Ignea sagitta

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LA FRECCIA DI FUOCO Comincia l'opuscolo la Freccia di fuoco, scritto dal fratello Nicolò, ex priore generale dell'Ordine dei Fratelli della Beata Maria del Monte Carmelo, in cui egli lamenta la totale decadenza della vita religiosa primitiva.

PROLOGO L'umile Nicolò a tutti i suoi compagni di cattività: salute ed assistenza perenne dello Spirito Santo. Vedendo la mia Madre piissima, che mi ha concepito morto e mi ha partorito come un aborto, in mezzo a figliastri ruminanti e a figli legittimi illegittimamente imprigionati, con la grazia di Dio mi voglio impegnare per porre rimedio alle necessità di tutti. Con pianti e singhiozzi cercherò di svegliare la Madre dal sonno dell'ignoranza, perché prenda coscienza del suo stato di decadenza e vi ponga rimedio; con argomenti probanti voglio riportare dalla via sbagliata alla via retta i figliastri, degenerati per la loro ignoranza, i quali cercano di ingannare se stessi e la Madre, che considerano matrigna, perché si vergognino e rinsaviscano; se Dio vorrà, renderò coraggiosi i figli legittimi, che fino ad oggi come pusillanimi hanno taciuto facendo finta di niente, confutando gli argomenti inconsistenti dei figliastri e dimostrando quale sia la vera condizione dell'Ordine dato che le tesi opposte acquistano maggiore chiarezza quando vengono confrontate1 -, affinché parteggino per me durante la discussione. Prego umilmente i figli veri e legittimi di non indignarsi se, nauseato da tanta confusione, redarguirò la superbia dei figliastri; non si irritino i figliastri se, tentando di richiamarli da una situazione pericolosa, e di questo mi è testimone Dio, cui parla la volontà2, li riprenderò per loro utilità e salvezza. Desidero con tutte le mie forze cancellare questo disonore, che è comune a tutti. So con certezza - e non potrò evitare il peso della mia fatica, anche se lo volessi - che quest'opuscolo, giustamente intitolato la Freccia di fuoco per il suo contenuto veritiero, chiaro e acuto, piacerà ai figli legittimi che camminano nella luce, mentre riuscirà odioso ai figliastri, che odiano la luce, perché non vengano svelate le loro opere malvagie3.

CAPITOLO PRIMO Come s'è annerito l'oro, alterato il colore migliore, e le pietre del santuario sono disperse ai crocicchi delle strade4! Ohimè, Madre! Religione santissima che mi hai generato, tu che un tempo eri giustamente stimata per l’eccellente ed eminente scienza della circoncisione spirituale5; il Profeta si lamenta per causa tua, e tu non effondi lacrime su te stessa? Ohimè, Madre! Geremia meravigliato proclama il tuo danno piangendo e lamentandosi, e tu non piangi con lui che piange, non ti lamenti con lui che si lamenta? Ohimè, Madre! perché non piangi per il male dei tuoi figli, mentre il Profeta, pur essendo un estraneo, non cessa di lamentarsi apertamente? Certo, Madre, se tu ponderassi le parole del pianto del Profeta, sgorgherebbero dai tuoi occhi fiumi di lacrime. Forse ignori che nel tuo stato primitivo fosti giustamente paragonata all'oro per la tua grande pietà? Infatti come l'oro è il più prezioso di tutti i metalli, così tu eri la preferita tra tutti gli Ordini religiosi a causa della maggiore sicurezza derivante da una contemplazione più intima. Il tuo aspetto non era 1

ARISTOTELE, Retorica, III, 17. Cf. Colletta della Messa per chiedere la grazia dello Spirito Santo: «O Dio, che vedi i segreti dei cuori e conosci i nostri pensieri…». 3 Cf. Gv 3,20. 4 Lam 4,1. 5 SAN GIROLAMO, Libro sulla interpretazione dei nomi ebrei, cc. 72; 92,7; 110,11. 2


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