentrici' "Addio! Febri coloro che godono di Lui. Viviamo molto uniti in Dio". Roma, 7 giugno 1998 P. Rodolfo Girardello CRONOLOGIA 1900 13 luglio. Nasce a Santiago del Cile. Figlia di Miguel Fernandez Jaraquemada e di Lucia Solar Armstrong. Quinta di sette figli. 15 luglio. Viene battezzata nella chiesa parrocchiale di Sant'Anna dal sacerdote Baldomero Grossi con il nome di Juana Enriqueta Josefina dei Sacri Cuori. Padrino e Madrina: Salvador RuizTagle e Rosa Fernàndez de RuizTagle. Suoi fratelli e sorelle sono: Lucia, Miguel, Luis, Juana, Rebeca e Ignacio. Soggiorna, alternativamente, nelle proprietà di Santiago e nel podere di campagna di Chacabuco che appartenevano al nonno materno. 1906 Sin dalla sua infanzia, si rallegra di sentir parlare di Dio. Impara a leggere frequentando, per un mese, di pomeriggio, il Collegio retto dalle Teresiane. 1907 Frequenta come esterna il Collegio Alameda retto dalle suore del Sacro Cuore. 13 maggio. Morte del nonno materno, Eulogio Solar Quiroga. Nel cuore di Juanita nasce una tenera devozione alla Santa Vergine Maria che le chiede di recitare tutti i giorni il Rosario. Per tutta la vita ella mantene fede a questa promessa. Insieme alla mamma comincia ad assistere regolarmente alla messa quotidiana e, non potendo comunicarsi come desidera e domanda, inizia a prepararsi alla sua Prima Comunione, applicandosi a "modificare il proprio carattere". Preparata dalle suore, si confessa per la prima volta. 1909 22 ottobre. Riceve il sacramento della Cresima.
1910 11 settembre. Dalle mani di Mons. Angel Jara riceve la Prima Comunione nella cappella del Collegio. "Giorno senza nubi" che la segnerà definitivamente. "Da allora mi comunicavo tutti i giorni e parlavo a lungo con Gesù...". 1911 8 dicembre. Ogni anno, dal 1911 al 1914, il giorno dell'Immacolata, Juanita è sempre in punto di morte a seguito di diverse malattie. Fino al 1915 Riceve, come alunna esterna, una notevole formazione scolastica presso il Collegio del Sacro Cuore. Emerge per la sua attenzione nei confronti degli anziani e dei bisognosi che si spinge sino a mettere all'asta il proprio orologio, a favore d'un bambino povero. Tratta i domestici con affetto e li cura con sollecitudine nelle loro malattie. Medesima attitudine nei confronti dei mezzadri di Chacabuco durante i soggiorni che vi fa con la famiglia. 1914 30 dicembre. È operata d'appendicite all'Ospedale San Vicente di Sanfiago, rischiando grosso. 1915 Gennaio febbraio. Trascorre la convalescenza a Chacabuco dove si ristabilisce. 13 luglio. Quindicesimo compleanno: confessa che Cristo l'ha "catturata". Luglio. Entra come interna nel Collegio del Sacro Cuore, via della Maestranza (oggi via Portogallo). 10 settembre. Ha, con Madre Julia Rios, un colloquio decisivo sulla sua vocazione, le confida di avere letto più volte la Vita di Teresa di Lisieur. 8 dicembre. Fa voto di castità e poi lo rinnova periodicamente. Promette di non "avere altro Sposo che Gesù Cristo". 1916 gennaio febbraio. Vacanze a Chacabuco. Prende parte alla Missione cittadina e non abbandona né l'orazione, né la lettura spirituale. 15 aprile. Svela a sua sorella Rebeca il segreto della propria vocazione: “Voglio essere Carmelitana. Mi ci sono impegnata l'8 dicembre”. Durante il ritiro spirituale annuale, s'impegna con un programma di vita che comprende ogni giorno orazione, esame di coscienza, e anche la pratica dell'umiltà. 1917 gennaio. La lettura della Vita di Santa Teresa di Gesù l'incoraggia a essere fedele al proprio progetto d'orazione quotidiana. Gennaio febbraio. Trascorre qualche settimana di riposo a Chacabuco. Tra le decisioni prese per l'anno, vi sono: dimenticare se stessa, applicarsi a far contenti gli altri, vivere con Gesù dentro di sé e rendere piacevole la virtù. S'impone dei sacrifici e offre la propria vita al Signore per la conversione di parecchie persone. 15 giugno, E ammessa tra le Figlie di Maria e riceve la medaglia distintivo.
Luglio. Legge gli scritti di suor Elisabetta della Trinità, che la incanta e si intrattiene fraternamente con lei, poiché la sua gioia, e anche la propria, è di vivere con Gesù nell'intimo di sé e di trasformare tutta la propria esistenza in lode di Dio. 8 agosto. Durante il Ritiro fa una confessione generale. Il confessore la assicura che, per grazia di Dio, non ha commesso durante la sua vita alcun peccato mortale. 5 settembre. Scrive una prima lettera a Madre Angelica, priora delle Carmelitane di Los Andes. Le manifesta il suo desiderio d'entrare in quella Comunità. Si rende presto conto che avrà grandi difficoltà da superare per poter essere Carmelitana: scarsa salute, opposizioni famigliari, e difficoltà finanziarie per prepararsi la dote. 20 dicembre. Supera brillantemente gli esami e con i premi vinti, lascia l'internato per prendersi una vacanza con i suoi. 1918 La corrispondenza con Madre Angelica si intensifica e aumenta pure il desiderio d'essere Carmelitana. Gennaio febbraio. Vacanze spensierate a Algarrabo. 12 marzo. Rientra all'internato. Per molti mesi soffre a causa di prove interiori: abbandono spirituale, svogliatezza. aridità... 7 agosto. Ultimo Ritiro spirituale all'internato. Prende la risoluzione di comunicarsi, di fare l'esame di coscienza e l'orazione mentale ogni giorno, di sforzarsi a compiere in tutto la volontà di Dio. 12 agosto. Lascia per sempre l'internato proponendosi di avere carattere e di non lasciarsi guidare dal rispetto umano. Né dal sentimento, ma dalla ragione e dalla coscienza. Juanita si reca a casa della sorella Lucia che è sposata e si sforza di compiacere tutti e di sacrificarsi per tutti, ad ogni istante. 7 settembre. Scrive a Madre Angelica chiedendo di essere ammessa nella sua Comunità. Per lettera la Madre risponde affermativamente. Novembre. Legge il Cammino di Perfezione di Santa Teresa di Gesù. Trascorre una ventina di giorni di riposo a Cuanco nella proprietà dei cugini Elisa e Herminia Valdés. Per parecchie settimane, è assalita da dubbi: deve essere Carmelitana o suora del Sacro Cuore? I dubbi sono fugati dai colloqui coi suoi direttori spirituali. 1919 11 gennaio. Visita con la mamma le Carmelitane di Los Andes. Rientra a casa decisa ad essere una di loro. 14 gennaio 7 marzo. Soggiorna nella proprietà San Pablo. Senza trascurare le incombenze domestiche, collabora alla Missione cittadina, istruisce i bambini nel
catechismo, insegna loro diverse materie scolastiche e li diverte organizzando recite, giochi e tombole. 7 marzo. Ritorna a Santiago. Trascorre qualche giorno di riposo a Bucaneve, nella proprietà degli zii. 25 marzo. Scrive al papà una lettera commovente per domandargli l'autorizzazione d'essere Carmelitana. 6 aprile. Riceve la risposta affermativa del papa. Da 7 al 15 aprile. Soggiorna nella proprietà dei cugini Valdés Ossa a Cunaco. Marzo maggio. Durante questo periodo, Juanita perviene all'apice della felicità e del dolore La felicità perché il suo ideale di essere tutta di Dio presto si realizzerà, e il martirio il più lacerante perché deve separarsi dai suoi genitori e dai suoi fratelli e sorelle. 7 maggio. Entra dalle Carmelitane di Los Andes. Cambia il suo nome e si chiamerà suor Teresa di Gesù. 8 maggio. Scrive dal Monastero la sua prima lettera. Si tratta di una eloquente testimonianza del suo amore filiale e della felicità che la inonda. Nascosta nella clausura, dà prova tuttavia di un senso apostolico intenso, non soltanto attraverso la fecondità misteriosa del sacrificio e della preghiera, ma anche attraverso le sue lettere. 14 ottobre. Vestizione monastica come Carmelitana scalza. Inizia il Noviziato. Ormai, scrive di meno, ma saranno lettere più affettuose e debordanti di umanità. Queste lettere provano in modo eccellente che i santi non sono essere strani e folli, ma persone di un grande equilibrio e solidità. In Dio "Suo centro e sua dimora" , Teresa condivide la stabilità e la gioia di colui che è l'Immutabile e vive in pienezza la condizione umana. La morte anch'essa non ha niente di spaventoso per lei perché ella sa che morire, è inabissarsi definitivamente in Dio per vivere tra le sue braccia amanti. 1920 Primi giorni di marzo. Afferma che morirà fra un mese. 2 aprile. Si ammala gravemente di tifo. 5 aprile. Domanda gli ultimi Sacramenti e li riceve con grande fervore. 6 aprile. Esprime, benché ancora novizia, il desiderio di pronunciare i Voti religiosi prima di morire e rinnova con gioia ed emozione la propria formula di consacrazione al Signore. 7 aprile. Ultima Comunione di suor Teresa. 12 aprile. Alle ore 19 e 15, si spegne santamente. Aveva diciannove anni e nove mesi, di cui soltanto undici mesi vissuti come Carmelitana!
14 aprile. Funerale e sepoltura alla presenza di una numerosissima folla. "Suor Teresa di Gesù farà in fretta dei miracoli", afferma il Padre Juliàn Cea, c.m.f. qualche giorno dopo la morte, e la sua previsione è pienamente giustificata. Da allora, un numero incalcolabile di persone attribuiscono alla intercessione di Suor Teresa di Gesù grazie e favori di ogni genere. 1940 17 ottobre. Traslazione dei resti mortali nel sepolcro ricavato nel pavimento del Coro del Monastero di Los Andes. 1947 20 marzo. Apertura del processo diocesano in previsione della beatificazione. Il processo termina il 14 marzo 1971. 1976 La Sede Apostolica decide di aggiungere al processo diocesano una ulteriore indagine, chiamata processo "cognitionis aperto ufficialmente il 17 novembre per completare e arricchire il precedente. La sessione di chiusura è celebrata il 18 marzo 1978. 1986 22 marzo. Terminate le normali formalità del processo di beatificazione, in Vaticano viene firmato il decreto di riconoscimento e di approvazione delle virtù eroiche della Serva di Dio. Ora Teresa di Gesù delle Ande ha il titolo di Venerabile. 1987 3 aprile. Davanti ad una folla di più di trecentomila fedeli, Giovanni Paolo Il la beatifica solennemente a Santiago del Cile. 18 ottobre. La Monache Carmelitane Scalze di Los Andes si trasferiscono nel nuovo Monastero di Auco. Portano con loro i resti di Teresa di Gesù che depongono nella piccola cappella, provvisoriamente, nell'attesa che vengano ultimati i lavori della costruzione del nuovo Santuario di Auco. 1988 11 dicembre. Inaugurazione della cripta del nuovo Santuario e traslazione dei resti della Beata Teresa di Gesù delle Ande. 13 dicembre. Dedicazione solenne del Santuario a Nostra Signora del Monte Carmelo, con l'assistenza del Delegato di Sua Santità, il cardinale Juan Francisco Fresno, di Mons. Raùl Silva Henrique e della Conferenza Episcopale Cilena al completo. Il Rito è presieduto dal vescovo diocesano, Monsignor Manuel Camilo Vial. 1991 12 giugno. Dopo sei mesi di lavoro, il tribunale che esamina la causa di Marcela Antùnez Riveros trasmette gli atti del processo alla Congregazione per le cause dei santi a Roma. La giovane Marcela aveva sofferto d'asfissia d'immersione il 7 dicembre 1978, restando almeno cinque minuti sott'acqua. Le sue compagne e una delle assistenti la raccomandano all'intercessione della Beata Teresa di Gesù delle Ande. La guarigione è quasi istantanea e non le rimane la benché minima conseguenza. 1992 7 giugno. In conformità al parere dei medici e dei teologi, che non trovano una spiegazione naturale alla pronta guarigione della piccola Marcela Antùnez Riveros, la Congregazione dei vescovi e dei cardinali approva il caso come valido per
procedere alla canonizzazione della Beata Teresa di Gesù delle Ande. L'11 luglio viene promulgato il decreto corrispondente. 1995 21 marzo. All'interno della Basilica di San Pietro a Roma alla presenza di circa cinquemila Cileni provenienti dalla madre patria e da diversi punti dell'Europa, Giovanni Paolo Il proclama solennemente Santa, la Beata Teresa di Gesù delle Ande. È la prima Santa Cilena e la prima Santa Carmelitana Americana. Celebrano con il Santo Padre quasi tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale Cilena.
DAL 1900 AL 1914 "STORIA DELLA VITA DI UNA DELLE SUE FIGLIE" Riassunto e divisione della mia vita Madre: lei crederà di trovarsi davanti una storia interessante. Non voglio che si inganni. La storia che lei leggerà non è la storia della mia vita, ma la vita intima di una povera persona che, senza alcun merito, Gesù Cristo ha amato in modo speciale e ha colmato di benefici e grazie. La storia della mia persona si riassume in due parole: "Soffrire ed Amare". Ecco qui tutta la mia vita da quando mi resi conto di tutto, cioè dai sei anni o anche prima. Soffrivo, ma Gesù mi insegnò a soffrire in silenzio e a sfogare in Lui il mio povero cuore. Lei comprende, Madre, che il cammino che mi indicò Gesù fin da piccola fu quello che Egli percorse ed amò; e siccome Egli mi amava, cercò di nutrire la mia povera anima con la sofferenza. La mia vita si divide in due periodi: più o meno dall'età della ragione fino alla Prima Comunione. Gesù mi colmò di favori tanto nel primo periodo come nel secondo; cioè dalla Prima Comunione fino ad ora; o, meglio fino alla mia entrata nel porto del Carmelo. Coccolata da tutti La mia famiglia Nacqui nel 1900, il 13 luglio! Mia madre si chiama Lucia Solar de Fernàndez e mio padre Miguel Fernàndez Jara. Abitavamo con il nonno, già anziano. Si chiamava Eulogio Solar. Si può dire che era un santo. Lo si vedeva tutto il giorno scorrere i grani del suo rosario. Gesù non volle che nascessi povera come Lui. Nacqui in mezzo alle ricchezze, coccolata da tutti. Ero la quarta figlia. La maggiore si chiamava Lucia, aveva sette anni; Miguel, il secondo, sei anni e Lucho, il terzo, aveva tre anni. Nella casa di mio nonno abitava anche mia zia Juanita Solar con quattro figli. Lo zio Luis Alberto Dominquez era già morto. Il maggiore dei miei cugini aveva tredici anni e il minore cinque. Abitava con noi anche la zia Teresa Vicuna, con due figli; un altro era morto ancor piccolo; il maggiore si chiamava Tomas Bernardo (il nome dello zio); la seconda, Teresita, aveva otto anni. Abitava anche con noi lo zio Francisco che era celibe ed aveva ventitré anni. Poco dopo nacque Rebeca, un anno e otto mesi dopo di me. Ero molto timida, anche se molto coccolata. Rebeca era tutto il contrario. Entrambe eravamo molto coccolate. Con il nonno facevamo ciò che volevamo, ingannandolo con baci e carezze. Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli, non me ne accorgevo. Le stesse parole me le ripetevano quando ero più grande, di nascosto dalla
mamma che non gradiva ciò. Dio solo sa quanto mi è costato estirpare questo orgoglio o vanità che si impossessò del mio cuore quando fui più grande. Avevo un carattere timido ed un cuore molto sensibile. Per tutto piangevo, ma avevo un carattere assai dolce, non mi arrabbiavo mai con nessuno. Desiderio della Comunione Il collegio Quando ebbe luogo il terremoto del 1906, Gesù incominciò a prendere il mio cuore per sé. Ricordo che mamma e zia Juanita ci portavano a Messa e ci spiegavano sempre tutto; ed alla Messa, quando arrivava la Comunione, mi accendevo del desiderio di ricevere Nostro Signore. Domandavo alla mamma questo favore, ma grazie a Dio non mi trovò preparata per questo atto sublime. Ricordo che mamma e zia Juanita mi sedevano sul tavolo e mi interrogavano sull'Eucaristia. Rispondevo alle domande, ma siccome mi vedevano tanto piccola non me la lasciavano fare. A sette anni mi confessai. Ci prepararono le suore. Ma prima voglio raccontarle la mia entrata al collegio. Il nonno non voleva affatto che entrassimo, però alla fine vinse mamma e mi mandò dalle Teresiane. Andavo dopo pranzo ed uscivo alle cinque, ma non frequentai quasi mai. Dopo un mese mi tolsero perché avevo notato che le maestre non vigilavano abbastanza durante le ricreazioni e che una bambina non era molto decente; raccontai alla mamma ciò che era successo. Mamma si lamentò. Allora, in collera, la Madre Superiora mi mise in disparte il giorno dei voti e mi diede un brutto voto e poi mi rimproverò dicendo che quelle cose non si dicevano. Mi meravigliai perché mi avevano sempre detto che dovevo raccontare tutto alla mamma. Mi misero in castigo. Piansi moltissimo e quando tornai a casa, mamma scrisse una lettera alla Superiora dicendo che non sarei ritornata. Mi rallegrai perché le bambine erano molto litigiose. Soffrivo a causa di una che cercava sempre di farmi del male; mi toglieva sempre il velo quando andavamo in cappella. Io, piccola, non sapevo difendermi. Avevo una cugina che picchiavano moltissimo e io la dovevo difendere. Le altre mi volevano bene. Non ho conservato affetto per quel collegio, anche se là imparai a leggere. Morte del nonno Nel 1907 il nonno morì come un santo. Ricordo perfettamente quando andammo al fondo a Chacabuco che stava tanto bene. Vi andammo con la zia Teresa e i suoi bambini, perché lui non si separava mai da noi. Ogni pomeriggio ci faceva montare a cavallo, tirando a sorte chi doveva essere la prima; toccava sempre a Rebeca. Stava bene, ma una notte gli venne un attacco di
paralisi. Immediatamente mia zia lo riportò a Santiago, dove subito gli dissero che non c'era rimedio. Lo facevano soffrire con delle cure terribili, finché il povero vecchietto non sapeva più come stava. Il 13 maggio, giorno della sua morte, ricevette i Sacramenti. Chiamò i suoi figli e diede loro i suoi consigli. Accanto alla sua camera c'era l'oratorio. Quando iniziò la Messa lo videro con il viso sconvolto e diceva: "toglietelo" e si copriva la faccia con le mani. Erano terribili tentazioni del demonio. Mamma sparse l'acqua benedetta e il diavolo se ne andò. Poi lo tentò un'altra volta e se ne andò perché la sua morte fosse come era stata la sua vita: in pace. Quando alla consacrazione fu alzata l'Ostia, la sua anima volò al cielo senza che nessuno se ne accorgesse. Sembrava addormentato. La sua morte fu quella di un santo, come lo era stata la sua vita. Immediatamente ci avvertirono a Chacabuco. Ricordo che ero a letto e dormivo e vennero ad avvertirci. Noi bambine non ci rendemmo conto, ma non piangemmo perché non volevano dire nulla a mio fratello Lucho che, malaticcio, era da poco uscito da una malattia mortale. Così noi, senza fare troppo sforzo, rimanemmo zitte. Più tardi quando ci stavamo vestendo, Lucho incominciò a gridare e a piangere amaramente. Andarono da lui e diceva: "Perché mi hanno ingannato? Perché non mi hanno avvertito? Mio nonno è morto". E piangeva molto. Non si seppe come lo avesse saputo, perché nessuno glielo aveva detto. Nonno lo avvertì mentre dormiva. Pochi giorni dopo arrivò lo zio Francisco piangendo e raccontando le cose più tristi, allora incominciai a piangere molto, senza che mi si potesse consolare. Ci ricondussero a Santiago e trovando la camera vuota mi fece una impressione così grande che mi sembrava che tutto era finito. E rimasi così triste che non è possibile immaginare. Poco tempo dopo la casa fu venduta e il fondo fu diviso in tre parti. La parte del mezzo toccò a don Salvador Huidobro, quella della salita allo zio Francisco e quella dei Bagni a, mia mamma. La casa di Santiago rimase allo zio Eugenio. Noi traslocammo a Calle Santo Domingo; anche questa casa, come l'altra, è piena di dolci ricordi. Mi accadde una cosa degna di essere raccontata. La notte, quando ci spegnevano la luce in camera, ma rimaneva accesa quella della camera della mia "Mamita", vedevo apparire il nonno ai piedi del letto di Rebeca, però vedevo solo metà del corpo. Mi apparve per otto giorni di seguito. Morivo di paura e andavo nel letto di Rebeca. Da li non lo vedevo. Devozione alla Vergine Maria Preparazione alla Prima Comunione
Quando andammo a Chacabuco per l'ultima volta, la zia Juanita, affinché io prendessi una medicina, mi regalò la statua della Madonna di Lourdes di porcellana che stava sempre accanto al mio letto. Presi la medicina e me la regalò. Questa è la Vergine che non ha mai smesso di consolarmi, e di ascoltarmi. A quel tempo risale la mia devozione alla Vergine Maria. Fu mio fratello Lucho ad insegnarmi questa devozione che ho avuto e che avrò, così spero, fino alla morte. Tutti i giorni Lucho mi invitava a recitare il rosario e facemmo entrambi la promessa di recitarlo tutta la vita. Ciò che finora ho fatto. Solo una volta, quando ero più piccola, me ne dimenticai. Da allora si può dire che Nostro Signore mi prese per mano, con la Santissima Vergine Maria. A partire da quel periodo, il mio carattere divenne iracondo, mi prendevano delle arrabbiature feroci, ma non erano frequenti. Dopo nessuno riusciva a farmi perdere la pazienza. I bambini, i miei fratelli, lo facevano a proposito. Mi dicevano moltissime cose per farmi arrabbiare, ma facevo come se non li sentissi. Per questo mamma mi coccolava, ma dopo, quando venivo contrariata per qualunque motivo, mi mettevo a piangere e anche con pianto isterico. Quando andammo a Chacabuco, venne con noi una cugina di mamma che non mi poteva soffrire, mentre Rebeca era la sua coccolina. Non si può immaginare quanto questo mi facesse soffrire, con lei ero terribile, non accettavo niente da lei. Nel 1907 entrammo in collegio. Lei sa, Madre, quante noie demmo con il nostro carattere. Ricordiamo bene quando mamma le raccontava i litigi che facevamo con i nostri fratelli e lei ci chiamava e ci esortava ad essere buone. È da questa epoca che Nostro Signore mi indicò la sofferenza. Papà perse una parte del patrimonio, e così fummo costretti a vivere più modestamente. Ogni giorno domandavo a mamma il permesso per fare la Prima Comunione, finché nel 1910 accondiscese. Incominciai la preparazione. Mi sembrava, Madre cara, che quel giorno non arrivasse mai e piangevo dal desiderio di ricevere Nostro Signore; per un anno mi preparai a farlo, durante quel tempo la Vergine mi aiutò a purificare il cuore da ogni imperfezione. Durante il mese del Sacro Cuore modificai il mio carattere completamente, tanto che mamma era felice di vedere che mi preparavo così bene alla Prima Comunione. Mi costava obbedire perché, soprattutto quando mi comandavano, per pigrizia, tardavo a muovermi. Allora dissi a me stessa che anche se non mi comandavano sarei andata di corsa prima degli altri. Non litigavo con i bambini. A volte mi mordevo le labbra e mi sbrigavo nel vestirmi. Facevo dei fioretti che appuntavo in un libretto, era pieno di fioretti quel libretto. Che differenza tra allora e adesso! Come vorrei tornare a quell'epoca! Ma, forse non ho ricevuto più favori da Gesù?
Prima Comunione Il giorno della Prima Comunione fu un giorno senza nubi, per me. Mi ricordo la confessione generale: quando uscii mi misero un velo bianco. Nel pomeriggio chiesi perdono. Ricordo ancora l'impressione del papà. Andai a chiedergli perdono e mi baciò. Allora mi inginocchiai piangendo e gli dissi di perdonarmi tutte le preoccupazioni che gli avevo dato con la mia condotta. A papà vennero le lacrime, mi alzò e mi baciava dicendo che non c'era motivo per chiedergli perdono perché non lo avevo mai disgustato e che era molto contento vedendomi così buona. Sì, papà, perché tu eri troppo indulgente e buono con me. Chiesi perdono alla mamma, che piangeva, a tutti i miei fratelli e infine alla mia "Mamita" ed agli altri domestici. Tutti mi rispondevano commossi. Stavo in ritiro, rimanevo da sola e non mangiavo a tavola con gli altri. L'11 settembre 1910 anno del centenario della mia patria, anno di felicità e del ricordo più puro che avrò in tutta la mia vita. Quel bel giorno per me fu un giorno bello anche per la natura. Il sole spandeva i suoi raggi ricolmando la mia anima di felicità e di ringraziamenti al Creatore. Mi svegliai presto. Mamma mi vestì, mi fece indossare l'abito, mi pettinò. Fece tutto lei, ma io non pensavo a nulla. Ero indifferente a tutto, meno l'anima mia per Dio. Quando arrivammo ripetevamo il "rosario della Prima Comunione": invece della Ave Maria si ripeteva: Vieni Gesù mio, vieni. O mio Salvatore, vieni Tu stesso a preparare il mio cuore. Finalmente arrivò il momento. Entrammo in cappella a due a due. Lei, Madre, era davanti a Mons. Jara che ci avrebbe dato la Santa Comunione era dietro e chiudeva la processione. Tutte entrammo con gli occhi bassi, senza vedere nessuno, ci inginocchiammo nei banchi ricoperti di tulle bianco con un giglio ed una candela al fianco. Mons. Jara ci disse parole tanto tenere e belle che tutte piangevamo. Ricordo una cosa che ci disse: "Chiedete a Gesù che se doveste commettere un peccato mortale vi prenda oggi che le vostre anime sono pure come la neve delle montagne. Pregatelo per i vostri genitori, gli autori della vostra esistenza. E per quelli che li hanno persi, ora è il momento per incontrarli. Sì, si sono avvicinati qui per essere testimoni dell'unione intima delle vostre anime con Gesù Cristo. Guardate gli angeli dell'altare, care bambine, guardateli, vi invidiano. Tutto il cielo è presente". Piangevo. Infine ci disse che non voleva ritardare di più l'unione con Gesù, ormai eravamo assetate di Lui e Gesù lo stesso. Ci avvicinammo all'altare mentre cantavano il bel canto Anima felice che mai dimenticherò. Non si può descrivere quello che avvenne nella mia anima con Gesù. Gli chiesi mille volte che mi prendesse e sentii per la prima volta la sua cara voce. "Gesù, ti amo, ti adoro!" Lo pregai per tutti. Sentivo la Vergine vicino a me. Come si dilata il cuore!
Per la prima volta sentii una pace deliziosa. Dopo il ringraziamento passammo nel cortile per distribuire doni ai poveri e per abbracciare i familiari. Il papà mi baciava e mi sollevava tra le sue braccia felice. Quel giorno vennero a casa molte bambine. E’ inutile parlare dei regali che ricevetti: il comò e il letto ne erano pieni. Passò quel giorno così lieto che sarà l'unico della mia vita. Poco tempo dopo cambiammo casa. Ma Gesù da quel primo abbraccio non mi lasciò e mi prese per se. Tutti i giorni mi comunicavo e parlavo a lungo con Gesù. Ma la mia devozione speciale era per la Vergine Maria. Le raccontavo tutto. Da quel giorno la terra, per me, non aveva più attrattiva. Volevo morire e domandavo a Gesù che mi portasse via l'otto dicembre. L'8 dicembre, sempre ammalata La Vergine Maria e Gesù mi parlano Tutti gli anni ero ammalata l'8 dicembre; tanto che credevano che morissi. A dodici anni ebbi la difterite. L'8 dicembre ero vicina a morire. Mamma credette che sarei morta perché una mia zia era morta di questa malattia e l'avevo contratta peggio di lei. Quella zia mori a dodici anni. Fin da piccola era una santa. Per fare penitenze metteva pietruzze nelle scarpe, si flagellava con rami spinosi fino al sangue. Nella sua ultima malattia quando i medici le toglievano dalla gola le membrane che si formavano lei prendeva le pinze, le baciava e diceva: "Questi sono gli strumenti che mi porteranno in cielo", poi prendeva il suo crocifisso e diceva: "Dottori, fatemi quello che volete". Quando arrivò l'ora della morte, chiese perdono ai miei nonni e poi a tutti, chiese scusa per i disturbi dati durante la malattia, poi rimase in estasi e disse: "Come è grande, come è immenso Dio!" e morì con il sorriso sulle labbra. Ma non assomigliavo a lei. Non meritavo ancora il cielo e Nostro Signore non mi prese. Nel 1913 ebbi una febbre spaventosa. A quel tempo Nostro Signore mi chiamava per sé, ma non facevo caso alla sua voce. Allora, lo scorso anno (1914), mi mandò l'appendicite e questo mi fece udire la sua cara voce che mi chiamava per farmi sua sposa più tardi al Carmelo. La mia devozione alla Vergine Maria era molto grande. Un giorno in cui avevo una grande pena per una cosa, la raccontai alla Vergine e la pregai per la conversione di un peccatore. Allora Lei mi rispose. Da allora la Vergine Maria, quando la chiamo, mi parla. Una volta le presentai un dubbio che avevo. Allora mi rispose una voce; mi dissi: non è la voce della Madre mia perché non può dirmi questo. La chiamai e mi disse che mi aveva risposto il demonio. Ebbi paura. Ella mi disse che quando sentivo la sua voce le chiedessi: "Sei tu Madre mia?". E faccio sempre così. Ogni volta che desideravo sapere una cosa gliela chiedevo e sempre ciò che mi diceva risultava vero.
L'attacco di appendicite aggravò il mio stato di salute e dovetti rimanere a letto, per cui mi tolsero dal collegio, cosa che mi rallegrò molto. Un giorno ero sola nella mia camera. Con la malattia ero diventata così viziata che non potevo stare sola. Il giorno a cui mi riferisco, Lucita era ammalata ed Elisea una domestica che accudiva mio nonno le teneva compagnia. Allora sentii invidia e pena ed incominciai a piangere. I miei occhi pieni di lacrime si fissarono su un quadro del Sacro Cuore ed udii una voce molto dolce che mi diceva:"Come! Juanita,... sono solo nell'altare per tuo amore e tu non sopporti un momento?". Da allora Gesù mi parla. E passavo ore intere conversando con Lui. E così mi piaceva stare sola. Mi insegnava come dovevo soffrire e non lamentarmi... e l'intima unione con Lui. Allora mi disse che mi voleva per sé. Che voleva che diventassi Carmelitana. Madre, non può immaginare ciò che Gesù faceva nella mia anima. In quel tempo non vivevo in me stessa. Era Gesù che viveva in me. Mi alzavo alle sette, quando svegliavano Rebeca per il collegio. Seguivo un orario tutto il giorno, ma facevo tutto con Gesù e per Gesù. Nostro Signore mi mostrò come fine la santità. L'avrei raggiunta facendo tutto nel miglior modo possibile. Poco tempo dopo il Padre, mio confessore, mi ripeté le stesse parole. Allora gli raccontai tutto. Operazione di appendicite I miei dolori e la malattia peggioravano ogni giorno. L'8 dicembre mi sentii morire. Da quel giorno rimasi a letto per alzarmi solo dopo l'operazione. La mamma incominciò una novena a suor Teresa di Gesù Bambino (Carmelitana allora appena morta) della quale sono molto devota. Migliorai ma il 24, mamma dimenticò di recitare la novena la sera ed ecco che all'indomani mi svegliai molto peggio. A mezzogiorno ebbi una crisi dalla quale si credette che sarei morta; ma nostro Signore volle conservarmi in vita. Come è buono il Signore con me. Si decise di farmi operare. Mi portarono all'Ospedale San Vicente il lunedì 28. Solo Dio sa quello che soffrii. Dover andare a morire fuori casa mi dava pena. Inoltre avevo una ripugnanza così grande a dormire in letti dove vi erano stati altri ammalati... così mi diventava terribile andarci. Ignacito entrava nella mia camera con gli occhietti pieni di lacrime, ma appena mi vedeva, si asciugava le lacrime e si metteva a giocare. Non l'ho visto piangere neppure un momento, cosa mirabile per un bambino che aveva appena compiuto quattro anni. Andai con mamma e "Mamita" il lunedì in automobile. Arrivai alla pensione come morta a causa delle coliche, ma poi mi ripresi. Mi comunicai alle 5 del mattino. Che comunione! Credevo che fosse l'ultima. Chiesi a Nostro Signore con tutta l'anima che mi desse coraggio e serenità. Che cosa sarebbe stato di me senza l'aiuto di Gesù! O Gesù dolcissimo, ti amo!
Vennero le bambine a trovarmi. Giocai tranquillamente a carte con loro. Più tardi venne l'infermiera a preparami. Poi il medico ecc. Dopo pranzo ero tanto nervosa che non sapevo cosa mi succedeva, incominciai a piangere e a ridere. Mamma mi diede una medicina e rimasi più tranquilla. Alle due arrivarono le bambine con zia Juanita, le chiesi che rimanesse durante l'operazione. Me lo promise. Venne poi lo zio Eulogio, fratello della mamma, e Juanita Ossa de Valdés che mi trascinarono in una conversazione ben distante da ciò che pensavo. Era per distrarmi. Ma mi preparavo a morire. In quel momento arrivò la Madre a prendermi. Non so dire quanto erano buone le Madri con me. Mi teneva compagnia quando poteva, metteva dei fiori nella mia camera perché apparisse allegra. Presi la statua della Madonna, abbracciai il Crocefisso lo baciai e dissi: "Presto Vi contemplerò faccia a faccia. Addio". Mi diedero una quantità di reliquie e salii sulla barella. Mi spingevano le zie, ma accanto c'era mamma, Lucita e Rebeca. Ad ogni suora che vedevo dicevo di pregare per me e conversavo con tutte. Percorsi due isolati per arrivare alla clinica. Attraversai il reparto degli uomini. Non ne potevo più dalla voglia di piangere. Quando vidi uno degli anziani domestici che era stato operato, ebbi pena pensando che non lo avrei più rivisto, e mi sembrava che mi portavano come un agnello al macello per uccidermi, incominciai a piangere. Mi sfuggi un grido ed un singhiozzo, però mi dissi che non dovevo piangere, mi asciugai le lacrime e finsi di essere serena per non dare pena a mamma. Poi chiesi a Gesù che la mamma non si congedasse da me e Gesù me lo concesse. Mamma e zio Eulogio rimasero indietro senza che me ne accorgessi. Quando arrivai alla clinica gli inservienti mi fecero salire i gradini. Allora Lucia e Rebeca mi dissero addio... quell'addio fu per me come un dardo che mi spezzò il cuore e mi caddero le lacrime. Ma, non avevo forse promesso a Gesù di non piangere? Facendo uno sforzo mi asciugai le lacrime e dissi loro addio. Vennero i medici. Mi misi a parlare con loro tranquillamente, ma mi sembravano dei macellai; tuttavia Gesù vinse per me. Prima che mi dessero il cloroformio baciai la mia medaglia e mi posi nel cuore di Gesù dicendo addio al mondo. Papà e zia Juanita dovevano assistere all'operazione, ma papà non ebbe il coraggio. Quando mi risvegliai avevo male alla testa e non sapevo dove fossi. Credevo di venire dall'altro mondo, tanto che ad ogni persona che vedevo mi mettevo a piangere. Il dolore era terribile e il cloroformio mi causò effetti terribili, pero mi ricordavo di offrire tutto a Nostro Signore, perché mamma me lo ricordava. Solo per un istante mi disperai, ma immediatamente me ne pentii. Il giorno di capodanno mi giunse una lettera. La Madre che mi curava, era molto buona, quel giorno, dopo la comunione mi disse: "C'è una lettera per te". Ero felice e dicevo che le mie amiche mi avevano scritto. Ma quale non fu la mia sorpresa quando la aprii ed era di Gesù, in francese. Era la preziosa lettera che la Madre mi inviava con delle immagini bellissime. Quella buona Madre aveva mille delicatezze. Tutti i giorni mi portava dei fiori perché la camera fosse allegra. Un medico della pensione
mi inviò delle orchidee, che sono dei fiori molto costosi. Era la prima volta che mi inviavano dei fiori e li mandai a Gesù. Questo sacrificio mi costò molto, ma lo feci.
ANNI 19151916 Uno scatto di collera Uscimmo dall'Ospedale San Vicente e poco tempo dopo ce ne andammo a Chacabuco che papà aveva preso in affitto. Però non potevo montare a cavallo e ciò era per me una rinuncia molto grande, non c è nulla che mi piaccia più del cavallo. Ci trovavamo molto bene. Ci furono le missioni. Spesso c'era la messa e mi sentivo molto felice. Per mia maggior umiliazione racconterò una arrabbiatura che mi prese, che fu tanto grande da sembrare che fossi impazzita. Il motivo fu che mia sorella e mia cugina che si trovavano con noi non vollero fare il bagno con noi perché eravamo molto piccole. Mi disgustò che mi dicessero piccola e non volevo andare a fare il bagno, ma mi obbligarono. Mentre già ci stavamo vestendo arrivarono le ragazze a farci affrettare, ma risposi che non mi sarei vestita se non se ne fossero andate. Ma esse non vollero andarsene. Mamma mi disse di vestirmi, ma io, imbronciata, non volli. Mamma mi picchiò ma tutto fu inutile. Piangevo ed era tanta la rabbia che provavo che avrei voluto gettarmi nell'acqua. "Mamita'' incominciò a vestirmi, ma continuavo ad essere risentita. Quando fui pronta mi pentii di ciò che avevo fatto e andai a domandare perdono alla mia mamma la quale era molto addolorata nel vedermi così e diceva che se ne tornava a Santiago per non rimanere con una bambina così collerica. Ella non volle perdonarmi e ciò mi faceva piangere inconsolabile. Mi scacciò dalla sua stanza e andai a nascondermi per piangere liberamente. Venne l'ora di fare lo spuntino e non volevo andarci, finché mi obbligarono, ma avevo vergogna e non volevo guardare nessuno, avendo dato un così cattivo esempio. Non so quante volte chiesi perdono, finché la sera mamma mi disse che avrebbe osservato come sarebbe stata in avvenire la mia condotta. Io credo che di questo peccato ho avuto la contrizione perfetta perché l'ho pianto non so quante volte. E ogni volta che me ne ricordo mi addoloro di essere stata tanto ingrata con Nostro Signore che mi aveva appena ridato la vita. Oggi compio quindici anni (13 luglio) Oggi compio quindici anni. Quindici anni! L'età che tutti vorrebbero avere: i bambini per essere considerati più grandi e gli anziani e quelli che hanno oltrepassato questa età, che hanno venticinque anni, vorrebbero ritornare a questa età perché è la più felice.
Ma penso: quindici anni, quindici anni in cui Dio mi ha conservato in vita. Me la diede nel 1900. Mi preferì tra migliaia di esseri per creare proprio me. Nel 1914, l'anno scorso, fui ammalata da rischiare la morte e mi diede un'altra volta la vita. Che cosa ho fatto da parte mia per un favore così grande perché Dio mi abbia data la vita due volte? Quindici anni! Di che cosa mi sono occupata in questi quindici anni? Che cosa ho fatto per piacere a questo Re onnipotente, a questo Creatore misericordioso che mi creò? Perché mi ha preferito a tante creature? L' avvenire non mi si è svelato, ma Gesù ha sollevato il velo ed ho intravisto le belle spiagge del Carmelo. Quante volte ho chiesto a Dio che mi portasse via da questo mondo ed Egli ha quasi ascoltato le mie suppliche e mi ha mandato malattie dalle quali si credeva che non mi sarei salvata. Ma Gesù mi ha insegnato che non devo domandare questo e mi ha posto come termine del mio viaggio ancora nove anni nel porto benedetto del Carmelo. Questi quindici anni, per una ragazza è l'età più pericolosa, è l'entrata nel mare tempestoso del mondo. Ho quindici anni, Gesù ha preso il comando della mia barchetta e l'ha tirata in disparte dall'incontro con altre navi. Mi ha mantenuta solitaria con Lui. Per questo il mio cuore, conoscendo questo Capitano è stato preso dall'amo dell'amore e qui mi tiene prigioniera in esso. Quanto amo questa prigione e questo Re potente che mi tiene prigioniera, questo Capitano che fra i flutti dell'oceano non mi ha lasciato naufragare. Gesù mi nutre quotidianamente con la sua carne adorabile e, insieme a questo cibo, ascolto una voce dolce e soave come gli echi armoniosi degli angeli del cielo. Questa è la voce che mi guida, che scioglie le vele della nave della mia anima perché non soccomba e perché non affondi. Sento sempre quella cara voce che è quella del mio Amato, la voce di Gesù in fondo alla mia anima; e nelle mie angosce, nelle mie tentazioni, Egli è il mio consolatore, egli è il mio Capitano. Conducimi sempre, Gesù mio, per il cammino della croce. E la mia anima si alzerà in volo dove si trova l'aria che vivifica e la quiete. All'internato La mia vocazione Durante queste vacanze le scrissi, Madre, facendole conoscere la mia vocazione, che lei aveva indovinato. Tornammo nel mese di marzo ed entrai in collegio, ma lei, Madre mia era già ammalata. Che dispiacere ne ebbi e quanto pregai per il suo miglioramento. Ma il Signore non concesse il miglioramento e le fece bere il calice di amarezza che Egli dà a quelli che ama. La portarono alla Maestranza. Che dolore mi causò questa separazione! Però lo offrii insieme a Lei a nostro Signore e, vedendola così coraggiosa
ed eroica, mi riempivo di coraggio e mi chiedevo: forse non è Gesù il suo appoggio e non è Lui che sta per soccorrerla? Le scrissi una lettera in cui manifestavo il mio cuore e dopo pochi giorni andai a farle visita, senza immaginare che ben presto anch'io mi sarei trovata là. Durante il semestre mamma ci comunicò che saremmo entrate come interne. Nonostante la mia pena non potei fare a meno di ringraziare Nostro Signore, che mi preparava il cammino per stare più separata dalle cose del mondo e mi chiamava a vivere vicino a Lui perché mi abituassi a vivere separata dalla mia famiglia prima di entrare al Carmelo. Quello che soffrii lo si può vedere dalle righe che scrivevo tutti i giorni ogni sera e che sono una specie di Diario. Giovedì 2 settembre 1915. Oggi è un mese e due giorni che ci dissero che saremmo entrate come interne. Io credo che non mi abituerò mai a vivere lontana dalla mia famiglia: dal papà dalla mamma, da quegli esseri che amo tanto. Se sapessero quanto soffro mi compatirebbero! Eppure mi devo consolare. Vivrò forse tutta la vita senza separarmi da loro? Così vorrei ripagarli con le mie attenzioni di quanto essi hanno fatto per me. Ma la voce di Dio comanda di più, devo seguire Gesù fino ai confini del mondo se Lui lo vuole. In Lui trovo tutto. Egli solo occupa il mio pensiero. Tutto il resto, fuori di Lui, è ombra, afflizione e vanità. Per Lui lascerò tutto ed andrò a nascondermi dietro le grate del Carmelo, se è sua volontà e vivrò solo per Lui. Che gioia, che piacere! il cielo sulla terra. Ma nel frattempo gli anni sembrano secoli durante i quali bisogna attendere per poter dare a lui il dolce nome di Sposo. Che tristi sono i giorni dell'esilio. Ma Egli è vicino a me e mi dice molto spesso: "Amica molto cara". Ciò mi infonde coraggio e proseguo sforzandomi per diventare un po' meno indegna del nome che porterò. Quale sarà il luogo dove celebreremo le nostre nozze e il luogo dove vivremo uniti? Mi ha detto il Carmelo. Ma ogni volta che voglio vederlo più da vicino sembra che Egli lo copra con un velo perché non veda nulla e senza speranza mi ritiro triste e desolata. Vedo che il mio corpo non resisterà e tutti quelli che sono al corrente me lo ripetono: quell'Ordine è molto austero e tu sei molto delicata. Però tu, Gesù sei mio Amico e come tale mi. procuri sollievo. Il giorno che tornai a casa trovai che la Madre Superiora del Carmen~, senza conoscermi, mi aveva mandato una immagine di Teresa di Gesù Bambino, tramite la mamma; ciò mi ha procurato molto piacere. Mi raccomanderò a Teresina perché mi guarisca e possa essere Carmelitana. Ma non voglio se non che si compia la volontà di Dio. Lui sa meglio ciò che mi conviene. Gesù, ti amo, ti adoro con tutta l'anima mia! Mal di denti Voti religiosi Visite Venerdì 3. Ieri sera venne Madre Izquierdo a trovarmi nel dormitorio. Quando le dissi che avevo un forte mal di denti e che tutto il giorno avevo avuto mal di testa, mi
disse queste parole che Gesù in altre circostanze penose mi aveva detto: "Figlia mia, Gesù ti ama molto, ti circonda con la sua croce. Offrigli questo dolore come fiore per la comunione di domani". Voglio molto bene a questa Madre: è una vera santa. Mercoledì 81. Oggi due novizie hanno pronunciato i voti, mi ha fatto molta impressione. Avanzarono e davanti all'Ostia Santa promisero di essere Sue spose. Che sublime dignità! Quando potrò dire al mondo il mio ultimo addio! Anche una postulante ha ricevuto l'abito. Si può dire che è la fidanzata di Gesù. Vennero poi le ragazze dell'esternato e ci fu permesso di stare con loro fino alle undici e mezzo. Vidi alcune Madri di là, tra esse Madre Popelaire che per quattro anni fu mia maestra. Le voglio bene e non so perché ebbi pena e mi misi a piangere, per cui Rebeca mi imitò. Allora capii che era necessario mi rasserenassi per consolarla e in effetti fu così. Ci trattenemmo con Madre Julia Rios. Che grande piacere! E siccome faccio il possibile per immaginarmi di essere al Carmelo, mi sedetti per terra ai piedi della Madre, e varie ragazze seguirono l'esempio. Domenica andrò da Madre Julia Rios da sola. Questo mi spaventa perché penso di raccontarle tutto il cambiamento che si è operato in me dall'operazione, la mia vocazione al Carmelo, tutto insomma. Non so come farò perché mi costa molto esprimere tutto ciò che mi succede. Sono stata tutto il giorno molto felice, ma, come fa sempre, Gesù mi inviò un regalino: era una croce e ciò mi piacque molto. Sabato 11 Sebbene voglio scrivere il mio Diario tutti i giorni, mi è impossibile. Oggi mi sono confessata. Che sollievo ho avuto perché avevo dei peccati ed anche se sono involontari, non mi piace averli perché con essi mi allontanano da Gesù e mi causano molta pena. Siccome Lo amo preferirei piuttosto morire che offenderlo. Ieri e oggi non ho mangiato caramelle, le ho offerte a Gesù perché Gli piacciono più che a me. Da mercoledì 8 a venerdì 24 settembre, per esattezza con il calendario, bisogna correggere Juanita che erroneamente scrisse: Mercoledì 6, Sabato 9 ecc. Colloquio decisivo Domenica 12. Ho molto da raccontare e soprattutto da ringraziare molto Gesù che mi ha concesso di incontrare Madre Julfa Rìos e di dirle quasi tutto. Abbiamo parlato molto. Le dissi che non mi abituavo affatto (nell'internato) e mi diede ragione per l'età a cui ero entrata. Passammo rapidamente su questo poiché ella desiderava sapere ciò che avevo accennato nella mia lettera. Incominciò a parlarmi per prima cosa dell'operazione. Mi fece vedere il grande scopo a cui Dio mi destinava ridonandomi la vita e i numerosi favori che mi aveva concesso.
Le confidai la mia risoluzione e mi disse che l'aveva già indovinata, perché Dio si proponeva qualcosa nel darmi due volte la vita. Le parlai delle mie civetterie, mi domandò come potevo flirtare dopo tante chiamate di Dio, e che, anche se non era peccato, riflettessi sul fatto che Colui che mi sceglieva era il Re dei cieli e della terra, e chi ero io per giocare così? Non ero forse una vile e miserabile creatura? E perché davo il mio amore a un uomo quando lo desiderava Dio? Se fosse un uomo che mi amasse e lo accettassi, non avrei il coraggio di divertirmi, perché dunque lo facevo con Dio? Era una cosa molto grave, era più che un matrimonio. Dovevo stare attenta perché non era per un giorno né per tutta la vita ma per l'eternità. Che l'amore umano si estingue, ma l'amore divino abbraccia tutto. Che mi dovevo ricordare che erano molte le chiamate ma poche le elette. Che ogni volta che mi comunicavo dovevo parlare a Gesù di questo e procurare di essere per Lui ogni giorno più bella, possedendo più virtù; che avrei dovuto fare la mia orazione con la faccia a terra perché parlavo con l'Onnipotente che si era abbassato a me per scegliermi come sposa. Le dissi anche che desideravo entrare al Carmelo. Mi chiese: "E la salute? Potrai resistere?". Non penso mai a questo corpo miserabile! Vorrei volare ed esso non può. Come ti detesto vaso di corruzione che ti opponi ai desideri della mia anima! Sei delicato. Ti fanno male le austerità e hai bisogno che ti accarezzino. Ma Gesù farà ciò che vuole. Si compia in tutto la sua volontà. Questa crudele incertezza è una specie di agonia per la mia anima. Meglio. Posso così unirmi meglio a Gesù nell'orto e consolarlo un po'. È il calice che mi avvicina alle labbra, ma credo che non me lo farà bere sino a vuotarlo. Madre Julia Rios mi disse che avrebbe pregato molto per me e per la mia salute, e che pensava solo che sarei diventata la sposa di Gesù. Mi raccomandò di leggere la vita di Santa Teresa e di suor Teresa di Gesù Bambino. Le dissi che le avevo lette varie volte traendone molto profitto perché la loro anima ha alcuni punti simili alla mia; e anche perché come loro ho ricevuto molti benefici da Nostro Signore, anche se loro sono arrivate molto presto alla perfezione mentre ripago così male Gesù. Questo mi intenerisce e le prometto di diventare migliore. Arrivò Rebeca e dovetti andarmene con gran pena. Vacanze di settembre Martedì 14. Oggi è la festa della Madre Izquierdol. È stato giorno di ricreazione. L'abbiamo trascorso molto contente. Abbiamo giocato a nascondino e poi alle bandierine; abbiamo vinto noi. Ci hanno consegnato i risultati del concorso di ortografia. Sono la prima. Nessun errore, per caso. La Reverenda Madre ci disse di avvicinarci a ricevere una immagine, e quando andai per riceverla, Madre Julia Rios ha riso con me, cosa che mi fece molto piacere.
Oggi siamo uscite. Ne siamo felici. Siamo andate a confessarci e poi a passeggio alla "Alameda". Ma ero tanto indifferente a questo passeggio perché pensavo chi avrebbe pensato a Lui e procuravo di unirmi il più possibile; così gioivo. Abbiamo visto Miguel che sta facendo il militare ed era da più di un mese che non lo vedevo. Gli voglio tanto bene... E stato promosso caporale. Sono molto contenta. Mercoledì. Oggi sono andata a Messa e poi al centro con Lucia. Nel pomeriggio siamo state a visitare Inés e Maria Salas. Poi vennero le Zegeres. Più tardi andammo dalle Salas Edwards perché Sylvia era stata operata di appendicite. Di là andammo a visitare Carmen de Castro, ma non la trovammo. Solo quando tornavamo la vidi un momento in strada. Ci abbracciammo. Eravamo felici, da tanto tempo non ci vedevamo... L'amo tanto! Giovedì 16. Mi trovo in campagna. Siamo arrivate alle cinque; siamo andate dappertutto. Che felicità! Venerdì 17. Siamo uscite a cavallo. Siamo andate a trovare lo zio Francisco e Maria Càceres (una anziana domestica), abbiamo visto anche Juan Luis Dominguez, è molto ammalato, ha degli attacchi. Ma qui, grazie a Dio, sta meglio. Sabato 18. Siamo usciti presto a cavallo con i miei cugini. Ci siamo divertiti molto. Poi alle due abbiamo alzato aquiloni, un gioco che mi piace molto. Domenica 19. Abbiamo ascoltato la Messa. Sono stata molto distratta, perché i miei cugini stavano nel presbiterio e ci guardavano. Questo mi faceva ridere. Abbiamo cantato ma non mi sono insuperbita per la mia voce. In questo Gesù mi aiuta a superarmi. Lo ringrazio con tutto il cuore. Martedì 21. Oggi ho avuto la gioia di comunicarmi. Mi sentivo così unita a Lui, Lo amavo tanto che mi sembrava di stare in cielo ed ho continuato in questa unione durante tutta la giornata. Gesù mio non separarti da me! Venerdì 24. Oggi siamo tornate in collegio. Sento disperazione e una voglia pazza di piangere. A Te, mio Gesù, offro questa pena, perché voglio soffrire per assomigliare a Te, Gesù, amore mio. Soffrire con gioia Lettere alla Vergine Maria Sposa di Gesù Unico Amore Oggi, da quando mi sono alzata sono molto triste. Sembra che improvvisamente mi si spezzi il cuore. Gesù mi ha detto che voleva che soffrissi con gioia. Ciò costa molto, ma basta che Egli lo chieda perché cerchi di farlo. Mi piace la sofferenza per due ragioni: la prima perché Gesù ha sempre preferito la sofferenza dalla sua nascita fino a morire sulla croce. Quindi deve essere qualcosa di molto grande perché l'Onnipotente cerchi in tutto la sofferenza. Secondo: mi piace perché sull'incudine del
dolore si modellano le anime. E perché Gesù alle anime che ama di più invia questo regalo che tanto piacque a Lui. Mi dico che Egli era salito al Calvario e si è steso sulla croce con gioia per la salvezza degli uomini. “Non sei forse tu quella che mi cerca e che vuole somigliare a me? Vieni dunque con me e prendi la croce con amore e gioia”. Trovo anche in un quaderno uno scritto intitolato: "Il mio specchio". "Il mio specchio deve essere Maria. Poiché sono sua figlia devo somigliare a Lei, così somiglierò a Gesù". “ Non devo amare se non Gesù. Dunque il mio cuore deve avere il sigillo dell'amore di Dio. I miei occhi devono fissarsi su Gesù Crocifisso”. "La mia lingua deve esprimergli il mio amore. Il mio piede deve incamminarsi al Calvario. Per questo il mio andare deve essere lento e raccolto. Le mie mani devono stringere il crocifisso, cioè quell'immagine divina che deve imprimersi nel mio cuore Trovo anche una lettera che scrissi una sera in cui non ne potevo più di soffrire: "Madre cara, Madre quasi idolatrata, ti scrivo per dar sfogo al mio cuore spezzato dal dolore. Non voglio che Tu riunisca i suoi pezzi, Madre dell'anima mia, ma che zampilli, che distilli un po' di sangue. Mi soffoca il dolore, Madre. Soffro, ma sono felice soffrendo. Ho tolto la croce al mio Gesù. Egli riposa. Quale maggiore felicità per me? Sono sola, Madre. Mamma se ne va a Villa a trovare Ignacito e noi rimarremo qui. Fino a quando? Non lo so. Finché lo vorrà Gesù, non ti pare? Soffro... non ne posso più... Solo ti domando di guarire gli infermi. Tu sai chi sono. Tu, Madre, se vuoi, lo puoi fare. Madre mia, mostra che mi sei Madre. Ascolta il grido di un'anima peccatrice che soffre e beve il calice del dolore fino alla feccia, ma non importa. Soffro ma amo solo Gesù. Voglio che Egli sia il padrone del mio cuore. Digli che lo amo, che lo adoro. Digli che voglio soffrire, che voglio morire di amore e di dolore. Che non mi importa il mondo ma soltanto Lui. Si, Madre, sono sola. Mi unisco alla Tua solitudine. Consolami, incoraggiami, consigliami, accompagnami e benedicimi. Tu sei mia Madre e ti dico che soffro. Prima avevo una tregua al mio dolore, un raggio di luce nel mio oscuro cuore, ma quel raggio di luce ora non mi illumina né mi sorride. Quel sorriso di mia mamma mi faceva vivere e c'era due volte la settimana, ora non l'avrò. Domani sarà mercoledì e nessuno mi chiamerà in parlatorio. Vieni Tu con Tuo Figlio e la mia felicità sarà completa. "Fa che sappia le mie lezioni, i miei ripassi, i miei esami. Che ottenga dei premi per vedere felice Te, il mio Gesù, e i miei genitori. Madre mia, Maria, ascoltami. Tua figlia". Il 7 dicembre scrissi: "Domani è il giorno più grande della mia vita. Diventerò sposa di Gesù. Chi sono io e chi è Lui? Egli Onnipotente, Immenso, la Sapienza, Bontà e
Purezza stessa si unirà ad una povera peccatrice. O Gesù, mio amore, mia consolazione, mia vita; mia gioia, mio tutto! Domani sarò tua! Gesù, amore mio! Madre, domani sarò doppiamente tua figlia. Diventerò sposa di Gesù. Porrà al mio dito l'anello nuziale. Sono felice, perché posso dire in verità che l'unico amore del mio cuore è stato solo Lui. Il confessore mi ha permesso di fare voto di castità per nove giorni e dopo mi indicherà le date. Sono felice. Ho scritto la mia formula: "Oggi, 8 dicembre 1915, all'età di quindici anni, faccio voto, davanti alla SS Trinità, in presenza della Vergine Maria e di tutti i santi del Cielo, di non ammettere altro Sposo se non il Signore Gesù Cristo che amo con tutto il cuore e che voglio servire fino all'ultimo istante della mia vita. Fatto durante la novena dell’Immacolata e da rinnovare con il permesso del mio confessore Questo è tutto ciò che ho per quest’anno. Non ho più scritto il mio Diario. Ho però il mio ritiro e una lettera che scrissi a mia sorella Rebeca per comunicarle la mia vocazione Carmelitana e per chiederle che mi aiutasse. Le scrissi il giorno del suo compleanno. Lettera a mia sorella Rebeca 15 aprile 1916 Cara Rebeca. Approfitto un istante dello studio per farti mille auguri nel giorno del tuo compleanno, perché un anno in più di vita deve farti più seria e riflessiva e deve essere anche motivo per riflettere sulla vocazione che Dio ti ha affidato. Credimi, Rebeca, che a quattordici o quindici anni si capisce la propria vocazione. Si sente una voce e una luce che mostra la via della propria vita. Quel faro si è acceso per me a quattordici anni. Cambiai direzione e mi proposi il cammino che dovevo seguire e oggi vengo a farti confidenze sui progetti ideali che mi sono formato. Fino ad oggi ci ha illuminato la stessa stella, ma domani forse non saremo unite sotto la sua ombra protettrice. Questa stella è la casa, la famiglia. E necessario separarci e i nostri cuori, che erano uno solo, domani forse si separeranno. Mi sembra che ieri non avresti capito il mio linguaggio, ma oggi hai quattordici anni, un'età in cui puoi capirmi. Credo perciò che sarai favorevole e mi darai ragione. In poche parole ti confiderò il segreto della mia vita. Presto ci separeremo e quel desiderio che abbiamo sempre custodito dalla nostra fanciullezza, di vivere sempre unite, sarà presto infranto per un altro ideale più alto della nostra gioventù. Dovremo seguire cammini diversi nella vita. A me è toccata la parte migliore come la Maddalena. Il Divino Maestro ha avuto pietà di me, avvicinandosi mi ha detto sottovoce: "Lascia tuo padre, tua madre e tutto quanto possiedi e seguimi".
Chi potrà rifiutare la mano dell'Onnipotente che si abbassa alla più indegna delle sue creature? Come sono felice sorellina cara! Sono stata catturata nelle reti amorose del Divino Pescatore. Vorrei farti comprendere questa felicità. Posso dirti con certezza che sono sua promessa sposa e che presto celebreremo le nostre nozze al Carmelo. Sarò Carmelitana; cosa ti pare? Non vorrei avere nessuna piega nell'anima nascosta a te. Ma tu sai che non posso dirti a voce tutto ciò che sento, per questo ho deciso di farlo per iscritto. Mi sono consegnata a Lui. L'8 dicembre, mi sono fidanzata. Quanto lo amo è impossibile dirlo. Il mio pensiero non si occupa che di Lui. È il mio ideale. E un ideale infinito. Sospiro il giorno nel quale entrerò al Carmelo, per non occuparmi che di Lui, per confondermi in Lui e non vivere se non la sua vita: amare e soffrire per salvare le anime. Sì, sono assetata di esse perché so che è ciò che più ama il mio Gesù. Lo amo tanto! Vorrei infiammarti di questo amore. Che gioia la mia se potessi donarti a Lui! Non ho mai bisogno di nulla perché in Gesù trovo tutto ciò che cerco! Egli non mi abbandona mai. Il suo amore non diminuisce mai. E tanto puro. E tanto bello. È la stessa Bontà. PregaLo per me, piccola Rebeca. Ho bisogno di preghiere. Vedo che la mia vocazione è molto grande: salvare anime, dare operai alla vigna di Cristo. Tutti i sacrifici che possiamo fare sono poca cosa in confronto al valore di un'anima. Dio ha dato la sua vita per esse, e noi, come trascuriamo la sua salvezza! Come sua promessa sposa, devo avere sete di anime, offrire al mio Fidanzato il sangue che per ognuna di esse ha sparso. E qual è il mezzo per guadagnare anime? L'orazione, la mortificazione e la sofferenza. È venuto con una croce e su di essa vi era scritto una sola parola che ha commosso il mio cuore fino alle più intime fibre: "Amore". Com'è bello con la sua tunica insanguinata! Quel sangue vale per me più che i gioielli e i diamanti di tutta la terra. Quelli che si amano sulla terra, mia cara Rebeca, come tu lo vedi in Lucia e Chiro, non cercano se non di avere un'anima sola e un solo ideale. Ma i loro sforzi sono vani perché le creature sono tanto impotenti. Questo non avviene nella nostra unione. Gesù vive già nel mio cuore. Cerco di unirmi, di assomigliarmi, di confondermi con Lui. Io sono la goccia di acqua e devo perdermi nell'Oceano Infinito. Ma c'è un abisso che la goccia non può varcare, allora l'oceano straripa purché la goccia di acqua rimanga nel più completo abbandono di se stessa, purché viva in un sussurro continuo, invocando l'Oceano Divino. Ma io non sono se non un povero uccellino senza ali. Chi me le darà per andare a fare il nido per sempre vicino a Lui? L'amore: sì, lo amo e vorrei morire per Lui. Lo amo così tanto che vorrei essere martirizzata per dimostrargli che lo amo. Senza dubbio il tuo cuore di sorella è straziato all'udirmi parlare di separazione, all'udirmi mormorare questa parola: addio per sempre sulla terra per rinchiudermi al Carmelo. Ma non temere, cara sorellina; non esisterà mai separazione tra le nostre anime. Io vivrò in Lui, cerca Gesù e in Lui mi troverai e li tutti e tre proseguiremo gli
intimi colloqui che dovremo continuare là nell'eternità. Come sono felice! Ti invito a passare con Gesù nel fondo della tua anima. Ho letto di Elisabetta della Trinità che questa Santina" aveva detto a nostro Signore di fare della sua anima la sua casetta. Facciamo anche noi così. Viviamo con Gesù dentro di noi stesse, mia cara piccola, Egli ci dirà cose sconosciute. E così dolce la sua voce d'amore. E così, come Elisabetta, troveremo il cielo sulla terra, perché il cielo è Dio. Domanderemo a Gesù nella comunione di costruire nelle nostre anime una casetta, noi forniremo il materiale che saranno i nostri atti di rinuncia e l'oblio di noi stesse, facendo sparire l'io che è il dio che adoriamo interiormente. Questo costa e ci strapperà grida di dolore. Ma Gesù chiede questo trono ed è necessario darglielo. La carità deve essere l'arma per combattere quel dio. Occupiamoci del prossimo, di servirlo, anche se il farlo ci causa ripugnanza. In questo modo otterremo che il trono del nostro cuore sia toccato da suo Padre, da Dio nostro creatore. Sforziamo di vincerci. Ubbidiamo in tutto. Siamo umili. Siamo così miserabili! Siamo pazienti e puri come gli angeli e avremo la felicità di vedere che Gesù, che è un buon architetto, edificherà una seconda casa di Betaina, dove tu ti occuperai di servirlo nella persona del tuo prossimo, come faceva Maria, ed io, come Maddalena, rimarrò contemplandolo e ascoltando la Sua Parola di vita. È impossibile che, mentre siamo in collegio, Egli esiga da noi quell'unione totale che consiste nell'occuparsi solo di Lui, ma possiamo ad ogni ora offrirgli un mazzolino di amore. Amiamo il Divino Bambino che soffre tanto senza trovare conforto nelle creature. Egli trovi nelle nostre anime un rifugio, un asilo dove rifugiarsi in mezzo all'odio dei suoi nemici, e un giardino di delizie che gli faccia dimenticare l'oblio dei suoi amici. Termino, addio. Rispondi a questa mia lettera. Conservami il più completo segreto. Tua sorella che ti ama in Gesù. Esercizi anno 1916 Per far bene gli esercizi sono necessarie due cose: 1° coraggio e generosità; 2° mettersi nelle mani di Dio. Prima Meditazione. Da Dio, di Dio e per Dio. Questo è il fine di ogni creatura. Fummo creati da Dio. Che bontà quella di Dio! Ci teneva nella sua mente dall'eternità e poi ci trasse dal nulla. Sono un po' di fango, ma in me c'è qualcosa di più grande: la mia anima, che Dio fece a sua immagine e somiglianza. Quindi l'unica cosa di valore in me è l'anima, perché è immortale. Perciò è più grande del mondo. Di conseguenza è di Dio, l'unico capace di saziarla perché è infinito. Sono di Dio. Egli mi creò. È’ il mio principio e il mio fine. Per essere interamente sua devo compiere
perfettamente la sua divina volontà. Se Lui è mio Padre e conosce il presente, il passato e l'avvenire, perché non abbandonarmi a Lui in piena fiducia? Conversazione. Sull'esame particolare. Su un peccato o difetto capitale o per raggiungere una virtù. Seconda Meditazione. Perché siamo stati creati? Per servire e amare Dio sopra ogni cosa. Dio dotò l'uomo di ragione perché comprendesse il beneficio della creazione. Come dobbiamo servire Dio? Come un servo il suo padrone, facendo ciò che a lui piace. Dio ci manifesta la sua volontà, se la compio lo glorifico, ma facendo sempre ciò che è più perfetto. Per servire Dio dobbiamo essere indifferenti a tutto quello che non gli dà gloria. Dobbiamo porre Dio come fine del nostro agire, guardare all’amore che ha per noi in ogni avvenimento che ci manda, guardare tutto come dei gradini che ci avvicinano a Lui. Il nostro cuore non deve attaccarsi alle cose del mondo, ma a Dio. Tenerlo puro da ogni amore disordinato, poiché tutto è perituro, e amare ciò che ci porta a Dio. Terza Meditazione. Il peccato è un mostro. I primi due peccati. Lucifero in cielo, per un solo peccato di pensiero, è diventato demonio. E quanti peccati ho commesso nella mia vita? E Dio non mi ha castigato, anzi, al contrario mi ha colmato di grazie. Quante volte mi ha perdonato! Rigettò invece per una sola disobbedienza i nostri progenitori. Come potrò ripagarti, mio Dio? Allontanati, peccato, da me. Ti aborrisco con odio terribile. Voglio esser di Dio. Voglio morire piuttosto che commetterti. Perdono, mio Dio, perdono, bontà e misericordia infinita. Preferisco morire piuttosto che offenderti, sia pure con la più leggera mancanza. Ti amo e il peccato mi allontana da te. Conversazione. Sulla vanità della vita. Dell'amore ordinato che dobbiamo avere per tutte le cose. Che il nostro cuore deve appartenere sempre alla SS. Trinità. Voglio vivere dentro la mia anima in modo da contemplare sempre Dio in essa. Vi sono tre stati d'animo: 1) quando si è in peccato mortale, si è attratti dalla sensualità e si vive in essa; 2) quando si è in grazia, si sente pace, consolazioni interiori e desideri di essere buona; 3) quando l'anima non sente nessuna consolazione interiore, ma sente gli impulsi della grazia, li segue e resiste alla natura. È lo stato migliore perché viviamo nell'umiltà. Quarta Meditazione. La Maddalena pentita. Signore, come sei grande nella tua misericordia, mi prostro ai tuoi piedi e li lavo con il pianto. Si, Gesù adorato, ho peccato, ma tu mi hai salvato. Vengo ad umiliarmi davanti al tuo ministro che ti rappresenta. Sì, Gesù, tu che hai perdonato la Maddalena, perdona una peccatrice più grande di lei. Io ti ho amato tutta la vita e spero di amarti fino alla fine. Perdonami, Gesù, non sapevo cosa facevo quando ti offendevo. Sì, Gesù, morire piuttosto che offenderti.
Come la Maddalena voglio ritirarmi a servirti per stare sempre vicino a Te. Non amo altri che Te. Voglio unirmi a Te per sempre, perché la felicità consiste solo nell'amarti. Quinta Meditazione. Parabola di un re che invita i suoi sudditi a conquistare una terra infedele. Gesù ci invita alla conquista del regno del suo Sacro Cuore. Per questo dobbiamo: 1) Riformare noi stessi. Essere disposti a tutte le sofferenze per godere poi con Lui nel cielo. 2) Sceglie per me tutti questi doni. Non dovrò riceverli con gioia dal momento che Egli mi creò preferendomi a tante anime, che mi conserva in vita, che mi ha liberato dall'inferno e più ancora, che ha sofferto durante trentatré anni ogni sorta di travagli ed infine che morì sulla croce come il più infame degli uomini, fra due ladroni, ritenuto un malfattore, stregone, traditore, pazzo e bestemmiatore? E non desidererò soffrire nulla per suo amore! Io che sono "un nulla criminale", mentre Egli soffre essendo Dio ed avendo diritto ad essere adorato e servito dalle sue creature. O Gesù, eccomi prostrata davanti alla tua divina Maestà, piena di confusione e vergogna nel vedere la mia piccolezza e miseria e i miei molti peccati. Fino a quando, Gesù avrai pietà di questa peccatrice? Fin d'ora mi pongo tra le tue mani divine. Fa di me ciò che vuoi! Si, sono disposta ad essere umiliata per castigare il mio orgoglio. Voglio, sposo adorato, vivere nascosta, sparire in te, non avere altra vita che la tua, non occuparmi se non di te. Ed ora che sono purificata voglio che la SS. Trinità venga ad abitare nella mia anima per adorarla e vivere costantemente alla sua presenza. Ed infine ti dico che faccio voto in presenza della SS. Trinità, della Santissima Vergine, di San Giuseppe, dei Santi e angeli del cielo, di non avere altro sposo che Gesù, unico amore della mia anima'. J.MJ. Risoluzioni A.M.D.G. Maria, Madre mia, benedicimi 1) Farò l'esame particolare. 2) Praticherò il terzo grado di umiltà che consiste nel cercare disprezzi, disonori, umiliazioni con gioia e per amore di Gesù Cristo, considerandomi indegna di soffrire qualcosa per Lui. 3) Mi rialzerò e mi imporrò una mortificazione, se me lo permettono, ogni volta che cadrò. Gesù mio, ora ho visto che tutto ciò che è del mondo è vanità; che una sola cosa è necessaria: amarti e servirti con fedeltà, assomigliarmi in tutto a Te. In questo consisterà la mia ambizione. Con Te voglio accettare tutti gli affronti con gioia. E se per debolezza cado, Gesù, Ti guarderò mentre sali al calvario e con il Tuo aiuto mi rialzerò. Non permettere che ti offenda neppure lievemente. Preferisco mille morti piuttosto che darti la più leggera pena. Madre, giglio tra le spine, insegnami la via del calvario. Conducimi per mano per quel sentiero. San Giuseppe, custode delle vergini, custodiscimi.
ANNO 1917 La meditazione, specchio dell'anima 1 gennaio. Un anno di più verso la patria. Quanti benefici ricevuti e quante grazie sprecate in questo anno che è passato. E questo che viene, nel suo misterioso manto forse avrà avvolte afflizioni e felicità di ogni tipo. Appoggiamoci alla Croce; essa è immutabile. Né i secoli, né le tempeste l'hanno spezzata. Spes unica. 2 gennaio. Mi sento in pena, mi sanguina il cuore. Se potessi darei mille vite per lui, tutte le sofferenze, Dio mio, mandamele e dammi grazia per sopportarle, purché egli si converta. Gesù, voglio accompagnarti nell'orto della tua agonia. Voglio consolarti e dire con te: "Signore, se possibile, passi da me questo calice amaro, ma non la mia, bensì la tua volontà si compia". 9 gennaio. Tutti i giorni faccio la meditazione e vedo che grande aiuto è per santificarsi. È lo specchio dell'anima. Quanto ci si conosce in essa! Gesù mi ha fatto capire che per raggiungere la perfezione è necessario: 1). L'amore alla preghiera. 2). Il distacco completo da se stessa, cioè l'oblio di sé che si raggiunge unendosi a Gesù tanto da formare con Lui una persona sola e scegliendo sempre ciò che piace a Gesù, cioè umiliazioni, sofferenze, ecc. ed anche la carità verso il prossimo. 3). Perfetta consegna di se stessa, cioè, dare a Dio la volontà. Ho letto nella vita di Santa Teresa che questa Santa raccomanda a coloro che incominciano a fare orazione di immaginarsi l'anima come un orto pieno di alberi ed erbacce e tutto molto secco. Allora, incominciando a praticare l'orazione, il Signore vi pianta begli alberi, dei quali noi dobbiamo avere cura perché non si secchino. Per questo sempre quelli che incominciano devono attingere acqua dal pozzo e ciò costa, e queste sono le difficoltà nelle quali si imbatte chi incomincia l'orazione. Per me la mia difficoltà è il rispetto umano che mi vedano meditare e mi chiamino "bigotta". Altre volte non riesco ad udire la voce del Signore e questo fa sì che mi allontani. Ma ora sono decisa, costi ciò che costi, a farla tutti i giorni. Tutti i giorni scriverò le risoluzioni che prendo. 24 gennaio. Obbedienza perfetta. Obbedire, tenendo presente che sottometto la mia volontà a Dio. La mia obbedienza deve essere spirituale. 25 gennaio. Oggi ho promesso a Gesù di compiere la Sua divina volontà accettando con gioia ciò che Lui mi manda. La sposa deve unire la sua volontà a quella dello sposo e sottomettersi a Lui. A maggior ragione io, che sono sua schiava e che per un grande favore mi ha reso figlia, sorella e sposa. Come mi trovo cattiva e peccatrice!
Lourdes Maria, Madre piena di dolcezza 12 febbraio. L'altro ieri e ieri siamo state a Lourdes. Lourdes! Questa sola parola basta a far vibrare le corde più sensibili del cristiano, del cattolico. Lourdes! Chi non si sente commosso nel pronunciarla! Significa un cielo nell'esilio. Porta avvolto nel suo manto di mistero tutto ciò che di grande è capace di sentire il cuore cattolico. Questo nome richiama i ricordi del passato e commuove le sensazioni intime della nostra anima. Racchiude gioia, pace sovrumana, dove il pellegrino, stanco del faticoso cammino della vita, può riposare; può senza preoccupazioni, lasciare il suo bagaglio di miserie umane, aprire il seno per raccogliere l'acqua della consolazione e del sollievo. Lì le lacrime del povero e del ricco si confondono, lì si trova una Madre che li guarda e sorride. E quello sguardo e sorriso celesti, fanno sgorgare dal petto singhiozzi di felicità, che il cuore non può frenare, lo fanno sperare, amare ciò che non perisce ed è divino. Sì, sei tu Madre, la celeste Vergine Maria che ci guida. Tu hai lasciato cadere dalle tue mani materne raggi di cielo. Non credevo che esistesse la felicità sulla terra, ma ieri il mio cuore assetato di essa la trovò. La mia anima' estasiata ai tuoi piedi verginali ti ascoltava. Eri tu che parlavi e il tuo linguaggio di Madre era così tenero, era di cielo quasi divino. Al vederti così pura, così tenera, così compassionevole, chi non avrà il coraggio di scoprire i suoi intimi tormenti? Chi non ti chiederà di essergli stella in questo burrascoso mare? Chi è che piange tra le tue braccia senza ricevere subito i tuoi immacolati baci di amore e di consolazione? Se è peccatore le tue carezze lo inteneriscono, se è tuo fedele devoto, la tua sola presenza accende la fiamma viva dell'amore divino. Se è povero tu, con la tua mano potente lo soccorri e gli mostri la vera patria. Se è ricco, lo sostieni con il tuo conforto contro gli scogli della sua agitatissima vita. Se è afflitto, tu con i tuoi occhi lacrimosi gli mostri la croce e su di essa il tuo divino Figlio. Chi non trova balsamo alle sue sofferenze nel considerare i tormenti di Gesù e di Maria? Ed infine il malato trova nel tuo seno materno l'acqua di salvezza che fai sgorgare con il tuo sorriso incantevole, che lo fa sorridere di amore e di felicità. Sì, Maria, sei la Madre dell'universo intero. Il tuo cuore è pieno di dolcezza. Ai tuoi piedi si prostrano con la stessa fiducia il sacerdote come la Vergine per trovare tra le tue braccia l'Amore delle tue viscere. Il ricco come il povero per trovare nel tuo cuore il loro cielo. L'afflitto come il felice per trovare sulle tue labbra il celeste sorriso. Il malato come il sano per avere dalle tue mani dolci carezze. Ed in fine il peccatore come me, trova in te la Madre protettrice che sotto i suoi piedi immacolati ha schiacciato la testa del drago, mentre nei tuoi occhi scopre la misericordia, il perdono e il faro luminoso per non cadere nelle acque fangose del peccato. Madre, sì, a Lourdes c'era il cielo: c'era Dio sull'altare circondato dagli angeli, e tu dalla cavità della roccia gli presentavi i clamori della moltitudine inginocchiata davanti all'altare; e Gli chiedevi di ascoltare le suppliche del povero esiliato in questa
valle di lacrime, mentre, con i canti, ti offrivano un cuore pieno di amore e di gratitudine. Risoluzioni per il 1917 1) Accettare i sacrifici senza mormorare interiormente né abbattermi. 2) Devo eclissarmi. 3) Impegnarsi a procurare la felicità degli altri. 4) Cercherò di rendere la virtù amabile agli altri. 5) Devo dimenticare anche me stessa: a) unendomi a Gesù; b) essere caritatevole con il prossimo; c) non dire la mia opinione se non me la chiedono; d) soffrire con gioia le umiliazioni essendo amabile con le persone che me le procurano; e) vivere con Gesù nel fondo della mia anima, che deve essere la sua casetta nella quale possa riposare. Lì lo adorerò e Gli offrirò le mortificazioni, sofferenze e umiliazioni. Non è forse il cielo sulla terra vivere con Dio? Vivere in unità di pensieri, in unità di sentimenti, di azioni e così, guardandomi, il Padre troverà l'immagine del suo Figlio, mi farà sua sposa e le Tre Persone verranno a dimorare in me. Devo contemplare nella mia anima Gesù crocifisso. Lo imiterò e riceverò ai piedi della croce il sangue del mio Gesù, che conserverò nella mia anima e che comunicherò all'anima del mio prossimo, affinché per mezzo del sangue di Cristo siano lavati. Offerta per i peccatori Nuovo direttore Gesù mio, tu conosci l'offerta che ti ho fatto di me stessa per la conversione delle persone che ti ho nominato. Da oggi non solo ti offro la mia vita, ma anche la mia morte, come ti piacerà darmela. La riceverò con gioia, sia nell'abbandono del Calvario, sia nel paradiso di Nazareth. Inoltre, se vuoi, dammi sofferenze, croce, umiliazioni. Che sia calpestata per castigare il mio e il loro orgoglio. Come tu vuoi, Gesù mio, sono tua, fa di me secondo la tua santa volontà. A te, o Maria, che mai hai lasciato inascoltate le preghiere che ti ho rivolto, come una figlia chiede a sua Madre, anche nelle tue mani materne pongo quelle anime. Ascoltami. Tutta la vita non ho cessato di pregarti, Madre, ascoltami, ti prego per Gesù e per il tuo sposo San Giuseppe, che prego di intercedere per questa povera peccatrice. Soffro. Questa parola esprime tutto per me. Felicità! Quando soffro sono sulla croce del mio Gesù. Che grande felicità è dirgli: Gesù, sposo mio, ricordati che sono tua sposa, dammi la tua croce.
Aprile 1917. Grazie, mio Dio, perché mi hai dato un Direttore che diriga la mia anima verso di Te. Mi chiese com'era la mia orazione, se sterile o fatta con devozione. Gli risposi che a volte era con devozione, ma vi erano dei periodi in cui non potevo meditare e rimanevo tranquilla con Nostro Signore. Ma mi disse che dovevo cercare sempre di riflettere e solo in ultimo fare nell'altro modo. Di vivere costantemente alla presenza di Dio nostro Signore dentro la mia anima. Di farlo il più sovente possibile. Di fare l'esame particolare su questo. Di prendere nota dei pensieri e affetti della meditazione che più mi muovessero a devozione. Mi permise di mortificarmi, mortificandomi nel cibo, sacrificando il gusto. Ed anche di pregare un quarto d'ora con le braccia in croce o tre "Padre Nostro" con le mani sotto le ginocchia. Più tardi mi darà il permesso di mettere dei cilici. Di essere molto riservata. Di non parlare della mia vocazione se non con la mamma o con Madre Izquierdo, perché è come un profumo contenuto in una bottiglietta, che, stappata, evapora. Di attirare le mie amiche al servizio di Dio. Ciò che mi diede più gioia e consolazione fu sentirmi dire che avevo la vocazione Carmelitana. Mi chiese che virtù preferivo; risposi: l'umiltà. Dopo mi diede il permesso di rinnovare il voto di verginità fino all'Assunzione della Vergine Maria. Risoluzione: ho l'anima da salvare; la morte da temere; la vita da santificare. Silenzio. C'è il giubilo. Mi sento piena di Lui. Lo amo. Fedele copia di Gesù? Figlia di Maria Ascensione del Signore al cielo della mia anima. Farò tutte le mie cose in unione con Lui, per mezzo di Lui e con Lui. Lo consolerò. Voglio essere crocifissa. E Lui mi ha lasciato i suoi chiodi. Quanto più ci uniamo al Creatore, tanto più ci allontaniamo dalle creature. Gesù mio, sposo della mia anima, ti amo. Sono tutta tua, Tu sii tutto mio. Domani è il giorno della Trinità. Troverà il Padre la figura di Cristo in me? Quanto mi manca per assomigliare a Lui! Non ho ancora abbastanza virtù, mi abbatto subito, eppure sono più umile o mi umilio di più ed ho più fede. Eppure l'altro giorno le ragazze si comportarono male a tavola e mi spazientii; dopo mi dissero che non ero energica perché le lasciavo conversare. Risposi che non mi davano retta. Mi arrabbiai molto e quando vidi le ragazze le chiamai antipatiche. Avrebbe agito così Gesù? Certamente no. Le avrebbe riprese e non si sarebbe scusato né avrebbe insultato come ho fatto io. È certo che mi vinsi molto, ma dopo raccontai la mia rabbia e il giorno seguente chiesi perdono alle ragazze per umiliarmi. Queste cadute mi servono per riconoscere che sono ancora molto imperfetta. 15 giugno 1917. Non solo sono sposa di Gesù, ma oggi mi sono unita ancora' di più a Lui, sono sua sorella. Sono Figlia di Maria. Da oggi, come le principesse che sono condotte al palazzo del promesso sposo per essere educate come lui, anch'io entrerò
nella mia anima, casa di Dio, lì mi aspetta la mia Madre e il mio Gesù. Quanto lo amo! Ieri mi sono confessata. Il Padre mi indicò tre cose necessarie per non spazientirmi: 1) Non manifestare la mia rabbia esteriormente. 2) Essere amabile con la persona che me la causa. 3) Far tacere, soffocare la collera nel mio cuore. Tre parti essenziali della meditazione: riflessione, colloquio, supplica. Più unita a Gesù Vittorie a caro prezzo 19 giugno. Oggi sono rimasta unita a Nostro Signore. Da quando ho questo crocifisso vivo più unita a Lui. Quanto lo amo! Mi sono offerta a Lui per la conversione di quelle persone. Quanto soffro ai pensare che in quelle anime c'è il diavolo e non Dio; che Gesù li chiama e li aspetta nel tabernacolo ed essi rimangono insensibili, Dio mio, quanto ci ami e come siamo ingrati! Gesù mio, sposo della mia anima, mi offro a Te. Fa di me ciò che vuoi. Oggi mi sono molto controllata per non andare in collera. Dio mio, tu mi hai aiutato. Ti ringrazio. Nel riordino e nelle ricreazioni sono stata perfetta per loro, ma non tanto durante le lezioni. Nostro Signore mi ha detto che non avrebbe accettato la mia offerta, ma che mi avrebbe ascoltato e che avrebbe concesso la conversione di quelle anime, ma fra un po' di tempo. Mi disse di unirmi a Lui crocifisso, che voleva vedermi crocifissa. Ho sofferto tanto questa mattina, che ho pianto tutta la Messa, ma domani offrirò le mie lacrime per loro. Ieri la meditazione è stata buona. Ho fatto ciò che il Padre mi aveva indicato. Ho fatto un fioretto molto grande: stavo studiando nell'orto e arrivò Rebeca a riferirmi un messaggio di Madre Julia Rios per lei e per me, ed io, anche se avevo tanta voglia, mi vinsi e le dissi che non volevo sentire niente, e che andasse via. Tutto il giorno mi stuzzicò la curiosità, e soltanto a cena, Rebeca mi fece conoscere il messaggio. Ho offerto questo fioretto, che mi è costato molto, per loro. 20 giugno. Ho mantenuto la mia risoluzione di mortificarmi il più possibile. Non ho negato nessun fioretto a Nostro Signore. Domani, festa di San Luigi Gonzaga, farò il voto di non commettere nessun peccato volontario. Gesù mio, aiutami a mantenerlo. La mia meditazione è stata buona. Ho fatto ciò che il Padre mi ha raccomandato. Gesù mi ha parlato molto questa mattina. Mi ha appoggiata sul suo cuore e mi ha detto che mi amava. Era così dolce la sua voce! Lo amo tanto! Sono tutta sua. Mi disse di annotarmi i fioretti che facevo, ma mi sono dimenticata. Disse anche di imitarlo.
Essere umile Non parlare di me stessa 22 giugno. Propongo di non dire mai io, ne in bene né in male. Vorrei piangere di riconoscenza perché si è già esaudita una mia intenzione: quel signore si è riconciliato con la Chiesa. Come sei buono, Gesù mio, quanto ti amo! Vergine Maria, mi hai ascoltato! Ma ti chiedo ancora di più: la perseveranza ed anche la conversione dell'altro. Madre, te lo chiedo per Gesù. Oggi ho fatto due grandi atti di umiltà. Quanto mi sono costati, ma la Vergine Maria mi ha aiutato. L'altro giorno durante la ricreazione facevamo dei quadri animati. Allora dissi loro di rappresentare la Madre Assistente. Non mi ero accorta che era una mancanza di carità, ma una ragazza me lo fece notare. Allora capii quanto sono cattiva, invece di dare il buon esempio incito le altre a peccare. Sono indegna di portare la medaglia di Figlia di Maria. Però alla fine chiesi perdono alle ragazze per il cattivo esempio che avevo dato loro. Lo dirò anche a Madre lzquierdo, perché mi rimproveri e mi umili il più possibile nella congregazione. Voglio essere umile con Cristo Crocifisso. Grazie a Dio ho fatto ciò che Gesù mi ha chiesto. Mi sono umiliata per Lui. Anche se non si può dire che siano umiliazioni perché sono un nulla; più ancora, sono un nulla criminale. Sono stata attenta a non mettermi in evidenza e per questo a non parlare di me. Costa abbastanza, ma lo farò per Gesù, per consolarlo. Ieri sera mi disse che soffriva molto. Si reclinò sul mio cuore e lì pianse, ed io con Lui. Mi disse che una nuova persecuzione incominciava contro di Lui, che amava tanto gli uomini che non poteva vivere senza di loro. Tutte le sere invio un bacio, a colui che mi donò l'essere. Sono tanto vicina al suo altare... Una porta ci separa. Allora lo immagino prigioniero e che vado ad aprire la sua prigione e che lo conduco nel mio cuore. Oggi ho procurato di fare tutto il bene possibile. Eppure non sono stata abbastanza silenziosa, perché non debbo parlare neppure per dare dei consigli. Solo Dio non muta Incomprensione Prima in storia Domani è il mio onomastico. Forse sarà l'ultimo che passerò sulla terra. Speriamo sia così! Prima desideravo con tanto ardore questo giorno! Ora lo detesto. 24 giugno. Oggi ho sofferto molto perché mamma non mi ha dato l'abbraccio fino alle dieci e mezza, dopo molti altri. Eppure ho provato una grande gioia. Questa mattina, allo svegliarmi, la Vergine, mia Madre, mi fece gli auguri. Fu la prima. Gesù mi disse che Lui non me li faceva, perché tra sposi non si usa. Mi presentò solo i regali. Che fantastico Gesù! Ho sofferto tutto il giorno perché desideravo che mi
festeggiassero di più, essendo il mio onomastico. I cuori degli uomini amano un giorno ed un altro sono indifferenti. Solo Dio non cambia. 25 giugno. Ho saputo una cosa e ora non ne posso più dalla pena. Sarebbe stato meglio non aver saputo nulla. Dio mio lo offro a te. Sii tu il mio rifugio. Ti prego per quella persona. 26 giugno Ho avuto pena. Non oso quasi guardare la Madre Izquierdo perché penso che mi crederà una bugiarda Insomma, cosa fare? L'ho fatto perché c'era un fondamento. Avevo visto ciò che ho affermato. Dio perdona quella persona. Ho pregato perché non cada più in basso. Ieri era tale la mia pena che mi sono ammalata. Durante la notte quasi agonizzavo, ma Gesù e la Madre mia mi consolavano. Soffro tutto per Lui. Ma fu così grande l'impressione nel vedere mancare in questo modo che ho dubitato della mia vocazione, perché pensai che era tutto una ipocrisia Ma Gesù mi disse che non dovevo scandalizzarmi, perché uno dei suoi Apostoli era caduto, e che pregassi per lei. Mi dissero tante cose che credetti di aver perduto tutto. Mi dissero anche cose che Madre Izquierdo pensava di me. Allora ebbi molta pena, perché per evitare che una suora desse cattivo esempio io avevo parlato. Infine, si faccia la volontà di Dio. Sono quella che sono davanti a Dio, cosa importano le creature? 27 giugno. Risulto la prima in storia. Sono felice. Io che non ero mai stata tra i primi posti, ora la Vergine me li dona. Glieli ho chiesti per far piacere a papà e a mamma, e soprattutto perché è il mio ultimo anno e voglio lasciare un buon ricordo affinché tutti vedano che, anche se penso di farmi Carmelitana, sono diligente. Mi ritengo ignorante e se sono tra i più bravi lo devo a Gesù e alla Madre mia. La amo, è così buona! 28 giugno . Oggi ho avuto notizie di Madre Julia Rios. Ci mandò i saluti. Voglio molto bene a questa Madre che debbo vincermi per non volerle tanto bene e non scriverle. Se sapesse quali sacrifici ho dovuto fare per non rubare tempo allo studio!. Ma infine, Dio lo sa e li ho offerti per le sue intenzione, perché sia esaudita. 29 giugno . Oggi, grazie a Dio, alleluia, è stata una giornata perfetta per consolare Nostro Signore. Non ho parlato per niente. Mi sono vinta abbastanza, anche se mi sento strana. Ho voglia di piangere, di arrabbiarmi, di parlare e di gridare. È così bello donare... Amor proprio 30 giugno . Ieri sera ho pianto vedendolo su quella croce, inchiodato per amor mio. Che buono è Lui e che ingrata sono stata io. Domani andrò a fare il mio apostolato. Spero che Nostro Signore e la Madre mia mi concedano un esito felice.
Ho raccolto trenta pesos il giorno del mio onomastico, comprerò delle scarpe per Juanito e il resto dirò a mamma di tenermelo per darlo ai poveri. È così bello dare a loro. Ho dato le mie scarpe alla mamma di Juanito. Martedì 3 luglio . Ieri siamo uscite. Siamo state con le ragazze. Ci siamo divertite molto, anche se ero un po' triste perché vedo che a Rebeca fanno degli scherzi e Lucia esce con lei e non con me. Mi piace che la festeggino, ma mi piacerebbe che lo facessero anche con me. Se lodano me io lodo anche lei. Inoltre Luefa invitò dalle suore, Rebeca e non me. E avevo abbastanza voglia, ma mi sacrificai, perché Gesù me lo aveva chiesto. Suonai il piano perché me lo chiesero. Tutta la pena fu causata dall'amor proprio che ho. Mi proporrò di ucciderlo radicalmente. Che Gesù e Maria mi aiutino! Ho parlato con Carmen. Mi raccontò che era stata dalla Madre Superiora e che aveva parlato della vocazione. Ella teme, e anche se le piacerebbe essere suora perché le trova molto felici, ha paura. Ho parlato di questo con il Padre. Ha detto che forse era meglio che vivesse come una religiosa a casa sua. Glielo dirò quando la vedrò. Mercoledì 4. Oggi è stata una giornata perfetta e voglio offrirla per le intenzioni della Madre Julia Rios. Ho sacrificato la visita ai Santissimo Sacramento per distribuire i libri. Mi costò, ma Gesù sapeva che era impossibile e che lo desideravo. Il Padre mi ha detto di fare la meditazione ai mattino, ma la Vergine Maria non mi ha svegliato. Domani proverò per l'ultima volta. Madre, perché non mi ascolti? Sei forse arrabbiata con me? Tu sai che ti amo sempre. Ascoltami e svegliami. Mi dimentico la risoluzione della meditazione. Non so come fare. Sono molto orgogliosa Un po' in collera Giovedì 5 luglio. Non ho niente da dire oggi. Non sono stata perfetta. Durante la lezione di Francese ho parlato. Eppure mi sono vinta abbastanza. Domani farò un giorno di ritiro. Ne ho tanto bisogno. Mi unisco a Nostro Signore ma non lo imito. Sono ancora molto orgogliosa. Mi propongo di abbattere i germi dell'amor proprio fino all'ultimo. Non so su che cosa possa fondarsi perché sono un nulla criminale". Mi piace che le creature mi stimino ma a che servirà se non mi stima Dio? Primo venerdì. Oggi ho cercato di fare ritiro, anche se non mi sembra. Eppure ho ricavato profitto dalla meditazione, ho meditato su Dio e quando penso a Lui rimango immersa nell'amore. Vedo la sua grandezza infinita e la mia estrema miseria, vedo ciò che è il peccato e il grande amore di Dio. Inoltre ho conversato con Gesù e mi ha fatto capire il nulla dei giudizi umani. Un giorno ti credono buona, domani vedono un difetto e immediatamente ti trovano cattiva. E poi a che serve che le creature ti amino e ti riempiano di onori, se Dio l'Essere infinito, ti disprezza? Oggi ho fatto il voto di non commettere peccati volontari e grazie a Dio l'ho mantenuto. Hanno predicato così bene... Sembra che Gesù l'abbia scelto per me. Parlò dell'imitazione di Gesù: "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore e
troverete pace . Anche se si soffrono persecuzioni, ecc., se imitiamo Gesù avremo pace. Anche gli uccelli, come il condor, hanno ali e piume pesanti, eppure si alzano a grande altezza anche se piove, ecc.., così l'anima mia stende le sue ali e si innalza: queste ali sono l'amore di Dio... Oggi ho fatto l'apostolato. Ho dato un buon consiglio, Gesù me lo ha ispirato. Ho fatto mangiare la minestra a tre ragazze, facendo fare loro un fioretto per Gesù. E poi siamo andate a visitare una bambina ammalata. Così abbiamo avuto l'occasione di fare un atto di carità. Gesù, quando sarò vicina a Te? Ti amo! Desidero unirmi eternamente a Te. Sabato 7. Ho pena. Non ne posso più. Gesù mio mi unisco a Te. Si faccia come tu vuoi e non la mia volontà. Oggi ho chiesto a Rebeca di domandare perdono e tutto è stato inutile. Glielo ho chiesto per amore della Vergine Maria e non mi ha ascoltato. Tutto perso. Dopo mi ha detto che non ha voluto solo perché gliel'ho chiesto io, che le sue cose non dovevano importarmi. Ciò nonostante ho offerto per il suo perdono i dolci di tutta la settimana. 9 luglio. Le ragazze mi hanno fatto tanfi scherzi in classe che piangevo. Inoltre avevo un tale mal di testa e di schiena che non sapevo ciò che mi accadeva. Non risposi, perché non volevo mancare ai silenzio. L'ho offerto per Gesù. Ma poi, in ricreazione, dissi loro che esageravano e che non scherzassero così. Allora mi misi un po' in collera, ma dopo ci siamo comportate bene e alla sera mi mandarono un'immagine. Mi costa molto accettare gli scherzi. Mi fanno rabbia, e le ragazze mi dicono che ho un buon carattere e che, proprio perché non mi arrabbio continuano a farmi gli scherzi. Sento che ogni giorno mi vogliono più bene ed è perché do loro buon esempio. A letto Sottomessa alla volontà di Dio Lettura di Sr. Elisabetta della Trinità 10 luglio. Sono a letto influenzata. Non ho parlato abbastanza con Gesù. Lo sento all'interno dell'anima. Questa mattina avevo fame di Gesù, perché non ho potuto accostarmi alla comunione Da quando sono venuta da Chacabuco non c'è che un giorno solo che non mi sono comunicata. Sono cento quarantanove comunioni. 13 luglio. Oggi ho compiuto diciassette anni; un anno in meno di vita. Un anno in meno di distanza dalla morte, dall'unione eterna con Dio. Un anno solo per giungere al porto del Carmelo. Oh, Carmelo! Quando mi aprirai le tue sacre porte? Quante grazie mi ha concesso il Signore e come lo ripago male. Mio Gesù, perdonami le mie ingratitudini. 15 luglio. Ieri ho sofferto abbastanza. Mi applicarono dei rimedi che mi causavano molto dolore, ma non mi lamentai. Ero felice perché soffrivo; sentivo che nella schiena mi affondavano degli spi¾ li, ma mi ricordavo del mio Gesù, quando veniva flagellato. Ed ero molto felice senza manifestare il mio dolore. Eppure l'ultima volta
non parlavo quasi. Dopo andai a letto, allora mi chiesero se avevo male. Ma dissi che avevo sonno. Non mentivo, perché era vero. Rebeca mi ha detto che avrei perso dei punti che mi avrebbero superato e che avrei perso il po sto. Al principio ne ho avuto pena. Però dopo pensai che la Vergine mi aveva concesso i punti e i premi e che adesso era volontà di Dio che mi ammalassi. Sarebbe stata più contenta la Madre mia vedendomi rassegnata. Perciò fui contenta e mi dissi che quella era la volontà di Dio. Anche perché ho chiesto alla Vergine il premio e spero con certezza che me lo darà. E se no, mi darà il premio eterno, perché lo faccio per compiere il mio dovere. Oggi mi mostrerò allegra quando mi applicheranno i rimedi. Per Gesù! Leggo Elisabetta della Trinità. Mi incanta. La sua anima assomiglia alla mia. Poiché essa è stata una santa, la imiterò e sarò santa. Voglio vivere con Gesù nell'intimo della mia anima. Voglio difenderlo dai suoi nemici. Voglio vivere una vita di cielo come diceva Elisabetta essendo una lode di gloria: 1° Vivendo una vita divina. Amando Dio con amore puro. Dandomi a Lui senza riserve. Vivendo in un intima comunione con lo Sposo della mia anima. 2° Compiendo in tutto la volontà di Dio. Come? Compiendo ad ogni istante, con gioia, il mio dovere. Niente mi deve turbare. Tutto deve essere pace come è quella che inonda gli angeli in cielo. 3° Vivendo nel silenzio, perché così lo Spirito Santo trarrà suoni armoniosi e il Padre con lo Spirito Santo formerà in me l’immagine del Verbo. 4° Soffrendo, poiché Cristo ha sofferto tutta la vita e fu lode di gloria del Padre suo. Soffrirò con gioia per i miei peccati e per i peccatori. 5° Vivendo una vita di fede. Guardando tutto dal punto di vista soprannaturale. Riflettendo Cristo come in un cristallo nelle nostre azioni. 6° Vivendo in un continuo rendimento di grazie: che i nostri pensieri, desideri e atti siano una perpetua azione di grazie. 7° Vivendo in una continua adorazione, come gli angeli, ripetendo: Sanctus, sanctus ecc. E poiché non possiamo stare continuamente in orazione, almeno prima di ogni esercizio rinnovare l'intenzione e così saremo una lode di gloria e vivremo una vita di cielo. Anzi, dobbiamo infiammarci maggiormente di zelo per la gloria divina. "Andiamo nella solitudine" (Ritiro del 1917) 8 agosto. Oggi entro in ritiro. Odo la voce di Gesù che mi dice: "Andiamo nella solitudine". “La porterò nella solitudine e là parlerò al suo cuore”. Mi ritiro con Lui nell'intimo della mia anima e lì, come in un'altra Nazareth, vivrò in sua compagnia, con la mia Madre e San Giuseppe. Gesù mi ha detto che farà un controllo nella sua casetta per vedere ciò che manca per purificarla.
Quanto grande mi considero dopo aver visto la mia origine: Dio stesso! E il mio fine: un Dio infinito! Ma c'è un punto tra l'origine e la fine ed è la vita. Cosa devo fare dunque mentre vivo? Servire, onorare, amare e glorificare il mio Creatore. E come? Qui è in gioco la mia volontà. Se sono generosa mi darò totalmente a Gesù, che ha dato tutto per me. Le creature, tutto quanto possiedo, me le ha date Dio. Perciò devo usare di esse come se non mi appartenessero. In tutto, dunque, devo compiere la volontà di Dio, del mio Creatore, del mio Salvatore, del mio Tutto. Gli appartengo. Che cosa sono tutte le cose, se non vanità? Tutto passa, tutto muore. Perciò, perché attaccarmi a cose transitorie che non mi portano a Dio che è il mio fine? Dio, non so come ripagarti per tanti benefici che mi concedi. Signore, d'ora in poi voglio esserti fedele. Giacché mi sono data a Te, voglio darmi completamente. Fin d'ora incomincio a non guardare se non Te, perché tu sei l'unico essere sovrano. Voglio che tutte le mie azioni siano secondo la Tua volontà. Non mi importa ormai la povertà, i disprezzi, perché ciò mi porta a Te. Voglio essere indifferente a tutto, meno che a Dio e alla mia anima. Come mi vedo ingrata verso il mio Dio! Ho confusione e vergogna per i tanti peccati che ho commesso. Perdono, mio Dio! Quanto ti ho offeso e quanto sei buono. Tu che non mi hai condannato. Io fin d'ora odio il peccato perché mi allontana da Te. Mi rende oggetto di orrore ai Tuoi occhi. Signore, perdono! Fin d'ora voglio essere santa. E pensare che il germe di tutti i peccati è la superbia e questa è la mia passione dominate... Che sono io, Signore, se non miseria, "un nulla criminale?". Che cosa ho io, Signore, che non mi sia stato dato da Te? Signore, voglio essere umiliata, disprezzata, aborrita, per avvicinarmi di più a Te, per non amare che Te. Voglio soffrire per riparare i miei peccati. Perdono, Signore, abbi pietà di me! Ho compreso che ciò che più mi allontana da Dio è il mio orgoglio. Da oggi voglio e mi propongo di essere umile. Senza l'umiltà le altre virtù sono ipocrisia. Senza di essa le grazie ricevute da Dio sono danno e rovina. L'umiltà ci procura la somiglianza di Cristo, la pace dell'anima, la santità e l'unione intima con Dio. Due sono i mezzi necessari per raggiungerla: 1° la considerazione dei motivi che abbiamo per umiliarci; 2° la pratica frequente di atti di umiliazione. I gradi principali sono questi: 1° Sentire bassamente di sé e trattare delle cose proprie come si suole fare con quello che si disprezza. 2° Il vero umile non vuole essere stimato. Nulla di grande sente o dice di sé, anzi, si reputa l'ultimo di tutti. Se gli altri lo trattano così, egli lo sopporta in silenzio. 3° Desiderare che lo facciano e cercare con cura queste occasioni. 4° Se condannassero il nostro parere o la nostra intenzione, rallegrarsi e ringraziare Dio per questo.
Io pratico a volte i primi due. L'umiltà deve essere volontaria, deve essere sincera, deve essere prudente, cioè sapere quando si deve esercitare. Gesù mite e umile di cuore, fate il mio cuore simile al vostro. Gesù, sono confusa e spaventata. Vorrei annientarmi alla tua presenza. Tanti peccati con i quali ti ho offeso! Mio Dio, perdonami! Mi vedo come un abisso oscuro dal quale esce un fetore insopportabile. Sì, mio Gesù, che pena ho per averti offeso, per aver deturpato la mia anima, per aver sfigurato in essa la tua divina immagine! Forse sono stata non una, ma mille volte, oggetto di orrore ai tuoi occhi. Signore, perdono! Vorrei morire anziché aver peccato. Io una creatura che quasi non si vede. Sono un nulla, più ancora, sono "un nulla criminale" che mi rivolto contro il mio Creatore, quell'Essere che è la sapienza stessa, il potere stesso, che è la stessa bontà, che non ha fatto altro che colmarmi di benefici e mi conserva in vita. Signore, Padre mio, Sposo mio, perdonami le mie cattiverie, le mie ingratitudini! Signore, d'ora in poi voglio essere santa. Come sono differenti le cose guardate alla luce della morte. Appaiono in tutta la loro realtà e allora l'anima esclama: “Vanità delle vanità, tutto è vanità”. Tutto è niente. Tutto ciò che il mondo stima non vale nulla, Gesù Cristo lo disprezza. Adesso voglio essere povera perché le ricchezze, il denaro, i vestiti, le comodità, i buoni cibi, a che cosa mi serviranno sul mio letto di morte? Di turbamento, nulla più. A che serve un gran nome, gli applausi, gli onori, l'adulazione e la stima delle creature? Nell'ora della morte tutto scompare con questo corpo che diventa presto vaso di putredine e di corruzione. Tu Gesù, la Sapienza infinita, hai disprezzato tutto questo. Dunque la tua sposa ingrata vuole, con il tuo aiuto, disprezzarlo. O Maria, Madre mia, dammi l'umiltà, dammi la vera sapienza! Non lascerò passare neppure un giorno senza ricordarmi della morte e della vanità delle cose umane. Il mio cuore, Gesù, deve amare solo Te. Che spavento sarà per l'anima vedere l'enormità delle sue mancanze, vedere tutta la sua vita, vedere che ha sfigurato l'immagine del suo Creatore! Che confusione avrà quando Gesù Cristo si presenterà ad essa! Che orrore, Gesù mio, abbi pietà di me! Ricordati, Gesù mio, che tutta la vita ho desiderato essere tua. Non so perché non credo che le anime che hanno preso e scelto Gesù come padrone del proprio cuore siano respinte. Uno sposo ha compassione della sua sposa. Madre mia, Spes Unica, quando comparirò davanti al mio giudice, digli che sono la tua figlioletta! L'inferno mi gela. Ma c'è solo una cosa che mi causa più orrore di tutto ed è ciò che disse Santa Teresa: "I dannati non ameranno". Come soffrirà allora il cuore umano, poiché Dio lo creò per Lui. Odiare Dio è il maggior supplizio. Gesù, ho appena visto che cos'è l'inferno, è terribile. Ma ti assicuro che preferirei stare lì per un'eternità purché un'anima, anche miserabile come la mia, ti amasse. Si, Madre, ripetilo a Gesù ad ogni battito del mio cuore, anche se so che non sarebbe più un inferno ma un cielo, perché l'amore è cielo.
Gesù, ho dissipato i tesori di grazie di cui mi hai colmata. Sono stata ingrata. Ti ho abbandonato. Ho peccato, Padre, contro di Te. Perdono, Gesù, sono indegna dei tuoi sguardi celesti. Non voglio che tu mi guardi, ma dammi solo un rifugio nel tuo cuore divino, lì voglio vivere, purificandomi con il tuo fuoco consumante. Maria, ho disprezzato il tuo Figlio per accontentarmi, per divertirmi. Perdono! Da oggi voglio che la mia intelligenza non conosca che Lui, che la mia volontà si inclini solo a Lui, che il mio cuore e tutto il mio essere non appartengano che a Lui. Il predicatore parlò sulla tua imitazione, Gesù mio. Tu crescevi in grazia davanti a Dio e agli uomini. Eri obbediente, lavoratore. Madre, insegnami a imitare il mio Sposo divino. Lei non ha commesso nessun peccato mortale Voglio servire gli altri, essere santa Ho confessato i peccati di tutta la mia vita. Che confusione nel vedermi così peccatrice! Ho quasi creduto che sarei morta di dolore. Quando mi preparavo non sapevo che cosa mi succedeva: vedevo nella mia povera anima peccati mortali tanto grandi che inorridivo. Eppure tutti i giorni della mia vita ho recitato alla Madre mia tre Ave Maria perché mi liberasse da tale disgrazia, ché preferirei prima morire. Nonostante ciò ho offerto il sacrificio di non chiedere al Padre se avevo commesso dei peccati mortali e, quale non è stata la mia gioia, nell'udire il Padre che mi diceva: 'Lei, per grazia di Dio, non ha avuto la disgrazia di commettere nessun peccato mortale. Lei si è esposta, e Dio con Amore l'ha preservata. Lo ringrazi di cuore. E quando non si è persa l'innocenza battesimale, il voto di consacrarsi a Dio non è di castità, ma di verginità. Gli offra, quindi, la sua verginità". Io rimasi muta. Come esprimere ciò che passò nella mia anima? In quell'istante sentivo amore e quell'amore era puro, verginale. Che grande è la misericordia del mio Gesù verso questa sua miserabile sposa! Quanti ringraziamenti alla Madre mia! 14 agosto. Sento tristezza e abbattimento. Cerco di reprimerla. D'altra parte sono contenta perché mi hanno incaricata di sorvegliare un gruppo della ricreazione: quello delle più piccole. Sono felice perché è una prova di fiducia da parte della Reverenda Madre. Ho sentito un po' di vanità, ma l'ho respinta e lo dissi a Gesù chiedendogli cosa dovevo fare per non sentirla. Allora mi disse che Lui mi dava la sua grazia perché fossi buona e non apparissi cattiva come lo sono in realtà. Oggi ho avuto fervore e soprattutto molto amore. Quando mi avvicinai per comunicarmi, arrivai a piangere. Quanto è buono Gesù! Lo amo. Sento che i miei propositi sono difficili da mantenere, ma Gesù mi ha incoraggiata ponendomi davanti agli occhi il suo volto disprezzato, umiliato. Gli chiedo di darmi forza.
Da oggi voglio essere sempre l'ultima in tutto. Occupare l'ultimo posto, servire gli altri, sacrificarmi sempre e in tutto per unirmi a Colui che si fece servo essendo Dio, perché ci amava. Non mi discolperò mai, anche se l'accusa è ingiusta. Farò tutte le cose il meglio che potrò per piacere non alle creature, ma a Dio. Amerò le creature attraverso Dio, in Dio e per Dio. Vivrò costantemente in questo spirito di fede. Non lascerò sfuggire nessuna occasione per umiliarmi e per mortificarmi. Compirò ad ogni istante la volontà di Dio. Credo che la santità sta nell'amore. Voglio essere santa, perciò mi abbandonerò all'amore, poiché questo purifica, serve per espiare. Chi ama non ha altra volontà che quella dell'amato, perciò voglio fare la volontà di Gesù. Chi ama si sacrifica, voglio sacrificarmi in tutto. Non voglio concedermi nessun gusto. Voglio immolarmi costantemente per assomigliare a Colui che soffre per me e mi ama. L'amore obbedisce senza replicare. L'amore è fedele. L'amore non vacilla. L'amore è vincolo d'unione tra due anime. Per mezzo dell'amore mi fonderò con Gesù. Non ho scritto nulla sulle mie relazioni con il Carmelo. Chela Montes è andata a Los Andes e ha fatto vedere i quaderni dove le avevo scritto. Allora le chiesero molte cose di me. E Teresita, sua sorella, le disse che mi aveva preso in braccio quando ero piccola. La Madre Angelica mi mandò un Sacro Cuore e mi fece dire di scriverle. Perciò le scriverò. 15 agosto. Oggi, giorno dell'Assunzione, ho chiesto alla Madre mia di darmi il suo cuore. Con quel tesoro avrò tutto. Perché in esso si trova Gesù e tutte le virtù. Ho inventato un altro modo per mortificarmi prima di addormentarmi: mettendomi in punta di piedi ed appoggiandomi sulle dita, mi fa abbastanza male. Non mi lascio sfuggire neppure un fioretto per Gesù. Voglio essere povera Domani sarò più fedele Mi piacciono le Carmelitane Giovedì 16. Gesù mio, perdonami. Sono tanto orgogliosa che non so accettare con umiltà la più leggera umiliazione. Gesù, insegnami l'umiltà e mandami umiliazioni, anche se non sono degna di esse. Gesù, voglio essere povera, umile, obbediente, pura, come la Madre mia e come Te, Gesù. Fa della tua casetta un palazzo, un cielo. Anelo vivere adorandoti come gli angeli, sentire il mio nulla alla tua presenza. Sono tanto imperfetta. Voglio essere povera come Te e poiché non posso esserlo, voglio non amare affatto le ricchezze, ecc. Lunedì 20. Dio mio, perché mi hai abbandonato? Gesù mio, forse sono stata ingrata con Te. Mi sento insensibile, fredda come un marmo, senza poter meditare e neppure comunicarmi con devozione. Gesù mio, ti offro questo per i miei peccati e per i peccatori, per il Santo Padre e i Sacerdoti. Mi unisco al tuo abbandono sul Calvario.
Martedì 21. Oggi sono stata più unita al mio Gesù. Lo amo. Questa mattina ha toccato il mio cuore e mi ha risuscitato dal mio letargo. Lo amo! Mi ha chiesto tre cose: 1) che mantenessi il silenzio. 2) Che vivessi con spirito di fede. 3) che lo ringraziassi per la Comunione nella mattinata e che nel pomeriggio mi preparassi all'altra. La prima cosa l'ho compiuta. Perdono, Gesù, domani sarò più fedele. Mercoledì 22. Se Gesù non mi aiutasse nelle mie risoluzioni, le getterei tutte in un abisso per non ricordarmi più di esse. Ma spero in Colui che mi dà forza. Vedremo se domani sarò migliore di oggi, perché quando esco mi distraggo di più, non mi raccolgo tanto. Ho ricevuto una lettera da Padre Colom. Mi parla della scelta del Monastero. Cosa fare? Non so cosa fare, veramente. D'altra parte mi dicono di non pensarci perché manca molto. Mi manca soltanto un anno perché voglio farmi religiosa a diciotto anni. Giovedì 23. Gesù mi ha detto di obbedire al mio confessore, di mettermi nelle sue mani divine, di non preoccuparmi di nulla, perché Lui mi ha già detto dove andrò. Ho esaminato ciò che mi attira al Carmelo e la cosa principale è perché lì vivrò già come in Cielo, perché non mi separerò neppure un istante da Dio. Lo loderò e canterò le sue misericordie costantemente senza occuparmi per nulla del mondo. Inoltre i rigori della penitenza mi attirano, perché sento desiderio di martirizzare il mio corpo. Spezzarlo con i flagelli, non accontentandolo in niente per mortificarlo di tutte le volte che l'ho accontentato facendogli piacere, rifiutandolo alla mia anima. Mi piacciono le Carmelitane perché sono tanto semplici, tanto allegre e Gesù deve essere stato così. Ma ho visto che la vita Carmelitana consiste nel soffrire, amare e pregare. Quando le consolazioni nella preghiera mi saranno negate, cosa sarà di me? Ho tremato. Ma Gesù mi ha detto: Credi che ti abbandonerò? Venerdì 24. Voglio lasciare scritto un fatto che mi è accaduto, perché anche se piccolo, è servito per umiliarmi. Eravamo all'istruzione quando un'ape o un'altra bestia più grande si è avvicinata a me. Senza sapere come, ho fatto un salto e mi sono gettata fuori dalla sala, ma dopo ho avuto vergogna per non aver saputo vincermi, ma poi ho offerto l'umiliazione a Dio e sono rientrata. Allora, Madre Izquierdo, mi ha guardato tanto fissamente e profondamente che avrei voluto che la terra mi inghiottisse, come per ricordarmi la mia poca vigilanza sulle mie inclinazioni. Come mi sono vista piccola e miserabile! Ero sola, Gesù mi aveva lasciato e io, senza Gesù, cosa sono se non miseria? Dopo andai a domandare perdono alla Madre. Confesso che mi costò, ma mi rivolsi alla Madre mia ed Ella, come sempre, mi aiutò. La Madre Izquierdo mi scusò subito. Credo che avrei preferito che mi avesse rimproverata. Allora mi sono ricordata di Gesù, della sua misericordia, quando guardò Pietro e lo intenerì con il suo sguardo. Ringrazio il Signore per questo fatto, perché non l'ho offeso, ma è servito per umiliarmi.
Venerdì sono andata a confessarmi. Il Padre mi disse di non inquietarmi per le distrazioni, perché servivano per umiliarmi. Mi disse che quando ero in dubbio su una cosa scegliessi la soluzione intermedia. Sabato 25. Quanto amo la mia Madre! Quanto Essa mi ama! Oggi è la festa del suo Cuore Immacolato. Come hanno parlato teneramente di Lei nella predica; ho persino pianto, dopo, tanto la amavo. Sono triste. Non so che cosa ho. Come mi costa abituarmi a mettermi sempre per ultima, in tutto. Gesù mi ha detto che lui stava sempre all'ultimo posto. Sfinita Ammalata Le sofferenze non mancano Quando mi comunico, sono coraggiosa Ho bisogno di Gesù Lunedì 27 Non so che cosa ho perché ad ogni istante sento nausea. Oggi varie volte ho dovuto mettere tutta la mia volontà per non lasciarmi prendere dalla tristezza. Ieri ho preso questo proposito nella meditazione: mostrarmi allegra tutto il giorno. L'ho mantenuto. A volte mi sentivo in modo tale che quasi non potevo muovermi per lo sfinimento di animo in cui mi trovo. Credo che sia la debolezza che ho: un mal di testa continuo a cui si aggiunge il dolore alla schiena. Non so più come sto, ma sono felice perché soffro e soffro con Gesù per consolarlo e per riparare i miei peccati e quelli di tutti gli uomini. E una tristezza morale, ma dirò con il salmista: "Sono circondato dai miei nemici, ma confido nel Signore che li annienterà." 28 agosto. Mi sento peggio ogni giorno. Non ho coraggio per niente, ma insomma, è la volontà di Dio. Si faccia come vuole Lui. Madre, ho messo tutto nelle tue mani. Perché mi hai abbandonato? Fa che sappia molto bene le mie lezioni e i miei compiti. Madre, fa che ottenga "molto bene" nei miei temi. Mostra che mi sei Madre e dammi tutto, ma umiltà innanzitutto. Gesù, dammi sofferenze. Non importa soffrire perché tu così mi ami. Questa mattina senza comunione. L'obbedienza me lo impone. Cosa farò, Gesù mio, senza di Te? Cosa sarà di questa miserabile senza Gesù? Ma per fortuna lo possiedo nella mia anima. Lì abita il mio Gesù e non lo lascio uscire. Oggi 30 agosto non mi sono comunicata. Senza unirmi a Dio. E tutto a causa di questo corpo di fango. Quando terminerà questa morte per vivere in Dio? Gesù, tu sei la mia vita, senza di Te muoio, senza di Te vengo meno. Oggi mi sono sentita male. La nausea non mi lascia. Cosa fare, se è la volontà di Dio? Oggi senza la comunione. Silenzio, corpo, voglio che solo l'anima parli con Dio perché tu taccia con le creature.
Lo sguardo del mio crocifisso mi sostiene. Vedo tutto buio. La mia orazione è finita. Mi hanno proibito di farla alla sera. La comunione mi è stata negata, ma vinco perché Gesù è il tutto ed Egli è dentro la mia anima. Cosa importa tutto il resto? Non voglio guardare se non al presente, cioè, guardare Gesù. Lui mi illumina. L'avvenire mi si presenta avvolto dalle tenebre. Quando mi comunico sento coraggio. Gesù mi dà vita, non solo quella dell'anima, ma anche quella del corpo. E me la tolgono, mi privano del Cielo. Gesù, si faccia la tua volontà e non la mia. Domani mi comunicherò. Ho ottenuto il permesso. Che felicità, domani avrò il Cielo nel mio cuore! Ti amo Gesù, ti adoro! Ringrazio Te e la Madre mia di questo favore. Tutta tua... solo tua... nessuna creatura! 1° settembre. Sempre ammalata. L'avvenire mi si presenta così triste che non voglio guardarlo. Mi hanno detto oggi che mi faranno uscire dal collegio e siccome la H.V. organizzerà il ballo, in quella occasione dovrò fare il mio debutto per l'anno prossimo. Mi causa orrore. E poi vedere anche che non potrò essere Carmelitana a causa della mia salute. Tutto questo mi fa esclamare: Gesù mio, se è possibile passi da me questo calice, ma non si faccia la mia, ma la tua volontà! E il mio povero cuore continua a gemere e Gesù mi guarda contento,mi racconta le sue... Muoio, mi sento morire. Gesù mio, mi do a Te, Ti offro la mia vita per i miei peccati e per i peccatori. Madre, offrimi come ostia. Veramente ieri non ne potevo più dal dolore al petto, mi stavo soffocando. Non potevo respirare e mi sentivo svenire per il dolore. Ho offerto tutto a Gesù per i miei peccati e per quelli dei peccatori. Sono a casa mia. Ho dovuto venire perché non ne potevo più. Che pena ho avuto nel lasciare le ragazze, le suore e le mie piccole. Voglio loro tanto bene... Ma si faccia la volontà di Dio. Non mi sono comunicata. Sono giunta perfino a sognare ieri notte che avevo fame di Gesù, ma dopo, tutto il giorno in uno stato di tiepidezza, non ho fatto orazione e neppure la comunione spirituale. Che cattiva sono! Ma grazie a Dio, oggi ho riparato e ho fatto la comunione spirituale. Incominciavo a meditare quando mi sono addormentata, ma adesso voglio vedere se riesco a meditare. Domani mi comunicherò. Quanto lo desidero, mio Gesù! Sono tanto cattiva, ho bisogno di Te per essere buona. Vieni, amore, vieni presto e ti darò il mio cuore, la mia anima e tutto ciò che ho. Madre, prepara il mio cuore per ricevere Gesù. Maria è mia Madre e mio tutto Vocazione Carmelitana Due lettere dal Carmelo 7 settembre. Oggi, primo venerdì del mese, non ho potuto comunicarmi perché questa mattina pioveva e mi hanno lasciato a letto1. Che dispiacere ho avuto! Eppure ho parlato con il mio Gesù. Speriamo che mi possa comunicare domani, giorno della
Natività della Madre mia. Siccome non ho potuto offrire molti fioretti alla mia piccola Mari, incomincerò una novena, ma non so come farla perché siccome sono ammalata assecondo il mio gusto nel cibo e quasi in tutto, ma domani incomincerò a festeggiare Maria Bambina, perché è mia Madre e mio tutto dopo Gesù. Rinnoverò, inoltre, il voto fino al'8 dicembre. li settembre. Siccome era l'anniversario della mia Prima Comunione sono andata a comunicarmi. Che bello! Sette anni fa Gesù si è unito alla mia anima. Che effusione fu quel primo incontro! Gesù per la prima volta parlò alla mia anima. Che dolce era per me quella melodia che udii per la prima volta! Oggi sono andata a confessarmi. Ho parlato lungamente con il Padre della mia vocazione. Mi ha detto che, ora, ho vera vocazione Carmelitana. Che Gesù me la poteva dare permanentemente, cioè per sempre e che avrei potuto entrare al Carmelo, oppure momentaneamente, passeggera, per liberarmi, per adesso da tutti i mali del corpo e dell'anima. Inoltre, che poteva essere la mia vera vocazione e che l'avrei potuta seguire se Dio mi dà le qualità necessarie. Ed anche che potevo essere Carmelitana spiritualmente, cioè, conservando lo spirito Carmelitano avrei potuto in casa mia seguire una regola come le Carmelitane, alzandomi ad una tal ora, facendo un'ora di orazione e dopo andando a Messa, comunicarmi, tornare a casa e mettermi al lavoro, rimanendo tutto il giorno alla presenza di Dio, facendo nel pomeriggio un'altra ora di orazione, andare a letto ad un'ora fissa, facendo visite il meno possibile. Mi disse di rispondergli dopo aver riflettuto se mi piaceva questo. Poi mi disse che mi guardassi sempre nello specchio della mia anima e che quando non potessi meditare "coniugassi" il verbo amare così: Io amo Dio o le vanità? Tu, anima, ami disordinatamente te stessa? Egli, Gesù, mi ama di amore eterno. Noi ci amiamo in Dio. Voi vi amate disordinatamente. Essi amano le loro passioni e non amano Cristo Crocifisso. Io amai Gesù fin da piccola, ecc. Io amerò per misericordia di Dio, fino alla morte, Gesù, e questi crocifisso. Mi ha consigliato qualora fossi senza consolazioni e che mi sentissi senza coraggio, di cercare la consolazione prima in Dio e se Lui non me la dava, di cercarla un poco in una persona degna di fiducia, che mi conducesse a Dio. Che vivessi crocifissa perché Gesù voleva che fossi il suo Cireneo, che Egli mi dava una scheggia della sua croce, che la ricevessi con piacere e che cercassi di non abbattermi, che vivessi più che mal alla presenza di Dio, che mi unissi a Lui, che facessi mezz'ora di meditazione e che quando mi trovavo con altra gente prendessi un libro per leggere e meditare allo stesso tempo. Che mi curassi molto. Mi proibì ogni mortificazione. Che quando mi sentivo stanca non facessi molto sforzo per meditare e che mi accontentassi delle giaculatorie e atti di amore. 13. Ieri sono venuta in collegio a visitare Rebeca e la Madre Izquierdo ha voluto che mi lasciassero qui. Ero felice perché avevo molto desiderio di venire in collegio, così è stato molto divertente perché ho dovuto cambiarmi abito e tutto. Non so cosa mi succede. È una tristezza interiore così grande che mi sento come isolata da tutti. Tutto mi annoia e tutto mi stanca. Finalmente ieri, grazie a Dio, ho potuto meditare
e ho sentito devozione e amore, ciò che da molto tempo il Signore non mi concedeva, neppure nella Comunione. Insomma, questi due mesi di sofferenza sono due mesi di cielo perché, se non mi sono unita molto al mio Gesù, a causa della mia tiepidezza, ciò nonostante ho offerto tutto a Lui e gli ho chiesto di darmi la sua croce. Mi ha chiesto molto Gesù lo stesso la mia Madre di imitarli nell'eclissarmi, cioè il vivere molto nascosta, solo per Lui. Di non manifestare i miei sentimenti a nessuno, se non al mio confessore. Così farò con l'aiuto di Dio. Ieri ho fatto il proposito di essere molto allegra esteriormente. 14. Ho mantenuto la mia risoluzione di ieri. Sono andata dalla Madre Izquierdo, mi raccomandò di fare tutto per amore, di non cercare le consolazioni di Dio, ma il Dio delle consolazioni e di vivere alla giornata. Le due Madri Carmelitane mi hanno risposto con delle bellissime lettere. Quella di Los Andes mi ha mandato un'immagine della Vergine Maria con preghiera ed una medaglia del Carmelo e del profeta Elia. Sono di Gesù Mi abbandono a ciò che vuole Lui 2 ottobre. Da molto tempo non scrivo. Sono passate le vacanze del 18 e sono tornata in collegio. Come sono felice di trovarmi di nuovo in collegio, senza aver dato il mio cuore a nessuno. Tutto di Gesù. Voglio che le mie azioni, i miei desideri, i miei pensieri, portino questo marchio: "Sono di Gesù". Che gioia sento di vivere nuovamente nella casa di Gesù. L'ho così vicino. Ad ogni istante il mio spirito vola ai piedi del Tabernacolo. Eppure da molto tempo non so che cosa sia il fervore. Sento la voce del mio Gesù, ma non lo vedo, non sento il suo amore, sono fredda, insensibile, ma questo mi serve per vedere il mio nulla e la mia miseria. Ed è così che quando sto con Gesù non gli parlo, perché la mia immaginazione vola da altre parti, ma quando torno in me, piango vedendo quanto sono ingrata con il mio Gesù, perché Egli viene a dimorare in un'anima così piena di miseria e quasi non parlo con Lui. Infine mi offro interamente a Gesù. Voglio inabissare il mio nulla nel suo infinito amore e potere. 3 ottobre. Non so cosa fare circa le mortificazioni poiché il Padre mi ha detto di non farne nessuna, ma questo mi pone un problema, riguardo alle caramelle, per esempio. Oggi ho avuto tanta fame che ho mangiato tutte quelle che ho potuto e quelle che mi piacevano di più. Ma mi dà pena vedere come sono. Veramente non so cosa fare. Consulterò la Madre Izquierdo. Oggi sono stata molto dissipata. Cosa fare con tanta miseria? Gesù mio, Madre mia, abbiate pietà di me, liberatemi dalla tiepidezza. Sono malata nell'anima. Non so che cosa ho.
4 ottobre. Domani è il primo venerdì. Voglio fare un ritiro per quanto è possibile. Indagherò le cause della mia tiepidezza. Mi sono confessata. Voglio essere migliore. Questa settimana mi mortificherò di più. 5 ottobre. Oggi ho avuto più fervore. Credo che la mia poca devozione proviene dal fatto che sono molto attaccata a tutto ciò che è terreno, alle vanità. Voglio rinunciare a tutto ciò che è terreno. Voglio vivere sulla croce. Lì c'è abbandono e solitudine. 7 ottobre. Gesù mi domanda di essere santa. Di fare con perfezione il mio dovere. Mi ha detto che il dovere è la croce, e sulla croce c'è Gesù. Voglio essere crocifissa. Mi ha detto di salvargli le anime; io gliel'ho promesso. E mi ha detto anche di consolarlo, che si sentiva abbandonato. Mi avvicinò al suo cuore e mi fece sentire i... Lo sento che si impossessa del mio essere. Lo amo. 9 ottobre. Sono stata molto unita a Nostro Signore, eppure non sento fervore. Sono stata molto strana, ho avuto voglia di comportarmi male, di arrabbiarmi ed infine anche di piangere. Credo che tutto proviene dal mio stato fisico. Questa mattina non ho quasi fatto meditazione, il ringraziamento alla comunione è stato assai poco fervoroso perché sentivo nausea. Ma Gesù mi ha detto di non preoccuparmi, che di questo non ho colpa. 10 ottobre. Oggi sono stata cattiva, sono stata presuntuosa. Signore, mi prostro ai tuoi piedi per il pensiero di compiacenza che ho avuto per il mio viso e sono stata anche dissipata. Non so cosa fare con tanta miseria. 17 ottobre. Oggi ho avuto devozione. Ho potuto conversare con Gesù nella comunione. Inoltre oggi che sono uscita, ho conservato la presenza di Dio, undici volte, cosa che non mi capita mai. Ormai non so se preferisco sentire il fervore o non sentirlo. Mi abbandono a ciò che vuole Gesù. Mi sono offerta a Lui come vittima. Voglio essere crocifissa. Oggi Gesù mi ha detto che soffrissi, che mi faceva soffrire perché mi amava. Che dimenticassi me stessa. Che compissi il mio dovere. Grazie a questi consigli e alla sua grazia oggi sono stata migliore. Gesù mio, ti amo, sono tutta tua. Mi consegno completamente alla tua divina volontà. Gesù, dammi la croce, ma dammi la forza per portarla. Non importa che tu mi dia l'abbandono del Calvario o il gaudio di Nazareth, voglio solo vederti contento. Non mi importa non sentire nulla, essere insensibile come una pietra, perché so, Gesù mio, che Tu sai che ti amo. Dammi la croce. Voglio soffrire per Te, ma insegnami a soffrire amando, con allegria, con umiltà. Signore, se a Te piace, che si infittiscano di più le tenebre della mia anima, che non ti veda, non mi importerà perché voglio compiere la Tua volontà. Voglio passare la vita soffrendo per riparare i miei peccati e quelli dei peccatori e perché i sacerdoti si santifichino. Non desidero essere felice, ma che tu, tu sia felice. Voglio essere un soldato, che tu possa disporre ad ogni istante della mia volontà e dei miei gusti. Voglio essere coraggiosa, forte, generosa a tua disposizione, Signore, Sposo dell'anima mia.
Collera Dubbi Mi manca Gesù Scopo della Carmelitana Il compito di Marta Giovedì, 18 ottobre. Oggi ho dovuto lottare molto per vincermi. Sono andata in collera, avevo voglia di disobbedire e di fare la mia volontà. Mi sono annoiata e ho pensato di non avere la vocazione, che fosse un'illusione, una semplice idea; che in seguito mi sarei disperata; in somma, tante cose. Ma ho pregato la Santa Vergine con devozione e ho inteso in fondo al mio cuore la voce di Gesù: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore". E così ha avuto fine la mia collera. Di più, oggi, una mamma ci distribuì dei dolciumi e siccome non me ne donava che un piccolo pezzo, andai in collera e lo buttai via e non volevo prendere l'altro che mi offriva. Gesù, che cosa ne pensi di questo soldato che è così vigliacco e imperfetto? Perdonami. Starò attenta la prossima volta. Mi lancio in questo immenso oceano d'amore del tuo Cuore, per perdermi in lui come la goccia d'acqua nell'oceano e per inghiottire così la mia piccolezza nella grandezza della tua misericordia. Noto che sono orgogliosa ma ringrazio Dio che mi ha illuminato con la sua grazia. Ormai voglio essere umile, dimenticare interamente me stessa. 23 ottobre. Oggi non posso comunicarmi, questa mattina non sto bene. Oh come sono affamata di Gesù! Lo amo ma non sento la dolcezza del suo amore. Non lo vedo. Non importa. L'offro a Gesù per i miei peccati e per quelli dei peccatori, e per la santificazione dei sacerdoti. Sono molto raccolta. Ho degli ardenti desideri di camminare completamente raccolta con gli occhi abbassati, e di dimorare all'interno della mia anima con Gesù. Lo amo. Senza di Lui non vivo. Mi sento morire. 24 ottobre. Ho mostrato il mio taccuino a Madre Izquierdo ed ha portato la mia attenzione sullo scopo delle mie azioni: la santificazione dei sacerdoti; poiché non sapevo che lo scopo della Carmelitana è di pregare per i sacerdoti, perché anch'essa è sacerdote. Sempre ai piedi dell'altare a ricevere il sangue di Gesù e, attraverso i suoi sacerdoti, spanderlo su tutto il mondo. 25 ottobre. Non so come fare perché il Padre (il direttore spirituale) permetta che mi mortifichi. Desidero tanto digiunare, portare un cilicio, poiché vedo la necessità che ho di mortificare, non solo la mia volontà, ma anche il mio corpo. Gesù mio, dammi il permesso di fare penitenza. Maria, Madre mia, ispira il Padre a darmi la sua autorizzazione. Domani, è venerdì. Devo umiliarmi. Mi mortificherò conservando il silenzio e mantenendomi in una posizione scomoda. L'ho praticata oggi durante il corso di francese. 29 ottobre. Domani è giorno di vacanza per le piccole Suore, è per questo che noi, le Figlie di Maria, le sostituiremo svolgendo il compito di Marta. Quanto è felice l'anima che vive di fede! Domani servirò, essere servitrice, schiava, perché e ciò che mi conviene. Ma nella persona del prossimo servirò Dio, Gesù mio. Oggi non mi sono comunicata perché ieri ho partecipato alla processione di Gesù Bambino, per Ignacito. Non c'è stato miracolo, ma sta meglio. Ho avuto più piacere a causa di papà.
Quanto ho chiesto a Gesù di guarirlo! E più malato di Ignacito. Ho offerto la mia vita non so più quante volte. Ieri sera mi sono addormentata tardissimo e questa mattina mi svegliai alle 7, così che non ho potuto andare a Messa. Tuttavia, può darsi che se mi fossi sbrigata ad alzarmi ce l'avrei fatta. Che pena! Gesù mi manca; ma oggi sono rimasta unita a Lui. 30 ottobre. Ho servito tutta la giornata come Suora. Ne ho gioito perché mi raffiguravo di servire Gesù. Oggi ho parlato abbastanza con Gesù. Mi ha mostrato la necessità che la Carmelitana ha di vivere sempre ai piedi della croce per imparare a amare e soffrire. Soffrire in tre maniere: 1) la Carmelitana deve mortificare la carne sull'esempio di Gesù agonizzante; 2) mortificare la volontà, rifiutandosi ogni piacere e sottomettendo la volontà a Dio e al prossimo, 3) la sofferenza dello spirito, dell'abbandono di Gesù all'ora dell'orazione, durante le lotte dell'anima, ecc. Come Gesù che dice sulla croce: "Mio Dio, perché mi hai abbandonato?". La vita della Carmelitana non è altra cosa che amare, giungere all'unione la più perfetta con Dio, e immolarsi e sacrificarsi in tutto, poiché il sacrificio è l'oblazione dell'amore. Quando sarò Carmelitana! Tutto con Maria 31 ottobre. Provo della pena perché ogni volta che chiedo dei soldi a papà, mi risponde che non ne ha'. Come fare quando dovrà sborsare la dote per entrare al Carmelo? Gesù! Penso che non mi vorrà lasciare andare. Vedo tanta ostilità nei confronti di loro. Gesù, mi abbandono a te. Tu sei onnipotente. Vieni a liberarmi e che sia presto, prestissimo e per sempre. Domani, il cielo è in festa (La festa di Tutti i Santi. N.d.T.). Canterò tutta la giornata. Sarò una lode di gloria per il mio Dio. 1 novembre. Ho trascorso l'intera giornata con un mal di stomaco atroce. Ma, infine, che la volontà di Dio sia fatta. Non so proprio come abbia potuto fare l'orazione e il ringraziamento, poiché svenivo per le sofferenze. Dio mi scuserà. Oggi abbiamo recitato l'Ufficio dei defunti. È così bello. Ciò che comprendevo m'incantava. Quando diventerò Carmelitana per cantare quotidianamente le lodi del Signore? 2 novembre. Sono andata a confessarmi. Dio mi comunica molta pace con questo sacramento! Sì. Mi sento ora ricolma di coraggio per Gesù. Gli ho chiesto se voleva che cambiassi d'argomento per l'esame di coscienza particolare. Mi ha risposto di farlo sulla devozione alla Vergine. La prima settimana meditare sulla grandezza di Maria; la seconda, sulla bontà del suo cuore; la terza sull'amore materno del suo cuore; la quarta, come devo onorarla, amarla e porre tutta la mia confidenza in Lei. Mi ha detto di dar tutto a Maria perché Ella lo presenta a Gesù. Mi ha pure detto di fare tutto quanto mi è possibile per vivere senza consolazioni né piacere durante
l'orazione. Che avrei dovuto fare con uno stesso cuore, anche se non vi avessi trovato piacere, e che mi sarei dovuta rassegnare a vivere così. Mi ha permesso ti portare una cordicella con dei nodi (strumento di penitenza di corda ruvida messo attorno ai fianchi). Sono malata. Non posso mangiare alcunché. Digiuno. Sono felice. Quanto è buono Gesù a donarmi la sua croce. Sono felice. Gli provo così il mio amore. Di più. Le mie scarpe mi feriscono. Non mi lamenterò per offrirlo alla Vergine. Sono sola. Non mi comunico, sono sulla croce, e su di essa c'è il piccolo Gesù. Allora, sono in comunione permanente. Gesù ti rendo grazie per la croce. Caricala ancor di più, ma dammi forza e amore. So che sono indegna di soffrire. Gesù, con te. Perdonami le ingratitudini. Abbi pietà dei peccatori. Santifica i sacerdoti. Con Gesù alla conquista delle anime 16 novembre. Ieri sera, un ora con Gesù. Abbiamo colloquiato intimamente. Mi ha rimproverato di non accorrere presso il suo Cuore, come facevo prima, per i miei dubbi e le mie sofferenze. In seguito mi ha parlato della povertà, come sono uscita da lui senza nulla, che tutto è suo, che ogni cosa passa e che non è che vanità. Poi, mi parlò dell'umiltà di pensiero, d'azione, e della vana scienza. Infine, mi apri il suo Cuore e mi mostrò che vi era scritto, a causa delle mie preghiere, il nome di papà. Mi domandò di rassegnarmi a non vedere il frutto di queste preghiere, ma che otterrò tutto. Poi mi rivelò il suo amore, ma in modo tale che mi sono messa a piangere. Mi mostrò la sua grandezza e il mio nulla e mi disse di avermi scelta come vittima, che salirò con lui al Calvario, cominceremo insieme la conquista delle anime: lui, come Capitano, io come soldato. La nostra arma: la croce. Il nostro motto: l'amore. Mi disse di soffrire con gioia, con amore. Ogni giorno gli toglierò una spina dal Cuore e l'amerò. Mi disse che diventerò Carmelitana; occorre che non perda la fiducia. Non devo dirlo poiché si tenterà di persuadermi del contrario. Infine, non devo appartenere che a Lui: vergine, intatta, pura. 21 novembre. Ho della pena. Sono uscita. Mi hanno detto che forse non andremo in vacanza. D'altra parte, chiedo alla Vergine per papà che si confessi, che la pace ritorni nella famiglia. Mi sento ogni giorno più male. Ad ogni momento ho delle debolezze. Adesso ho mal di schiena e di petto, ma infine che si compia la volontà di Dio. Anche Ignacito. ha bisogno di uscire. Lucho è magrissimo. Mia piccola mamma... quanto vorrei, con il mio lavoro, poter farli uscire! Madre dì a Gesù ciò di cui ho bisogno e supplicalo molto. Madre, affido tutte le mie sofferenze al tuo Cuore materno. Non ne posso più. Se Gesù non mi sostenesse, non so cosa farei, poiché trascorrerei tutta la giornata senza concludere nulla, distesa. Ho delle debolezze. Un mal di testa che me ne fa vedere di tutti i colori. Mio Dio che si compia la tua e non la mia volontà. Ti offro le mie sofferenze per i miei peccati, per i peccatori, per la santificazione dei
sacerdoti. dove non ti offenderò più, dove mi ubriacherò del tuo amore, dove Gesù, sarò con te, poiché devo essere in te e muovermi in te. 23 novembre. Ho esercitato il mio apostolato. Avevano accusato gravemente una bambina e, dopo tutto anche punita. Era così disperata che aveva pensato di chiedere a Madre Izquierdo di toglierle la punizione. Recitai un "Ricordati pussima Vergine..." (classica preghiera a Maria di San Bernardo) e dissi alla bambina tutto ciò che mi aveva ispirato per incoraggiarla e consolarla. Le dissi della Vergine; di raccontarle le sue sofferenze e che le chieda la sua protezione. In fondo, se avesse sofferto con pazienza, avrebbe posseduto una grande ricompensa in cielo. 25 novembre. Oggi ho contemplato Mater admirabilis' nel suo tempio, in quel silenzio maestoso per il quale tutto il suo essere s'univa a Dio. Rimaneva così ad adorarlo e a riconoscere il suo nulla davanti a Dio. Mi sono sforzata di conservare questo raccoglimento e sono rimasta, tanto quanto ho potuto, gli occhi abbassati e alla presenza di Gesù. Non fare la propria volontà Disponibilità 26 novembre. Mi sento così male oggi che avevo pensato di rimanere distesa perché non riuscivo a mantenermi in piedi. Ma Gesù mi ha sorretta e ho chiesto solo il permesso di recarmi in giardino a prendere aria. Mi sono così sentita meglio perché avevo mal di petto e non riuscivo a respirare. Che sia fatta la tua volontà. 29 novembre. Madre Bose mi segue dovunque vado. Sento che fremo di rabbia, tuttavia non guardo le creature, ma Dio che le dona l'idea di seguirmi. Che si compia la volontà di Dio; così mi tranquillizzo. 30 novembre. Mi sono recata a visitare Madre Izquierdo. Mi ha parlato della mia vocazione e mi ha ripetuto ancora una volta che non nota in me né la vocazione, né la salute per essere Carmelitana. Abbiamo, poi, discusso molto. Sono partita con della pena. È la sola che non mi trova la vocazione Carmelitana. Rimetto tutto nelle mani del mio Gesù. È così facile abbandonarsi a Gesù. 3 dicembre. Ieri siamo usciti per l'intera giornata. Ho osservato che amo ancora le vanità preparandomi per apparire in gamba; ma per fortuna, o per grazia, non ho acconsentito e ho tutto scacciato dalla mia mente. Tuttavia, il mio sguardo è andato verso lo specchio e mi sono osservata. Dicembre. Mi sono confessata. (Il confessore) mi ha permesso di rinnovare il voto' fatto a Pasqua. Ho raccontato al Padre ciò che mi aveva detto Madre Izquierdo: cioè che non credeva che avessi una vocazione Carmelitana. Allora mi ha detto che Dio non sceglieva una religiosa per manifestare la sua volontà, ma che è al confessore che egli dona la sua luce. Che non ci badi né vi ponga fiducia. Mi parla di ciò che mi devo sforzare di compiere poiché Gesù desidera che sia vittima è di far morire l'io. Per questo, non possedere volontà propria; non parlare di me né in bene né in male come se si trattasse d'un essere che non esiste, d'un nulla, poiché lo sono, e non soltanto "un nulla" ma per di più criminale", annichilirmi
davanti a Dio e riconoscere la sua grandezza allo stesso tempo che il mio nulla, la mia bassezza. Mi ha chiesto in seguito se ero disposta a soffrire al Carmelo desolazione, dubbi, aridità, ecc. Gli ho risposto sì. Fin d'ora li chiedo a Nostro Signore. Poi mi ha chiesto se amassi un'umiliazione agli esami o nei voti. Gli ho risposto di no. Ma mi disse che, se questo mi servisse per il bene della mia anima, dovrei desiderarli. Così dunque lo desidero se questo deve essere per il meglio. 8 dicembre. Ho rinnovato il voto. Gesù mi ha chiesto un'unione totale con lui, senza mischiare le creature né alcunché di terrestre. Ho partecipato alla processione, amerei (...) 10 dicembre. Oggi, grazie a Dio, non mi sono discolpata quando mi hanno accusata. Gesù mi ha aiutata: mi sono sentita così male, ciò mi ha causato molta debolezza e ho cominciato ad aver male alla schiena in modo terribile. Ho male alla spina dorsale e al cervello. Gesù, mi sarà concesso di vivere in te? Che si compia la tua volontà e non la mia. 14 dicembre. Sto per lasciare il collegio. Molta pena e non riesco quasi a piangere. Solo Gesù capisce ciò che soffro: lasciare per sempre questo luogo dove ho trascorso tante ore così felici, dove si vive come a Nazareth poiché si può vivere con lui senza pericolo per la nostra innocenza, dove ci insegnano la virtù. Lascio tutto per entrare nel mondo pieno di inganni. Ho paura che le vanità non mi incatenino. Signore, ti chiedo solamente di donarmi delle sofferenze. Queste mi conducono a te. Madre, so che tu sei mia Madre. Ricordati che mi sono donata a te. Conservami pura, vergine, nel tuo Cuore immacolato. Che sia il mio rifugio, la mia speranza, la mia consolazione, la mia solitudine. Mi metto fra le tue braccia materne perché tu mi ponga in quelle di Gesù. Mi abbandono a Lui. Che la sua santa volontà si faccia.
ANNO 1918 Angosce Aridità Abbandono Tenebre 12 marzo. Grazie, Maria, d'avermi liberata da tutti i pericoli e d'avermi ben impiegato le vacanze. Grazie, Maria. Maria, voglio dirti molte cose. Ma il mio linguaggio è così povero che non sa dire che tremando quanto ti amo. Maria, tu che sei Vergine, ai tuoi piedi, voglio cantare le tue lodi; ma la voce è così debole che formulo soltanto lamenti. Provo della pena poiché, dopo aver pregato ed essermi mortificata, non ho ottenuto che papà, Miguel e Lucho facciano un ritiro. Ma che la volontà di Dio si compia.
Mercoledì santo. Abbandono, aridità, agonia… Non ne posso più. Mi fa malissimo il petto e la schiena. Vedo tutto così tristemente perché non potrò essere Carmelitana se sono di salute così cagionevole. Aprile. Soffro l'abbandono in un modo orribile. Gesù mi ha abbandonata perché sono infedele. Non ascolta più le mie preghiere e mi lascia senza la sua grazia per vincermi, così che sono disperata. Gesù, abbi pietà di me. Tu sai che ti amo. Madre soccorrimi nelle tenebre'. Niente. Gesù non è nella mia anima. La Vergine non mi risponde. Gesù, abbi pietà della tua sposa infedele. Sì. Ti amo. Non mi abbandonare. Grazie! Per la tua parola, Gesù, hai disperso completamente la tempesta. 10 aprile. Sono in uno stato così terribile... in collera. Con il desiderio di comportarmi male. Disperata per le suore. Senza gusto per l'orazione, poiché non trovo che aridità. Sento le conseguenze della disperazione; manco in ogni istante al mio dovere. Gesù mi ha detto oggi che è stato perché mi attacco alle creature. Vorrei essere cara a loro, piango perché non so che mi succede, e non ho persone che mi consiglino, che mi aiutino. Madre Izquierdo è adirata e ciò per me è un tormento. 15 aprile. Madre Rios è ammalata. Che la volontà di Dio si compia. Mi sono comportata molto bene perché lei guarisca, se è la volontà di Dio. 16 aprile. Gesù mi ha detto di fare sempre la sua volontà con gioia, anche se sento l'abbattimento. Che non guardi più al domani per mantenermi in pace. Voglio avere davanti a me questa massima. Oggi comincio l'opera del mio (…) Come non essere folle di Gesù? Gesù, il solo capace di farmi innamorare 25 maggio. Mi sono confessata da Padre Lopez. Ho gustato una pace che non trovavo da più di tre mesi. Mi ha chiesto di supplicare Nostro Signore di donarmi la forza di essere buona e che lui me la concederà. Se sono in questo stato è perché Gesù spera che mi offra ancora di più. Bisogna che in ogni momento sia rinnovata la mia intenzione e che mi offra completamente a Dio alla sua divina volontà senza decidere nulla per rapporto alla mia vocazione. Che viva in spirito di fede e che ripeta la preghiera giaculatoria: Gesù, dolce, ecc. Festa della Madre Barat. Le sono molto riconoscente perché mi ha fatto un grande favore. Si è predicato a meraviglia sull'educazione che consiste nel prendere possesso delle facoltà per Dio. La prudenza è la scienza dei santi, dei saggi. La prudenza e la modestia formano i cardini sui quali si appoggiano le altre virtù. L'educazione della donna è più importante di quella dell'uomo, perché lei, in seguito educherà.
28 maggio. Ho un'ammiratrice. Ho paura che lei mi faccia perdere tutto quello che ho guadagnato in umiltà: lei non fa che contemplarmi. Mio Dio, ti domando d'essere dimenticata, disprezzata. Gesù, non desidero l'amore delle creature. 7 giugno Festa del Sacro Cuore. E un anno che ho ricevuto la medaglia delle Figlie di Maria. Che grazia mi ha accordato mia Madre! Ho promesso a Nostro Signore di rinunciare completamente alla mia volontà: fare sempre quello che non mi piace. Penso che è impossibile non essere folle d'amore per Gesù quando egli è degno di tutta la mia venerazione di tutto il mio amore e di tutta la mia devozione. Che l'ami un po' in confronto all'amore che egli ha per me! Come non essere folle di lui? 8 giugno. Ho una pena così grande.... Madre Izquierdo è come in collera con me. Non so cosa le ho fatto. Lei non è per me la stessa Madre di prima. Le porto lo stesso affetto e la stessa confidenza. Ecco mi attende l'amore. Perché, mio Gesù, mi metti questo freddo intorno al mio povero cuore? Ah! È perché tu mi ami. Tu mi vuoi circondare del tuo solo amore perché non mi attacchi a nessuna creatura. Ciò mi serve per vedere che l'amore non esiste sulla terra, ma solamente in Dio perché se le anime dolci, scelte, sante possono dimenticare ed essere indifferenti, che sarà delle altre persone? Tu solo Gesù sei l'unico capace di rendermi innamorata. Sono contenta, felice e molto riconoscente a Nostro Signore e alla Vergine perché tutti si sono comunicati quest'anno. Mio Gesù sii il Gesù di Betania. Fiat Sofferenze senza lacrime La mia uscita dal collegio è decisa 11 luglio. Fiat voluntas tua, ecco la mia preghiera. Non chiedo altro. Questa mattina, Gesù mi ha chiesto di non piangere a causa della mia uscita dal collegio, perché è la sua volontà. Gli ho detto allora che le suore mi credono ingrata; ma lui mi ha fatto vedere quanto sono attaccata a quello che le creature dicono e che io sarò riconoscente pregando per loro. Voglio offrire questo sacrificio per papà e i miei fratelli. quando ho inteso la Madre dirmi: "Ami tu il Cristo?". Arrossii per l'emozione e mi zittii, lei mi disse: “Voi non mi rispondete di tutto cuore? "Io le dissi: sarei un mostro se non lo amassi. Gesù è buono per questa umile schiava! Gesù, il tuo amore mi annienta e mi confonde! 19 luglio. Nostro Signore mi chiede di mortificarmi in tutto. Non solamente in ciò che mi piace ma anche durante i pasti: che mangi di tutto un po'. Tutta la giornata mi sento debole, ma la offro a Gesù. Ma il Padre mi ha detto di non privarmi del nutrimento, e un altro Padre mi ha permesso di digiunare una volta alla settimana e non so che fare. Credo che la migliore cosa sia di consultare Gesù. 15 luglio. Madre, prostrata ai tuoi piedi ti prometto di osservare perfettamente la Regola perché egli si converta. Madre ti offro il sacrificio della mia uscita dal collegio senza rimpianto. Tu sai quanto l'amo. Di più, Rebeca... Madre, tutto per lui. Comincio a non toccare alcun dolce di nessuna specie fino a che parto.
17 luglio. Ieri ho detto a Gesù che se fosse realmente lui a parlarmi, faccia in modo che Madre Izquierdo mi ponga questa domanda: "Ami Nostro Signore?" Quale non è stato il mio turbamento 20 luglio. Ho sofferto come mai nella mia vita. Sono felice. È stato il cielo per me. Mi si è cariato un molare mi si è rotto così non l'ho potuto togliere. C'è stato un momento nel quale ho perso la testa per il dolore. Ciò mi ha fatto piangere ma non ne potevo più. Ho offerto tutto ciò a Nostro Signore. Ho sofferto tutto il giorno ed ho fatto come se non soffrissi. Gesù voglio soffrire per i miei peccati! 21 luglio. Ho molto male a un dente ma non dico niente, voglio soffrire in silenzio. Madre, tra quindici giorni sarà il giorno della mia uscita dal collegio e benché sia triste voglio fare la volontà di Dio con gioia. Pregate molto per me; inizierò a lottare con il mondo e penso che~ durante le vacanze domanderò il permesso di andare al Carmelo. Vedo che questa è la volontà di Dio perché le difficoltà che mi sembravano insormontabili si sono appianate. Penso di condurre una vita di preghiera: mi alzerò alle 5 e mezza e farò dalle 6 alle 7 la meditazione. Alle 11.50 esame. A metà giornata lettura spirituale e alla sera un'ora di preghiera. 28 luglio. Ho molta pena perché una settimana sola mi separa dall'uscita ma voglio fare questo sacrificio eroicamente senza versare lacrime. Ciò che mi fa soffrire di più è l'indifferenza di Madre Izquierdo per me. Dopo averla amata come l'ho amata io, dopo averla lasciata leggere nella mia anima, ecco cosa ho ottenuto. Ciò mi fa capire che le creature anche le più sante non sanno amare. Addio a tutta la tenerezza umana. Non trovo che in Gesù solo questo amore costante, un amore senza limiti, un amore infinito. 29 luglio. La mia uscita dal collegio è decisa. Ho pena perché lascio il collegio dove ho vissuto con Nostro Signore, al riparo da tutti i pericoli del mondo. 30 luglio. Sono andata a trovare la Madre vicaria. Mi ha dato dei consigli molto saggi e dolci. Mi ha detto di rassegnarmi a partire, perché questa è la volontà di Dio. Che sono l'angelo tutelare della famiglia. Che vada tutti i giorni alla messa e faccia tutti i giorni la meditazione. Che sono la bambina di Maria, e l'imiti nell'essere umile e nel sopportare le umiliazioni. Che non mi lasci turbare dalle impressioni ma conservi la serenità del viso malgrado le contrarietà e le afflizioni. Che sia molto affettuosa con mamma. In questo periodo la ringrazi non solo con parole ma con le azioni di tutto ciò che fa per me, e nel consolarla dalle afflizioni l'aiuti in tutto. Che sia molto affettuosa con papà. Con i miei fratelli, che sia un angelo che li consiglia. Dovrò essere così virtuosa e devota che la virtù diventi simpatica a tutti. Studierò poiché oggigiorno più che mai la donna deve essere istruita. Infine, lei mi disse che rimarrò sempre nel cuore delle madri e che potrò contare sulle loro preghiere e i loro sacrifici. Potrò considerare il Sacro Cuore come la mia casa ed andare a cercare i consigli di cui avrò bisogno. 31 luglio. Mi sono tolta il dente, grazie a Dio ma anestetizzato con il cloroformio. Ho sofferto con questo dente quanto non è possibile dire. Ho passato delle notti insonni e
ieri ho pianto dal dolore; ma alla sera mi sono ripromessa di non piangere per offrirlo a Dio e ho sopportato il dolore tutta la notte senza lamentarmi. Amo il mio dente perché mi ha fatto soffrire 2 agosto. Oggi, primo venerdì senza comunicarmi perché non ho potuto alzarmi. Ho molta pena, ma dopotutto l'ho nel mio cuore e sono con lui. Ho parlato molto ieri con Herminita, domandandole d'essere pia. Mi sono proposta di cambiare completamente. Che Gesù sia la nostra unione e che la nostra amicizia sia un atto continuo di lode di gloria. "Parla Signore!", (Ritiro del 1918) 7 agosto. Sono entrata in ritiro: "Parla Signore poiché la tua serva ti ascolta". Vorrei dire con la Santa Vergine: Fiat mihi secundum Verbum tuum5. La mia piccola casa sarà chiusa a tutto ciò che è del mondo, ed aperta solamente al cielo. Come Maddalena, mi pongo in ascolto di Nostro Signore "L'unica cosa necessaria4". Voglio conservare il silenzio e mortificare il mio sguardo. FINE DELL'UOMO. Amare e servire Dio e così aspettare il cielo. Questo fine è grande: conoscere Dio, questo Dio immensamente perfetto, questo Dio eterno, immutabile, potente, misericordioso e buono. Questo Dio è il mio fine. Chi sei tu mio Dio e chi sono io? Io, creatura formata dalle tue mani, creatura nata dal nulla, formata di argilla, ma con un'anima simile a Dio, intelligente e libera destinata a darti la gloria del mondo visibile. Mio Dio, noi siamo così miserabili che ci ribelliamo contro te, nostro creatore. Perdonami! Invece di amarti, ti offendiamo. Ci hai imposto un solo comandamento e noi non lo rispettiamo. A che serve guadagnare il mondo intero se tu perdi l'anima? Che importano le ricchezze gli onori la gloria gli affetti umani che passano e finiscono in confronto della mia anima che è immortale e che è costata il sangue di Gesù Cristo, del mio Dio? Deve valere tanto se il diavolo sta in agguato per perderla. Quindi o salvo la mia anima o la perdo per sempre. Ma io la voglio salvare. PROGETTI. Il mio fine è dì amare Dio e di servirlo perché se amo Dio, compio la sua divina volontà. Quale è la sua divina volontà? Che sia coerente e perfetta. Come diventare più facilmente perfetta? Per mezzo dei consigli evangelici: obbedienza, castità e povertà. Devo servire Gesù Cristo che mi ha chiamato e che è la mia salute. IL PECCATO. Il suo nome solo mi fa fremere. È una rivolta contro Dio così santo. Un peccato è bastato perché gli angeli cadessero in un istante all'inferno. Il peccato originale portò la morte nel mondo ed infine crocifisse Nostro Signore sul Calvario. Quale orrore, mio Dio! Preferirei morire mille volte piuttosto che offenderti, così leggermente, perché tu sei mio Padre, mio Amico, il mio Sposo adorato: Tu hai ricordato e punito un peccato veniale a Sara, a Mosè, a Davide ecc. e tu non mi punisci, che ti ho offeso mille volte. Perdono! LA MORTE. Tutti noi dobbiamo morire. Tutto passa e noi pure. Ogni giorno ci avviciniamo all'eternità. Perché ci affezioniamo alle cose che muoiono? Gli onori non hanno nulla in comune con la virtù e sono delle creature miserabili che rendono loro
omaggio. La ricchezza si perde. Non vale nulla e non porta la felicità. Gli applausi, l'affetto si attenuano e si estinguono davanti a qualche defezione. Dio solo può esaudirci. Lui è la verità ed il bene immutabile. Egli è l'amore eterno. Gesù mio e Madre mia, fate che appartenga a Lui per sempre! Perché niente attrae la mia attenzione sulla terra, se non c'è il Tabernacolo. Conservami pura per te. Fa che alla mia morte possa dire: quale fortuna che io finalmente vada a perdermi nell'oceano infinito del Cuore di Gesù, mio Sposo adorato. IL GIUDIZIO. Renderemo conto di tre cose: dei vantaggi, dei nostri peccati e delle nostre opere, secondo quella che fu la nostra intenzione. Oh! mio Dio non sono una santa malgrado i benefici di cui mi hai colmato! Perdonami perché lo sarò d'ora innanzi. Madre, fate che sia santa! Sono andata a confessarmi. Sono molto consolata. Ho detto tutto al Padre. Mi ha completamente soddisfatto. Vorrà dire che dormirò sette ore. Mi ha permesso di portare un cilicio tre volte la settimana, per un'ora. Mi ha detto di fare tre quarti d'ora di preghiera la mattina ed un quarto d'ora il pomeriggio. Posso rinnovare il voto fino all' 8 settembre. L'INFERNO. Non mi spaventa tanto tranne il pensiero di Santa Teresa: "I dannati non possono amare Dio". IL FIGLIO PRODIGO. Mio Gesù, ecco che mi sacrifico di più. Il tuo amore, Gesù per una creatura così ingrata. Mi prostro ai tuoi piedi e lì, confusa, ti domando perdono. Si mio Gesù. Da ora vorrei vivere sempre accanto a te. Amore, consuma questa miserabile creatura!! LA CENA. Mi sembra che quando parlo dell'eucaristia senta qualche cosa di straordinario in me perché non posso né pensare, né fare nulla. Sono come paralizzata e so che se in quel momento mi venissero degli slanci di amore, non potrei resistere. Mio Gesù, mi anniento, davanti al tuo amore! Tu Dio del cielo, della terra, dei mari, delle montagne, del firmamento costellato di stelle; tu, Signore, che sei adorato dagli angeli in estasi d'amore; tu, Gesù Uomo; tu, Pane! Annientarsi, niente è abbastanza! Se ci avessero lasciato una reliquia di te, ciò sarebbe una prova d'amore degna della nostra venerazione, ma rimanere tu stesso sapendo che sarai oggetto di profanazione, di sacrilegio, di ingratitudine, di abbandono, Signore, sei tu folle d'amore? Non solo in un luogo della terra, ma in tutti i Tabernacoli della Terra. Signore, quanto sei buono, il tuo amore è così grande che tu vai giusto a sembrare un nulla! Ancora di più, tu sparisci per lasciar vedere "un nulla criminale". LA PASSIONE. Egli soffre dalla sua nascita perché egli sa che va a soffrire. Egli desidera ardentemente soffrire e rimprovera San Pietro scandalizzato quando lui stesso gli chiede di non morire. Egli soffre perché ama ed è un Dio infinito che soffre per i peccati della sua vile e miserabile creatura. Soffre delle ingiurie, soffre nel suo spirito, soffre nel suo corpo.
L'OBBEDIENZA. 1) Obbedire con spirito di fede, vedendo Dio nei superiori; 2) obbedire come Nostro Signore fu obbediente a Nazareth. IL CIELO. Possedere Dio, vederlo faccia a faccia, amarlo per l'eternità. Comprendere tutti i misteri, conoscerlo. Che bello!! Lascio il collegio Propositi Ho passato giorni meravigliosi. in ogni momento di ritiro sono stata con lui nella piccola cappella, vicino a lui. Abbiamo tanto parlato... Ho provato tanti dubbi sulla mia vocazione. Mi sono chiesta se sarò Carmelitana, ma Gesù mi ha detto che questa è la sua volontà. Lascio il collegio. Non è possibile descrivere come soffro. Mio Dio, come tutto passa e finisce! Come ci affezioniamo a ciò che è transitorio! Non ho pianto ma ho il cuore in lacrime. Ho assistito all'apertura del semestre e vedendo che non avrò alcun incarico ho sentito il mio cuore infrangersi. Addio, madri che mi avete insegnato il cammino della virtù, che mi avete mostrato la via della bontà più completa, qui sulla terra e la via del cielo. Addio, dimora del Cuore di Gesù dove ho vissuto tre anni con te. Addio compagne tanto amate, addio. Il vostro affetto rimarrà sempre nella mia memoria. Addio, addio a tutti. Vado con lui. Lo seguo e raggiungo la felicità. Non piangerò. Voglio offrire questo sacrificio a Dio con generosità. Tutto per te, Gesù, fino alla morte. Propositi per tutta la vita: 1) Non abbandonare la meditazione, la comunione e la messa; 2) Farò l'esame di coscienza e reciterò le mie preghiere del mattino e della sera in ginocchio; 3) Farò una lettura spirituale e conserverò nella mia anima un raccoglimento che mi faccia rimanere unita a Gesù e separata completamente dal mondo; 4) Avrò del carattere. Non mi lascerò trascinare dal sentimento e dal cuore, ma dalla ragione e dalla coscienza; 5) Farò con gioia la volontà di Dio, tanto nelle afflizioni quanto nelle gioie, senza mostrare sul mio viso quello che mi passa nel cuore. Mai piangere pensando a ciò che dice Santa Teresa: bisogna aver un cuore d'uomo e non di donna; 6) Non mancherò mai di rispetto né nella mia condotta né nelle parole. Fine del collegio Gloria a Dio solo! Quante impressioni diverse! Della pena di lasciare il mio collegio, le Madri e le mie care compagne alle quali sono tanto riconoscente. Come sono state buone per me, quale affetto mi hanno testimoniato, a me che sono così poco degna! Ho compiuto il mio sacrificio senza piangere. Ho veramente sentito in me una forza superiore alle
mie: e stato Gesù che mi ha donato il coraggio in quel momento. Ho sentito che il mio cuore si rompeva nel dire addio alla mia vita da collegiale e ciò nonostante non ho pianto perché avevo promesso a Nostro Signore di agire così, al fine di prepararmi al grande sacrificio che devo fare tra qualche mese. D'altra parte, ho risentito l'attrazione della vita di fuori, della vita di famiglia che avevo abbandonato da piccola; mi ritrovai tra i miei per fare del bene e sacrificarmi, in ogni istante per ciascuno di loro. Ma ho anche lasciato Rebeca. Era la prima volta che noi saremmo state separate. Era il preludio della nostra separazione sulla terra; ma vedo la mano affettuosa del mio buon Gesù che prepara anche il nostro cuore per compiere il sacrificio. Il mio cuore è anche terrorizzato. Un sentiero sconosciuto si apre davanti ai miei occhi e l'incognita produce sempre diffidenza. In più, entro nel mondo; questo mondo così perverso. Sto per infossarmi nell'atmosfera fredda e glaciale dell'indifferenza sociale. Vi soccomberò? Dio sa quello che ho sofferto! A ciò bisogna aggiungere che le Madri credono che sia partita perché l'ho voluto io. Come sono lontana dal compiere la mia volontà! Sono state le circostanze che mi hanno obbligato a lasciare il mio piccolo collegio, asilo di pace, di innocenza e di gioia. Era, soprattutto, la volontà di Dio che mi ha chiamata con insistenza. Oggi sono nel mondo e vedo quale è la mia vita; trovo che vivere in Dio si può portare avanti ancora di più che al collegio. Quanti sacrifici sono sconosciuti a tutti! Di più, la mia vita è maggiormente vita di preghiera. Sono spesso sola nella mia stanza con Dio solo. Lo studio non occupa più i miei pensieri. Ora non devo pensare che a lui. Un angelo di amica A teatro 25 agosto. Ho lasciato il collegio da più di quattordici giorni e la vita che, al collegio, mi sembra un mistero, trascorre, grazie a Dio, tranquillamente. Tutti i giorni faccio la comunione e la preghiera di tre quarti d'ora. Mi sforzo di vivere continuamente alla presenza di Dio. Quanto è buono Nostro Signore! Come non amarlo? Il giorno stesso della mia entrata nel mondo mi ha donato un'amica che è un angelo. Noi pensiamo di tutto la stessa cosa, le nostre anime sono tutte simili, anche se lei è una piccola santa ed io una miserabile. Noi passiamo le stesse esperienze e le dobbiamo tacere accuratamente. Tanto che sembra che noi non siamo amiche, ma noi usciamo insieme ed allora ne approfittiamo per conversare. Oggi durante la meditazione, Nostro Signore mi ha mostrato il suo grande amore; come si è umiliato ed abbassato fino a sembrare matto, peccatore, blasfemo, impuro, ladro. Mi ha detto che per giungere ad unirmi a lui completamente, mi farà morire a me stessa, amarlo più di me stessa. Mi ha mostrato come devo "morire": 1) Nel ricercare le umiliazioni e non ricercare gli onori e la considerazione, ecc.; 2) Quando mi sovvengono dei pensieri di orgoglio, umiliarmi davanti a Nostro Signore, paragonare la sua intelligenza infinita alla mia che è così piccola e dire delle assurdità per essere umiliata come il Cristo che fu considerato un pazzo; 3)
Mortificare la mia volontà non prendendo piacere in nulla ed amando le umiliazioni; 4) Vivere unita a lui. L'amo! Nessuno è simile a lui! Egli è eterno e le creature muoiono. Egli è immutabile, e le creature cambiano. Egli è onnipotente e le creature impotenti. Egli è saggio. Egli conosce il passato, il presente ed il futuro, e le creature conoscono appena qualche scienza. Nostro Signore mi ha liberato da tutti i divertimenti; l'unico al quale assisto è il teatro. Quale impressione mi ha fatto la prima volta! Che grande indecenza! Che pena ho provato vedendo quelle donne avere così poco pudore! Come offende Dio! La mia anima è rimasta unita a lui. La Vergine mi ha protetto in un modo straordinario. Non mi ricordo di aver posseduto un rosario, l'avrei recitato e me ne lamentavo. Quando uscii per passeggiare nella stanza dei passi perduti, Lucho mi disse che era stato trovato un rosario. Me lo mostrò e facendo finta di niente, lo presi e subito mi misi a recitarlo Che riconoscenza la mia anima ebbe verso questa Madre gelosa della purezza che le avevo affidato. Le altre volte si giocheranno dei buoni pezzi. Non so come ringraziare il mio Gesù. Quante tentazioni ho dovuto vincere per non agire con civetteria. Non posso negarlo, ciò costituisce un diversivo e m'incanta. Tuttavia, non posso farlo poiché sarebbe un'ingratitudine nei confronti del mio Gesù. Consigli di Padre Osé Angosce dell'anima Settembre. Il Padre José è venuto. Mi sono confessata da lui. Mi ha detto che ha pensato che debba entrare al Carmelo l'anno prossimo. Mi ha consigliato, quando sarò al Carmelo, di non fare delle penitenze straordinarie, e di essere molto prudente. Mi ha detto che anche se le novizie possono domandare il permesso di mortificarsi di più, non lo debbo domandare; perché vale di più osservare più perfettamente la regola che mortificarsi arbitrariamente e poi, ammalata, domandare una dispensa. E quando per necessità, mi saranno permesse, dovrò sempre protestare, alla superiora, che non desidero altro che seguire la regola. Mi ha anche consigliato di rendere mai conto dello stato della mia anima, né alla maestra delle novizie, né alla superiora, né più che dei consigli particolari di Nostro Signore, perché in seguito perderei la mia tranquillità. Mi ha detto che se papà non mi dà il suo permesso, debbo rispondergli che Dio può togliermi a lui per sempre inviandomi una malattia e la morte. Lui sistemerà tutto con il Monastero perché, una volta avuto il permesso, non debba aspettare oltre. Quando dovessi avere degli scrupoli o delle tentazioni, dovrò sempre farli conoscere al confessore, non importa quale Padre, poiché Dio dona a loro la saggezza, ma mai ad una persona laica. Che sia molto fedele a Nostro Signore, respingendo ogni pensiero che non sia di amore per Nostro Signore, né di civetteria, lo stesso per i desideri perché sono delle tentazioni contro la verginità. Che non ponga mai lo sguardo su di un ragazzo e se devo conversare con lui, lo guardi pure ma con indifferenza e modestia. Debbo fare l'esame particolare a metà ed a fine giornata.
14 ottobre. Soffrire! È il motto ed il grido del mio cuore, ma per ora soffro come mai. Sono le sofferenze dell'anima. Bisogna morire a sé stessi per vivere nascosti in Cristo. Non ho gusto per la preghiera, né per la comunione e perciò, sento il desiderio grande di unirmi a lui. Non sento la sua voce. Niente. Tenebre. Non posso meditare, e non posso fare nulla. Nostro Signore mi ha chiesto di offrirmi come vittima per espiare gli abbandoni, e le ingratitudini che egli soffre nel tabernacolo. Mi ha detto che mi farà provare il disprezzo, l'ingratitudine, l'umiliazione, l'aridità; infine lui vuole che soffra. È il mio unico desiderio: voglio soffrire, e anche quando soffro, ho un ardente desiderio di soffrire di più per unirmi a Nostro Signore. 15 ottobre. Festa della mia Santa Madre. Ho scritto al Carmelo. Ho pregato molto Santa Teresa affinché possa celebrare, l'anno prossimo, la sua festa al Carmelo. Ho parlato ieri con lui e mi ha detto tre cose che sono necessarie per raggiungere l'unione completa. Con me stessa: 1) Che non parli mai di me stessa né dica la mia opinione se gli altri non me la chiedono; 2) Che preferisca gli altri a me stessa, l'ultima, la serva di tutti; 3) Che consideri il mio poco valore, e che mi umili interiormente nel vedere quanto sono miserabile; 4) Che non mi dia alcun piacere in niente, e che ringrazi quando mi si domanda qualche sacrificio. Con il prossimo: 1) Che abbia sempre nei rapporti con lui lo spirito di fede nel vedere Dio nel prossimo; 2) Quando parlo a qualche giovane che l'abbia presente e che veda la sua bellezza. Con Dio: 1) Umile, annientata davanti a lui; 2) Amarlo e domandare la virtù della carità.
1919 Suora del Sacro Cuore o Carmelitana? 1 gennaio 1919. Ho molta pena nel vedere l'oblio nel quale vivono gli uomini in rapporto a Dio. Essi vivono in una gioia sfrenata, nell'offendere, senza pensare che ogni anno che passa l'ora della loro morte si avvicina. Ho molti dubbi sulla mia vocazione. Dubbi se essere del Sacro Cuore o Carmelitana. Ho parlato con la Madre vicaria. Lei mi ha esposto in modo particolareggiato la regola del Sacro Cuore. Lei mi ha riassunto così: una vita mista di azione ed orazione; molta vita interiore perché loro devono possedere Dio in loro stesse, donarlo alle anime, ma dimorare sempre in lui. Esse hanno cinque ore di preghiera, contando l'esame e l'ufficio. La loro vita è una preghiera continua. In effetti perché la loro opera porti dei frutti nelle anime, loro devono ricorrere a Dio in ogni istante. Il loro obbiettivo principale è di glorificare il Sacro Cuore e per mezzo suo salvare molte anime. Loro le salvano con un'abnegazione continua. Si sacrificano per queste anime dal mattino alla sera. Si consacrano all'istruzione delle fanciulle ricche e povere. Mi hanno proposto anche la congregazione dei Figli di Maria e la Scuola Normale. Devono vivere nel mondo ma si devono comportare come religiose, come crocifisse per lui. Sanno che il conforto esiste ma non lo possiedono. Non hanno un convento proprio. La loro patria è il mondo intero. Possono essere inviate negli altri paesi del mondo senza che loro conoscano la lingua o la gente del posto. Questa vita di immolazione mi attira molto; ma il Carmelo mi si presenta con tutte le attrattive che possono soddisfare la mia anima. In più Nostro Signore mi ha dichiarato tante volte che sarò Carmelitana. E quando sono in preghiera Nostro Signore mi ha detto che ha scelto per me questa via perfetta e così unita a lui perché tra le scelte del suo Cuore divino, egli mi ama molto. Egli ha detto a Maddalena che lei aveva scelto la parte migliore, benché Marta l'avesse servito con amore. La Santissima Vergine, mia Madre, fu una Carmelitana perfetta. Lei l'ha sempre vegliato, contemplato, ed amato. Nostro Signore ha vissuto trenta anni della sua vita nel silenzio, e nella preghiera ed ha consacrato solo gli ultimi tre anni della sua vita alla evangelizzazione. La vita della Carmelitana consiste nell'amare, contemplare e soffrire. Lei vive sola con il suo Dio. Tra lei e Lui non ci sono le creature, non c'è il mondo, non c'è nulla, perché la sua anima raggiunge la pienezza dell'amore, lei si fonde con la Divinità, ed è attirata dalla perfezione per la contemplazione e la sofferenza. Lei non contempla che Dio e come gli angeli nel cielo, intona le lodi all'Essere per eccellenza. La solitudine, l'allontanamento da tutto ciò che è terrestre, la povertà nella quale ella vive sono degli elementi che favoriscono la contemplazione di Dio Amore. Infine, la sofferenza la purifica intensamente. La Carmelitana soffre in silenzio le angosce dello spirito che sono o possono essere orribili quanto quelle del corpo. Gesù Cristo, nella sua passione non si è lamentato una sola volta; ma quando la sua anima ha sofferto il peso della passione, non ha potuto non dire la mia anima è triste fino alla morte. Padre, se ciò è possibile, che questo calice si allontani da me,
però non la mia volontà sia fatta ma la tua"2 Quale deve essere il dolore che prova nello spirito perché l'Uomo dei dolori dica che quella sola sofferenza sarebbe sufficiente per poterlo fare morire. Un'altra volta, Gesù grida sulla croce: "Padre mio perché mi hai abbandonato?". La Carmelitana si vede spesso circondata dalle tenebre che hanno circondato il suo Bene amato. Si vede abbandonata, rifiutata. Per un'anima che ha tutto abbandonato, per servire Dio che lei ama, c'è una sofferenza più grande di quella di vedersi sola senza di lui? la Carmelitana non ha distrazioni che possono distoglierla dal suo dolore. Lei vive per lui e niente le può fare dimenticare la sua pena, nemmeno un istante. Lei è nella solitudine. Ella soffre nella sua volontà: si sforza di spogliarsi di se stessa per divinizzarsi. Non deve più volere perché mai più farà ciò che le piace. Lascia per Dio le cose che ha più amato nella vita. Non potrà più accarezzare perché la grata la tiene separata, soffre nel suo corpo per le austerità alle quali si sottomette. Soffre la fame ed il freddo. Spesso si offre a Dio come vittima per le anime, e Dio l'accetta e le fa soffrire malattie orribili che i medici non riescono a guarire. Ma quale gioia esprime il suo viso, che pace traspare dalle sue azioni! È proiettata in un'atmosfera divina. Ugualmente, quando si sente debole di fronte alle penitenze, quando è abbattuta da questa vita piena di sacrifici, e di solitudine, reagisce con la gioia. Lo sa prima di entrare in Monastero, e, perciò ha scelto la croce. La Carmelitana è povera. Non possiede niente. Deve lavorare per vivere. Il suo letto è una tavola dileguo. Il suo abito è ruvido. Non ha una sedia per sedersi. Il suo cibo non è ricercato e poco abbondante4. Ma lei ama e l'amore la arricchisce, la dona al suo Dio. Ma perché nasce in fondo alla mia anima questa attrazione per la sofferenza? È perché amo. La mia anima desidera la croce perché su di essa c'è Gesù. Il viaggio a Los Andes 11 gennaio 1919. Non ho parole per esprimere la mia riconoscenza al mio Gesù. Egli è troppo buono; mi anniento davanti ai suoi favori. Mi abbandono nelle sue braccia. Mi lascio guidare perché sono cieca e lui è la mia luce. Sono il soldato che obbedisce al suo capitano. Sono il suo soldato. Non sono niente. Lui è tutto. Oh! l'anima che mette la sua speranza in lui deve essere senza timori. Egli è il vincitore di tutti gli ostacoli, di tutte le difficoltà. Il viaggio a Los Andes mi sembrava impossibile; lo confido a Nostro Signore. Se lui lo vuole va bene; se no va bene lo stesso. I dubbi aumentavano in giorno in giorno. I miei problemi sono così grandi che non so cosa mi succede, ed ecco che tutti i bambini partono per la campagna con papà così tutto si aggiustò in modo che si poté andare con mamma che ebbe la bontà di condurmi. Noi partiamo con l'espresso del mattino al fine di prendere la corrispondenza ma siamo arrivati in ritardo e dobbiamo aspettare un'ora. Noi non possiamo prendere il treno del pomeriggio ma quello della sera. Dio lo permette perché passi più tempo nel mio monastero. Quando noi arriveremo la giù troveremo una casa povera e vecchia, quella
dovrà essere il mio monastero: la sua povertà mi parla al cuore, mi sento attratta da lei. Subito una ragazzina uscì a dirci che Madre Angelica ci avrebbe ricevuto dopo colazione. Noi ritornammo alle 11.50. Entrai nel parlatorio e Teresita Montes venne alla ruota. Noi parlammo con lei. Non sapevo che mi succedeva. Lei andò a chiamare Madre Angelica. Sentii la sua voce per la prima volta. Mi sentii contenta. Restai sola con lei. Noi parlammo allora della vita della Carmelitana. Lei me la spiegò completamente. Mi parlò dell'ufficio divino: come le religiose rimpiazzano gli angeli e cantano gli inni a Dio. Subito suonarono i vespri e lei mi disse che potevamo andare in chiesa. Lì era buio. Nel fondo, la grata, ove sentivo recitare l'ufficio con una così grande devozione che mi pareva veramente di essere in cielo. Non recitai nulla. Ero annientata davanti al mio Dio. La mia anima piangeva di riconoscenza. Mi sentivo felice e soddisfatta. Vedevo il volto di Nostro Signore e mi sembrava che mi dicesse che era contento di sentire i canti delle sue spose. Pensai che mi unirò a questi angeli. Piansi perché non sapevo che cosa mi succedeva. Subito, recitarono le litanie e ebbi la fortuna di unirmi a loro. Quella fii la mia prima preghiera unita a loro per la mia Madre Santa. Successivamente andammo in parlatorio. Mi sentii in una pace e in una tranquillità così grandi che mi è impossibile descriverla. Vedevo chiaramente che Dio mi voleva li e sentii una forza in me che mi faceva vincere tutti gli ostacoli per il fine di essere Carmelitana e di fermarmi lì per sempre. Noi parlammo dell'amore di Dio. Madre Angelica lo fece con una grande eloquenza che sembrava provenire dal profondo della sua anima. Lei mi fece vedere la grande bontà di Dio che mi chiama e come tutto quello che ho viene da Dio. Successivamente lei mi parlò dell'umiltà: come questa virtù è molto necessaria; che devo considerarmi sempre come l'ultima, umiliarmi il più possibile, e dirmi interiormente quando mi riprendono: "Ho meritato ciò ed ancora di più" Lei mi parlò delle mie piccole sorelle e mi disse quanto erano buone. Parlai con lei da sola quattro ore e mezza. Lei domandò allora a mamma di andare a prendere una merenda. Teresita Montes venne a chiedere se volessi fare la ”Visita di presentazione”. Madre Angelica lo permise, ed allora Teresita andò a cercare tutte le Monache. Subito tirarono la tenda delle grate, e cominciarono ad entrare e ad accostarsi alla grata. Ero inginocchiata poiché mi ritenevo indegna di stare in piedi davanti a tali sante. Tutte con il velo sollevato, vennero a salutarmi con tanto affetto, che restai confusa. All'inizio, mi sentivo molto timida nel parlare, ma dopo parlammo con una confidenza estrema. Loro davano prova di una gioia, e nello stesso tempo di una familiarità che mi incantarono. Mi chiesero quando sarei entrata. Risposi loro che sarei entrata in maggio. Una di loro mi chiese se per San Giuseppe o per la festa dello Spirito Santo. Era stabilito per il 7, festa di San Giuseppe, e loro mi raccomandarono a lui. Dopo un lungo momento si ritirarono e io rimasi con Madre Angelica che mi mandò a fare colazione. Obbedi benché non ne avessi nessuna voglia perché mi sentivo sazia. Dopo circa mezz'ora uscii, ed allora mamma parlò con lei e mi posi a pregare.
Dopo lei mi chiamò per darmi qualche libro, ed altre cose che le avevo chiesto. Non chiesi nulla ma nel medesimo tempo la mia anima era gonfia di felicità. Dio aveva cambiato la tempesta in bonaccia; i problemi in una santa pace!uscii Ritornammo a casa pregando Dio di non incontrare persone che ci conoscessero, e fu così. Sia benedetto e lodato il mio Dio! Siamo arrivati alle 11 e 50. Ci aspettava solo Rebeca. La gente non aveva sospettato niente. Come Dio nella sua bontà ha sistemato tutto per me senza che facessi niente!! La preghiera che ho fatto 15 gennaio 1919. Sono in campagna. Che pena! perché non posso pregare, né tanto meno rimanere sola. Ma sarò unita al mio Gesù. Gli offro tutto perché questa è la sua volontà. L'orazione che feci: la sera ebbi molto fervore e Nostro Signore mi ha fatto capire la sua grandezza e contemporaneamente la mia nullità. Subito ho avuto voglia di morire per non offendere Nostro Signore, per non continuare ad essere infedele. Desidero spesso soffrire le angosce dell'inferno al fine di poterlo amare con questo mezzo e ripagarlo, in qualche maniera, delle sue grazie. 27 gennaio. Ho letto la "Dottrina Spirituale" di San Giovanni della Croce, e ho un tale desiderio che Dio non si allontani mai dai miei pensieri. L'intensità dell'amore che provo è tale che mi sento senza forze, stanca e come se fossi da un'altra parte e non più in me stessa. Ho sentito un grande impulso di andare all'orazione. Ho cominciato, con la comunione spirituale, ma nel rendimento di grazie, la mia anima era dominata dall'amore. Le caratteristiche di Dio si presentarono a me una ad una: la Bontà, la Saggezza, l'Immensità. la Misericordia, la Santità, la Giustizia. Ci fu un momento in cui non sapevo più nulla. Mi sentivo in Dio. Quando ho contemplato la giustizia di Dio ho avuto un fremito. Avrei voluto fuggire per allontanarmi dalla sua giustizia. Ho visto l'inferno, ove la collera di Dio accende il fuoco e annientandomi, ho chiesto misericordia ed ho sentito che essa mi inondava. Ho visto quanto il peccato è orribile. Avrei voluto morire piuttosto che commetterlo. Ho promesso a Dio di vederlo nelle creature e di vivere riconciliata. Egli mi ha chiesto di sforzarmi di essere perfetta, e mi ha spiegato, praticamente ciascuna delle sue perfezioni. Che tutte le mie azioni siano fatte con perfezione in modo che ci sia unità tra me e lui, ciò che non potrebbe realizzarsi se commettessi qualche imperfezione. Poi mi sono fermata là perché non sapevo che figura facevo e temevo di presentarmi davanti agli altri perché mi potevano chiedere qualcosa. Credo che avrò passato più di un'ora. Nel pomeriggio non ho avuto grande fervore ma l'ho passato molto ritirata. 28 gennaio. Ho fatto la mia preghiera. Ho sentito amore e unione con Dio. Tuttavia sono stata pochissimo raccolta. Sono restata un momento senza pensare a nulla. Ho ricevuto passivamente i raggi del Sole Divino. Nostro Signore mi ha chiesto di
ubbidirgli nella fede. Mi ha detto che voleva da me una purezza più grande: che viva senza preoccuparmi delle cose del corpo, come se quelle non esistano e non mi causino alcuna incomodità, che viva guardando solamente Dio la mia anima. Consigli del Padre Rea Patto con lui 10 febbraio. Quanto è buono il mio Dio! Siamo in missione con il Santo Sacramento, la comunione e due messe quotidiane. Rimango al suoi piedi. Mi sento spessissimo venire meno d'amore. Mi anniento alla sua Presenza vedendomi così miserabile nonostante i favori di cui mi riempie. Tutto quanto faccio è per amor suo. Vivo continuamente alla presenza di Dio. I Padri che sono venuti sono santissimi. Uno di loro, il Padre Rea', sembra leggere nelle anime. Mi sono confessata e gli ho detto che desideravo essere Carmelitana. Ha reso grazie a Dio per questo perché le considera delle donne sante~ L'ho interrogato a proposito della mia orazione e mi ha detto di non far alcun caso delle locuzioni interiori, ma unicamente degli effetti che esse operano nell'anima mia. Devo dire al confessore tutto ciò che Nostro Signore mi dice. Mi ha detto che, per pervenire all'unione con Dio, occorre 1) distaccarsi dalle creature; 2) disprezzare se stessa; 5) la presenza continua di Dio. Mi ha detto di fare tutto per Dio, per amor suo senz'altro fine. Mi ha detto di pensare spesso alla bontà di Dio, alla sua grandezza e al mio nulla, al numero delle anime che si perdono perdendo così il sangue di Nostro Signore. Devo consolare e riparare per così tanti peccati. I Sabati penserò alle virtù della Vergine e ogni giorno cercherò qualche cosa di nuovo per non stancarmi: i venerdì, la Passione, ecc. Mi ha detto che acquisterò l'umiltà umiliandomi, considerandomi peccatrice e l'ultima di tutte. Quando noto un difetto nelle persone, che pensi alle loro qualità e anche che questi difetti possono essere permessi da Dio per umiliare la persona che li ha e che può essere interiormente graditissima a Dio, mentre io ho dei difetti peggiori e più numerosi. Osservare il poco che valgo davanti a Dio e servire tutti gli altri come se ne fossi la schiava, perché lo sono per il peccato. In seguito ho fatto una confessione generale per umiliarmi e riconoscere quanto sono malvagia e anche i favori che Dio ha deposto in me. Mi ha proposto di fare un patto: egli pregherebbe molto per me e io lo farò per lui. Mi ha donato una immagine di Santa Teresa con una sentenza e un'altra immagine con l'ideale della Carmelitana e la preghiera del Padre Claret alla Vergine. Mi ha consegnato un Trattato della perfezione religiosa di Nieremberg. Quanto sei buono, Signore, con questo “nulla criminale”. Tu sei colui che suscita in me l'interesse che mi condurrà a te. Non so come ripagartelo. In comunione perpetua con Gesù
21 febbraio. Alla fine mi sono dedicata al mio Diario senza ritardare oltre. Termino la mia meditazione. Ho letto nel libro che mi ha donato il Padre la superiorità della vocazione. Prima avevo fatto la comunione spirituale e Nostro Signore mi aveva detto che desiderava che vivessi con Lui in una comunione perpetua perché mi amava molto. Gli ho risposto che se lui mi amava, lo poteva perché egli è onnipotente. In seguito, mi ha detto che la Santissima Trinità era nell'anima mia e che dovevo adorarla. Immediatamente, sono restata molto raccolta contemplandola ed essa mi appariva essere piena di luce. L'anima mia era annichilita. Vedevo la sua Grandezza infinita e come s'abbassava per unirsi a me, nulla miserabile. Lui, l'Immensità con la piccolezza; la Saggezza con l'ignoranza; l'Eterno con la creatura limitata; ma al disopra di tutto, la Bellezza con la bruttezza; la Santità con il peccato. Allora, nel più intimo dell'anima mia, in maniera rapida, mi ha fatto comprendere l'amore che lo faceva uscire da se stesso per cercarmi; ma ciò fu senza parole e fui incendiata d'amor di Dio. Poi ho meditato come Dio mi ha chiamata, preferendomi a tutti gli esseri che non l'avrebbero mai offeso e avrebbero corrisposto al suo amore facendosi santi, mentre io non corrispondo al suoi favori. Allora gli ho chiesto perché mi chiamava. Mi ha risposto che aveva creato la mia anima e tutto quello che doveva fare e come doveva farlo. e che aveva visto come avrei corrisposto da ingrata e, nonostante questo, mi ha amata e vuole unirsi a me. Ho visto che non si unisce neanche con gli angeli e tuttavia, vuole unirsi ad una creatura così miserabile; vuole identificarla con il suo essere stesso tirandola fuori dalle sue miserie per divinizzarla in tal modo che essa venga a possedere le sue perfezioni infinite. Tutto ciò mi fa come uscire da me, e quando apro gli occhi, mi sembra che torno da un altro mondo. Gli ho chiesto che cosa volesse da me e come corrisponderei al suo amore. Mi ha detto di evitare ogni peccato e d'obbedire alle sue ispirazioni. Mi sono offerta per consolarlo. Ho pensato: quale consolazione potrei apportare a Dio, che sono nulla? Ma mi ha risposto che mi amava, che si prendeva cura di me e che questo desiderio gli era gradito. Allora, ho unito i miei desideri di riparazione al desideri di Nostro Signore, a quelli della Vergine, degli angeli e dei Santi. In serata, ho meditato sulla preghiera nell'orto. Nostro Signore mi ha avvicinata a lui. Ho visto il suo volto di agonizzante. L'ho sentito gelato. Egli ha pregato il Padre perché almeno non l'abbandoni e gli resti fedele. Ho provato del fervore e un dolore d'offenderlo. 22 febbraio. Sono in meditazione. Nostro Signore mi ha invitato a meditare sulla purezza della Vergine. Lei senza dirmi nulla, ha cominciato a parlarmi. Non ho riconosciuto la sua voce e le ho chiesto se era Gesù. Mi ha risposto che Nostro Signore era nella mia anima, ma che lei mi parlava. Mi ha detto punto per punto quello che mi era stato detto a proposito della purezza: 1) Essere pura in pensieri: cioè respingere tutti i pensieri che non siano di Dio per vivere costantemente alla sua
presenza. Per questo sforzarmi di non aver affezione per alcuna creatura; 2) essere pura nei miei desideri per desiderare solamente di appartenere ogni giorno di più a Dio; desiderare la sua gloria; desiderare d'essere santa e di fare tutto con perfezione. Per questo non desiderare né onori, né lodi, ma il disprezzo e l'umiliazione poiché è così che si è graditi a Dio. Non desiderare né il conforto, né alcuna cosa che lusinghi i miei sensi. Non desiderare il cibo e il sonno che per meglio servire Dio; 3) essere pura nelle azioni. Astenermi da tutto ciò che può contaminarmi, da tutto ciò che non è permesso da Dio che desidera la mia santificazione, agire per Dio il meglio possibile e non per essere vista dalle creature. Evitare ogni parola che non sia pronunciata che per Dio, per la sua gloria. Che nelle mie conversazioni mi immerga sempre in Dio. Non guardare nulla senza alcuna necessità, se non per contemplare Dio nelle sue opere. Immaginarmi che Dio mi osserva sempre. Astenermi da ciò che mi piace al gusto e se devo mangiare, non compiacermi ma offrirlo a Dio come cosa necessaria per meglio servirlo. Mortificare il tatto non toccando me stessa senza necessità, né alcun altra persona. In una parola, che tutto il mio spirito sia immerso in Dio in modo tale che dimentichi completamente il mio corpo. La Vergine dovette vivere così fin dalla nascita, ma questo le era più facile poiché ella fu sempre piena di grazia. Devo fare tutto da parte mia per imitarla poiché è così che Dio s'unirà intimamente a me. Pregare per ottenerlo. Così rifletterò Dio nell'anima mia. La sera dello stesso giorno: ho pensato senza sosta a Dio. Grazie a Dio! Senza raccoglimento né fervore Il mio Diario 24. Non potevo raccogliermi, ma Nostro Signore, nell'intimo dell'anima mia, mi ha detto di adorarlo e sono restata molto raccolta. Nel pomeriggio sono uscita per consacrare le case al Sacro Cuore. Con quale amore l'ho fatto! Ma quale pena ho provato nel costatare che il mio Gesù non poteva alloggiare in tutte. 25. Facevo orazione e mi hanno interrotto. Ma Nostro Signore ha permesso che resti unitissima a lui. 26 febbraio. Ho fatto orazione. Non ho avuto raccoglimento interiore, né fervore. Non sentivo neppure l'amore, né la voce di Nostro Signore. Tuttavia provavo della consolazione di essere con Dio. Al termine dell'orazione desideravo morire per non più continuare a offendere Dio e, vedendo la mia ingratitudine e la bontà e la misericordia di Dio, avevo un forte desiderio di versare il mio sangue. Alla fine, Dio mi ha fatto assaporare il suo amore infinito. Nel pomeriggio, ero molto raccolta, adorandolo con molto amore e rimpiangevo di non poter trovarmi al Carmelo per vivere adorandolo sempre. La mia meditazione ebbe come soggetto, perché Nostro Signore me lo aveva chiesto, le tre Persone divine: come il Padre, conoscendosi, genera il Verbo e, amandosi, lo Spirito Santo, e l'opera che ciascuna Persona opera nelle anime. Ma non ho trascorso tutto il tempo a meditare questo mistero poiché ho anche meditato le parole del Signore:
“Vegliate e pregate per non entrare in tentazione”, ecc. Ho deciso di essere molto raccolta. 27 febbraio Non ho avuto fervore nell'orazione. Grande aridità; ma Dio mi si è manifestato interiormente senza parlarmi. Ho meditato sul voto di povertà che consiste nel non possedere nulla, nemmeno la nostra volontà, né la nostra opinione; a non desiderare nulla, alcun conforto; a rifuggire da ogni pensiero d'ambizione e a desiderare d'essere trattata come una povera serva. Essere povera così da apparirlo davanti a tutti; non lamentarsi di nulla; rendere grazie a Dio quando ci manca qualcosa. Dio mi ha fatto comprendere che ero attaccata alle consolazioni e ai gusti sensibili dell'unione divina. Soffro a vedere che Nostro Signore, per attirarmi, mi dona delle consolazioni. Quanto deve trovarmi miserabile! E soffro pure di costatare che non faccio nulla per Dio. Vorrei martirizzare la mia carne così da provare a Dio il mio amore. Mi ha fatto anche comprendere che l'unione divina non si trovava nel raccoglimento sensibile, ma nella perfezione dell'anima mia, imitandolo e soffrendo con lui. Che non consisteva nemmeno nelle parole intese interiormente, per cui non dovevo farci caso, ma essendo veramente santa, possedendo le sue perfezioni. Ho vissuto raccolta. Ho preso l'impegno di rinunciare ad ogni conforto, al miei gusti e alla mia propria volontà, avendo coscienza che sono una povera serva che non possiede nulla, ma che Dio mi dona tutto. L'ho mantenuto. 5 aprile. È da molto tempo che non scrivo il mio Diario i cui fogli possono essere bruciati. Bisogna che, nel rinchiudermi al Carmelo tutti questi ricordi dell'esilio muoiano per non vivere altro che la vita nascosta in Cristo. Mamma e Rebeca me l'hanno chiesto, ma sono cose dell'anima così intime che non è permesso a nessuno, a nessuna creatura di sapere. Solo Gesù può leggere. La sua mano divina ha la delicatezza sufficiente per toccarmi e baciarmi. In più queste pagine riferiscono tante miserie, tante infedeltà, e tutto l'amore del Cuore divino per questa anima così infedele che soltanto per questo motivo, mi piacerebbe che lo si leggesse. Ma ci sono dei favori che Dio fa alle anime scelte che non devono essere conosciute e di cui l'anima sola deve conservare il ricordo. Oggi è nata una nipotina. L'ho attesa con un'angoscia ed un timore indescrivibili. Com'è grande il potere che Dio manifesta nell'opera della generazione umana! Una saggezza che stupisce il cuore e l'intelligenza che la contempla! Papà darà il suo consenso? (5 aprile). Ho scritto a papà per sollecitare il suo consenso e non ho ottenuto alcuna risposta. La mia anima soffre tanto. Arriverà e bisognerà uscire per riceverlo senza sapere che accoglienza mi farà. Bisognerà sostenere lo sguardo che mi indirizzerà pieno di tristezza e di amaro rimprovero. O potrà prendere un atteggiamento indifferente. Gesù, che crudele martirio! Ma tutto è per il tuo amore. Se ciò non fosse per te, non avrei avuto mal il coraggio necessario per dargli questo dolore. Ma davanti a te tutto sparisce.
I miei fratelli sono preoccupati perché a me non piace uscire, loro vogliono che esca e mi rimproverano di non farlo. Il giorno stesso che ho inviato la lettera si erano arrabbiati con me; ma benché soffra molto, a che cosa si può comparare il grande bene che assaporo? Gesù, sono contenta perché soffro. Io desidero soffrire di più, ma non ti chiedo altro che fare in me la tua divina volontà. Oggi mi sento annientata; ma ho preso il mio crocifisso e gli ho detto "ti amo"; (stato sufficiente per ridonarmi coraggio. Nostro Signore è troppo buono. Nel pomeriggio, papà ha scritto una lettera alla mamma e deborda di tenerezza per me.' Si dice obbligato a darmi il suo consenso; ma cosa pensare di ciò, potrei avere una risposta dal mio Gesù? Vede ciò che l'anima mia prova dinanzi alle delicatezze del suo amore. Voglio mostrarmi indifferente alla sua divina volontà. Da parte mia, che mi permetta di partire a maggio o che non acconsenta, è la stessa cosa; mi è indifferente che mi lasci diventare Carmelitana o no. E vero che ne soffrirei. Ma siccome non cerco che lui, possedendolo ne sono felice, e cosa può mai farmi il resto? Se lo permette, mi sottometto al suo volere poiché faccio ciò che mi comanda. 4 aprile. Papà non è ancora arrivato. Arriva oggi in serata. Credo che la Santissima Vergine vorrà essere la messaggera della volontà di Dio, domani Sabato. Annoto che l'anima mia è sonnolenta. A volte provo del fervore durante l'orazione, altre volte, no e tuttavia in questi giorni non l'ho provato. Quando desidero meditare non riesco a riflettere. Ho l'impressione che una nube spessa mi nasconda l'Amato del mio cuore; l'anima mia vorrebbe immergersi nella contemplazione delle perfezioni di questo Essere adorabile e non lo può. Soffro molto. L'amo. Provo quest'amore, ma non trovo alcuna consolazione. Ho l'impressione che l'anima mia sospirante è sospesa al di sopra della terra e si senta attirata da Dio e non riesce a elevarsi. Non può contemplarlo. Ho partecipato all'Ora Santa. Il Padre Falgueras mi ha parlato dei mezzi per unirsi a Dio: conformare il pensiero umano al pensiero divino; apprezzare ciò che piace a Dio; disprezzare ciò che il Cristo ha disprezzato; desiderare le sofferenze, le umiliazioni. Al contrario, disprezzare gli onori, le ricchezze e le vanità. Le disprezzo come dovrei? No. Amo di più essere lodata che disprezzata. E non amo per niente apparire povera. Tuttavia gli chiedo che mamma non si preoccupi di vestirmi e mi ha inteso poiché non mi ha comprato vestiti, non vale la pena se parto. Gli chiedo anche le umiliazioni: tutte quelle che la sua divina volontà vorrà inviarmi. Mi ha detto anche quanto fosse necessario d'unire la nostra volontà a quella di Dio rimanendo fedele alle sue aspirazioni, non rifiutando nulla. E che a volte non corrispondo alla sua chiamata; ma lo faccio però quasi sempre. Gli ho chiesto perdono per i miei peccati. Mi sono sentita peccatrice a tal punto da gettarmi al suoi piedi e gli ho chiesto di guarire le mie piaghe. Mi ha anche detto quanto fosse necessario vivere costantemente nella contemplazione di Dio, soprattutto di Gesù Cristo, 'poiché l'umanità è la porta che
occorre oltrepassare per entrare nella Divinità. Per l'orazione noi penetriamo nei sentimenti e le affezioni di questo Cuore divino per imitarlo e per immedesimarci di questi sentimenti. Gli ho promesso di non vivere che per lui, di non tralasciare la mia orazione senza una seria ragione o impedimento e di vivere secondo un programma, poiché mi rendo conto che perdo tempo. Da otto giorni sono al Carmelo 14 maggio 1919. Fanno otto giorni che sono al Carmelo. Otto giorni di cielo. Provo l'amor di Dio in modo tale che vi sono momenti che credo di non riuscire a resistere. Voglio essere una ostia pura, sacrificarmi continuamente in tutto per i sacerdoti e i peccatori. Ho fatto il mio sacrificio senza lacrime. Quale forza Dio mi ha elargito in questi momenti! Ho sentito il mio cuore spezzarsi sentendo i singhiozzi di mamma e dei miei fratelli. Ma avevo Dio e lui solo mi bastava. Nostro Signore mi rimprovera le più piccole imperfezioni e mi domanda i sacrifici i più piccoli; ma è inconcepibile che mi costino tanto. Mi ha domandato di vivere in un continuo raccoglimento. Che non guardi nulla. Che faccia tutto per amore. Che gli obbedisca al minimo cenno. Che abbia un grande spirito di fede. 17 maggio 1919. Ho provato un grande amore divino. Durante l'orazione, ho sentito che il Sacro Cuore s'univa al mio. E il suo amore era così grande che ho sentito tutto il mio corpo infiammato di quest'amore e sono rimasta senza sentire il mio corpo. Mi hanno toccato perché mi sedessi e ciò ha prodotto una sensazione tanto sgradevole che mi sono messa a tremare. L'amore di Dio mi si è manifestato in modo tale che non mi accorgevo di ciò che accadeva. Sono rimasta così per quasi un'ora e tre quarti. Nostro Signore mi ha chiesto di abbandonarmi totalmente a lui e che con l'abbandono totale di me stessa attirerei molte anime. Mi offrii come vittima perché il suo amore infinito sia manifestato alle anime. Mi ha detto di agire sempre unendomi a lui. 20 maggio. Mi sono confessata da Padre Avertano. Ho reso grazie a Dio &avermi dato un direttore così istruito e così santo. Mi ha detto d'essere prudente a proposito delle parole che intenderei interiormente. Non dovrei mal chiedere nulla a Nostro Signore, né chiedergli la croce perché avrei delle sofferenze che assomiglierebbero alle pene di un dannato. Mi sento felice di poter soffrire qualche cosa per Dio. Non dovrei fare caso alla voce che sento interiormente se mi domanda qualche cosa di meraviglioso, e questo fino a quattro volte, poi dovrò consultarlo. Quando mi sentirò turbata o che mi si comanderà qualche cosa al di fuori di ciò che concerne il mio stato di vita, che non vi faccia caso. Che tenga conto soltanto di ciò che Nostro Signore m'insegnerà per praticare le virtù e correggere i miei difetti, soltanto allora lo ascolterò in ciò e porrei attenzione. Che la mia intenzione sia soltanto di essere gradita a Dio e su questo punto fare il mio esame particolare. Devo comportarmi senza tenere conto delle persone come se fossi sola in Monastero, senza voler attirarmi le simpatie e l'affezione delle persone, ma al contrario ricercando, se non il disprezzo, almeno di correggere la mia intenzione, annotandolo sulla mia
"coscienza"2 e quando cercherò di compiacermi delle persone, farò il conto delle mie mancanze. Devo essere ugualmente amabile con tutte le mie sorelle e non essere più attenta a quella che mi considera di più e mi parla più spesso. Non cercare di essere disprezzata, ma mantenermi sempre indifferente. Possedere la stessa attitudine per rapporto alla croce. Quanto all'obbedienza, essa non mi obbliga in ciò che porta pregiudizio alla mia salute. Quanto alla mortificazione, non forzarmi a domare il corpo, ma a scomodarlo. Nell'orazione non devo cercare l'immagine di Dio, ma il concetto puro, poiché se lo immaginassi, lo rimpicciolirei. Pena per la separazione Ingratitudine umana Immersa nell'agonia di Nostro Signore 20 maggio. La sera, ho provato una pena immensa per la separazione. Mi raffiguravo Rebeca che piangeva sola nella nostra camera. Desideravo fortemente abbracciare e stringere ciascuno di coloro che avevo lasciato per Gesù. Non solo non avevo conosciuto questa pena che provavo, ma mi chiedevo se dovevo farlo sapere alla nostra piccola Madre poiché mi sembrava ciò fosse ricercare le consolazioni umane. Allora, dissi a Nostro Signore che se fosse venuta ad accompagnarmi in Noviziato glielo avrei detto, altrimenti avrei taciuto. Ma Nostro Signore, come sempre, mi fece un dono e permise che, contrariamente alla sua abitudine, venisse. Le dissi la mia pena e lei mi condusse in Coro dove stavo per tremare dalla violenza della sofferenza. Grazie alle preghiere della nostra piccola Madre, restai in pace e dopo potei dormire. 22 maggio. Durante l'orazione, Nostro Signore mostrò come fosse stato stritolato per noi e come fosse divenuto ostia. Mi disse che per essere ostia occorreva morire a se stessa. Un'ostia una Carmelitana deve mettere in croce il suo pensiero, rigettare tutto ciò che non è Dio. Avere costantemente il pensiero fisso su di Lui, i desideri rivolti verso la gloria di Dio e la santificazione dell'anima. Un'ostia non possiede volontà propria, la si trasporta dove si vuole. Un'ostia non vede, non sente, non comunica con l'esterno, ma all'interno. In seguito mi mostrò come, malgrado la sua agonia sull'altare, le creature non l'amano, non fanno attenzione a lui. Ne ho provato pena per tutta la giornata. E una specie di martirio, poiché mi trovo spossata per amarlo come dovrei farlo, miserabilissima e incapace di offrirgli consolazione alcuna. Di più, costato l'ingratitudine degli uomini. Ciò mi riempie di un'amarezza indicibile. Ad aumentare il mio tormento, mi è giunta una lettera della mia piccola mamma: mi chiede di pregare perché Nostro Signore vinca Miguel2 molto ammalato. Ciò mi mette fuori di me perché colui che offende Dio è del mio stesso sangue. Sono incapace di qualunque cosa, tanto è grande l'amore che provo e l'amarezza per i peccati. Durante la Comunione, Nostro Signore mi ha detto di consolarlo. Mi si presenta ad ogni
momento, come un agonizzante. E’ orribile!... Mi chiede di accarezzarlo, d'abbracciarlo perché ciò gli dia consolazione. 26 maggio 1919. Fanno tre giorni che sono immersa nell'agonia di Nostro Signore. Ad ogni istante mi si presenta come un moribondo, il volto a terra, i capelli arrossati di sangue, gli occhi bluastri, l'aspetto tirato, pallido, livido. La sua tunica abbassata fino alla vita. Il dorso è coperto da una moltitudine di punte di spillone ho capito che sono i peccati. Sopra le scapole, vi sono due piaghe che lasciano intravedere le ossa bianche e, inchiodate sopra gli orli di queste piaghe, delle punte che penetrano fino all'osso. Sopra la spina dorsale, le punte lo fanno soffrire orribilmente. Da ogni parte il sangue cola a torrenti e inonda interamente il suolo. La Santa Vergine è in piedi accanto, piange e domanda misericordia al Padre. Vedo quest'immagine con una tale acutezza ch'essa mi provoca una specie d'agonia. Non posso piangere, ma sono interamente coperta di sudore, le mie mani si ghiacciano, il cuore mi fa male e la respirazione è ansante. Questa visione riempie d'amarezza tutto ciò che compio e non trovo piacere alcuno se non accompagnando Nostro Signore. Ma trovo più perfetto di compiere tutte le mie azioni senza mostrare esteriormente pena alcuna. Ho parlato con la mia piccola Madre poiché comprendevo che occorreva che altre anime meno miserabili della mia lo consolino. Nostro Signore mi ha detto che tanto la piccola Madre e le piccole suore e io stessa l'abbiamo consolato. Non so come ringraziare Nostro Signore che mi ha resa partecipe delle sue sofferenze e che ha trovato consolazione in me peccatrice miserabile. La sola cosa che mi chiede, è di non parlare di me stessa, di vivere soltanto per Dio e per consolarlo. Che soffra in silenzio. Ma siccome a volte non ne posso più, che mi riconforti presso la mia piccola Madre. Fino a quando ricercherò le creature? Non desidero morire che alla fine del mondo per vivere sempre ai piedi del tabernacolo, confortare tanto il Signore nella sua agonia. "Ritiro dello Spirito Santo" Da ieri sono in ritiro. Nostro Signore mi ha detto di unirmi al Padre suo attraverso di lui, che la sola cosa che dovevo cercare in questo ritiro era di nascondermi e di immergermi nella divinità per conoscere maggiormente Dio e amarlo, e conoscermi di più e detestarmi. Desidera che mi lasci guidare completamente dallo Spirito Santo perché la mia vita dev'essere una continua lode d'amore. Perdermi in Dio. Contemplarlo sempre senza mal perderlo di vista. Per questo, vivere nel silenzio e nell'oblio di tutto il creato poiché Dio, per natura, vive sempre solo. Tutto in lui è silenzio, armonia, unità. Per vivere in lui, occorre rendersi semplici, non aver che un solo pensiero, una sola attività: lodarlo. Dio si comunica all'anima mia di una maniera ineffabile in questi giorni dove mi sento al Cenacolo. L'amore che provo non è più sensibile, è molto più interiore. Durante l'orazione mi capita ciò che non mi era mal accaduto: rimango completamente penetrata da Dio. Non riesco a riflettere, ma è come se mi addormentassi in Dio. Allora comprendo la sua grandezza e il godimento che provo
nell'anima è tale che essa pare essere di Dio. Mi sembra che sia tutta penetrata dalla divinità. Sono tre o quattro giorni, che essendo in orazione, ho avuto il presentimento che Dio si abbassasse fino a me, ma con uno slancio d'amore così grande che non avrei potuto resistere a una forza un po' più grande, perché in quel momento, la mia anima tendeva a uscire dal mio corpo. Il mio cuore pulsava con tanta violenza che era terribile e sentivo che tutto il mio essere era come sospeso e che era unito a Dio. La fine dell'ora suonò una volta ed io non l'avevo intesa. Vidi che le mie piccole sorelle novizie uscivano e cercavo di seguirle, ma non potei muovermi. Ero come inchiodata al suolo e ciò fino a che, quasi piangendo, domandai a Nostro Signore di poter uscire, altrimenti tutte l'avrebbero notato. Allora ci riuscii, ma la mia anima era come se fosse da un'altra parte. Ma tutto non è stato solo godimento. La croce è stata ben pesante. Da principio ho dovuto accompagnare Nostro Signore in agonia. In seguito mi vennero dei dubbi così orribili contro la fede che ebbi la tentazione di non comunicarmi e, dopo, quando ricevetti sulla lingua la santa ostia, volevo rigettarla poiché pensavo che Nostro Signore non era là. Non capivo più ciò che mi accadeva e l'ho raccontato a Nostra Madre: mi ha assicurato che non vi avevo acconsentito. Ero dunque più tranquilla e lei mi disse di disprezzare questo pensiero, e così, la tentazione disparve. Ma Nostra Madre mi ha detto di non abbattermi in questo modo, che devo essere più donna. E Nostro Signore mi ha rimproverato di scaricarmi della croce su Nostra Madre e mi ha chiesto di soffrire senza dir nulla. La terza prova fu più orribile. Ho sentito tutto il peso dei miei peccati e i numerosi favori e l'amore di Dio. Non capivo più ciò che mi succedeva vedendo che non ripagavo Nostro Signore. La mia pena aumentò in refettorio ascoltando ciò che facevano le Monache dell'epoca primitiva. Ritornai piangendo nella mia cella, prostrata, la testa che toccava il pavimento. Ero in questo stato quando Nostra Madre viene a cercarmi per andare in giardino dove ho dovuto parlare per tutto il tempo della ricreazione. Non ne potevo più; ma non l'ho detto, né lasciato trasparire. Al contrario. La sera, ella mi chiese se ero serena, e le dissi di sì poiché lo ero per volontà di Dio e che ero sommersa dalle grazie di Dio. Mi mandò a dormire, e fu peggio poiché Nostro Signore non voleva neanche lo lodassi. In seguito rimasi con tanta pena che fu orribile. Il giorno seguente, Nostro Signore mi si presentò, non più in agonia, ma con un volto tristissimo. Gli chiesi che cosa avesse, ma non mi rispose, facendomi capire che era adirato contro di me. Ma in seguito, poiché insistevo, mi disse che non voleva parlare con me, che ero una peccatrice, e, in un istante, mi enumerò tutti i peccati della mia vita e continuò ad essere triste. Provavo una pena immensa, tutta confusa per i miei peccati. Ma non potevo credere che fosse così adirato poiché mi ha detto che mi ha perdonato. Inoltre, Egli è tutta Bontà e Misericordia. La quarta prova fu spaventevole e ebbe luogo dopo l'orazione durante la quale mi vidi infiammata e trasportata in Dio senza potermi muovere. Mi venne il pensiero che
tutto era inganno del demonio e prova ne era che non ubbidivo alla campana. Le tenebre furono orribili poiché mi credevo abbandonata da Dio. Ancor più provavo la pena più grande vedendo che tutte stavano notando qualcosa di straordinario in me. Ciò mi riempiva d'amarezza poiché voglio passare inosservata. Oggi, vigilia di Pentecoste, ho provato questo trasporto di tutto il mio essere in Dio, con molta violenza, senza poterlo nascondere. Per tre volte sono ritornata in me e in seguito sono stata di nuovo trasportata. Soffro molto perché non so se queste sono illusioni e non posso chiederlo a nessuno. Alla fine, mi abbandono alla volontà di Dio. È il mio Padre, il mio Sposo, il mio Santificatore. Lui mi ama e desidera il mio bene. Per giungere a vivere in Dio, con Dio e per Dio, ciò che è l'ideale di una Carmelitana, di una Teresa di Gesù e di una ostia, ho compreso che sono necessarie quattro cose: 1) silenzio, tanto interiore che esteriore. Silenzio in tutto il mio essere. Evitare ogni parola inutile, 2) non parlare di se stessa. Se occorre, per divertire gli altri, farlo alla terza persona. Non parlare mal della famiglia; 5) in maniera assoluta, non accordare nulla alla carne. Non cercare il piacere in nulla e l'inclinazione per entrare più facilmente in relazione con Dio; 4) vedere Dio in ogni creatura, poiché tutto si trova nella sua immensità. Leggerò ogni giorno questi punti e mi esaminerò a loro riguardo. Ritiro 1919 Settembre Appartengo a Dio poiché mi ha creata. Non devo vivere che per Dio e in Dio. Attirandomi al chiostro, Dio mi ha attirata a questa vita in lui, poiché il chiostro è l'anticamera del cielo e, in cielo, Dio solo esiste per l'anima. Un'anima che non vive in Dio nel chiostro lo profana. Il chiostro è tutto impregnato di Dio. È la sua dimora. Le anime religiose sono gli angeli che l'adorano costantemente. Una religiosa deve osservare i suoi voti poiché in essi è la santità. Il voto di obbedienza racchiude gli altri due ed è quello che costituisce la religiosa. È l'offerta più grande che si possa fare a Dio, poiché, attraverso ciò, noi rinunciamo al nostro volere, e per compierlo con perfezione, dovremo fare attenzione al minimi dettagli delle Costituzioni e del Cerimoniale. Obbedendo, dobbiamo soltanto vedere l'autorità di Dio e non tenere conto delle creature. Anche se queste si lasciano dominare dalla passione e ordinano cose che sembrano ingiuste, dobbiamo obbedire, non vedendo in ciò altro che la volontà di Dio che vuole perfezionarci e avvicinarci maggiormente a lui. Una Carmelitana deve vivere sempre per fede, speranza e carità. La vita di fede consiste nell'apprezzare, giudicare le cose e le creature secondo il giudizio che Dio porta su di loro. Per esempio, con lo spirito di fede, una umiliazione è ricevuta con gioia perché con essa l'anima assomiglia maggiormente a Gesù umiliato. La speranza consiste in una piena diffidenza di noi stessi, consiste nell'affidarsi alla grazia di Gesù. Dimenticare i nostri peccati quando il nemico si serve di loro per farci dubitare della
misericordia del Dio Amore. La carità consiste nell'apprezzare Dio e preferirlo a tutte le cose e a tutte le creature. Dallo spirito di fede e di carità proviene lo spirito di sacrificio che consiste in una continua rinunci alle creature, alle cose e alla nostra propria concupiscenza. Un'anima che è sacrificata dal mattino alla sera, vincerà e lotterà contro le sue passioni. L'unione con Dio, o santità, è di vivere in spirito di fede e di carità. La fede dev'essere la mia guida per andare a Dio. Devo distaccarmi da tutte le consolazioni e i godimenti che trovo nell'orazione. Devo sforzarmi di dimenticare i favori che Dio mi fa, fissando la mia attenzione sull'amore che mi testimonia sulla croce e nel Tabernacolo. (Preghiera): Tu che mi hai creata, salvami. Poiché sono indegna di pronunciare il tuo nome così dolce perché mi servirebbe di consolazione, oso, immersa nel mio nulla, implorare la tua infinita misericordia. Sì sono ingrata. Lo riconosco. Sono polvere ribelle. Sono "un nulla criminale". Ma, non sei tu il Buon Pastore? Non sei tu colui che è uscito alla ricerca della Samaritana per donarle la vita eterna? Non sei tu colui che ha difeso la donna adultera e colui che ha asciugato le lacrime di Maria la peccatrice? E’ vero che esse risposero al tuo sguardo di tenerezza. Raccolsero le tue parole di vita. Ed io, quante volte sono stata trasportata dal tuo amore, quante volte non ho sentito battere il tuo Cuore divino nel mio, ascoltando i tuoi accenti melodiosi! e tuttavia, non ti amo ancora. Ma perdonami. Ricordati che sono "un nulla criminale", che può soltanto peccare. Gesù adorabile, per il tuo Cuore divino, dimentica le mie ingratitudini e prendimi interamente. Isolami da tutto ciò che avviene attorno a me. Che viva in te contemplandoti sempre. Che viva sommersa dal tuo amore affinché consumi il mi essere miserabile e mi converta a te. Vita della Carmelitana Decisioni La perfezione della vita consiste nell'avvicinarsi a Dio. Il cielo è il possesso di Dio. In cielo si contempla Dio, lo si adora, lo si ama. Ma per arrivare al cielo occorre staccarsi dalla terra. E la vita della Carmelitana non è altra cosa che contemplare, adorare e amare Dio senza sosta. Ed essa, che desidera ardentemente questo cielo, si allontana dal mondo e si sforza di distaccarsi, nella misura del possibile, da tutto il terrestre. Quando Gesù viveva sulla terra, trovava le sue delizie nella casa di Betania, la sua dimora di predilezione. Là, era intimamente conosciuto da Lazzaro, servito da Marta, e amato follemente da Maria. La Carmelitana rimpiazza ora accanto a Gesù, questa vita intima. La studia per amarlo e servirlo secondo la sua volontà. È il suo rifugio in mezzo al mondo, la sua dimora di predilezione, con i suoi amici scelti. La Carmelitana sale al Tabor dal Carmelo e si riveste degli abiti della penitenza che la fanno assomigliare a Gesù. E, come lui, si trasforma, si trasfigura per essere convertita in Dio. La Carmelitana sale il Calvario, là s'immola per le anime. L'amore la crocifigge, muore a se stessa e al mondo. Va al sepolcro e il suo sepolcro è il Cuore di Gesù; e da
li risorge, rinasce a una vita nuova e vive spiritualmente unita al mondo intero. XI 1919. XI Festa della Presentazione della Santissima Vergine. 1) Non vivere che per Dio, cioè con il pensiero fisso in lui, allontanando tutto l'inutile. Vivere completamente eclissata per le creature, non dicendo nulla di me stessa, né dicendo la mia opinione in nulla se non me la si chiede; non attirando l'attenzione in nulla, né nel modo di parlare o di ridere, né nell'espressione e nemmeno parlando di me stessa per umiliarmi, in una parola, che "il nulla criminale" sparisca. 2) Essere fedele a tutto ciò che mi chiede Gesù. Essere fedele nei dettagli. Essere fedele nel praticare ciò che mi si fa osservare e farlo con perfezione. 5) Durante la giornata, conservare un silenzio rigoroso e non parlare, anche con Nostra Madre se lei non lo fa per primo. 4) Vivere l'attimo presente con fede. 5) Durante la giornata, non ridere, né fare gesti alle mie piccole sorelle. 6) Durante le ricreazioni, saper controllare molto se stessa per essere sempre allegre, ma senza oltrepassare i limiti della modestia religiosa. 7) Considerare che Nostra Madre è come una custodia ove Gesù è esposto e che le mie piccole sorelle sono delle ostie dove Gesù vi dimora nascosto. Amerò Nostra Madre perché rappresenta per me l'autorità di Dio e la sua divina volontà. Amerò le piccole sorelle perché immagini di Dio e perché Gesù me ne ha dato il comando. 8) Non parlare di argomenti spirituali, e fare come se non conoscessi nulla e non comprendessi alcunché. 9) Non far mal trasparire che soffro, a meno che Nostra Madre non me lo ordini. 10) Non cercare consolazioni da nessuno, neanche da Gesù, ma domandargli che mi dia la forza di soffrire di più. 11) Stimarmi sempre come un essere disprezzabile, tanto nei confronti delle creature che di Dio e accettare gioiosamente le umiliazioni, le dimenticanze delle creature e di Gesù senza scoraggiarmi. Infine, sforzarmi sempre di compiere ciò che credo il più perfetto.