Il Carmelo nel mondo e per il mondo. Formazione

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Il Carmelo nel mondo e per il mondo. Formazione Introduzione Buona sera a tutti, ieri abbiamo focalizzato l'attenzione sulla prima parte del titolo di questo convegno: il Carmelo e la comunicazione. Abbiamo cercato di dire che la natura stessa del Carmelo è strutturata in termini di comunicazione, perché la parola stessa Karm-El dice una relazione che mette insieme Dio e l'uomo attraverso quello che noi dicevamo "giardino di Dio". Abbiamo anche sottolineato come in questa relazione, che si fa comunicazione, c'è un'eccedenza mistica: è Dio che cerca questa comunicazione e la desidera ardentemente, è Dio che tenta tutte le condizioni possibili perché si dia questa comunicazione, questa relazione. A questo "sì" di Dio, deve corrispondere il "sì" dell'uomo, perché davvero Dio non viola la libertà di nessuno, e se tu non vuoi rispondere a questo invito nessuno ti obbliga, nemmeno Dio. Abbiamo visto due esperienze di risposta che sono significative per la nostra tradizione carmelitana: quella di Elia e quella di Maria di Nazaret. Due risposte diverse, sottolineavamo, una è l'esperienza di Elia sull'Horeb, quando deve venire fuori dalla caverna per recuperare il senso di sé e della sua missione, l'altro è quell'"Ecco me" di Maria, dove nella sua libertà consegna la trasparenza del suo essere a Dio che l'aveva sfiorata con la sua presenza. Il primato di Dio Una tradizione, la nostra, che ci pone direttamente nel solco della comunicazione, e ci fa comprendere che la nostra vocazione-missione, oggi, nella Chiesa e nel mondo, è una vocazione di mettere in risalto il primato di Dio. In questo tempo in cui sembra che Dio sia stato messo fuori, fuori la porta della vita, del tempo in cui viviamo, delle preoccupazioni quotidiane, dell'economia, della morale, dell'etica. Diventa quasi che Lui non ci fosse in questo tempo di grave relativismo, nichilismo, di soggettivismo esasperato. In questo tempo dove l'immoralità è abbastanza diffusa a tutti i livelli nella vita pubblica, non dobbiamo essere ipocriti, perché se c'è un'immoralità pubblica, questa è frutto di un'immoralità privata. Noi siamo chiamati a testimoniare proprio nella nostra esperienza come carmelitani, questo primato di Dio che desidera incontrare l'uomo, che vuole comunicare qualcosa. Egli fa di questa comunicazione il riversamento di sé nella nostra vita e l'innalzamento di ognuno di noi, ad una qualità alta della nostra vita, come diceva Giovanni Paolo II. È proprio questa comunicazione, è proprio questo incontro che ci umanizza, e che ci divinizza nello stesso tempo. Dio non ci incontra per farci schiavi, «non vi chiamo più servi, ma amici» (Cfr. Gv 15,15) dice Gesù nel vangelo di Giovanni. Ci incontra per rivestirci dello splendore di tutta la sua bellezza, ricordandoci qual è la destinazione ultima dell'uomo. La formazione educa all'amore Vedete, noi siamo chiamati a comunicare questo, a "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia", sapendo vivere la nostra vocazione-missione in questo mondo, per questo mondo. Quindi abbiamo una grande missione da compiere, e questo esige, passando al tema di oggi, un intenso cammino di formazione, perché se manca la formazione non c'è conoscenza, e se manca la conoscenza noi non sappiamo di chi parliamo, e il non sapere è ignorare. Allora la formazione aiuta ad amare, la formazione educa all'amore; la formazione non è apprendere nozioni, non è leggere molti libri, la formazione non è passare da una catechesi all'altra, la formazione non è appartenere a dieci gruppi così sono più formato, la formazione non è pretendere di avere molte vocazioni. La formazione è anzitutto imparare a conoscere se stessi, è comprendere che conoscere sé stessi non è scartare la conoscenza dell'altro, perché la conoscenza di sé non quella che ti isola o ti pone al di sopra. La conoscenza di sé è innanzitutto toccare con mano la condizione del tuo essere, è capire quello che tu sei, ed è comprendere che questo tuo essere non è un'isola, ma è come un costruire ponti. L'essere di ognuno di noi è un essere che costruisce continuamente ponti, cioè che mette nella possibilità di incontrare altri, e una persona è una 1


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